Mosca e San Pietroburgo… 2

...quasi fai-da-te!
Scritto da: pinina79
mosca e san pietroburgo... 2
Partenza il: 07/06/2009
Ritorno il: 13/06/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Il nostro viaggio è stato programmato per giugno e prevedeva un paio di giorni a mosca, un breve tour nell’anello d’oro e gli ultimi giorni a san pietroburgo, per un totale di una settimana. Abbiamo scelto un tour individuale, in maniera tale da essere più autonomi una volta conosciuti gli aspetti principali delle città con l’aiuto della guida. Per quanto riguarda l’organizzazione per la partenza, come prima cosa siamo riusciti con questa agenzia a contenere decisamente i costi. Un tour equivalente completamente affidato ad una agenzia italiana ci sarebbe costato 1200-1300 euro e avremmo dovuto dipendere dalle decisioni del gruppo. In questo modo abbiamo speso 690 euro per il tour, circa 200 euro per il volo andata e ritorno e circa 90 euro per i visti (tra visto vero e proprio e spedizioni). Con i 1200 euro preventivati dall’agenzia italiana siamo riusciti anche a mangiare (in maniera esagerata), a comprarci tutti i souvenir e ad entrare in musei non compresi dal tour (e forse ne abbiamo ancora avanzato…) arrivati a mosca, di notte, ci siamo resi conto di aver fatto una scelta avventata: siamo stati accolti da un autista che parlava solo russo, abbiamo attraversato zone della città poco frequentate e al buio completo, con cartelli stradali illeggibili…ma per fortuna non ci è successo niente. In breve tempo abbiamo raggiunto un bell’hotel, anche vicino al centro (la metropolitana è a pochi passi) e ekaterina (la nostra referente all’agenzia russa) ci ha fornito tutti i numeri di telefono (suoi e delle guide delle altre città) per qualsiasi evenienza. Solo due giorni più tardi abbiamo scoperto che ci sarebbe stato impossibile contattarla… ma andiamo per ordine. Al check in in albergo ci è stato detto che dovevamo pagare una tassa non ben definita…o almeno così ci è parso di capire. Ci è stata concessa una proroga fino al chek out, ma da buoni italiani abbiamo poi fatto finta di dimenticarcene; le hostess ci aspettano ancora… stanchi ed assonnati abbiamo trascorso una notte + che tranquilla sperando che la guida che avremmo incontrato il giorno dopo parlasse italiano, visto che l’accoglienza era stata diversa. La prima colazione è stata per noi 3 cristiani un po’ disastrosa, con tentativi di smontare la macchina del cappuccino (o quel qualcosa da loro definito tale), approci con il kefir (che fabrizio ha definito come il latte dimenticato nel frigo che lo avrebbe atteso fino al ritorno) e qualche biscotto alla cannella. Dani come al solito pensa che sia sempre ora di pranzo, per cui anche alle 7 del mattino si è nutrito con pane e salame, frittata, uova sode, insalata russa e wusterl di dimensioni astronomiche. Su mio suggerimento abbiamo letteralmente iniziato quello che poi sarebbe diventato un rito mattutino, via via sempre più organizzato: la preparazione dei panini per spuntino/pranzo nell’impossibilità di fermare il tour! Per questa prima volta abbiamo optato per soli 4 miseri paninetti, dimostratisi provvidenziali qualche ora più tardi. Nella hall avevamo appuntamento con Elena, la nostra guida di mosca, che è stata gentilissima e si è dimostrata molto preparata. Per prima cosa ci ha fatto fare i biglietti per la metro. Già la biglietteria è stata uno spettacolo. Dani ha trovato delle monetine per terra e da rabbino qual è, ha tentato di raccoglierli salvo poi farsi spiegare che se non valgono niente per loro (ragione per cui sono per terra) figuriamoci per noi… la metro si raggiunge attraverso delle scale mobili che mi hanno quasi fatto morire di paura: drittissime ed infinite! eppure c’è qualcuno che le fa di corsa superando all’impazzata! Arrivati ai binari altro spavento: i cartelli illeggibili. Come fare a sapere in che direzione prendere la metro? neanche a contare le fermate, erano pari, eravamo