Myanmar WOW

Viaggio emozionante alla scoperta di uno dei posti in cui tornerei
Scritto da: casa panceri
myanmar wow
Partenza il: 11/01/2018
Ritorno il: 26/01/2018
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
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PREMESSA – Il mio intento è quello di condividere l’esperienza e provare a dare spunti nella costruzione di un possibile itinerario e dare suggerimenti pratici rispetto a cose che ho vissuto personalmente. Evito di soffermarmi sulla parte più “turistica” del viaggio. Per avere informazioni su quello che c’è da vedere ci sono guide, blog e link che sicuramente sono più esaustivi.

IL VIAGGIO – 15 giorni da solo in Myanmar non sono sufficienti e vale sicuramente la pena tornarci per approfondirne la conoscenza. Ma sono abbastanza per rimanere appagati dall’esperienza. Non avevo programmato praticamente nulla in anticipo e crearsi il percorso durante il viaggio è una cosa fattibile.

I miei obiettivi di questo viaggio erano: purificarmi da un 2017 difficile, cercare di recuperare il contatto con me stesso e interagire il più possibile con la gente che vive quei posti, ma il Myanmar può sicuramente soddisfare anche altre esigenze di viaggio!

Viaggiare da solo in certe fasi è sicuramente più costoso (taxi non condivisi, stanze doppie usate come singole, escursioni non condivise) ma volendo potreste spendere ancora meno di quello che ho speso io.

SICUREZZA e POLITICA: Prima di partire ho letto numerosi avvertimenti sulla pericolosità di alcune zone del Myanmar. Il paese sta attraversando un periodo di transizione e ci sono tensioni interne in molte zone. Svariate minoranze etniche rivendicano l’indipendenza e hanno formato eserciti rivoltosi per contrastare lo stato centrale.

Hsipaw è una città dello stato Shan che è al centro di una di queste faide e che il sito “viaggiare sicuri” consiglia di evitare. Mi è stata invece vivamente consigliata da un ragazzo inglese che lavora a Yangon per la croce rossa.

Hsipaw è stata una delle mete più belle dell’intero viaggio. Ho avuto modo di parlare con gli abitanti della situazione dei rivoltosi e di farmi spiegare come stiano andando in realtà le cose, abbassando il tono preoccupato.

Non sono un viaggiatore sprovveduto e non spingo nessuno a fare cose rischiose ma penso che spesso l’eccessivo allarmismo e il boicottaggio riguardo alcuni posti non faccia altro che rendere queste zone ancora più chiuse e più povere, aumentandone drasticamente le problematiche. Forse andrebbe fatta un’analisi più approfondita e sincera di queste situazioni. Ne va della vita di un sacco di gente che vive questi paesi che si sostengono anche grazie al turismo. Per Hsipaw avere 100.000 turisti all’anno o averne 1.000 fa la differenza!

Nella zona settentrionale da anni si sta svolgendo una sanguinosa repressione nei confronti della minoranza mussulmana dei Rohingya. Che è uno dei motivi per cui lo stato del Myanmar è spesso boicottato a livello internazionale. Ho provato a capirci qualcosa di più parlando con loro ma ognuno ha un’idea diversa di quello che sta accadendo e ha un’opinione differente sul governo. In generale si fa fatica a farsi un’idea della situazione politica del paese che è sicuramente ancora lontano dal poter essere considerato un paese democratico. Non voglio tediare oltre su questo punto ma conosco molte persone che non vanno in Myanmar perchè “il governo non è liberale”, “è oppressore” ecc… Il boicottaggio turistico è un segno di protesta che non aiuta nel concreto a migliorare la situazione di un paese. La gente di quel posto ha fame di conoscere e di capire come funziona il mondo dalle altre parti. Ed è ben disposta a cambiare le proprie abitudini per riuscire a districarsi dai problemi. Molte delle persone con cui ho parlato mi hanno palesato l’importanza e la necessità di migliorare le scuole e l’istruzione come primo passo per cambiare le menti delle persone. L’educazione come arma per sconfiggere il male! Le intenzioni degli abitanti sono buone e a me va di supportarli!

I FLUSSI TURISTICI – Il turismo è in costante aumento e porta le città a continue mutazioni. Ho raccolto pareri e consigli di amici che hanno visitato il Myanmar 10 anni fa e altri 5 anni fa e molti dei loro racconti erano diversi da quello che ho avuto modo di vedere.

