Mykonos, Naxos e Paros, diverse da come te le aspetti

Esplorare le isole in scooter a noleggio
Scritto da: artemisia59
mykonos, naxos e paros, diverse da come te le aspetti
Partenza il: 07/07/2014
Ritorno il: 18/07/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Anni fa lessi un romanzo dedicato al volo: “Staccando l’ombra da terra”. Mentre il nostro aereo posa il suo peso sul suolo greco, non posso fare a meno di pensare che mi sto ricongiungendo alla mia ombra, rimasta qui ad aspettarmi. Gli amici malati di Grecia capiranno…

Usciti velocemente dal piccolo aeroporto di Mykonos, allegre folate di vento fresco spazzano via i postumi della notte insonne. Aspettiamo che la nostra albergatrice, la signora Sofia, ci venga a prendere. Si rivelerà una persona fantastica e di una disponibilità disarmante. Arrivati all’Hotel Angelyka (prenotato su Booking.com) la vista dal patio della nostra camera spazia, magnifica, sulla baia di Mykonos Town e sui Mulini. E-mail angelikamykonos@gmail.com mio marito approfitta per riposare un paio d’ore, ma io non riesco. Resto qua fuori nel vento, che nel frattempo ha rinforzato, imbacuccata a gironzolare e iniziare ad orientarmi. La cartina inizia a strapparsi sotto le folate. Sarà comunque l’unico giorno di Meltemi di tutta la vacanza. Per il resto, Eolo ci grazierà.

Finalmente Luigi si alza, e si parte a piedi verso Mykonos Town. Bianchissima, patinata, piena di gente e soprattutto di negozi. E’ bellissima, ma non la trovo più bella di tante altre chore cicladiche. Forse troppe immagini viste e riviste, ne rovinano la sorpresa.

In un lampo siamo alla Piccola Venezia, le vecchie case di pescatori ristrutturate ad arte e diventate costose come un appartamento sulla Quinta Strada a New York.

Ora i porti di Mykonos sono diventati due. Quello nuovo, pensato per le navi da crociera e da cui partono anche i traghetti di linea per le varie isole, si trova a circa 2 km dal Porto Vecchio, che è invece più centrale, appena dietro la Piccola Venezia.

Da quest’ultimo partono solo le escursioni organizzate dalle varie agenzie e il traghetto per Delos.

I due porti sono collegati dal servizio autobus della Ktel (non frequentissimo), dai Seabus (taxi acquatici) che, al costo di 2 euro fanno la spola in 10 minuti, e infine dalla strada percorribile in mezz’ora a piedi.

Ci troviamo proprio al Porto Vecchio, e sarebbe buono ottimizzare i tempi andando a visitare l’isola sacra di Delos.

Molte agenzie organizzano questa importante escursione, con e senza guida, con costi che variano dai 18 ai 40 euro. L’opzione più semplice ed economica è andare al porto, comprare i biglietti a 18 euro dal baracchino della Delos Tours e partire. Gli orari sono qui:http://www.delostours.gr/en/ Approfittiamo dell’ultimo giro, che parte alle 17 e ritorna dall’Isola Sacra alle 20. Il viaggio dura solo una ventina di minuti, e l’ingresso al sito costa 5 euro. Si arriva alla piccola isola, piatta e disabitata, dove 3000 anni fa venne importato il culto di Apollo. Proprio qui nacque il dio, con la sua gemella Artemide. Era, moglie di Zeus, aveva proibito alla Madre Terra di dare a Latona, amante del marito, un luogo nel quale ella potesse partorire i figli della sua unione con Zeus. Così Poseidone offrì l’isola di Delo.

C’è da dire che le ore a disposizione per la visita sono insufficienti, se si vuole andare con calma, affrontare tutti i saliscendi e visitare il Museo. L’area è vastissima.

Per fortuna abbiamo scelto questo orario pomeridiano, perché il caldo sarebbe stato insopportabile.

Al ritorno, rimaniamo ben presto pressati tra la folla che inizia ad intasare i vicoli. Le luci multicolori dei locali trasfigurano la pietra bianca. La piccolissima chiesa che avevo ammirato poche ore prima, è ora circondata da tavolini ed è diventata parte dell’arredamento del ristorante. Devo ammettere comunque che la trasformazione da Regina del Giorno a Regina della Notte, è per Mykonos un evento che, seppur discutibile, si verifica nei limiti di una certa coerenza e raffinatezza.

Cercheremo di esplorarla al di fuori di questi cliché, al termine del nostro viaggio sulle altre isole.

Consumiamo un frettoloso souvlaki-kebab accompagnato da birra Mythos, e ci rendiamo conto che non dormiamo da quasi 40 ore. Sarà il caso di farlo.

