mozambico un viaggio in solitaria
La nostra avventura inizia il 3 agosto, partiamo da Milano Linate, facciamo scalo a Londra e poi Johannesburg, atterriamo finalmente a Maputo nel primo pomeriggio del 4 Agosto. Dopo aver cambiato un po’ di euro in valuta locale, il metical (1€=35MT) prendiamo un taxi per recarci vicino al centro nella guesthouse prenotata dall’Italia, Mozaika, il tragitto ci costa 350mt. Ci sistemiamo in camera ed usciamo per fare un giro a piedi e perlustrare il quartiere, compriamo della frutta che mangeremo per cena.
05 Agosto Paghiamo la notte al Mozaika (2250mt) e prendiamo un taxi per l’aeroporto, ci aspetta il volo interno per Pemba . Una volta atterrati ci troviamo stipati in una sala affollata e caldissima dove aspettiamo i bagagli, il tutto sorvegliati da numerose guardie armate. All’uscita cerchiamo un taxi che ci porti al Russell’s Camp un posto tranquillo e isolato, facile da trovare seguendo la lunga strada che costeggia la spiaggia di Wimbi. C’è un’area per fare campeggio e alcuni bungalow con bagno un bar con un buon ristorante all’aperto sotto una bella tettoia di paglia e legno scolpito, dove, unica cosa negativa, è posizionato un grande televisore che trasmette musica non stop a tutto volume guastando l’atmosfera rilassante del campeggio. La spiaggia è dal lato opposto della strada, in questa zona è più selvaggia, ma camminando un paio di chilometri si arriva alla Praia de Wimbi dove il panorama è incantevole, il mare dai toni del verde e del blu, spiaggia bianca e soffice e palme da cocco.
Incontriamo lungo questa strada una coppia di italiani con un bimbo di colore, e alla sera al nostro ritorno al Russel’s li troviamo nella capanna a fianco alla nostra, decidiamo di cenare insieme per conoscerli meglio e scoprire il loro itinerario di viaggio, mangiamo gamberi e aragosta (750mt).
06 Agosto Dopo aver fatto colazione facciamo la conoscenza di Russell, gli spieghiamo che domani mattina vorremmo prendere l’autobus per Nampula e che avremmo bisogno di un taxi. Lui gentilmente ci dice che per il taxi non ci sono problemi che ne hanno uno di fiducia, e ci offre un passaggio per andare in centro a vedere dove si trova la stazione degli autobus, il cuoco sta per partire per fare rifornimenti per la cena, e sull’auto c’è spazio anche per noi. Durante il percorso il cuoco che ha un forte accento sudafricano, ci parla delle sue esperienze lavorative all’estero, ha girato mezzo mondo con il suo lavoro, e approfittando che sono italiana, mi chiede la ricetta per il sugo alla bolognese. Ci mostra la fermata dell’autobus Mecula e ci da indicazioni sul centro, lo salutiamo e proseguiamo a piedi. Fa veramente caldo, passeggiando giungiamo ad un punto panoramico dove si vede la baia, c’è il porto e poco più avanti vediamo un insieme di baracche di legno, tra le viuzze vi sono polli e caprette, vedo anche un artigiano che aggiusta delle piccole barche di legno, probabilmente qui vivono i pescatori locali. Ci incamminiamo per tornare in dietro, facciamo un veloce spuntino e proseguiamo a piedi fiancheggiando colorati mercati di frutta e verdura, ciabatte e tessuti. In strada vediamo passare furgoncini gremiti di persone, siamo incuriositi e ci fermiamo anche noi ad una di queste fermate lungo la strada. Ecco arriva un chapas, chiediamo per la spiaggia di Wimbi e…È superaffollato, veniamo spinti a forza dentro dal ragazzo che chiama le fermate e che riceve i soldi del biglietto, siamo letteralmente incastrati tra la gente, braccia contro braccia e gambe incollate a quelle di un passeggero seduto davanti a me, molti ci guardano incuriositi, ed ecco altre fermate, gente che sale e che viene compressa nel corridoio contro gli altri passeggeri. Divertente per noi, ma se penso che per loro è così tutti i giorni, senza dimenticare che ora qui è inverno e che le temperature non sono torride come d’estate! Ci fermiamo un paio d’ore in spiaggia per rilassarci, ma richiamiamo l’attenzione di numerosi bambini che vogliono venderci collanine e biscotti…Sconsolati torniamo al campeggio.
