Myanmar, Vietnam e la baia di Ha Long

Yangon e la bellissima Shwedagon pagode, l'avvolgente Hanoi e l'affascinante baia
Scritto da: Enrico 9
myanmar,  vietnam e la baia di ha long
Partenza il: 14/11/2015
Ritorno il: 25/11/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Strano viaggio, da tanto avevo promesso di portare mia moglie alla baia di Ha Long, una delle poche grandi bellezze non ancora viste. Quindi decidiamo per Novembre, buona stagione con piogge quasi assenti, ma col passare del tempo ci convinciamo di fare un passaggio in una terra non molto sviluppata turisticamente: il Myanmar, ex Birmania. Appena svolte le elezioni con la vittoria di Aung San Suu Kyi e non avendo molto tempo ci dedichiamo 3 giorni alla sua ex capitale (occorre il visto) Yangon, ancora la città più importante con 4 milioni e mezzo di abitanti gentili ma non in eccesso, simpatici ma poco corretti in auto. Pochi passaggi pedonali ed anche quando ci sono non danno la precedenza ed è un’impresa attraversare un viale trafficato. State attenti perché anche mettendo i piedi sulle strisce non si fermano, occorre trovare un momento di vuoto, per questo si sfruttano molto i taxi che costano poco, soprattutto la sera, poca l’illuminazione (portatevi una torcia). In compenso ai motorini è vietato circolare in città, guida a destra ma a destra anche il volante; bassissima la criminalità. L’impressione che sia una nazione ancora chiusa e molto legata alle proprie tradizioni, a volte eccessive riguardo la religione. Dopo lungo viaggio Bologna/Francoforte/Bangkok/Yangon peraltro con ottime coincidenze grazie alla Thai giungiamo stanchissimi al Summit park view sito presso la più bella pagoda birmana ed a 3 km dal centro coloniale stile inglese. Ricordo a tal proposito che qui gli istituti cambiano dollari perfetti (ed Euro) e dopo una certa data di emissione e non più di 100 dollari alla volta a passaporto per i turisti: a noi viene offerto un cambio onesto mentre attendiamo le valige all’interno dell’aeroporto. Ci riposiamo qualche ora in questo ottimo hotel (gli hotel sono piuttosto cari in Myanmar a differenza di cibo e altro), quindi nel pomeriggio usciamo per cena restando nei pressi recandoci al citato in Rete “Feel Myanmar food”, già pieno alle 17 con una proposta di piatti notevoli ed in vista. Prendiamo 10 dumpling con salsa birmana e noodle di riso con pollo e salsa, un succo di lime e ci viene offerto il tè (attenzione perché la cucina birmana è piccante e speziata e fa molto uso di curry). Luogo frequentato dai residenti (per loro non si spende pochissimo) e turisti che non vogliono spendere molto. Quanto sopra è costato 7 dollari in totale. Se penso che abbiamo speso la stessa cifra all’aeroporto di Francoforte per una bottiglietta d’acqua da 75 cl. Altro locale nei pressi è il Padonmar, più sobrio e turistico (10 dollari a testa). Usciti dal locale dove parlano uno strano inglese, passeggiamo per il People’s park godendo della vista della pagoda Shwedagon illuminata e che visiteremo dopodomani. Questo parco è un’oasi nel caos: punti ristoro, laghetto, tranquillità, giochi d’acqua ed aiuole curate.