2° Giorno

Il traghetto della Blue Star per Naxos parte alle 11,10. Abbiamo il tempo per una bella passeggiata fino al Porto Nuovo, approfittando per gironzolare ancora per le vie della Chora tornate silenziose. Le case non lampeggiano più sotto le luci, sono tornate mute zollette di zucchero bianco. I negozi sono ancora chiusi. I colori sono quelli delle bouganvillee, i profumi quelli del pane e delle piante di basilico. Il nostro bagaglio minimalista ci fa snobbare il bus e anche il Seabus, ma in effetti la strada assolata tra il centrale porto vecchio e quello nuovo, non è proprio il massimo della piacevolezza.

Comunque arriviamo, e l’emozione al sopraggiungere del traghetto è sempre tanta: che l’avventura abbia inizio!

Il traghetto è davvero grande e con ogni comfort, ma inutile dire che ci posizioneremo ai tavolini esterni. La prima e unica sosta è all’isola di Paros, che si presenta già intrigante. A presto!

Dopo un’oretta dalla sosta a Paros, iniziamo ad intravedere la Portara di Naxos, emozionante sagoma di benvenuto sulla grande isola.

Il portellone si apre, ed ecco presentarsi la scena. La cittadina di Naxos è lì, sdraiata davanti ai nostri occhi. L’immaginavo più piccola e meno piena di gente, ma si vede subito che si tratta di un affollamento meno glamour di quello di Mykonos.

Quando usciremo la sera, ci sarà sempre tanta tanta gente, ma con un’atmosfera più da festa paesana che da locali alla moda. Comunque non immaginavo un centro così espanso.

Arriviamo in pochi minuti all’Hotel Lygdamis, prenotato dall’Italia col solito Booking. Posizione non male, all’estremità a sud del porto. Col senno di poi, posso dire che in questa zona (che termina sulla spiaggia cittadina) ci sono decine e decine di studios accoglienti, che avremmo potuto prenotare al momento.

Dopo una sosta in albergo e uno spuntino con gyros-pita e birra Alfa, entriamo nel dedalo della Chora, iniziando a salire lungo le stradine che si arrampicano fino al Castello. La zona è intasata da gente, negozi, bar, ristoranti e di tutto un po’. Una vivacità che non mi aspettavo. Senza averlo cercato, si entra nella zona dell’Old Market, dove continuano negozi e ristoranti in un clima da medina nordafricana.

Tra i ristoranti, primeggiano Vassilis e Lucullus, per il buon cibo, l’abbondanza delle porzioni, la varietà del menu e, il primo, l’avvenenza del proprietario. Lo incontriamo subito, anche se mio marito dice che non è poi un gran che… Guarda caso, con 5 sere a disposizione, per un motivo o per l’altro non siamo mai riusciti a cenare qui. Oggi mio marito dice che sono stata io a non volerci più andare (?!?)

Visto che siamo a spasso, sarà utile iniziare a noleggiarci lo scooter per domani. Passeggiando nella zona interna non pedonale completamente a destra del porto, quella che va verso la spiaggia cittadina, zeppa di ristoranti e negozi, vediamo che è anche piena di noleggi moto. Dopo essere entrati in un paio, sceglieremo la Naxos Moto Rent, che consiglio assolutamente. Si trova subito superata la Piazza Protodikeiou, che si riconosce per una chiesetta con la cupola blu e una rotatoria. Da non confondere con l’agenzia Motonaxos, proprio sulla piazza, gestita da una tipa davvero antipatica. La signora della Naxos Moto Rent è proprio singolare: ci fa provare il mezzo, ci farà pagare alla fine, in più con uno sconto perché noleggiamo per 4 giorni. Uno scooter 100 (il più grande è finito) ci costerà 52 euro per 4 giorni. Come cilindrata si rivelerà sufficiente, ma sarebbe stato meglio almeno un 125 per certe salite. nsou37@otenet.gr tel.: +30 6974 093930

Cena di pesce lungo la passeggiata del porto: i ristoranti sono uno dietro l’altro, ed ognuno cerca di accaparrarsi la clientela. Credo siano tutti ugualmente buoni, e con menu molto simili.

All’Hotel Lygdamis, cerchiamo di rientrare quatti quatti dal nostro ingresso privato, perché c’è il titolare che continua a sbucare dal nulla parlandoci in un inglese incomprensibile, urlato con greca veemenza. E’ chiaro che cerca di essere gentile, ma comprenderlo è praticamente impossibile. Sembra Alberto Sordi quando vuole fare l’americano. Sul sito di prenotazione era infatti specificato che il personale parlava inglese! Pero’ era anche specificato che la camera era di ben 35 mt. quadri, con un bel bagno (secondo le foto) e vista mare o giardino. Poi, sulla prenotazione, questi dati scompaiono e resta solo la dicitura “monolocale doppio”, così mi posso solo arrabbiare quando ci viene rifilata una camera al piano seminterrato, con un bagno di 1mt per 1 mt e con vista muro. Il tipo che parla inglese, dice che se vogliamo un altro tipo di camera, dobbiamo pagare la differenza.

