Miraggio Yunnan, l’eden a sud delle nuvole

Una regione poco conosciuta della Cina, avvolta nel mistero, con spettacolari scenari naturali, variopinti mercati, templi e monasteri, una incredibile varietà di gruppi etnici, una cultura millenaria e la leggendaria Shangri-La, ai piedi del Tibet
Scritto da: Uzbe
miraggio yunnan, l’eden a sud delle nuvole
Partenza il: 09/10/2012
Ritorno il: 20/10/2012
Viaggiatori: 20
Spesa: 3000 €
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Un viaggio alla scoperta dello Yunnan (letteralmente “a sud delle nuvole”), un angolo remoto, misterioso e incantato della Cina ancora poco conosciuto, tra i silenzi delle montagne innevate, fiumi impetuosi e verdi risaie, variopinti mercati, templi e monasteri, un crogiuolo di etnie ancorate ad antiche tradizioni e a una cultura millenaria, dove si respira ancora l’atmosfera tibetana ed è suggestivo il miraggio della leggendaria Shangri-La, l’Eden a sud delle nuvole.

KUNMING

La capitale, Kunming, città dell’eterna primavera, pur abitata da oltre 2000 anni, conserva ben poco del suo passato, ma non mancano le attrattive, che però visiteremo alla conclusione del tour. Quattro passi in riva al lago Dian Chi, dove sono rientrate alcune barche di pescatori che vendono il pesce alla gente sulla riva direttamente dalla barca. Prima uscita serale in un locale carino, e cena non entusiasmante, con varie portate posate in un grande vassoio circolare da far girare fra i commensali: alghe, brodini di pollo, fettuccine, un assortimento di bocconcini indefiniti e salse piccantissime. Birra leggera e coca cola. Bello e accogliente, invece, l’Hotel Kaiwah Plaza, con una sorprendente colazione, anche occidentale.

SHILIN

Un centinaio di chilometri separano la capitale da Shilin, dove ci addentriamo nella “Foresta di pietra”, meraviglia geologica, con bizzarre formazioni calcaree, alte anche sino a 30 metri, che la pioggia ed il vento hanno modellato nelle fantasiose forme attuali e alcune sembrano, appunto, degli alberi pietrificati. Nei dintorni e nella stessa Foresta vive la minoranza Miao (Hmong) abile nella produzione di oggetti fatti a mano, il ricamo e il batik. Le donne hanno acconciature elaborate adornate con foglie e fiori, ai quali si aggiungono pettini di legno intarsiati e monili d’argento a forma di farfalle, pesci e fiori. Lungo la strada per il ritorno a Kunming, sosta al tempio taoista Jindian, o Tempio d’Oro, costruito in legno, con pareti decorate e medaglioni raffiguranti draghi.

DALI

Un volo di soli 40 minuti ci catapulta a Dàli con un cielo minaccioso che ci riserverà pioggia per tutto il giorno. Ad accoglierci una simpatica guida in costume dell’etnia Bai. Dàli (1900 m) antica capitale del regno Nanzhao, che dal VI° al XII° secolo si estese sino al Vietnam e Myanmar, è capoluogo della regione abitata dalla minoranza etnica Bai. E’ circondata dall’imponente catena della Cang Shan, Montagne Verdi, con vette di oltre 4000 metri. Famose le Tre Pagode costruite oltre 1000 anni fa dalle dinastie Tang e Song, tra le quali la più alta, la Pagoda Qianxun raggiunge i 70 metri. Sotto il diluvio visitiamo il coreografico complesso del Tempio Chòngshèng nel quale confluiscono numerosi fedeli da tutta la regione. Nel pomeriggio azzardiamo una escursione al centro del lago Erhai Hù per visitare un villaggio di pescatori: qualche momento di vita locale, mini mercato di pesce lungo le rive, ammaina bandiera al termine delle lezioni in una scuola con i bambini schierati come militari. Rientro da brividi, con il lago molto mosso e onde inquietanti. Approdo quanto mai propizio in tempo per visitare la città vecchia, racchiusa all’interno di una cinta muraria, che ha conservato alcune vie acciottolate e case tradizionali in pietra, prima di raggiungere l’hotel Regent.

