Microguida della Sicilia Occidentale.

Breve esperienza siciliana raccontata dal me del futuro per il me del passato.
Scritto da: zage
microguida della sicilia occidentale.
Partenza il: 13/08/2010
Ritorno il: 21/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Il viaggio. Dopo una corsa sotto la pioggia nel piccolo aeroporto di Treviso, sali su un aereo e la vicina di sedile è una strega scampata all’inquisizione. Mentre si allaccia la cintura dice “se deve succedere, succede”, credo si riferisca all’amore. Atterri quando meno te l’aspetti al minuscolo aeroporto di Trapani, la gente applaude, sembra di essere su un pullman di liceali eccitati per una trombo-gita. L’hostess sicula non sa l’inglese e quando è ora di tradurre l’annuncio appena fatto manda tutto in vacca ridendosela da sola. Sembrano esserci delle buone lasagne ma sei su un Ryan Air e dovresti pagare. Tra gli oggetti ossimorici come il caffè decaffeinato e il salame light puoi aggiungere le sigarette senza fumo.

La guida. Tu e la tua ragazza noleggiate una Nuova Fiesta, nuova di fatto, dai tizi della Hertz e imparate molto velocemente le varie mode: negli incroci vince chi si butta per primo; tra due macchine parcheggiate in linea si parcheggia a lisca di pesce; è consentito, e quasi doveroso, fermarsi con la testa fuori dal finestrino a parlare del più e del meno con il conducente di un’altra auto, poco importa se ci si trova al centro di un incrocio e con molto traffico. L’autostrada è priva di autogrill e stazioni di rifornimento ma in compenso non è a pagamento. Finalmente vedete la terra di Sicilia che come primo impatto non è del tutto accogliente: la terra è brulla e arsa, ai lati della strada semideserta gente invisibile brucia cose e fumi neri si innalzano dalle colline circostanti. Attraversate il paesaggio sopra lunghi viadotti infastiditi dal sole cocente. Fra qualche giorno vi abituerete e, un po’, vi mancherà. Memo: imparare ad accendere i fari prima di entrare nei tunnel.

Portopalo di Menfi. Grazie al navigatore, e non alla segnaletica, siete arrivati. Portopalo è un ridente e pittoresco porticciolo sistemato ai piedi di una collina che dà sul Mediterraneo. Il paese non ha un centro ma solo un piccolo lungomare sgarrupato. La casetta è carina e ben tenuta ma mancano un po’ di cose e decidete di andare nella vicina Menfi a fare un po’ di spesa. Ambientarsi nel paese è pressoché impossibile, le strade disposte a griglia si rassomigliano tutte, i caseggiati quadrati e tristi non sanno se essere diroccati o non ancora terminati. Nonostante sia quasi sera avete caldo e sete, vi fermate in un piccolo locale, impossibile da ritrovare, dove mangi quella che si rivelerà essere la miglior granella al limone di tutta la vacanza, e di sempre. Per pareggiare il vostro karma prendete due cose per la cena nella peggiore rosticceria di tutta Sicilia. Rimanete un po’ delusi dalla gente che per qualche motivo aspettavate fosse molto accogliente. Ci son due tipi di persone in Sicilia: quelli che si fanno i cazzi loro e quelli molto simpatici che però, in fondo in fondo, se possono, si fanno i cazzi loro.

Giorno uno. Per comune accordo la vacanza sarà di puro relax e senza alcun itinerario prestabilito. Sapendo di perdervi qualche meraviglia il primo giorno lo passate nei dintorni. La spiaggia di Portopalo è affollatissima ma capirete solo più tardi che fa tutto parte dei preparativi per ferragosto, l’acqua non affascina. Così mentre intorno a voi picchettano tende, delimitano col nastro zone di spiaggia e ammassano cumuli di legna da ardere venite a conoscenza del primo sport nazionale: racchettoni. Si invade ogni metro quadro di sabbia disponibile e vince chi ha meno mira. L’unica comodità che vi siete portati in valigia è una borsa frigo e delle mattonelle di ghiaccio, così i vostri pranzi saranno caratterizzati da paste fredde coi prodotti freschi del posto.