Gradimento riportato dal sito: 9,2. Nostre considerazioni: mai più prenotare da casa. E’ chiaro che le camere migliori vengono tenute per chi passa al momento e si ferma solo se la camera gli piace.

3° Giorno

Avendo 4 giorni pieni da dedicare a Naxos, l’idea era di dividerla in 4 spicchi, cercando di esplorarla il più possibile.

Oggi inizieremo con la zona Sud-Ovest, quella delle spiagge più apprezzate e conosciute, e non è un prestigio conquistato senza merito.

In realtà si tratta di un’unica spiaggia, che dalla Chora arriva fino alla punta sud dell’isola, cambiando di nome sì, ma con confini non sempre chiari. Dalla spiaggia di Agios Prokopios, la più vicina alla Chora, parte uno sterrato che affianca tutte le spiagge fino a Mikri Vigla e si percorre in circa mezz’ora. E’ uno sterrato battuto, tant’è che ci passa anche l’autobus.

Da Mikri Vigla si prende, per continuare verso sud, la strada asfaltata da cui partono vari accessi (spesso sterrati) per il mare.

Noi invece dalla Chora preferiamo allargare il percorso per arrivare a Mikri Vigla, percorrendo la statale che passa da Agios Arsenios e Vivlos, ridiscendendo poi verso il mare. Già allontanandoci di così pochi km da Naxos Town, ci rendiamo subito conto che l’affollamento è finito. L’isola si presenta subito per quello che è: una grande estensione rurale, con piccoli e rari agglomerati urbani, spesso poco più che villaggi e a volte anche meno. Pace assoluta, animali al pascolo, vigneti.

Ma eccoci a Mikri Vigla. Niente vento, e la spiaggia dei surfisti si presenta con mare piatto e di una trasparenza surreale.

Il primo impatto con le spiagge di Naxos è davvero fantastico!

La vista spazia fino a Capo Angali, passando per Glyfada Beach e Kastraki,spiagge confinanti

I colori dell’acqua e della sabbia fine, sono davvero caraibici. Niente ombrelloni. Niente di niente.

Ci spingiamo ancora più a sud, fino alla spiaggia di Pirgaki. Si devia dalla statale per un paio di km di sterrato, poi si parcheggia in un boschetto di cedri. Le dune di sabbia impediscono la vista, ma basta superarle ed appare, al di sotto, una piccola baia dai colori fantastici. Ci si cala con un po’ di prudenza dalla scogliera ricoperta di sabbia e poi ci si ripara sotto le rocce rossastre.

Mi sembra il posto giusto dove Teseo potrebbe aver abbandonato Arianna di ritorno da Creta…

Facendo il percorso inverso per tornare alla Chora, ci fermiamo alla spiaggia di Plaka, che, pur facendo già parte della zona attrezzata, è in ogni caso magnifica.

Ripassando dalla strada interna per tornare a Naxos Town, facciamo una sosta al tempio di Demetra, la dea delle messi. Domina questa vallata rurale, e si immagina facilmente quanto poco il panorama possa essere cambiato nei secoli.

Stasera, tornando al noleggio per informare la signora che lo scooter va benissimo e non occorre che ce ne procuri uno più grande, veniamo attratti dai piatti che vediamo servire nel ristorante vicino: Maros. Il titolare è un tipo così trucido, da non cercare nemmeno di invitarci. Punto a favore, e ci sediamo da soli. Peperoni ripieni giganti, cozze saganaki per me (si, la sera mi piace stare leggera) e un piatto di carne (tipo polpettone speziato) per mio marito. Tutto servito con contorni e in porzioni mega. Paghiamo circa 22 euro. Solo il vino era un po’ annacquato, e nessuno stuzzichino extra ne’ all’inizio ne’ alla fine della cena.

Ma non dovevamo cenare da Vassilis? Questo taverniere Maros in canottiera è invece davvero orrendo…

Dopo cena, arriviamo giusto in tempo per il rituale del tramonto alla Portara.

In Grecia il tramonto non è un semplice evento naturale: mi piace pensare che su ogni isola ci sia gente ammassata ad aspettare Helios che cede il posto a Selene.

4° Giorno

Oggi si parte verso Nord.

Il paesaggio è immediatamente più duro e desolato. Arrivati al paese di Galini, scendiamo attraverso uno sterrato di un paio di km, verso la spiaggia di Amitis. Mezzaluna piuttosto lunga di sabbia e sassi, con acqua come al solito cristallina. E’ il classico posto dove campeggiare per godersi la solitudine. Non la troviamo particolarmente invitante, per cui giriamo il motorino e torniamo sulla strada principale.

