Dopo vari entusiasmi, dubbi, ripensamenti alternati in ordine sparso, superati i momenti di desiderio di starcene con la pancia all’aria a 28 gradi, Beppe ed io abbiamo scelto la meta per la nostra vacanza invernale…Mosca e San Pietroburgo! Dopo alcune difficoltà nell’organizzazione del viaggio, in particolar modo legate al visto, che ancora richiede una procedura lunga e piuttosto burocratica, quale l’invito da parte di un ente/persona in loco. Si tratta anche di una procedura piuttosto costosa se non si parte per tempo (diciamo un mese e mezzo/due prima), con passaporto rinnovato o validità residua di sei mesi si rischia davvero di pagare parecchio. Ma torniamo a noi! Si parte sabato 26 febbraio da Torino con volo Torino- Francoforte e, dopo 4 ore di stop, Francoforte – Mosca. Atterriamo a Mosca alle 18 locali…Sta facendo buio, nevischia e il paesaggio esterno è quasi siberiano. Sbrighiamo le procedure doganali in un aeroporto piuttosto cupo, recuperiamo i bagagli e ci prepariamo ad affrontare la città. Come spiega la guida Lonely Planet, l’aeroporto è collegato alla città con un minivan che porta fino al capolinea della metropolitana e da lì fino in centro. In realtà, una volta arrivati, abbiamo optato per una soluzione più tranquilla anche se più dispendiosa: il buon vecchio taxi. Su internet avevo scoperto che la tariffa era attorno ai 40 $, così abbiamo iniziato a contrattare appena fuori dall’aeroporto, arrivando a 35€. Il taxista ufficiale che ci aveva avvicinato ci dice che avrebbe fatto ricevuta (chissà poi a che cosa ci serve?) e ci accompagna al parcheggio, dove un suo “collega” arriva con una mia macchina assolutamente normale e ci carica (e il taxista ufficiale invece torna a procacciare clienti). Immediatamente iniziamo a sfrecciare per il grande viale (o una tangenziale?) che collega l’aeroporto al centro. Immediatamente vediamo che l’Occidente è già arrivato anche in Russia: Auschan, Ikea, Metro, grandi magazzini, centri commerciali illuminati e sfavillanti, sono sorti sulla strada che porta in centro. Sta nevicando ma il nostro taxi sembra non curarsene troppo. La strada diventa via via più elegante con negozi firmati, grandi hotel, concessionari di grandi marche lussuose (Ferrari, Macerati, Bentley, per intenderci). In circa 50 minuti siamo in centro, all’hotel Rossija, un albergone a parallelepipedo, costruito nel 1969, di circa 15 piani con lato 200m per 200 metri (e 3000 stanze). Fatto il check-in, raggiungiamo la nostra camera rinnovata (?), vista Cremlino! Il colpo d’occhio è eccezionale…E vedere la cattedrale di S. Basilio dal vivo fa un certo effetto! Usciamo per andare a mangiare qualcosa, sotto una nevicata che rende S. Basilio, il Cremlino e le sue torri, il mausoleo di Lenin, il museo storico ancora più suggestivi. Non ci sembra vero di stare attraversando la Piazza Rossa, tanto vista in tv e simbolo del socialismo sovietico e della guerra fredda! È sabato sera, così in piazza si trova un po’di gente (qualche turista, qualche membro della milizia, alcuni venditori di colbacchi, qualche locale). Superate la porta della Resurrezione, ci troviamo nella Piazza del Maneggio e vogliamo raggiungere Tverskaya ulitsa, la via che abbiamo percorso arrivando in città, sulla quale avevamo notato molti caffè, ristoranti e fast food. I negozi sono ancora aperti, e decidiamo di fermarci da Sbarro, una catena di fast food italiano (lo so, lo so…Ma provate voi alle 9 di sera, appena arrivati a Mosca a cercare di mangiare qualcosa di più tipico, cercando di cavarsela con il cirillico!), non male e con ottimi dolci. Temperatura -6 gradi. Primo assaggio di tipicità di Mosca: i viali sono molto ampi (per permettere il passaggio delle parate militari ma anche come prevenzione contro gli incendi come taglia fuoco), le automobili molto veloci…Insomma non si può attraversare in superficie se non dove ci sono appositi semafori. Altrimenti si usano dei comodi sottopassi che fanno scoprire un mondo nascosto di negozietti e chioschi sotterranei. Questi sottopassi sono tendenzialmente tranquilli, l’unico che ci ha un po’ fatti preoccupare a prima vista è stato quello di Okotny Ryad, che si affaccia sull’ingresso dell’omonimo centro commerciale sotterraneo! Qui un nutrito numero di ragazzi e ragazze si ferma a chiacchierare, bere e fumare accampandosi al caldo all’interno del sottopassaggio, proprio davanti all’ingresso del centro commerciale sotterraneo (un po’ come alla Rinascente insomma), dando l’impressione di chi sa quale bolgia infernale, impressione poi non giustificata, e in ogni caso basta tirare dritto… La mattina seguente quindi iniziamo la visita della città. Il paesaggio imbiancato della sera precedente è rimasto, ma l’efficiente sistema russo ha già liberato strade e marciapiedi. Un timido sole fa capolino e dà colore alle variopinte guglie a cipolla di San Basilio sulla Piazza Rossa che sono un tripudio di colori e forme. Va ricordato che la maggior parte degli edifici sulla Piazza risalgono al 1200-1300, all’epoca dei principi russi, all’origini di Mosca e degli zar e che Cremino in russo significa semplicemente fortezza. Molto è andato distrutto negli anni anche perché la Mosca delle origini era costruita principalmente in legno. Ammiriamo le torri che contornano le mura di mattoni rosse del Cremlino che si affaccia sulla piazza, tutte posizionate a distanza di un colpo di fucile in modo da poter essere riconquistate dalla torre vicina in caso di attacco. Sulla destra