Minorca: in Spagna c’è l’isola perfetta da scoprire tra mare, sole e cultura

Scritto da: Tonyofitaly
minorca: in spagna c'è l'isola perfetta da scoprire tra mare, sole e cultura

Quando si parla di Minorca, la prima immagine che si associa è quella di qualche meravigliosa spiaggia o cala che la contraddistingue come la famosa Son Bou o Cala Galdana oppure la ricercata Fornells. Ed infatti i moltissimi diari di viaggio sono quasi tutti dedicati alla scoperta di questi ameni posti, dove l’acqua è cristallina e il panorama idilliaco nonché solare. Eppure, Minorca è un’isola da scoprire oltre il mare stesso perché la sua storia viaggia dall’età del bronzo fino ai nostri giorni, passando per i Cartaginesi, i Romani, gli Arabi, i Bizantini e le dinastie medievali fino alla colonizzazione inglese della Prima Guerra Mondiale. Ogni periodo ed ogni popolo hanno lasciato la loro impronta quindi, per le mie ferie estive, ho deciso di visitare quest’isola non relegandomi solo alla parte marittima (seppur stupenda) ma esplorandola anche dal punto di vista culturale. Questo è il diario dei miei dieci giorni di soggiorno nell’isola.

Diario di viaggio a Minorca

Giorno 1 – Mahon

Partiamo da Bergamo con un volo Ryanair (leggermente in ritardo di una mezz’oretta) per Mahon, capoluogo dell’isola, nel primo pomeriggio e, dopo un’oretta e mezza di volo, atterriamo dal lato nord della pista, che ci regala una splendida veduta sulle tante cale e rade che contraddistinguono questo versante di Minorca. Dopo il ritiro del bagaglio da stiva, la driver del taxi prenotato ci aspetta all’uscita e partiamo subito per Mahon, dove è prevista una prima sosta di tre giorni. Il viaggio dura neanche una ventina di minuti e la simpatica signora ci lascia davanti al Royal Life Apartments, un complesso di due palazzine in cui abbiamo prenotato un piccolo appartamento. Il rapido check-in e la salita per due piani senza ascensore (unica pecca) ci porta davanti la porta di quello che è un bilocale ampio e ben attrezzato, il cui terrazzino si apre sulla sottostante piscina e sul verde giardino. Sistemati bagagli e fatto un leggero riposino, dopo un frugale pasto usciamo per una passeggiata: l’appartamento dista circa dieci minuti di cammino dal centro di Mahon, che si raggiunge percorrendo le calli del centro storico e sbucando poi davanti la Església del Carme. Ci fermiamo al Bar Marcellino, proprio affianco all’ingresso del Mercat, per un ristoro e per prendere confidenza col posto e con il vento: dopo esserci goduti il passeggio e il rinfresco, rientriamo a mezzanotte stanchi.

Giorno 2 – Mahon

Dopo colazione, usciamo per la visita alla città: percorriamo la calle del Carme fino alla plaça del Princep, circondata da eleganti palazzi, per poi arrivare davanti al sagrato della Església di Nostra Senyora de Carme, che risale al XVIII secolo, durante il primo dei dominii inglesi. Entriamo e ci troviamo in un’unica navata unica con solo tre cappelle, tra cui quella di San Lorenzo che presenta una particolare decorazione a stucco raffigurante angeli, ghirlande e grotteschi. Uscendo, proprio alla sua destra c’è l’ingresso al mercato di Sa Plaça, già pieno di animazione: in quello che era il chiostro della chiesa ora c’è un vivace mercato che offre tutti i generi di mercanzia. Ci sono piccole edicole che ospitano gastronomie o fruttivendoli oppure negozi che vendono lavori di legno od oro fino al negozio di abbigliamento e scarpe in cuoio (famose sono le menorquine, sandali bassi di vari colori).

Usciti, ci affacciamo al prospiciente mirador del Port, il primo dei tanti terrazzi che aggettano su panorami stupendi: questo qui ci consente di ammirare il sottostante porto e la parte storica della città. Tornati indietro, passiamo davanti la statua dei Tre Cavalli e arriviamo subito in plaça de Espanya, dove si erge la mole del Mercat de Peix (non c’è più ma la struttura ospita alcuni bar dove poter comprare squisite tapas e drink): guardando alle spalle, la Església de Carme spicca con la grande cupola rivestita da mattoni rossi.

Seguendo rua Costas de Ses Voltes, passiamo davanti l’inizio della Escalera che conduce al porto ed ammiriamo l’elegante Casa Mir, una residenza coloniale che s’affaccia sulla discesa. Entriamo nella silenziosa Plaça de la Conquista – in cui si trovano alcune piante di palma, la sede della Biblioteca dell’isola e la statua di re Alfonso III – e svoltiamo alla sinistra per accedere in Plaça de la Constituçio, dove si trova l’Ayuntamiento e la Església de Santa Maria de Maò. Dalle informazioni che possediamo si legge che la Esglèsia faceva originariamente parte della fortezza di Mahón ed è risalente al XIII secolo mentre l’edificio attuale, con un’unica navata, una facciata spoglia e 3 ingressi, è un rifacimento del XVIII secolo.

