Mille Miglia scozzesi. E un po’ oltre…

La Scozia intera in meno di 10 giorni, sempre in modalità Fly&Drive...
Scritto da: Mar_Bru
mille miglia scozzesi. e un po’ oltre…
Partenza il: 06/08/2013
Ritorno il: 17/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
I resoconti della/dalla Scozia sono tanti, sta al lettore scegliere quello che più gli aggrada. E questo è uno dei tanti. Spero possa tornare utile a tutti coloro che stiano decidendo e programmando un viaggio nelle Midlands e Highlands d’oltremanica. Un po’ da un resoconto qua, un po’ la… Perché alla fine quel che conta è mettersi in strada, andare…

A onor del vero, le miglia percorse in territorio scozzese sono state poco meno di 1300. Altre 150, tra andata e ritorno, lo abbiamo percorso da Leeds fino al confine, dato dall’Hadrian’s Wall. Il tutto in dieci giorni dieci. L’undicesimo non fa testo, visto che la mezzanotte è passata in aeroporto a Leeds, in attesa del volo per il ritorno. Il periodo è agosto, l’anno il 2013. Lo scopo del viaggio era quello di prepararci per quello dell’anno dopo (Scandinavia e Capo Nord).

Primo giorno

Il volo Ryanair Treviso-Leeds Intl parte puntuale alle 10.40. Un paio d’ore e atterriamo. Orologio ad aragosta: un’ora indietro e check-in per l’auto. Una Kia Venga rossa con tetto interamente apribile. Bella, ma fuori luogo. In Scozia piove spesso… Ci dirigiamo verso uno splendido albergo sito in un castello scozzese, il Barony, a Peebles, seguendo l’A1 (North). Non paghi delle esperienze precedenti, seguiamo ciecamente il navigatore, che ci fa deviare sulla A702 a 50 km dall’albergo. Ce ne accorgiamo tardi, data la scarsità dei veicoli incrociati e la bellezza dei paesaggi. Grazia era già stata in Scozia, e queste strade non se le ricordava. Meglio così: il sole è alto sopra di noi, fa relativamente caldo e i km scorrono piacevoli. Tanto da aprire il tettuccio…

Secondo giorno

Giornata dedicata a Edimburgo, che raggiungiamo dopo nemmeno una mezzoretta di viaggio. Parcheggiamo fuori dalla città, lungo un parcheggio con bus sulla A702. Lo trovate arrivando da sud sulla vostra sinistra; sta di fatto che parcheggi così ne abbondano. Personalmente sconsiglio di girare in auto nelle grandi città inglesi per due motivi: non siamo abituati a guidare a sinistra (rallenteremo il traffico) e si apprezzano meglio monumenti e architetture. Giunti in centro, entriamo in una Edimburgo nel pieno di un festival di artisti di strada e che si appresta a dare il via alle danze – come di consuetudine per tutto agosto – del Royal Edinburgh Military Tattoo, una delle parate militari più famose e viste al mondo. Ci mettiamo in attesa per entrare nel castello della città e lo giriamo in lungo e in largo. Usciti facciamo un pezzo del Royal Mile e quindi un giro per il centro. Pranziamo nello splendido parco ai piedi della rocca, dove l’erba sembra finta (come il cielo, del resto!). Autobus di ritorno e parcheggio.

Pernottamento già fissato dall’Italia, a Kirkcaldy, una ventina di minuti a nord della capitale scozzese. Dalle foto presenti su Booking sembrava un posto accogliente ed accattivante: rimaniamo però delusi, essendo più le colate di cemento che si riversano sul fiordo che la separa dalla capitale scozzese che altro. L’Hotel (Royal Hotel) è modesto. Bagno in comune e niente colazione. Il tutto per 40 sterline (in due).

Terzo giorno

Partiamo da Kirkaldy direzione nord sulla A915, ma ci fermiamo subito a St Andrew, patria del golf, dove ammiriamo gli splendidi green, e i ruderi della Cattedrale. Piccola nota di gossip: non lontano dalla Cattedrale c’è un cafè (Nothpoint, sulla North street) famoso perché il principe William incontrò Kate…

Riprendiamo il viaggio e ci dirigiamo verso Dundee, ci immettiamo sulla A90 fino a Stonehaven (famosa per ciò che resta del Castello di Dunnotar) e quindi deviamo a ovest via A957 e A93. Il nostro intento era quello di vedere il castello di Balmoral. La Regina Elisabetta vi sta soggiornando, pertanto l’area di accesso è off-limits. Il castello è visibile un pochino dalla strada. Oppure al fornitissimo post-office e souvenir shop sul bivio che porta alla dimora estiva di Sua Maestà. L’amarezza del mancato incontro la placo con dell’ottimo fudge (tavolette marroni a base di burro e zucchero, tanto zucchero. Gigantesche caramelle mou, delizia di bimbi e di uomini, terrore di mogli e super palestrate).

