Myanmar fai da te: dove il tempo sembra essersi fermato

Viaggio in un paese ricco di storia dove la gente non conosce malvagità
Scritto da: Morak14
myanmar fai da te: dove il tempo sembra essersi fermato
Partenza il: 29/07/2017
Ritorno il: 27/08/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Abbiamo deciso di visitare il Myanmar consapevoli dei grandi cambiamenti del paese dall’apertura al turismo, ma dove fortunatamente si respirano ancora le forti tradizioni locali e religiose.

Agosto non è sicuramente il mese più indicato per via della forte presenza monsonica, ma se si ha un po’ di fortuna come noi ci si può ritrovare con il paese a propria disposizione e a prezzi notevolmente bassi.

Abbiamo prenotato con largo anticipo un volo Aeroflot su Bangkok (compagnia non al top) e uno interno AirAsia su Mandaly. La nostra idea era quella di poter visitare l’estremo Nord (Putao), ma purtroppo la situazione in Myanmar non è mai cambiata in tutti questi mesi e molte zone sono rimaste chiuse ai turisti costringendoci a cambiare qualche piano di viaggio. Mandalay è una città molto estesa nonché snodo importante del paese. Qui si spazia dai grandi centri commerciali ai numerosi e antichi stupa e monasteri. È infatti considerata la capitale culturale del Myanmar. In 2 giorni di Mototaxi siamo riusciti a vedere tutte le attrattive principali: dal Palazzo Reale al libro più grande del mondo, non facendoci mancare il famoso tramonto all’U-bein Bridge e le incantevoli Inka e Mingun.

Da qui abbiamo preso il lento treno che in 12 ore arriva ad Hsipaw passando sopra al famoso Goktek Viaduct.

A questa “velocità” ci siamo potuti godere al massimo i paesaggi, passando dalle colline alle risaie piene di coltivatori al lavoro. A Hsipaw abbiamo incontrato la nostra guida Aikethein Taw (lo si può contattare su Fb), un ragazzo dal cuore d’oro con tante storie da raccontare su questo paese ancora pieno di ribellioni. Con lui abbiamo avuto la possibilità di conoscere le splendide colline del Myanmar, anche se non siamo potuti passare per Namshan (il suo villaggio d’origine) perché chiuso dai militari.

Abbiamo dormito nei villaggi Padang, godendoci a pieno la vita quotidiana con queste persone. Qui ci si alza presto andando alle coltivazioni del Thè e la sera quando al rientro si lavora subito la foglia che viene prima bollita, poi sminuzzata con macchinari antichi ed infine essiccata e fatta fermentare per poi diventare la famosa e buonissima “Lahpet Thoke”: “insalata di thè” che viene servita a fine pasto come dessert con arachidi, fagioli ed aglio. Ci siamo goduti questi 3gg a pieno, mangiando solo cibo organico e scoprendo che qui le persone sono davvero speciali, credo le migliori che abbiamo mai incontrato in tutti i nostri viaggi. Siamo poi dovuti rientrare per 2 gg a Mandalay prima di andare a Keng Tung. Purtroppo anche la strada che collega Hsipaw a Keng Tung è chiusa agli stranieri e l’unico modo per raggiungerla è con un volo aereo che non c’è tutti i giorni. Ormai a Mandalay avevamo già visto tutte le attrattive principali quindi ci siamo dati da fare per organizzarci i giorni successivi.

Voliamo con la Myanmar Airline (compagnia sublime) e in poco più di mezz’ora arriviamo nello stato di Shan. Ad accoglierci stavolta c’è Yelwin Aung (anch’esso su FB) un ragazzo dalla profonda conoscenza del Paese. Ci ha saputo consigliare al meglio come comportarci nel villaggi raccontandoci ogni angolo di vita di questo remoto Stato. Purtroppo il Governo ha messo il divieto di permanenza nei villaggi, pertanto i trekking sono di A/R in giornata. Abbiamo alloggiato al Parami Motel, molto basic ma in posizione strategica, a pochi passi dal famoso Mercato Centrale, probabilmente il più bel mercato del Paese.

Sicuramente in Myanmar non mancano i monaci che sono ovunque, ma qui ce n’è una concentrazione elevatissima ed è bello ammirarli di prima mattina girovagare per il paese in fila indiana andando ad elemosinare il cibo nella loro ciotola di lacca. Con Aung ci siamo recati al mercato ogni mattina per acquistare biscotti, quaderni, penne, balsamo di tigre da donare poi alla gente dei villaggi. Camminando verso Wan Pin Aka, abbiamo incontrato le tribù “Ann” e d“Anka” nelle loro vesti tradizionali. Loro vivono in capanne di bambù. Il cibo non manca ed ogni volta che si fa visita a qualcuno ci viene offerto Thè, mais, noccioline. L’influenza del turista si percepisce, ma nonostante questo nessuno chiede soldi nemmeno per le foto. Qualcuno accenna alla vendita di manufatti, ed il semplice “no” viene accettato senza troppa insistenza.

Pan Leh e Nam Lin Mai sono villaggi molto autentici. Keng tung è favoloso, si respira aria di tranquillità ed il cibo è squisito. Una bella camminata tutta in salita per raggiungere Pan Pack. La vegetazione circostante è rigogliosa e la strada è tutta di terra rossa spesso franata. Gli stivali di gomma si sono rivelati indispensabili. Il villaggio dei Lahu Shi si trova in cima al monte in un paesaggio incredibile. Poco più avanti si arriva a Bar Khar. Al villaggio di Wan Pa le donne vestono ancora nei loro abiti rossi con un pesante cinturone di metallo in vita. Da soli visitiamo anche il villaggio Wan Sai, dove vivono le caratteristiche donne che fumano la pipa. È stata una pessima idea. La vicinanza alla città di questo villaggio ha comportato una vera e propria rovina persino per le guide che scoraggiano la visita. Questa tribù vuole solo soldi e se non si acquista qualcosa diventano aggressivi.