Fatto il biglietto di € 3, entriamo nell’unica navata presente e notiamo che, ad ogni lato, si aprono sei cappelle con coperture a volte a botte, mentre ai lati dell’altare si aprono due ampie cappelle, in perfetto stile barocco. Inoltre, collocato su un’apposita balconata, c’è l’organo, uno dei più maestosi d’Europa. Usciti, passiamo davanti l’Ayuntamiento (Municipio), un edificio conosciuto anche come Sa Sala: sulla sua facciata, in stile rinascimentale, domina l’orologio che il primo governatore britannico, Richard Kane, portò sull’isola. Percorriamo tutta carrer d’Isabel II fino ad arrivare alla Esglèsia de Sant Francesc, caratterizzata da un’ampia facciata dominata da un arco a tutto sesto e impreziosita da tre rosoni e una statua di San Francesco che troneggia sopra il portale a fianco del campanile. Entriamo nella chiesa, anch’essa a navata unica, ed ammiriamo la copertura a volta a crociera, le colonne e gli archi decorati con motivi a zig-zag e a spirale nonché la cappella dell’Immacolata, che è coperta da una cupola, ha una planimetria ottagonale ed è riccamente decorata con motivi floreali.

Dopo aver goduto della frescura interna, usciamo per recarci all’adiacente Museu de Menorca – ospitato in un edificio di tre piani dove sono esposti i reperti archeologici provenienti dai diversi e numerosi insediamenti preistorici dell’isola – ma lo troviamo chiuso quindi rivolgiamo la nostra attenzione al vicino Mirador del San Francesc, da cui si può spaziare con la vista fino alla propaggine più lontana della rada. Per carrer de San Jeroni ritorniamo in centro ed arriviamo davanti l’imponente Pont de Sant Roc, che faceva parte delle mura medioevali della città di Mahón. Costruito nel 1359, è stato rinforzato nel 1535 dopo l’incursione turca ed è l’unico retaggio dell’antica cinta muraria. La sua costruzione tra due imponenti torri è un omaggio a San Rochus, il patrono protettore della città (pare che avesse la capacità di tenere lontano malattie come il colera e la peste).

Tramite carrer de Bastiò arriviamo alla carrer de Hannover, la principale arteria commerciale della città e che collega plaça de la Constituçiò a placa de sa Esplanada: lungo di essa si aprono negozi, bar, gelaterie e ristoranti, rendendo la via il posto più frequentato e commerciale di Mahon. La passeggiata ci conduce all’altra citata plaça, situata più in alto, dove si trova un parco e si erge l’obelisco dedicato ai caduti per la Spagna. Più avanti, defilata, c’è la stazione degli autobus che collegano Mahon alle varie località dell’isola e all’aeroporto. Essendo abbondantemente ora di pranzo, ritorniamo verso la parte bassa ripercorrendo fino in fondo la carrer de Hannover, giriamo poi per carrer de Nou fino a plaça Reial e ci introduciamo in carrer s’Arravaleta per fermarci da Horno Santo Cristo dove pranziamo con alcune delizie locali, tra cui l’ensaimada (una pasta semplice o ripiena di cioccolata o marmellata attorcigliata come un serpente e ricoperta di zucchero a velo):

Riposiamo al fresco seduti su alcune panchine di plaça Reial godendo dell’ombra, del vento e del passeggio per poi incamminarci lungo l’erta carrer d’en Deia verso il Teatro Principal: all’arrivo, ci accoglie Talia, una statua in bronzo alta tre metri. Il teatro è, neanche a crederci, il più antico di Spagna ed è stato costruito come se fosse una Scala in miniatura. Proseguiamo subito sulla sinistra in carrer de Sant Jordi e scendiamo per la Es cos de Gracia fino alla Esglèsia de la Concepciò, costruita dai greci nel 1749 per poter praticare il culto ortodosso ma poi, dopo la loro cacciata, consacrata al cattolicesimo. Giriamo l’angolo in carrer de Cajal, ed entriamo nel Parc de Freginal, un’area verde nel centro di Mahon, che attraversiamo godendo dell’ombra e del fresco delle piante ma scansando i tanti giovani in piena siesta sui prati. Sbuchiamo in plaça Reial di nuovo e decidiamo di fare una passeggiata al porto scendendo per la scenografica Escalera voluta dagli inglesi: ci troviamo così sulla passeggiata di Baixamar, dove incontriamo caffè, negozi, ristoranti e due laboratori di ceramica. Risaliamo in centro tramite il moderno e panoramico ascensore che arriva al mirador del Porto e da lì raggiungiamo il Carrefour di Mercat de Sa Plaça per una veloce spesa e ritirarci in albergo visto che vogliamo goderci un bagno in piscina e un po’ di sole.

Di sera, dopo la tintarella pomeridiana, un riposino e una lauta cena, usciamo per bighellonare e bere un drink: la scelta cade su Es Dineret, dalla cui balconata del primo piano si può godere della sottostante passeggiata bevendo un buon tinto d’estiu.

