Minorca, l’irraggiungibile

30 agosto – 6 settembre 2008 Sabato, 30 agosto La tanto agognata vacanza a Minorca, che doveva rappresentare un momento di relax dopo un’intensa estate passata al lavoro, è partita con il piede sbagliato e contorni fantozziani che alla fine hanno inciso in negativo sulla valutazione globale data a questo soggiorno. La partenza era prevista da...
Scritto da: Nube
minorca, l'irraggiungibile
Partenza il: 30/08/2008
Ritorno il: 06/09/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
30 agosto – 6 settembre 2008 Sabato, 30 agosto La tanto agognata vacanza a Minorca, che doveva rappresentare un momento di relax dopo un’intensa estate passata al lavoro, è partita con il piede sbagliato e contorni fantozziani che alla fine hanno inciso in negativo sulla valutazione globale data a questo soggiorno. La partenza era prevista da Verona alle 14 con volo Air Italy (pacchetto prenotato su Todomondo), quindi in debito anticipo a mezzogiorno eravamo già al bancone delle agenzie per il ritiro dei documenti di viaggio. Prima doccia fredda alla quale le nostre orecchie non volevano credere: la partenza del volo è stata posticipata alle 19.30. La prima domanda, oltre alla rabbia che la notizia inevitabilmente provoca per la perdita di una mezza giornata di vacanza, è: cosa faccio qui tutte queste ore in mezzo al caos dei vacanzieri dell’ultima tornata di agosto, in un aeroporto da terzo mondo senza neanche una panchina dove sedere? Un’alternativa per far passare il tempo si potrebbe trovare ripiegando sulla visita della vicina Verona, che ha sempre molto da offrire. Ma il personale dell’agenzia ci dice che non ci possiamo allontanare dall’aeroporto per eventuali comunicazioni e quindi ci sentiamo letteralmente sequestrati lì dentro fino a sera. Però, come dice l’adagio, le disgrazie non vengono mai sole perchè ci attendono altri assurdi contrattempi prima di raggiungere l’isola, che dista poco più di un’ ora di volo dall’Italia. Intanto alle 19 la partenza viene ancora posticipata di un paio d’ore, tra le proteste isteriche di mamme con bambini piccoli e di molti che minacciano di far ricorso all’avvocato o all’agenzia, non appena rientrati. In questi casi non sai mai quali sono i tuoi diritti e di chi sono le responsabilità, nessuno del personale dell’aeroporto è informato su questo o si gioca sullo scarica barile. Arrivata finalmente l’ora del sospirato imbarco e preso posto nell’aereo, stranamente tutto resta immobile e senza segnali di partenza. La cosa incomincia a diventare sospetta fintanto che la voce gracchiante del comandante non ci informa che al conteggio delle valigie ne sono risultate due in più per cui devono scaricarle tutte e ricontarle. Se questa “avventura” non l’avessi vissuta sulla mia pelle stenterei a crederci, perché una serie di circostanze così sfortunate ha dell’incredibile. Tutti oramai incominciavamo a dubitare se mai saremmo arrivati a destinazione o se quello era l’ultimo segnale per stare definitivamente a terra. Dopo un ulteriore ritardo di quaranta minuti infine si parte con le dita incrociate e alle undici e mezza di notte il gruppo fantozziano atterra all’aeroporto di Minorca, dove si divide per le varie destinazioni con la speranza di dimenticare al più presto questa giornata da incubo. Intanto la cena del primo giorno prevista in hotel è sfumata anche se troviamo in stanza una piacevole sorpresa di due bei vassoi preparati con un’abbondante cena fredda che ci fa almeno ben sperare sul servizio della struttura che avevamo prenotato. Come al solito abbiamo evitato la scelta del villaggio turistico o del complesso alberghiero per non trovarci isolati in un posto sperduto: noi preferiamo la vicinanza ad un centro storico che ci permetta di fare qualche passeggiata serale o di essere più in contatto con la vita locale. Così scendiamo all’hotel Port Ciutadella nell’omonima città, un tempo capoluogo dell’isola, primato ora passato a Mahon all’estremità opposta. In circa tre quarti d’ora il pullmino del transfer ci porta a destinazione percorrendo quella che è la spina dorsale dell’isola, la M1, passaggio obbligato est-ovest per ogni tipo di spostamento.