07 Agosto La nostra sveglia suona alle 3 e alle 3.15 il nostro taxi arriva puntualissimo. E’ ancora buio, per strada non c’è anima viva, arrivati alla stazione degli autobus ci chiede 300mt, io ne ho 400 e lui sfortunatamente non ha il resto…Gli lasciamo tutto e ci dirigiamo nel piazzale dove ci sono già alcune persone cariche di borse che aspettano. Continua ad arrivare gente, tutti ci guardano e commentano la nostra presenza, probabilmente non hanno mai visto turisti salire su un autobus. Finalmente alle 4.30 apre la biglietteria, mi dirigo per acquistare i biglietti e mi trovo davanti ad una casetta dove da una finestrella con tanto di sbarre una ragazza prepara i biglietti, esaminando con cura le banconote che riceve da chi da sotto urla la fermata desiderata, non c’è la fila ma tutta la gente è ammassata contro il muro schiacciando quelli davanti. Alle 5 gli autobus allineati nel piazzale si mettono in moto e continuano ad accelerare alzando un denso fumo nero, sul finestrino c’è esposto un cartello con la destinazione finale e la gente comincia a raggrupparsi davanti ad ognuno di essi. Paghiamo 230mt a testa più 50 per mettere le borse nel portabagagli sotto dell’autobus, cerchiamo anche di discutere con la donna addetta al carico dei bagagli spiegandole che nessun’altro aveva pagato per questo, ma dopo vari tentativi ci arrendiamo. Saliamo, l’autobus parte, tutti i passeggeri sono seduti composti ai loro posti, dopo pochi metri siamo già fermi a fare salire altra gente e ci accorgiamo che le fermate sono abbastanza ravvicinate. Attraversiamo una zona periferica dove ci sono tante baracche di legno dai tetti di paglia, tanti venditori si stringono attorno all’autobus facendo sventolare con bastoncini di legno le loro merci, frutta, verdura, pane, biscotti e bibite, nel frattempo continua a salire gente e sistemare oggetti e borse sotto i sedili e nel corridoio.
Siamo in campagna ed il cielo comincia a schiarirsi, dai finestrini vediamo spuntare da una fitta nebbia bassa le cime di numerosi baobab. Il paesaggio è incantevole e magico. Intanto le fermate si susseguono, la gente sale e scende ad ogni villaggio, vengono caricate anche galline vive nel portabagagli e tantissima gente acquista dai finestrini la frutta ed anche il pollo fritto, è tutto un mangiare e gettare rifiuti dai finestrini, vedo tante mamme con i loro bambini sulla schiena avvolti in stoffe colorate, tutti carichi di borse colme di merce.
Finalmente dopo 7 ore arriviamo a Monapo, bivio Nacala – Ilha de Mocambique, scendiamo e recuperiamo i nostri zaini e veniamo subito avvicinati da alcuni ragazzi che ci offrono un chapas per Ilha. Attraversiamo la strada e troviamo un furgoncino aperto dietro già pieno di gente e scatole di cibo, senza tanti problemi i nostri zaini vengono issati a bordo e impilati da una parte, saliamo anche noi facendoci spazio tra le schiene della gente ed i sacchi riusciamo a trovare un angolino per sederci. Sono ben 55 i km che ci separano da Ilha, è quasi doloroso mantenere la posizione incastrati come siamo tra i passeggeri, intanto lungo il percorso incontriamo tanti villaggi e le persone cambiano, ceste di banane e manioca vengono issati a bordo. Attraversiamo finalmente il ponte che collega Ilha alla terra ferma, paghiamo 200mt e ci mettiamo alla ricerca di un posto per pernottare.
Fa caldissimo, le strade non sono asfaltate e c’è tanta gente, dopo alcuni rifiuti siamo un po’ scoraggiati, troviamo per le due notti successive, ma per questa niente da fare, ci offrono una camera dentro ad una casa, un po’ titubanti la guardiamo e non è niente male, accettiamo anche se il prezzo ci sembra un po’ alto. Dopo una bella doccia ci mangiamo un panino con tonno in scatola, l’umore è decisamente migliorato… dopo pochi istanti qualcuno ci bussa alla porta, è il marito della signora che gestisce la casa, ci chiede di andarcene perché è arrivato improvvisamente il figlio della padrona di casa dall’Europa e quindi dobbiamo lasciare la camera, fuori è già buio e non abbiamo altre alternative, ci propongono una camera da un amico e siamo così stravolti e disperati che accettiamo. La stanza è decisamente squallida, i muri scrostati e due letti con zanzariera azzurra sono posizionati contro le pareti, ci consegnano le chiavi ed usciamo a cena. Al nostro ritorno con torcia elettrica non è facile riconoscere il portone in legno, e ancor meno riuscire ad aprire la porta, la serratura è difettosa e iniziamo a bussare con forza, dopo pochi istanti il ragazzo che ci ha mostrato la camera appare, e senza poche difficoltà ci apre. La notte trascorre tranquillamente, riesco a dormire nonostante l’agitazione.