Diversi km più avanti, dopo l’abitato di Kampos, scende una stradina verso la caletta di Abram. E’ simile alla precedente, con sabbia mista a sassi, ma molto più intima, con alberi per ripararsi e una taverna alle spalle. La chiesetta in bilico sulla roccia, non manca mai.

Facciamo un piacevole bagno, e restiamo un po’ a riflettere all’ombra.

Continuiamo per Apollonas, credendo si tratti di un centro più importante, ma in realtà è solo un agglomerato di case, con una spiaggetta molto simile alla precedente, seppure con qualche spartano ombrellone, messo a disposizione dal bar. Anche qui una piccola sosta per uno spuntino con tiropita e freschissima Mythos.

Prima di arrivare ad Apollonas, c’è un cartello indicante la presenza di un Kouros, cioè quelle gigantesche statue che nel periodo della grecia arcaica (6-700 a.C) venivano scolpite direttamente nelle cave di marmo, di cui l’isola di Naxos è ricca. Le statue riproducevano eroi, divinità o uomini importanti, e questa viene identificata come la statua di Dioniso.

Ora la strada rientra verso la montagna, svelando un paesaggio davvero incantevole. Per la prima volta sentiamo un profumo dolcissimo, che sentiremo poi ogni volta che si salirà un po’ di quota: sono cespugli di fiori gialli di cui ignoro il nome.

Per fare rifornimento (la zona ne è un po’ povera), arriviamo al paese di Koronida: un paese cicladico affascinante. Vi sono anche delle Tombe Micenee (vediamo il cartello), ma che alle due del pomeriggio non ci sembrano un’ideona.

Continuiamo verso Koronas, avendo letto molto bene della spiaggetta di Lionas, per la quale si scende per 7 tortuosi chilometri. La strada passa attraverso i resti di una delle tante miniere abbandonate di Naxos: questa era una miniera di smeriglio, con i carrelli abbandonati ancora sospesi ai cavi d’acciaio sullo strapiombo. Lionas è solo un villaggio di pochi abitanti, con due taverne che si affacciano sulla spiaggia di sabbia nera e ciottoli multicolori.

Ora non ci resta che tornare alla Chora, chiudendo il percorso circolare. Lungo la strada, si avvistano le cave del prezioso marmo di Naxos.

Dopo questo giro del Nord, posso dire che, per chi cerca solo le spiagge, non vale la pena fare tutti questi km. Non ci sono paragoni con le meravigliose spiagge viste ieri.

La serata termina, dopo un doveroso souvlaki-kebab (e quando lo mangerò, a casa?), come al solito sulla passeggiata della banchina portuale.

Continuo a stupirmi della vivacità e vastità di questa Chora: gente, ristoranti, negozi, passeggio, locali, artisti di strada e tanta luce. Non l’immaginavo così. Credo ci sia molta più gente qui che in tutto il resto dell’isola.

5° Giorno

Oggi il versante Sud-Est.

Partiti da Naxos Town, la prima tappa saranno i Kouros di Fleria. Ci si inoltra in un ombroso sito, e poco dopo, aprendo un cancelletto, si entra ad ammirare il primo. E’ arte molto antica e rudimentale di più di 2500 anni fa. La statua sdraiata è in marmo bianco di Naxos e raffigura un giovane uomo nudo.

Più avanti, salendo un sentiero assolato tra piante di fico, si arriva ad un’altra statua senza volto, e i cui piedi sono a poca distanza.

Tra Stavros ed Apeiranthos il panorama dalla strada è impagabile: abbiamo di fronte le Piccole Cicladi. Lontanissima, si intravede l’ombra di Amrogos.

Scendiamo verso Moutsouna. La strada è lunga 11 km, tortuosa e anche un po’ impressionante per i burroni senza parapetto. E’ molto in pendenza: ce la farà lo scooter a risalire?

Moutsouna è poco più di un agglomerato di case: qualche taverna e una piccola baia di sabbia. Speravamo di trovare un benzinaio, ma ci dicono che dovremmo tornare indietro fino a Filoti, a 25 km, mentre proseguendo non ce n’è nessuno.

L’idea era arrivare a Panormos, ma non ce lo possiamo permettere. Mio marito, dopo una lunga contrattazione, mi concede di arrivare a Psili Ammos.

Se non l’avessimo fatto, ci saremmo persi qualcosa di splendido. Da Moutsouna in giù, la strada costeggia un mare color cobalto, inframmezzato da calette azzurre.

Dopo qualche km, si incontra un cartello che indica Beach Marathithis e, più in piccolo, Psili Ammos. Si entra per un centinaio di metri, poi si lascia il mezzo e si supera la spiaggetta, oltre la quale ci sono degli scogli sui quali è stato ricavato una specie di passaggio.

