Mongolia: gli spazi e la luce

La cosa che colpisce di più noi viaggiatori occidentali, un pò oppressi dalle nostre città con i loro rumori, la loro gente, i loro orizzonti limitati è lo spazio: basta uscire dall'unica città veramente tale che è la capitale Ulaan Baatar, per ritrovarsi in una dimensione a metà tra l'irreale e il magico: è la steppa senza fine,...
Scritto da: Andrea Rasetti
mongolia: gli spazi e la luce
Partenza il: 05/08/2001
Ritorno il: 22/08/2001
Viaggiatori: in gruppo
La cosa che colpisce di più noi viaggiatori occidentali, un pò oppressi dalle nostre città con i loro rumori, la loro gente, i loro orizzonti limitati è lo spazio: basta uscire dall’unica città veramente tale che è la capitale Ulaan Baatar, per ritrovarsi in una dimensione a metà tra l’irreale e il magico: è la steppa senza fine, punteggiata di cavalli, greggi e mandrie di yak, apparentemente liberi.

La presenza dell’uomo è, per usare un eufemismo, molto discreta e la si può intuire dalle sperdute gher che di tanto in tanto si stagliano nel paesaggio o da qualche pastore a cavallo che sorveglia da lontano i suoi animali.

Sebbene scandito dai ritmi del viaggio, il tempo scorre in una dimensione finalmente diversa e pare di respirare questo nuovo ritmo insieme all’aria frizzante e al vento sempre presente. La seconda cosa che ti prende, forse più lentamente, è la luce: non intendo solo la limpidezza dell’aria, ma la vastità degli orizzonti che ti fa pensarte di toccare le nuvole sopra di te o ti permette di vedere le stelle sulla linea dell’orizzonte, così basse come non le avevo mai viste.

E’ inutile dire che la notte di S.Lorenzo in mezzo al deserto del Gobi è stata una esperienza memorabile: nessuna luce per centinaia di chilometri, cielo da lezione di astronomia e stelle cadenti a volontà.

Un accenno merita la gente, soprattutto i nomadi incontrati lungo il percorso, a cavallo o nelle loro gher: sempre disponibili, ospitali al massimo (ma il loro ayrag non era proprio la mia bevanda preferita …), ricchi ancora di quella naturalezza e spontaneità che manca ormai in quasi tutte le parti del mondo.

Un viaggio ancora per pochi in una terra selvaggia (nei mesi invernali i 30-40 sotto zero sono normali), ma nello stesso tempo ospitale e quasi completamente aliena dalle corruzioni che il turismo più o meno di massa ha portato in altre parti della Terra: un viaggio-esperienza che quindi consiglio vivamente a tutti coloro che amano un pizzico di avventura, ma soprattutto vogliono ritrovare, almeno per lo spazio di un viaggio, una dimensione ormai dimenticata e un pò di sogno.

Ma del resto i nostri viaggi sono un pò come sogni.

Andrea PS. Se vi interessa, potrete vedere una selezione delle mie foto di viaggio sulla Mongolia nel sito www.Webshots.Com, cercando nell’area “community” con il nome “arasetti”. Buona visione e ciao a tutti i TPC.

Itinerario del viaggio: Italia- Pechino – Ulaan Baatar – Khara Khorum – Valle di Orkhon – Khujirt – Gobi desert – Bayanzag – Khongoryn Els – Dalanzadgad – Ulaan Baatar – Pechino – Italia



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