Ogni anno zone nuove aprono al turismo e tutto si adatta per sostenere e “sfruttare” questi flussi. Il pericolo di un’invasione è alle porte e il timore è che non siano del tutto preparati e la cosa gli sfugga di mano. Sul lago Inle (ad esempio) la città di Nyangshwe si presenta con una sfilza di ristoranti e bar per turisti, perdendo totalmente la sua autenticità. Il lago, con le sue barche a motore, rumorose e inquinanti, perde un po’ del suo fascino. La speranza è che riescano a trovare un modo per gestire questi flussi in modo più consapevole e il più possibile “verde”. Un esempio positivo l’ho trovato a Bagan dove i turisti possono spostarsi solo con motorini elettrici inquinando meno sia l’aria che l’udito.

Quindi tutto quello che riguarda la mia esperienza e quello che in generale la gente scrive e racconta muterà sicuramente e in breve tempo.

LA GENTE: La gente è socievole in modo incredibile. La curiosità reciproca alimenta un susseguirsi ininterrotto di incontri piacevoli. Si riesce ad instaurare in poco tempo un rapporto amichevole, senza alcuno sforzo ho avuto inviti a cena a casa, pasti offerti, cibo condiviso, passaggi per portarmi in posti che non trovavo. Sono incuriositi dagli occidentali e spesso (soprattutto i più giovani) si rapportano con dell’imbarazzo, ma se si riesce a fare breccia nascono degli scambi incredibilmente profondi. La loro disponibilità è disinteressata (non vogliono nulla in cambio) ed è spinta dal desiderio di conoscere e farsi conoscere. Gli incontri che ho avuto e le esperienze umane che ho vissuto sono state senza dubbio la parte più emozionante del viaggio. E’ difficile descrivere questo lato delle esperienze perché non si sta parlando di un bell’edificio o di un quadro fantastico o di una montagna mozzafiato. Lasciatevi andare e incuriosire dai loro racconti e siate disposti a parlare anche di voi e avrete la vostra personale versione di quello che ho avuto modo di provare io. E sicuramente sarà appagante!

SPOSTARSI: Come in tutto il sud est asiatico gli spostamenti tra le città richiedono pazienza e tempi lunghi anche per percorrere pochi chilometri. Negli anni ho imparato ad accettare gli imprevisti accogliendoli come fonte di ulteriori situazioni inaspettate e alla fine comunque interessanti e parte del viaggio stesso. Anni fa mi sforzavo di sorridere ad un ritardo o al guasto di un pullman più per preservare la mia sanità mentale, oggi vivo gli inconvenienti con piacere e curiosità. A differenza di altri paesi spesso non troverete molteplici scelte in diversi orari per i mezzi pubblici (ad esempio le barche che da Pekan portano ad Inle partono alle 9 e basta! Il treno da Hsipaw a Mandalay è uno e parte alle 9.30) quindi cercare di spostarsi all’ultimo minuto può essere rischioso. In generale il personale delle guesthouse è sempre stato d’aiuto nell’organizzare gli spostamenti. Ovviamente ci sono taxi e auto private ovunque che ti portano in qualunque posto, ma sono molto più costosi.

DORMIRE: Ho sempre prenotato con Booking il giorno prima di arrivare. La spesa è variata tra i 30.000 kyat/20 euro di Yangon ai 15.000 kyat/9 euro di Mandalay per stanze private in guesthouse di medio livello. Considerate che le stanze sono sempre doppie e viaggiando in due si ammortizzerebbe il costo.

INTERNET: Amando i viaggi che si costruiscono in itinere, una connessione interner per me è fondamentale. In molte guesthouse ho trovato pessime connessioni. A Yangon ho comprato una SIM di Telenor per 5.000 Kyat/3 euro che ho usato tutto il viaggio.

SERVIZI: Gli alloggi sono in aumento ovunque. Non ho mai faticato a trovare un posto dove dormire ma non so come sia la situazione nelle stagioni più di punta. Bancomat e cambi si trovano con facilità in tutte le città. Qualcuno che parla inglese si trova sempre e sarà ben felice di darvi una mano. Air Asia purtroppo non gestisce i voli interni al paese, Myanmar Airways è la principale ma ce ne sono molte altre.

