Mosca – Pechino in treno !
TRANSIBERIANA 30\07-19\08\2011 30\07\2011
Ore 17.10 arrivo a Mosca, all’aeroporto sbrighiamo le procedure per il controllo dei passaporti e ritiro dei bagagli e iniziamo la nostra nuova avventura. Ad attenderci attrezzato da I-PAD riportante MARINI, il nostro autista che ci condurrà al “lussuosissimo” appartamento a noi riservato, dotato di ogni comfort (per il primo anno abbiamo avuto la possibilità d contattare telefonicamente i nostri genitori gratuitamente). La temperatura è molto calda e alle 22.00 (ore 20.00 in Italia) ci lasciamo trasportare dalle persone in Kamergersky e troviamo un ristorantino dove scegliamo un piatto di carne di maiale alla russa (patate, erba cipollina, carne) e carne di vitello con uova e prosciutto.Ed ora, dopo aver riempito il pancino, non ci resta che dirigerci verso la famosissima Piazza Rossa, non ci sono parole per descrivere l’emozione provata quando di fronte ai nostri occhi sullo sfondo della piazza, si erge la Cattedrale di San Basilio (simbolo universale delle Russia voluta da Ivan il Terribile) e sulla nostra desta le mura e i campanili del Cremlino (rappresenta il centro dell’intero paese e qui che fin dai tempi degli zar si governa la Russia).
31\07\2011
Colazione a “Le Pain Quotidian”, brioches salata con prosciutto, ricotta dolce, crepes con marmellata, dopodiché inizia la nostra visita al complesso del Cremlino, i suoi palazzi e le sue cattedrali. Al termine, sotto una pioggia che ci accompagnerà fino a sera, raggiungiamo il quartiere di Arbat, mercato all’aperto di artisti, per spostarci poi alla maestosa Cattedrale di Cristo Salvatore (costruita per celebrare la vittoria su Napoleone).Da qui scendiamo nei sotterranei di Mosca per perderci nella sua metro. Come potete immaginare tutto viene segnalato in cirillico, quindi armati di pazienza, cerchiano di trovare la nostra direzione e ci avviciniamo a casa.
01\08\2011
Ultima giornata a Mosca, decidiamo di percorrere l’itinerario che ci permette di conoscere il Quartiere Kitay-Gorod, una delle zone più antiche di Mosca. Di seguito vediamo: Stamperia sinodale (dove venne stampato il primo libro in cirillico), Monastero dell’Epifania (XII secolo), l’antica Borsa, Chiesa di Santa Barbata, Antica Corte Inglese (edifici con tetti spioventi in legno) e la colorata Chiesa di San Giorgio. Il tempo è della nostra parte (un leggero sole) quindi decidiamo di acquistare 2 biglietti per una piccola crociera sul fiume Moskva che ci permetterà di ammirare la città da un’altra angolazione. Il nostro battello fa la spola da Kievskaya a Ustinsky Most.
02-03-04\08\2011
A piedi costeggiamo il Moskva e raggiungiamo il moderno Quartiere Zamoskvorechie con caffè all’aperto e negozi che ospita la Galleria Tretyakuv, importante galleria d’arte contenente famosissime icone russe proveniente da tutto il mondo.Lasciamo la trafficata Mosca per avvicinarci alla stazione Yaroslavsky (affollatissima), da dove alle ore 23.45 partirà il nostro Treno che ci condurrà a Irkutsk. Non è stato semplice cercare di trovare il numero del binario di partenza, mostriamo la copia dei biglietti alla signora delle pulizie, la quale li “ruba” dalle nostre mani e inizia a girovagare per ogni ufficio della stazione a chiedere, non sappiamo cosa, con noi che la inseguiamo con i bagagli appresso. Sfiniti, recuperiamo le nostre fotocopie e ci dirigiamo verso una graziosa e disponibile signora addetta alla vendita dei biglietti del treno, la quale cerca di spiegarci dove poter trovare indicazioni circa la nostra tratta, e il nostro numero di binario, e non ci lascia andare fino a quando non ha la certezza che tutto sia chiaro.Finalmente il controllore invita tutti a salire e dopo aver controllato i nostri biglietti e passaporti ci dà il via libera per accomodarci alla cabina 5 posto 17, 18. La cabina è piccola, ospita 4 persone, due letti sotto e