MotoRaid
Tre agosto 2013. Si parte presto, ritrovo con gli amici Rossana e Roby su Triumph 800XC, Cettina e Luigi su Bmw GS 1200, io con mia moglie Assunta su una Ktm 990 ADV.
Tappa di trasferimento da Torino per Monginevro, Briancon, Gap e Nyons, sempre su strade statali verso Orange dove imbocchiamo l’autostrada fino a Perpignan per evitare traffico e caos della zona.
Usciti dall’autostrada prendiamo la N-116 che ci porterà fino al confine spagnolo, precisamente a Puigcerda dove facciamo tappa per la notte.
La mattina alle 8 siamo già in sella, oggi la tappa di arrivo è Madrid.
Percorriamo la statale fino a Berga e da qui imbocchiamo l’autostrada che ci porterà a destinazione.
Arriviamo nella capitale della Spagna relativamente presto, alle 18e30 siamo già docciati. Briefing con la compagnia per documentarci e decidere su come e cosa vogliamo visitare il giorno seguente. Le moto rimarranno ferme in hotel.
Siamo fortunati, nelle vicinanze passa l’autobus che ci porterà dritti alla metropolitana e da qui alla Porta del Sol in centro città.
Madrid come tutte le grosse metropoli è abbastanza caotica ma nello stesso tempo merita dare una occhiata al centro storico dove ci sono bellissimi palazzi, piazze, musei come il Prado (che non abbiamo visitato) il palazzo reale, la Gran Via con una intensa vita commerciale e notturna dove si svolge la movida cittadina, il giardino botanico e tante altre cose che non ricordo, ricordo solo che la sera dopo una giornata di giri a piedi eravamo stanchi morti ma soddisfatti.
Gli abitanti di Madrid sono chiamati Gatos “gatti”. Molti pensano che il soprannome sia dovuto al fatto che amino tirare tardi; non cenano prima delle 10 di sera, poi escono, si incontrano con gli amici a mezzanotte e se ne vanno in giro, semplicemente parlando o saltando da un locale all’altro fino all’alba.
Ripartiamo per un’altra tappa veloce che ci porterà dritti in Portogallo.
Entriamo dal vecchio confine di Badajoz. La prima visita in Portogallo la facciamo ad una splendida cittadina, il suo nome è Elvas. Una città con fortificazioni tra le meglio conservate di tutto il Portogallo, testimonianza del ruolo strategico militare avuto nel passato.
Vi si trova anche uno degli acquedotti più mastodontici dell’epoca, costruito tra il 1500 ed il 1600 con arcate sovrapposte e colonne massicce alte fino a trenta metri.
Ci fermiamo poi per due notti a Evora, città racchiusa da mura possenti, piena di storia e con moltissimi siti da visitare, questi vanno dall’epoca romana con un bellissimo tempio dedicato a Giove ed un arco di trionfo, alla maestosa cattedrale puro esempio di chiesa fortezza risalente ai tempi dei templari, la centrale piazza grande, il palazzo dell’università, e varie altre chiese che meritano una visita.
Riprendiamo le moto per farci un bel giro nella regione agricola dell’Alentejo prima di fare tappa a Lisbona.
Direzione Redondo; Mourao dove facciamo sosta per la visita dello splendido castello, posto sulla collina della città che domina tutta la vallata cosparsa di laghi; Beja dove sostiamo per pranzo proprio sotto la torre del castello de Menagem simbolo della città.
Per arrivare a Lisbona da sud percorriamo una strada secondaria sull’istmo che porta al paesino di Troia dove prendiamo il traghetto per Setubal.
Arriviamo a Lisbona anche questa volta in un’ora decente; alle 20 eravamo già pronti nella hall dell’hotel, la cui posizione è appena fuori dal centro cittadino, a 200 metri dalla fermata della metropolitana che in 15 minuti ci porta in pieno centro.
Ci consultiamo e decidiamo di recarci in centro per andare a cenare nel ristorante che la guida di Cettina classificava come uno dei migliori per il rinomato piatto nazionale “il bacalau”.
Ottima scelta siamo stati veramente soddisfatti: buono, veramente molto buono.
La mattina di buona ora armati di guida e di mappa della città, come veri turisti navigati arriviamo in centro ed iniziamo il nostro giro del centro storico.