esattamente a metà percorso! Accantonato il problema ci siamo diretti alla stazione centrale, meravigliosa, decorata con stucchi sul soffitto e statue rappresentati combattenti di tutte le estrazioni sociali, a testimonianza che la guerra è stata combattuta da tutti (uguaglianza sociale, se non qui dove?). Peraltro i simboli di falce e martello sono ovunque; mentre noi pensavamo che volessero dimenticare il periodo, elena ci ha spiegato che tanti vorrebbero tornare indietro, gli anziani e i malati stavano sicuramente meglio allora. Per prima cosa ci siamo diretti alla piazza rossa: lungo il percorso abbiamo avuto però il tempo di notare un disegno sul terreno a forma di cerchio all’interno del quale tutti gettavano qualche monetina, prontamente raccolta da due tizi proprio in attesa di quel gesto. Sicuramente il lancio portafortuna ha portato fortuna a loro due… attraverso un arco dietro questo cerchio si è aperta davanti a noi la piazza rossa con in fondo la magnifica cattedrale di san basilio….con un maestoso palco davanti!!! cosa che ci ha reso impossibile fare la classica foto di rito dal fondo della piazza rossa con la cattedrale sullo sfondo e cosa che peraltro si ripeterà per quasi tutti i monumenti che vedremo(come il teatro bolshoj), la nostra solita fortuna. La piazza si presenta più piccola di quella che sembra dalle foto o dalla tv e sul terreno sono tracciate le linee seguite durante le parate. Purtroppo visto il tempo contato non abbiamo potuto visitare il mausoleo di lenin, anche perchè il criterio con cui finiscono le visite è abbastanza arbitrario: ad un certo punto la guardia dice basta e si torna il giorno dopo… abbiamo visitato i giardini di alessandro, il cremlino con tutte le sue cattedrali e poi ci è stato proposto di vedere il museo. Un dubbio ci doveva venire quando abbiamo dovuto pagare un biglietto a parte (non incluso nel tour) compreso quello della guida…purtroppo siamo caduti nella trappola e solo 2 estenuanti ore dopo, tra un colpo di sonno e un crampo allo stomaco brontolante, elena ci ha chiesto se avevamo ancora intenzione di vedere il piano successivo (esclusivamente composto da icone, di cui peraltro avevamo già avuto una serie numerosa di esempi MOLTO ben spiegati nelle cattedrali), della durata all’incirca di 3 ore. Prontamente, e oserei dire fortunatamente, solo fabri ha avuto il coraggio di ammettere con un secco “mi vu a mangiar” la fame che stava divorando tutti e 4, così liberi da impegni abbiamo potuto letteralmente divorare quei miseri panini preparati a colazione! Verso le 16.00 quindi, la guida ci ha lasciato liberi di girare indicandoci anche i buoni ristoranti per la cena, ma naturalmente non li abbiamo trovati. Ci siamo diretti a via dell’arbat, la via degli artisti, dove si trovano la maggior parte delle case museo, compresa quella di puskin. Purtroppo chiudono alle 17 e siamo arrivati troppo tardi per fare i biglietti. In compenso abbiamo incontrato un pittorresco gruppo di giovani ubriachi che si sono fatti immortalare mettendosi davanti al nostro obiettivo; abbiamo conservato la foto a testimonianza… Ha poi iniziato a piovere così abbiamo visitato i magazzini gum, con neanche un prezzo abbordabile, ma solo per stare al riparo e attraverso i giardini abbiamo raggiunto un sottopassaggio con una specie di centro commerciale circondato da un’infinità di ristoranti di tutti i tipi. E qui abbiamo iniziato il declino sulla dieta e la salita alle calorie, ordinando troppi piatti, forse scottati dal salto del pranzo. Per il freddo e snervati da un muto che ci correva dietro, ci siamo lasciati (precisiamo solo io e fabri) convincere a comprare un colbacco, non proprio originale visto che ne abbiamo presi 2 per 8 euro… istupiditi dal freddo e dalla pioggia battente siamo riusciti a fare una foto col pugno alzato e quel cobacco in testa fino a che siamo stati sorpresi da quella che sembrava una guardia e a quel punto toccato il fondo per la