08 Agosto Al nostro risveglio pago 200mt per la camera, saluto il ragazzo, e portiamo i bagagli al Patio dos Quintalinhos dove avevamo trovato il giorno precedente per questa notte. Camminare per le strade è estremamente affascinante, soprattutto nella parte più vecchia di Ilha (Stone Town) dove vi è la Fortaleza e tanti palazzi colorati di origine coloniale,e la bella Chiesa della Misericordia dipinta di rosso e bianco. Ci dirigiamo al porto dove ci sono gli altri italiani ad aspettarci, con una barca a motore ci dirigiamo all’isola di Goa, questa isola resta proprio di fronte ad Ilha e sembra essere la più bella da visitare. Il barcaiolo ci assicura di aver pagato il premesso alla capitaneria di porto per approdare sulla spiaggia, al nostro arrivo questo documento ci verrà richiesto dal guardiano del faro di Goa, che altrimenti non lascia sbarcare. Attraversiamo il tratto di mare aperto che ci separa dall’isola, le onde sono impetuose ed in lontananza il cielo si copre di nubi scure. Al nostro arrivo il guardiano del faro non vuole lasciarci attraccare ed il barcaiolo non ha il documento, dopo varie discussioni lo convinciamo a lasciarci fare un breve giretto sulla spiaggia, ma il temporale scatena la sua forza, vento e acqua per più di un ora ci costringono a cercare riparo tra i cespugli e gli alberi. Qui mentre aspettiamo scorgiamo il carapace di una grossa tartaruga, probabilmente uccisa dalla famiglia del guardiano del faro che vive sull’isola.
Ci rimettiamo in mare, c’è molto vento, fa freddo e ricomincia a piovere, Ilha ci appare in lontananza sotto un velo di pioggia che la rende poco visibile. Finalmente dopo una traversata disastrosa, mi sento un profugo più che una turista, ci fanno scendere in mare vicino alla riva, mentre ci incamminiamo verso la nostra pensione per una doccia calda, troviamo tutte le strade completamente inondate di fango, evidentemente il temporale ha scatenato qui tutta la sua furia ed è stato di maggiore durata rispetto all’isola di Goa.
09 Agosto Al mattino ci alziamo presto per avere la conferma della camera anche per questa notte, Gabriele l’italiano proprietario della pensione ci assicura della disponibilità, siamo tranquilli e lasciamo i bagagli in camera. Possiamo quindi goderci la colazione sulla terrazza con vista sulla moschea ed il piccolo porticciolo che si trova a fianco a questa, il sole è già alto ed il cielo è limpido di un azzurro brillante, mentre aspettiamo il pane…Mi viene un dubbio sulle chiavi dei lucchetti dei nostri bagagli. Scendiamo di corsa le scale, abbiamo chiuso le doppie chiavi dei lucchetti dentro i bagagli…Siamo completamente senza soldi e documenti. Mentre esco a cercare aiuto nei negozi della strada, Enrico con un coltello effettua un taglio al suo zaino dentro ad una tasca laterale e raggiunge la custodia della sua copia di chiavi. Non ci era mai successo, dopo questo spavento iniziale la giornata è invece stupenda. Scendiamo nuovamente al porto sperando di avere più fortuna di ieri, riconosciamo una coppia di ragazzi che avevamo visto ieri all’isola di Goa, e che ci erano sembrati più seri del barcaiolo di ieri, gli chiediamo il prezzo per l’intera giornata all’isola di Sete Paus e Cabaceira Pequena, ci sembra ragionevole e partiamo (1200mt).
La barca è decisamente bella, un grande dhow con due alberi, e l’equipaggio si rivela esperto e abile nel manovrare le vele, raggiungiamo prima Cabaceira Pequena, che non è un’isola ma una stretta penisola posta sopra Ilha, e sbarchiamo presso il villaggio di Carushka. La marea è bassa e siamo costretti a scendere lontano dall’isola e raggiungerla a piedi camminando nell’acqua, la spiaggia è bianchissima incorniciata da palme ed il mare ha tante sfumature di colore, dal turchese al verde dove è più fonda, mentre qui in pochi centimetri è trasparente. Raggiungiamo la spiaggia e facciamo il bagno nella piscina naturale tra le mangrovie, mentre un piccolo gruppo di bambini pesca dagli scogli con un filo.
Ci dirigiamo poi all’isola di Sete Paus, c’è ancora la bassa marea e dobbiamo fare attenzione a non incagliarci con i coralli, vicino alla riva ci fanno scendere raccomandandoci di fare attenzione ai ricci di mare. Il mare è bellissimo, ci avventuriamo a perlustrare la fascia di costa lasciata scoperta dal mare e con grande stupore scopriamo un mondo di creature sorprendenti, ricci e stelle marine grandi più del palmo della nostra mano e di tanti colori diversi, è una sorpresa continua, ci sono creature marine dai colori bellissimi e dalle forme più strane. Un pescatore con la sua barchetta che sembra un guscio di noce sull’Oceano ci mostra soddisfatto il suo pescato, acquistiamo il grosso pesce rosso che ci mostra per 200mt e chiediamo ai nostri barcaioli di cucinarlo per noi sulla spiaggia. Noi ci dilettiamo ancora ad osservare le stelle marine e raccogliere belle conchiglie, dalle forme diverse. Il pesce è pronto e mangiamo tutti assieme prendendo la carne del pesce con le mani, è decisamente molto buono e ci sentiamo soddisfatti.