Lunedì usciamo con autista e guida parlante italiano; la signora si dimostra ben preparata e, come concordato, ci porta a vedere il centro coloniale e dopo aver parcheggiato vediamo al centro di una rotonda la Sule paya, non tanto attraente e che non vale la pena visitare. Quindi lo Strand hotel, carissimo, costruito in stile neoclassico nel 1901 ed in cui si può entrare ad ammirare gli arredi od usufruire dei servizi. Poi vediamo il palazzo coloniale delle poste, il municipio e l’Alta corte. Facciamo anche una visitina al fiume da dove partono le barche. E’ giorno di chiusura del Bogyoke market (turistico con souvenir) e non sarà facile trovare ricordi del Myanmar altrove. A poca distanza la cattedrale di St.Mary. Molte donne hanno il viso protetto perché non si vogliono abbronzare e gli uomini portano in grande maggioranza il pareo: scattiamo foto a lavoratori o venditori caratteristici in strada soprattutto di cibo, chiedendo sempre in anticipo il permesso: è comunque un paese ancora indietro nel tempo. Con 35 gradi e tanta umidità ci fa comodo persino l’ombrellino che ci prestano, fortuna che è Primavera, non voglio nemmeno pensare ai 45 gradi della loro estate in Aprile. In centro si può pranzare mangiando Won ton o i noodle al 99 Shan noodle shop con una spesa irrisoria. Dopo mezzogiorno ci rechiamo al lago Kandawgyi, belle vedute, un percorso di 3 km intorno al lago ed ammiriamo anche il lussuoso ristorante che, con 25 dollari, la sera offre cena e spettacolo folcloristico: davvero una bella location e prima di andarcene vediamo 2 sposi in abiti tradizionali che stanno facendo le foto di rito: ci uniamo al fotografo. Lasciamo il centro che per il caldo è bene aver visitato subito e ci rechiamo al Buddha reclinato, lo fotografiamo da un soppalco appositamente preparato, alcuni altari, nonché una fontana induista nella quale ognuno può lavare il proprio simbolo animale legato al giorno di nascita. Per fare un esempio i nati il lunedì sono tigre, il Martedì elefante, Domenica il drago, ma sono tutti segni positivi. Piccola cerimonia di monaci tailandesi e del Myanmar che si lasciano felicemente fotografare con noi, importante per rispetto la regola del non contatto fisico. Il luogo non è estremamente attraente perchè il tutto è preservato in un capannone. Si entra a piedi nudi… attenti a dove si mettono. Intorno ci sono alcuni negozi souvenir a prezzi medio alti (relativamente). Apprendiamo dalla guida sulle loro esportazioni di riso, fagioli, gemme come il rubino, perle e giada e cure per l’omeopatia oltre che al legno di tek. L’85 % è di religione buddista, poi cristiani ed i mussulmani con cui non hanno ottime relazioni. Passiamo dinanzi alla casa di Aung San Suu Kyi e rientriamo in hotel alle 15; pomeriggio libero acquistando piccoli souvenir in un centro commerciale di fronte all’ingresso ovest della pagoda.

Martedì mattina usciamo alle 10 è già l’afa ci assale ed i taxi suonano in continuazione per attirare la nostra attenzione mentre continua la guerra con gli automobilisti che incivilmente non lasciano attraversare nemmeno sulle strisce, la polizia tace. Su consiglio decidiamo di visitare la pagoda dalle 16 in poi, fino dopo il tramonto (17,30), in quanto dovendo camminare a piedi nudi il percorso potrebbe essere caldo. A tal proposito consigliamo infradito, salvietta umida, sacchettino per infradito. Andiamo comunque all’entrata sud della pagoda e salendo le scale troviamo alcuni negozietti prima del vero ingresso. In realtà hanno molte cose kitsch, alcune sculture in legno di sandalo (comprata una statuetta divinità sdraiata 15 cm circa 13 dollari) qualche maglietta max tg. M, orario dalle 10 alle 15. Difficile trovare qualcuno che parla inglese persino alla pagoda, mentre si trova in hotel o altri luoghi turistici e qualche tassista. All’ingresso passerete allo scanner. Riposo in hotel ed alle 16 ci riavviamo alla pagoda Shwedagon, stupa dorato alto circa 100 metri. Contiene le reliquie dei 4 Buddha. Non c’è certezza sulla data di costruzione; entriamo pagando 8 mila Kiat, circa 6 dollari: poco. La pavimentazione non scotta per i nostri piedini nudi, giriamo a sinistra, verso ovest, in modo da fotografare subito in favore di luce. La pagoda è bellissima, tutta in oro, intorno vari templi, tanta gente molti monaci. Ci perdiamo tra statue, campane ed altari fino alle 17,30 quando giunge il tramonto che tutti aspettano e conseguentemente l’illuminazione si accende. Spettacolo dopo spettacolo. Si può camminare o sedersi su gradini e guardare il mondo, soprattutto orientale che passa. La cosa più bella di Yangon, e forse della ex Birmania, l’abbiamo ampiamente vista; meritava come dicevano ed è aperta al pubblico dalle 4 alle 22. A cena velocemente in infradito al solito “Feel Myanmar food”, niente di cui lamentarci, sempre pieno, prezzi sempre più bassi e molta gentilezza. Finalmente nel nostro bel lettone. Ciao Yangoon, magari torneremo atterrando in questa caotica città ma che si sta ristrutturando e proseguiremo per Mandalay, Bagan, il lago Inle per finire il viaggio sulla spiaggia di Napali. Ci sono tutte le premesse che questa terra si apra maggiormente al turismo. Curiosità, mai visto qualcuno fumare.