Seguiamo la A93 e pernottiamo in un B&B a Braemar. Paesino proprio al centro del parco nazionale di Cairngorms, rinomata meta turistica per gli scozzesi (ed inglesi, che qui tengono a precisare!): ha tutto ciò che si cerca per starsene in santa pace lontano da traffico, schiamazzi e stress. Negozi, piccolissimo centro commerciale a misura d’uomo, un’ottima panetteria. E un golf club, immancabile.

Quarto giorno

Riprendiamo la strada verso nord (Braemar in realtà va verso sud arrivando da est) e andiamo a salutare Nessie, il fantomatico e leggendario “mostro” a Lochness. Sapevamo a cosa andavamo incontro, cioè a una delle ennesime trappole per turisti. Ma almeno ci vai con la lucidità di sapere a cosa vai incontro, motivo per il quale tendi a tenere a freno il portafoglio. Ci provi… Chissà perché della creatura nessuna traccia (in acqua) ma onnipresente in ogni dove – dall’insegna stradale al pub, ai vari alberghi – lungo il tragitto. Il nostro intento è quello di fermarsi a Inverness, ma fatichiamo non poco a trovare un B&B o una camera libera. Periodo di feste e di festival, e fatichiamo non poco. Troviamo una sistemazione carinissima gestita da una signora irlandese trapiantata in Scozia. Quando le diciamo che siamo italiani (e cattolici) la signora va al settimo cielo: tè e pasticcini di rito, ci tratta come fossimo parenti di lunga data. Chiacchera su chiacchera alla fine la signora va al supermarket a fare la spesa, noi andiamo a vedere la cittadina. Baciati dal clima fresco – e per nulla piovoso! – rientriamo in camera dove pianifichiamo la strada per il giorno successivo, il 10 di agosto, che ci porterà sulla punta più a nord dell’isola britannica.

Quinto giorno

Dopo aver riempito a sufficienza i nostri stomachi con una Scottish breakfast delle migliori, riprendiamo il tragitto seguendo la A9 ma staccandoci e prendendo la A836 subito dopo Tain. Arriviamo a Falls of Shin, un sito apparentemente insignificante dove però assistiamo alla risalita dei salmoni. Ci godiamo le Midlands passando quindi per Lairg e ricongiungendoci nuovamente sulla A9, dove riprendiamo la strada per il nord, direzione Wick (la A9 infatti porta a Thurso) e arriviamo a John O’Groats; sembra di esser tornati indietro di un anno, a Land’s End, in Cornovaglia. Infatti John O’Groats rappresenta l’altra estremità di un classico “pellegrinaggio” fatto dagli inglesi/scozzesi, che inizia appunto dall’estremità a sud-ovest della Gran Bretagna. L’intera struttura è del resto simile: piccolo centro commerciale, costruita appositamente per i turisti, e passeggiata sopra le falesie a picco sull’Atlantico. Il tempo non è dei migliori, ma almeno non diluvia come quando eravamo in Cornovaglia. Pernottiamo su un anonimo B&B sulla principale, a poco meno di 3 km dall’imbarco per le isole Orcadi.

Sesto giorno

Ci svegliamo col grigio che ci fa capolino, ma decidiamo lo stesso di andare verso l’effettiva punta più settentrionale della Gran Bretagna: Dunnet Head, distante una ventina di km più a ovest. Il cielo fa vedere lungo il breve tragitto il suo vero colore d’agosto: un celeste che invoglia a entrarci dentro! Poi nuovamente in auto. Passiamo accanto alla centrale nucleare (dismessa) di Dounreay, una delle prime costruite in Inghilterra e dismessa nel 1994. Spirito d’oltremanica: fu tra i primi reattori “autofertilizzanti” a diventare operativi (reattori nucleari in grado di aumentare il periodo di autosostentamento, in parole molto povere), ma alla fine degli anni ’80 capirono che non ci sarebbe stato futuro, per via della gestione. Ed infatti, dalla parte opposta del viale che fa da ingresso al complesso atomico (arrivando da Thurso sulla A836) ne hanno costruita un’altra di centrale! Eolica però. “C’è qualcosa che non quadra…” – mi dico mentre sono fermo allo stop per reimmetterci sulla strada principale – “…da noi c’è un attuale dibattito in corso per far riaprire le centrali nucleari, facendoci passare il messaggio come cosa buona e giusta, e qua fanno il contrario. Poi dicono che gli inglesi son strani!”. Mettiamo da parte le tristezze e ci concentriamo sulle meravigliose strade delle highlands, seguendo la A836, A838, A894 e arrivando a Lochinver via A837. La costa nord della Gran Bretagna è andata. Dormiamo in un B&B di una distinta coppia scozzese: enorme. Le librerie si sprecano e al centro di una sala c’è un pianoforte a coda. Il “mister” che ci accoglie sembra un cugino di Sean Connery: posato, garbato nei modi e con quel profumo che non invade, discreto. Ci consiglia un ristorantino al porto per la cena dove cucinano dell’ottimo salmone. Che confermeremo al rientro.

