Montebello, misteri e buon cibo sulle colline della Valmarecchia

Tra esoterismo e storia medioevale, il castello di Montebello a Torriana di Rimini
Scritto da: lara_uguccioni
montebello, misteri e buon cibo sulle colline della valmarecchia

Chi pensa che la Romagna sia solo mare, ombrelloni e piadina, si sbaglia di grosso. Se per un giorno lasciate le spiagge di Rimini prendendo la direzione “entroterra” vi accorgerete che davanti a voi si aprirà un paesaggio collinare costellato di antichi castelli e imponenti manieri. La campagna della Valmarecchia è incredibilmente suggestiva e racconta un passato remoto  antico tanto quanto le popolazioni celtiche che lo abitarono. In una magnifica sera di inizio estate, con la mia curiosità sotto braccio e i ricordi nello zaino, torno in uno dei luoghi che più amo della mia cara Romagna: il castello di Montebello.

La prima volta che sono venuta fin quassù era il 1993, in un torrido pomeriggio di luglio, quando mia cugina Roberta ha spinto letteralmente me e mio babbo, sui 123 scalini che separano il borgo medioevale dalla fortezza dei Conti Guidi di Bagno. Sapevo di dover tornare a Montebello e sapevo di doverci andare con persone a cui tengo particolarmente. Ecco che ho chiamato Mauro, il mio caro amico di Università che nonostante il gran caldo, si lascia trasportare spesso in avventure bizzarre.

Mentre Paolo è stato facile da convincere: sapevo che non avrebbe detto no ad una storia di fantasmi e ad un piatto di tagliatelle nelle campagne romagnole. Ma prima di parlarvi di “soprannaturale”, è d’obbligo descrivere l’antico e minuscolo borgo, situato in una spettacolare posizione panoramica che domina la Valmarecchia, una valle segnata da fiumi e laghi, ornata dalle montagne della Carpegna. Frazione del piccolo Comune di Torriana, oggi Montebello è un borgo silenzioso, fatto di poche vie dove si affacciano case dalle minuscole porte e terrazze con vedute incredibili.

Attraverso l’unica strada asfaltata a ridosso del crinale, arriviamo a Montebello nel tardo pomeriggio. C’è un posteggio comodo proprio sotto il borgo che permette di parcheggiare durante settimana, gratuitamente. Da qui si intravede uno dei numerosi sentieri che un tempo erano le uniche vie d’accesso alla cittadella. Sono attualmente percorribili e hanno nomi suggestivi adatti allo stile cavalleresco del luogo: Passo della Volpe, dei Torricini e del Sasso. Ma noi oggi non faremo questo tipo di escursione naturalistica, passiamo oltre percorrendo la ripida salita che ci conduce al portale.

Tra le mura del vecchio borgo di Montebello

Davanti a noi c’è quello che un tempo era l’unico ingresso al castello preceduto da un fossato asciutto, ora coperto, ci introduce al minuscolo borgo di Montebello che conta circa 30 residenti. Attraversata la porta, sulla nostra sinistra si apre un panorama mozzafiato che nonostante la tenue foschia dovuta al calore, regala una vista straordinaria. Siamo infatti a 436 metri sopra il livello del mare e il solo vociare arriva nelle ore dei pasti, dai due ristorantini sulla via principale. Prima di dirigerci in uno di questi, dove ho prenotato per la cena, facciamo una passeggiata tra le tortuose vie del paese, dove si affacciano case tozze dagli usci bassi, che conservano intatti tutti gli elementi urbanistici medievali.

Noto che il borgo è abitato, ogni finestra è adornata di fiori, dalle case risuonano flebili voci e alcuni signori sono già fuori sul selciato, a “fare la veggia”, come la chiamiamo in Romagna, aspettando l’arrivo dell’aria fresca della sera. Girato l’angolo vedo l’ingresso di una chiesa, quella che un tempo era la cappella del castello, dedicata a San Pietro Apostolo, ristrutturata nel 1700 circa. Si trova  a ridosso delle mura di cinta e l’entrata è preceduta da una piazzetta da cui si gode un piacevole panorama sulla Valle del Marecchia. Dall’altro lato della biforcazione che ho appena attraversato, c’è la Torre Civica, che con la sua solida mole quadrata, troneggia su tutto l’abitato.