Sabbia bianca, boschetto di cedri e alte dune alle spalle, acqua cristallina bassissima per metri e metri, Koufonissi di fronte a noi.

Proseguendo poi a piedi oltre la spiaggia, ci si inoltra in un bosco di sempreverdi e si arriva ad altre calette ancora più solitarie.

Tornare indietro e non vedere Panormos, dopo essere stati a mollo in questa meraviglia, diventa meno doloroso.

La risalita verso Apeiranthos non sarà proprio una passeggiata, con un occhio alla lancetta del serbatoio, e il motorino che fa una gran fatica. Devo pure scendere un paio di volte…

Approfitto per fare una foto ai fiori gialli profumatissimi.

Stasera, alla taverna Nikos, confinante con quella di Maros, saremo “sequestrati” dall’intraprendente signora. Mangiato benissimo. Penso ancora alle superlative polpette di zucchine che ho preso per antipasto…

Il vino qui è buono, e viene offerto sia lo stuzzichino iniziale che il dolcetto finale. Con antipasto e due porzioni di calamari fritti freschissimi con patate e insalata, vino e birra, paghiamo 26 euro

6° Giorno

Questo è l’ultimo giorno a Naxos. Avendola girata quasi tutta, dobbiamo decidere se esplorare le ultime due spiagge più “scomode”, Kalados e Agiassos, oppure tornare nella splendida zona Ovest. Dopo esserci ripetuti che non è detto che i luoghi più impervi e lontani siano anche i più belli, con molta coerenza, optiamo per Kalados e Agiassos.

Per Kalados, all’estremo Sud, occorre arrivare a Filoti e poi prendere una strada di 22 km che, dopo una salita tra le montagne, ridiscende verso il mare. Sembra che non finisca mai, ma finalmente ecco il blu. Anche qui il profumo inebriante dei cespugli con i fiorellini gialli. La spiaggia di sabbia è una lunga mezzaluna semideserta. Alla sinistra, una fantastica taverna che rustica è dire poco. Mi arrampico lungo il sentiero-scala, tenendomi alla corda-passamani, ma purtroppo è chiusa. Ad un certo punto, la tranquillità viene interrotta dal passaggio di un gregge di pecore. Ripartiti da questa spiaggia, ci fermiamo al paese di Filoti in un panificio-pasticceria e mangiamo dei buonissimi e enormi dolci di pasta fillo, mele, crema e cannella. Abbiamo ripreso così un po’ di forze e ci dirigiamo alla nostra seconda meta: la spiaggia di Agiassos, ad una dozzina di km da Chalki. Per la prima volta troviamo mare mosso, e diventa molto divertente giocare con le onde, con un cane che si diverte più di noi. La spiaggia è bella, ma devo dire che è tenuta davvero male. Al ritorno, facciamo un giro alle vicine spiagge di Agia Anna e Agios Prokopios, che avevamo trascurato. Pur essendo servite da ombrelloni e bar, pur essendo a pochi metri da studios e campeggi, sono davvero invitanti. L’acqua è quella di sempre, solo con qualche comodità in più per chi, magari, viaggia con i bambini. Solita passeggiata nella zona del Castello e dell’Old Market, ma qui fa ancora troppo caldo per poter cenare, mentre noi abbiamo fame. Così la signora della taverna Nikos, in zona più fresca, ha ancora la meglio sull’idea della cena da Vassilis. Pazienza! Ultima siesta sulle panchine del porto a guardare le barche. Domani si parte per Paros.

7° Giorno

Il fumo nero e la puzza di gasolio annunciano l’arrivo del lentissimo, vecchio, romantico traghetto della Nel Lines. Dopo un’ora e trenta di barcollante navigazione, il portellone si apre sulla luminosa Paros. In pochi minuti siamo all’ Hotel Galinos, vicino alla Basilica Ekatontapyliani e al Parcheggio n.3. L’albergo, prenotato sempre con Booking.com, è carino, pulito e comodo. C’è anche la piscina, vicino alla quale si può fare colazione. Peccato pero’ che la colazione lasci un po’ a desiderare. Il mio corso di greco è servito a qualcosa: l’insegna è scritta solo in greco. Più tardi, col mio greco rudimentale, spunterò uno sconto al noleggiatore dello scooter. Ma la soddisfazione durerà poco: ci rifila un Runner 100 che consuma più della moto 1050 che abbiamo a casa. E’ il noleggio proprio di fronte all’attracco dei traghetti, dove si vendono anche i biglietti. Statene lontani. Così, già motorizzati, iniziamo ad esplorare questa nuova isola. Puntiamo verso Nord, verso la spiaggia di Kolimbithres, che ci sembra troppo affollata. Continuiamo così fino alla punta estrema, dove c’è una piccola chiesa su un promontorio, ed una deliziosa spiaggia di sabbia grossa. Capiamo subito che tutte le spiagge di Paros, anche quelle più vicine ai centri abitati, sono bellissime, della serie che ogni luogo vale un tuffo. Assolutamente imperdibile è Santa Maria Beach. Se si ama la folla, si può restare nel tratto antistante il campeggio. Se si ama la solitudine, basta proseguire lungo la strada e scegliere il proprio angolino. Dopo vari bagni, è ora di un giro per qualche paese interessante. Abbiamo quello di Naoussa poco distante, e non perdiamo l’occasione per scattare foto a questa bianca Chora, accecante nella luce ancora viva del giorno.