La città merita veramente una visita più approfondita di quella che abbiamo fatto noi ma il succo dell’insieme non l’abbiamo perso; non ci siamo fatti mancare neppure il famoso tram n°28, fantastico, su e giù per le strade strette del centro fino al castello.
Lunga camminata sul lungomare per la visita del ponte visto dal basso che unisce
La parte vecchia alla nuova, il monumento dedicato ai navigatori ed esploratori e la famosa torre Belem con varie foto di rito.
Prima di andare a letto ci siamo fatti una promessa, “non andare via da Lisbona senza aver fatto la foto con la moto sotto la torre di Belem”.
Così alle 6 e 30 siamo partiti dritti alla torre dove siamo riusciti senza incorrere in sanzioni (solo perché il luogo non era ancora sotto sorveglianza) ad entrare nel perimetro delimitato ai soli pedoni con le nostre moto “””””cosa dire, abbiamo fatto i Portoghesi,,,,,,,,
Non potevamo non andare a visitare il capo più occidentale dell’Europa: Cabo da Roca. Il poeta Luis Vaz de Camoes definì questo luogo come “aqui onde a terra se acaba e o mar comença” tradotto è: qui dove la terra finisce e il mare comincia.
Questa frase è incisa sulla lapide del monumento in pietra che celebra la particolarità del luogo.
Ci trasferiamo percorrendo una bella strada panoramica sulla serra di Sintra per visitare il curioso palazzo “Da Pena”.
Nelle sue bizzarre costruzioni si mescolano tutti gli stili: arabo, gotico, manuelino, rinascimentale, barocco; il tutto ha un aspetto fiabesco e da Disneyland. Dall’alto delle sue mura si gode un fantastico panorama che arriva fino all’oceano.
Proseguiamo per belle strade fino a una visita fugace al palazzo nazionale di Mafra,
Un esteso monastero in stile Barocco.
Percorrendo strade di collina con vista oceano arriviamo nella piccola penisola di Peniche, uno strato di roccia a picco sul mare unita alla terra ferma da una lingua di dune di sabbia, spettacolari le sue insenature frastagliate da isolotti di rocce colpite da violenti onde oceaniche.
Visita lampo al monastero di Alcobaça in stile gotico del 1223, uno dei più grandi di tutto il Portogallo.
Dopo varie ricerche e sbagli di direzione (colpa mia a non capire il GPS) troviamo da dormire in un ristorante albergo sulla statale N-1 nel villaggio di Venda da Rega. Questa si è rivelata una ottima sistemazione, con una cena che dire fantastica è poco.
Ripartiamo di prima mattina per raggiungere la prima tappa mistica del viaggio: “Fatima”, vogliamo essere sul posto non tanto tardi per non incontrare folla di pellegrini.
Abbiamo raggiunto l’obiettivo perché alle 10 e 30 siamo sul posto dove abbiamo avuto l’opportunità di visitare il luogo prima che la folla ci impedisse di gustarcelo in pieno, infatti già prima delle 12 il grande traffico aveva preso il sopravvento, dai pullman scendono frotte di pellegrini dirigendosi in massa sul grande piazzale del duomo.
Io e i miei amici non crediamo ai miracoli, ma una cittadina, compreso tutto il circondario, così attiva e piena di lavoro tutto imperniato sul santuario, questo sì è il vero, reale, miracolo.
Proseguiamo per belle strade con vista panoramica sui monti che ci portano a Tomar, graziosa cittadina con un bel centro storico dominata da un castello-fortezza dei Templari.
Lasciata Tomar ci imbattiamo in una di quelle strade che tutti noi motociclisti sogniamo: la N-238 e la N-112 che ci portano a Sertà, Orvalho, Lousa e tappa finale a Coimbra, circa 300 chilometri di strada ben asfaltata con curve raccordate che attraversa paesaggi di rara bellezza alpina ed i parchi della serra di Lousa. Stupenda chi verrà da queste parti non manchi di fare queste due statali.
La città di Coimbra è famosa per la sua Università fondata nel 1290, fra le prime in Europa. Ancora oggi è il maggior centro universitario del paese.
Girando a piedi sui suoi marciapiedi acciottolati si incontrano molti monumenti e chiese di bellezza straordinaria, ne ricordo alcuni come: il convento di santa Clara, chiesa della Graça, monastero di Celes, cattedrale vecchia e naturalmente la sua vecchia università di costruzione antica ed in posizione dominante sulla città.