Giorno 3 – Ilha do Rei

Dopo colazione ci dirigiamo verso passeig Maritim e prendiamo le scale che ci portano giù al porto presso il Moll de Levant, dove c’è l’embarquement Hauser & Wirth e il catamarano che ci condurrà all’Ilha do Rei. Infatti, prima di partire, ho prenotato l’escursione in questo ameno posto sito nel centro della rada: il biglietto costa € 10 e permette la visita del vecchio ospedale militare britannico. Il catamarano parte alle ore 11 e noi, seduti sul fianco sinistro, vediamo sfilare S’Altra Banda, come viene chiamata la riva opposta: ci sono le romantiche baie di Cala Rata e Cala Ratolì, dove svettano pittoresche case di villeggiatura; ci sono le piattaforme di legno dove si allevano i molluschi; se si alza lo sguardo c’è la villa di Sant’Antonio, un esempio bello e sfarzoso dell’architettura coloniale inglese all’interno del porto. Intanto il catamarano si avvicina al piccolo molo, attraccandovi dopo quindici minuti di viaggio. Sbarcati, ci troviamo davanti i primi padiglioni trasformati in sale d’accoglienza e d’informazione. Proseguiamo fino alla grande mole dell’ospedale, anticipato da un giardino che è un orto botanico di piante medicinali.

Nelle sale situato sotto i portici del piano terra sono state ricostruiti gli alloggi per i malati, gli studi medici (dall’oculista fino all’ortopedico) con i loro antichi strumenti di lavoro e le sale radiologiche e operatorie degli inizi del secolo scorso. Raggiungiamo l’altro molo, dove attraccano le rare barche private, e seguiamo un sentiero sterrato che corre lungo la circonferenza dell’isola e ritorna all’ingresso: durante la passeggiata, ammiriamo gli scorci panoramici e le calette dall’acqua cristallina. Entriamo nel lungo padiglione Langàra in cui ha sede il centro d’arte Hauser & Wirth e che ospita mostre contemporanee: attualmente ce ne sono due, dedicate alla fotografia.

Dopo una visita alle due mostre (godendo del fresco interno) usciamo e  visitiamo ciò che resta della basilica paleocristiana, sita proprio dietro. Dopo, decidiamo di ritornare sulla terraferma quindi riprendiamo il battello e rientriamo a Mahon, risiedendoci sul lato sinistro per avere la possibilità di ammirare le case dei pescatori di cala Figuera e del Moll de Levant. Sbarcati, andiamo subito a prendere l’ascensore e risaliamo al Mirador del Porto per poi recarci a l’Horno de Santo Cristo per un veloce pasto non senza prima aver provato al Mercat de Peixe, a cui rinunciamo per la folla e i lunghi tempi d’attesa. Dopo il rifocillamento, dedichiamo un paio d’ore allo shopping per poi rientrare in albergo e rituffarci in piscina.

In serata, giro in centro per qualche foto e ripresa notturna e poi un drink al bar Marcellino.

Giorno 4 – Binibèquer

Questa mattina, dopo colazione, attraversiamo la città e ci rechiamo alla stazione degli autobus, dove prendiamo il bus L-10 che, al modico prezzo di € 2,80 e con un viaggio di appena 15 minuti, ci lascia davanti l’ingresso dell’aeroporto di Mahon. Attraversiamo il parcheggio e cerchiamo il van della Record Go, l’azienda presso cui abbiamo prenotato l’auto che ci porterà in giro per l’isola. Trovato, ci accomodiamo, lui parte per gli uffici e dopo dieci minuti siamo al cospetto dell’addetto che ci consegna, a pratiche concluse, una Renault Captur (un upgrade dalla economy scelta al principio): ritiriamo l’auto ed iniziamo le visite programmate. Dal parcheggio dell’autonoleggio usciamo e ci immettiamo sulla Me-14 e poi sulla Me-1 per raggiungere il primo monumento che visiteremo, il Poblet Talaioric de Talatì de Dalt.

Lasciata la macchina a parcheggio antistante, facciamo il biglietto di € 4 e ci immergiamo nella visita di ciò che resta di un antico villaggio talaiotico, considerato uno degli insediamenti più significativi della preistoria di Minorca. Dalla guida in possesso, leggo che questo insediamento di medie dimensioni del IV secolo a. C. poteva ospitare un centinaio di persone. L’insediamento conserva un recinto a taula (sono monumenti a forma di T con un unico pilastro su cui poggia una lastra orizzontale), un grande talaiot centrale (i talaiot sono costruzioni in pietra a forma cilindrica) oltre a diverse strutture annesse e sale ipostile (cioè a più colonne sorreggenti un tetto piano) semi-sotterranee. Sono visibili anche resti di mura e grotte naturali che si ritiene fossero utilizzate per la sepoltura dei defunti.

Compiuta la visita, ci spostiamo ai resti della Basilica delle Fornas de Torellò, dove arriviamo in pochi minuti tramite una deviazione dalla Me-14 e percorrendo una strada di campagna: lasciata l’auto ad un parcheggio, seguiamo il sentiero che porta a ciò che resta di una basilica paleocristiana a pianta regolare con la navata centrale pavimentata con un magnifico mosaico che risale al VI secolo d.C. Circondata da una passerella di legno, coperta da una tettoia e rinchiusa perimetralmente da un recinto metallico, è orientata da est a ovest e sul lato nord vi è un piccolo fonte battesimale semisferico. La visita si compie girando intorno al recinto ed ammirando gli spazi dai quattro lati: notiamo l’abside rettangolare con la base di un altare, circondato da un disegno a mosaico di grappoli d’uva e due pavoni; poi si vedono nel mosaico due leoni di fronte ad una palma mentre sulla navata per i fedeli ci sono alcune figure geometriche e rappresentazioni di uccelli. Sebbene sembri tutto tralasciato e siamo solo cinque persone, la visita è interessante. Ritornati all’auto, ci rimettiamo in marcia e procediamo per la strada di campagna fino a passare davanti al Talaiot de Torellò, una struttura straordinaria di epoca preistorica che è considerato il più alto e il meglio conservato dell’isola: la sua funzione era quella di permettere di controllare sia il mare che la terra dall’arrivo di potenziali nemici.

