Multiculturale, colorata e piena di persone gentilissime: la Malesia è la terra ‘a sorpresa’ da scoprire nel Sud-est asiatico

Scritto da: globetrotterBat
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multiculturale, colorata e piena di persone gentilissime: la malesia è la terra 'a sorpresa' da scoprire nel sud-est asiatico

Il nostro viaggio in Malesia è stato parte di un viaggio più grande che comprendeva anche Singapore e Thailandia, infatti siamo entrate nel paese via terra da Singapore e uscite via terra per la Thailandia.  Per le due settimane (dal 20/07/2024 al 04/08/2024) passate in Malesia la spesa è stata di 610€ totali, tra cui 140€ di pasti, 200€ di alloggi, 81€ di trasporti e 120€ di attrazioni. In generale la Malesia è un paese molto economico.

Inoltre la Malesia è un paese estremamente sicuro, noi (due ragazze) viaggiando da sole non ci siamo mai sentite minimamente preoccupate: l’atmosfera è estremamente tranquilla e le persone sono gentilissime, sempre pronte ad aiutare, e molte parlano anche un ottimo inglese. Per quanto riguarda l’organizzazione del viaggio su internet si trovano tantissime notizie e l’infrastruttura dei trasporti pubblici è abbastanza buona, quindi è un viaggio che potete benissimo organizzare da soli. A questo proposito alcune piattaforme che abbiamo usato molto durante il viaggio sono:

  • Klook, sito su cui prenotate esperienze e tour in diversi paesi del Sud-est Asiatico
  • Grab, l’equivalente di Uber in Malesia, utilizzata sia come taxi che per ordinare cibo
  • Host a Sister, gruppo Facebook che mette in contatto donne viaggiatrici e ci ha permesso di conoscere diverse donne malesi e comprendere meglio la cultura del paese
In evidenza

Diario di viaggio in Malesia

Giorno 1 – Gelang Patah

Avendo iniziato il nostro viaggio da Singapore, siamo entrate in Malesia via terra tramite il Tuas Checkpoint, che ci era stato consigliato in quanto più piccolo e meno affollato del più famoso Woodlands Checkpoint.

L’arrivo al confine è stato un po’ difficoltoso a causa di due nostre sviste: primo, l’autobus che dalla fermata dell’MRT porta al confine non accetta pagamento con carta. Dato che in tutto il resto a Singapore, comprese le altre forme di trasporto, il pagamento con carta è sempre disponibile noi avevamo esaurito i contanti la sera prima, e abbiamo dovuto tornare indietro di qualche stazione per trovare un ATM e prelevare i contanti necessari. Secondo, avendo letto che per l’ingresso in Malesia non avevamo bisogno del visto siamo arrivate al confine sprovviste di alcuni documenti da compilare online per il passaggio, il che ci ha fatto perdere altro tempo (a questo confine non c’è il wifi e non avevamo una sim locale, ma per fortuna un ufficiale ci ha compilato i documenti sul posto e siamo riuscite a passare). Per fortuna alla fine, a parte la perdita di tempo, è andato tutto bene, ma voi informatevi prima per non fare i nostri errori!

Dal confine abbiamo continuato la tratta in bus fino alla stazione dei bus di Gelang Patah dove abbiamo incontrato Zahra, una simpatica ragazza malese che si era offerta di passare la giornata con noi.

Abbiamo iniziato la nostra permanenza nel paese con una colazione tipica, il nostro primo pasto malese (se avete voglia di dolce a noi è piaciuto molto il roti canai col latte condensato), e poi abbiamo fatto una passeggiata nel parco naturale di Johor Bahru, circondate da un’enorme distesa di mangrovie, per arrivare al punto più a sud dell’Asia continentale, da cui si possono vedere tre paesi diversi: Malesia, Singapore e Indonesia.

Dopo il parco è iniziato il nostro viaggio verso Malacca: mentre dal finestrino osservavamo i bei paesaggi rurali malesi abbiamo chiacchierato tanto con Zahra, che ci ha raccontato un sacco di cose sulla vita e la cultura malesi. Sia qui che a Singapore è stata proprio una bella esperienza incontrare e parlare con persone del luogo: ci ha dato modo di scorgere dei lati di questi due paesi che forse non avremmo mai scoperto altrimenti, ed entrambe le ragazze erano molto simpatiche e gentili!

