Mitica Route 66!

Sulla highway da Chicago a Los Angeles
Scritto da: mareburrascoso
mitica route 66!
Partenza il: 12/06/2008
Ritorno il: 03/07/2008
Viaggiatori: 3
Spesa: 3000 €
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Partenza alle nove, via Parigi con destinazione Chicago. Il volo Air France è tranquillo e l’entusiasmo alle stelle. Arriviamo al Chicago verso le quattro del pomeriggio, ora locale. Arriviamo in albergo e sprofondiamo in un sonno di piombo.

Venerdì 13/6

Dopo dodici ore di sonno ci svegliamo: sono le 6 di mattina. Il cielo è grigio e la strada lucida di pioggia. Una doccia e un caffè americano in una camera gelata dall’aria condizionata, una preparazione lenta e piena di aspettative: via, siamo a Chicago.

Una lauta colazione americana compensa la cena mancata: usciamo verso il lago Michigan e attraversiamo una città indaffarata. Passeggiamo tra barche e parchi poi andiamo verso “l’Istituto delle Arti” e guardiamo alcuni capolavori europei, americani e orientali. All’uscita un’insalata “fai da te” in uno strano locale e poi cerchiamo a lungo un famoso negozio di dischi che troviamo un magazzino in pieno centro.

Fra grattacieli art déco e supermoderni troviamo questo locale pieno di vinile, con pezzi anche degli anni 20 e 30 dove trovo delle cartoline pubblicitarie del Soul Festival di Porretta Terme. Una doccia e poi a cena al “Pegasus” un ristorante molto carino nel quartiere greco.

Sabato 14/6

Sveglia non proprio di buon’ora e poi via con un autobus scoperto, al vento e al sole di una splendida giornata. Dall’autobus vediamo le zone più interessanti della città: ponti levatoi, cascate di acqua e fiumi, parchi e grattacieli. Ci fermiamo al Navy Pier per una passeggiata in riva al lago con musica, sole e tanta gente. Una passeggiata che ci porta ad un faro dove incrociano decine di barche a vela di tutte le dimensioni e dove una sequela di locali propongono snack e bevande di ogni tipo, con gadget e t-schirt che riproducono il sorriso di Barak Obama. Riprendiamo il bus e torniamo in albergo per una sosta. Abbiamo i volti arrossati e le spalle bruciacchiate e siamo morti di stanchezza. Dopo un paio d’ore però usciamo di nuovo verso il Sears Building da cui ci godiamo un tramonto meraviglioso e una vista emozionante a 360° sulla città e sul lago. Torniamo in albergo in taxi dopo la prima cena da Mac Donald, con un autista di colore che parla bene l’italiano, che ci racconta che ha vissuto e lavorato a Roma e che rimpiange la cucina italiana…

Domenica 15/6

Sveglia alle sette e ritiro dell’auto. E’ stata durissima uscire da Chicago e trovare la rotta. Dopo molte entrate e uscite dalla “Historic Route 66” abbiamo percorso un tratto più breve del previsto e ci fermiamo a Springfield: la patria di Lincoln e capitale dell’Illinois. Alle nove siamo pronti per andare a dormire.

Lunedì 16/6

Sveglia alle otto e ricerca incalzante di un posto carino per la colazione, che abbiamo individuato in un locale a metà tra il trendy e la pasticceria casalinga, nella zona storica della città. Lautissima colazione a base di dolci e frutta fresca e visita ai luoghi storici di Lincoln. Carino il vecchio “District Businnes” rimasto intatto da metà ottocento e la vecchia stazione di Springfield ristrutturata e adattata a museo. La gente è molto cordiale e molti ci chiedono da dove veniamo. Partiamo verso Saint Luis alternando un po’ di Route 66 e un po’ di Interstate 40. Verso le tre arriviamo a S.Luis. La giornata è calda e ventosa. Passeggiamo sul Mississippi in un parco splendido che costeggia il fiume e ospita un arco immenso, monumento contemporaneo all’arte, con un museo indiano nel piano terra, di cui visitiamo proprio tutto, compreso i bagni, grandi, pulitissimi e vuoti.