Torniamo a Parikia e, devo dire, che questa è una delle Chore più belle che abbia mai visto. I negozietti vari, occupano solo una limitata area del centro, ma il resto è un paese intimo e fuori dal tempo.Un luogo da oblìo. Prima di cena, entriamo alla Basilica Ekatontapyliani, dove è in corso una funzione. E’ una delle Basiliche Bizantine più antiche al mondo, costruita su un tempio greco. E’ detta anche la Chiesa Dalle Cento Porte. La serata termina alla taverna Paros, proprio di fronte al nostro albergo. Mangiamo bene, ma forse ci aspettavamo qualcosina di più.

8° Giorno

Oggi scenderemo a sud dell’isola, attraversandola da Ovest verso Est, per visitare le antiche miniere di marmo a Marathi. Errore: venendo da Parikia c’è un primo cartello che indica “Ancient Quarries” verso destra. Non prendete quella strada. E’ un lungo sterrato che vi ci porta, si, ma col senno di poi, sarebbe bastato proseguire sulla strada principale per un altro paio di km, e ci saremmo trovati all’ingresso del sito a 50 metri dalla strada.

Le miniere non sono nulla di che, e l’ingresso alla cava è anche chiuso. Inutile dire che scavalco e arrivo all’imbocco della galleria.

Ma ancora l’immaginazione ha il suo ruolo. Qui lavoravano persone che hanno contribuito ad estrarre il marmo per le maggiori opere di scultura del mondo antico. Questo marmo, di cui metterò in tasca una scheggia, è lo stesso con cui è stata scolpita la Venere di Milo, è lo stesso del Partenone!

Di nuovo in sella al motorino-sanguisuga, scendiamo verso Piso Livadi. Da qui inizia una lunghissima spiaggia di sabbia, con vari accessi dalla strada, e con nomi diversi. Si vede già da qui, che uno vale l’altro per bellezza. Si vede anche che le spiagge sono attrezzate, e il marito oggi è più allergico alla gente perfino di me…

Arriviamo fino alla Golden Beach, famosa come una delle più belle. E’ attrezzata, ma c’è anche un tratto più defilato, tra rocce rosse che la fanno diventare rovente. Il mare è sempre il solito.

Bagno e si riparte per la caletta di Glyfa. Abbiamo letto che è isolata e non si raggiunge facilmente. Invece c’è un cartello (sebbene in greco) dalla strada, e per raggiungerla il tratto non è nemmeno sterrato. Capre sotto un albero, ci fanno pregustare un luogo rustico e isolato.

La realtà è quella di una caletta di sassi e sabbia abbastanza frequentata, sia da greci che dagli immancabili italiani.

In sella ora verso Aliki, molto molto frequentata e attrezzatissima, ma splendida. Basta salire sulle rocce e superarle, e ci si trova in una piscina naturale.

La mia preferita a Paros. Trovata la “spiaggia definitiva”, siamo appagati e potremmo tornare a Parikia. Dico potremmo perché, mai sazi, scendiamo anche alla spiaggia di Agia Irini,quella con le palme che, vista l’ora, troviamo pienissima e con un’acqua non proprio immacolata. Stasera il piano è andare a fare un po’ di foto al paese di Lefkes, e cenare lì. Lefkes, candida e intricata, a meno di 10 km da Parikia, le foto le merita proprio. Vi sono 3 o 4 taverne, dove poter cenare sulla terrazza godendo il panorama e il tramonto. Dopo cena, torniamo a Parikia e pensiamo di poter continuare la serata sul lungomare, come facevamo a Naxos. Complice lo stupido film “Immaturi”, ci aspettavamo una Parikia molto nottambula, invece, diversamente da Naxos, il lungomare è buio, pochissimi locali e quasi nessuno in giro. Ci ritiriamo in buon ordine, facendo anche una certa attenzione a dove mettiamo i piedi, visto che la strada è davvero poco illuminata. Tornati in albergo pero’ troviamo una sorpresina: musica e vociare non ci fanno prendere sonno. Ci affacciamo e alla taverna Paros di fronte, si è improvvisata una festa con sirtaki tra anziani. Uno spasso.