giornata, siamo rientrati in albergo, riuscendo persino a prendere la metro nella direzione giusta. (in realtà non è stato proprio un miracolo, barbara aveva studiato l’alfabeto sulla guida…) il giorno dopo siamo già ripartiti per il giro nell’anello d’oro, toccando sergiev posad, rostov la grande e yaroslavl. Questa parte del viaggio non è assolutamente da trascurare, ti permette di conoscere la vera russia, quella della campagna, delle dacia e delle isba e soprattutto delle persone che faticano sul serio a guadagnarsi il pane quotidiano. In realtà l’autista è venuto a prenderci con mezz’ora e + di ritardo, a saperlo facevamo + panini a colazione! Dimenticavo che a questo punto abbiamo cominciato tutti a mangiare salato anche alle 7 del mattino, a preparare gli zaini e guardarci intorno furtivi per nascondere i panini… l’autista, come il primo dell’aeroporto, comunque non spiccicava una parola di italiano, inglese o altra lingua comune. Tutto il percorso è stato “allietato” da musica house (!) e raggiunto ciascun monastero ci indicava su un foglio a matita l’ora della partenza. Le visite ai monasteri quindi erano in piena libertà ma grazie alla nostra “bibbia” michelin abbiamo potuto fare grandiosamente da soli. Nei monasteri, come quello stupendo di sergiev posad, ci siamo immersi nell’atmosfera religiosa di altri tempi, con le donne, anziane e non a capo coperto che cantavano litanie dolcissime, in queste chiese gremite, senza sedie (sigh!perchè la funzione dura 2 ore) ma con delle iconostasi ricchissime (fin troppo). Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, con le donne a capo coperto che si bagnavano nella fontana benedetta e scrivevano bigliettini con le preghiere che poi venivano dati al pope ortodosso, rigorosamente vestito in nero lungo e con altrettanto lunga barba (un po’ sporchina…), che li bruciava per far giungere in cielo le richieste. Naturalmente non potevamo rispiarmiarci figuracce anche qui, così siamo entrati senza permesso e senza pagare, anche durante la funzione, per mischiarci tra la folla, tanto l’abbigliamento e le macchine fotografiche non ci avrebbero fatti riconoscere… dopo aver gustato i nostri, stavolta, due panini a testa, siamo ripartiti (untz untz) per rostov la grande, che a dispetto del nome (forse una volta era enorme), è un piccolo monastero vuoto se si escludono le due anziane signore che vendono i biglietti a caso. Sì, perchè bisogna fare un biglietto per ogni edificio che si intende visitare ma non sapendo quanto ci si impiegava per ognuno e avendo solo un’ora a disposizione abbiamo provato a chiedere quale ci consigliavano. Dopo il prodigioso intervento di dani, che urlando in italiano ha ripetuto la mia frase inglese, le donne hanno finalmente staccato 4 biglietti di non si sa cosa facendoci pagare una cifra inspiegabile rispetto all’elenco dei prezzi… l’unica cosa che siamo riusciti a fare è la pipì, tutti e 4, e ad entrare in un posto dove non dovevamo entrare. Anche qui tutti gli edifici erano bardati da impalcature per la ristrutturazione, per cui le foto lasciano anche a desiderare. Allibiti e delusi siamo usciti e abbiamo proseguito per un sentiero che ci ha portato dietro a 3 case private lungo un lago di cui non ricordo il nome ma provvidenzialmente abbiamo trovato l’unico russo socievole, che diceva qualche parola in italiano, salvo poi dimostrarsi un ubriacone che chiedeva soldi… ripartiti, dopo che l’autista è stato multato per non aver avuto la cintura di sicurezza, nel tardo pomeriggio siamo arrivati a yaroslavl e qui abbiamo incontrato finalmente ekaterina: una persona squisita. Deve aver anche sgridato l’autista per averci fatto arrivare in città più tardi del previsto. Yaroslavl è una cittadina meravigliosa, piena di ragazzi giovani che frequentano l’università e arrivano da tutte le città della russia. L’abbiamo girata tutta a piedi, così abbiamo potuto trovare dei ristorantini molto pittorreschi in cui mangiare tantissimo