Mosca d’inverno
di nuovo scusa!!! 27 gennaio 2007 – partenza dall’aeroporto Ridolfi di Forlì con volo diretto della windjet per Mosca. (costo incluse tasse a/r 280.00 euro: si può trovare di meglio). Il volo parte alle 10.05, quindi se non siete di forlì conviene pernottare la sera prima in modo da raggiungere in comodità lo scalo emiliano. (consiglio l’Air hotel, su internet singola, ma in realtà era una doppia a 40 euro con colazione abbondante e dista 4 km dalla stazione ff.Ss. E solo 700 mt. Dall’aeroporto). Giunto all’aeroporto e sbrigato le operazioni di check in e di controllo, aspetto la partenza nell’area duty free dello scalo. L’aereo parte puntuale, circa 40 passeggeri molti dei quali russi. Durante il volo la windjet offre il pasto e tutto sommato il servizio non è male. Dopo circa 2h 50 di volo, con anticipo rispetto l’orario previsto l’aereo atterra allo scalo moscovita “Domodedovo”: 13.00 italiane – 15.00 locali. La mia grande preoccupazione era l’atteggiamento della polizia di frontiera nei controlli di routine, non ne avevo sentito parlare bene. Appena arrivi, dopo un lungo corridoio ci si imbatte in una sorta di bancone dove bisogna compilare la migration card (carta di immigrazione): è obbligatorio farlo, si trovano dei facsimile in modo da capire come compilarla, ma ad ogni modo i campi da riempire riguardano il nome, cognome, numero passaporto e visto, motivo viaggio, data di ingresso ed uscita dal paese ed infine l’agenzia che ha rilasciato il visa support per l’ottenimento del visto, ovvero il nome dell’hotel se ne avete prenotato uno. Superato questo primo ostacolo (una curiosità, gli unici in difficoltà che imprecavano nel compilare la carta erano italiani!!!!!), ci sono i controlli del passaporto (passo calmo, faccia serena): 7/8 sportelli a scelta, poliziotti donne( belle ma più cattive) e uomini ti chiedono il documento, controllano il visto, ti guardano in faccia (non incrociare il loro sguardo!!!) ed infine ti chiedono anche la carta di immigrazione che hai appena compilato; metteranno 2 timbri: 1 sul visto, l’altro sulla carta di immigrazione. Da ora in poi non perdere la tua immigration card ed il tuo passaporto, fanne fotocopie, altrimenti sono cavoli amari…E non ci sarà ma o se!!! Passato il secondo step, bisogna camminare per un po’ ed entrare in una grande area nello smistamento bagagli. Finalmente si entra nell’area più prossima all’uscita: da qui vedi tantissime persone ad attendere conoscenti con cartelli scritti anche in italiano, e da subito una decina di “broker” di tassisti tentano invano di offrirmi una corsa. Per fortuna avevo in attesa una mia amica Y, con un’altra sua amica N che sono venute a prendermi all’aeroporto: Y mi ospiterà nella sua casa per i prossimi 4 giorni. Fuori nel parcheggio di Domodedovo, assaggio per la prima volta il freddo con la F maiuscola: neve intorno a me e sotto i miei piedi e circa -9, -10 gradi!!!!