invece si trova l’edificio che ospita i magazzini GUM, un tempo i magazzini dello Stato e che oggi invece ospitano molti negozi alla moda (Luis Vuitton, Dior, Max Mara per citarne solo alcuni). Sulla lato sinistro della piazza, si notano gli scranni per le parate militare e ovviamente il Mausoleo di Lenin. Purtroppo (o per fortuna), la salma in questo periodo è stata portata a fare un piccolo lifting e non è in esposizione. Oltre il mausoleo sono visibili le tombe di molti altri statisti sovietici (Stalin incluso). Primo assaggio dei controlli della milizia russa…Una ragazza si appoggia alla catena di fronte all’ingresso del mausoleo per fare una foto ricordo, purtroppo la catena cade e in un attimo arriva il poliziotto a controllare per 10 minuti i documenti dei due malcapitati…Noi proseguiamo e ci imbattiamo anche in una piccola manifestazione di nostalgici comunisti. Un rapido sguardo alla piccola chiesa di Kazan e siamo oltre alla porta delle Resurrezione. Queste due costruzioni erano state abbattute in epoca sovietica perché d’intralcio al fluire delle parate militari ma ricostruite nel corso degli anni ’90. Passata la porta, eccoci in Piazza del Maneggio dove si trova la statua di Zuchov, il generale che sconfisse i tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Svoltiamo sulla sinistra ed entriamo nei giardini di Alessandro, zona di passeggio al di fuori delle mura del Cremino, dove si trova il monumento al Milite Ignoto della Guerra 1941-1945 e ricordo delle province che hanno combattuto (tra le altre Leningrado, Kiev, Minsk, Odessa). Proseguiamo nel parco, costruito su un fiume interrato e qui siamo avvicinati da quella che sarà la nostra guida all’interno del complesso del Cremino. Il biglietto d’ingresso con la ISIC card (carta studenti buonissima a detta della guida) è stato di 250 rubli + 100 rubli per la macchina fotografica a cui si sono aggiunti altri 175 rbl per l’accesso all’Armeria e altri 250 rbl per il Fondo dei Diamanti (quest’ultimo decisamente caro!). Il complesso è costituito da palazzi e chiese risalenti al XIII secolo in avanti e palazzi amministrativi più recenti. La nostra visita inizia di fronte al Palazzo dei Congressi, di epoca stalinista, in grado di ospitare 6000 persone, costruito con 3 piani sotterranei in modo da non superare in altezza gli altri edifici. Di fronte il vecchio arsenale inutilizzato, attorniato da file di cannoni russi e cannoni francesi, presi a Napoleone nel 1812. Proseguiamo la visita osservando i palazzi presidenziali che ospitano gli uffici dei presidenti della Federazione delle Repubbliche Russe e che precedentemente ospitavano i presidenti sovietici. La nostra guida ci dice che lei ci farà quattro fotografie, ed ecco la prima con sfondo militare della guardia del Presidente. Camminando su un marciapiede che è il confine che non possiamo oltrepassare, arriviamo allo cosiddetto zar dei cannoni, il più grande cannone mai forgiato per poter contrastare l’invasione dei Mongoli che provenivano da sud. Tale cannone in realtà non è mai stato usato, sia perché i mongoli non erano più un pericolo dopo la presa di Kazan e sia per il era dotato di scivoli per muoverlo. Procediamo verso la zarina delle campane, la campana più grande del mondo che rappresentava la continuità e la protezione divina sulla stirpe reale. Infatti, ogni zar faceva forgiare una campana con il bronzo di quella precedente. La campana presenta una grossa crepa poiché il raffreddamento troppo repentino provocato dall’acqua utilizzata per spegnere un incendio, cadde sulla campana ancora calda, provocandone la rottura. Solo dopo molti anni la campana venne estratta dallo stampo e posta su un basamento dove è ben visibile il “piccolo” frammento. Giriamo l’angolo e ci ritroviamo nella piazza delle cattedrali, su cui furono costruite cinque cattedrali, di cui tre principali, progettate da architetti italiani appositamente chiamati in Russia che hanno costruito sui modelli architettonici russi inserendo spunti del Rinascimento italiano: la Cattedrale dell’Assunzione, la Cattedrale dell’Annunciazione e Cattedrale dell’Arcangelo. La Cattedrale dell’Assunzione è la più grande, con le sue pareti dipinte totalmente ricoperte di icone, alcune anche risalenti al periodo originale della chiesa. La Cattedrale dell’Annunciazione invece era originariamente più piccola, ma una serie di cappelle esterne sono state aggiunte successivamente, la chiesa è state collegata al palazzo degli zar che si trova subito alle spalle. Una galleria all’esterno della Chiesa era stata aggiunta per permettere a Ivan il Terribile di assistere alla Messa dopo il quarto divorzio (in effetti, il quarto divorzio era davvero inaccettabile considerando le carneficine e i massacri di cui lo zar si è reso colpevole!). Il palazzo degli zar alle spalle era suddiviso in una parte dedicata agli zar e una dedicata alle zarina. Su questo lato del palazzo possiamo ammirare una serie di guglie dorate che, a gruppi di quattro, corrispondono a una cappella dedicata ad una zarina. La nostra quarta e ultima foto ci vede con lo sfondo di queste bellissime guglie. Ed infine la Chiesa dell’Arcangelo, quella con maggior commistione tra stile russo e italiano, ospita le tombe di tutti gli zar fino a Pietro Il Grande che invece fu sepolto a S. Pietroburgo. Le icone dietro all’altare ospitano le spoglie di Ivan il Terribile e del figlio. Nella piazza si affaccia il campanile che dovrebbe essere l’edificio più alto di Mosca, Ivan