Arrivate a Malacca ci siamo fermate a visitare il giardino botanico, che più che un giardino sembrava una giungla (con tanto di scimmiette birichine), passeggiando sotto gli enormi alberi con Zahra e una sua amica e, dopo aver lottato per qualche ora con il traffico del sabato sera, abbiamo finito la giornata con una buona cena in uno dei tanti mercati serali della città.

Giorno 2 – Malacca

Dopo i ritmi serrati di Singapore oggi abbiamo deciso di concederci un po’ di riposo, così l’esplorazione di Malacca è iniziata verso l’ora di pranzo.

Per prima cosa siamo salite verso Kampung Morten, fermandoci ogni due per tre a visitare i vari templi, chiese e moschee che trovavamo lungo la strada. È molto bello vedere come le varie religioni riescano a convivere in armonia a così stretto contatto in questo paese.

Kampung Morten è un piccolo villaggio storico malese, famoso soprattutto per le vecchie case dai particolari tetti tipici “a livelli”. Una di queste case tipiche è Villa Sentosa, in cui ci è stato fatto un piccolo tour dal proprietario stesso, avendo così l’opportunità di vedere l’interno della casa e tutti gli antichi oggetti che venivano utilizzati nella vita comune dell’epoca.

Da Kampung Morten siamo tornate giù lungo il fiume, passando all’altra riva per visitare l’affascinante Piazza Rossa (dove abbiamo finalmente incontrato i famosi rikshaw in sitle Las Vegas!), il vecchio forte, e salire sul Bukit Melaka per un bel colpo d’occhio sulla città dalla chiesa di St. Paul.

La sera abbiamo deciso di fare la crociera sul fiume verso le 19 per goderci il tramonto. Ebbene, il tramonto non si è fatto vedere, ma almeno così abbiamo potuto osservare come la città si trasformava dal giorno alla notte, come si riempiva di musica e di luci. D’altronde Malacca non è the city of lights senza motivo!

Finita la crociera abbiamo chiuso la giornata in bellezza con un bel tour culinario del Jonker Night Market, godendoci l’atmosfera festiva del weekend.

Giorno 3 – Pulau Besar 

Stamattina abbiamo avuto il piacere di sperimentare la comodità di Grab per la prima volta: ci siamo svegliate presto e, nonostante i tempi stretti e il traffico mattutino, grazie all’abilità della nostra autista siamo riuscite per un pelo a prendere il traghetto per la misteriosa isola di Pulau Besar. Meta di pellegrinaggio dei musulmani più esoterici, Pulau Besar aveva un tempo grandi sogni di gloria (di diventare una meta turistica e balneare), andati tutti in frantumi prima ancora di prendere il volo: oggigiorno infatti sull’isola c’è solo una gran quantità di resort abbandonati. Abbiamo passato la mattina a esplorare l’isola tra spiaggette, vecchi campi da golf e paesini fantasma e poi nel pomeriggio siamo tornate sulla terraferma.

L’isola non è certamente una meta imperdibile, ma se avete un giorno di troppo da spendere a Malacca può essere una gita rilassante e un po’ misteriosa. Attenzione agli orari perché ci sono poche barche al giorno che fanno questa tratta.

Nel ritorno verso Malacca abbiamo fatto una sosta alla bella moschea galleggiante e una pausa pranzo, e poi siamo tornate in albergo per una meritata siesta, mentre la sera abbiamo salutato Malacca con un’ultima passeggiata nei colorati dintorni di Jonker Street: ebbene, questo primo impatto con la Malesia ci è piaciuto, non vediamo l’ora di vedere cos’altro ha da offrire questo paese.

Giorno 4 – Kuala Lumpur

Dopo Malacca oggi è il turno di Kuala Lumpur. In due orette di bus siamo arrivate nella grande capitale, e abbiamo deciso di dirigerci subito a Brickfields aspettando l’ora del check-in. Come al solito questo piccolo pezzo di India ci ha regalato tanti colori, odori, e cibo troppo piccante!