Fotografato comodamente dall’auto (non ci sono spazi per fermarsi e il cancello d’ingresso è chiuso), proseguiamo fino ad immetterci sulla Me-12 e dirigerci verso Binibèquer, dove arriviamo dopo venti minuti circa. Parcheggiamo l’auto e ci immergiamo nella visita di questo delizioso portino situato sulla costa sud dell’isola. Binibèquer è un villaggio di pescatori e località turistica costruita nei primi anni ’70 a metà strada tra lo stile arabo e quello mediterraneo. Le sue piccole case bianche dalle forme irregolari e il labirinto di strade acciottolate lo rendono un luogo enigmatico e magico, permeato da un insolito senso di tranquillità. Facciamo un giro per il porticciolo e le stradine interne che ricordano i bianchi paesini mediterranei poi pranziamo in un bar locale, dove ci riposiamo. Ci addentriamo poi tra le sue calli e le sue piazzette e gli scorci che si presentano rendono questo posto tra i più instagrammabili dell’isola.

Compiuta la visita, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso cala de Sant Esteve con l’intenzione di visitare Fort Malborough ma, giunti dopo un viaggio di una mezz’oretta, lo troviamo chiuso in quanto le visite sono previste dalle 9,30 fino alle 14,45: peccato perché la struttura sarebbe stata interessante in quanto gran parte della fortezza è scavata nella roccia e, trovandosi sotto il livello del suolo, è perfettamente adattata al paesaggio. Sebbene costruito nella prima metà del 1700, una visita alle sue sale e alle gallerie sotterranee avrebbe offerto una ricca panoramica sulla vita civile e militare della Minorca britannica del XVIII secolo. Saltata questa visita, passiamo alla successiva e, rientrando verso casa, ci fermiamo all’insediamento talaiotico di Trepucó, che doveva essere uno dei più grandi dell’isola a suo tempo e che conserva due talaiot: uno centrale grande (il più grande di quelli ancora in piedi a Minorca) e un altro più piccolo attaccato a una parete. Di Trepucó villaggio rimangono il recinto della taula, la struttura di alcune abitazioni, due torri quadrate e alcuni resti delle mura ciclopiche. La visita gratuita termina dopo una mezz’oretta quindi rientriamo in albergo giusto in tempo per preparare le valigie, concederci un tuffo in piscina, cenare a base di insalata di mare e recarsi in centro per partecipare all’evento del Mercato di sera.

Infatti, tutte le piazze sono piene di bancarelle di vario genere, artisti di strada propongo spettacolini di vario genere, c’è tanta gente in giro e la serata è bella e piacevole.

Giorno 5 – Ciutadella de Menorca

Dopo il check-out ci mettiamo in marcia per raggiungere la nostra seconda tappa che è Ciutadela de Menorca. Abbiamo deciso di dividere il soggiorno sull’isola in due tappe quindi, dopo Mahon, prendiamo base a Ciutadella anzi, per la precisione, a Cala Blanca presso l’Aparthotel Sol Levant, dove arriviamo dopo un’oretta di viaggio lungo la Me-1. L’arrivo è accolto da un tempo uggioso e molto ventoso (l’incontrario delle giornate precedenti) che peggiora durante il pomeriggio: abbiamo il tempo di fare un po’ di spesa e di prendere possesso del nostro appartamento (un bilocale carinissimo affacciato sulla cala di Es Clot de Sa Cera) che esplode un temporale pazzesco con acqua, vento e nuvoloni neri che ci costringe a restar chiusi tutta la giornata senza poter uscire.

Dalle informazioni televisive e media apprendiamo che questo evento sta interessando tutte le Baleari, dopo aver colpito la zona costiera centrale spagnola, soprattutto Murcia. Come benvenuto è il massimo.

Giorno 6 – Ciutadella de Menorca

La mattina si presenta ancora nuvolosa ma, almeno, ha smesso di piovere e il sole ogni tanto fa capolino così, dopo colazione, riorganizziamo le nostre visite e decidiamo di recarci proprio a Ciutadella de Menorca, che dista pochi chilometri. Seguendo le indicazioni del navigatore, arriviamo in un parcheggio vicino al centro, dove lasciamo l’auto e iniziamo la visita. Pochi minuti di camminata ed entriamo nella vasta Plaça de s’Esplanada, che ospita un parco per i bambini. Proprio nelle adiacenze si accede alla piazza principale, ossia l’elegante Plaça d’es Born, l’antica piazza d’armi con un obelisco al centro che ricorda le vittime dell’invasione turca nel 1558.