il Grande. La nostra guida ci lascia e noi proseguiamo la vista da soli, verso l’Armeria dove sono esposti abiti appartenuti agli Zar, al Clero, armi, preziose bardature per i cavalli, carrozze e slitte lussuosissime utilizzate dagli zar e dalle imperatrici negli spostamenti (ad esempio, l’enorme slitta che portò Elisabetta Petrova da S. Pietroburgo a Mosca è tanto grande da aver richiesto l’uso di ben 23 cavalli!), preziosi doni e altro ancora. Quello che non è esibito qui, e viene tenuto sotto chiave e stretta sorveglianza sono i preziosi gioielli della famiglia Romanov, custoditi in stanze blindate. Usciamo e andiamo a mangiare qualcosa al centro commerciale sotterraneo, è domenica pomeriggio, scendiamo nella zona dove si trovano molti fast food locali e decidiamo per Rostic’, una specie di Kentucky Fried Chicken locale e ci accomodiamo nell’ampio salone per mangiare. Si è ormai fatto buio, ma dobbiamo andare alla stazione Lenigradsky per comprare i biglietti per S. Pietroburgo per il giorno successivo. Fortunatamente avevo passato una serata con il traduttore su Internet a tradurre l’orario e i vari treni disponibili e stampato i dettagli in modo da poterli dare alla persona allo sportello, dato che, come prevedevamo, non parla inglese e per di più sembra avere l’aria scocciata e per niente prodiga a cercare di capirci. Dopo non poche difficoltà, nonostante il tentativo di una ragazza di aiutarci in un sgangherato inglese, ce la facciamo e compriamo i biglietti per il treno nr. 4 delle 23.59. Prendiamo la metro fino a Pushiskinskaya, dove si trova la statua del famoso poeta russo Pushkin. Il nostro si trova in un’ampia ed elegante piazza, vicino ai giardini Pushkin, al confine con i boulevard, una collocazione elegante se non fosse per il cinema multicolore che si staglia alle sue spalle. Percorriamo di nuovo Tverskaya Ulitsa e osserviamo stavolta il Municipio di Mosca e la statua del principe Yuri Dolgoruchy considerato il fondatore di Mosca nel XII secolo. Tagliamo poi per una piccola via trasversale piena di ristorantini e piccoli caffè, vicino alla zona dei teatri. Infatti la nostra meta è proprio il Teatro Bolshoi…Al meno da fuori. La nostra dose di balletto l’avremo a S. Pietroburgo. Siamo in Teatralnaya Ploschad, la piazza del Teatro, su cui si affaccia il bel palazzo liberty dell’Hotel Metropol, la statua di Marx (come poteva mancare?), e da qui parte Ulitsa Petrovna, un’altra via chic di Mosca, anch’essa con eleganti centri commerciali, hotel e negozi. Ci accorgiamo che tra una passeggiata e l’altra, una foto e l’altra, si è fatto tardi, circa le 21, nevica e decidiamo di andare a cena in zona. Scegliamo il Kitezh, che si trova in una cantina di fronte al Monastero di S. Danilo. Il locale molto carino e curato, riprendendo gli interni di una casa di campagna dell’Ottocento. La cena è ottima con una spesa di circa 600 rubli a testa con 2 piatti abbondanti a testa, birra e caffè. Si torna a casa dopo questa prima e piena giornata. Incrociamo spesso polizia e noi abbiamo sempre tentato di passare indifferenti e a basso profilo in modo da evitare controlli che possono anche volgere verso l’estorsione. Ma tornando a casa, ci fermiamo a sbirciare il giardino d’Alessandro di notte. E’ illuminato praticamente a giorno per la presenza del monumento al Milite Ignoto. Uscendo dal parco una coppia di poliziotti ci intima un “Dokumenti”, nonostante il nostro maldestro tentativo di far finta di niente, e ferma e ci controlla, ma tutto va bene, ci lasciano andare senza problemi. La mattina seguente decidiamo di andare a visitare l’Università Statale di Mosca (metro Universitet), che è architettonicamente interessante dal momento che è uno dei sette grossi grattacieli identici fatti costruiti da Stalin in giro per la città. Da vicino all’università si dovrebbe godere di uno dei migliori paesaggi (la cosiddetta Collina dei Passeri), ma la giornata fredda e nevosa non ci consente molto. Il palazzo che si erge dalla foschia è impressionante, e l’idea di poter andare all’università in un palazzo del genere fa sembrare il labirintico Palazzo Nuovo di Torino davvero uno scherzetto! E’ quasi ora di pranzo (e va bene, non siamo proprio mattinieri!) e i ragazzi si stanno impegnando in distensive attività di sci di fondo, sotto una nevicata che, sebbene debole, continua incessante. Torniamo sui nostri passi, verso la metropolitana. Dalla metropolitana che per un certo tratto corre all’aperto si gode della vista del parco che offre un panorama invernale piuttosto suggestivo con addirittura un trampolino per il salto con gli sci. La prossima meta è il Monastero di Novodevicy, dichiarato patrimonio culturale dell’Unesco. Usciamo dalla metropolitana, siamo per un attimo disorientati dalla zona, case basse, un po’ malconce, c’è un triste mercatino con qualche vestito e qualche chiosco di cibarie (che però hanno un profumo buonissimo come in tutti i sottopassaggi della metropolitana!). Ovviamente sbagliamo la direzione e ci troviamo a fare il giro dell’oca in questo quartiere della periferia di Mosca, chiedendo alla gente che si prodiga in indicazioni…In russo! Noi alla fine più o meno capiamo: “Priama, Priama, Priama…Sempre dritto, dritto, dritto). Alla fine, sotto un cielo grigio, vediamo tra un palazzo e l’altro, spuntare le guglie dorate e blu del Monastero. Il complesso è circondato da mura merlate rosse e bianche. Il complesso è suddiviso tra diverse chiese, la principale è la cattedrale di Smolensk