Si trova qui da epoca medioevale e la campana, pare sia stata posizionata in modo che il suono arrivasse vivido nelle due vallate sottostanti: la valle del Marecchia e quella dell’Uso. Per noi è arrivato il momento della cena e seduti sulla veranda dell’ Osteria del Borgo, ci godiamo il tramonto e i profumi che arrivano dalla cucina. La trattoria è a conduzione familiare, lo si intuisce guadando la fotografia appesa al muro che ritrae gli uomini delle tre generazioni presenti nell’attività. Il più piccolo è un bambino che per aiutare il nonno, va tra i tavoli giocando a fare l’oste. Considerando che la pasta è tutta fatta in casa, Paolo non poteva lasciarsi scappare un buon piatto di cappelletti in brodo.

Che sia inverno o estate con temperature oltre i 30 gradi, Paolo dice che ai cappelletti è impossibile dire di no! A seguire coniglio in porchetta, patate arrosto, tagliata, considerando che non è rimasto nulla nel piatto, direi che questo è un ottimo posto per fermarsi a cena. Consiglio i funghi porcini che sulla costa romagnola sono introvabili, le tagliatelle al ragù che profumano “d’immenso”  e il dolce tipico della vicina Santarcangelo, il Porcospino Romagnolo. Dall’aspetto simile a un Tiramisù, è fatto con una crema al burro italiana, una bagna al caffè e tante mandorle infilzate che gli conferiscono un aspetto simile a quello di un riccio.

Sulla cima del maniero

Mentre tutti sono seduti ai tavoli del ristorante, tra risate e profumi di buon cibo, per noi è arrivato il momento di fare quello per cui siamo venuti, cioè andare al castello per la visita notturna al vecchio maniero. Subito dopo il portale che introduce alla cerchia fortificata di Montebello, percorriamo la rampa ripida e pietrosa chiamata non a caso, il Girone, che conduce all’entrata. La salita è irta e arrivati a metà strada, anche un occhio inesperto come il mio può notare l’ingresso al secondo giro di mura, il bastione fortificato dentro a cui sorge la Rocca. Il sole sta tramontando ed è impossibile non fermarsi ad ammirare il panorama dalla terrazza che affaccia sul borgo e sulla vallata sottostante.

Il tramonto tinge il cielo di rosa e arancione e l’ardore dell’estate scompare di colpo, lasciando spazio ad un vento fresco e gentile tipico del calar della sera. La parte originaria della fortificazione è una torre tozza e quadrata detta il mastio, che svetta nel punto più alto del monte. Questa è risalente al periodo medioevale, precisamente all’anno 1186, ed è innestata letteralmente nella roccia della montagna. Attorno ad essa, tra il XI e il XVI secolo, sono state aggiunte altre strutture di foggia rinascimentale, che attribuiscono al castello le caratteristiche tipiche di un palazzo gentilizio.

Per tre secoli le vicende della rocca saranno influenzate dai Malatesta che lo trasformarono da fortezza esclusivamente militare, in un castello inespugnabile. Furono completate le mura di cinta, eretti nuovi torrioni, camminamenti di ronda e costruita un’armeria. Con la sconfitta di Sigismondo Pandolfo Malatesta, il castello divenne nella metà del 1400, un feudo dei conti marchesi Guidi di Bagno. Questi lo ricevettero dallo Stato Pontificio a ricompensa per aver contribuito alla sconfitta di Sigismondo. Fu così che, alla fine del 1500, i Guidi resero la fortezza una residenza abitativa. Oggi il castello dei Conti Guidi di Bagno, rappresenta senza dubbio, uno degli edifici storici più interessanti della Signoria malatestiana di tutto il territorio romagnolo.

Notte magica nel castello di Montebello

Siamo finalmente sulla cima del monte, nella corte del maniero. La luce sta lasciando spazio all’oscurità e ad una magnifica notte di inizio estate, mentre le parole sibilline della guida risuonano nella corte illuminata da un albore soffuso. Stiamo infatti per immergerci nella visita notturna del vecchio castello, dove si affronta l’aspetto “paranormale” che riguarda da vicino questo luogo. Siamo un piccolo gruppo di curiosi e ascoltiamo con interesse ogni singola parola dice il ragazzo che ci accompagna dentro il passato. Con la sua bravura da navigato attore ed esperto storico, dai modi austeri e sibillini, sa fondere vicende antiche ed intrighi sordidi a quelli che sono i fatti più recenti.