Oggi è giorno di mercato e intorno all’obelisco ci sono una marea di bancarelle commerciali. Noi rivolgiamo subito l’attenzione alla mole dell’Ayuntamiento o palazzo del Municipio che si affaccia sul lato nord-ovest della Plaça: il suo stile arabeggiante si sposa bene col resto dei palazzi. Proprio dal vicino Mirador des Bastió des Governador possiamo ammirare una splendida vista del porto antico. Proseguiamo sul lato nord-est dove sorge il Teatre des Born, costruito tra il 1873 ed il 1875, mentre sul lato est si erge la mole del Palacio Torresaura, descritto dalla nostra guida come “la dimora più bella dell’isola”: la casa signorile conserva gli ambienti originali e può essere visitata da maggio a ottobre. A sud-est ammiriamo il Palau Vivó e, subito dopo, la Parròquia Sant Francesc d’Assís de Ciutadella, che appartiene all’omonimo antico convento medievale.

La Carrer Major des Born ci introduce verso il centro storico ed entrandovi, subito sulla destra, si erge il Palazzo Salort, visitabile anche all’interno solo la mattina. La casa ha una facciata in stile puramente neoclassico mentre i portici in stile rinascimentale che si affacciano sulla piazza sono snelli ed eleganti. Di fronte, l’ingresso principale di Palacio Torresaura è sormontato da un enigmatico volto velato.

Arriviamo in Plaça de la Catedral, dove trova sede l’edificio religioso più importante ossia la Cattedrale, una magnifica chiesa quattrocentesca in stile gotico catalano con facciata barocca costruita dove un tempo sorgeva la moschea centrale di Medina Minurka: della precedente moschea si possono ancora vedere alcuni resti dell’antico minareto nel campanile. Passando davanti l’ingresso principale, sulla parte alta ammiriamo un magnifico rosone. Di fronte c’è il Palacio Olivar, altro interessante luogo da visitare, con una storia che dura da oltre 400 anni. Per accedere alla Cattedrale, facciamo una breve fila al fine di acquistare il biglietto di € 7,40 che include la visita al luogo sacro, al vicino giardino e alla Esglesia y Claustre del Socors. Entriamo all’interno e siamo accolti in un ambiente composto da un’unica navata e alquanto austero, sebbene in alcune cappelle laterali ci sono statue lignee di santi e un interessante altare.

Usciti, andiamo subito al giardino ma, seppure carino, si compone solo di alcune aiuole, un pozzo e un piccolo loggiato. Ritorniamo indietro e proseguiamo dritto sulla carrer Quadrado fino alla piccola piazza che ospita la singolare Estatua Es Be (è un monumento in omaggio ai festeggiamenti di Sant Joan e rappresenta un caprone che mantiene lo stendardo della città) e da cui inizia la Carrer de Ses Voltes, una stradina contraddistinta da portici pieni di locali e negozi.

Svoltiamo a destra in carrer des Seminari e ci portiamo davanti l’ingresso dell’Església i Claustre del Socors (Chiesa e chiostro del Soccorso), dove accediamo grazie al biglietto fatto prima: entriamo nell’antico convento di Sant’Agostino, edificato nel XVII secolo come residenza dell’ordine religioso agostiniano. Dalla nostra guida si legge che la sua costruzione è stata realizzata in stile rinascimentale con influenze barocche e che la facciata è incorniciata da due torri quadrate. Proprio per guardar meglio quest’ultima che usciamo di nuovo e notiamo che le tre porte presenti immettono in un atrio e che sopra il portone principale si apre un timpano nel quale si può vedere all’interno la forma di un calice ostensorio e, sopra il timpano, un curioso bassorilievo della Vergine del Perpetuo Soccorso con il Bambino in un braccio e con una mazza nell’altra mano che colpisce la figura del demone. Rientriamo di nuovo e dall’atrio passiamo nell’interno del convento, dove si apre un ampio chiostro rettangolare con corridoi coperti da volte a crociera e con al centro, circondato da un giardino, un pozzo con un cordolo in pietra e bassorilievi di scudi nobiliari. Facciamo un giro per alcune sale (una ospita un piccolo museo naturalistico mentre un’altra una riproduzione dell’Ultima Cena) e poi accediamo alla Esglesia: sebbene i suoi muri siano ricchi di decorazioni, affreschi murali e pitture, si nota subito un certo deterioramento degli stessi anche se alcune parti sono state restaurate e testimoniano la bellezza che doveva presentarsi agli occhi del visitatore. Per fortuna, l’organo ricostruito e alcune statue lignee contribuiscono ad abbellire il complesso.

Terminiamo la visita uscendo e poi incamminandoci verso il retro dell’edificio, dove si trova il Mercat Municipal. Proseguiamo diritto ancora e finiamo proprio in Plaça Nova, piena di ristoranti e locali; da qui, lungo carrer de Maò, giungiamo all’altro estremo del centro storico, che è la Plaça d’Alfons III. Ci sediamo su alcune panchine libere e ci godiamo il via vai dei turisti e della gente, il Molì del Comte (ora ristorante) e Can Viviò, una casa nobiliare dove abitò il re Alfonso III. Dato che è ora di pranzo, rientriamo sulla strada principale e ci fiondiamo da Granel, una antica bottega che prepara gustosi panini ripieni di jamòn iberico.