dove è sepolta Sofia, la sorellastra di Pietro il Grande che fu la reggente del regno data la giovane età dello zar al momento dell’incoronazione. Il campanile del monastero è considerato uno dei più belli e complessi della capitale. Il monastero è davvero molto bello e suggestivo sotto la neve che ora sta davvero imbiancando tutto. Il biglietto include anche alcune mostre temporanee, quella che visitiamo sulla catechizzazione da parte dei monaci ortodossi fino all’Oriente più estremo non solo a fini religiosi ma anche culturali potrebbe essere interessante ma è solo in russo. Dopo aver a lungo gironzolato per il Monastero, ci rechiamo al cimitero annesso, che è un po’ come il cimitero di Montmatre a Parigi. L’ingresso (a pagamento attorno ai 15 rbl) ci dà l’occasione di visitare le tombe di Raissa Gorbaciova, Tupolev, Chrushev…E l’elenco sarebbe ancora lungo (Cechov, Gogol, e tanti altri) non fosse altro che inizia a fare un po’ freddo e la nevicata diventa pesante. Come dei moscoviti perfetti, torniamo incredibilmente in fretta alla metro, ci buttiamo nella scala mobile e pigiamo per entrare nelle vetture della metro, sempre affollate a qualunque ora del giorno. Scendiamo alla fermata Park Kulturi e nonostante la nevicata sia diventata una vera e propria tormenta, decidiamo di andare a visitare il Parco delle Sculture, che si trova vicino al Gorky Park e alla galleria Tetriakov. La visibilità è ora molto ridotta e nel parco ci saranno 20 cm abbondanti di neve che coprono le sculture moderne che sono disseminate nel parco. Impietosiamo la bigliettaia del Parco che ci fa pagare un solo biglietto in due. Il parco ospita tutte le statue di regime che prima della caduta dell’URSS si trovavano in Mosca. In questo suggestivo scenario, siamo circondati da dei giganti con le sembianze di Lenin, Stalin, Bresnev. Alla fine cediamo, e andiamo a pranzo (sono solo le 17.00) e per fare in fretta andiamo da McDonald in Pushkin ploschad (temperatura -12) e rimaniamo impressionati…È meraviglioso, in uno stile diverso da quelli del resto del mondo…Molto high- tech con sgabelli di plastica che permettono di appoggiarsi a dei banconi e ascoltare musica nel frattempo, …Sono le 18.30 manca poco alla partenza, ma decidiamo di proseguire per vedere la via Arbat, ma, sarà la nevicata, il traffico, le luci o la musica, devo dire di non averla trovata una via particolarmente poetica come veniva descritta…Mi viene il dubbio di non aver camminato abbastanza…La via è lunga circa 3 km…2 li abbiamo fatti di sicuro…Mah. Un po’desolati e infreddoliti dalla neve che ormai arriva da tutte le parti anche quando noi cambiamo direzione (neanche il servizio di spalatura continua che mantiene le strade di Mosca sempre praticabili non funziona più a dovere), torniamo alla metropolitana e decidiamo di impegnare la nostra ultima ora di visita a un giro nelle metropolitane, alcune delle quali sono davvero molto interessanti. In modo particolare ci concentriamo su quelle che si trovano sulla linea circolare e non ci resta che saltare su e già da un treno all’altro…Tanto passano ogni minuto! Sono tutte diverse, con mosaici sui soffitti, decorazioni dell’intonaco, statue, dipinti tutti ovviamente celebrazione della felicità e dell’allegria di contadini, operai, delle vittorie dell’Unione Sovietica. Insomma una grande propaganda comunista, che rende però unica questa rete pubblica, che si contraddistingue per essere quella più profonda in quanto studiata come rifugio antiatomico. Si dice addirittura che ci sia una rete metropolitana parallela segreta utilizzata solo dai servizi segreti. Torniamo in albergo, ci riposiamo un attimo e poi è ora di andare alla stazione. L’idea originaria era quella di prendere la metropolitana, cosa abbastanza comoda, scale a parte. Ma la grande nevicata che continuava e i 20 cm abbondanti caduti durante il giorno (ai -12 gradi non facciamo più tanto caso…), ci hanno fatto propendere per un taxi, che per 400 rbl (forse troppo?) ci ha comodamente portati alla stazione (con dimostrazione di guida sportiva su neve). Raggiunto il binario, ad ogni vagone si trova un elegante signorina in divisa con cappotto, stivali e colbacco, addetta al controllo dei biglietti. Ci assegna il nostro posto e siamo un po’ abbattuti. Lo scompartimento per due non è proprio come lo immaginavamo: vecchio, caldo e soffocante come un girone infernale, minuscolo, inizialmente non capiamo come far stare le nostre cose…Poi pian piano sistemiamo le valigie sotto i letti, appendiamo le giacche, capiamo come chiudere la porta che a prima vista sembrava potersi aprire dall’esterno, invece notiamo che c’è un fermo che impedisce alla porta di aprire la porta. Creiamo una fortezza inespugnabile, fissando tutto quello che potrebbe aprirsi con la carta di giornale (incluso nel nostro lussuoso biglietto da 75 € ci sono una vasta scelta di giornali e riviste in russo). Abbiamo inoltre un box con snack varie e dell’acqua. Verso l’una e mezza riusciamo a prendere sonno (con un occhio sempre alla porta). Il viaggio dura circa otto ore e alle 8 del mattino seguente siamo a S. Pietroburgo. Raggiungiamo con fatica l’hotel Andersen. Muoversi alle 8 in metropolitana con le valigie non è affatto facile, c’è una quantità di gente che si muove senza fermarsi mai, davvero mai vista. La nostra fermata è Petrogradskaya, nel lato della città di Petrograd. L’hotel si trova a circa 10 minuti a piedi dalla stazione della metropolitana. Riusciamo a fare subito