Partenza sempre mattutina (gli amici mi odiano ma poi mi amano) in giro per la serra Estrela, il maggior gruppo montuoso del paese con la vetta più alta, circa 2000 metri. Il paesaggio naturale, che comprende gole scolpite dall’acqua, dirupi, torrenti e piccoli laghi montani è fra i più notevoli e suggestivi del Portogallo.
Durante tutto il percorso ci godiamo la giornata, verso il pomeriggio tardi arriviamo nella valle del fiume Douro dove si produce il famosissimo vino do Porto.
Il fiume è di grossa portata d’acqua, nasce in Spagna e gli ultimi 130 chilometri li percorre in Portogallo dove sfocia sull’oceano Atlantico, non prima di dividere in due la bella città di Oporto.
Oporto mi é piaciuta moltissimo, forse più di Lisbona, qui abbiamo fatto volutamente i turisti, quelli che si lasciano trasportare come bambini in giro per la città con spiegazione nella tua lingua dei vari monumenti.
Trovato albergo nella primissima cintura a soli 250 metri dalla stazione metropolitana, la sera non tanto tardi siamo già in centro per una visita fugace e per cenare in un localino niente male.
Tornati in hotel chiediamo tutte le informazioni di come muoverci per meglio visitare la città in una sola giornata. L’indicazione è stata quella di fare un biglietto giornaliero con una compagnia di pullman turistici, “sì avete capito quelli all’inglese con il tetto scoperto, gli auricolari da mettere nelle orecchie e la possibilità di scendere e risalire quando si vuole”.
La mattina di buon ora con indosso pantaloni corti, sandali, cappello, occhiali e macchina fotografica a tracolla ci incamminiamo a prendere il nostro pullman, sembriamo la banda Fantozzi, mancava solo il ragionier Filini ed eravamo al completo.
Comunque bando agli scherzi non è stata una pessima scelta anzi direi che per assaporare il succo dell’intera città non c’era di meglio.
Con le spiegazioni in lingua italiana fornite dagli auricolari abbiamo appreso molto e capito cosa stavamo vedendo.
Città incantevole con i suoi bei monumenti, il bel fiume abbastanza trafficato e navigabile, i suoi ponti di architettura recente ed antica come quello in ferro, ideato e progettato da Gustave Eiffel (sì quello della torre di Parigi).
Abbiamo girato soffermandoci e scendendo dal mezzo per visitare i vari monumenti e monasteri per poi risalire e proseguire per altre visite. Caratteristico il porto sul fiume, dove ancora adesso ci sono le cantine delle grandi marche di “vino do porto”. Qui veniva trasportato con le barche dall’alta valle del Douro e da qui veniva e viene tuttora spedito in tutto il mondo.
Ultimamente l’UNESCO ha riconosciuto il centro storico di Porto come patrimonio dell’umanità, e questa la dice lunga sulla sua bellezza artistica.
Domani 15 agosto abbiamo appuntamento con amici miei a Santiago de Compostela,
Due coppie sono in macchine attrezzate con tenda sul tetto e una coppia di Gorizia (quelli del viaggio fatto insieme nel 2012) in moto, una Ktm 990 ADV .
Si parte sempre presto per una tappa autostradale che in tre ore ci porta all’hotel prenotato direttamente vicino al centro di Santiago de Compostela.
Arriviamo presto; alle 13 e 30 siamo già doccia-ti aspettando Oriano e Luigina, gli amici motociclisti. Arrivano, abbracci e baci e dopo aver preso possesso della camera e rifocillati alla meglio siamo tutti pronti per la visita della città.
Anche qua abbiamo il mezzo pubblico appena fuori l’hotel che in 10 minuti ci porta in centro per iniziare la visita della “seconda tappa mistica” del nostro viaggio.
Sulla mitica piazza della cattedrale di Compostela ci uniamo agli altri amici automobilisti di Torino (sono anche motociclisti ma per scelta sono venuti in macchina).
La cattedrale che è stata costruita nei secoli come mausoleo per conservare le spoglie di Giacomo il maggiore, apostolo di Gesù, è veramente splendida nella sua maestosità.
Santiago di Compostela e il famoso Camino omonimo sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1985.
Città molto vivace con gente che viene da molte parti d’Europa con tutti i mezzi possibili: a piedi, in bici, a cavallo, in moto, in macchina ed in camper; chi guidato dalla fede e chi dalla voglia di poter dire “ce l’ho fatta” e portarla come emblema della vita, “chissà”.