La città è bella, morbida, appoggiata mollemente sul grande fiume, piena di vecchi “building” che rende il suo skyline americano abbastanza insolito. Abbondanza di popolazione nera.

Ripartiamo verso le sei e ci fermiamo a Rolla, per una cena nel mitico “Zeno’s” che merita tutta la sua fama: è un ristorante carinissimo, con vere tovaglie sui tavoli, con bisteccheì strepitose e lume di candela. Alla fine decidiamo anche di dormire lì.

Martedì 17/6

La mattina facciamo colazione in un posto delizioso, che prometteva i “biscuit and gravy” dal suono familiare, ma per noi immangiabili. Ci allontaniamo dal territorio dolce e collinare del Missouri, con fiumi che attraversano le distese di boschi che colorano di verde il panorama a perdita d’occhio. Attraversiamo i pochi chilometri del Kansas e arriviamo in Oklahoma. Passiamo la giornata in auto e ci fermiamo a Claremore in un Best Western Motel e ci prepariamo ad andare a cena in un barbeque (Cotton Eyed Joes Barbeque). Troviamo un locale western, con un pavimento in terra battuta e un ambiente davvero rustico, ma con una cucina strepitosa e un prezzo imbattibile: attenzione perché chiude alle 20 (abbiamo verificato che altri hanno un orario dalle 16 alle 19!)

Mercoledì 18/6

Passiamo la mattina a Claremore a visitare un museo di armi: dai conquistadores spagnoli alla guerra in Iraq, passando per le guerre indiane e il periodo dei gansters. Inno alle divise e alla passione tutta americana per le glorie militari. Nel primo pomeriggio arriviamo a Thulsa (387.807 abitanti nascosti non sappiamo dove). La città è considerata la capitale dell’art déco: ha palazzi notevoli e grattacieli in mosaico. Peccato che nella sua Main Street ci sia meno gente che sulla centrale di Cà De Fabbri (insinua mia figlia). In effetti è mortissima, anzi un po’ spettrale. Proseguiamo per Oklahoma City: non molte attrattive, la superiamo e ci fermiamo in un Super 8 a El Reno con una gomma forata.

Giovedì 19/6

Un riparatore “nativo” ci sistema la gomma e ripartiamo. Tentiamo di fare una colazione nostrana facendo la spesa in un supermercato: tonnellate di biscotti e merendine, ma niente frutta fresca né acqua. Ci consoliamo con latte al cioccolato e succhi di frutta e con qualche merendina dietetica. Procediamo verso Clinton per visitare il locale museo della Route 66 in Oklahoma, un posto molto simpatico e pieno di reperti curiosi. Di fronte al museo c’è un ristorante tipico “El Rancho”che prepara dei sandwich strepitosi di dimensioni americane ben diversi da quelli che si mangiano nelle catene. Proseguiamo verso il Texas in direzione Amarillo, fermandoci solo per fare delle foto a qualche vecchio paese abitato da pochi e indomiti sopravvissuti. Arriviamo ad Amarillo in serata e ceniamo in un ottimo ristorante messicano “Acapulco”. Al rientro qualche problema a ritrovare la strada, ma poi, finalmente a casa..

Venerdì 20/6

Complice l’ora “tarda” di ieri sera, stamattina nessuno ha sentito la sveglia e ci siamo alzati dopo le nove. Siamo ripartiti da Amarillo alle dieci senza riuscire a tornare nella downtown. Ci siamo subito fermati in una Harley-Davidson Store fra decine di moto una più bella dell’altra. Poi tappa al Cadillac Ranch da cui abbiamo preso la via del New Messico. Un pranzo da Denny’s (un po’ meglio di Mac Donald) e poi Tucumcari. E’ una cittadina incantevole, piena di fascino e spunti fotografici, con un’atmosfera magnifica e i cieli del New Messico. Le tracce più fotografate della Route 66 e i suoi motel sono qui conservati in tutta la loro perfezione. La sera ci dirigiamo sul Pecos Trail fino ad arrivare a Santa Fe: pienissima di gente fatichiamo a trovar posto (dormiamo al Confort INN), ma è incantevole e domattina le dedicheremo la dovuta attenzione. Sarà bello tornarvi, ne abbiamo ancora un limpido e piacevolissimo ricordo.