il check-in, cosa che ci dà modo di rinfrescarci e riposarci a dovere. Verso le 14 si riparte destinazione, il famoso Nievski prospect, la via principale di S. Pietroburgo, lunga 4,5 km che collega la piazza dell’Hermitage alla Vosstalia Plashad, la piazza della stazione Mosckovskaya (quella da cui partono i treni per Mosca). Riemergiamo dalla metropolitana proprio di fronte alla Cattedrale di Kazan e il suo colonnato doppio, ma a dirla tutta meriterebbe una bella ripulita. Ci infiliamo lungo il canale Gribojedov, sul quale si affaccia la bella Cattedrale di Cristo sul Sangue Versato. Breve tappa in un fast food locale (Laima, ottimo cibo in un bel palazzo classico). Ci avviciniamo alla Cattedrale che è situata sul canale ed ha azzurro e verde acceso nelle sue cupole russe e mosaici d’impatto. Ci giriamo attorno, scampando qualche venditore di (bei) souvenir e torniamo verso il Nievsky Prospect. Ci dirigiamo verso il Prospect Dvorm, che un tempo ospitava il municipio e la duma locale mentre ora è un ampio e ben fornito centro commerciale, per andare alla biglietteria del Teatro Marinskiy per ritirare i biglietti che precedentemente avevamo comprato via internet per assistere allo balletto del famoso Corpo di Ballo del Kirov. Passeggiamo ancora un po’ su questa trafficata e brulicante via per poi andare a prendere un buon cappuccino e un dolce (articoli per cui questi Russi non se la cavano affatto male!) per schiarirci le idee e orientarci. Decidiamo di andare a fare quello che la Lonely Planet definisce percorso Delitto e Castigo, finiamo in un dedalo di vie buie e palazzi decorosi ma un po’cadenti…Non fatichiamo a immedesimarci nel protagonista del romanzo di Dostoevsky. Passeggiamo lungo i canali ghiacciati, attraversiamo ponti, giriamo e voltiamo per piccole vie, passiamo di fianco al Teatro Marinsky, seguiamo le anse del canale Groedosvaya e alla fine un po’ ci perdiamo…Chiediamo indicazioni a una simpatica signora dal passo spedito che parlava inglese e tedesco e in un attimo (a quel ritmo!) ci riporta in Sennaya Ploschad. Decidiamo di andare a cena (per una volta l’orario è umano!) e andiamo in un ristorante georgiano che si trova in zona indicato dalla guida. Il locale è piccolo, casereccio e un po’ fumoso. Sui soffitti ci sono dei begli affreschi. Il cibo (kebab principalmente) è poco costoso e abbastanza buono.
La mattina seguente, dopo una lauta colazione, è la volta di visitare il famoso museo dell’Hermitage. Come il resto della città (fondata da Pietro il Grande nel 1703), l’Hermitage è un palazzo fatto costruire dagli zar come residenza, chiamando alla loro corte l’architetto italiano Bartololemeo Rastrelli, che ha “firmato” moltissimi palazzi a S. Pietroburgo. Passeggiamo in Nievski Prospekt e arriviamo in piazza dell’Ammiragliato con la sua guglia aguzza dorata, dove oggi ha sede la marina russa. Sulla sinistra si apre l’ampia piazza dell’Hermitage con il palazzo verde in stile rinascimentale. Al centro della piazza la colonna di Alessandro I, considerato il fondatore della città. Sul lato opposto, chiude la piazza il palazzo degli ex-generali, un bell’edificio a semicerchio. Sulla piazza siamo praticamente gli unici turisti, e anche i venditori si contano sulle dita (sarà l’aria gelida che taglia la piazza). Il tempo di qualche foto ricordo ed entriamo. Il biglietto costa 350 rubli+100 rubli per la macchina fotografica. Noi però presentiamo la carta studenti e l’ingresso è gratuito. Posiamo le giacche al guardaroba e notiamo come qui in Russia i musei e i palazzi siano ben organizzati e abbiano predisposto dei grossi guardaroba, dove anziane signore dispongono ordinatamente gli indumenti consegnandoci un numero di riferimento. Il museo è affollato di scolaresche e gruppi di turisti dell’est. L’Hermitage è un museo immenso, frutto dell’amore per l’arte degli zar e successivamente dello stato sovietico (molte opere furono confiscate ai nobili). In poche righe non si può descrivere la quantità di stanze, opere, quadri e sculture (diversi dipinti di Leonardo Da Vinci, Raffaello, Tintoretto, Tiziano, Goya, Van Dyck per citarne solo alcuni). Al di là delle opere esposte anche molte delle stanze del palazzo sono esse stesse delle opere d’arte come la stanza delle colonne di malachite, un grande salotto in cui oltre alle decorazioni in oro, ci sono colonne ornamentali in pietra verde. Altro esempio è la stanza dell’orologio del pavone, che era la sala preferita da Caterina la Grande. Nella sala (tutta in marmo), si trova un enorme orologio in oro a forma di pavone in una specie di bosco che allo scoccare dell’ora si anima, inclusa la coda del pavone…Dalle finestre del palazzo si ammirano paesaggi da favola sulla Neva ghiacciata e la fortezza di Pietro e Paolo. Devo dire che tentare di descrivere in poche righe le bellezze del museo è molto riduttivo per cui non proseguirò oltre. Non possiamo resistere e non appena usciamo dal museo ci dirigiamo verso il ponte sulla Neva. Il fiume nei dintorni della fortezza di Pietro e Paolo e nell’ansa tra le due isole è quasi completamente ghiacciato. Arriviamo fino alla vecchia borsa per gli scambi con le due colonne rostrate e ammiriamo il panorama che è davvero incantevole. E anche oggi alle ore 16 ci presentiamo per il pranzo. Scegliamo un ristorante al cortile all’interno di palazzo Stroganoff, appartenuto a un importante famiglia pietroburghese (il cui cuoco ha inventato il famoso manzo alla Stroganoff). Il posto è molto carino e lo