Messico – Yucatan e Chiapas in bus
Partiti da Milano il 28/10, con un po’ di ritardi a Milano (previsto 17:35, + 1 ora e mezza) e a Fiumicino (+ 1 ora), arriviamo a Cancun che e’ ormai notte fonda, ore 1.00 del 29/10. I pullman ADO terminano il servizio alle 23 quindi dobbiamo affidarci a un taxi collectivos che però ci tira una bella bidonata: prima 300 pesos, poi diventano 600, perché non riesce a fare il pieno del taxi. La bidonata continua con l’hotel Punta Allen scelto su LP (dovrebbe cambiare nome in Hotel Sucio). Ci arriviamo alle 2 e paghiamo subito i 300 pesos; arrivati in camera non osiamo spogliarci e dormiamo zero assoluto. 29/10 Isla Mujeres Ci alziamo alle 5.30, incapaci di rimanere in quella muffosa e indecente camera, doccia fredda ovviamente, e fuga per Isla Mujeres, la prima delle nostre tappe. Prendiamo un cappuccino al supermarket Oxxo, diventerà il nostro rito durante tutto il viaggio. Prendiamo un taxi onestissimo: 30 pesos per Puerto Juarez e ci imbarchiamo alle 7 per Isla Mujeres: in soli 15 minuti siamo sull’isola. Cerchiamo l’Hotel Bucanero in Av. Hidalgo, piccola camera ma molto decente e pulita al costo 770 p per due notti (desajuno incluido).
Giriamo l’isola nella zona a nord, c’e’ vento, molto vento e molte nubi. Da Playa Norte percorriamo il malecon e intravediamo ancora presenti tutti gli effetti dell’uragano Wilma di qualche anno fa. Case private e Hotel diroccati, pavimentazione divelta, macerie, qualche costruzione in rifacimento, deve esserci stato un bel disastro. La zona downtown è molto caratteristica ed è l’ideale per due giorni di puro riposo. Gente cordiale e non invadente, bei localini e negozietti, peccato sia nuvoloso, e ciò durerà due-tre giorni. Ore 10 un po’ affamati ci catapultiamo da restaurant Amigos: cerveza sol y sandwich; con più di 24 ore di non riposo alle spalle ci dirigiamo verso la bellissima Playa Norte. Anche se il tempo rimane brutto siamo comunque entusiasti per ciò che si presenta ai nostri occhi: la sabbia è borotalco, il mare verde smeraldo, niente a che vedere con il nostro litorale veneziano, dove da anni ormai non osiamo più fare i bagni estivi. Il sole va e viene ma non ci importa, è troppa la felicità di essere qui in Mexico. Verso sera, poco prima delle 17.00, assistiamo a un tramonto spettacolare, con un buon margarita distesi sulla spiaggia, ammiriamo lo scendere lento del sole. La stanchezza comincia a farsi sentire, doccia (calda) e via subito in Avenida Hidalgo. I ristoratori richiamano la nostra attenzione ad ogni locale, e decidiamo alla fine per un ristorante di cucina tipica messicana. Alle 21 siamo già a letto devastati.