due brandine sopra, cosa scegliamo? Cristian sopra e io sotto, e chi saranno i nostri compagni di viaggio per 4 giorni? Un tedesco che parla russo in quanto fidanzato con una ragazza russa e un russo che torna a casa (la moglie odia volare).Dopo aver riposato la mattina iniziamo a fare conoscenza con Alexander, se fosse per lui parlerebbe 24 ore no stop e Peter Paul, viaggiatore solitario che sta per raggiungere un suo amico a Ulan Udee via Krasnoyarsk, per cui ci abbandonerà un giorno prima. Le giornata sono lunghe, le ore le passiamo a scrivere, leggere, parlare, gesticolare, camminare su e giù dalle carrozze, scendere ad ogni fermata per scoprire le persone del posto, che offrono i loro prodotti (pollo e patate, brioches salate ripieni di carne, pomodori, ciliegie, cetrioli, mele) perché la pensione che ricevano non gli permette di sopravvivere, ammiriamo i diversi paesaggi che cambiano ad ogni nuova città che incontriamo lungo il tragitto e la sera, dopo aver gustato la cucina della carrozza ristorante, le luci si spengono e si torna a dormire. Durante la notte veniamo disturbati da alcune brusche fermate del treno, dal suo motore sotto la mia testa, ma nonostante tutto riusciamo a ricaricarci per affrontare la nuova giornata.Potete immaginare che in questi giorni , lavarsi, cambiarsi, mangiare sano, fare movimento non esiste, passa tutto in secondo piano e ci si rende conto di quanto effettivamente siamo legati alla comodità, ad ogni comfort, alla tecnologia e, un po’ mancano tutte queste cose, anche se ci siamo abituati presto a questo nuovo modo di vivere. Ci si lava a pezzi, si dorme in spazi ristretti, il cellulare si accende solo per comunicare via sms con i familiari e risparmiare batteria, si mangia a qualsiasi ora, qualsiasi cosa e si offre e si condivide tutto con tutti. A differenza di quanto succede nella vita di tutti i giorni, abbiamo tempo di pensare, riflettere, dedicarci alla comunicazione, alla parola, alla conversazione, allo stare insieme agli altri anche diversi da te e a non disprezzarli, ci si aiuta a vicenda in caso di necessità e si ride, si scherza insieme.
05\08\2011
Finalmente dopo 3 giorni pieni di viaggio in treno e dopo aver salutato i nostri compagni di cabina, tocchiamo terra a Irkutsk ed ad attenderci un furgoncino-taxi che ci conduce al porto dove alle ore 09.00 salpiamo con l’aliscafo “OAO BCPN” per Bolshie Koty, a nord del Lago Baikal, il più profondo al mondo (1860 m).
Vi lascio immaginare la sensazione provata una volta arrivati a destinazione: quiete, calma, niente macchine, paesaggio da cartolina, con fitta vegetazione e il nostro chalet accogliente, la cui proprietaria Natasha, sembra uscita dal telefilm “La casa nella prateria”.Bolshie Koty è un villaggio fondato nel XIX sec. dai minatori all’epoca della corsa all’ora, ed oggi non ci sono strade per raggiungerlo se non via lago o con un impegnativo trekking.Per riprenderci dal cambio di fuso orario (ora siamo 7 ore avanti rispetto all’Italia, ma durante la tratta Mosca- Irkutsk abbiamo passato 5 fusi orari), decidiamo di riposarci un paio d’ore e al risveglio ci attende Natasha con un piatto fumante di zuppa russa,riso e manzo, per non parlare dei dolcetti fatti in casa (pecheniye), una vera delizia.Nel pomeriggio andiamo alla scoperta della natura circostante, avventurandoci lungo un sentiero che attraversa la fitta foresta in direzione nord, dove ad ogni metro si apre una finestra naturale sulle splendide acqua del Lago Baikal. Al ritorno, sotto una leggera pioggia, il nostro cammino viene bloccato da quello che inizialmente sembrava un pezzo di ramo, ma che poi si è rivelato essere un serpente, restiamo immobili fino al suo passaggio.Rientriamo presso il nostro chalet e dopo un pasto caldo, due chiacchiere con i nostri coinquilini e un brindisi a base di birra locale, ci addormentiamo nel calore delle nostra stanza.