Sciacca. Per la cena vi affidate a una Routard del 2007. Quante cose cambiano in tre anni… La cena a Sciacca, paese più grandicello a venti minuti di strade buie costeggiate dai rovi, caratterizzato da un ridente e pittoresco porticciolo, è deludente. Al Faro, tanto caro alla guida, non vedono l’ora che ve ne andiate per far entrare nuova clientela. Mentre finite l’antipasto misto ai 5 pesci vi viene già portato il bis di primi, risotto alla marinara e caserecci con zucchine e gamberi. Le pietanze non sono neppure molto buone così un po’ delusi, quasi cacciati, cercate il rinomato lungomare del posto, ma causa casini e festeggiamenti di ferragosto preferite all’ultimo tornare a Portopalo a vedere quelli suggeriti dailocals. Secondo sport nazionale: gli anziani non partecipano ma invadono la collina di seggiole e stanno a commentare lo spettacolo che avviene giù in spiaggia. Succede ovunque, verso sera. Lo spettacolo può essere qualsiasi. Anche un parcheggio buio al centro di Trapani. Pigliano la seggiola e si piazzano a osservare i paraggi. Sembra impossibile ma qui in Sicilia assaggi la granita peggiore che si possa mai mangiare, senza ghiaccio e con un qualche gusto indefinito che avrebbe dovuto essere menta ma probabilmente era menta limone e invece è venuto fuori menta limone schifo.

Gurra di Mare. Oggi vi sentite già un po’ più siciliani, e vi comportate di conseguenza. Guidate per una strettissima stradina sterrata tra rovi di more, sabbia e terra bruciata. Ignorate il cartello “strada privata”, vi girate dall’altra parte al cartello “vietato l’accesso”, salutate il conducente di un’auto che vi viene incontro con un impercettibile e ricambiato cenno col mento. Finalmente parcheggiate affianco a un campo di ulivi e vi affacciate sul dirupo che dà su una bellissima caletta protetta dagli scogli. La costa rocciosa tiene al di là Portopalo, la sua confusione e la sua acqua non così splendente. Laggiù è tutto relax, sole e acqua pulita.

Il Vitigno. La sera seguite i consigli dei locals e mangiate al Vigneto, ristorante con bellissimo giardino disperso nella vallata. Questa sera i lampioni del lungo viale che porta al locale sono spente e l’unico modo per raggiungerlo è studiare le luci da sopra la collina e intrecciare i dati con la posizione della stella polare e della cintura di Orione, è sufficiente poi sterzare esattamente dove mentalmente avete dedotto sia la posizione dell’entrata, non esitate. Qui o sono strani oppure vi credono stranieri in quanto dicono “meniù” e il meniù in questione ha i nomi dei piatti in italiano e gli ingredienti in inglese. Qui non sono antipatici e non vi scacciano, son solo molto silenziosi e strani. Le farfalle gamberi e arancia son molto buone ma c’è troppo limone, e lo dici tu che ami il limone. Gli involtini di pesce spada accompagnati da patate fritte e gli antipasti con panelle e crocchette si fanno mangiare. Quando ordini caffè con latte freddo capiscono caffè freddo con latte.

Selinunte L’indomani all’ufficio informazioni di Marinella di Selinunte sono molto carini, vi credono fan della Mannoia e vi informano del suo concerto ma specificate che siete molto più interessati a Nek, che suonerà quella sera stessa. Ti trattieni molto dal dire che la Mannoia sarebbe più adatta come voce per un navigatore GPS. Dei templi di Selinunte ne rimane in piedi uno solo, il resto sono ruderi o, come preferisce dire la tua ragazza, quattro ruinassi. Durate poco sotto il sole battente e il mare giù dalla scogliera è molto più invitante. La sabbia grossa e rossastra vi ricorda che siete vicini all’Africa, l’acqua non è niente di che ma vi immergete di corsa. Si sta come d’estate nella granatina i limoni.