Serata di addio con gli amici auto muniti appena incontrati mentre con i motociclisti staremo insieme ancora domani.
Oggi 16 agosto la nostra prima tappa è il punto a ovest più estremo della Spagna, Fisterra. Nel medioevo era considerato il punto più occidentale dell’Europa, ora il primato spetta a Cabo da Roca in Portogallo (meta da noi già visitata).
Fisterra oltre ad essere importante per il suo bel faro, la sua scogliera a picco sull’Oceano è anche meta finale del camino de Santiago, ultima tappa dove la tradizione obbliga il pellegrino a bruciare qualcosa del suo abbigliamento, fare un bagno nell’Oceano e raccogliere una conchiglia, emblema del cammino.
Dopo una pausa caffè ci salutiamo con i miei amici motociclisti (Oriano e Luigina) riprendendo il nostro viaggio attraverso la Galizia in direzione del bel paesino di Ribadeo.
Percorriamo una strada con vista sull’Oceano, molto trafficata specie nei pressi
De La Coruna, per cui decidiamo di percorrere un tratto di autostrada fino a Ferrol, dove imbocchiamo la bellissima C-641 che ci riporterà sulla costa oceanica con vista panoramica sulle scogliere.
Ribadeo è una piccola cittadina della Galizia con un bel centro storico ed un piccolo porticciolo dove la sera, in un tipico ristorante, ci siamo abbuffati di pesce.
Questa sosta ci è servita come appoggio sopratutto per fare visita mattutina alla “praia das Catedrais”. Questo nome deriva dalle numerose e particolari formazioni rocciose situate sulla spiaggia che formano una serie molto suggestiva di archi naturali attraversabili a piedi durante la bassa marea e che ricordano molto gli archi delle cattedrali gotiche. Sono molto interessanti anche le formazioni rocciose in mare antistanti la spiaggia, con ponti naturali di roccia, scogli scavati dal vento ed altri archi naturali. Luogo stupendo, da non perdere.
Riprendiamo la nostra strada che si inerpica su per monti con vista panoramica sempre sull’Oceano, la nostra meta di oggi è Riano per la visita escursionistica del “Picos de Europa”.
Anche in questo tratto di trasferimento la goduria per le curve e contro curve fatte su vari passi alpini e la visione paesaggistica che ci accompagna ci appagano in pieno.
Arriviamo a Riano che sono le 19 e 30, il sole è ancora alto e il lago con le alte montagne a picco sull’acqua sono un paesaggio veramente spettacolare.
Picos de Europa, letteralmente picchi d’Europa, denominati così dai naviganti che arrivavano in Europa perchè erano le punte di terra avvistate per prime.
Questa formazione rocciosa si trova molto vicina alla costa, il punto più settentrionale si trova appena a 20 km dal mare, tutto ciò fa sì che l’orografia sia molto accidentata e le pendenze di strade e sentieri siano a volte di notevole entità.
Gran parte della regione è oggi protetta in un unico parco nazionale che si estende nelle Comunità Autonome di Cantabrie, Asturie e Leon.
Bellissimo, merita una visita approfondita. Noi nel poco tempo a disposizione non ci siamo fatti mancare i migliori paesaggi all’interno del parco e fuori. Abbiamo percorso la LE-2703 fino a Cain dove la valle finisce, per poi tornare indietro ed imboccare la statale N-625 per il periplo esterno passando da San Ignacio, infine imboccare la AS-114 fino a Panes e prendere la N-621 direzione Potes – Riano.
Spettacolo di strade e di natura paesaggistica notevole.
Peccato, oggi salutiamo la nostra beneamata coppia “Rossana e Roby” che per motivi lavorativi fanno rientro veloce a Torino.
Ci alziamo relativamente presto e scopriamo che il tempo oggi non è dei migliori. Dobbiamo metterci le tute anti-pioggia perchè pioviggina di già (forse il rientro degli amici ha fatto scatenare l’ira di Kon dio della pioggia nella mitologia Inca). Decidiamo di fare autostrada anche per accompagnare gli amici fino a Irun, quasi al confine con la Francia. Saluti ed abbracci per poi deviare su statale fino a Pamplona, meta della nostra tappa.
Arriviamo in città che non piove più, esce un timido sole che ci fa togliere le tute così da presentarci in hotel un po’ più decenti.