06\08\2011
Siamo stati svegliati da un rumore battente sui tetti di una pioggia incessante e questo ha comportato un cambiamento all’ultimo minuto del nostro programma giornaliero che prevedeva una camminata di 20 km in direzione di Slyudyanka, per ammirare le limpide acque azzurre del Lago Baikal.Approfittiamo per gustare dell’ottima kasha (porridge) una specie di zuppa preparata con grano saraceno e altri cereali, ottime frittelle accompagnate da marmellata ai lamponi, formaggi e salumi del posto.Dato le condizioni climatiche non ci resta che dedicarci all’organizzazione del nostro viaggio per i prossimi giorni.La pioggia non cessa, non ci demoralizziamo: muniti di k-way ci incamminiamo verso il sentiero che conduce a Slyudyanka e, costeggiando le sponde del Baikal, giungiamo fino a metà strada, per ammirare il lago in tutta la sua bellezza.Al ritorno ci lasciamo tentare dal prelibatissimo Omul, una via di mezzo tra la trota e il salmone, endemica del lago Baikal che si può trovare nei piccoli chioschi del villaggio, dove viene venduto affumicato dalla gente del posto. Anche questa giornata “bagnata” è giunta al termine e domani ci aspetta la visita di Irkutsk.
07\08\2011
Stamattina la sveglia ci è stata data da un fortissimo vento che ci auguriamo spazzi via le grigie nuvole proveniente in lontananza che non promettono niente di buono.Dopo una ricca colazione decidiamo di percorrere un sentiero che conduce nella fitta foresta e, dopo le piogge dei giorni precedenti, è facile scovare numerosissimi funghi commestibili e no.Si avvicina l’ora della partenza dell’aliscafo e ci accingiamo al porto e, una volta arrivati ad Irkutsk, siamo assaliti da una malinconia figlia della natura incontaminata che abbiamo lasciato alle nostre spalle.Nella fredda (15 gradi) e grigia città, siamo ospiti presso una tipica famiglia russa che abita in un piccolo appartamento in un vecchio condominio. L’accoglienza non è tra le migliori e scegliamo di lasciare i bagagli ed iniziare la visita cittadina.Irkutsk viene definita la Parigi della Siberia, grazie alla scoperta dell’oro nel vicino bacino della Lena, intorno al 1880, che rese possibile la costruzione di grandi edifici ancora oggi visibili.Ci imbattiamo in diverse case in legno abitate dai decabristi (che scontarono le loro condanne ai lavori forzati nei pressi di Chita e non tornando nella Russia europea, si stabilizzarono a Irkutsk), alcune delle quali adibite ora a museo.Interessanti sono anche le molte chiese ed edifici storici presenti nei diversi quartieri. Dopo una doccia i nostri ospitanti non sembrano poi così male ed è quel ci vuole per ricaricarsi e recarsi presso il ristorante vicino a casa ad assaporare la cucina tipica a base di pesce del Lago Baikal, servita sempre con un bicchierino di brandy.
08\08\2011
Un raggio di sole, ormai a noi quasi sconosciuto, penetra dalla finestra della nostra camera e ci invita ad alzarci per raggiungere la vicina stazione degli autobus, dove prendiamo un marshrutky (mini autobus da 15 posti) che ci conduce a Listvyanka, il villaggio in riva al lago più vicino a Irkutsk. Imbocchiamo il sentiero che conduce a Bolshie Koty costeggiante il lago che offre la possibilità di imbattersi in una finestra naturale sulle limpide e azzurre acque del lago.Al ritorno visitiamo il mercato artigianale del posto, dove si possono trovare in vendita i prodotti fabbricati con il legno della foresta circostante, collane di pietre preziose e l’immancabile omul affumicato.Il viaggio di rientro si presenta piuttosto bizzarro: ad alta velocità su strada non completamente asfaltata, il nostro conducente (oltre alle persone con i posti a sedere), concede la possibilità anche agli abitanti di poter usufruire del servizio “taxi” per spostarsi di 1 km circa; ogni brusca frenata comportava la perdita di equilibrio delle persone restate in piedi ad attendere la propria stazione d’arrivo.
Per cena decidiamo di iniziare a calarci nell’atmosfera mongola, quindi optiamo per un ristorante dove assaggiamo i ravioli (buuzy) e la carne di montone.
