Mongolia oltre le aspettative
Un'immersione totale nella natura
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Penso che capiti a tutti quelli che dicono che vanno in Mongolia di trovarsi di fronte a sguardi smarriti e a domande come: “Cosa c’è da vedere in Mongolia?” “Sei matta” “Dov’è già la Mongolia?” ecc. Circa 11 ore di volo e qualche scalo e ci si ritrova in un mondo parallelo, una dimensione diversa da ciò che possiamo immaginare. Un paio di giorni nella capitale Ulaan Batar sono sufficienti per vedere i bei musei e il vicino complesso di templi Gandan e per accorgersi che i nuovi grattacieli non possono nascondere le precarie condizioni di vita e i problemi creati da un’urbanizzazione caotica. Ma presto partiamo e basta poco per ritrovarsi in paesaggi incontaminati dove lo sguardo spazia senza limiti attraverso prati e valli e colline. Distese di stelle alpine, timo selvatico, camomilla e un’infinità di altri fiori e piante che non siamo stati capaci di riconoscere. Oltre ogni collina il paesaggio cambia, non è mai uguale e ripaga ampiamente della fatica di viaggiare su antiche ma inarrestabili Uaz russe che ti frullano e ti centrifugano, ma ti permettono di attraversare questo sogno. Gli autisti sono eccezionali guidatori e meccanici e danno molta sicurezza anche se è rimasto un mistero come facciano ad orientarsi. A punteggiare il paesaggio le ger, le tende dove vive la popolazione nomade, un rifugio perfetto, caldo e accogliente, mi sono trovata perfettamente d’accordo su ciò che ha detto Siusy e anche io avrei voluto portarmene a casa una! A completare il paesaggio mandrie di animali liberi anche se di proprietà di qualcuno, ma senza limitazioni di spazio, pecore, capre, cavalli, yak, e cammelli quando si arriva al deserto. La popolazione vive del latte dei suoi animali dal quale ricava l’airag, bevanda fermentata leggermente alcolica e molto proteica e formaggio che viene messo a seccare. Siamo stati a nord ovest sulle montagne a 2000 metri in mezzo a boschi e fiumi e siamo arrivati a sud nel deserto del Gobi andando a vedere le scarse dune e la valle della aquile che si apre dopo dopo uno stretto canyon. Ci siamo fermati a lasciare giocattoli e abiti ai bambini curati da una missione ad Arvahjier, nessuno di noi è praticante, ma ci è piaciuto l’approccio che hanno con la popolazione che mantiene le sue credenze e i suoi riti. Abbiamo visitato monasteri buddisti quasi tutti ricostruiti dopo la furia devastatrice che ha tentato di cancellare pietre e fedi senza riuscirci. E’ un viaggio faticoso perchè si viaggia sempre solo su piste sconnesse, si mangia riso, carne di capra, patate e cetrioli, si soffre a volte il freddo, ma nulla scalfisce il senso di bellezza, di libertà, di unione con la natura che si prova nell’attraversare questo paese. Eravamo un gruppo di 10 persone, abbiamo viaggiato con Avventure nel Mondo con 2 fuoristrada gli autisti e una guida e abbiamo sempre dormito, e la sera mangiato, nei campi ger per turisti. Quasi ovunque abbiamo avuto acqua calda, molta pulizia e cibo buono e abbondante anche se non vario. Buoni viaggi!