e piatti gustosissimi a prezzi stracciati (soprattutto se paragonati ai nostri o a quelli di mosca/san pietroburgo). Qui abbiamo visto la prima notte bianca, alle 23.00 ancora si vedeva il tramonto in lontananza. La prima sera qui abbiamo costeggiato la riva di un fiume impronunciabile che confluisce nel volga e siamo arrivati ad un ristorante indicato sulla guida michelin. In realtà solo alla fine della cena ci siamo accorti di essere entrati e di aver cenato nel retro, che forse doveva essere a quel punto un pub, perchè nel momento in cui abbiamo chiesto il bagno siamo stati accompagnati in quella che credevamo la casa del cameriere ed era invece il vero ristorante! Una mangiata come quella comunque è difficile da scordare. Tra quello che ci ha consigliato ana, che si legge ania ma che fabrizio si ostinava a chiamare anna in un botta e risposta andato avanti per circa 10 minuti, e quello che ba’ si era fatta consigliare da una sua amica ucraina abbiamo mangiato fino a scoppiare: zuppe con cipolle, prugne e barbabietole, ravioloni ripieni ricoperti di una crema allo yogurt, salmone con un gusto ambiguo…il tutto, nello spirito comunista della condivisione, con un cucchiaio solo!!! e per soli 40 euro totali! Non contenti abbiamo cercato anche di mangiare un piatto di patatine fritte (lo volevamo con contorno di spiedini alla brace ma erano finiti) ma l’unica lingua che ci ha permesso di farci capire è il tedesco (pazzesco): quando fabri ha esordito con kartoffel tutto è stato chiaro, un po’ meno per la maionese, infatti è arrivato quello schifo di salsa allo yogurt… rientrati in albergo con il proposito di far fare ai due machi un corso di fotografia, visto che è stato impossibile farci fare (io e ba’) una foto in primo piano, abbiamo bazzicato con reale cappuccino e caffè ristretto nella hall dell’albergo fino a mezzanotte, in una serata stupenda di confessioni e racconti di parti delle nostre vite che per varie vicissitudini non avevamo potuto condividere, anche per ritardare l’incontro di ba’ con l’ascensore che, “programmato da fabri” per schiacciarla tra le porte (secondo lei), non aveva pietà ogni volta che lei ci saliva sopra. Il giorno dopo, allenati dai giorni precedenti, abbiamo affinato la tattica dello spuntino: ba’, fabri e dani a turno al buffet a fare incetta di pane e affettati ed io al mio posto con nonchalance che imbottivo e incartavo. Gli zaini e i marsupi ormai vuoti aspettavano solo di accogliere la scorta, che il questa mattinata è poi servita anche a sfamare ekaterina, stupita che fossimo riusciti a comprare dei panini in città! La giornata è proseguita con la visita al monastero con doppia guida, perchè è obbligatorio prendere quella del monastero che però parla solo russo e ekaterina che traduceva il luuuuuuungo racconto delle vicissitudini di quegli edifici. Annesso al monastero c’era un bel negozietto di souvenir dove le matrioske non costavano eccessivamente, ma dani come al solito mi ha detto di aspettare e il giorno dopo… dopo averci fatto visitare altre chiese ortodosse, ekaterina ci ha lasciato liberi ma non prima di averci consigliato per il giorno dopo, essendo privi di guida, di andare autonomamente a kostroma….un’esperienza indimenticabile! Prima lei ci ha aiutato a fare i biglietti per il pullman che ci avrebbe portato alla città (tra l’altro quando scatta l’ora x del pranzo, non importa quanta gente ci sia in fila, lo sportello chiude!) e poi ci ha spiegato come prendere, una volta là, i piccoli autobus (in realtà minivan) per raggiungere il monastero e il museo delle costruzioni lignee. Le indicazioni erano precise ma il problema della lingua…non è da sottovalutare. Il giorno dopo infatti siamo partiti su un bel pullman dell’anteguerra con i bocchettoni dell’aria talmente luridi che sembravano quelli del gasolio… l’indicazione che ci era stata data era quella di scendere davanti ad una struttura come quella da cui eravamo partiti dopo aver passato