09\08\2011
L’ultima giornata in Russia, decidiamo di trascorrerla nuovamente a Listvyanka e rilassarci con una caldissima “banya”. Dopo svariate ricerche riusciamo finalmente a trovare un hotel che ci offre la possibilità di usufruire della loro banya. La principale caratteristica di questa tipica tradizione russa prevede una camera a vapore in cui vengono riscaldate delle pietre in una fornace che devono essere costantemente bagnate d’acqua. La temperatura è altissima e per proteggere i capelli dagli effetti del calore ti consigliano di indossare un chapka (cappello in feltro). Per poter resistere alle temperature, bisogna alternare una doccia gelida all’ingresso in banya, in questo modo è sopportabile.
Rilassati, torniamo a Irkutsk a ritirare i nostri bagagli presso la famiglia che ci ha ospitato in questi giorni e prendere il taxi che ci conduce alla stazione per salire sul treno che in 30 ore ci condurrà in Mongolia.Questa volta i nostri compagni di viaggio sono un tedesco, ( in viaggio da 2 mesi e che terminati gli studi universitari in Geografia ha deciso di prendersi 6 mesi per viaggiare in oriente) e un’insegnante inglese (sola che ha viaggiato in tutto il mondo).Si avvicina la notte e una volta preparato il nostro letto cabina, (non troppo comodo), la stanchezza prende il soppravvento e ci addormentiamo con il dolce (è un eufemismo…) cullare del treno.
10\08\2011
Con una tazza di thè bollente e qualche biscotto acquistato al piccolo market in città, iniziamo la giornata sul nostro vagone. Il paesaggio ora è cambiato, abbiamo abbandonato la fitta foresta per fare posto alla steppa. Arrivata alla stazione di Naushki (passaggio di frontiera dalla Russia alla Mongolia), il treno si ferma, il controllore invita tutti i passeggeri a scendere e di attendere il controllo dei passaporti. Trascorriamo 5 ore in questa anonima stazione, circondata solo da un paio di bazar che vendono vestiti e qualche cibo dolce scaduto. Alle 17.30 veniamo richiamati all’appello e veniamo “rinchiusi” nelle nostre cabine ad attendere che la polizia di confine ritiri tutti i passaporti e ce li restituisca. Dopo 1 ora circa torniamo in possesso dei nostri documenti e possiamo ripartire, peccato che trascorsa nemmeno 1ora siamo nuovamente fermi, questa volta controllo passaporti da parte della polizia mongola, inoltre è vietato scendere dal vagone e toilette chiusa; caldo, stomaco vuoto e stanchezza si fanno sentire e siamo tutti impazienti di ripartire. Anche questo controllo è andato a buon fine e finalmente siamo in Mongolia.
11\08\2011
Ore 06.10, il treno puntualissimo fa il suo ingresso a Ulaanbaatar che si presenta come un agglomerato di vecchi edifici dell’unione sovietica, ma subito veniamo trasferiti alla riserva naturale di Gun Galuut a 131 km dalla capitale.La strada per raggiungere la nostra location, è all’inizio asfaltata, stretta con malformazioni del manto stradale, per poi trasformarsi in terriccio.Intorno a noi il nulla, solo ed esclusivamente steppa: verde, qualche chiazza d’acqua dove diverse specie di uccelli vengono ad abbeverarsi e nutrirsi, branchi di mucche che pascolano liberamente, cavalli liberi..Una volta lasciati i nostri bagagli nella gher a noi riservata (tenda tipica mongola costituita da posto letto, una stufetta per scaldare l’ambiente e un paio di candele per l’illuminazione),decidiamo di ingannare l’attesa del pranzo con una camminata di un paio d’ore che ci permette di scoprire il vasto territorio circostante il nostro accampamento, semplicemente da cartolina.Al ritorno assaggiamo i prodotti dell’orto e i tipici ravioli ripieni di carne di montone, molto ricchi e alle 14.00 ci aspetta l’avventura a cavallo.In lontananza vediamo sopraggiungere la nostra cavallerizza, con i nostri cavalli. Non ci sono parole per descrivere le sensazioni provate durante la cavalcata: eravamo liberi di galoppare, andare al trotto o passeggiare senza limiti, lungo tutta la steppa ed eravamo noi a governare il cavallo, è stato semplicemente spettacolare. Per concludere la ragazza che ci ha accompagnato, ci ha ospitato presso la sua abitazione, una gher isolata, e ci ha presentato la sua famiglia: mamma papà e fratelli.Ci sediamo intorno al loro tavolo e ci viene offerto l’airag, latte di giumenta fermentato, dal sapore acido, accompagnato da fresco pane e ottimo formaggio tutto rigorosamente preparato in casa. La famiglia mongola non ci lascia partire senza prima averci mostrato orgogliosamente, il pannello solare collegato ad una batteria che hanno acquistato in città per poter illuminare con un’unica lampadina la loro tenda.A cena servono la carne di montone, dal sapore selvaggio con contorno di riso e patate, dopo una tazza di caffè, salutiamo i ragazzi italiani presenti al campo e ci addormentiamo nella nostra tendina.