L’albergo ci fa subito un’ottima impressione per gli ampi spazi chiari con arredi moderni che si aprono su una bella piscina interna visibile al di là della hall; è in posizione un po’ sopraelevata su un piatto promontorio che si affaccia su una graziosa caletta molto frequentata dagli abitanti stessi del luogo, come poi appureremo.

Domenica Trascorriamo le due giornate seguenti assaporando un po’ di relax tra passeggiate nel centro storico di Ciutadella, in piscina o nella graziosa caletta con mare piatto e trasparente, una specie di piscina naturale chiamata Platja Gran, dove attempate signore del luogo si danno appuntamento per chiacchierare facendo capannello per ore immerse nell’acqua fino al collo, perfettamente immobili e del tutto a loro agio.

Lunedì Finalmente decidiamo di mettere il naso un po’ fuori e prendiamo i bus locali per andare verso le spiagge del turismo di massa, che hanno deturpato piccole cale insufficienti a sostenere un numero di turisti così elevato. La speculazione ha fatto sorgere delle inurbazioni senza centro storico, del tutto anonime che non ci fanno rimpiangere la nostra scelta di stare a Ciutadella. Ci troviamo a Cala’n Bosch, il vento soffia da nord e seguendo il consiglio che ci hanno dato, oggi conviene stare nelle spiagge del sud. Quando invece il vento soffia da sud è bene spostarsi sulle spiagge del nord. Ci fermiamo sullo scoglio dove si erge il faro di Artax per ammirare il mare, ma fa molto caldo e cerchiamo riparo in un bar del piccolo porticciolo da diporto.

Martedì E’ ora di noleggiare una macchina per saperne un po’ di più su quest’isola e con un’offerta di tre giorni pagando due ci procuriamo un’auto presso l’agenzia vicino all’hotel.

La giornata è dedicata alla capoluogo dell’isola Mao’ di cui abbiamo subito una positiva impressione. Arriviamo per sbaglio nella città alta anziché al parcheggio del porto e così, dai bastioni, ci godiamo una superba veduta del porto molto profondo con la piccola isola dell’ex-lazzaretto, che è stata di recente recuperata dall’abbandono per essere destinata a scopi culturali o forse a grande shopping center. Nella stampa locale infatti è in corso un acceso dibattito sul suo futuro destino. Originale anche il mercato locale ricavato nel chiostro del convento di Santa Clara. Passeggiamo per le calli di questa città che porta ancora ben evidenti le tracce del suo secolo inglese, negli edifici e nelle facce della gente per strada, molto british, anche perché molti abitanti di Albione hanno fatto di Mao’ la loro seconda casa. Assaporiamo la bellezza di questa località da un bar sui bastioni che domina il porto e ripartiamo in direzione sud-est passando per la graziosa cittadina di St. Louis che con la sua lunga teoria di casette di un bianco abbagliante ai lati della strada principale, ricorda il suo passato francese. Arriviamo a Punta Prima che troviamo molto bella con le sue curate ville che sprofondano tra i pini e la macchia mediterranea. E’ un promontorio che si affaccia sul mare in una posizione incantevole con la vista del faro e dell’isola dell’Aire di fronte. La sabbia è bianca ed il mare smeraldo, però anche qui è sorta un’urbanizzazione importante anche se un po’ più discreta rispetto a Cala’n Bosch. Trovandoci sul versante sud è d’obbligo una sosta a Bininbeca, tanto reclamizzata come villaggio di pescatori. Per noi è stata però una delusione, perché non c’è niente di autentico ma si tratta in realtà di un complesso turistico costruito di sana pianta negli anni ’70 dove gli appartamenti si affittano ma non si assapora per niente l’atmosfera dell’isola. Tutto intorno invece è un pullulare di ville per ricchi, una specie di Porto Cervo, ammirevoli per essere state costruite con gusto e in perfetta simbiosi con la natura, rispettando i colori ocra della terra ed il bianco delle costruzioni isolane. Nell’insieme questa parte dell’isola emana un senso eleganza e tranquillità, la costa è alta e rocciosa, gli oleandri con le loro masse variopinte ravvivano il paesaggio.