La marea pian piano risale, lasciamo l’isola e facciamo un po’ di snorkeling al largo, si vedono ancora stelle marine, qualche banco di corallo e grossi pesci. Al nostro arrivo ad Ilha assistiamo ad un bellissimo tramonto sul mare, i raggi del sole illuminano la fortezza e alcune barche veleggiano al largo tra i raggi infuocati del sole. Ci aggiriamo tra le stradine ancora ricoperte di fango, facciamo fotografie alle belle case colorate in stile coloniale, ai bambini che giocano, e al mercatino del pesce sulla spiaggia presso la moschea, dove la spiaggia brulica di bambini ed è ricoperta di immondizia.
Cena al ristorante Reliquias, ottima cucina di pesce, ma in genere tutti i ristoranti del Mozambico sono troppo lenti!!! 10 Agosto Corrado e Antonella ci danno un passaggio fino alla cittadina di Nampula, ci alziamo presto e alle 6 siamo in strada ad aspettarli, nell’attesa acquistiamo del pane per il nostro pranzo. Durante il tragitto costeggiamo tanti campi di cotone e incontriamo alcuni villaggi. Arrivati a Nampula li salutiamo ripromettendoci di incontrarci in Italia ed entriamo in aeroporto dove dobbiamo acquistare il biglietto per Beira, mi ci sono volute 2 ore di attesa al banco della LAM, avevo quasi una crisi isterica!! Il decollo è previsto alle 11.40 e alle 11.20 dovevo ancora pagare!! Una volta a bordo scopriamo che il volo non è diretto, ma da Napula va al nord a Pemba, poi Beira e Maputo, forse per questo ci è voluto tanto per acquistare il biglietto…E come noi tanti altri passeggeri non sapevano degli scali! Arrivati a Beira abbiamo diviso il passaggio con due ragazzi americani 300mt la corsa per il centro dove abbiamo trovato una camera all’hotel Infante, (1100mt) un po’ squallido ma resta in una posizione strategica, vicino alla fermata degli autobus. Usciamo a piedi per acquistare il biglietto del chapa per domani, 450 mt a persona più altri 50 a testa per il bagaglio. Decidiamo di cenare a Cà Te Espero di cui avevo letto un buon commento in Italia, restiamo soddisfatti, il pesce era buonissimo. Lungo la strada mentre torniamo vediamo un sacco di barboni e senza tetto rannicchiati sui marciapiedi, mi ha colpito molto perché al nord non avevamo mai visto queste cose, forse anche perché questa è la seconda città del paese. 11 Agosto Sveglia alle 3, prendiamo un taxi e alle 3.40 siamo alla stazione degli autobus. E’ buio e la temperatura è fresca, c’è tanta gente che aspetta e si raduna accanto all’autobus ognuno portando merci di ogni tipo, perfino un frigo! Alle 4 l’autista e l’addetto ai biglietti iniziano a riempire il carretto posto a rimorchio dell’autobus, prima i bagagli di chi scende a Maxixe e poi tutto il resto. Mi siedo per occupare due posti, non voglio rischiare di fare il viaggio in piedi nel corridoio, dopo pochi istanti scopro che i posti sono assegnati in base al numero scritto sul biglietto, dobbiamo quindi spostarci in fondo all’autobus. A fianco a noi due grasse donne con sacchi di riso incastrati tra le gambe ci guardano incuriosite, comincio a rilassarmi e subito vedo una ragazza discutere con l’addetto ai biglietti, non riesco a capire, forse ha venduto un biglietto in più, e la ragazza viene fatta sedere tra me ed una delle donne, quindi siamo in 5 in 4 sedili…Dopo 4 ore ci fermiamo e tutto il pullman si precipita giù, quando risaliamo ho ancora le gambe anchilosate per la posizione mantenuta per così tanto tempo, e faccio cenno alle donne di stringersi maggiormente verso il finestrino, decisamente meglio! Non è facile spostarsi, i passeggeri sono indisciplinati hanno borse e sacchi ovunque tra i sedili e nel corridoio, dove tra l’altro c’è un seggiolino pieghevole occupato da una persona, lo spazio è molto limitato, le donne in particolare sono poco agili con lunghe gonne legate attorno alla vita, le più giovani hanno bambini legati dietro la schiena, e le più anziane sono spesso robuste. Facciamo altre due soste e ne approfittiamo per acquistare qualcosa da sgranocchiare dai venditori che si affacciano ai finestrini, banane (5 per 5mt) ed un sacchetto di anacardi sgusciati e tostati (50mt).