Dopo pranzo ci siamo avviate verso la Lucentia Residences, il complesso di appartamenti in cui soggiorneremo per i prossimi tre giorni, per fare il check-in. Il che si è rivelato più difficile del previsto! Dopo quindici minuti e troppe chiamate senza risposta finalmente è arrivato qualcuno a farci entrare, e devo dire che l’attesa é valsa la pena: il condominio è bellissimo, lussuosissimo, ci sentivamo addirittura fuori luogo. Appena posati i bagagli la prima cosa che abbiamo fatto è stato correre da LEI, l’oggetto dei miei sogni di gloria, la infinity pool sul tetto con vista mozzafiato sui grattacieli di Kuala Lumpur. Ed era straordinaria come me l’ero immaginata.

Nel pomeriggio abbiamo fatto un giretto a Bukit Bintang, il distretto commerciale di KL: ci hanno accolto un sacco di bar (la cosa ci ha stupite molto, essendo la Malesia un paese prevalentemente musulmano), negozi di lusso e il famoso mercato di Jalan Alor, pieno di frutta colorata e molto invitante.

Tornate a casa abbiamo avuto un attimo di gloria nella stupenda piscina (alle dieci sono venuti a cacciarci per chiuderla) e poi ci siamo addormentate davanti alla meravigliosa vista della skyline alla finestra. Se avete l’opportunità di soggiornare in uno di questi grattacieli con vista ve lo consiglio assolutamente: non costano neanche tanto (noi abbiamo pagato circa 25 euro a testa a notte) e valgono assolutamente la pena.

Giorno 5 – Kuala Lumpur

È arrivato il momento di visitare l’attrazione forse più iconica della Malesia: le famose Batu Caves. Una volta arrivate abbiamo tirato un sospiro nel vedere che non c’erano troppi turisti. In cambio siamo state accolte da un’orda di piccioni! Fatte le foto di rito siamo salite fino in cima per visitare le grotte, abbiamo esplorato i templi circostanti, siamo state benedette da un santone induista (ovviamente a pagamento) e osservato le dolcissime (e molto aggressive) scimmiette. Devo ammettere che in effetti queste Batu Caves sono un po’ sopravvalutate, ma hanno comunque il loro fascino: è stato bello vedere i famosissimi scalini arcobaleno (non altrettanto bello è stato salirli!), e i templi dentro la grotta hanno un loro perché.

Dopo una lunga attesa (rimpiango i trasporti di Singapore) abbiamo preso il treno per tornare in centro. Abbiamo visitato la bella Merdeka Square, dove per la prima volta la bandiera Malese ha rimpiazzato quella inglese nel 1957, e poi il colorato murales The River of Life.

Abbiamo speso il resto del pomeriggio dando sfogo alla nostra creatività in un workshop di batik, dove abbiamo imparato come usare la cera e le tinte per creare i nostri capolavori su tessuto. È stato molto divertente, attività consigliata se volete un pomeriggio di relax e al tempo stesso imparare una tecnica molto amata e tipica del paese. Noi l’abbiamo fatto alla Jadi Batek Gallery e ci siamo trovate bene.

Abbiamo finito la giornata rilassandoci ai piedi delle famosissime Petronas Towers, godendoci un colorato spettacolo di luci e acqua con in mano il cendol, uno stranissimo dolce tipico a base di ghiaccio, mais e fagioli!

Giorno 6 – Kuala Lumpur

L’ultimo giorno a Kuala Lumpur l’abbiamo preso all’insegna del relax. La mattina ci siamo svegliate con calma per dirigerci a China Town, fermandoci per strada a vedere il Berjaya Times Square, enorme centro commerciale che avevamo dietro casa dentro al quale è presente perfino un parco divertimenti! I centri commerciali sono ancora estremamente popolari qui e vale la pena entrarci per dare un’occhiata all’ambiente.

Arrivate a destinazione la prima cosa che abbiamo visto è stato la Chan She Shu Yuen Ancestral Hall, progettata alla fine dell’800 per accogliere e riunire tutti i Chan cinesi immigrati in Malesia. Abbiamo visitato i templi cinesi e indiani di dovere, siamo entrate nel centro culturale REXKL, ci siamo date allo shopping tra Petaling Jaya, il Central Market e Bukit Bingtang e siamo tornate a prendere le nostre creazioni batik.