La serata di Marinella. Da Baffo’s (è la Routard a mandarci, ma veniamo invitati da Baffo stesso il pomeriggio) il cibo è buono e a basso prezzo. L’antipasto fantasia di Baffo’s, le linguine alla polpa di granchio e le linguine con pescespada vanno giù bene, ma deve piacerti il piccante. Scoprite il terzo sport nazionale: i camerieri sono buffi, scherzano molto, l’accoglienza è ottima ma nel momento in cui finite di mangiare e non siete più fonte di guadagno venite cacciati senza troppi complimenti. Qui il lungomare è il meno peggio tra quelli visti, potete anche imbattervi in un ridente e pittoresco porticciolo, e camminare su un lungo pontile bagnato dalla luna piena. Il primo gelataio consigliato dalla Routard non esiste. Il secondo ha un gelato molto buono ma la granita al limone non fa impazzire. All’uscita del paese non c’è Disneyland, credimi che quello è solo il kitschissimo castello-ristorante di Baffo’s (di Baffo senior). A Marinella comunque vanno moltissimo i Coldplay.

Trapani Se volete andare sulle Isole Egadi vi svegliate presto e vi organizzate. Se non lo faceste, arrivereste tardi a Trapani e sareste ormai così abituati alla guida pazza che non vi stupireste di quello che succede nel traffico di una grande città. Poi vi infilereste nel parcheggio gratuito suggerito dalla Routard, dove ci sarebbe un parcheggiatore abusivo forse spacciatore che ignorereste completamente rimanendo con la paura fino a sera che la vostra auto venga svaligiata. Al molo stareste in coda per mezz’ora, poi a un metro dalla cassa vi direbbero “Biglietti finiti, il prossimo parte fra un’ora e mezza”. Con un po’ di… fortuna riuscireste a prendere l’aliscafo dell’altra compagnia aspettando forse solo mezz’ora in meno. Il sole sa picchiare.

Cala Rossa. Non avete una mappa dell’isola di Favignana, ma solo un nome letto in giro per la rete: Cala Rossa. Tutti vi diranno che, se proprio proprio volete, potete noleggiare uno scooter. Io invece ti dico che DEVI noleggiare uno scooter altrimenti non vai da nessuna parte. I noleggiatori sono mille ma metti caso che arrivi tardi metà saranno chiusi e quelli rimasti avranno finito i motorini. Così vi rifilano delle mountain bike un po’ malandate e a caro prezzo e in nero (chemminghiavuoi). I tre quarti d’ora di pedalata in quello che vi hanno detto essere l’itinerario più corto di tutta l’isola, in un paesaggio dove girerai il tuo prossimo film sul post-atomico, qua e là stranamente crivellato da grandi scavi a forme geometricamente regolari perfetto per uno scenario Myst, venite premiati dalla bellissima scogliera porosa, taglia-piedi e impegnativa di Cala Rossa.

Due metri quadri o meno di spiaggia di sabbia bianchissima vi permettono di immergervi nell’acqua perfettamente cristallina e abbastanza bassa da stare in mezzo al mare e guardare le isole attorno a voi. L’acqua è così pura che non riuscite neppure a soddisfare il vostro istinto di segnare il territorio. Questo posto vale la pena. Ignorate i pochi turisti paranoici che siccome hanno sentito parlare di meduse credono che ogni pezzettino di legno galleggiante sia un mostro marino urticante.

Buonanotte fiorellino. I traghetti della sera sono strapieni e al ridente e pittoresco porticciolo di Favignana assistite a scene di litigi per i biglietti. Se c’è una cosa giusta che avete fatto è stata non seguire il consiglio della Routard di prendere il biglietto di ritorno all’ultimo momento, sareste probabilmente rimasti bloccati sull’isola. Così dopo un giro per il paese molto carino e davvero pieno di vita e turisti, prendete l’aliscafo arrivato in ritardo, il quale si attarda pure a passare per l’isola di Levanto. Trapani alle dieci di sera è invasa dalle seggiole degli anziani, con sopra gli anziani, guardiani notturni stabili che hanno sorvegliato la vostra illesa macchina. Scena di relax perfetto dopo una giornata così: l’una di notte, casetta isolata sulla collina sopra Portopalo, tavolino all’aperto, due gustosi e saporiti tranci di pizza del panificio Costanza di Favignana, in sottofondo un maltrattatissimo karaoke soffiato dall’arietta fresca su dalla landa siciliana.