Arriviamo finalmente a Vilankulo alle 14, veniamo avvicinati da un paio di ragazzi e ci facciamo accompagnare alla ricerca di una stanza, ci carichiamo i borsoni sulle spalle, e facciamo un paio di km a piedi per raggiungere il tratto di costa dove vi sono le pensioni, facciamo alcuni tentativi, ma tutti ci dicono che vi sono molti turisti e c’è tutto pieno, fa un caldo tremendo e la borsa comincia a pesare troppo… finalmente un’anziana olandese proprietaria di un hotel ci indirizza alla pensione “Smugglers”, si occupa di telefonare per noi e ci tengono il posto. La prima notte camera con bagno in comune (45$) e per le altre tre notti le suite da 65$; il posto è decisamente carino, c’è un bel giardino tropicale, il bar con un il ristorante. Usciamo subito per comprare acqua, succhi di frutta e per dare un’occhiata in giro, passiamo anche al Sail Away, un operatore che avevo contattato dall’Italia, per organizzare un giro in dhow nell’arcipelago di Bazaruto. Ci sono diverse possibilità, ma noi decidiamo per un giro di due giorni e una notte, visto che abbiamo già pagato le notti in hotel. Con grande stupore al momento di segnare i nomi c’era già una prenotazione a nostro nome fatta da me via e-mail, di cui non ero sicura visto che al momento della partenza non avevo ancora ricevuto conferma.
Cena in hotel a base di pesce alla griglia 550mt.
12 Agosto Mattina sveglia alle 7.15 (un lusso!) facciamo colazione al bar con toast e uova, non mi sembra vero forse è la prima colazione decente della vacanza! Chiediamo alla reception per il cambio di camera, pensano loro a spostare tutto, così usciamo.
Passeggiamo a lungo sulla spiaggia, ci godiamo il panorama bellissimo, in lontananza all’orizzonte si vedono le isole dell’Arcipelago di Bazaruto, la sabbia è bianca e c’è un bel vento fresco che rende piacevole stare al sole. La marea comincia ad abbassarsi, il mare si ritira e la sabbia resta nuda. Non c’è nessuno, solo qualche bambino che passa ogni tanto e ci guarda incuriosito, altri hanno delle collanine di conchiglie da vendere e ogni tanto qualche cane solitario passa tranquillo sulla spiaggia. Camminando troviamo tante meduse arenate al ritirarsi della marea, alcune barche di pescatori arrivano vicino alla riva con le loro reti. Ci dirigiamo in paese alla fermata dei chapas per vedere ogni quanto passa quello per Maxixe, poi ci addentriamo nel mercato dove compriamo del pane che divoriamo all’istante, e alcuni mandarini. Acquistiamo anche dei tessuti locali dai colori sgargianti contrattando sul prezzo pago 300mt per due.
13Agosto Ritrovo al Sail Away alle 8.30, con noi c’è un’altra copia di italiani, una di inglesi ed una di sudafricani. Ci forniscono le pinne e carichiamo gli zaini e le scatole con l’attrezzatura di cucina sulla barca, ci dirigiamo verso l’Isola di Magaruque. Ci vogliono un paio d’ore di navigazione, e l’isola ci sembra una perla, la sabbia è bianchissima ed il mare turchese dalle sfumature verdi, la marea si sta già abbassando, tanti aironi, piccoli uccellini dal becco lungo e cormorani stanno sulla lunga striscia di sabbia bagnata alla ricerca di qualche preda. Ci sono scogli dove ci dicono sia bello fare snorkeling, ma noi ci perdiamo passeggiando sulla spiaggia ad ammirare il paesaggio e la natura incontaminata, mi sento leggera ed in pace con il mondo.
Torniamo verso la barca dove ci aspettano gli altri ed un succulento pranzo a base di granchi, insalata, pane e arance tagliate a spicchi. Ancora qualche istante per goderci questa bellissima spiaggia e alle 14 riprendiamo il mare, stanotte dormiremo sulla terraferma in un campeggio proprio di fronte all’Isola di Bazaruto. Il campeggio è fisso ed è di proprietà della Sail Away, ci sono già le tende montate, c’è una doccia ed i bagni, alcune capanne di legno e paglia per i pasti e per cucinare, attorno al fuoco ci sono sedie di vimini, un atmosfera decisamente rilassante. Dopo cena ci spostiamo davanti al fuoco per goderci una tazza di caffè e chiacchierare, sperando inoltre che il vento si calmi un po’ perché nelle ultime ore le onde sono sempre più grosse e rischiamo di perdere l’escursione di domani.