Poi finalmente è arrivato il momento che aspettavamo da giorni: quello di goderci finalmente appieno la meravigliosa piscina sul tetto! Abbiamo passato lì il resto della giornata, tra acqua e sdraio, godendoci la spettacolare vista finché non ci hanno cacciate alle 22. Siamo andate a dormire salutando per l’ultima volta la skyline notturna dalla nostra enorme finestra: quanto ci mancherà questo appartamento!

Giorno 7 – Kuala Selangor

Stamattina ci siamo svegliate presto per andare a prendere il misterioso bus numero 100, che secondo le leggende (Google) dovrebbe passare ogni mezz’ora e portarci in due orette da Kuala Lumpur a Kuala Selangor.

Ebbene, noi siamo arrivate in stazione alle 8, ma alla fine abbiamo scoperto che in realtà sarebbe passato appena alle 11.45, troppo tardi per farci arrivare in tempo per il nostro primo tour del giorno. Così, senza altre alternative, ci è toccato prendere un Grab per fare un’ora e mezza di strada. Il prezzo non era male vista la distanza, ma di certo non paragonabile a quello di un bus pubblico!

Arrivate a Kuala Selangor abbiamo lasciato gli zaini in hotel e ci siamo dirette verso il molo indicato per il nostro tour, visitando i vicini templi cinesie fermandoci a perdere un po’ di tempo in un ristorante. Poi finalmente siamo partiti per il primo della nostra serie di tour del giorno: grazie a un movimentato viaggio in motoscafo siamo arrivati al cosiddetto Sky Mirror, un isolotto di sabbia in mezzo al mare che appare solo quando c’è la bassa marea. Anche se l’effetto a specchio delle foto è frutto di un elaborato studio (l’isola era piena di guide che preparavano il loro set fotografico con cartoni, ombrelli e pozze d’acqua) il posto ci è piaciuto tantissimo anche al naturale: la sabbia era piena (ma veramente piena piena) di paguri e granchi molto carini e guardandosi intorno sembrava di vedere le persone camminare sull’acqua, era una scena molto affascinante. Una volta tornati sulla terraferma siamo tornate all’albergo per fare il check in e un tuffo in piscina prima di riprendere con la nostra serie di tour.

La sera infatti ce ne aspettavano tre. Il primo era l’Eagle Feeding tour, in cui abbiamo potuto vedere un sacco di aquile da vicino (interessante ma un po’ deludente).

Il secondo tour ci è piaciuto tanto: navigando lungo il fiume dopo il tramonto siamo arrivati in una zona dove c’erano tantissime lucciole, e vederle brillare tra gli arbusti è stato molto bello. Le lucciole si avvicinavano perfino a noi ed entravano nella barca, così abbiamo potuto prenderle in mano ed esprimere un desiderio.

Una volta lasciate le lucciole siamo andati nella direzione opposta, verso il mare, per vedere i plankton luminescenti che coloravano l’acqua di blu: e in effetti si vedevano! L’acqua spostata dalla barca che correva era super azzurra e luminosa, e quando ci sono stati dati dei retini abbiamo potuto smuovere l’acqua anche noi per vederla brillare di blu! Anche quest’ultimo tour è stato molto carino.

Kuala Selangor è una meta meno visitata da chi ha i giorni contati in Malesia, anche perchè non è così facile arrivarci, ma è stata una delle mie esperienze preferite del viaggio, quindi se avete tempo per una deviazione ve la consiglio.

Giorno 8 – Kuala Tahan

Piene di buone speranze, stamattina abbiamo deciso di dare una seconda possibilità al bus 100, ma anche questa volta le nostre aspettative sono state tristemente schiacciate. Per fortuna un signore alla stazione ci ha consigliato di prendere un bus per una città a metà strada, e poi da lì prendere il treno per Kuala Lumpur.

Così dopo esserci armate di due roti col curry a una bancarella per colazione siamo salite sul bus e siamo arrivate a Klang. Poi ci siamo dirette alla stazione, solo per scoprire che il treno (lentissimo) sarebbe arrivato troppo tardi per portarci in tempo a KL, quindi abbiamo dovuto rinunciare. Ed ecco che ancora una volta arriva a salvare il giorno Grab, che ci ha portate fino alla nostra destinazione, fortunatamente per meno soldi di ieri!