(pensavo: con tutta questa neve come si fa ad andare in giro in macchina così tranquillamente??? La risposta: gomme termiche e trattori spala neve 24 ore su 24 qui sono organizzatissimi). Finalmente ci incamminiamo lungo una sorta di autostrada a 3 corsie che collega l’aeroporto (sud di mosca 40 km dal centro) con il resto della città. Percorrendo la Domodedovo – Kashirskoye shosse (così si chiama la strada), due cose mi colpiscono: il traffico indisciplinato ed il paesaggio: pini innevati in una immensa pianura, senza nessuna abitazione nei paraggi. Dopo circa 10 min si iniziano ad intravedere le prime costruzioni della periferia enormi palazzi senza balconi da circa 20 piani, molto simili tra loro ed anche le prime aree commerciali (ho visto Auchan che per me che ci lavoro non è poco!!!!). Si inizia anche a vedere il confronto periferia – centro, dalle macchine che si incontrano per strada: dai Porsche Cayenne ed Hummer alle mitiche Lada o altre auto di fabbricazione sovietica. Finalmente dopo 30 min di auto si arriva nel quartiere Marino, sud di mosca (20km dal centro), area popolare con la presenza però di diversi esercizi commerciali: Auchan, Ramstore… Entrerò in casa di Y e conoscerò anche i suoi genitori. La casa appare non molto grande, ma accogliente ed i suoi genitori gentilmente mi invitano ad entrare: una curiosità bisogna togliersi le scarpe prima di entrare in case ed indossare delle pantofole. Si cena subito: sono le 17 locali (le 15 italiane) e mi appresto al mio primo pasto internazionale, una calda Solianka (zuppa a base di carne e verdure, molto brodosa) buona, ma ero troppo “imbarazzato” per assaporarla a fondo: difficile rompere il ghiaccio in quella situazione. A cena molto più sbrigativi di noi, non si usa l’acqua, ma si preferisce bere succhi di frutta dai gusti deliziosi: mirtillo, amarena, si mangia pane nero (di segale) e si brinda con vodka. Finita la cena (pranzo??) si esce con la macchina per un giro nel centro, sempre più traffico intorno a noi e sempre più indisciplinato, ma l’aspetto della città cambia notevolmente, ora solo luci, locali, insegne intorno a noi. Vedo l’università statale: una delle 7 sorelle di Stalin…È immensa!!!!! (se non ricordo male 16 metri di altezza). Poi arriviamo con la macchina in uno stupefacente belvedere chiamato smotravaya ploshadka, che si affaccia su tutto il centro di Mosca. Fuori il freddo iniziava a farsi sentire – 17 alle 20.00 ormai non era più tempo di indossare jeans: benvenuti nella Grande Madre russa. La serata decidiamo di concluderla prima con un altro giro panoramico del centro: piazza rossa, kremlino visto da fuori, la mitica “Duna”, la prigione Lubyanka, l’arco di trionfo…Infine le donne decidono di andare in un locale fuori dal centro, per assistere ad una cerimonia di preparazione del tè, davvero particolare per chi non aveva mai assistito a tale manifestazione. Fine della serata e ritorno verso casa, e qui scopro un’altra caratteristica della città: la metropolitana, praticamente un museo per come strutturata all’interno ed inoltre essendo il mezzo più economico (costo biglietto circa 12/15 rubli) e più comodo per muoversi in città, la si può prendere a qualsiasi ora anche della sera, in quanto è sempre affollata e non si fanno brutti incontri.