12\08\2011
Un raggio di sole penetra dal tetto della nostra gher e il nitrito dei cavalli è un richiamo per noi e scendiamo dal letto per dirigerci, dopo colazione, verso le montagne di fronte alla nostra riserva.
Lungo la strada che ci conduce alla vetta, notiamo in un buco del terreno un serpente tutto raggomitolato sazio che riposa: uno scatto veloce per immortalare il momento e proseguiamo il cammino. Sopra la cima lo spettacolo è semplicemente meraviglioso, di fronte ai nostri occhi appare il verde della steppa con i branchi di montoni e cavalli selvaggi liberi di muoversi nel loro habitat, che ci lascia senza fiato.Torniamo al rest camp e prenotiamo il kajak per il pomeriggio. Indossati i giubbotti salvagente, veniamo gettati con il nostro doppio kajak nelle gelide acque del fiume Aigar e con un semplice “good luck” e nessuna spiegazione su come pagaiare, ci lasciamo trasportare dalla corrente e, sotto una pioggia battente, ammiriamo il paesaggio circostante. Ad attenderci al termine dell’attraversata, lo staff che rimane immobile a guardare la mia comica caduta nel fiume.Al rientro, visto che le docce restano inattive fino alle a tardo pomeriggio, ci viene proposto di accendere la stufa all’interno della nostra gher e capiamo come durante l’inverno i nomadi riescono a riscaldarsi.Durante la cena veniamo chiamati dai mongoli che insistono con un sorriso che ci riempie il cuore a voler fare una serie di foto con noi.Ci stupisce come con poco niente riescono a divertirsi e a godere ogni singolo momento della loro vita, cosa che ormai non rientra più nei costumi della società occidentale.
13\08\2011
Oggi la giornata non inizia nel migliore dei modi, purtroppo durante la notte non mi sono sentita bene, il mio stomaco si è fatto sentire, ma ciò non ci ha impedito di godere questa ultima mattinata nella steppa mongola.
Prenotiamo nuovamente la passeggiata a cavallo e ad attenderci troviamo la ragazza mongola del’altro giorno (per fortuna). Questa volta ci porta a visitare il paesaggio in direzione della montagna, semplicemente favoloso. Ad un certo punto restiamo impantanati nella palude ed i cavalli faticano ad uscire dal fango, ma la nostra cavallerizza ha saputo gestire la situazione in modo eccellente e in breve tempo, anche se infangati fino ai capelli, riusciamo a tornare sul terreno erboso e i cavalli riprendono il galoppo fino al nostro accampamento.Ora anche Cristian non si sente bene, quindi decidiamo di restare in tenda fino all’arrivo del taxista che ci condurrà a Ulaan-Baatar, dove restiamo a dormire fine al mattino seguente privi di forze per tutta la giornata.
14\08\2011
Ore 07.15 treno in partenza per Bejing, viaggiamo con una coppia di tedeschi che, dopo aver trascorso qualche notte in Cina, si trasferiranno a Bali per riposarsi dal lungo viaggio.
La tratta si presenta lunga e interminabile, inganniamo il tempo tra lettura, chiacchiere, partite a carte, musica e ammirazione del paesaggio del deserto del Gobi che si presenta dai nostri finestrini, con le sue dune rosse, la sabbia e qualche ciuffo di vegetazione verde.Alle 19.00 vengono ritirati i nostri passaporti per l’uscita dalla Mongolia e noi dobbiamo restare nella nostra cabina fino a quando non ci verranno restituiti.Trascorse 2 ore il nostro treno prosegue la sua rotta e dopo meno di un’ora ci vediamo nuovamente costretti a consegnare i documenti alla frontiera cinese per l’ingresso in Cina. La procedura risulta essere più lunga, in quanto devono essere sostituiti a tutti i vagone i carrelli, visto che i binari cinesi hanno uno scartamento più stretto rispetto a quelli mongoli e quindi, in un capannone affollato di operai e guardie cinesi, assistiamo alle operazioni direttamente dalla nostra cabina.Una volta restituiti i passaporti ci stendiamo per cercare di dormire qualche ora prima di affrontare le ultime ore sul treno.
