MI MO SVANA di Siamo con Voi

Siamo tornati da circa due giorni da un breve itinerario attraverso la Bosnia Erzegovina (BiH) e Repubblica Serba della BiH. Abbiamo preparato grande parte di questo viaggio proprio leggendo i racconti sul sito che ci ospita, oltre che sulla inossidabile Lonely Planet (edizione EDT) e quanto altro fosse a disposizione. Il proposito che ci ha...
Scritto da: Luca Montelatic
mi mo svana di siamo con voi
Partenza il: 14/08/2006
Ritorno il: 22/08/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Siamo tornati da circa due giorni da un breve itinerario attraverso la Bosnia Erzegovina (BiH) e Repubblica Serba della BiH.

Abbiamo preparato grande parte di questo viaggio proprio leggendo i racconti sul sito che ci ospita, oltre che sulla inossidabile Lonely Planet (edizione EDT) e quanto altro fosse a disposizione.

Il proposito che ci ha spinto in queste zone (io ero già stato nove anni fa in Albania e Kossovo) era capire cosa fosse mai successo oltre le pagine dei giornali e, per fortuna, oltre quel poco di televisione che avevamo visto e dimenticato prontamente.

Ciò che ci è apparso immediatamente, anche da una prima lettura, è il contenuto di taglio superficiale e grossolano usato per riportare notizie storiche sociali e culturali, poste in secondo piano rispetto ad altre tecnico pratiche o puramente turistiche.

Si nota cioè un vero e proprio “scollamento” fra la realtà incontrata nel Paese e la preparazione “sensoriale” che da una previa lettura di informazioni, dovrebbe scaturire.

Tutto ciò accade non per vetustà e quindi non contemporaneità fra quanto scritto e quanto vissuto, ma piuttosto, per scarsa comprensione, e forse interesse, intorno a ciò che è successo ed alla cultura di un popolo tutto, Serbi e Croati compresi.

Anche alla vista di quelle case sventrate, di quelle schegge che erodono di vergogna i muri e gli alberi, non si riesce assolutamente a darne, non solo un significato, ma un tempo uno spazio, un riferimento geografico, militare, una ragione turistica se non quella di fare silenzio e capire.

Questo, certo, nessuna guida può dire.

Non si può e deve parlare di sporcizia o lussuria per le vie di Mostar, di malodore o profumo a Bascarsija di Sarajevo, di orrore o perfezione per le piazze di Banja Luka se non si pensa al silenzio che non solo la guerra ha generato ma, specialmente, la completa ignoranza (nel senso completo del termine) dei governi (tutti) della Unione Europea, quando avrebbero già dalla caduta del Muro di Berlino dire e, soprattutto, fare la propria parte, facilitando il processo di naturale disgregazione, frizionando il più possibile dissapori in atto qui da secoli.

“Nemo profeta in Patria est”. A tutt’oggi i Bosniaci non sono apprezzati dai Serbo_Bosniaci a due passi da Sarajevo stessa, i Musulmani Erzegovini non sono apprezzati, in Patria loro, dai cattolici Croati e, Bosniaci ed Erzegovini, non vedono di buon occhio la convivenza “in Patria” con la repubblica SRPSKA (Serba a maggioranza ortodossa).

E questo non appare manifestamente, ma rigurgita dal profondo, parlando con la gente, vivendo nelle case.

Ci è capitato un fatto abbastanza eclatante a tal riguardo: cercavamo nelle immediate vicinanze di Sarajevo il “Tunnel della Speranza”. Chi ci diceva di recarsi prima, chi ci diceva di andare dopo l’aeroporto, rimbalzavamo a destra e sinistra. Ci fermammo in prossimità dell’entrata della Aerostazione e, ad un gestore di trattoria, chiedemmo nuovamente l’ubicazione, facendogli vedere relativa foto e scritta in Bosniaco. Ci farfugliò qualcosa, poi sogghignando un po’ seccatamente capimmo la parola “propaganda”. Ad una nostra ulteriore richiesta, poiché non avevamo ancora capito, ci fu detto che era tutta pubblicità di “quelli li” e che sia lui, sia tutte le persone a lui vicino, erano le meno giuste a cui domandare tale informazione, in quanto Serbi, abitanti in territorio Serbo della Bosnia. Tutto questo nella prima periferia di Sarajevo! Il muro di Berlino non esiste più, ma il velo di quel muro si è spostato altrove, dentro la storia di un’altra città, nelle periferie ove i bambini, senza accorgersene, fanno rimbalzare il pallone da una parte ad un’altra di quella che si crede la stessa città.

Anche i Serbi stessi, le persone comuni o soprattutto povere, non si sentono più completamente a casa loro.

È stata fatta un’altra guerra ai poveri di non importa quale religione o cultura, ma gente normale che ancora adesso, indipendentemente dalla parte occupata, sente il rancore di quella guerra.

I Pogrom, pulizie etniche, mai come qui sono state volute e fatte da potenti a popolazioni inermi, adoprando il subdolo strumento della incitazione collettiva per accendere ancor più l’odio etnico anche fra le collettività inermi, ove la forza spietata dell’esercito non poteva arrivare.

L’Europa è stata a guardare.

Che significato può assumere adesso la ricostruzione eseguita da un’azienda fiorentina del gioiello di Mostar (forse sensi di colpa, in quanto che, addirittura i Nazisti a Firenze risparmiarono con immensa e lungimirante cultura il Ponte Vecchio?) o la promozione da parte del British Council, dalla sua sede di Sarajevo, di conferenze nel Paese (in Jaice) per la ricostruzione del Patrimonio Artistico? Nessuna di queste notizie si legge sulle guide e depliant.

Nessun editore ha avuto la sensazione che viaggiare (almeno per adesso) qui, e quindi scriverne una guida, non è la stessa cosa che viaggiare e scrivere una guida del Messico o del Kenya.

Anche vivendo a lungo in questo Paese, a causa del rapido processo di ricostruzione (non solo fisico), non potremmo mai in nessun momento fissare la situazione per descriverne i luoghi e particolari, e ciò che è stato e rimasto ancora negli animi delle persone non è ancor oggi descrivibile in termini qualitativi e quantitativi.

Possiamo soltanto dire una cosa: MI MO SVANA (Siamo con Voi).



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