XIZHOU-ZOUCHENG

Lungo la strada per Lijiang, sosta al bel villaggio di Xizhou, abitato dalla minoranza Bai, con le case che conservano l’architettura tradizionale, risparmiate dalla rivoluzione culturale di Mao. Tuttora molte famiglie Bai continuano a vivere in tali dimore, considerate patrimonio nazionale. Giorno di mercato per i locali, quindi autentico, con piacevoli scene di vita quotidiana, tante donne nei costumi tradizionali con le tipiche gerle sulle spalle. Pranzo veloce e visita ad un altro incantevole villaggio, Zhoucheng, sulla riva del lago Erhai, con le tipiche abitazioni che circondano la grande piazza, il tempio delle divinità locali ed un grande albero millenario attorno al quale sta per concludersi il coreografico mercato. Sembra di rivivere gli anni ’60, con gli anziani seduti sui gradini delle case, e le nonnine, con il volto scolpito dai segni del tempo, che girano agghindate nei costumi tipici Bai, piegate dal peso dell’età, ma che alzano la testa per regalarti un sorriso. Lungo la Via del Chama (mitica Via del Tè e dei Cavalli) uno spettacolare paesaggio di risaie con i contadini al lavoro, prima della sosta al villaggio primitivo di Pianchiang dove, secondo le spiegazioni, che mi lasciano perplesso per l’impronta turistica, vivrebbe una piccola comunità autogestita ed autosufficiente, tutelata dal governo locale. Cena in un locale tipico a Lijiang, che si trova a 2400 m. di altezza e ci aspetta una confortevole sistemazione al Lijiang Wonderport hotel

LIJIANG

Un tourbillon di piacevoli emozioni, corroborate da un cielo azzurro che ci ha accompagnato per tutta la giornata sin dal raggiungimento del villaggio di Ijuhu, a 2800 metri, contornato da montagne innevate, con le case in pietra, vicoletti lastricati, la gente intenta nelle mansioni quotidiane, con le donne nei costumi locali impegnate anche nei lavori pesanti solitamente riservati ai maschi, una realtà constatata per tutto il viaggio. Rientriamo a Lijiang, detta la “Venezia d’Oriente”, incantevole cittadina di montagna abitata dalla minoranza etnica Naxi e dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Suggestivo il Parco del Lago del Drago Nero con il ponte di marmo, le pagode che si specchiano nell’acqua e sullo sfondo lo Yulong Xueshan, il Monte di Neve del Drago di Giada (5596 m). Il panorama è uno dei più fotografati della Cina. All’interno anche l’interessante, seppure piccolo, Museo della Cultura Dongba, con manufatti naxi e rotoli con iscrizioni pittografiche.

L’ingresso alla città vecchia ci sorprende per la miriade di fiori colorati e il labirinto di vicoli acciottolati, edifici in legno e canali gorgoglianti che la caratterizzano come una località sospesa nel tempo. Degustiamo il tè in un localino caratteristico e nella Piazza del Vecchio Mercato donne in costume eseguono danze tradizionali richiamando numerosi spettatori e coinvolgendo anche noi. Una ragazza ci fa salire ai piani superiori dell’abitazione da dove si gode una magnifica vista sui tetti con le tegole in legno della città vecchia. Gironzoliamo fino all’imbrunire tra ponticelli, vicoletti con le case in legno, porte decorate da pitture e raffinati intagli, il mercato, in un brulichio di gente, colori, chioschi affacciati sul reticolo di canali, dove i locali mangiano a tutte le ore.

LA GOLA DEL SALTO DELLA TIGRE

Partiamo per il distretto tibetano di Zhongdian, conosciuto per le sue bellezze naturali. Lungo la strada tortuosa costeggiamo il Fiume Azzurro, prima della sosta pranzo per affrontare poi la gola del “Salto della Tigre”. Lunga 16 km, questa gola è fra le più profonde del mondo e raggiunge l’altezza di 3900 metri dalle acque del fiume Yangtze (o Jinsha), fino alle vette innevate dello Haba Shan e dello Yulong Xueshan (Dragone di Giada), che dominano l’intera area. Secondo la leggenda una tigre, per sfuggire ad un cacciatore, fece un balzo da una parete all’altra nel punto più stretto del canyon (25 m). La visita alla gola è regolamentata e dato il grande afflusso di visitatori sono state realizzate delle imponenti scalinate in legno per raggiungere il fondo della gola, con balconi a sbalzo sulle acque molto impetuose. Oltre 600 i gradini per la discesa ed altrettanti per la risalita, con possibilità di servizio di portantine.

Il Salto della Tigre è interessante, anche perché si trova lungo la tappa di trasferimento da Lijiang a Zhongdian (ribattezzata Shangri-La), ma probabilmente per apprezzarlo maggiormente bisognerebbe, magari, intraprendere un breve trekking lungo i sentieri che si intravvedono dall’alto della gola. Il paesaggio cambia completamente alla ripresa del viaggio: la terra è rossiccia, grandi distese di campi coltivati, spuntano le prime abitazioni di stile tibetano che indicano che ci stiamo avvicinando a Sangri-La, il luogo immaginario descritto nel romanzo Orizzonte perduto di James Hilton del 1933, che alcuni riconoscono in questa zona dello Yunnan. Arriviamo all’imbrunire e fa freddo, com’è fredda la cena a base di carne di yak lungo la strada per arrivare al Shangri-La hotel.