IL VIAGGIO

YANGON

La mia conoscenza del Myanmar inizia da Yangon. Atterrato all’aeroporto e prelevati dei soldi al bancomat prendo un taxi per il centro (12.000 Kyat x 40 minuti di strada), poggio lo zaino nella guesthouse e mi butto alla scoperta della città. L’architettura coloniale degli edifici è affascinante e vagare tra le vie del centro è divertente. Come detto non spenderò parole per le attrazioni turistiche da visitare (che sono veramente molte) ma se si volesse approfondire la conoscenza della città ci si potrebbe rimanere per diversi giorni. Una tappa obbligatoria è un viaggio sul famoso treno circolare che parte dalla stazione centrale e dopo un giro di 46 km zeppi di fermate nella periferia della città, ritorna alla stazione. La cosa migliore è: scegliere alcune stazioni (a caso), scendere per perdersi nei quartieri e poi risalire sul treno verso la destinazione successiva. L’affabilità della gente chi si incontra ti permette di vivere esperienze molto appaganti, mentre riposavo in un parchetto sono stato avvicinato da 2 ragazzi (uno di loro parlava un buon inglese) che mi hanno invitato ad andare a fare visita al villaggio dove viveva uno di loro per il giorno seguente. Mi sono presentato all’appuntamento e siamo partiti: barchetta per superare il fiume, viaggio in motorino in tre per raggiungere il villaggio e accoglienza incredibile nella piccola casa. Abbiamo mangiato, salutato parenti e vicinato e siamo ritornati “downtown” dove mi hanno fatto fare una serata decisamente alcoolica e molto divertente. Il cibo è ovunque e la proposta è varia. Sulla Strand Rd (lunga strada che costeggia il fiume) con il calare del sole prende vita una profumata e vivace sfilza di banchetti dove si cucinano pietanze di ogni tipo. La vicinanza della città al mare arricchisce l’offerta culinaria di ottimo pesce.

LOIKAW

Ci sono autobus che collegano Yangon a Loikaw (anche notturni) ma ho optato per un volo. L’aeroporto è molto piccolo e affascinante. Loikaw è la capitale dello stato Kayah. E’ circondata da colline e tagliata da un placido fiume. Il suo segno distintivo è la bellissima pagoda arroccata su una collina proprio nel centro cittadino. Scoprire la città e i dintorni con una bicicletta è stimolante e divertente, i ritmi sono lenti (le macchine pure) ed entrare in simbiosi con lo scorrere delle loro giornate viene naturale. Il mercato cittadino di Loikaw ha una zona dedicata al cibo dove ci sono decine di piccole attività che servono praticamente le stesse cose per lo più ai locals. La sera il mercato chiude e i vari banchetti si spostano sulle rive di un piccolo lago (appena a nord della città) creando una lunga fila appetitosa di street food. Vi consiglio di assaggiare il loro mohinga (delicata zuppa a base di pesce con noodles e altri saporiti ingredienti)

In città ci sono ovviamente decine di ristoranti più “tourist friendly” (con menu in inglese, ecc), le varie guide o la ricerca avventurosa ve li farà trovare con facilità. La proposta è un po’ meno varia rispetto all’enorme Yangon ma se siete disposti a sperimentare resterete soddisfatti. Nel gironzolare trovo un volantino che indica un tour operator (Kayan Beauty travel & tours) e mi metto a cercarlo. Non ci sono insegne ma si trova proprio di fronte al mercato. Il responsabile della piccola agenzia parla un ottimo inglese ed è molto cordiale. Oltre ad organizzare l’uscita che avrei voluto fare nei dintorni del paese, mi ha aiutato a trovare e organizzare il mio spostamento per arrivare sul lago Inle (ne parlerò più avanti) chiamando amici che lavorano a Pekan per accertarsi sugli orari delle barche publiche. Le possibili escursioni nei dintorni di Loikaw sono molte e di vario tipo (e possono anche prevedere una o più notti fuori) e la possibilità di costruire la propria esperienza su misura è divertente. In quei giorni c’era un grosso raduno politico che stava attirando in quelle zone un sacco di gente e tutti i suoi collaboratori erano già impegnati, ma riesce a contattare suo cugino con cui mi sono accordato (40.000 Kyat / 25 euro) per un’uscita non troppo impegnativa da fare in una giornata visitando 2 villaggi e altre zone naturali.