un ponte…un po’ vago….infatti siamo scesi in città sì, ma in anticipo sulla fermata giusta: ci sembrava un edificio sufficientemente somigliante ad una stazione ed era scesa un sacco di gente… Peccato che si trattasse di una banca e che nessuno nei paraggi parlasse inglese, anzi alle domande ci veniva risposto con una risata. Avevamo però bisogno di trovare la stazione per fare i biglietti del ritorno e prenotare così il posto a sedere. Alla fine, una signora, presa da pietà, in russo ci ha spiegato in che direzione andare e fisicamente (per mano) ci ha accompagnato e fatto salire sul minivan per il monastero. Il costo di un biglietto su questi mezzi è di soli 18 centesimi di euro e l’autista, gentilissimo, ci ha indicato quando scendere, ma una volta scesi per sicurezza abbiamo preferito riprendere il bus in senso contrario per trovare prima la stazione. Questo era un vero e proprio autobus e la gente ha capito dove volevamo andare e ce l’ha detto. In russo. Non capendo niente abbiamo pensato di provare a chiamare ekaterina ma qui ci siamo accorti che il cellulare non ci permetteva di chiamare all’interno della russia… Solo dopo un buon quarto d’ora abbiamo capito che quello che suona come aftovoksal (non è scritto correttamente, ma si sente così) era la stazione degli autobus. Ci è stato indicato, da tutto il bus, dove scendere e così abbiamo trovato la stazione, fatto i biglietti e ripreso la strada per il monastero. In realtà il monastero non l’abbiamo visto, abbiamo preferito andare oltre e visitare il museo delle costruzioni lignee. Da non perdere! All’interno ci sono le ricostruzioni di tutti i tipi di abitazioni, chiese etc. Dei secoli passati fino ai giorni nostri, una più bella dell’altra. Al ritorno verso la stazione abbiamo fatto una passeggiata nelle viuzze del paese immergendoci completamente nella vita dei suoi abitanti, osservando le loro bellissime casette, con le finetre decorate e solo uno spioncino per fare passare l’aria ma non il freddo e fermandoci al mercato. La frutta oltre che disposta in maniera precisa ed ordinata per colore, è squisita ed economica, purtroppo in mezzo ai comuni clienti si trovano anche delle persone meno fortunate costrette a chiedere le elemosina, cacciate in malo modo dai polizziotti che perlustrano la zona. Riprendendo il bus, ormai troppo sicuri di noi, abbiamo quasi rischiato di superare la fermata della stazione e di perderci un’altra volta, ma siamo riusciti a rientrare a yaroslavl, con un bagaglio culturale molto più ricco, con l’orgoglio di essere riusciti a tornare a casa pur non capendo le scritte e la lingua e di esserci divertiti da morire. Visto che avevo ancora la mia matriosca da comprare, abbiamo deciso, con una corsa contro il tempo, di rientrare nel monastero di yaroslavl per acquistarla. Peccato che essendo privi di biglietto non avremmo avuto il permesso di entrare. In un battibecco, un po’ in inglese, un po’ in italiano, un po’ in russo con una specie di anziana addetta al controllo degli ingressi, io e ba’ (perchè i due stanchi di portare gli zaini erano rimasti a fumare una stecca nella hall) siamo state mandate a quel paese con un gesto alquanto esplicito ma intanto ho potuto conquistare una matriosca davvero bella per un costo accessibile rispetto a quelli di mosca o san peter. La sera però abbiamo dovuto salutare la nostra, ormai amica, ekaterina. Con molto piacere abbiamo cenato a casa sua (la strada dissestata per raggiungerla ha fatto grattare persino la coppa del taxi, per non parlare del quartiere, portone di ingresso e scale con scatolette di cibo per gatti aperte e sparse qua e là), in compagnia anche dei suoi amici ed è stato davvero triste doverla salutare, soprattutto perchè davvero si è comportata come un’amica senza trascurare però la professionalità. Siamo arrivati alla stazione del treno e da lì siamo partiti per san pietroburgo, con un viaggio davvero originale. Il treno avrebbe viaggiato tutta la notte