30/10 Alle 5.30 Stefy è già sveglia, cominciano i guai del fuso orario. Alle 6:30 scendiamo a fare colazione ma prima delle 8 non se ne parla. Giro mattiniero, in attesa di fare desayuno e poi noleggio scooter (250 pesos/giorno) per girare l’isola. Dopo soli 8 km siamo a Punta Sur, il cielo continua ad essere nuvoloso (di solito qui quando sale vento da nord dura per 42 ore), il mare qui è molto agitato. Lasciamo perdere le insignificanti rovine maya di questo tratto dell’isola e saliamo invece al faro dal quale si gode una vista magnifica del mare che separa la Isla alla costa di Cancun. Giriamo nella zona centrale dell’isola dove c’è la laguna e alcune abitazioni di locali, per poi dirigerci sulla costa ovest a Playa Lancheros. E’ molto bella, il mare è perfetto, ma la tranquillità dura poco per le orde di gringos che giungono in catamarani e barconi a intervalli di 3 ogni ora dalla vicinissima Cancun. Comunque troviamo il nostro angoletto di pace. All’una scompaiono le nuvole (per fortuna) e dopo un po’ ci pappiamo poc-chuc e tortillas al ristorantino sulla spiaggia. Verso le 16.30 ritorniamo in zona Norte per consegnare lo scooter e per non perdere il nuovo tramonto, stavolta annaffiato da due buoni mojtos. Il pranzetto ci ha riempito assai e non abbiamo fame, in compenso abbiamo invece tanto sonno ma, mentre ci docciamo, veniamo attirati da suoni di musica caraibica a tutto volume provenire da Av. Hidalgo. Scendiamo e localizziamo che proviene da El Ankla, un bar terrazza. Saliamo e…Mamma mia…Solo messicani uomini che mi squadrano Stefy da testa ai piedi. La musica è di una cantante agghindata come una ballerina di lap dance ma ‘abbastanza’ in carne. E’ bravissima sia a cantare che a ballare, piena di ritmo e di son, immersa all’inverosimile nel suo ruolo e aiutata in ciò da bicchierate di tequila tra una canzone e l’altra. Dopo aver bevuto rapidamente 2 cervezas al prezzo di 18 pesos (1 euro e 10!) usciamo abbastanza inquietati dal luogo. Un piccolo languorino mi assale, desisto però dalla proposta del rist. Marinos dove il pesce è ottimo, e optiamo invece per una semplice pizza in due. Di nuovo le 21 e di nuovo il sonno ci spacca. A letto. 31/10 Trascorriamo l’ultimo giorno a Isla Mujeres in spiaggia a Playa Norte. La giornata è stupendamente bella. Siamo i primi sulla spiaggia; lascio Stefy per andare prendere 2 cappuccini al Super e al ritorno la trovo con due lettini ‘gentilmente’ offerti dal messicano gestore/proprietario, che da buon latino la accalappia subito (scusante: visto che sono le 8 e siamo i primi in spiaggia le offre i lettini gratis). Alle 12 ci rechiamo in hotel a prendere le valigie per imbarcarci alle 13 per Cancun. Arrivati a Puerto Tuarez chiediamo al taxi di portarci alla stazione bus ADO e richiede 60 pesos. Contrattiamo visto che all’andata ne abbiamo pagati 30! Dico al tassista 30 pesos o andiamo in bus. Accetta con musone e quando ci scarica neanche ci saluta (ma chi se ne frega). Il pullman ADO per San Cristobal delle 14.30 è già partito e quindi dobbiamo aspettare quello OCC delle 15:45 dove ci sono solo 2 posti liberi:43/44 (vicino ai bagni… speriamo bene). Il viaggio è di 19 ORE e arriviamo alle 10:45 del 1/11. Il pullman è comodo ma 19 ore ti devastano; poi dopo Palenque, quando inizia la salita per le tortuose curve verso San Cristobal, inizia a farsi sentore l’odore dei bagni. Dopo poco diventa insopportabile. Così ci spostiamo verso i posti liberi più avanti, ma ormai ha invaso tutto il pullman (ci servirà da monito per le prossime prenotazioni).
1/11 San Cristobal Arriviamo a San Cristobal alle 10:45 e non appena prendiamo la salutare boccata d’aria fresca sentiamo che l’aria è molto frizzantina, c’e una giornata meravigliosa di sole, siamo in Chiapas. Siamo a 2100 mt e non sembra. Con il taxi (20 pesos) ci facciamo portare all’Hotel Casa Margherita (400 pesos al giorno senza colazione, internet free). Dopo aver visto le camere prenotiamo per 2 notti, poi vedremo perché non sappiamo come organizzarci per visitare Palenque e le cascate. La città è stupenda ed è una continua esplosione di colori. Per chi è amante delle cianfrusaglie come Stefy, qui c’è l’imbarazzo della scelta, dalle innumerevoli bancarelle dei mercatini, ai negozietti di argento, giada, oggetti vari. Siamo nel periodo dei Dia de Los Muertos che qui è una festa molto sentita. Maschere di Halloween ovunque e arancione dappertutto. Le ragazzine indios dei villaggetti del Chiapas ti asfissiano con la vendita di tessuti colorati, bracciali, cinture di stoffa, guanti, tutto fatto a mano. Ci immergiamo nel mercato Municipal dove ci sono decine e decine di bancarelle per la gioia di Stefy e qui faccio fatica a trattenerla dal comprare.