San Leone Nonostante la stanchezza dei tanti viaggi in macchina (il totale dei chilometri macinati in tutta la vacanza supererà i mille) vi spingete verso Agrigento. Sulla guida purtroppo non trovate riferimenti alla Scala dei Turchi, posto affascinante di cui vi hanno parlato in molti. Così oltrepassate Porto Empedocle, che vi stupisce per le due immensamente orride ciminiere che si ergono dalla spiaggia. Quando vi stendete sulla sabbia fine bagnata da acqua piuttosto pulita vi guardate alle spalle: San Leone vi offre terribili caseggiati, lamiere ed edifici incompleti ma non vi lamentate troppo, qui non ci sono le ciminiere. All’ora dell’aperitivo (le 20) il lungomare è affollato. La cena invece porta via tutti, ma proprio tutti. Al Ragno D’Oro avete una vasta scelta di gelati, chiedete assolutamente una pallina di Lollo. La Routard ci azzecca con le gelaterie ma manca una postilla comune a tutte: “gelatai, se non avete voglia di fare i gelatai: anche no”.

L’aneddoto Lungomare stretto e trafficato, autobus in servizio, si ferma, ma non ci sono fermate nei paraggi. Scende un ragazzino che si butta in strada, l’autista gli urla di fare attenzione, macchine che suonano, superano, bloccando la corsia contraria, creando sempre più confusione. Il bambino torna urlando qualcosa, l’autista sbuffa col braccio fuori dal finestrino e tutta la calma del mondo, si scambiano qualche battuta urlando, i passeggeri non si lamentano, pensano ai cazzi loro. Il piccolo tonto scompare nella tabaccheria e intanto si forma una coda infinita di auto. Finalmente il piccoletto riesce nella difficilissima impresa di prendere una stecca di sigarette, portarla a papà, e l’autobus può riprendere il suo viaggio. Mmm aah, lo sentite anche voi questo profumo di Sicilia?

San Vito lo Capo Le vacanze sono agli sgoccioli, vi svegliate presto per raggiungere la punta nord occidentale della Sicilia. Passando per Castellammare c’è parecchio traffico, scoprirete più tardi che questa sera c’è la sagra del Golfo. Questa zona ti ricorda gli Appennini con le loro salite dolci in mezzo a monti metà verdeggianti, metà arsi. San Vito lo Capo è un paesino iper turistico che vive di parcheggi (tutto sommato economici) e stabilimenti balneari (economici, se avete un figlio di cui vendere il rene). Venite raggiunti da una coppia di amici, lei è di Marsala e svela segreti. Ad esempio, come avete già imparato, se dite caffè con latte freddo vi arriva uno shakerato, dovete essere puntigliosi e dire: macchiato con latte freddo a parte. Poi: la birra alla spina è cosa rara, quindi una “bionda piccola” viene servita in bottiglia. E ancora: non è stagione di cannoli perchè la ricotta di ora non viene da capre gravide e non è ugualmente buona e nutriente.

Siccome siete furbi ogni sera avete prenotato il ristorante qualche ora prima e mai come oggi è stato previdente farlo, vista la coda infinita che attende all’entrata di Delfino. Qui si paga poco e si mangia tanto, vi fate portare da camerieri comici un antipasto poker, del couscous di pesce e un delizioso pesce spada gratinato alla piastra che se ci pensate in futuro ne sentirete ancora il gusto. Rotolate quindi in mezzo ai turisti alla ricerca di Cavalluccio e il suo rinomato Caldo Freddo, ma quando la vostra pancia vedrà di cosa si tratta vi brontolerà dietro ricacciandovi a casa, stanchi, con bellissime immagini di acqua cristallina e sabbia bianca finissima. L’autoradio vi accompagna fino al letto: perepè qua qua, qua qua perepè.

L’ultimo sguardo Oggi dovreste andare ad Erice ma vince la voglia di ozio totale. Per dire: fate colazione mangiando brioche coi piedi nell’acqua di Gurra di Mare, e credo sia mezzogiorno.

La vacanza finisce come tutte le vacanze: valigie, viaggio fino all’aeroporto, riguardate le strade che vi hanno portato qui con più complicità e un pizzico di malinconia. Vi imbarcate su un Ryan Air irlandese che vi porta dolce dolce fino alla notte Bolognese e la sua nebbiolina. Il ricordo che rimane della Sicilia è di una terra arsa, diffidente e indifferente, così selvaggia da nascondere incanti che hanno sedotto un angolino della tua memoria.



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