Good morning Vietnam.

Lasciato il Myanmar l’indomani partiamo per Hanoi. All’aeroporto consiglio fare subito il primo controllo che lascia l’acqua, quindi il chech-in, poi salire in una bella zona nuova con vari negozi di souvenir e cibi. Quindi imbarco al gate con secondo controllo che toglie l’acqua. I prezzi dei negozi sono come quelli della città, i cibi un po’ più cari. Momento difficile al chech-in quanto ci hanno chiesto il visto per il Vietnam… abbiamo spiegato e si sono assicurati che per gli italiani il visto per il Vietnam non serve. Partiamo in leggero ritardo ma arriveremo puntuali ad Hanoi ed alle 23 saremo all’hotel The Palmy, 4 stelle a 53 euro a notte, molto carino, con camere tradizionali, prezzi decisamente più bassi che nell’ex Birmania. Siamo in piena città vecchia, una miriade di negozi anche di souvenir. Qui il turismo c’è, ci sono pure i motorini che circolano, quanti! Ti passano ovunque, si rischia in ogni dove, non si deve aver paura, si attraversa, saranno loro a schivarti, di certo non si fermano, anche qui le strisce pedonali come non ci fossero, sorpassi da ogni lato. Ci riposiamo e facciamo un primo giro nella zona vecchia. Tante donne col caratteristico cappello a cono (che compriamo per 3 dollari) vendono in bicicletta (vero e proprio banco ambulante in movimento) i loro prodotti, altre si siedono sui marciapiedi a vendere. Qui lo shopping spicciolo è garantito, legno intagliato, belle stampe, ceramiche, grande vita nelle strade; la gente locale si siede su sgabelli alti 20 cm. e consuma sui marciapiedi quanto cucinato all’istante, il famoso “food street”. Teniamo conto che bevono molto tè durante il giorno. Mangiamo al Cai Mam (Caimamrestaurants.com), buone recensioni in rete, possibilità di vegetariano e non ma sempre vietnamita; l’ingresso non è bellissimo poiché sarebbe un ostello, ma passata la reception vi sono alcuni tavolini. Prendiamo pollo saltato con ananas e verdure, riso bollito ed una coca:7 dollari a testa, molto per i vietnamiti, va bene per noi, porzioni giuste e davvero buono: ci torneremo. Qui è un po’ meno caldo ed umido che a Yangon, speriamo regga. Se dovete acquistare acqua in bottiglia la migliore, sconosciuta, si chiama “La Vie”, ma si trova anche Evian.