14 Agosto Durante la notte non abbiamo dormito molto a causa del rumore provocato dal vento e dalle onde del mare, ora sembra che la situazione sia migliorata, il mare è piatto ma il cielo è molto nuvoloso, sembra comunque che si possa uscire in barca. Sono le 6.30 mentre aspettiamo che tutti si alzino per fare colazione mi godo il sole che sorge tra le nuvole standomene rannicchiata sulla spiaggia. Mangiamo le omelette e prepariamo uno zaino leggero per la giornata, l’equipaggio carica il necessario e coperti con il k-way partiamo. L’aria è decisamente fresca, a mano a mano che ci allontaniamo dalla costa le onde si fanno più alte e arrivano un sacco di spruzzi, il cielo comincia ad aprirsi e riusciamo perfino ad avvistare una balena che nuota tranquilla mostrandoci il suo dorso e la grossa coda. Dopo un paio d’ore approdiamo sull’Isola di Bazaruto. Siamo incantati, la spiaggia è lunga e deserta, ci dicono ci siano tanti pesci vicino agli scogli, ma la cosa che ci affascina di più sono le alte dune di sabbia dorata che abbiamo visto dal mare. Ci arrampichiamo verso la cima, salendo il panorama è sempre più bello, il mare visto dall’alto è pieno di sfumature verdi e turchesi, si vedono le correnti, gli spruzzi del frangersi delle onde sulla barriera corallina. Il cielo adesso è bello limpido, arriviamo in vetta, il vento fa volare un sacco di sabbia. La duna finisce proprio a punta e si crea un ripido strapiombo. Sotto dune più basse e una pianura arida con alberi secchi e resti di conchiglie. I colori sono vivi e a contrasto, resto immobile con il vento in faccia a respirare quest’aria pura del mare. Scendiamo e faccio una passeggiata lungo la costa per raggiungere la punta dell’isola, ci sono tantissimi granchi che scappano tra gli scogli, a fianco vi sono le palme e dietro le alte dune di sabbia, e tantissime conchiglie bianche gettate a riva dalle onde. Al mio ritorno il pranzo a base di pollo alla griglia e pasta fredda è pronto, veniamo però distratti da alcuni bambini di un villaggio di pescatori che arrivano strillando, uno porta con se una specie di slitta di plastica ricavata tagliando a metà un bidone, si arrampica su una bassa duna dietro di noi e si lascia scivolare verso il basso coprendosi il volto con la maglietta. Alle 14 riprendiamo il mare perché ci vogliono 4 ore per tornare a Vilankulo, si è alzato anche il vento ed il mare è un po’ agitato, i ragazzi dell’equipaggio aprono la lunga vela per sfruttare la forza del vento, siamo completamente bagnati a causa delle alte onde che ci arrivano a dosso e il sole tramonta dietro la costa, sono le 18 quando sbarchiamo, c’è buio pesto siamo infreddoliti e stanchi, nonché la sensazione ondulatoria provocata dal restare in mare a lungo.
Una doccia calda e mettiamo ad asciugare le nostre cose fradice, domani dobbiamo ripartire quindi mettiamo tutto nello zaino, decidiamo di tornare a cena al “No Sombra Ristorante Monica” dove troviamo la copia di italiani che abbiamo conosciuto in questo giro in barca, a cui l’avevamo consigliato per le sue portate abbondanti e buonissimi piatti di pesce. Ci premiamo con pesce alla griglia, granchio e gamberi bolliti, accompagnati da patatine fritte e birra (880mt).
15 Agosto Alle 6.15 ci alziamo, chiudiamo i nostri zaini e ci dirigiamo verso il centro per prendere il chapas per Maxixe, riusciamo ad ottenere un passaggio da un furgone che passava proprio sulla nostra strada e ci lascia sull’incrocio dove sono fermi tutti i chapas. Alle 7 siamo già in strada, il chapas è pieno e la strada per il primo tratto è buona, tanti villaggi e campagne verdi con alti baobab si alternano, la gente continua a salire e scendere carica di grosse borse e sacchi. Uno addirittura sale con una cesta di galline vive su cui vengono appoggiate poi ogni sorta di merce, e le poverine strillano impaurite quando il chapas salta a causa di grosse buche. Facciamo anche una sosta benzina in una bancarella dove un ragazzino con una tanica ed un imbuto ci fa il pieno di carburante. La strada comincia a peggiorare ci sono tante buche ed addirittura i lavori in corso. Finalmente arrivati paghiamo 400mt, ci dirigiamo al molo per prendere il traghetto che da Maxixe attraversa una stretta fascia di mare e ci porta ad Inhambane. La barca è quasi piena, pago 20mt e saliamo, c’è parecchio vento e mi arrivano un sacco di spruzzi, non ho molta voglia di bagnarmi, ho ancora il mal di mare da ieri, ma purtroppo sono davanti! Scendiamo e mentre ci dirigiamo alla stazione dei chapas preleviamo al bancomat 3000mt, volevamo cambiare ma la banca è già chiusa; arriviamo nella piazza del mercato e i chapas sono tutti fermi e caricano i passeggeri facendo a gara con offerte di prezzi, paghiamo 100mt per arrivare fino a Tofo.