Dopo esserci rifocillati, riprendiamo il nostro giro per il centro storico e percorriamo carrer d’es Mirador fino ad arrivare agli inizi della scalinata che porta al porto antico: scendiamo fin giù e facciamo una passeggiata sulla carrer Marina, piena di ristoranti dove poter mangiare del buon pesce. Scattiamo alcune foto e facciamo riprese video sull’unico ponte che collega le due rive della rada e poi risaliamo in centro, giusto per far un giro al mercato. Da plaça d’es Born ci inoltriamo lungo paseig de San Nicolau ed arriviamo all’imponente Castell de Sant Nicolau, una torre di guardia del Settecento con una vista mozzafiato sul porto e sul mare. A far da contorno, sul piazzale antistante ci sono un’ancora e un’elica (a testimonianza del rapporto della città col mondo marittimo) nonché la statua di un certo Farragult (il figlio di un minorchino emigrato in America e diventato ammiraglio). Giusto alle 16 una signorina apre il portone d’accesso al Castell e noi saliamo sulla cima per godere del panorama sulla cittadina e sulla costa.

Riscendiamo e percorriamo il Paseig Maritim fino al parcheggio dove c’è l’auto e rientriamo a Cala Blanca. In serata ci concediamo la cena da Blarney Stone S’Irlandès, una hamburgheria situata proprio dietro al Mirador del Sol, la terrazza sul mare dove si accalcano in molti per ammirare il tramonto.

Giorno 7 – Alianor

Oggi iniziano le prime escursioni “extra moenia” e quindi, dopo colazione, partiamo per Alianor, prima tappa. Seguendo il navigatore, tramite la M-1 arriviamo dopo una mezz’oretta proprio in un parcheggio dove troviamo un posto libero, poi proseguiamo a piedi verso il centro della città. Alianor sorge su una collina all’interno dell’isola ed è un piccolo gioiellino artistico: seguendo le indicazioni presenti, il primo monumento che visitiamo è la chiesa parrocchiale di Santa Eulàlia, situata nella parte alta. Si tratta di uno dei monumenti più rappresentativi e notevoli del comune, nonché uno dei templi più spaziosi dell’isola di Minorca: costruito nel XIV secolo la sua struttura è stata restaurata e ricostruita nel XVII secolo e dopo la guerra civile. Paghiamo il biglietto di € 2 ed accediamo nella navata unica, avente le caratteristiche di una chiesa rinascimentale, con alcuni elementi barocchi.  Tramite una scala, possiamo accedere prima ad un loggiato interno e poi, esternamente, alla terrazza panoramica. Usciti, sul lato destro c’è l’ingresso alle gallerie sotterranee, la cui visita è compresa nel prezzo: scendiamo in questo due corridoi bui ed umidi per vedere dove si nascondeva la popolazione durante i bombardamenti della Guerra Civile.

Terminata la visita, torniamo in centro e ammiriamo esternamente la facciata della cappella di Gràcia, purtroppo chiusa; da qui, procediamo seguendo l’iscrizione che ci indica il cammino per l’ex convento di San Diego, costruito all’inizio del XVII secolo per ospitare un ordine di monaci francescani.  L’ingresso è gratuito in quanto questo edificio è ora un centro culturale quindi possiamo liberamente girare per le sue sale e per il chiostro del Patio de Sa Lluna, dove si possono ancora vedere i resti di alcune grisaglie, che sono dipinti realizzati nei toni del nero e del grigio e che raffigurano bordure e personaggi legati all’ordine francescano. Ritorniamo nella piazza principale per un veloce rinfresco poi riprendiamo l’auto e ci rechiamo a Son Bou, una celebre spiaggia che dista una decina di minuti d’auto.

Scendendo lungo la carretera, subito dopo un arco di roccia si apre un magnifico panorama fatto di colori e tonalità d’azzurro diverse. Trovato un parcheggio celermente (diremmo un colpo di… fortuna), ci fermiamo per uno spuntino da Burger Copacabana e poi scendiamo verso la spiaggia non senza prima passare per i resti della Basilica paleocristiana, che si trova all’estremità orientale dell’omonima spiaggia. Qui troviamo un recinto murato dove all’interno è conservata la pianta rettangolare dell’edificio che, pare, risalga al V secolo d.C.

Purtroppo, è chiuso l’ingresso e non possiamo accedere all’interno dell’area così rivolgiamo le nostre attenzioni alla lunga spiaggia che si apre alla vista: uno spettacolo di colori e tonalità azzurre, blu e celesti, con la sabbia chiara a far da contrasto. Raggiungiamo il primo lido a disposizione dove troviamo due lettini ed un ombrellone liberi, che paghiamo € 20 all’incaricato: da ora e per le successive tre ore, non c’è altro che sole e mare… e chiacchiere dei vicini italiani! Verso il tardo pomeriggio, ritorniamo all’auto e facciamo rientro a Cala Blanca.

La serata trascorrerà pacifica sul balcone dell’appartamento, vista la brezza che allieva le nostre carni arrossate.

Giorno 8 – Es Mercadal

Anche oggi l’escursione prevede delle visite interne e una puntata al mare quindi partiamo dopo colazione e ci rechiamo a Es Mercadal, proprio al centro di Minorca. La M-1 ci lascia in una cittadina semideserta in quanto è domenica e molte attività sono chiuse. Parcheggiamo nei pressi dell’ospedale e raggiungiamo subito la Església di Sant Martí, un edificio tutto bianco: l’ingresso è libero ed entrando si trova un ambiente sobrio ed elegante, con una pala d’altare e tanta luce. Ci incamminiamo verso il centro passando tra case bianche e muri adornati da rampicanti fioriti fino ad arrivare allo spiazzo dove si incrociano le strade principali e in cui ha sede Cas Sucrer, definita la pasticceria più buona dell’isola (le sue ensaimadas sono famosissime e, dalla fila presente, crediamo sia vero).