In uno dei villaggi abbiamo incrociato i festeggiamenti di un matrimonio e siamo stati invitati a partecipare. Dopo essermi presentato agli sposi e aver famigliarizzato con gli invitati, mi hanno fatto accomodare ad un tavolo e mi hanno portato decine di ottime portate e del “vino” bizzarro. Il pranzo è stato gentilmente offerto dagli sposi!

L’incontro con la gente Padaung (le famose donne con il collo lungo) è molto appagante. Sono evidentemente abituati alle visite dei turisti, ma se ci si lascia andare alla scoperta delle piccole vie del villaggio ci si accorge di come la vita scorra in modo assolutamente incontaminato.

INLE

Loikaw ha una stazione di autobus turistici (a nord del centro) e una di autobus locali (non lontana dalla pagoda arroccata). Il tipo dell’agenzia mi porta a prendere i biglietti dell’autobus locale (il costo non lo ricordo ma era veramente esiguo) e all’alba del giorno dopo lascio la città. Passano a prendermi alla guesthouse e dopo un paio d’ore mi lasciano a Pekon, direttamente al piccolo porticciolo da cui partono barche locali per il lago Inle (partono solo alle 9!). Il viaggio in barca costa 13.000 kyat/8 euro, in aggiunta si paga l’ingresso all’area del lago inle 12.000 kyat/7 euro. Lo stesso viaggio, ma al contrario, costa attorno ai 100 dollari a barca perché da nord non partono barche pubbliche, quelle turistiche sono sicuramente più veloci e più comode!

Il viaggio dura 6 ore e l’ambiente è affascinante. Gruppi di case su palafitte ovunque, pagode e pescatori. La piccola e rumorosa barca effettua decine di fermate in punti assurdi per recuperare o lasciare gente, sacchi di merce sconosciuta e un motorino!

L’arrivo al lago Inle è abbastanza traumatico. Il turismo qui è popolare, barche colme di turisti sfrecciano sul lago infestando l’aria di puzza di gas di scarico, attorno al fiume ci sono ovunque costosi resort. Nel punto dove attracchiamo è zeppo di operatori che organizzano viaggi in barca e tour. I turisti sono ovunque e la città si è organizzata per ospitarli perdendo di contro un po’ di autenticità: cafe, bar, ristoranti, una pizzeria.

Alloggio in una guesthouse a Nyaung Shwe e perlustro un po’ la zona. Il mercato è molto bello e gli scorci affascinanti sono molti ma questo trambusto non mi convince molto.

Trovo questo articolo e mi avventuro in bici per tutta la giornata. Http://bytelife.altervista.org/inlelake.htm

Maung Thauk è un villaggio molto bello, troverete ovunque gente che vuole offrirvi giri in barca sul lago. Io ho fatto amicizia con un ragazzo e gli ho chiesto di portarmi in giro per il paese (sono tutte case su palafitte). Ci siamo poi fermati a casa sua dove mi ha presentato la famiglia e mi ha fatto assaggiare della canna da zucchero appena tagliata. Gli ho lasciato 2000kyat/1,5 euro e sono ripartito. La strana sensazione mi rimane e decido di partire per Bagan.

BAGAN

Prendo un autobus notturno per 20.000 kyat/12 euro, comprensivo di cena e alle 5 del mattino arrivo a Bagan. Trovare un taxi economico a quell’ora è complicato ma alla fine riesco a condividerne uno che mi porta alla guesthouse. Bagan è divisa in 3 nuclei. Old bagan, New Bagan e Nyang-U che è dove si trova il mio alloggio. Dal punto di vista logistico non ci sono grosse differenze nello scegliere una delle tre zone per alloggiare. Nyang-U è un po’ più distante dal cuore dell’area archeologica (ma ci si mettono 7 minuti con il motorino!). Old Bagan è più costosa. New Bagan non l’ho capita. Alle 5.30 arrivo alla guesthouse, la stanza non è ovviamente ancora pronta. Lascio lo zaino e affitto un motorino per 6000Kyat/3.50 euro per la giornata. Praticamente tutte le guesthouse affittano motorini o biciclette, se non ci fossero trovate noleggi ovunque. Comincio a chiedere indicazioni per un buon posto dove vedere l’alba. Mi perdo ma alla fine arrivo nei pressi di Sulamani Temple. L’alba da li fa schifo (ci sono degli alberi che coprono la visuale) ma si rivelerà interessante per il tramonto anche se preso d’assalto da turisti. L’area archeologica è sterminata e si ha sempre l’impressione di essere in pochi. I motorini sono tutti elettrici e questo aiuta a mantenere l’ambiente silenzioso. L’ideale è partire prima dell’alba alla ricerca del punto migliore, girare fino a quando il sole inizia ad essere poco sopportabile, rientrare in guesthouse verso l’ora più calda e ritornare a metà pomeriggio cercando il miglior posto per il tramonto.