15\08\2011
Welcome to Beijing … alle ore 14.05 il treno 004 fa il suo ingresso a Pechino.
Alla stazione veniamo investiti dal fiume di persone cinesi presenti, ti trasportano dove vogliono loro, ma per fortuna possiamo contare sull’aiuto del nostro autista che in meno di 5 minuti ci conduce all’esterno e ci accompagna al nostro hotel, situato in riva al lago Houhai.Il caldo umido e la cappa si smog non ci scoraggiano e, dopo una fresca doccia, ci avventuriamo nelle vecchie vie di Pechino, chiamate Hùtòng, che attraversano la città da est a ovest sule quali si affacciano fatiscenti abitazioni a un piano e case storiche con cortile.Proseguiamo la visita dirigendoci verso la Città Proibita per poter informarci circa l’acquisto dei biglietti e l’orario di apertura per il giorno seguente. Non abbiamo fatto i conti con le distanze e con il fatto che, visto il tardo orario, la maggior parte dei parchi e piazze che ti permettono di raggiungere brevemente il sito, sono ormai chiusi.Dopo ben 7 km davanti a noi si erge la porta Nord e, una volta preso nota delle informazioni, rientriamo, questa volta utilizzando la moderna metro.
16\08\2011
La visita della Città Proibita richiede almeno 4 ore, quindi alle 8.30 ci presentiamo ai cancelli d’ingresso e iniziamo la scoperta di questo complesso di edifici antichi più grande della Cina.
Fu la residenza di due dinastie imperiali, i Ming e i Qing, il cui accesso era vietato a chiunque non facesse parte della dinastia al potere. Anche qui sono i turisti cinesi a decidere cosa tu debba vedere o fotografare: hanno atteggiamenti invadenti per chi e cosa li circonda, ma di fronte allo spettacolo e alla enormità della città Proibita, questo non ha più importanza.La giornata prosegue verso Piazza Tiananmen, fulcro della storia comunista della Cina, è immensa, vastissima, affollata ed oggi è una ricostruzione moderna voluta da Mao,il cui ritratto è ben esposto sulla Porta della Pace Celeste. La nostra visita viene spesso disturbata da richieste da parte dei turisti cinesi che desiderano scattare una foto con noi occidentali, che inizialmente è divertente, ma alla lunga annoia.Nei dintorni della piazza si possono notare: la Porta Anteriore (ciò che resta della mura che circondavano l’antica città), il Monumento agli eroi del Popolo (obelisco che rappresenta episodi della rivoluzione), il Mausoleo di Mao Zedong (il cui popolo cinese nutre ancora rispetto e venerazione), il Palazzo dell’assemblea del Popolo (dove ha sede il Congresso nazionale e l’assemblea legislativa), il Gran Teatro Nazionale, il Museo Nazionale Cinese e il Museo della città Imperiale.Continuiamo con una passeggiata intorno al lago Houhai, circondato da graziosi caffè, bar ristoranti, dove effettuiamo uno sosta per ricaricarci e guardare le persone che passano lungo la via.Non possiamo non dedicare parte del nostro tempo alla struttura del National Stadium, il famoso stadio con struttura a nido d’uccello, al Water Cube, che ospita la piscina olimpionica. Per poter però costruire questo quartiere sportivo, sono state abbattute migliaia e migliaia di abitazioni e le persone trasferite in periferie in edifici sviluppati in altezza.La sera ci concediamo una cenetta in un ristorantino cinese, che offre come specialità della casa, un piatto a base di carne di pecora e verdure sempre rigorosamente accompagnata dal riso. Per “alcuni” il pasto si rileva piuttosto faticoso, dovuto alla difficoltà di mangiare con le bacchette e non con le classiche posate, ma è ciò che rende divertente la visita presso paesi che non hanno le nostre stesse usanze.
17\08\2011
Finalmente si parte per la Grande Muraglia Cinese, siamo riusciti, grazie al consiglio di uno degli ospiti del nostro hotel, a prenotare l’escursione di mezza giornata presso la Grande Muraglia Cinese.