Arrivate alla TBS di Kuala Lumpur andiamo subito a fare i biglietti per il bus… solo per scoprire che era sold out! Quello successivo partiva alle 18 e sarebbe arrivato a destinazione a notte fonda, quindi nulla da fare. Per fortuna ci sono bus per Jerantut che partono anche da un’altra stazione, quindi in tutta fretta abbiamo prenotato online due posti e siamo corse con un altro treno alla stazione giusta.

Tre ore (più una di ritardo) dopo eccoci arrivate a Jerantut, dove siamo subito state assalite da un’orda di tassisti che volevano portarci a Kuala Tahan. Finora la Malesia era stata sempre molto tranquilla e le persone gentilissime, ma abbiamo poi scoperto che Kuala Tahan è una meta molto turistica e purtroppo il risultato è questa cultura dell’“assalire i turisti”.  Dato che non avevamo un piano preciso e gli autobus pubblici sembravano inesistenti alla fine abbiamo preso un taxi, disperate per tutti i soldi spesi.

Kuala Tahan era estremamente diversa da come me l’ero immaginata: solo un ammasso di guest house e brulicante di tutti i turisti che non avevamo incontrato nel resto del paese. A primo impatto non ci è piaciuta per niente!

Giorno 9 – Taman Negara

Il motivo del nostro pernottamento a Kuala Tahan era il trekking di due giorni nel parco nazionale Taman Negara. Appena raggiunta la nostra agenzia (avevamo prenotato il tour online dall’Italia) ci è preso un colpo a vedere la marea di gente radunata, ma per fortuna la maggior parte di loro avevano prenotato altre modalità di tour.

Dopo aver mollato tutto il non necessario all’agenzia e caricato cibo, acqua e sacco a pelo nei nostri zaini siamo partiti per la foresta: con una barchetta abbiamo attraversato il fiume che ci separava dall’entrata del parco e, dopo aver ottenuto il permesso per entrare, ci siamo divisi in tre barchette e siamo partiti.

Il viaggio di due ore sul fiume è stato bellissimo, estremamente rilassante con attorno solo lo scorrere dell’acqua e i rumori della foresta: solo questo valeva lo stress che abbiamo passato per arrivare fin qua!

Una volta smontanti però è arrivata la vera avventura: quattro ore di trekking nella foresta pluviale più antica del mondo, zaini pesantissimi in spalla e interminabili fiumiciattoli, tronchi caduti e liane cadenti a sbarrarci la strada. Con 33 gradi e il 90% di umidità abbiamo provato livelli di sudore mai raggiunti prima, ma è stato bellissimo! La natura incontaminata, i suoni degli animali, la fatica, le chiacchiere con gli altri partecipanti… insomma, proprio un’esperienza fantastica!

Verso le 17 siamo arrivati alla famosa grotta che ci avrebbe fatto da riparo per la notte, stanchi ma soddisfatti, e abbiamo lasciato gli zaini prima di tornare fuori a raccogliere legna per il fuoco. Poi abbiamo potuto finalmente rilassarci un po’.

Dopo la cena ci siamo dati da fare per accendere il falò che ci terrà al sicuro dagli animali questa notte, abbiamo esplorato un po’ la grotta (brulicante di insettini, pipistrelli e rospi giganti, sarà difficile prender sonno stanotte!) e poi siamo andati tutti a (cercare di) dormire.

Giorno 10 – Taman Negara

Pavimento: durissimo. Scarafaggi tra i capelli: sembrerebbe di no. Cacca di pipistrello: vicino ma non addosso. Ossa: molto doloranti. Ore dormite: circa tre.

Insomma siamo sopravvissute, ed è questo che conta. E ritrovarsi la notte nel buio più assoluto cullata dai rumori degli animali e l’eco della grotta é stata un’esperienza molto mistica! Direi che è un’esperienza da fare una volta nella vita, se siete abbastanza in forma e molto poco schizzinosi ve la consiglio, ma non so se rifarò qualcosa di simile molto presto!