2/11 San Juan Chamula Oggi la nostra tappa prevede San Juan Chamula. Andiamo in calle Robledo dove partono i taxi collectivos per il villaggio al prezzo di 9 pesos/testa per 11 Km. Arrivati in questo paesino, vado a pagare l’ingresso per la chiesa all’ufficio turistico, ed entriamo in questo famosissimo luogo misto tra il cristiano e l’animista (attenzione niente foto dentro). E’ impressionante, niente panche, niente quadri, del tutto spoglia, aghi di pino ovunque sul pavimento, teche di santi impolverate, con all’interno statua di legno piene di drappeggi multicolori, file di candele davanti ad ogni protettore; qualcuno prega davanti al suo santo con il braciere di incenso, qualcun altro è intento a porre file di candele, un altro dorme steso sul pavimento. Le statue di Gesù e Maria sono le uniche a essere coperte; scopriremo poi che mostrate solo un giorno al mese quando arriva il sacerdote. Per il resto dei giorni è invece ad uso unico dei fedeli che praticano una religione del tutto particolare, un misto tra riti particolari e preghiere cristiane. Una volta usciti ci immergiamo nel mercato. Avevo portato con me un po’ di quaderni colorati e penne/matite e, come Stefy ne regala uno a un bambino intento in una danza, veniamo praticamente assaliti da decine di altri bambini. In due secondi ho finito di 10 quaderni e sono costretto a dar via anche le mie penne (qualcuno dice che poi si rivendono tutto). Scatto qualche foto (un po’ timoroso visto che qui non apprezzano molto) e quando mi accingo a riprendere la frutta di una bancarella, la proprietaria mi lancia un sasso, le dico che non sto fotografando lei visto che so che non lo vogliono ma, niente da fare. Ci avviamo così verso il panteon (cimitero) dove intorno a una chiesa abbandonata e diroccata ci sono decine e decine di tombe, una accanto (e anche sopra) all’altra, tutte coperte da fiori dai colori arancione, bianco, celeste. Camminare tra le tombe è quasi impossibile visto che non c’è spazio. Ci sono ancora i resti delle cene fatte la sera prima, quando usano mangiare con i morti che il primo di novembre ritornano sulla terra con i propri cari. Ritorniamo a San Cristobal nel primo pomeriggio e facciamo un giro nel mercato locale di via Utrilla e sembra di essere in una casba dove vendono di tutto, anche i polli vivi. Anche qui siamo meravigliati dagli intensi colori della frutta e della verdura, dalle decine di tipi di fagioli e peperoncini. Tornati in hotel prenotiamo la gita per il giorno dopo ad Agua Azul, Misol Hà e Palenque (200 pesos a testa, comprensivo di tutti gli ingressi). Qui Stefy ha un’esplosione di genio: perché al termine della gita non ci facciamo portare alla stazione autobus di Palenque? Così recuperiamo un giorno rispetto al nostro itinerario e non dobbiamo rifare le 5 ore che separano Palenque da San Cristobal. Geniale (peccato che scopriremo il giorno dopo che fanno tutti così). Prendiamo quindi il biglietto dell’autobus Palenque-Merida per il giorno dopo (376 pesos a testa, con partenza ore 21 da Palenque e arrivo alle 4.45 a Merida… i primissimi posti anteriori 3 e 4, vista la brutta esperienza precedente). 