Facciamo un giro lungo le strade sistemate a festa (cotillons e bandierine tra i palazzi sono tipici nei paesini spagnoli) poi ci rechiamo al S’Aljub, un grande serbatoio del 1700 che raccoglie l’acqua piovana che cade sul tetto o sulla terrazza superiore e la immagazzina nella cisterna interna: purtroppo lo troviamo chiuso così ritorniamo all’auto e riprendiamo l’escursione, diretti al vicino Monte Toro.

Affrontiamo i tornanti dell’erta salita e giungiamo sulla vetta di questa collina che, con i suoi 357 metri sul livello del mare, è il punto più alto di Minorca. Quando arriviamo, siamo accolti da una colonna di arenaria sormontata da un Cristo in bronzo e da uno splendido panorama che spazia su tutta l’isola. Dopo le immancabili foto e riprese video, leggiamo dalla guida che la statua, costruita nel 1944, è un omaggio a tutti i minorchini caduti durante la guerra del Marocco del 1925.

Su questa cima, però, sorge anche il santuario di Nuestra Señora de el Toro, patrona di Minorca, costruito dai monaci agostiniani nel XVII secolo su una chiesa gotica e che ci accingiamo a visitare: entriamo prima in un cortile con un pozzo centrale (circondato da mura e edifici) e poi, al suo interno, possiamo ammirare una statua lignea della Vergine.

Dopo la visita, ripartiamo contando di arrivare a Fornells per ora di pranzo ma, non appena entriamo in questa cittadina marinara, troviamo tutta la viabilità modificata e una marea d’auto: siamo perplessi ma poi, posteggiata l’auto e raggiunto il centro, scopriamo che la città è invasa da tantissimi isolani poiché nella plaça S’Algaret, proprio sul porto, c’è il culmine della festa di Santo Antoni.

Ovviamente anche noi ci uniamo e, ad appena qualche minuto dal nostro arrivo, parte la banda musicale e iniziano a sfilare una serie di cavalli montati da abili cavallerizzi: ad ogni impennata dei cavalli, la gente urla e giubila.

All’ora di pranzo ci allontaniamo dalla folla festante, passando davanti la chiesa parrocchiale di Sant Antoni Abat – alla cui ombra riposano i cavalli della festa – e giriamo per trovare poi un posto da Restaurante Sa Nansa, dove mangiamo un buon hamburger.

Incamminandoci sul lungomare che lambisce il porto naturale di Fornells, uno dei più grandi dell’isola di Minorca, incontriamo le rovine del Castel di Sant Antoni, la cui costruzione dette vita a un sobborgo da cui ha avuto origine l’attuale città.

Seguiamo il lungomare fino alla Torre di Fornells, situata a ovest dell’imboccatura del porto naturale, che è una delle più grandi torri difensive dell’isola. Dalla guida leggo che fu costruita durante il dominio britannico di Minorca, tra il 1801 e il 1802, per sorvegliare l’ingresso del porto e che dentro ha sede un interessante museo ma, purtroppo, ora la struttura è chiusa.

Ritorniamo piano piano verso il centro e la folla ancora giubilante giusto per vedere la chiusura della parata cavalleresca e dei festeggiamenti poi, abbastanza stanchi, ritorniamo all’auto e rientriamo all’appartamento.

In serata, dopo aver assaporato il rosso tramonto dalla costa (essendo esposta tutta ad ovest, si può ammirarlo da qualsiasi angolo), ci facciamo un giro per Cala Blanca ma, oltre ad alcuni ristoranti e un paio di bar, c’è niente di speciale.

Giorno 9 – Cala Galdana

Ultimo giorno di visite, accompagnato da una giornata un po’ uggiosa e ventosa. Dopo colazione decidiamo di non allontanarci troppo dalla città e, seguendo le indicazioni stradali, ci portiamo al parcheggio di Ses Pedreres de S’Hostal, che intendiamo visitare. Facciamo la fila per i biglietti ma scopriamo che l’ingresso avviene ogni ora e ci sono solo un tot (venduti principalmente on line): quelli che avanzano sono venduti al momento e se non ce ne sono, bisogna aspettare la prima disponibilità ai turni orari successivi. Noi, per nostra fortuna, riusciamo ad accaparrarci gli ultimi due delle 11 (€ 9 cadauno) ed entriamo in questo luogo formato dalle impressionanti cave dove un tempo si estraevano pezzi di marés, una pietra tipica dell’isola utilizzata da secoli per la costruzione delle case. Dall’opuscolo datoci, leggiamo che l’attività delle cave terminò nel novembre del 1994 e fu allora che la scultrice italiana Laetitia Saleau promosse la creazione di Líthica, un’associazione culturale senza scopo di lucro il cui obiettivo è preservare questo importante patrimonio etnologico dell’isola di Minorca. Tramite un percorso stabilito, la parte superiore è stata trasformata in piccoli labirinti tematici: infatti passiamo da quello del Frutteto (dove si incontrano il minerale con il vegetale) in quello Botanico, in cui si riscontrano piante autoctone; incrociamo il Giardino Medievale (ricostruzione accurata con tanto di fontana e aiuole) e finiamo al Labirinto vegetale, in cui inspiriamo l’odore delle tante piante che lo compongono mentre ci perdiamo nel suo percorso. Inoltre, la cava è stata scolpita con scale, piccoli palcoscenici, finte terrazze, passaggi e gallerie oscure che trovare l’ingresso per alcune cave è stato davvero difficoltoso, proprio come in un labirinto. Dopo aver visitato la parte superiore, scendiamo nella parte bassa degli scavi e ci troviamo al cospetto del Labirinto minerale, una sorta di labirinto del Minotauro dove bisogna girare tra le corsie per cercare di arrivare al centro. Nell’enorme cava adiacente, un palcoscenico scavato nella roccia è sede di spettacoli teatrali e musicali.