Tofo ti resta nel cuore, la lunga spiaggia ad arco l’ideale per lunghe passeggiate, c’è un vivace mercatino e tante case direttamente sulla spiaggia affittano camere, tutto circondato da palme. Cominciamo a girare per cercare una stanza, avevamo un contatto Donna Maria, che è al completo e ci manda da donna Laura, ma la casa è un po’ fatiscente e non me la sento di entrare, una donna bionda mi guarda dalla sua veranda e allora glielo chiedo, lei mi risponde di no che non è aperta e poi mi chiede se siamo italiani, di Parma le rispondo..Incredibile anche lei e ci invita dentro, facciamo conoscenza e ci invita a pranzo. Prima però decidiamo di cercare una sistemazione per la notte, proviamo lì vicino, poi allontanandoci troviamo al “Nordin Lodge” sempre sulla spiaggia, paghiamo in anticipo per tre notti 4500mt, il proprietario Mario ci sembra gentile e il posto è decisamente tranquillo. Torniamo da Laura per gli spaghetti alle vongole e ci godiamo la vista incantata della spiaggia, la pasta è un po’ scotta ma per la nostra fame è buonissima! Ci mostra la casa, i progetti di restauro e di arredo e ci racconta un po’ della sua storia, ci carichiamo gli zaini sulle spalle e la salutiamo. Depositiamo le nostre cose in camera e usciamo per comprare della frutta, ceniamo alla bancarella “Black and Wite” dove mangiamo gamberi e patatine fritte sublimi per 260mt! 16 Agosto Ci svegliamo presto come sempre ed Enrico esce sulla veranda per guardare il tempo, entra tutto eccitato e dicendomi di aver visto le balene poco lontano dalla riva. Oggi è una giornata pigra, pioviggina e fa freddo, non riuscendo a soddisfare la nostra voglia di mare cerchiamo di compensarla facendo un giro ad Inhambane. Prendiamo un chapas (100mt in due) e andiamo in esplorazione, la cittadina è semideserta , oggi è domenica e le bancarelle del mercato sono tutte chiuse, facciamo una passeggiata sul lungomare, vediamo la vecchia chiesa a fianco della nuova e la moschea con la sua facciata colorata. Girando per le stradine del centro vi sono tanti palazzi di origine coloniale dai bei colori pastello e le facciate scalcinate, la città ha l’aria un po’ triste, è stata per secoli sulla rotta del commercio di mercanti arabi che navigavano lungo la costa dell’Africa orientale, ed i portoghesi la resero fiorente con la lavorazione dei tessuti, ed il commercio dell’avorio, anche se molta ricchezza fu dovuta al commercio degli schiavi. Quando la maggior parte degli scambi economici si trasferirono a sud nell’attuale Maputo, molti commercianti si trasferirono lasciando la città vuota e un po’ decadente.
Per consolarci prima di tornare a Tofo, mangiamo una pizza (probabilmente surgelata) in un bar, spendendo una cifra esagerata 450mt.
Alla sera torniamo al Black and Wite ed assaggiamo i calamari grigliati, riusciamo a spendere ancora meno della sera precedente…220mt.
17 Agosto Mattina stupenda, mi preparo e vado al mercato per comprare il pane per la colazione, ma è troppo presto, le bancarelle devono ancora aprire, quindi mi accontento di mandarini e delle specie di girelle di pasta di pane che vende una signora appoggiate su una cassetta di legno. Facciamo colazione con caffè solubile e guardiamo il mare, è vivo ed impetuoso. Facciamo una lunga passeggiata percorrendo tutta la lunga spiaggia di Tofo fino alla punta estrema, ogni tanto mi fermo a prendere le onde e poi ripartiamo. Ci corichiamo direttamente sulla sabbia a prendere il sole, è una bella sensazione mi sembra di essere una cosa sola con la natura, è piacevole, non c’è nessuno ed il mare è bellissimo, non smetterei mai di guardarlo, le onde sono alte e spumose, e l’acqua ha un bel colore verde limpido. Ci rilassiamo mangiando un panino al pomodoro, ananas e mandarini sotto la nostra veranda. Pomeriggio oziamo al sole, leggiamo e ci rilassiamo.
Cena ristorante Casa Comer, è decisamente carino, cena a lume di candela e musica soffusa, i camerieri girano con delle ingombranti lavagne per mostrare il menù (un po’ scomodo!) ed il cibo è buono, peccato solo che quasi tutti i clienti fossero italiani, mi infastidisce sentir parlare la mia lingua all’estero, e per la presenza di un grosso gruppo di Avventure nel Mondo, decisamente maleducato e rumoroso!! (spesa 940mt).