Pamplona è una città non molto grande ma carina e vivibile, con un caratteristico centro storico dove visitiamo: il palazzo del consiglio della città dal cui balcone
Avviene il lancio del “chupinazo” per l’inizio del “Encierro”, la festa di San Firmino culminante con la famosa corsa dei Tori, le chiese di san Saturnino e san Nicola, la cattedrale gotica, vari altri palazzi ed infine la plaza de toros con il suo stadio per le corride.
Da oggi inizia il giro per i passi pirenaici.
Partiamo come sempre di buon ora, imbocchiamo delle stradine interne per immetterci sulla NA-150 direzione Lumbier per poi imboccare la NA-178 destinazione Roncisvalle. Distratti dalla strada molto bella e panoramica manchiamo un bivio e arriviamo al confine con la Francia sul passo di Larrau dove ci accorgiamo dell’errore perchè la strada cambia denominazione col numero D-26.
Torniamo sui nostri passi soddisfatti comunque per aver scoperto senza volere un colle magnifico e spettacolare.
In prossimità di Ezcaroz imbocchiamo la strada giusta, la N-140 che tra una curva e un paesaggio ci porta al mitico colle di Roncisvalle, famoso per la morte di Orlando nella battaglia omonima e per essere una delle principali vie del camino de Santiago.
Scendendo dal colle entriamo in territorio francese passando dalla bellissima cittadina medievale di Saint Jean Pied-de-Port. Questa città situata come porta d’ingresso ai pirenei francesi meriterebbe una visita approfondita.
Percorrendo sempre strade con vista panoramica sui Pirenei arriviamo ad Arette dove volevamo pernottare ma non troviamo niente. Girando e chiedendo troviamo da dormire in una Chambre d’Hotes vicino alla città di Oloron Sainte Marie dove la sera gustiamo una ottima cena (si fa per dire siamo in Francia).
L’obiettivo di oggi è arrivare il più presto possibile a Lourdes (terza ed ultima tappa Mistica) sempre per evitare la grande folla di pellegrini.
Arriviamo che sono le 10, l’ora giusta quando ancora la grande massa non c’è. Abbiamo modo di parcheggiare le moto al cancello d’ingresso e fare la visita in quasi tranquillità, tanto da arrivare vicinissimi alla grotta della Madonna e fare la foto di rito.
Nel complesso il santuario è magnifico e il business che c’è intorno a questo santuario deve essere enorme vista la quantità di gente che si riversa in questo luogo da ogni parte del mondo.
Dopo la visita ci cerchiamo un luogo di ristoro dove sorseggiare una ultima birra con Luigi e Cettina che ci lasciano anche loro per motivi lavorativi.
Dopo i saluti ed abbracci di rito io e mia moglie riprendiamo l’ultima parte del nostro viaggio in solitaria imboccando la D-918 passando prima per il col du Soulor e poi per il bellissimo colle d’Aubisque, spettacolo della natura selvaggia, lo testimoniano i tanti cavalli che si incontrano lungo la strada.
Arrivati a Pon deviamo prendendo la D-934 che ci porterà al col del Portalet rientrando di nuovo in Spagna. Da qui scendiamo facendo una bellissima valle costeggiando dei laghi fino a Biescas dove imbocchiamo la N-260a, strada bella e panoramica. Questa carrettera ci porta a visitare il bel paese medievale di Torla dove facciamo sosta beveraggio.
Riprendiamo il nostro andare fino ad arrivare nella cittadina di Ainsa con un bellissimo centro storico racchiuso da possenti mura posta in alto su una collina.
In questo paese ci fermiamo due notti per un giro a “margherita” nei dintorni.
La sera mangiamo paella e beviamo sangria nel ristorante dell’albergo che vediamo affollato anche da non clienti. Non ci siamo sbagliati, abbiamo fatto una ottima scelta perchè mangiamo divinamente bene.
Oggi giro ad anello per la Sierra de Guara e lo spettacolare canyon sul Rio Vero dove c’è una vasta possibilità di escursione a piedi per visitare molte pitture rupestri. La strada è stupenda, facciamo soste continue per foto e visione paesaggistica con ridotte passeggiate ai bordi del canyon. Lo spettacolo finisce nella bella cittadina di Alquezar abbarbicata su un costone roccioso e sormontata dal bellissimo castello fortezza.
