Myanmar, il paese del sorriso 2
Alcune informazioni da sapere prima di visitare questa terra: Il Myanmar (ex Birmania) è uno stato a regime militare, la dittatura impone regole che violano i diritti umani e la libertà di pensiero, la religione predominante è il Buddismo. E’ un paese molto povero dove la popolazione vive in condizioni disastrose mantenendo però una dignità ed una cordialità verso il prossimo che lascia a bocca aperta, bambini, ragazzi, adulti e anziani sono sempre pronti ad accoglierti con quello che sanno fare meglio: sorridere.
In questo paese è molto difficile, in alcune zone impossibile, comunicare con il resto del mondo, in quanto l’area non è coperta da nessun gestore di rete telefonica occidentale di conseguenza è inutile portare con se il cellulare, internet dove è disponibile è lentissimo e molti siti sono censurati dalla dittatura, anche chiamare da un telefono fisso è complicato e molto costoso (circa 7-10 USD al minuto).
Sconsiglio vivamente di visitare il paese nel periodo in cui l’ho fatto io cioè la stagione monsonica da maggio a ottobre in quanto è facile che per tutta la durata del viaggio ci sia come compagna la pioggia e alcune zone risultano spesso inagibili da raggiungere.
Ora vi racconto invece giorno per giorno tutto quello che mi è capitato durante quest’avventura: 17/09/2008 La partenza è da Roma Fiumicino con volo via Bangkok per Yangon, tutto in perfetto orario, la compagnia aerea è veramente ottima.
Il giorno seguente appena arrivato a Yangon ho conosciuto tutti i miei compagni di viaggio che partecipano come me al tour organizzato.
Yangon è la ex capitale e la città più grande del Myanamr. Per fortuna ci portano subito in hotel in quanto non vorrei giudicare la città con gli occhi di uno che sta sveglio da più di 24 ore e nel posto in cui si trova sono appena le 9 di mattina, così appena arrivato in hotel decido che è meglio chiudermi nella mia stanza a riposare fino al primo pomeriggio dove in programma c’è la visita alla Shwedagon Pagoda (il tempio più importante di Yangoon e di tutta la Birmania). Dopo il riposino arrivati sul posto abbiamo scoperto che la pagoda era chiusa causa manifestazione dei monaci che protestavano pacificamente intorno all’aerea della Pagoda contro la dittatura, torniamo in hotel dopo aver fatto un giro per la città e dopo cena subito a dormire.
Il giorno seguente è in programma lo spostamento al Lago Inle con un volo interno, un lago situato nel centro-nord del paese dalla bellezza straordinaria, un silenzio che ti trasmette un senso di serenità che ormai è diventato impossibile trovare in occidente. Qui abbiamo visitato alcuni villaggi dove vivono in palafitte sull’acqua le “persone del lago” dedite a vivere la loro vita in perfetta simbiosi con tutto quello che li circonda. Visitare il lago Inle è stata un esperienza irripetibile.
Il quarto giorno ancora in giro per il lago con quelle simpatiche barche lunghe e strettissime, abbiamo visitato un altro villaggio ed il tempio dedicato al Buddha. La sera trasferimento con volo interno a Mandalay.Che è la seconda città per importanza del paese.
Il quinto giorno è stato interamente dedicato alla visità di Mingun città raggiungibile con un’ora circa di barca da Mandalay. Qui è conservata la campana più grande del mondo.
Durante il viaggio dalla nostra guida ci giungono voci di manifestazioni con partecipazione sempre più numerosa a Yangon dove per la prima volta a protestare contro la dittatura si sono aggiunti oltre ai monaci anche alcuni civili, qui a Mandalay però oltre a piccole manifestazioni di monaci la situazione è molto più tranquilla e normale. Dopo la visità a Mingun e dopo aver fatto un giro per Mandalay torniamo in hotel.
Il sesto giorno era in programma la visita ad Amarapura purtroppo però cancellata a causa delle forti piogge che hanno reso impossibile il collegamento, quindi si decide di andare a visitare un monastero di Mandalay dove abbiamo potuto ammirare da vicino come vivono migliaia di monaci buddisti, anche questa un esperienza indimenticabile. La sera siamo partiti per Bagan con un volo interno.
Settimo giorno interamente dedicato alla visita di Bagan vecchia, la città fantasma, così chiamata per i suoi più di 2 mila templi abbandonati, un emozione indescrivibile ti offre la bellezza di questo posto dimenticato dal mondo, dove si respira un sensazione di misticità unica e dove il tempo sembra si sia fermato. Intanto tra un tempio ed un altro di nuovo la nostra guida ci tiene aggiornati sulla situazione a Yangon dove proseguono le proteste e le manifestazioni contro il regime. L’ottavo giorno è in programma la visita al Monte Popa un vulcano dove si gode di una vista spettacolare e dove sulla sua cima è posizionato un santuario raggiungibile salendo 777 scalini. Dopo pranzo rotta verso Yangon dove siamo accolti da un atmosfera calda, rivoluzionaria, completamente differente da quella che si respirava solo una settimana fa. Veniamo a sapere che in questi 7 giorni si sono svolte numerose manifestazioni di protesta pacifiche sempre più frequentate oltre che dai monaci buddisti anche dai civili e si vocifera che il governo stufo di queste proteste, come negli anni passati, stia cominciando a pensare di sedarle con la forza. Arriviamo in hotel per la cena e la nostra guida ci comunica che domani sarà organizzata la più grande delle manifestazioni fin qui svolte e se vogliamo visitare la Shwedagon Pagoda dobbiamo svegliarci molto presto la mattina. Nono giorno, 25/09/2008 sveglia all’alba e visita della sensazionale Shwedagon Pagoda, la più grande e rappresentativa del paese, interamente ricoperta d’oro alta circa 98 metri è il culto sacro dei buddisti birmani con le reliquie dei 4 Buddha conservate all’interno. Dopo la visita della Shwedagon Pagoda abbiamo girovagato per il centro della città dove si percepiva la sensazione che da li a poco sarebbe successo qualcosa di storico. Siamo tornarti in hotel per il pranzo e per preparare le valigie per il rientro a casa. Mentre attendevamo il pullman nella hall dell’hotel per il trasferimento all’aeroporto abbiamo sentito delle grida, subito ci siamo diretti verso l’esterno per vedere cosa stesse succedendo, era in atto la più grande manifestazione di protesta pacifica contro la dittatura mai avvenuta in Myanmar, migliaia di persone erano scese in piazza per difendere i loro diritti umani e protestare pacificamente contro questa dittatura che impone il suo ideale con la violenza e le armi. Tutto il traffico per la città è bloccato e solo con tanta fortuna siamo riusciti ad arrivare in tempo utile per prendere il volo di rientro.
Il giorno successivo il regime deciderà di intervenire con la forza per sedare le manifestazioni sparando sulla folla e perderà la vita un 1 fotografo giapponese. La mia prima sensazione appena vengo a conoscenza di queste tragiche notizie è rabbia e voglia di tornare in quello splendido paese a combattere con quella povera gente. Sono indescrivibilmente contento di aver visto con i miei occhi un pezzo di storia di questo sfortunato paese e spero che finalmente sia arrivato il momento per la democratizzazione e la libertà del Myanmar. In questo viaggio, o meglio, in questa esperienza di vita, ho imparato che ci sono ancora degli eroi disposti a morire per un ideale.