Lasciato il nostro bell’hotel a 5 stelle anche oggi ci aspettava una bella passeggiata. Per fortuna gli zaini si erano alleggeriti molto nel frattempo, quindi le quattro ore di cammino sono volate. E anche se eravamo sempre più stanche è stato davvero bello camminare tra le mille foglie verdi, blu, rosse, viola…

Quando finalmente siamo giunti in riva al fiume è stata una grande festa, tutti a gridare di gioia, mollare gli zaini a terra e correre a bagnarsi con la pompa d’acqua per lavar via un po’ della puzza di sudore e pipistrello. Abbiamo pranzato in fretta e poi siamo andati a vedere un vicino villaggio della tribù degli Orang Asli. Come al solito quest’ultima attività mi ha messo parecchio in imbarazzo: se da una parte sono antropologicamente affascinata da queste tribù che vivono ancora così lontani dalla modernità e dalla loro vita così diversa dalla nostra, dall’altra mi sembra di trattarli come animali da circo quando andiamo a fare i turisti nei loro villaggi.

Per fortuna presto sono arrivate le barche, e in venti minuti di rapide ci hanno portato alla Canopy Walkway, cioè una serie di ponti sospesi a 45 metri d’altezza sulla foresta. Attività molto carina ma faceva un po’ paura, decisamente non adatta per chi soffre di vertigini!

Una volta tornati a Kuala Tahan abbiamo salutato i nostri compagni di sventure, ci siamo cambiate nella speranza di essere un po’ meno disgustose (obiettivo raggiunto solo parzialmente), abbiamo fatto una merenda rifocillante e ci siamo piazzate ad aspettare il minivan per Jerantut.

Dopo un dolcissimo incontro con la doccia dell’albergo e una corsa contro il tempo per lavare tutti i vestiti dal lerciume della foresta abbiamo finito la serata al Jipsy Garden, ristorante molto carino dove, accolte dal simpatico e molto allegro proprietario, abbiamo preso parte ad un compleanno e addirittura assistito ad un parto di gattini! Insomma, non si può dire che questa giornata non sia stata movimentata.

Giorno 11 – Ipoh

Oggi è stata un’altra giornata di spostamento: la mattina siamo tornate da Jerantut a Kuala Lumpur, e da lì dritte verso Ipoh.

Dopo una piccola siesta in albergo siamo uscite a esplorare la città. Seguendo l’Ipoh Heritage Trail trovato online abbiamo fatto una passeggiata toccando tutti gli edifici storici della città vecchia, per lo più (ma non solo) palazzi coloniali del ‘900. Dopo le tappe precedenti, sempre piene di gente e di vita, Ipoh ci ha fatto un po’ impressione perché ci è sembrata troppo silenziosa, c’era pochissima gente per strada! Comunque la città vecchia ci è sembrata molto carina e a tratti, con tutti quei bianchi edifici coloniali, non sembrava neanche di esser più in Malesia.

La sera abbiamo cenato in un vicolo molto carino, in cui poi siamo rimaste per un bel po’, bloccate dalla pioggia torrenziale. Mi sa che man mano che saliamo più a nord la quantità di pioggia continuerà ad aumentare: le gioie di visitare il sud-est asiatico a luglio!

Giorno 12 – Ipoh

La giornata di oggi è stata dedicata ai famosi cave temples di Ipoh.

La nostra esplorazione è partita da Sam Poh Tong, che ci ha subito affascinate con il suo bellissimo laghetto davanti all’entrata. Il tempio all’interno non era niente di che, ma una volta arrivate dall’altro lato della grotta siamo uscite in un bel giardinetto nascosto, accolte dall’affascinante vista di un secondo tempio abbarbicato sulla roccia. Nel giardino c’erano anche le tartarughe, a cui ovviamente abbiamo dato da mangiare una vaschetta di pomodori (non sia mai che gli dei si arrabbino con noi!).

Accanto a Sam Poh Tong c’era anche Nam Thean Tong, che ci ha divertite molto perché sembrava quasi un parco giochi: i sacri leoni con gli occhi illuminati di rosso, le mucche-unicorno verdi, la scimmia Goku con la sua pesca dell’immortalità e perfino i giochi per bambini all’interno. In questi templi cinesi si può trovare davvero di tutto!