18 Agosto Durante la notte un’abbondante pioggia ed il rumore del vento ci hanno tenuti svegli, ora il cielo è coperto ma non piove, anzi mentre facciamo colazione cominciano a spuntare i raggi di un timido sole, decidiamo di fare una passeggiata lungo la costa verso Tofinho. Quando usciamo c’è già un po’ di bassa marea e quindi possiamo passare davanti agli scogli che delimitano la spiaggia di Tofo, dietro alte dune di sabbia dividono i due villaggi. Si apre una lunga insenatura e il villaggio resta in alto su un promontorio, le onde sono impetuose, e vicino a riva vi è una zona di basse rocce dove l’acqua che defluisce dalle onde forma delle specie di acquitrini, e dove si rispecchia la luce del sole che penetra dalle nuvole.
Il villaggio è piccolo e seguendo la costa si arriva ad un sentiero che sale sulla collina, davanti alti scogli bruni dove le onde si infrangono con violenza provocando alti spruzzi, e in cima a questa troviamo il monumento contro la schiavitù che domina tutto il promontorio, e più avanti tra gli scogli c’è un buco indicato da un cartello, dove gli schiavi venivano calati e lasciati morire per annegamento o per la violenza delle onde. Sono profondamente colpita dalla cattiveria e dalla brutalità di questo gesto, lentamente torniamo a Tofo.
Facciamo alcuni acquisti per il pranzo e al pomeriggio ci rilassiamo in spiaggia leggendo e camminiamo ancora, il mare è molto mosso, le onde arrivano quasi alla recinzione di alcuni locali e in prossimità dell’alta costa sabbiosa dove sopra si trovano alcuni residence, lasciando poco spazio per passare. Ci godiamo il tramonto che stasera è particolarmente bello, e mi godo la pace di questo ultimo giorno di mare, in lontananza vedo un delfino che salta fuori dall’acqua facendo una capriola in aria…Incredibile! 19 Agosto Sveglia alle 3.15 è buio pesto, ci rechiamo a piedi al Fatima dove parte l’autobus diretto per Maputo (450mt a persona). L’autobus è stipato come al solito, oltre a diversi turisti vi è una copia di giapponesi con le biciclette, che dopo varie discussioni con l’autista riescono a caricarle a bordo, e anche tanta gente locale con enormi sacchi di patate. Parte puntuale alle 4 siamo in strada, e raccogliamo ancora gente che però verrà scaricata nella città di Inhambane, per recarsi al mercato. A Xai-Xai ci fermiamo in un distributore di benzina per fare il pieno e noi ne approfittiamo dei bagni (meglio i cespugli) e acquistiamo un sacchetto di anacardi da uno dei tanti ragazzini che ci chiamano fuori dalla staccionata.
Arriviamo a Maputo alle 11.30 e dopo mezz’ora siamo davanti al Fatima, ci vogliono quindi 7 ore. Ci incamminiamo e poco distante troviamo l’Hotel Africa, chiediamo se hanno posto per due notti, e le camere sono proprio carine, 2500mt (90$) compreso la prima colazione. Ci rilassiamo e mangiamo frutta ed il pane acquistato ieri a Tofo, usciamo per fare una lunga passeggiata fino al lungomare ed ispezionare un po’ la città. Ai “Jardim dos Mariscos” facciamo un altro spuntino e torniamo in hotel per una doccia ed un pisolino.
Cena in un piccolo ristorante trovato lungo la strada dove siamo gli unici turisti, mangiamo pesce alla griglia e patatine per 450mt. Alle 9 siamo a letto.
20 Agosto Dopo una ricca colazione ne approfittiamo per visitare la città di Maputo, giriamo a piedi, vediamo la cattedrale de Nossa Senhora da Conceiçao alta e bianca, niente a che vedere con le nostre chiese, è praticamente spoglia, c’è qualche statua della Vergine e tre vetrate colorate.
La Fortaleza con le sue mura si trova vicino al mare, fu eretta dai portoghesi attorno al 1850 dove all’interno vi è un piccolo giardino ed un museo contenenti cimeli d’epoca. Vediamo il Mercado Municipal dove lunghe file di bancarelle vendono di tutto, frutta, verdura, pesce ed oggetti d’artigianato, prese elettriche e capelli finti per le donne. Sempre in zona vediamo la moschea Jumma Masjid eretta nel punto in cui sorgeva un tempo la più antica moschea di Maputo, e arriviamo alla stazione ferroviaria dove davanti si trova il monumento ai caduti della prima guerra mondiale, decisamente bella è la cupola progettata da un socio di Gustav Eiffel, con grate in ferro battuto, ospita alcuni antichi treni a vapore.
Nel pomeriggio ci rechiamo al Museu Nacional de Arte (20mt) dove vi sono esposti quadri e sculture dei più importanti artisti mozambicani contemporanei rappresentanti momenti di vita africana. Abbiamo camminato tutto il giorno senza essere disturbati, è una città che si visita decisamente bene. Cena al ristorante El Greco, una degna conclusione di un bel viaggio, con un ottimo piatto di pesce fritto.
Potete vedere fotografie di questo nostro viaggio al seguente indirizzo.
http://www.Flickr.Com/photos/elisa_enrico/collections/72157622261795921/