Proseguiamo per la N-123 passando dai laghi di El Grado dove visitiamo il santuario di Torreciudad a picco sul lago omonimo. A Graus, altro bel lago, imbocchiamo la carrettera UV-644 che ci riporterà dopo circa 90 chilometri di curve in hotel.
Lasciamo Ainsa prendendo la direzione nord per la galleria de Bielsa dove dopo pochi chilometri entriamo di nuovo in territorio francese. Scendiamo in una verdeggiante vallata fino alla cittadina di Arreau dove deviamo imboccando la D-618. Questa strada serpeggiante salendo sempre in quota ci porta dritti al Coll de Peyresourde ed entriamo nella valle d’Aran. A questo punto siamo di nuovo in terra spagnola.
La vallata è uno spettacolo della natura, la strada che la percorre sembra fatta apposta per noi motociclisti, le curve sono ben raccordate con delle esse destra-sinistra da ginocchio a terra (piano, abbiamo le valigie).
La strada ci porta a Vielha, da qui imbocchiamo la C-28 che sale in quota fino al Port de la Bonaigua (altezza 2072 metri), ridiscende fino a Esterri d’Aneu e prosegue, sempre su strade agevoli e panoramiche, fino a Sort dove deviamo per imboccare la N-260 che ci porta di nuovo a risalire fino al Coll del Canto.
Il cielo è sereno, l’aria è tersa, viaggiamo abbottonati senza sudare, la visione paesaggistica è di rara bellezza, come d’altronde su tutti i Pirenei fino oggi attraversati.
Si è fatto un po tardi, ci fermiamo per l’ultima sosta notturna sui Pirenei a Bellver de Cerdanya.
Gli ultimi tre giorni che ci rimangono vogliamo trascorrerli al mare sulla costa Brava, precisamente a Roses, sulla piccola penisola di Cap de Creus per un po’ di relax.
Lasciamo nostro malgrado questi posti alpini per dirigerci direttamente al mare per strade scorrevoli passando per la B-402, per il Coll de Merolla, Ripoli, Coll de Coubet, Olot e non perdendoci una breve visita al bel paesino di Castellfollit de la Roca, posto a strapiombo su una parete di tufo a picco sul fiume.
Arriviamo presto a Roses e dopo alcune richieste a vuoto troviamo con nostra
Fortuna un ottimo hotel a conduzione familiare a 100 metri dalla lunga, lunghissima spiaggia di sabbia fine.
Peccato che questi ultimi giorni il tempo non è stato clemente, sempre nuvoloso con vento e qualche sporadica pioggerellina fastidiosa. Siamo riusciti a stare in spiaggia sì e no un paio d’ore.
Nel contempo però abbiamo girato tutta la zona di Cap de Creus rimanendo stupefatti per l’incantevole bellezza paesaggistica, compreso il parco che si trova a metà strada dalle bellissime cittadine di Cadaques e El Port de la Selva.
La leggenda narra che il Cap de Creus fu creato da Ercole, questo è il punto a Est più estremo della Spagna così come lo è Fisterra il punto a Ovest più estremo.
Oggi 26 agosto partenza per il rientro a casa, vogliamo prendercela con comodo fermandoci a dormire nella valle della Drome in Francia, subito dopo la bella cittadina di Nyons. Il tempo ci accompagna graziandoci come sempre dalla pioggia.
Ho pregato fino all’ultimo per non incontrare pioggia al rientro non perchè non sia abituato a viaggiare sotto un diluvio ma solo perchè le gomme erano proprio alla frutta.
Che dire, questo viaggio da me definito “Soft” solo perchè abituato da anni a viaggiare per Africa, Asia, e Sud America mi sembrava dietro l’angolo mentre alla fine abbiamo fatto 7500 chilometri di pura goduria, riscoprendo la nostra amata e vecchia Europa.
Tutto l’itinerario è rimasto impresso nella nostra memoria per i paesaggi incantevoli, le città stupende piene di storia millenaria, per le strade da paura, per le persone socievoli e piene di vita e sopratutto per la ottima compagnia e buona sintonia degli amici compagni di viaggio. “””Grazie Amici”””.
Consentitemi di dare un ringraziamento particolare ai miei “Sponsor” che quest’anno
Mi hanno dato una mano con del materiale tecnico per me mia moglie e naturalmente la moto:
TucanoUrbano, GIVI, Oversaid, Rinolfi e Accessorimotostore. GRAZIE
Filippo Razza