28 gennaio 2007 – Colazione tipica russa, con del miglio cotto con latte e dei buonissimi piroshki (piccoli calzoni ripieni con uova sode o carne), per prepararci alla giornata che ci aspetta: visita del Kremlino. Y aveva prenotato un tour del Kremlino con guida in inglese. Immensa come fortezza, controlli severi all’ingresso e anche all’interno (la polizia ti impedisce praticamente di scendere da un marciapiede che segna il tragitto della visita), è davvero emozionante visitare quest’area. Lo zar dei cannoni e la zarina delle campane, le cupole dorate della cattedrale dell’assunzione, gli interni meravigliosi della cattedrale dell’arcangelo (bellissime le classiche icone russe) ed ancora le ampie e lussuose sale che ospitano l’armeria (un completo arsenale di oggetti bellici donati da ambasciatori stranieri agli zar), che ospita, tra le altre cose un’ immensa slitta, usata dalla zarina Elisabetta per raggiungere Mosca da San Pietroburgo, per la sua incoronazione. Finita la visita del Kremlino (circa 3 ore!!!!) ho il mio primo contatto con la mitica Piazza Rossa: è indescrivibile per grandezza e bellezza. Sullo sfondo le “curiose” cupole di san Basilio, a destra il mausoleo di Lenin con una lunga fila di turisti e nostalgici, a sinistra i magazzini GUM, ora rinomato centro commerciale, un tempo magazzini del popolo. Pranzo in un sushi bar vicino la piazza rossa. Nel pomeriggio un’altra nuova esperienza: ho partecipato ad una partita di curling (si lo sport con le scope!!!) molto in voga qui, ma difficile nel praticarlo per chi viene dal mare e non sa camminare sul giaccio. Al termine della partita una birra in compagnia (180 rubli per 0.5 L. Di birra tedesca in bottiglia) e ritorno verso casa, questa volta con dei “ taxi” multipli (marshrutnoye taksi): furgoni tipo ducato che per pochi rubli (15) ti portano a destinazione, il biglietto si fa a bordo dando i soldi direttamente all’autista o al suo amico. Cena questa volta italiana: cucino io della pasta che ho portato dall’italia, spero abbiano apprezzato.
29 – gennaio 2007 mattinata dedicata al riposo in casa dopo le fatiche dei primi due giorni…(vi assicuro che abbiamo camminato parecchio e che a quelle temperature non è facile!!!). Colazione leggermente più occidentale: gli immancabile piroskhi, ma accompagnati da yogurt, caffè. Pranzo preparato da Y: seledka pod shuboy (uno sformato freddo composto da barbabietole rosse, e del pesce azzurro, veramente buono), grechka s gridami (dei legumi cotti con funghi in padella, anche questi deliziosi al punto che ne ho portati in Italia); dimenticavo da bere anche acqua (oltre ai soliti succhi di frutta marchio JA davvero squisiti): hanno una vasta scelta di acque minerali ottime, ma non ne fanno uso a tavola. Pomeriggio tentativo di visita alla galleria Tetryakov, ma era chiusa, si che si è deciso di “ripiegare” per un giro in centro in notturna: piazza rossa again e questa volta interni dei magazzini GUM: molti marchi italiani all’interno a prezzi inavvicinabili anche per noi europei. Qui la sosta è stata accompagnata da un irish coffee per riprendere conoscenza dopo i – 18 gradi dell’esterno!!!!! Approfittiamo per visitare anche la piccola chiesa nei pressi della piazza rossa( la chiesa di Kazan), dove una signora ottantenne (una sorta di perpetua) mi richiama all’ordine in russo, invitandomi a togliermi il cappello di lana che inavvertitamente indossavo ancora ( le donne entrano a capo coperto gli uomini no). Completiamo la serata con la visita ad una delle strade storiche di mosca, ossia l’Arbat ulitsa:più vicina per architetture ed ambienti ad un centro storico italiano. Qui molti ristoranti, l’Hard Rock cafè dove i commessi mi accolgono con un affettuoso “buonasera” (da cosa avranno capito che ero italiano???) ed un bellissimo locale appartenente alla catena: shokoladnitsa, dove ci siamo fermati a gustare dell’ottimo glent wine (vino cotto leggermente fruttato), prezzi alti, ma ne vale la pena per il posto che si affaccia con delle grandi vetrate su Arbat ulitsa. Torniamo a casa non prima di fermarci al supermarket “ramstore” (simili ai nostri Conad per grandezza), dove acquistiamo qualcosa per la sera da mangiare vista l’ora. (dal centro al quartiere marino si impiegano circa 25/30 minuti con la metro). A cena scopro un piatto che ritengo uno dei migliori: del pane armeno (simile ad una piadina ma più spesso) riempito di stracchino, prezzemolo, polpa di granchio, il tutto arrotolato e tagliato a fette (armianskiy lavash è il nome del piatto). Per contorno un’insalata greca con olive e feta. Tutti a letto: domani sarà l’ultimo giorno a Mosca. 