Sabato 21/6

Una passeggiata mattutina in una Santa Fe ancora vivibile ci ha spinto per negozi, dove abbiamo comprato quasi tutti i souvenir che porteremo dagli States. Girellare per quella città piacevolissima è stato divertimento puro. Con un certo rammarico siamo ripartiti alla volta di Albuquerque, dove siamo arrivati ad ora di pranzo. Abbiamo scovato un locale splendido: il “66 Dinner”che è una vecchia stazione di servizio degli anni ’50 ristrutturata con mobili dell’epoca ed accessori, comprese le cameriere con calzini corti e gonne a ruota. Dopo pranzo siamo entrati nel centro della città, dove troviamo una esposizione di auto d’epoca, a partire dalle Ford del 1912 a modelli del 1950/60/70 veramente incantevoli che provocano un vero godimento per gli occhi.

Ad Albuquerque c’è anche un meraviglioso teatro art déco/pueblo che ha fuso il meglio delle due tradizioni architettoniche (Kimo Teater): verso le cinque siamo ripartiti per Gallup, dove abbiamo alloggiato in un Best Western e poi di corsa a fotografare al tramonto le mille meravigliose insegne di vecchi motel che si accendevano di luci al neon.

Domenica 22/6

Siamo partiti da Gallup lasciando la Route 66 per i parchi. La riprenderemo fra qualche centinaia di chilometri. Ora viaggiamo dopo aver fatto incetta di souvenir per le bambine verso il Canyon de Chelly e Monument Valley.

Arriviamo al primo e ce lo giriamo in auto, fermandoci nei punti panoramici. Nonostante l’auto col condizionatore al massimo, fa un caldo infernale: riusciamo a scendere il tempo di fare qualche foto, ma niente passeggiata. All’ora di pranzo beviamo solo una limonata in una capanna gestita da una ragazza indiana, che esibisce il diploma del college, un telescopio e un computer, ma vende bibite ai turisti.

Riprendiamo la via verso l’icona del west: Monument Valley. Arriviamo verso le cinque e fa ancora un caldo torrido. Riusciamo a fare un giro in fuori strada condotta da una guida Navajo con due bambine al seguito che parlano un inglese spaventoso. Facciamo decine di foto con la sensazione di essere davvero in un posto “speciale”. Usciamo dalla valle al tramonto appagati e anche contenti di aver sostenuto coi nostri 180 dollari l’economia dei nativi. Proseguiamo per Mexican Hut: un piccolo paese fra le montagne, attraversato da un torrente, dove trovano riparo gli innumerevoli turisti, ma essendo domenica sera, i frequentatori del fine settimana se ne sono andati lasciandoci libero un ristorante molto Navajo e un motel carino dove incontriamo dei bikers con una “S” un po’ pesante (modenesi?). Ci chiudiamo facendo finta di non capirli. I cellulari sono morti.

Lunedì 23/6

Partiamo da Mexican Hut verso Glen Canyon e Lake Powell passando per Kayenta: arriviamo a Page sulle due, con un caldo infernale e ci infiliamo subito in un tour ad Antilope Canyon su un fuori strada che fa i capricci e ci sbatte come in un frullatore. Lo spettacolo del canyon ci ripaga di tutto: milioni di sfumature di rosa e di arancio in un piccolissimo canyon di una bellezza strabiliante. Poi un giro sulla diga e già ci facciamo gli occhi. La cena in un ristorante messicano e poi Ale se ne va in camera e io e Dino, cercando la marina, ci godiamo lo spettacolo inatteso di un tramonto sul lago.