Sperimentato tutto e trascorsa la mattinata in questo interessante posto, ne usciamo con l’intenzione di raggiungere Cala Galdana, non senza prima far sosta lungo la strada all’ultimo reperto talaiotico da visitare. Imbocchiamo la Me-1 e ci fermiamo, poco dopo, al parcheggio dove lasciamo l’auto per incamminarci verso la Naveta des Tudons, una famosissima costruzione preistorica costruita con grandi pietre quadrate: si tratta di un luogo di sepoltura la cui forma ricorda la chiglia di una nave. Durante gli scavi effettuati negli anni ’70 da un’archeologa dell’isola, nella sala interna furono ritrovati resti di scheletri appartenenti a un centinaio di uomini oltre a numerosissime offerte composte da ceramiche, oggetti in bronzo e in corno. La Naveta des Tudons è, attualmente, l’edificio più antico d’Europa completamente conservato e fu utilizzata tra il 1200 e il 750 a.C.

Compiuta la visita, riprendiamo il percorso sulla Me-1 per raggiungere in breve Cala Galdana, considerata una delle spiagge più belle ed emblematiche di Minorca. Lasciata l’auto al primo parcheggio trovato, scendiamo verso l’insenatura sottostante e ammiriamo l’enorme spiaggia di sabbia bianca e fine, dolcemente digradante e bagnata da acque calme e cristalline. È ora di pranzo e ci fermiamo al Bar Restaurante Es Passeig Cala Galdana, dove assaggiamo una delle migliori insalate mai mangiate mentre ci godiamo le alte scogliere e la rigogliosa pineta che protegge la cala da vento. Finiamo la visita arrivando al piccolo porto turistico e poi riprendiamo l’auto e ritorniamo a Cala Blanca, dove ci aspettano le valigie da riempire per la partenza.

In serata, cena da Blarney Stone S’Irlandès e poi piccola passeggiata lungo la semideserta strada principale.

Giorno 10 – Rientro in Italia

Partiamo da Cala Blanca dopo colazione e raggiungiamo la sede di Record Go per riconsegnare l’auto, impiegandoci meno di un’ora (compresa la sosta per fare il pieno all’auto). Consegna e controllo sono rapidi quindi siamo subito trasportati dal van all’ingresso delle partenze. Consegnata anche la valigia al banco per l’imbarco in stiva, affrontiamo i rapidi controlli e poi, dopo aver trovato un posto presso il gate, mi fiondo al duty free dove compro una ensaimada, una bottiglia di Sangria e una di Rhum e miele. Con in valigia anche un chilo di riso bomba (ottimo per la paella), prendiamo posto sul volo che, in perfetto orario parte e poi arriva a Bergamo dopo un’ora e trenta, mettendo fine alla splendida scoperta di Minorca.

Informazioni e consigli utili su Minorca

Per il volo, Ryanair prenotato a novembre al prezzo di € 137 a persona in priority, a cui abbiamo aggiunto una valigia da stiva di 10 kg (€ 60 cadauno) al momento del check-in. Per gli alberghi: a Mahon le quattro notti all’ Apartamentos Royal Life ci sono costate € 720 in totale più € 17,60 di tassa di soggiorno; le cinque notti all’Apartamentos Sol Levante di Cala Blanca, invece, sono costate € 850 in totale più € 22 di tassa di soggiorno. L’auto prenotata presso Record Go è venuta a costare in tariffa base € 181,41 per sette giorni a cui abbiamo aggiunto € 191 per una copertura assicurativa totale: le € 91 di anticipo benzina ci sono state totalmente rimborsate. Premettendo che l’isola ha prezzi leggermente più altri anche di altre località balneari spagnole, per pranzare con uno spuntino si spendono più o meno tra € 10-15 mentre la cena variava tra € 25-35.

Alcune spiagge d’estate non sono raggiungibili con l’auto quindi una buona alternativa è il noleggiare uno scooter, che permette anche di muoversi più celermente sull’isola. Scaricare le app per controllare la direzione del vento, onde evitare di andare su una spiaggia e trovare mare mosso. I ristoranti del diario li consiglio tutti e invito anche a fermarsi nelle varie panaderie per assaggiare le specialità dolci e salate dell’isola. E, nel caso si abbia voglia di buona frutta, meglio acquistarla dai venditori locali in quanto i loro prodotti sono originari delle serre minorchine.

Guarda la gallery
minorca_5 (5)

minorca_5 (2)

minorca_5 (3)

minorca_5 (1)

minorca_5 (5)

minorca_5 (4)



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche
    In evidenza