9° Giorno: Oggi si va ad Antiparos

Ci sono imbarcazioni che partono anche da Parikia, ma conviene arrivare a Pounta, da dove la traversata dura 5 minuti e costa poco più di 1 euro a passeggero e altrettanto per la moto. Le corse iniziano alle 7 del mattino e terminano all’1 di notte, con frequenze all’incirca ogni mezz’ora. Antiparos mi piace tantissimo da subito. Anche qui mi aspettavo qualcosa di diverso: un’isoletta un po’ snob e molto frequentata. Invece il traghettino è pieno, e molti ne arriveranno durante la giornata, ma è come se le persone sparissero all’arrivo. Dopo aver fatto benzina (e ti pareva!), saliamo alle Grotte, tanto per vedere il panorama. Le grotte sono chiuse, scavalco il primo confine e ne vedo l’ingresso con la grande stalattite. Scavalcherei tranquillamente anche la cancellata ed entrerei, ma ci sono troppe persone (oltretutto con la guida). Ho letto comunque che entrare in queste grotte non è poi un’esperienza imperdibile. Da qui in alto si vede un occhio di mare di un azzurro fantastico, proprio in fondo in fondo: potremmo provare ad arrivarci. Vai e vai, percorrendo uno sterrato abbastanza impegnativo per un motorino, arriviamo alla punta estrema: Fanari. Le calette sono due: la seconda è un po’ più ampia, ma la prima secondo noi è più bella. I bagni sono una vera goduria. Dopo qualche ora, tornando indietro verso il Porto, ci fermiamo ancora in una delle tantissime spiagge raggiungibili ad un passo dalla strada, e non meno invitanti. Non siamo pero’ ancora soddisfatti: sarà stata quella della punta estrema la “spiaggia definitiva” di Antiparos o ci sono altre sorprese? In effetti, vicinissima al Porto, c’è la spiaggia del Camping Antiparos, quella dei nudisti. E si sa che i nudisti scelgono sempre i posti migliori.

Superata la foresta di chiappe e un campo di pallavolo che mi fa molto ridere (…) si arriva ad una caletta più piccola dove ci sono solo pochi “costumati” e ci accomodiamo sotto la solita pianta.

Ecco la Spiaggia Definitiva di Antiparos! La sabbia è fine e bianchissima, con sfumature di rosa, l’acqua calma e bassa con effetto-piscina.

Soddisfatti possiamo girare un po’ per la Chora, prima di riprendere il traghetto per Paros.

Stasera si cena a Parikia, sul lungomare, alla taverna Deoudas, dove ci serve una parigina trasferitasi qui “pour l’amour”. Dal tavolo, abbiamo anche lo spettacolo del tramonto.

10° giorno

Ultimo giorno a Paros, con un po’ di vento mattutino. Abbiamo lo scooter fino alle 13,30 e ne approfittiamo per arrivare a Parasporos, la spiaggia più vicina a Parikia, dove pero’ fa ancora freddo e ce ne andremo quasi subito. Tornando verso il paese, ci fermiamo all’ombra di una pineta che dà su una spiaggetta più esclusiva. Proprio dall’altro lato della strada c’è l’Asclepion, ma purtroppo con i cancelli sbarrati. Impossibile sia scavalcare che sbirciare.

Dopo un giro vizioso e panoramico nella zona dei mulini, andiamo a riconsegnare la moto.

I bagagli sono in albergo, quindi possiamo girare senza fastidi.

Abbiamo un sospeso con la pasticceria dolce-salato vicina alla piazza principale del porto, quindi andiamo ad assaggiare qualcosa. Il dolce fa venire voglia di salato e viceversa, poi ci vuole una Mythos fresca, e così via, fino ad arrivare al disgusto totale degli ingordi.

Cerchiamo di riprenderci tra le bianche vie di Parikia, una Chora che riserva continue sorprese di bellezza.

Il resto del pomeriggio, considerato che il nostro traghetto parte alle 18, lo dedicheremo all’osservazione. Un barbone, che vediamo da giorni, dorme al solito posto. Un’anziana lava il pavimento della chiesetta sul mare. Ragazzi con gli zaini passano allegri. I traghetti arrivano e partono, pieni di storie di vite diverse. E’ bello anche stare qui, immobili su questa panchina che guarda il mare, e lasciare che sia l’isola a muoversi intorno a noi.

Arriviamo a Mykonos alle 19,30, e Sofia ci riporta in albergo.

Domani ci aspetta una giornata per esplorare un po’ questa strana isola.

Stasera in albergo abbiamo anche uno spettacolino di cabaret dal terrazzino: nelle camere di fronte,3 ragazzi milanesi e 3 napoletani che si preparano per la serata di acchiappo sfrenato, con commenti e racconti vari da morire dal ridere.