SHANGRI-LA: MONASTERO SONGZANLIN

Al mattino il termometro sfiora zero gradi. Si respira aria di Tibet, anche per l’altitudine: siamo a 3250 metri e tutto intorno il paesaggio è circondato da una fredda nebbiolina. Imbacuccati raggiungiamo il parcheggio del monastero buddista Songzanlin, dal quale poi con un loro mezzo si arriverà nel grande piazzale antistante il complesso abbarbicato lungo una collina. Il Songzanlin, o Ganden Sumtseling Gompa, della dottrina dei Berretti Gialli, risale a oltre 300 anni fa ed ospita circa 600 monaci. E’ uno dei 13 monasteri costruiti in seguito ad un decreto del Dalai Lama nel 1679 ed è il più grande in stile tibetano dello Yunnan. Durante la Rivoluzione culturale fu molto danneggiato, ma in seguito monaci e fedeli iniziarono la ricostruzione tuttora in corso in alcuni edifici. Per la salita, data l’altezza, bisogna tirare un po’ il fiato ogni pochi gradini, ma dall’alto il colpo d’occhio è fantastico per i colori dei palazzi, i tetti dorati che brillano sotto il sole, meravigliosi affreschi, raffiguranti storie e leggende buddiste e le sale riccamente adornate.

BAISHUITAI

Scesi dalla collina del monastero, il gruppo accetta la proposta di saltare il pranzo per fare l’escursione alle terrazze calcaree a Baishuitai (che significa terrazze di acqua bianca). Usciti da Sangri-La imbocchiamo una strada, lunga 108 km, che s’inerpica sulle montagne, scende a valle e poi risale per ridiscendere, tra panorami splendidi, qualche sperduto villaggio tibetano e una quantità infinita di curve. Dal parcheggio del villaggio, si sale un sentiero sino ad un altopiano, siamo a 2380 metri, dal quale improvvisamente appaiono delle spettacolari piscine terrazzate, da un versante di colori sfumati e dall’altro più intensi, formate da minerali calcarei di sedimenti di carbonato di calcio, che ricordano quelle di Pamukkale (Turchia). Le terrazze sono associate alla nascita della religione Dongba e sono un luogo di pellegrinaggio della popolazione Naxi, infatti nei dintorni si trovano diversi santuari.

SHANGRI-LA

Rientriamo in città quando il sole inizia a scemare dietro la montagna e raggiungiamo la città vecchia, (un incendio nel gennaio 2014 ha devastato gran parte del centro storico, ma ora è stato quasi completamente ricostruito). Non c’è tanta gente per le strade come a Lijiang. Lungo le vie lastricate venditori ambulanti propongono invitanti spiedini che i locali mangiano camminando. Nella piazzetta troneggia uno stupa dipinto dal quale si diramano le bandiere di preghiera tibetane. Il buio cala presto e si accendono le luci. Fa freddo, ma nel piazzale ai piedi della scalinata che conduce al tempio illuminato una trentina di persone imbacuccate ballano in cerchio nel loro rito tradizionale che coinvolge giovani e vecchi. Ceniamo in un salone dove due tavoli di giovani, ragazze e ragazzi divisi, schiamazzano e si scolano grandi boccali di birra.

KUNMING

Ritorniamo a Kunming in aereo, un’ora circa, sorvolando montagne innevate. Visitiamo il Museo Provinciale dello Yunnan dedicato alle culture preistoriche e alle minoranze etniche. Poi quattro passi al mercato degli uccelli, con tante bancarelle dove si trova di tutto. Passeggiamo in centro tra tanta gente e viali fioriti, con grandi archi in stile cinese. C’è anche la bandiera rossa con le stelle gialle, grande come una parete domestica, tutta fatta di fiori. Il mattino seguente, cielo azzurro e clima ottimo. Il tempio di Yuangtong, molto scenografico, con tanti fiori e ponti che si specchiano nell’acqua, è un grande complesso che riunisce le tre scuole principali del buddhismo ed è stato costruito oltre mille anni fa e più volte restaurato. È visitato da molti pellegrini che accendono candele e bastoncini rossi che fanno molto fumo. Raggiungiamo poi il Lago Verde, luogo ideale per passeggiare all’ombra degli alberi tra la gente o assistere ai balli e alla ginnastica collettiva, prima di raggiungere l’aeroporto per il rientro via Bangkok.

Il lungo volo consente di ripercorrere le tappe di questo viaggio sorprendente, tra immagini e piacevoli emozioni suscitate dalla bellezza degli scenari naturali, il sorriso delle persone, i colori dei mercati, gli splendidi templi e monasteri, il legame percepito tra le etnie agli usi, costumi e tradizioni ancorati ad una cultura millenaria.

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