Martedì 24/6

Mattina di cazzeggio per negozi in attesa di partire per l’escursione sul Lago Powell. Troviamo rivendite dell’usato in cui recupero un berretto a un dollaro e un supermercato in cui troviamo in vendita formaggi francesi e pane italiano, olio extravergine di oliva e acqua gassata. Tre panini con il camemebert e San Pellegrino ci costa trenta dollari, l’equivalente di una bella cena in un ristorante messicano. Verso l’una partiamo per la crociera sul Lago: cinque ore tra navigazione e passeggiata fino ad arrivare a Reinbow Bridge: un trionfo di rosa e arancio affogato dal blu delle acque.

Mercoledì 25/6

In direzione di Flagstaff ci siamo fermati in un punto di osservazione sul Colorado, veramente eccezionale: Horseshoe Band. Una camminata di un’oretta tra andare e tornare, sotto un sole cocente fra la sabbia e le rocce. Dopo dieci minuti eravamo disidratati: per quanto ti aspetti il caldo non puoi pensare di sudare tanto. Obbligatorio portarsi una bottiglia di acqua, pena dover chiedere da bere a qualcun altro più previdente ma assolutamente sconosciuto. In quelle condizioni non si può davvero fare i gli schizzinosi.

Riprendiamo l’auto per chilometri e chilometri: Flagstaff, ridente cittadina che ricorda un poco le città delle nostre montagne, con un clima davvero gradevolissimo dopo tanto caldo. A Seligman, piena di cimeli e dove ha vissuto il barbiere che ha cercato di far rivivere la strada madre riprendiamo la Route 66. Ci fermiamo a Kingman in un Confort Inn e ceniamo da Mister d’Z Dinner 66 con un sandwich e una bibita analcolica.

Giovedì 26/6

Dopo aver visto l’ennesimo museo sulla Route 66 e le grandi locomotive della Santa Fe Railway a Kingman, prendiamo la via per Las Vegas.

Arriviamo verso mezzogiorno e ci infiliamo in un Motel 6 abbastanza centrale, in Tropicana Avenue. Verso le due usciamo per mangiare qualcosa, con un caldo infernale (abbiamo 41°). L’impatto è un po’ come Gardaland: tanto finta da essere piacevole. Ci siamo tuffati in un centro commerciale per sopravvivere al clima torrido: la mercanzia è molto gradevole e insieme a cose molto caratteristiche per i quali i prezzi sono decisamente adeguati all’artigianato europeo, in generale i prodotti tecnologici o di griffe internazionali (es. Lacoste) per noi sono molto a buon mercato (almeno un terzo in meno). Dopo un paio d’ore di relax in camera, via..per la notte a Vegas. Gente a fiumi per strada (è un giovedì sera – molto tranquillo per gli standard -) di tutti i tipi, slot prese d’assalto, e più composti sui tavoli di altri giochi. Non giochiamo nemmeno un dollaro, ma ci godiamo molto l’ambiente. A mezzanotte dopo l’esperienza di un buffet tutto compreso a venti dollari (50 metri di piatti da gustare, con le cucine di tutto il mondo), andiamo in albergo per una doccia e un buon sonno.

Venerdì 27/6

Partenza per la Dead Valley: sbagliamo strada e ci ritroviamo a Lake Mead: un enorme bacino che fornisce l’elettricità a L.V e costituisce un posto pieno di turisti che fanno vela o vanno in barca…Fa un caldo allucinante e noi dobbiamo ricominciare daccapo: ripartiamo verso la Valle della Morte e ci arriviamo alle 14 e 30: Zabriskie Point è una meraviglia ma ci sono circa 50° e restiamo pochi minuti. Alternando viste assolate e gelida aria condizionata, giriamo i punti più famosi. Verso le 19 e 30 decidiamo di rientrare: 50 miglia prima di trovare un posto per mangiare (ottimo a Shoschone il Crowbar) e altri 50 per trovare da dormire in un motel (a Baker) con splendida vista sul deserto che porta un avviso “ Si prega di tenere chiusa la porta dietro perché entrano i serpenti” Non male come buona notte per la prima notte in California!