Prima di continuare con il tour dei templi abbiamo fatto una piccola pausa-natura a Tasik Cermin, parco naturale famoso per il suo Mirror Lake. Immagino si chiami così perché dovrebbe riflettere il bel paesaggio circostante, ma sinceramente ci è sembrato soltanto una grande pozza verde: carino, ma non valeva la pena pagare l’ingresso.

Dopo il pranzo è arrivato il momento del terzo tempio, Kek Lok Tong: anche qui molto bello il giardino magico oltre la grotta, così come tutte le statue e i dipinti.

L’ultimo tempio, più distante dagli altri, è stato Perak Tong, il più bello internamente grazie alla bellissima grotta in cui è costruito, piena di stalattiti e stalagmiti molto sceniche, e agli immancabili dipinti sulla roccia. Lo abbiamo apprezzato molto, anche se non siamo riuscite a salire in cima alla collina per godere della vista panoramica sulla città (a nostra insaputa la scalinata chiudeva un’ora prima del tempio, che già chiudeva super presto! Fate attenzione agli orari perchè in Malesia le cose chiudono spesso presto).

Siamo ritornate in centro con il bus, e lì abbiamo fatto un’ultima passeggiata per scoprire qualche nuovo posticino carino, tra cui una particolare libreria collocata in una vecchia banca e dei graffiti inediti.

Devo dire che Ipoh mi è piaciuta molto, e mi ha dato l’aria di una città estremamente tranquilla. Pochi turisti, pochi posti aperti, insomma siamo riuscite a goderci un po’ di calma.

Giorno 13 – George Town

Autobus per Butterworth, traghetto per George Town, venti interminabili minuti a piedi sotto il sole di mezzogiorno ed eccoci arrivate alla nostra sistemazione per i prossimi tre giorni: il ragazzo che ci ha accolte all’hotel Aayu Muntri è stato molto simpatico, anche se la nostra cella (nove metri quadri e neanche una finestra) lascia un po’ a desiderare.

Lasciati i bagagli siamo subito ripartite alla scoperta della famosa George Town seguendo un Walking Tour trovato su internet. Siamo partite dalla celebre Blue Mansion, che però abbiamo visto solo da fuori (senza pagare il biglietto non ti fanno neanche andare oltre le mura), per poi passare alla bianchissima Chiesa di San Giorgio, il deludente Leong San Tong Khoo Kongsi e gli interessanti Clan Jetties, entrambi dei “quartieri” (i jetties formati da innumerevoli palafitte in riva al mare) nati dall’assembramento di migranti cinesi appartententi agli stessi clan, e innumerevoli murales interessanti.

Sarà che al momento siamo un po’ stanche, sarà che ormai i templi cinesi mi escono dalle orecchie, ma George Town mi è sembrata un po’ sopravvalutata, mi sembra tutto già visto e solo più costoso. Tutto molto carino, assolutamente, ma devo ammettere che sono contenta di cambiare aria (e stile di templi) tra qualche giorno quando andremo in Thailandia!

Giorno 14 – Penang

La giornata di oggi è iniziata con un lungo pellegrinaggio in bus per una meta che ci era stata caldamente consigliata dai nostri genitori: il tempio dei serpenti, che si è rivelata una terribile delusione! Ci aspettavamo di dover fare lo slalom tra i serpenti e invece c’erano tre vermicelli in croce appollaiati sugli alberi, una tristezza. È evidente che le cose sono cambiate un bel po’ da quando loro ci sono stati negli anni ’80! Insomma, è stata una mattinata persa, ma almeno ci siamo rilassate sui bus e abbiamo finalmente ritrovato il roti canai al latte condensato!

Una volta tornate in centro siamo passate un attimo alla posta a spedire delle cartoline (esperienza meravigliosamente veloce, altro che Poste Italiane!) e poi abbiamo visitato un’interessante mostra d’arte contemporanea nella Galeri Kazhanah, che avevamo adocchiato ieri camminando verso l’hotel.

Poi siamo partite per un’altra ora di autobus, stavolta nel versante opposto dell’isola, per andare a vedere il Teddyville Museum: un museo tutto dedicato agli orsacchiotti di peluche! Oltre a un’esibizione con degli orsacchiotti storici, nel museo c’erano tante scene, sempre composte dai dolcissimi peluche, che dipingevano scene del passato e del presente di Penang, così abbiamo potuto imparare tanto anche della cultura e della storia di quest’isola. Avevamo paura che il museo fosse solo per bambini, ma alla fine ci è piaciuto parecchio!