Ecco che il contesto diventa di incredibile impatto: la notte, un castello infestato, luci cupe come torce, stanze anguste dall’atmosfera raccapricciante ci portano a vivere dentro un film degno di Mario Bava. Noi ovviamente ci lasciamo trasportare da questo clima di mistero che preannuncia una serata all’insegna della storia e del soprannaturale. Varcata la soglia del maniero, entriamo nell’ala rinascimentale del castello. Aggiunta dai conti Guidi di Bagno e adibita a residenza, si presenta ariosa, con alti soppalchi e ampie sale. Nell’ingresso si viene accolti dallo stemma araldico della famiglia nobiliare, di color giallo oro che rappresentava la ricchezza e di un azzurro cielo a simboleggiare il dominio.

Tra fatti inspiegabili e manufatti esoterici

Nell’ampio Salone d’Onore e nella stanzetta attigua, pare siano accaduti fatti a dir poco singolari. Per anni, a partire dal 1993, il grande salone ha ospitato sedute medianiche atte a cercare presenze paranormali. La guida ci racconta che il grande e pesante tavolo a pipistrello che adorna il centro della sala, durante uno di questi incontri si è sollevato da terra sotto gli occhi attoniti dei presenti. Nella stanza accanto, è ancora presente una piccola orma sul soffitto, che risale al Venerdì santo del 1993, quando il custode del castello ha assistito ad un fatto inquietante.

Mentre lavorava, l’uomo si accorse di avere dietro di se un’ombra che inizialmente pensava provenire dalla poca luce che filtrava dalla finestra. Ma quando l’ombra cominciò muoversi, egli si girò e vide una cosa che lo sconvolse a tal punto da correre nella corte esterna. Fu trovato di lì a poco dalla responsabile del maniero, in evidente stato di shock. Una volta ripresosi dallo spavento, raccontò di aver visto una trasparenza di figura femminile, a testa in giù, con i piedi appoggiati al soppalco.

Questi sono solo alcuni dei fatti inspiegabili accaduti e leggendo sull’argomento, apprendo che il castello di Montebello è in Italia il luogo più studiato da ricercatori dell’occulto e organizzazioni di indagine scientifica e critica sul paranormale. Molte trasmissioni televisive sono state fatte all’interno di queste antiche mura. Oltre ad un film, ogni anno vengono eseguite registrazioni e video con macchinari appositi alla ricerca della vita oltre la vita. Tutto questo è veramente coinvolgente, anche se trovo di gran lunga più interessante il lato esoterico della rocca, piuttosto che quello che riguarda il paranormale. Tra trabocchetti, stiletti medioevali, botole e terrificanti prigioni, nell’ala medioevale del castello è conservato uno degli oggetti più incredibili che io abbia mai visto.

A ridosso del muro vi è una cassapanca in noce del 1600 alla quale è stato applicato un dorsale. Questa è una tavola islamica datata 1000, secondo alcuni intrisa di forti energie. Fu portata qui da un avo dei Guidi che partecipò alla Prima Crociata, chiamato Guido il Marchesino, di ritorno dalla Terra Santa. La tavola raffigura in realtà la regolamentazione delle nascite che avveniva, secondo l’Islam, al tempo, tra alcune tribù nomadi e sicuramente eretiche. La simbologia sul pannello è ben chiara: vita e morte che si susseguonoMale e Bene che si contrappongono, numeri divini e demoniaci accostati.

Nella stanza dove è conservato l’oggetto, c’è inoltre una particolarità che mi ha colpito dandomi una sorta di inquietudine, e che non ho mai visto in nessun altro luogo. Una parte dell’intonaco è rigonfiata, perché dietro alla parete, vi è incastonata letteralmente la sommità del monte di Montebello. In quel preciso punto c’è la punta della roccia che costituisce il monte. È parte portante della struttura dell’antico castello, visibile ma allo stesso tempo celata ad un occhio poco attento. Questa conformazione è la spiegazione di quelle che sono le fonti energetiche del maniero, studiate all’interno ormai da decenni.