11° giorno

Nell’agenzia della piazza dove c’è il capolinea degli autobus, all’ingresso della Chora, noleggiamo il nostro motorino. Il titolare dice che hanno solo cinquantini, perché a Mykonos sono tutti ubriachi,e così si limitano i danni. Ma allora, se davvero ci sono tanti incidenti, perché mi guarda come fossi uno strano animale, quando gli chiedo i caschi? Rovista nel retro e tira fuori due caschetti di plastica tipo giocattolo.

Si parte!

Col cielo leggermente minaccioso e un fresco venticello, puntiamo verso la rinomata Paradise Beach. Sono proprio curiosa di vederla dopo i bagordi notturni.

Invece… Mezzaluna di sabbia grossa con mare cristallino, servita da ombrelloni e lettini (quelli con materasso) in perfetto ordine. Bar e zona-disco tutto in rosa. Poco distante un campeggio stile anni ’60, che non ti aspetteresti mai.

A questo punto, becchiamo anche qualche goccia di pioggia: possibile? Ora vogliamo vedere anche la Super-Paradise, non molto lontana, che si raggiunge con una pendenza finale (in discesa) fino al 20 %. Spero che riusciremo a risalire. Questa è molto simile alla Paradise, anche se un po’ più grande.

Mi aspettavo che la zona di queste due spiagge fosse più sfruttata, con locali e alberghi, con strade più trafficate, invece siamo in una zona assolutamente rurale, con qualche sparuta abitazione e tanti animali.

Nel frattempo, passati 5 minuti, il cielo torna sereno. Il motorino, come promesso dal noleggiatore, riesce ad affrontare la risalita e noi puntiamo verso la spiaggia di Agrari.

Spiaggia grande di sabbia e servita da bar e ombrelloni. Nella parte più estrema a sinistra, c’è una zona tranquilla e libera. Bagno bellissimo in un’acqua indimenticabile, con la compagnia dei pesciolini mordicchianti. Mi sa che sono gli stessi che vengono imprigionati nelle vasche per fare mangiucchiare i piedi e le mani ai turisti a pagamento.

Il tempo è tornato bellissimo, e ora cerchiamo una spiaggia che sia altrettanto bella, ma solo per noi. Impresa impossibile?

Dopo una sosta veloce al paese di Ano Mera e al suo Monastero, scendiamo verso la spiaggia di Lia. Dalla strada si scorge anche la bella vista del Promontorio di Tarsanas con Agia Anna, che forse visiteremo dopo.

Sempre tra strade di campagna, arriviamo alla bella e un po’ ventosa Lia. In effetti c’è una scuola di surf. Pero’ ho letto della spiaggia di Franghià, che dovrebbe essere confinante con questa, oltre le rocce. Domando ad una ragazza della scuola surf, e lei mi indica la giusta via: bisogna riprendere la moto e tornare indietro da dove siamo venuti, poi girare immediatamente a destra. C’è una strada non proprio perfetta, ma buona, che continua in uno sterrato da percorrere fino in fondo. Infine c’è uno sterrato più duro da percorrere a piedi, che scende direttamente in spiaggia.

Quando l’arenile si scopre completamente, vediamo che c’è una barchetta che sta caricando dei turisti: evviva!!! Stanno andando via!

Ci guardano con stupore: sicuramente l’organizzatore della gita avrà spiegato loro che in questa spiaggia si arriva solo via mare… Lo sguardo di stupore si trasforma in sguardo di odio, quando ci sistemiamo, in perfetta solitudine, sotto i ripari di canne di proprietà dei barcaioli delle gite. C’è anche un cartello che dice che il lunedì, il giovedì e il sabato, c’è la fermata di questi barconi dalle 12 alle 13,30. Sono le 14: perfetto tempismo. Non c’è niente più da dire: siamo in paradiso. Avendo trovato anche a Mykonos, la nostra Spiaggia Definitiva, decidiamo che col mare abbiamo terminato.

Torniamo così verso la Chora, per salire, superandola, verso Fanari, il punto forse più panoramico di tutta l’isola. Sotto il Faro, sono parcheggiati decine di fuoristrada. Che succede? Ah, sono i soliti escursionisti delle navi da crociera, coi loro numerini appiccicati… Se ne vanno in un paio di minuti, meno male, così anche qui restiamo soli nel vento e nella luce. La vertigine di questo posto mi appaga completamente: arido, essenziale, scosceso, perfetto. Di fronte a noi le sagome scure di Tinos e Siros, che sembra di avvistare dalla prua di una nave immaginaria.

Il tramonto da qui deve essere uno spettacolo emozionante, ma manca ancora troppo e mio marito non si convincerà mai.

Potrei ancora parlare della classica serata col tramonto ai Mulini di Mykonos Town, e ancora della tristezza della partenza l’indomani, invece voglio finire qui il mio diario, con impressa negli occhi e nella mente l’immagine di libertà e di gioia che solo la Grecia sa dare…



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