Da qualche anno è proibito arrampicarsi sui templi, per una forma di rispetto e per sicurezza e trovare punti spettacolari è difficile. Io ho trovato un fantastico punto per l’alba e un fantastico punto per il tramonto. Proprio di fianco alla Dhammayzaika pagoda c’è un piccolo Templio a base quadrata che ha un tetto su cui si può salire. Li troverete una signora incredibile che vende cose ai turisti, con cui sono rimasto 2 ore a parlare. Conosce pure un po’ di Italiano, se la incontrate salutatemela! Avrete comunque modo di trovare altri punti fantastici e se ne trovate… condividete. All’alba decine di mongolfiere si alzano in cielo e se non siete i fortunati viaggiatori di quei palloni (un volo costa 350 dollari!!!) potete comunque goderne la vista da terra. La zona è veramente emozionante. Templi, pagode, villaggi e una miriade di vie e viuzze tra cui perdersi. Vagare e farsi trasportare dall’istinto è stato il mio modo di viverla e ha dato i suoi frutti! Nyang-U ha anche una bellissima “zona residenziale”, il mercato è molto vivo e farsi un giro sul fiume dove le donne lavano i panni (e i figli) è molto divertente.

BAGAN – HSIPAW

Il giorno dopo ho preso un piccolo autobus e in 6 ore di viaggio ho raggiunto Pyin Oo Lwin dove ho preso un taxi condiviso per Hsipaw. Hsipaw è la città principale dello stato Shan ed è una meta fantastica per chi ama il trekking. Anche in questo caso le possibilità sono innumerevoli e si possono fare escursioni anche di diversi giorni. Incontro la mia guida e scegliamo il percorso, non voglio aggregarmi ad un gruppo di sconosciuti e pago un po’ di più 50000Kyat/30 euro. 6 ore di cammino non troppo impegnativo e pernotto in un villaggio con pranzi e cene inclusi. Arnoon è un ragazzo molto giovane, simpatico e pacato. Durante il viaggio chiacchieriamo molto e ci raccontiamo delle nostre vite. Lui è sposato e vive in città dove fa la guida indipendente (nel senso che non è legato a nessun tour operator) perchè vuole la libertà di gestirsi il suo tempo e la sua vita. E’ nato in un villaggio disperso tra i monti (9 ore di cammino da Hsipaw), quelle zone negli anni sono state fortemente osteggiate da un gruppo miltare rivoltoso. Ancora oggi è presente sul territorio ma è meno invasivo per gli abitanti dei villaggi. Nonostante la presenza di queste milizie la situazione è estremamente sicura soprattutto verso i turisti. Il villaggio in cui ci fermiamo è fantastico, la gente è calorosa ed ospitale. Il giorno seguente rientriamo verso la città, attraverso valli rilassate e campi coltivati. La sera lo invito a cena con sua moglie e mi porta in un ottimo ristorante (di cui purtroppo non ricordo il nome). Se volete contattare Arnoon per organizzare un trekking potete contattarlo su Facebook.

TRENO + MANDALAY

Il giorno dopo ho preso il famoso treno che collega Mmandalay a Lashio, parte alle 9.30 da Hsipaw e ci mette circa 7 ore ad arrivare a Pyin Oo Lwin dove poi con un autobus locale in un paio d’ore raggiungo Mandalay. Non conviene arrivare fino a Mandalay con il treno perchè l’ultimo tratto è estremamente lento. Il viaggio in treno è fantastico. Il lento e rumoroso convoglio passa attraverso paesaggi e villaggi bellissimi. Il passaggio sul famoso ponte di Gokteik è decisamente emozionante. Camminando tra i vagoni della seconda classe vengo continuamente fermato dalle persone che vogliono scambiare anche solo 2 parole.

A Mandelay ci sto pochissimo. Giusto il tempo di un giro ad un mercato e una passeggiata in città e mi dirigo verso l’aeroporto da cui poi riparto per tornare in Italia.



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