Il giorno dopo escursione privata con guida e autista, che comodità! La giovane e brava Linh dopo aver visto la pagoda su pilastro unico ci accompagna attraverso la classica grande piazza per manifestazioni al Mausoleo di Hocimin, rivoluzionario e politico, primo ministro, poi presidente, con la sua salma imbalsamata, alla sua dimora ed al suo museo. Nei pressi c’è il palazzo governativo. Quindi ci rechiamo alla pagoda di Tran Quoc, una delle più antiche del Vietnam, alta e deliziosa situata sul lago Ho Tay. Qui troviamo il pantheon dei Buddha, il tempio del Di Madri e tutt’intorno vari piccoli stupa: lo stupa è un monumento Buddhista che conserva reliquie. Quindi visitiamo il tempio della letteratura, tempio confuciano con statua del filosofo e suoi discepoli all’interno e gente che porta doni, ma è anche la prima università del paese. Incontriamo tanti studenti nei loro abiti ed alcuni laureandi che festeggiano. Quindi nei pressi dell’albergo entriamo nel tempio della montagna di giada, entro il lago della spada restituita e collegato alla riva da uno scenografico ponte rosso. Il tempio è taotista, incontriamo alcuni monaci, ed in una bacheca una enorme tartaruga imbalsamata. Il tempio ed il lago fanno parte della cultura vietnamita e della sua mentalità. Nei pressi c’è la biglietteria ove compriamo con un giorni d’anticipo i biglietti per assistere l’indomani alla rappresentazione delle marionette in acqua: posti avanti (migliori per le foto) 5 dollari. Il tempo è incerto, qualche goccia di pioggia, molto smog e 5.000.000 di motorini che sfrecciano, casco obbligatorio come dicono loro per chi ha cervello… chi non ha cervello può stare senza. Ci spiegano che i vietnamiti non sopportano i cinesi, ok americani, mentre i grandi investimenti sono effettuati dai giapponesi. Pomeriggio inoltrato siamo nelle vicinanze del ristorante 96, carino, e ceniamo discretamente spendendo circa 8 dollari a testa. Serata tra le luci del quartiere vecchio ed il suo incrocio che strabocca di traffico e di gente. I negozi chiudono alle 21 circa, ma Venerdì, Sabato e Domenica vi è un lungo mercato di ogni cosa, e nei pressi sono sempre presenti venditrici di frutta o cibi vari su banchetti improvvisati. Lo sguardo corre sul lago dove il ponticello che porta alla pagoda della montagna di giada è illuminato di rosso e la pagoda di giallo. Grande vitalità. La mattinata dell’ultimo giorno è dedicata alla visita della cattedrale di San Giuseppe, una piccola Notre-Dame, quindi ancora qualche acquisto nel frequentatissimo quartiere vecchio con tanti negozietti poi, dopo uno snack, andiamo al teatro delle marionette sull’acqua, presso il lago, 3-4 spettacoli al giorno di pomeriggio. Noi andiamo al primo (ore 15); lo spettacolo è carino con marionette (piccole) che vengono mosse in una grande vasca (il teatro è al coperto) riproducendo alcune scene. Abbiamo apprezzato molto la musica melodica del gruppo di musicisti che accompagna il tutto; dura una ventina di minuti ma che consigliamo. All’uscita ci siamo mescolati alla tanta gente sulle rive del lago, fotografando personaggi vari tra cui le tante venditrici col bilanciere di bambù: davvero un esempio di varia umanità che resterà dentro. Passaggio dall’hotel (comodissimo), ancora al Cai Mam, mangiamo spezzatino di maiale al cocco, involtini primavera e riso bianco accompagnato con bibita . Paghiamo 15 dollari in totale. Ci hanno consigliato di chiedere di evitare l’ajinomoto, che è un glutammato molto concentrato di sale che ha effetti pure assopenti, dannoso alla salute e che loro mettono spesso nelle zuppe. Poi andiamo in albergo a preparare le valige, l’indomani andremo ad Halong a vedere questa baia meravigliosa.