consiglio, si pranza in una veranda e c’è possibilità a qualunque dell’ora del giorno con soluzioni a buffet (per 180 rubli) o alla carte. Io non posso resistere e faccio una scorpacciata di salmone affumicato! Per la sera, abbiamo prenotato per il Teatro Marinkij dove di esibisce il balletto di Kirov, una compagnia di danza che è pari per tradizione al Bolshoi di Mosca. Lo spettacolo inizia alle 19 e c’è giusto il tempo di andare in albergo a cambiarsi e uscire. Noi, come al solito, siamo in ritardo e complice la chiusura della metropolitana (il motivo ci è ovviamente ignoto…), abbiamo (fortunatamente) dovuto prendere un taxi che ci ha portati di fronte al teatro giusto con 10 minuti di anticipo. Il teatro è decorato sui toni del bianco e oro che contrastano con le poltrone di velluto verde. Oltre alla platea, ci sono tre livelli di palchi e la galleria. Noi siamo nel primo livello, un po’ laterali. Le babuscke ci indicano i nostri posti, e compriamo il libretto dello spettacolo in inglese (40 rbl). Il balletto era il Don Quiscotte, un balletto in quatto atti della durata di tre ore (che ci sono volate via). Lo spettacolo è un tripudio di colori, allegria e entusiasmo che i ballerini riescono a infondere. Sono quasi in estasi all’inizio del secondo atto nel sogno di Don Quichotte, in cui tutto il corpo di ballo è sul palco con tutù di ogni nuance di colore. Il pubblico spesso è quasi in delirio come ai concerti rock, cosa che non ho mai visto a teatro in Italia. Usciti da teatro ci perdiamo un po’, si fa tardi e non riusciamo a raggiungere il ristorante prestabilito…O meglio l’avremmo anche raggiunto se non ci fosse venuta paura di perderci…Quindi in hotel arriviamo a mezzanotte ma a pancia vuota e finiamo a sgranocchiare qualche snack che Beppe si era portato via dal treno…Grazie ferrovie russe! Il giorno seguente decidiamo di andare a visitare il Palazzo di Caterina la Grande a Puskin, un paese a circa 20 km da S. Pietroburgo. La località sarebbe raggiungibile tramite un treno locale e un bus, ma devo dire che non abbiamo più molta voglia di metterci a cercare i vari mezzi soprattutto perché così perdiamo tempo. Leggendo la guida ci viene in mente di comprare l’escursione presso uno dei banchetti che le vendono di fronte alla cattedrale di Kazan. L’escursione è in russo, ma almeno ci porterà in loco a una cifra non esorbitante anche se un po’ caro, 800 rubli. Si parte alle 14. Nel frattempo andiamo a visitare la Cattedrale di S. Isacco, uno degli edifici più alti della città con la sua cupola dorata. La cattedrale è stata costruita sul modello di San Pietro a Roma, con il suo colonnato che richiese la costruzione di particolari ferrovie per il trasporto delle sue colonne ciascuna da 20 tonnellate. Siamo sulla balconata sopra il tamburo e godiamo di un panorama mozzafiato che spazia dalla Neva fino al Mar Baltico. La chiesa invece, al momento non utilizzata per celebrazioni religiose, è decorata con gigantesche icone fatte in mosaico, che rappresentano Gesù, gli apostoli e i patriarchi. La sua cupola è affrescata con le basi sono invece sono costituite da mosaici. Pranziamo velocemente in un fast-food turco e poi raggiungiamo il nostro bus russo. I nostri compagni sono già a bordo, l’organizzatrice ci indica alla nostra guida…Ridacchiando per la verità e non possiamo darle torto…Da lì a poco inizia una vendita di souvenir, quadretti ricamati con soggetti i luoghi più rappresentativi della città. Verso le 14.10 partiamo su questo bus un po’sgangherato. La guida inizia una lunga spiegazione in russo e dopo pochi minuti sia io che Beppe, complice il tepore del pullman, ci ritroviamo addormentati… Dopo circa un’oretta, siamo a Puskin, poco fuori S. Pietroburgo, in una pianura innevata e spoglia, dove ogni tanto spicca qualche palazzone russo. Il paesino un tempo detto Tsarskoe Selo, ovvero villaggio degli zar, venne rinominato in onore del poeta russo che vi studiò. Il palazzo barocco è davvero impressionante con la sua facciata lunga 100 m, e il contrasto tra l’azzurro della facciata e il bianco della neve che qui è decisamente abbondante. Il cielo è terso e il sole fa risplendere le cupole della cappella del palazzo. La residenza fu occupata dall’esercito tedesco durante l’occupazione della città che durò circa tre anni e che mise in ginocchio la città che veniva approvvigionata solo attraverso i laghi ghiacciati a est. Il palazzo venne saccheggiato e solo un lavoro attento ha permesso una ricostruzione fedele degli interni. La visita ci porta a scoprire saloni, salotti, sale da pranzo variamente e lussuosamente arredate e decorate. La stanza la cui ristrutturazione è stata terminata di recente è la stanza d’ambra. La stanza è un impressionante salotto con le pareti completamente rivestite d’ambra. La visita si conclude con alcune sale dedicate alla famiglia imperiale dei Romanov. Conclusa la visita degli interni, abbiamo ancora un’oretta da dedicare ai giardini, che sono molto affascinante in questo panorama invernale, ma in estate devono essere un spettacolo di aiuole e statue. Nel parco di trovano diversi piccoli padiglioni, alcuni sull’ampio lago, ora ghiacciato e sui cui si passeggia, dove in estate si noleggiano invece della barchette. La passeggiata è piacevole. Ma si fa l’ora di tornare verso il bus (giusto il tempo di comprare un souvenir in uno delle tante bancarelle fuori dal palazzo) e osservare le casette in colori tenui del paese. Si riparte in pullman, dopo una vendita di