facendoci giungere a destinazione al mattino e solo una volta partiti abbiamo capito il perchè: il treno va quasi a passo d’uomo, si ha la possibilità di contare le betulle lungo tutto il tragitto… Nonostante fossimo in russia, il caldo nel treno era soffocante e i finestrini erano bloccati, una fortuna per ba’, che per tutto il tragitto ha tenuto le maniche lunghe mentre noi eravamo in canottiera, però al mattino la colazione è stata servita in bicchieri decorati in argento, davvero uno spettacolo. San pietroburgo…beh…lascia senza fiato. In realtà lo scopo del viaggio era proprio quello di arrivare qui per visitare i luoghi descritti nel romanzo “il cavaliere d’inverno” di paullina simons, rivivere l’atmosfera di quella grande storia d’amore e magari trovare il nostro shura…peccato, tante tatiana per i nostri due machi, ma neanche un alexander che valesse la spesa del biglietto aereo! Il primo impatto con l’albergo ci ha lasciato senza parole: soffitti altissimi, tappezzeria di lusso, camere enormi e un bellissimo televisore che fabri non ha scordato di testare nell’immediato. Ma niente riposo, perchè la guida ci ha subito fatti scendere nella hall. La nostra guida, anna, più che preparata è un computer! È riuscita a raccontarci credo 3 secoli di storia della città in 4 ore e nello stesso tempo a farci vedere tutti (e dico tutti!) i monumenti della città. Diciamo che ci ha presi in parola: quando ci ha chiesto cosa volete vedere abbiamo risposto”tutto il possibile” e così è stato! Siamo arrivati morti in cima alla cattedrale di sant’isacco…ma la città si è distesa sotto di noi, meglio però portarsi una cartina per riconoscere gli edifici. Ma a me e ba’ sembrava di esserci già state, tanto avevamo atteso il momento di vedere il tutto con i nostri occhi: la prospettiva nevskji, la fortezza dei santi pietro e paolo, il campo di marte, il giardino d’estate, l’ermitage… Alla fine del percorso con anna, non avevamo + niente da vedere….così, dopo aver ripreso un po’ di fiato, abbiamo ripercorso alcune vie, anche traverse, seguendo la nostra guida cartecea e abbiamo potuto vedere degli scorci meravigliosi; tenendo presente il fatto che erano appena cominciate le notti bianche, il tramonto è arrivato molto tardi (circa verso le 22.30) e ci ha sorpreso davanti alla chiesa del sangue versato: con i colori del tramonto è ancora più bella, consiglio di vederla a quell’ora. Dopo molte ore di passeggiate, alla ricerca di un ristorante più economico di quelli riportati sulle guide, ne abbiamo trovato uno gremito, in una via pedonale dove è pieno di studenti, ma l’educazione non era di casa. Dopo aver aspettato a lungo per l’ordinazione, aver chiesto delle salse ed essere stati mandati in un angolo (ma secondo me a quel paese), arrivata la cena, avevamo finito il bere. Non ci è stato possibile ordinare un bicchiere d’acqua se non al nostro personale cameriere che perlatro si era dileguato, e neanche chiedendo direttamente al bancone abbiamo avuto successo. Con un sorriso sulle labbra, andandocene, gli abbiamo staccato tutti gli insulti conosciuti in italiano e piemontese. A quel punto ci hanno anche ringraziato! Abbiamo poi atteso l’una di notte per vedere i ponti aprirsi sulla neva e quasi quasi mi metto ad attaccare briga con una deficiente che a momenti mi sbatte la macchina fotografica nel fiume per farsi posto lungo il muretto! Il giorno dopo lo abbiamo dedicato in piena libertà a visitare il palazzo di petrodvoretz, prendendo il battello (meglio arrivare presto a fare i biglietti!) lungo la neva. 4 spagnoli, convinti di poter fare i furbi, sono passati davanti tagliando la fila e rischiando il linciaggio da parte nostra (ma la pagheranno + tardi in un’altra fila). Purtroppo abbiamo beccato un giorno di pioggia, ma con il sole che batte sulle statue d’oro il complesso deve essere ancora più bello. Unico neo, ogni costruzione interna che si intende visitare richiede un ulteriore biglietto. Così ci siamo