Partenza alle 8 ed arrivo alle 11,30 tra modesti panorami. Attesa di 20 minuti al piccolo terminal quindi dopo aver ricevuto varie informazioni ed aver preso possesso della camera molto carina con veranda sull’acqua ci cibiamo al discreto buffet con pietanze di pesce e spiedini di carne ed altre specialità vietnamite. L’agenzia ha già pagato, ci resta da saldare le bibite. Una birra locale costa 3 euro, una coca 2 euro. Muovendoci all’interno della barca e soprattutto sul ponte alto scattiamo foto, ma in mattinata e nel primo pomeriggio il cielo è piuttosto grigio, quindi alle 15 con i tender ci accompagnano ad un piccolo molo dove ad attenderci ci sono varie giunche condotte da pescatori in abiti caratteristici e veniamo portati in giro per un’ora tra le isole della baia e soprattutto a vedere le loro case colorate sull’acqua. Pescano vari tipi di pesce e coltivano perle: non se la passano male anche perché l’organizzazione paga per questa attrazione. E’ stato davvero interessante e scenografico mentre dalla barca principale la baia di Ha Long non ci ha fatto un effetto straordinario. Bella, ma mi aspettavo di più. Credo abbia inciso il cielo grigiastro; chissà se domani andrà meglio? Serata a tavola con 2 menù, uno di carne l’altro di pesce: ci raccomandiamo “please no spicy!” Il cibo è ottimo e quanta roba!

Il secondo giorno ad Ha Long è inesistente. Ci si può alzare prestissimo e fare colazione alle 7, vedere una caverna ed alle 10 rifare le valige, il lunch è diventato un brunch delle 10 ed alle 11 lasciamo la nave, troppo breve e con poca calma, ma i tempi turistici hanno le loro esigenze. Dopo aver visto bellissime immagini in internet ero quasi deluso da questa baia… Poi, la mattina seguente all’alba, rumori di aperture di porte scorrevoli, apro quella della nostra camera ed è davvero uno spettacolo, l’alba ad Ha Long bay… cancellare tante foto di ieri, salire sul ponte superiore e mentre la barca si insinua tra questi alti scogli (3.000 le isolette) si aprono scenari avvolgenti al sole, luce e controluce, decine di barche che s’incrociano, il tutto condito da rilassante musica che accompagnano gli esercizi del maestro di tai chi seguito da una decina di ospiti, immancabile il bicchierino del tè. Mea culpa, viva Halong bay.

Alle 7 piccola colazione con zuppa di noodle di riso e pezzetti di carne di manzo. Rinunciamo alla corsa per vedere la caverna e restiamo ancora 90 minuti ad ammirare l’ottava meraviglia della natura. Alle 9,30 valige fuori dalla cabina ed alle 10 brunch prima di ricondurci al terminal dove un’auto ci riporterà all’hotel di Hanoi. Considerando che tra andare e tornare ad Hanoi sono 7 ore, consigliamo di restare almeno 2 notti sulla barca ed avere tempo per godersi lo spettacolo con la dovuta calma.

L’ultimo giorno dedichiamo la mattinata al giretto d’addio al quartiere vecchio, quindi dopo uno snack ed in attesa dell’autista per l’aeroporto la “signora” approfitta in hotel di un massaggio Tailandese (ottimo) al costo di 18 dollari. Anche qui quasi nessuno fuma, ed una curiosità è che ci dicono che il logo più venduto (su magliette ed altro) è “Good morning Vietnam” crediamo riferito al celebre annuncio radiofonico del famoso film, ma i vietnamiti non ne conoscono la ragione e non hanno mai visto il film.

Ritorno regolare, contenti di aver fatto un mordi e fuggi in Myanmar ed aver visitato un’avvolgente città come Hanoi ed una bellezza come la Baia di Ha Long.

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