tondi di gesso con uno scultore convenzionato…E noi ricadiamo nel sonno. Scendiamo dopo circa un’ora in Nievski Prospeckt, ci concediamo un cappuccino e una navigata su Internet per vedere gli orari dei treni per la sera successiva…Stavolta l’acquisto dei biglietti è meno traumatico, sia perché la stazione di S. Pietroburgo sembra più ordinata, sia perché troviamo una inserviente che ci parla in inglese (o meglio la prima a cui chiediamo non parla inglese, ma prontamente telefona ad una collega che lo parla). Per cui comprare il biglietto (2700 rubli circa) diventa facile. Finita l’incombenza e vista l’esperienza della sera precedente, andiamo subito a cena. L’obiettivo è lo stesso della sera precedente, il ristorante Ivanhoe, che per ambientazione e cucina viene incluso nella cucina medioevale. A differenza della sera precedente, scesi dalla metropolitana ci orientiamo subito, la zona è anche più frequentata per cui individuiamo facilmente la nostra meta. La cena è abbondante e gustosa con grossi piatti di carne (anche qui non riesco a fare a meno di assaggiare del buon salmone affumicato). Torniamo in hotel a piedi percorrendo Bolshoi prospeckt, un grosso corso con bei negozi. Siamo all’ultimo giorno a S. Pietroburgo. La mattina andiamo alla fortezza di Pietro e Paolo, il primo insediamento della città nel 1703, costruito per fronteggiare l’avanzata svedese. La costruzione fu terminata quando gli svedesi erano già sconfitti (le loro navi si incagliarono nei bassi fondali della Neva). La Neva ghiacciata, un sole pallido, il freddo pungente creano un paesaggio algido e surreale. Siamo ancora più meravigliati quando vediamo la città da in cima il camminamento di vedetta lungo le mura sud della fortezza e sentiamo il colpo di cannone delle 12! La Neva ghiacciata è davvero enorme…Poi guardiamo in basso verso la base delle mura della fortezza, e notiamo un gruppetto che si fa sempre più numeroso di coraggiosi che espongono il loro corpo in costume da bagno…Per un po’speriamo che si lancino anche in un bagno nella Neva ghiacciata, come suggerisce la guida ma niente da fare! Notiamo anche un gran numero di persone che passeggiano tranquillamente sul fiume ghiacciato portando a spasso il cane o trascinando un bambino sulla slitta…Non si può resistere e allora scendiamo anche noi sul fiume, solo che al nostro primo passo il ghiaccio scricchiola e indietreggiamo…Ma poi ci avventuriamo ed è davvero una prospettiva strana, ma sembrava di stare sulla terra ferma. Proseguiamo poi la visita al complesso della fortezza con la cattedrale di Pietro e Paolo, che ospita le tombe degli zar da Pietro il Grande ai Romanov, la dinastia che ha regnato fino alla rivoluzione dell’ottobre 1914. Passiamo poi nella cosiddetta Casa del Capitano, dove si trova una mostra sull’evoluzione di S. Pietroburgo dalle origini (anzi da molto prima) ad oggi. La mostra è molto ben allestita anche se non guasterebbe qualche didascalia in inglese in più (ma almeno qualcuna c’è, al contrario di quanto accade a Mosca). Usciti ci dirigiamo sul lungo Neva per raggiungere il famoso incrociatore Aurora, ma prima pensiamo di andare a pranzare. Dopo varie ricerche di un posto che ci attiri entriamo in una bella birreria e qui ahimé scopriamo che il menù è solo in cirillico…Abbiamo un bel da fare a cercare di confrontare i segni che vediamo sul menù e il piccolo dizionarietto al fondo della Lonely Planet (avevamo provato a comprare un vocabolarietto tascabile ma in tutte le librerie in cui avevamo guardato c’erano dizionari in ucraino, ceco, rumeno, bulgaro…Ma niente russo (ovviamente!). Alla fine, con fatica riconosciamo i bliny, delle specie di crepe peccato che scopriamo tristemente che sono vuoti, serviti solo con la salsa smetana. Un po’abbacchiati, consumiamo il nostro lauto pranzo pensando se in Italia un ristoratore avrebbe permesso a un suo avventore di ordinare solo il pane…Usciamo di nuovo e arriviamo finalmente all’incrociatore Aurora, famoso perché con alcuni colpi a salve annunciò l’inizio della rivoluzione. Oggi fa una certa impressione, incastonato com’è nel ghiaccio della Neva. Decidiamo di raggiungere la Cattedrale di Smolny, altra famosa opera dell’architetto Rastrelli. Arriviamo nell’area di Smolny, un quartiere molto animato e piacevole da visitare. Attraversiamo un bel parco pubblico, dove i bambini giocano con le slitte a scivolare sui fianchi delle morbide collinette, si va in sci da fondo e signori di mezza età sono impegnati a giocare a scacchi su panchine e tavolini. Proseguiamo la camminata e siamo effettivamente un po’ stanchi! Ma manca poco…Giriamo l’angolo e la bella Cattedrale ci appare nel parco in riva al fiume in tutta la sua impacchettatura…Infatti è completamente in restauro…Insomma non ce ne va bene una oggi! Ma la cosa peggiore è il pensiero di dover ripercorrere tutto il percorso a ritroso…Ci fermiamo ad una fermata del pullman e più o meno a gesti chiediamo se tra le linee che fanno fermata lì qualcuna va in Vossalia Ploschad, dove si trova la fermata della metropolitana. Capiamo di no, ma le due signore a cui abbiamo chiesto ci fanno segno di seguirle. Saliamo con loro sul bus che arriva. Ci sediamo e abbiamo paura di essere dei portoghesi…Ma alla fine capiamo che si deve pagare all’autista quando si scende. Tempo ancora di una passeggiata sulla prospettiva Nevski, un cappuccino. Dobbiamo ancora passare in hotel a fare le valigie, il treno è alle 24, ma occorre partire alle 22.30 per essere