Sulla strada del ritorno ci siamo fermate a vedere un’altra affascinante moschea galleggiante, fermandoci a riposare sulla vicina spiaggia, per poi proseguire verso casa. Prima di buttarci a letto però siamo andate a finire il tour del centro storico che avevamo iniziato ieri: la bella caserma dei pompieri con i suoi murales educativi, la verde Pinang Peranakan Mansion, il Fort Cornwallis in riva al mare (da cui, abbiamo scoperto a Teddyville, non è mai stato sparato un colpo di cannone) e il municipio.

Giorno 15 – Penang

Oggi è il nostro ultimo giorno in Malesia, e l’abbiamo iniziato con un faticosissimo trekking fino in cima alla Penang Hill, collina poco lontana da George Town che domina su tutta l’isola. Ed eccoci ancora una volta a sudare come matte!

Il percorso però è stato molto bello, immerso nel verde degli alberi e dei bambù, e con ottimi scorci sulla città sottostante. E in cima ci aspettavano una miriade di fiori e piante interessanti e una vista a trecentosessanta gradi sull’isola sotto di noi! Purtroppo non si vedeva benissimo a causa dell’aria inquinata, ma era comunque molto bello come panorama.

Dopo aver passeggiato un po’ sulla cima siamo tornate giù con la funivia, e poi ci siamo spostate al Kek Lok Si Temple. Nonostante i troppi templi visti recentemente questo mi è piaciuto parecchio: enorme, con tante diverse sale interessanti e la grande statua di Guanyin in cima, faceva la sua onesta figura! Questo tempio infatti è dedicato alla Dea della Misericordia, ed è meta di pellegrinaggio per i buddisti di tutti il Sud-est Asiatico.

Nel pomeriggio ci siamo spostate al Hin Bus Depot, un centro artistico e culturale fondato in un vecchio deposito dei bus dallo stesso artista che ha dipinto i primi murales a Penang. Tra le due mostre d’arte, il mercatino di artigianato e quello dell’usato e l’evento di plant swap in corso, il centro aveva un’aria un alternativa e creativa che mi è piaciuta tantissimo!

Giorno 16 – Padang Besar

Stamattina siamo partite presto dall’albergo per assicurarci di non perdere il nostro treno per Bangkok: abbiamo preso il traghetto per la terraferma e poi un treno fino a Padang Besar, città sul confine da cui partono i treni per la Thailandia. Siamo uscite un’oretta dalla stazione per un ultimo pranzo malese e poi siamo tornate dentro ad aspettare, un po’ in ansia perché non capivamo bene dove dovevamo andare ma fiduciose che tutto sarebbe diventato chiaro al momento giusto!

Finalmente mezz’ora prima della partenza hanno aperto i cancelli e ci siamo tutti fiondati alla frontiera: infatti qui a Padang Besar il confine si trova dentro alla stazione, da due binari partono i treni per la Malesia e dagli altri due quelli per la Thailandia.

Sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto, ma al controllo malese è sorto un enorme problema. Sembra che qualcuno al confine di Johor Bahru meriterebbe un bel licenziamento, perché Carol non ha il timbro d’entrata nel passaporto! In pratica è stata venti giorni in Malesia illegalmente, e senza timbro d’entrata non volevano farla uscire!

Per fortuna alla fine ci hanno solo mandate in un altro ufficio e, forse grazie al fatto che almeno io il timbro lo avevo, ci hanno lasciate passare. Che sospiro di sollievo abbiamo tirato! E così siamo salite sul treno: vecchiotto, un po’ puzzolente, ma a noi piace viaggiare così! Ci aspetta un lungo viaggio (d’altronde perché prendere un volo di un’ora e mezza quando per lo stesso prezzo puoi farti diciotto ore di treno?), e domani mattina ci risveglieremo a Bangkok per incontrarci con gli amici e iniziare la seconda parte del viaggio.

La Malesia ci è piaciuta molto: un paese multiculturale, colorato, pieno di persone gentilissime. Dovremo sicuramente tornare, perché ci restano ancora tante cose da vedere!

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