30 gennaio 2007 – Sveglia e colazione e subito fuori con la metropolitana: obiettivo il quartiere Bolshaya Nikitskaya. Lungo il tragitto Y mi mostra il monumento commemorativo nella stazione di pushkinskaya, a ricordo dei recenti attentati ceceni. Prima tappa, giro per il quartiere: sembra di stare in una qualsiasi città italiana architetture tipo ventennio fascista, con palazzi enormi, bianchi e molti ornamenti sui cornicioni. Ammiriamo il teatro Bolshoj, dall’esterno a causa dei lavori, la galleria Manehz, nella quale vi era in corso la visita del patriarca Alessio e a causa di ciò era inibito l’ingresso ai turisti; decidiamo quindi, di visitare prima di pranzo un museo di arte orientale, davvero molto interessante, con opere, tessuti e altri oggetti provenienti da paesi come Iran, India, Giappone, Mongolia…Pranzo ancora in un sushi bar, questa volta uno dei più famosi, come catena, presenti a Mosca: Yakitoria (600/700 rubli a persona, da provare gli spiedini anche gli spiedini di carne, servizio veramente eccellente e veloce). La serata si conclude così: prima con un giro delle stazioni metro più interessanti ed incantevoli per le decorazioni e le statue presenti, poi per una passeggiata in un’altra zona di Mosca kitay gorod e per finire dentro un coffee bean (una famosa catena di caffetterie a Mosca).
31 gennaio 2007 – E’ arrivata purtroppo la giornata di salutare Mosca. L’aereo per Forlì è previsto alle 13.40 locali. Per raggiungere Domodedovo ci sono due alternative: il taxi, sicuramente meno economico (200/300 rubli), ma conveniente per chi non è esperto della città; oppure vi è un treno espresso che vi lascia direttamente all’interno dell’aeroporto: molto più economico, ma bisogna prima prendere la metro, che se non si conosce bene è un labirinto (i nomi delle stazioni sono solo in cirillico). Optiamo per la seconda scelta. Per arrivare in tempo in aeroporto (almeno 1 ora prima visti i controlli molto lunghi), l’ultimo treno utile parte alle 12.00 dalla stazione Pavelets, raggiungibile con la metro scendendo alla stazione paveletskaya (costo del biglietto per l’espresso 100 rubli, 30 minuti il tempo di percorrenza). E’ giunto il momento dei saluti, non mi dilungo molto, un’ultima cosa riguardo ai controlli in aeroporto: vi fanno praticamente spogliare, facendovi levare anche le scarpe obbligatoriamente. Il volo parte con leggero ritardo a causa delle operazione di pulizia pista per le neve che in questi giorni non ci ha mai abbandonato.
Vivere Mosca, specialmente di inverno, credo sia un’esperienza indimenticabile ed unica, da provare almeno una volta nella vita. È un mondo completamente diverso dal nostro, ma forse più affascinante per chi lo vede con gli occhi dello straniero. Vivere questa esperienza accanto ad una moscovita è ancora più interessante: ho avuto l’occasione di immedesimarmi nel loro stile di vita e di vedere e fare cose, non alla portata di un normale turista. Molti sono i luoghi comuni su Mosca, che le nostre guide scrivono: il rischio è lo stesso che si può incontrare a Roma o Parigi, questa presunta cattiveria della polizia nei confronti dei turisti, io non l’ho riscontrata; le persone sono fredde, distaccate rispetto quello che le circonda, ma ciò è dovuto alla grandezza della città, e non ad una caratteristica propria della gente moscovita. Ringrazio chi mi ha permesso di affrontare questo straordinario viaggio.
p.S. Se decidete di visitare Mosca d’inverno, vestitevi pesante: io indossavo pantaloni da snowboard, non molto fashion, ma sicuramente ottimi contro il freddo, (-17 non sono uno scherzo!!!!).