sicuri. Allora dopo qualche riflessione scegliamo il ristorante, Kalinka Malinka, che la Lonely Planet indica come prezzi medi. Il ristorante non è male, con un accompagnamento musicale dal vivo (non esaltante a dire il vero), il cibo medio ma il prezzo direi caro rispetto ai posti in cui siamo stati fino ad oggi, attorno agli 800 rubli in due. Ora è proprio finito il soggiorno a S. Pietroburgo, velocemente andiamo in hotel, dato che per un disguido abbiamo ancora la stanza a disposizione, giusto in tempo per finire i bagagli e rinfrescarci. Senza problemi, data l’ora arriviamo alla stazione Moscoskaya, troviamo il treno e il nostro scompartimento è l’ultimo dell’ultimo vagone. Stavolta a dire il vero, il treno è più nuovo e lo scompartimento niente male. Ormai esperti, in un attimo sistemiamo tutti i bagagli i nostri effetti personali,chiudiamo la porta e possiamo riposare tranquillamente. In un attimo, arriva la mattina e siamo svegliati al ritmo di Felicità di Albano e Romina…Chissà se sanno che i due non sono più sposati! Dobbiamo affrontare l’ora di punta in metropolitana, ma ormai siamo meno accondiscendenti con i russi e ci facciamo largo con i bagagli. La nostra fermata per andare di nuovo all’hotel Rossjia è Kitai Gorod, dove possiamo depositare i bagagli al prezzo di 50 rubli a collo, mostrando la tessera che ci avevano dato durante il nostro soggiorno presso l’hotel. Entriamo sul lato di Varvarka Ulitsa, non dall’ingresso che utilizzavamo durante i due giorni passati qui. La nostra ala era decisamente più bella ed elegante. Arrivati qui ci diamo une breve rinfrescata nei bagni della hall, e siamo pronti per cercare un posto per la colazione. Ci dirigiamo, attraversando ancora una volta la Piazza Rossa, in Tverskaya e ci infiliamo in uno dei caffè che sorgono nella via. Ottimo cappuccino e ottima torta. Questi Russi ci sanno fare! Peccato che ci costi quasi come un pranzo…Circa 300 rubli a testa! Breve capatina alle poste centrali di Mosca, proprio in questa via per spedire le cartoline (sorpresa: le cartoline me le spedisce l’impiegata che parlava perfettamente inglese, dopo avermi attaccato i francobolli…Un paradiso!), ci dirigiamo verso il mercatino dell’Ismailovo. Si tratta di una zona periferica, nelle vicinanze dell’omonimo parco. Appena usciti dalla metropolitana, non possiamo che notare i quattro grossi grattacieli che fanno parte dell’hotel Ismailovo divisi in alfa, beta, gamma e delta, più di 20 piani ciascuno. In genere costituiscono una soluzione economica (il nostro Tour operator lo proponeva a 25 € a testa), ma devo dire che mi hanno messo una certa ansia. Alla fine arriviamo in questo decantatati mercatino dell’artigianato e del souvenir. Al di là che l’entrata costa 10 rubli (ma dove si è mai visto!), il mercatino non ci entusiasma. In generale, i souvenir russi mi sono piaciuti, sia le scatolette in legno laccate di nero e decorate in colori vivaci, sia le matrioske (non solo classiche ma con le fiabe di Puskin disegnate, le uova decorate). In questo mercatino, si trovano oltre a queste cose (devo dire a prezzi non molto alti, ma forse in qualità inferiore a quello che abbiamo comprato a S. Pietroburgo), ci sono vecchi cimeli sovietici, colbacchi, fiaschette. Non compriamo nulla, ma verifichiamo che quanto abbiamo comprato noi sia in linea con il mercato. La corsa all’acquisto di souvenir non si ferma e cerchiamo di trovare un supermarket (non facilmente individuabili qui in Russia, è più facile trovare Calzedonia). Prima ci rechiamo al grande magazzino sotterraneo della Piazza del Maneggio, ma qui niente alimentari (o almeno ci sembra…), così ci dirigiamo in un supermercato in Lubianka Ploschad vicino ai vecchi quartieri generali del KGB. Ci dirigiamo al banco superalcolici per comprare della vodka. Dobbiamo scegliere fra la cinquantina di marche e prezzi diversi per la vodka liscia (quella ai sapori non è poi così diffusa). La vacanza volge al termine, andiamo in hotel a ritirare le nostre cose, troviamo il taxista che per 35 € ci porterà all’aeroporto. Anche lui come gli altri che abbiamo preso, sembra ufficiale ma non lo è. Sono le 15.30 e il volo è alle 19.10. All’andata il tempo impiegato era stato di circa un’ora, quindi ci sembra di essere partiti in largo anticipo…E invece no…Stiamo in coda dal centro fino all’aeroporto, circa 15 km, cioè fino oltre le 17 fino a che il nostro taxista non decide di prendere vie alternative (in mezzo a magazzini e autoporti, su strade così malandate che ci fanno quasi temere il peggio) per qualche euro in più (la definirei un piccola estorsione all’arrivo in aeroporto). Siamo comunque in tempo verso le 17.45 per il check-in. Anche a Mosca c’è il servizio di impacchettamento dei bagagli, pagabile solo in rubli (noi li avevamo finiti e abbiamo dovuto cambiare qualche spicciolo). Imbarcati i bagagli e oltrepassata la dogana, non ci resta che aspettare (ma dobbiamo togliere qualche indumento, fa troppo caldo!). Il volo parte con circa mezz’ora di ritardo, e noi sprofondiamo in un sonno profondo, giusto interrotto dalla cena. Nel sonno non ci rendiamo neanche conto che stiamo accumulando ulteriore ritardo e così arriviamo a Francoforte che la nostra coincidenza per Torino è già partita. La Lufthansa ci fornisce di albergo con cena e colazione, e dobbiamo solo “subire” il disagio di non avere niente con noi (ma per fortuna avevamo gli spazzolini a mano!). E così la mattina seguente alle 10 atterriamo in una Torino solare e tiepida.