rassegnati a vedere solo il parco e le sue mille fontane optando per la visita di un solo edificio. E qui…quasi scatta un’altra rissa: in coda per mezz’ora sotto l’acqua battente, tutti bagnati fino alle mutande, soprattutto fabri che aveva i suoi immancabili pantaloncini corti, la disgraziata del battello si è permessa di lamentarsi del gocciolare dell’ombrello… Con nonchalance appena ha finito il suo rimprovero, fabri ha scaricato tutto il contenuto del suo ombrello sulla testa della megera, che magicamente, però, una volta giunti all’ingresso, ci ha regalato una caramella! Mah! Una volta dentro, ogni stanza ha una “guardia”. Noi siamo arrivati dietro ad un gruppo e la guardia in questione ha creduto che facessimo parte del gruppo stesso e voleva spingerci a tutti i costi a stare dietro agli altri, proibendoci così di completare il giro! Abbiamo litigato così rumorosamente che la guida del gruppo ha cercato di capire cosa volevamo, soprattutto dopo il “bla bla bla” urlato da fabri in risposta ai gorgheggi della guardia… La guida parlava un po’ di italiano e intervenendo ci ha permesso di completare il giro, più che altro per una questione di puntiglio, visto che poi si trattava di teche conteneneti tutte un’infinità di ceramiche (quasi tutte uguali…) A parte la giornata uggiosa, la residenza è meravigliosa e merita una visita anche se c’è l’imbarazzo della scelta perchè san pietroburgo è circondata da palazzi di una bellezza unica. Al rientro in città, la ricerca del ristorante per la cena ci ha portati, dopo un’estenuante camminata, in un angolo nascosto della città dove abbiamo trovato un pub sotterraneo. Quasi al buio, abbiamo dato fondo alla nostra cassa comune, per mangiare le ultime prelibatezze locali che non avevamo ancora avuto il piacere di assaggiare, fatta eccezione per una piccola mancia…ma proprio piccola! Dani, con un atteggiamento da grand’uomo, all’uscita, ha nascosto nella mano della cameriera il resto che ci avevano dato e, con un occhiolino strategico, le ha fatto capire di nasconderli perchè erano proprio tutti suoi…una volta fuori abbiamo fatto la conversione e ci siamo accorti che si trattava in realtà di 80 centesimi di euro! Siamo scappati a gambe levate prima che ce li tirasse sulla testa. Proseguendo le nostre passeggiate fino a tardi, stranamente non dani, ma ba’ ha avuto bisogno di un bagno: gli unici in circolazione sono degli autobus che al posto dei sedili hanno delle turche…ma senza porta!!! siccome si paga anche qui, meglio non lasciarsi scappare l’occasione di fare una pipì comunitaria… l’ultimo giorno lo abbiamo dedicato alla visita dell’ermitage, ovviamente selezionando le sale di nostro interesse, altrimenti non bastano 3 giorni! Peccato non aver potuto visitare i tesori, ma anche lì, richiedono un altro biglietto e troppo tempo che non avevamo più. Dopo un’ora di coda finalmente si sono aperti i cancelli per accedere al cortile interno ma a quel punto avevamo perso i due che si erano offerti di andare a prendere da bere…la scusa che hanno trovato è che la sera prima c’era stata baldoria nei paraggi ed erano finite tutte le scorte! Dimenticavo! Bisogna fare un altro biglietto per fare le foto: ‘acca nisciuno è fesso… Mischiandoci alla folla abbiamo sfruttato i biglietti dei gruppi per immortalare anche noi quelle splendide decorazioni. Per i quadri…solo ba’ aveva la cultura necessaria ad apprezzarli quindi mi astengo da commenti. Al pomeriggio, a malincuore, abbiamo dovuto lasciare san peter e la russia, promettendo di ritornare al più presto per colmare le lacune che abbiamo lasciato nella nostra conoscenza di questo paese meraviglioso e per riabbracciare la nostra amica ekaterina. E’ stato un viaggio così indimenticabile che quasi non eravamo + abituati alla nostra quotidianità di coppia…meglio così, è stato lo spunto per insistere nel frequentarci e per programmare un’infinità di altri viaggi.


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