Seguiamo le indicazioni per Cala En Porter per raggiungere Cava En Xoroi, la discoteca più trendy dell’isola che di giorno si apre ai visitatori perché ammirino la sua splendida posizione. Ricavata all’interno di grotte naturali a strapiombo sul mare che lasciano intravvedere squarci di incomparabile bellezza da altezze da capogiro. L’ingresso di euro 6.50 comprensivo di bibita, merita senz’altro la fatica di raggiungere questo posto.

Mercoledì Oggi puntiamo invece verso le coste del nord e raggiungiamo l’interessante località di Fornells che ha dei connotati più autentici, un vero villaggio di pescatori sorto su un lungo fiordo ben riparato che ospita molte imbarcazioni. Al giovedì si tiene anche il mercato artigianale, che però non è niente di speciale avendo la globalizzazione omogeneizzato le stesse merci (cinesi) ovunque. Nell’ampia baia creata dal fiordo, grazie al vento particolarmente favorevole, è tutto uno sfrecciare di barche a vela e wind-surf. Per arrivare alla punta estrema, rappresentata dal Faro di Cavalleria, attraversiamo un paesaggio lunare fatto di rocce vive, scarnite dai forti venti che sferzano queste aride colline. Le strade sono strettissime e si fatica a percorrerle in due, talvolta dobbiamo retrocedere in punti critici per far passare qualcuno. Molto originali e tipici di Minorca sono i muretti a secco che troviamo dappertutto nelle campagne e che delimitano con precisione le differenti proprietà, ed i cancelli di accesso ai vari poderi fatti con semplici rami di ulivo ricurvi il cui motivo è ripetuto ovunque rigorosamente uguale. Gruppi di bestiame all’aperto punteggiano i prati di qualche bella fattoria. Il Monte Toro, riconoscibile dalle antenne e stazioni radio sulla vetta ci indica la direzione di Es Mercadal.

Il dopocena a Ciutadella prevedeva di essere allietato da un concertino jazz nella zona del mercato, dove prendiamo posto in un bar per goderci lo spettacolo sorseggiando una tipica sangria: il tutto è invece un fallimento sia per i jazzisti di scarso valore che per l’intruglio truffa-turisti che ci propinano senza somiglianza alcuna con l’autentica sangria.

Giovedì Riserviamo l’ultimo giorno in cui abbiamo ancora disponibilità dell’auto all’estremità a nord di Ciutadella. E’ un paesaggio poco abitato, dove fa capolino qualche rara fattoria. Sostiamo a Cala Morell, una bella insenatura contenuta tra alte rocce rossastre ed il solito mare trasparente. In alto, sul pianoro, sbucano tra il verde belle ville senz’altro di gente facoltosa perché l’aspetto è di una zona residenziale alquanto esclusiva. Ci fermiamo anche ad osservare delle cave preistoriche che forano le rocce antistanti la baia.

Visitiamo poi la fattoria San Patrici, nota per la produzione di formaggi tipici, ma non possiamo assistere alla lavorazione e non ci fidiamo di comperare nessuna specialità da portare a casa con questa calura. Ripieghiamo nuovamente verso sud per vedere gli ultimi scampoli di Minorca e quindi sostiamo nel bel paesino tutto bianco di Es Mitjorn Gran con la chiesetta di San Cristobal. Concludiamo l’escursione nella rinomata spiaggia di San Tomas a qualche chilometro più a sud.

Venerdì Riposo nella spiaggetta vicina all’hotel.

Minorca nell’insieme ci ha un po’ deluso, rispetto alle letture che avevamo fatto sulle sue bellezze che sono soprattutto naturalistiche e delle quali forse non abbiamo colto appieno la vera essenza. Ha purtroppo un clima molto umido con cui sfortunatamente non avevamo fatto i conti e non ha molte cose da vedere, ma ovviamente è una piccola isola e tutto è concentrato sui pochi centri storici. Va bene per chi punta su una vacanza quasi esclusivamente fatta di mare e spiaggia.



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