Settimo giorno

Il peggiore delle nostre vacanze, credo. Lo scopriremo in serata. Lasciamo Lochinver viaggiando a sud seguendo la A835, passiamo Ullapool e andiamo verso ovest, con l’intento di pernottare nell’isola di Skye. Decidiamo di costeggiare la costa, e ci immettiamo sulla principale (e unico modo di arrivare all’isola senza ferry) dalla A890. Bellissime strade, consigliate. Ma attenti ai sassetti e materiale sdrucciolevole lungo di esse… E aumentate la distanza di sicurezza con chi vi sta davanti, consiglio. Non solo per la vostra sicurezza, ma anche per il portafoglio. Infatti è lungo una di queste strade che sentiamo un colpo sordo arrivare dal lato guidatore. Lì per lì non ci fermiamo: classico rumore di un sasso che colpisce un vetro, ma il lunotto è intatto. Momentaneamente. Un sasso centrò il bordo nero del parabrezza, provocando un foro non visibile dall’interno, ma che col tempo e con l’aria diede origine a un taglio. Entriamo a Skye, non seguo i consigli di Grazia che insiste col dirmi che non troveremo posto perché l’isola è come Rimini in agosto per un italiano, e arriviamo al capoluogo, Portree, con tutte le “vacancy” complete. Marcia indietro e si esce dall’isola. Sulla destra, seguendo la A87, uno dei castelli scozzesi più famosi si mostra al tramonto, l’Eilean Donan Castle, e la sua frase più famosa (forse) ripetuta nel film “Highlander” che tuona nelle nostre teste: “…ne rimarrà soltanto uno!”. Noi la cambiamo in “UNA”, ci basta UNA stanza. Non un buchetto dove dormire! Le 730 di sera in Scozia e ancora a cercare. Troviamo sull’ultimo B&B prima del restringimento del fiordo. “Mimetizzato” da un rivenditore di fiori (Loch Duich Plant and Flowers), fa anche da eccellente bed&breakfast. La pulizia lascia un po’ a desiderare, ma la disponibilità, la cortesia, e la gentilezza della famiglia è ancora viva nei nostri cuori. Decidiamo di starci due notti e di usarla come “campo base” per gli spostamenti a Skye. I proprietari della locanda ci rassicurano sul vetro dell’auto, e sono loro a contattare l’Europcar (volevano come riferimento un telefono fisso per poter richiamare). Ci dicono – ridendoci su – che in quelle strade è normale avere vetri scheggiati, tanto che li cambiano “…quando non si riesce a vedere più fuori”. L’avere l’auto a noleggio però complica la cosa, visto che si terranno a fine vacanza la cauzione di 300 euro. Andiamo in branda senza però aver fatto una figuraccia per aver chiesto alla signora se era possibile avere dei “semi di cardo” (pianta simbolo della Scozia) da portare come ricordo a casa. Vedevo io che si stava trattenendo dal ridere, ma alla fine mi spiega come fare.

Ottavo giorno

Il tempo ci minaccia con nuvoloni plumbei ma non va oltre che poche gocce. In altri momenti si apre e fa capolino il sole. E’ la giornata di Skye, che giriamo in lungo e in largo. Paese che vai, animali che trovi: in Cornovaglia le pecore pascolano tranquillamente lungo le strade, nel Devon i pony, in Lapponia le renne, tra le dolomiti cerbiatti e daini. Qui le mucche a pelo lungo! Corna a punta rivolte verso l’esterno, splendidi quadrupedi che si spostano in branco, pacifici e lenti. Che ti vien voglia di accarezzare dal finestrino, pregando che non si girino di colpo! Divento tachicardico mentre pian pianino passo accanto a loro. La macchina ha già subito un danno, vorrei evitarne altri… Rientriamo ad Inverinate dalla famigliola di fioristi e la signora mi viene incontro con una busta: sono semi di cardo. Me la da ridendo, e spiega che li ha raccolti mentre era andata a fare due passi lungo il fiordo col cagnolino. Passo 5 minuti a ringraziarla. I cardi pungono. E tanto.