Sabato 28/6

Alle tre del pomeriggio siamo arrivati finalmente a Los Angeles, ma alle sette stiamo ancora percorrendo Santa Monica e Venice. La dimensione della città e il traffico del week end ci intrappolano in uno struscio da ferragosto in cui disperiamo di trovare da dormire. Il mitico Motel di Topanga è chiuso e dobbiamo ripiegare su qualcos’altro.

Arriviamo dopo Venice, a due passi dall’aeroporto internazionale in un posto gestito da orientali, in mezzo alle strade di L.A. E vicino alle spiagge. Ci rimarremo due notti. La cena ci vede per caso in un locale trendy piazzato in un centro commerciale, che ci avvisa del tavolo libero con un cercapersone, è pieno di gente simpatica e socievolissima, dove ho bevuto un ottimo cabernet della Napa Valley. (Salt Creek Grille – El Segundo -2015 E. Park Place El Segundo, CA 90245) http://www.saltcreekgrille.com/

Domenica 29/6

Verso le 11 riprendiamo la via per Santa Monica e andiamo un po’ al mare. L’orario è abbastanza furbo perché c’è poca gente: ci godiamo una spiaggia meravigliosa e imponente, con un mare tonante. Una famiglia di delfini viene a cercare compagnia dai bagnanti e dalla riva li riprendiamo benissimo, a non più di cinquanta metri. Poi una passeggiata al Pier pieno di gente, dove c’è una manifestazione di “veterani per la pace” molto ben fatta, con migliaia di croci a simboleggiare le tombe dei militari morti in Iraq. Facciamo un break in un ristorante italiano (Il Fornaio della spiaggia) e poi rientriamo nel cuore del centro pedonale di S. Monica per la passeggiata classica. Alle nove siamo pronti per il letto.

Lunedì 30/6

20° anniversario di matrimonio a L.A! Consegniamo l’auto in areoporto e andiamo subito in albergo: una bella hall ma le camere sono approssimative. Comunque usciamo subito per visitare “il Pueblo” messicano, che troviamo incantevole, pieno di colori e di suoni, con bancarelle che propongono ogni tipo di mercanzia. Un pranzo lautissimo in un ristorante tipico, con musica e margarita. Ritorniamo passando accanto alla stazione che decidiamo di visitare: saloni ampi di marmi lucidati e poltrone di vera pelle, in un’atmosfera fine ottocento raffinatissima e country. Un po’ di polleggio in camera e poi via verso una Little Tokio poco interessante e una Brodway quasi deserta. Alle nove in branda.

Martedì 1/7

Sveglia lenta dopo una notte di buon sonno e via verso Hollywood!

Dopo la famosa passeggiata delle star siamo arrivati al Kodak Theatre dove troviamo il cuore del divertimento made in L.A che poi si traduce in shopping e cibo. Facciamo un ottimo pranzo al “Trastevere” e poi via verso gli Studio’s! Disneyland e consumismo sfrenato. Torniamo in albergo in tempo perché Ale intasi il solito WC e arriviamo al Pueblo che è tutto chiuso. Ci aspetta una triste cena al Subway. Domani a Beverly Hills…

Mercoledì 2/7

La metro e un autobus “rapido” e ci troviamo nel cuore di Beverly Hills. Banche e concessionarie di Ferrari, Porsche, Maserati, ci indicano la via. Il quartiere è bello, verde, tranquillo. Arriviamo a Rodeo Drive in un trionfo di lusso. Le maggiori firme mondiali, prevalentemente italiane, occhieggiano da negozi imponenti. “Pretty women” ci risuona nella memoria..

L’ultimo pranzo americano nel magnifico pueblo di L.A e poi ..via pronti per un viaggio lunghissimo e claustrofobico.



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