Dopo un’ora e mezzo di viaggio giungiamo a Mùtianyù, a 90 km da Pechino, questo tratto di muraglia è costituito da granito ed è interessante per la presenza delle torri di guardia di epoca Ming e per lo splendido panorama. Nonostante la pioggia, percorriamo il percorso a volte ripido, a volte dolce, che ci conduce dalla torre 6 alla torre 26, e la fatica viene ripagata dalla splendore del paesaggio e dalla magia che sprigiona questo muro, uno delle sette meraviglie del mondo. Riscendiamo con la funicolare e, concludiamo con un pranzo che ci permette di scoprire tipiche pietanze cinese a base di pollo e verdure, alcune speziate altre delicate al palato.Rientrati in città visitiamo la Torre del Tamburo, dalla quale godiamo lo spettacoli sui tetti degli Hùtòng e assistiamo allo spettacolo di tamburi.Per cena ci incontriamo con la mia collega di lavoro, che ha vissuto a Pechino per un periodo di 6 mesi, che ci offre la possibilità di degustare piatti della cucina cinese musulmana e ci fornisce di consigli e informazioni utili per proseguire con la visita di Beijing.
18\08\2011
Dedichiamo la mattinata alla scoperta dei tempi: Tempio del Lama, vasto e bellissimo, le sale contengono una miriade di statue dei Buddha sorridente (la più alta misura 18 m, scolpito in un solo albero di sandalo), Tempio di Confucio e Collegio Imperiale dove l’imperatore commentava i testi classici di Confucio davanti a migliaia di studenti.
Per rilassarci ci concediamo una camminata presso il Parco Beihai, dove troviamo lo Stupa Bianco, costruito in occasione della visita del Dalai Lama, il Tempio di Ongan, contente immagini del Buddha e il il Muro dei Nove Dragoni, rivestito da variopinte piastrelle smaltate.Uscendo dalla porta Nord, ci imbuchiamo in un altro parco, Jingshan, da cui si può godere di una impareggiabile vista sulla Città Proibita.Ci trasferiamo nel quartiere moderno di Wangfujing, utilizzando il mezzo di trasporto più utilizzato, il toc-toc, guidato da un abile cinese, che schivando il traffico e le persone, in poco tempo ci porta a destinazione. Restiamo spiazzati dai giganteschi complessi ed edifici commerciali che si alzano lungo la strada, che sono in contrasto con la piccola via degli Snack Street, dove prendiamo coraggio e assaggiamo uno spiedino di serpente, carne scura, morbida e saporita. Questa via è fiancheggiata da una serie di banchetti che propongono l’assaggio di alcuni snack tipici cinesi: spiedini di ogni tipo di insetti (scarafaggi, scorpioni, tarantole), frutta, carne, dolci, ravioli etc.Il pomeriggio lo dedichiamo allo shopping del falso: dovete pensare che esistono interi palazzi costituiti da 7 piani solo di vendita di prodotti falsi, perfettamente copiati dai cinesi, legalizzata.Ogni acquisto risulta essere faticoso e lungo, ogni prodotto richiede la contrattazione del prezzo che può durare dai 20 ai 40 minuti, e quasi sempre si riesce ad acquistare al prezzo voluto.Concludiamo con il più bell’edificio Ming di tutta la Cina, il Tempio del Cielo, situato presso l’omonimo parco, la cui posizione e pianta hanno uno specifico significato simbolico legato all’antico rapporto tra cielo e terra.Un taxi ci conduce al famoso ristorante Quanjude Roast Duck Restaurant, per assaggiare la famosissima anatra alla pechinese, servita con salsa, zucchine e cipolle da inserire in una crepes e gustarlo come panino.
19\08\2011
E’ giunto il momento di salutare Pechino e, con mezz’ora di ritardo, il nostro autista ci conduce all’aeroporto principale più grande al mondo, rimodernizzato in occasione delle olimpiadi 2008 e ci accingiamo a salire sull’aereo direzione Mosca e successivamente Milano.Questo viaggio ci ha sicuramente riempito di emozioni che non sono spiegabile con parole o con le foto scattate, ma devono essere semplicemente vissute sulla propria pelle. Non potremmo dimenticare la freddezza della Russia, il sorriso e l’ospitalità della Mongolia, con i suoi vasti paesaggi e la grande disordinata, caotica e sfiancante Pechino.Come giustamente ci hanno suggerito alcuni compagni di viaggio sono state dieci avventure in una, che porteremo sempre dentro di noi.
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