Nono giorno

Partiamo dopo una colazione così abbondante che non mi farà toccar cibo fino a sera inoltrata. La mezzora seguente è un continuo ingurgitare Coca-Cola per dar man forte allo stomaco, pena botta di sonno dagli esiti fatali. Seguiamo la A87 e poi la A82, arrivando a Fort William, la “Cortina d’Ampezzo” scozzese. Con tutto il rispetto parlando però, Cortina non regge questi paragoni. Diciamo che Fort William è una rinomata località sciistica.

Vogliamo essere a Stirling il giorno successivo, e abbiamo parecchia strada da fare. Prendiamo a est la A86 e quindi l’A9, verso sud. Entriamo in un paesino che ci colpisce per la sua bellezza, appena usciti dal parco nazionale di Cairngorms (Braemar, dove abbiamo dormito pochi giorni prima, dista poco più di 20 km): Pitlochry. Prendiamo alloggio su B&B sito in una deliziosa villetta a schiera di due piani a meno di 500 metri dal centro: la signora cinquantenne scozzese adora l’Italia e in particolar modo Venezia. Chiacchieratina di rito, tè e passeggiata obbligatoria. Ceniamo in un ristorantino sulla “main road”, la strada principale, che taglia in due il paesino. Nuvole cariche di pioggia ci avvisano che forse è meglio tornare in camera. Chiudiamo gli occhi che fuori diluvia…

Decimo giorno

Salutiamo a malincuore Pitlochry e andiamo verso Stirling seguendo la A9 verso sud. Città simbolo scozzese, sul finire del 1300 William Wallace (l’eroe per antonomasia di quelle terre) sconfisse l’esercito inglese. Il castello – secondo il modesto parere di chi sta scrivendo – è splendido e forse addirittura meglio di quello di Edimburgo. È più piccolo, e recentemente è stato restaurato al suo interno.

È arrivato il momento di salutare la terra scozzese e di rientrare in territorio inglese. Ci dirigiamo nuovamente a sud, verso Edimburgo e poi, dapprima lungo la A703 e poi la A7, raggiungiamo Carlisle e quindi Haltwhistle via A69. Fatichiamo non poco a trovare un alloggio: il Vallo di Adriano (Hadrian’s Wall) è una meta che richiama molti turisti. Troviamo quindi al Grey Bull, un B&B non lontano dal piccolo abitato ed in posizione ottimale per delle escursioni su ciò che rimane ancora delle rovine romane. Lo gestisce Kristen, una splendida trentacinquenne che ha girato il mondo. È lei che ci dice dove andare a vedere meglio i tracciati del Vallo. Così faremo. L’indomani però. La giornata è stata stancante…

Undicesimo giorno

Giorno di riconsegna dell’auto. Orario previsto: 18. Abbiamo quindi tutto il tempo per dedicare la visita in un’altra cittadina inglese degna di nota, York. Per raggiungerla però dobbiamo arrivare a Newcastle upon Tyne via A69 e poi seguendo la A1 (South) fino a intercettare la A59, che porta dritti a York. Il clima è favoloso, si gira in maniche corte e una leggera brezza rende ancor più piacevole il girovagare per il centro, affollato di turisti. Le ore volano, la vacanza volge al termine… Ma l’aeroporto di Leeds dista meno di mezzora da dove abbiamo parcheggiato.

Consegnamo l’auto ad un addetto Europcar: sa già tutto, e domani sarà già in riparazione. Noi ci apprestiamo a passar la notte in aeroporto. Il volo parte alle 7, e all’Hotel vicino è tutto prenotato. Salutiamo con un arrivederci l’Inghilterra/Scozia che ci ha accolti per una settimana e mezza.

Nota di fine viaggio: il cardo, seminato in un vaso in autunno, ha germogliato ed è nato verso marzo. Benché sia il simbolo della Scozia, è presente anche nelle nostre campagne. Ed è noto come pianta infestante. Pazienza. Sia mai che protegga anche le nostre dimore come accadde secoli fa nelle lontane terre gaeliche dove un’invasione vichinga venne respinta grazie alle spine di questa pianta…



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