Atterriamo ad Heho con la Yangoon Airways. Un Taxi a tariffa fissa obbligatoria ci porta a Taunggyi, una città priva di interessi ma sulla strada più breve per raggiungere Kakku. Da qui altre 2 ore di taxi diretti a Loikaw dove non mancano Templi Buddisti e villaggi etnici. Senza nessuna guida visitiamo Pah Pae dove vivono le donne Kayan (giraffa), fiere di farsi fotografare.

Un bus mattiniero ci porta a Pekhon dove cerchiamo un’imbarcazione privata che ci porti all’Inle Lake. Abbiamo deciso di raggiungerlo in senso opposto per evitare il più possibile la massa turistica. Bellissimo navigare tra bassi canneti, orti e villaggi galleggianti fino a raggiungere l’incredibile Samkar.

Da qui abbiamo iniziato ad incontrare sempre più barche cariche di turisti, ma fortunatamente il lago è veramente grande per cui ci si disperde bene. Arriviamo alle rovine Inthein molte delle quali ricostruite dopo il terremoto e poche le originali anche se in parte crollate. Per concludere il nostro tour andiamo a caccia dei famosi pescatori del lago che riescono a remare con un piede mentre con le mani manovrano le nasse. Diciamo che la foto la si fa solo per qualche spicciolo e qui decade tutto. Arriviamo a Nyayaung U al tramonto inoltrato riuscendo a prendere un Bus notturno per Bagan. Arrivando alle 4 del mattino decidiamo di affittare subito un Ebike (risparmiando così di pagarci una notte) e andiamo a prenderci posto in vetta al Shwesandan Paya. È una notte bellissima con il cielo pieno di stelle. All’alba tutte le pagode che ci circondano iniziano a prendere forma e lo spettacolo è mozzafiato. In 2gg riusciamo a vedere tutta la maggior parte dei templi, scoprendone uno nostro “segreto” da dove ammirare splendidi tramonti in solitudine.

Bus notturno e in 10 ore raggiungiamo Yangoon, dove la pioggia qui non ha dato tregua. Con un volo KBZ arriviamo a Sittwe, dopodiché un minibus collettivo ci porta a Mrauk-U. Tutto intorno un verde incredibile. Ha appena terminato di piovere ed il cielo in lontananza è ancora scuro. Il tramonto che segue è impressionante. La bassa stagione ci permette di alloggiare al Mrauk-U Palace a soli $20 a notte. In questo antico sito archeologico siamo completamente soli e nel più significativo l’anziano custode ci ha fatto da guida, peccato parlasse solo Birmano. Ma è basta la sua dolcezza per riempirci il cuore di gioia. L’interno dei siti è sicuramente il loro punto di forza: le antiche raffigurazioni in rilievo sono impressionanti. Purtroppo non siamo riusciti a vederli tutti perché le piogge hanno allagato tutte le strade sterrate. E intanto ci godiamo un altro splendido tramonto dall’Haridaung Paya.

Il giorno seguente organizziamo con l’Hotel la visita ai villaggi Chin, dove vivono le ultime donne anziane dal volto tatuato. Navighiamo qualche ora su di una canoa a motore. Al primo villaggio molte si dimostrano schive, ma proseguendo ne incontriamo diverse disposte a raccontarci la loro storia. Sono bellissime.

Siamo agli sgoccioli. Un night bus ci porta a Thandwe in 15 lunghissime ore, e da qui raggiungiamo in poco tempo Ngapali. Ci tuffiamo subito tra le onde del caldo mare. La spiaggia è lunghissima e semideserta, peccato però che l’educazione ecologica non sia nella loro virtù.

Gli ultimi giorni li passeremo a Bangkok, che abbiamo raggiunto con un volo interno da Yangoon, dove ci rilasseremo a suon di massaggi prima di rientrare in Italia.

Il Myanmar è un Paese che non solo vale la pena visitare ma che deve essere vissuto. Vissuto da dentro le case, vissuto sulla strada, assaporando le loro specialità e parlando con la gente. Questo è un popolo generoso che non conosce la malvagità. Concordo quindi con quanto scritto dalla Lonely Planet a proposito della Birmania “…se qualcuno corre con i vostri soldi è solo perché vuole darveli indietro”.

Mora&Kuzzo – www.likeme.it

SPESE

Volo Aerflot Bologna/Bangkok a/r €730 a testa (con assicurazione viaggio)

Volo AirAsia Bangkok/Mandalay €80 a testa

Visto $ 50 a testa

$438 voli Mandaly/Kengtung – Kengtung/Heho in 2

$140 volo Yangoon/Bangkok in 2

€290 mangiare per 28gg in 2 (compresi 4 gg in thai)

€420 trasporti (bus/taxi/tuk tuk) in 2 (compresi 4gg in Thai)

€70 entrate attrattive in 2

€260 dormire in 2 (compreso Thai)

$120 guida per 3gg Hispaw in 2

$90 guida Kengtung per 3gg in 2

€25 villaggi Chin in 2

Viaggio da circa € 1800 a testa compreso gli extra.

Guarda la gallery
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Ann Tribe

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Anka Tribe

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Inka

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Donna Chin

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Lahu Shi Village

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Secret Temple in Bagan



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