La leggenda di Azzurrina

Continuiamo la nostra esplorazione e da una ripida scala adiacente al mastio, scendiamo verso stanze dai bassi soffitti e senza finestre. Arrivati ad un corridoio poco illuminato, riconosco il luogo dove anni fa ho conosciuto per la prima volta, la leggenda di Azzurrina. L’epoca è quella medioevale, sotto la dominazione malatestiana e Uguccione,  feudatario del castello, ha una bambina di pochi anni dal nome presunto di Guendalina. Si narra che la sua particolarità sia stata quella di essere albina, un difetto enzimatico oggi conosciuto, di carattere genetico piuttosto raro.

All’epoca però era una vera rarità e nascere albini significava essere, senza alcun dubbio, figli del demonio. Le terre di Romagna come ho già detto, erano permeate di superstizione e per i piccoli che nascevano albini, il destino era assai crudele. Questa però non era la sorte che Uguccione voleva per sua figlia, perciò decise di rinchiudere Guendalina nella fortezza miliare. Era il 21 giugno del 1375, il solstizio d’estate. Fuori imperversava un temporale e stava avvenendo l’ennesimo scontro tra la famiglia dei Malatesta e quella dei Montefeltro. Guendalina si trovava all’interno della galleria e passava il tempo giocando con una palla di pezza.

La palla però cade accidentalmente per le strette e ripide scale che conducevano alla ghiacciaia, ovviamente chiusa a chiave. La piccola andò a recuperarla ma da quella scala non fece mai più ritorno. Gli armigeri che la seguivano costantemente, la cercarono ovunque, il castello fu setacciato da cima a fondo per 7 giorni, dopo di che si svolsero i funerali della piccola. La leggenda inoltre narra che ad ogni lustro successivo alla morte di Guendalina, precisamente ad ogni solstizio d’estate, si sentano risuonare i suoi pianti nel castello. Cosa sia accaduto a quel tempo oggi poco importa, perché voci, strilli, pianti e suoni decisamente inquietanti, sono realmente documentati e registrati attraverso apparecchiature moderne e sofisticate.

Il senso di magia

E’ così che finisce la visita notturna all’antica dimora dei Guidi di Bagno a Montebello, una piccola gemma italiana incastonata nel cuore della Romagna. La rocca detta un tempo “Scorticata” data l’asperità dello sperone di roccia a cui si aggrappa, è considerato il suggestivo balcone della Romagna. Da quassù è possibile vedere la valle del Marecchia che tocca i confini con le Marche oltre ai paesi arroccati sul monte Carpegna. Montebello e i suoi dintorni offrono ai fortunati turisti che vi passano importanti testimonianze malatestiane, tra castelli, ruderi, torri, tele e manufatti preziosi. Ma ciò che c’è di più bello sono le storie arcaiche che si intrecciano nel territorio, formando una trama avvincente, tanto da piacere anche a chi di storia antica non ha mai sentito parlare.

Intrighi di corte, battaglie efferate, sordidi imbrogli fino ai misteri inspiegabili e coinvolgenti, rendono questo luogo incredibilmente suggestivo. Non è un caso che certe storie, nonostante il tempo che passa, rimangano estremamente plausibili. Per non parlare del filo che le lega a personaggi e avvenimenti, luoghi e “gialli storici” che attraversano tutta la nostra Romagna. Quello che è certo è che non sapremo mai cosa è realmente accaduto a Guendalina, come non abbiamo certezza di ciò che avvenne in quella camera dove sono stati uccisi Paolo e Francesca. Non scopriremo di certo come è morta Costanza Malatesta o se ad ispirare la Divina Commedia fu Mastin Vecchio o Malatestino. Spettri e presenze aleggiano infatti in ogni castello, avvolgendo la terra romagnola di un alone esoterico e fiabesco che in ben pochi luoghi è così presente.

Quello di Montebello però è il più piccolo, meraviglioso borgo intriso di mistero e magia che conosco, tanto incantato e ammaliante da renderlo agli occhi di molti, il più affascinante borgo della Valmarecchia. Ecco che Mauro, Paolo ed io usciamo dal paese, di notte, avvolti da un cielo stellato carico di emozione. Nell’ora di viaggio che la strada ci separa da casa, parliamo animatamente della serata, dei segreti che porterà per sempre in custodia il maniero, dei cunicoli misteriosi, degli strani accadimenti avvenuti e dell’impagabile tempo che abbiamo vissuto tra le sue spesse e suggestive mura.

Alla prossima viaggiatori!

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