3/11 Agua Azul – Misol Hà – Palenque Ore 6.00 si parte per la gita. Pulmino 15 posti. Prima tappa dopo 3 ore di curve e discesa, alle cascate di Agua Azul: uno spettacolo. Per fortuna l’acqua è veramente azul (e non marrone come ho letto su internet di come alcuni sfortunati la trovano nella stagione delle piogge). Le cascate sono meravigliose e immerse nella rigogliosa foresta. Con il poco tempo a disposizione non possiamo fare il bagno, ma percorriamo tutto il tragitto del percorso sino a dove è possibile. Si riparte alla volta di Misol Hà. Qui siamo a bocca aperta di fronte a questo salto d’acqua di 40 metri. Ci avventuriamo nel percorso che porta proprio dietro alle cascate e, nonostante sia nell’anfratto scavato nella roccia, i zampilli dell’imponente getto d’acqua ci lavano da testa a piedi. Una guida di altro gruppo di turisti ci chiede se vogliamo aggregarci a loro per proseguire nella grotta (con torcia e a piedi nudi) per giungere ad una altra cascata, ma a malincuore dobbiamo rifiutare in quanto non abbiamo tempo a sufficienza visto che tra cinque minuti il nostro pulmino riparte. Si prosegue per Palenque, che sarà il primo nostro contatto con la civiltà maya. Giunti sul sito ammiriamo questi templi nella foresta, sono qualcosa di indescrivibile; aziono la mia reflex e scatto foto a non finire. Leggiamo nel percorso un po’ della mia guida sul sito. Si respira un aria di inquietudine e mistero e ripenso al film Apocalipto. Terminata la visita il pulmino ci porta alla stazione bus di Palenque città. Abbiamo 4 ore di attesa, depositiamo i bagagli e ci avventuriamo per le vie nei pressi della stazione dove troviamo un piccolo locale per rifocillarsi (tacos con carne asada e cervezas prese in una liquoreria di fronte). Nell’attesa facciamo conoscenza con una coppia di turisti francesi-zaino in spalla, con 4 figli al seguito, e con una americana di San Francisco che sta girando da 3 mesi tra Guatemala e Messico; ci mostra le sue bellissime foto e ci narra che è stata in un villaggio di guerriglieri dell’EZLN, cosa estremamente difficile e pericolosa da realizzare. Alle 21 si parte. Nel momento di caricare le valige assistiamo a scena inverosimile: un messicano cerca di far caricare uno scatolone di formaggio nel vano bagagli. L’autista gli ricorda che non è possibile caricare alimenti, ma questo niente da fare, insiste. Oltre al formaggio ha anche in un borsone un intero maiale a fette. Non so come fa, ma riesce a convincere l’autista e quindi…Maiale e formaggio insieme ai nostri bagagli! Il viaggio è tranquillo, se non fosse per un blocco militare che alle 23.30 ci sveglia per ispezione dell’autobus. Ore 2 la scena si ripete, altra ispezione. Tutto fila liscio e ritorniamo a dormire. 4/11 Merida Alle 5 di mattina arriviamo a Merida. Colazione con l’ormai immancabile cappuccino e muffin, e intorno alle 6 ci dirigiamo verso l’Hotel Trinidad consigliatoci dall’americana. 15 minuti a piedi con lo zaino mi massacrano. L’Hotel è pieno, ha solo camera con bagno in comune, desistiamo. Ci propongono l’Hotel Trinidad Galeria che dovrebbe aver posto. Altra bella camminata e arriviamo all’Hotel. Prima di decidere visioniamo ben 4 camere. L’Hotel lascia molto a desiderare in tutto e per tutto, ma siamo esausti. Unico encomio la disponibilità degli impiegati alla reception. E’ abbastanza sporco e fatiscente, inquietante sotto certi versi, per le molte zone d’ombra in cui ad ogni angolo notiamo la presenza di oggetti di arte moderna di qualsiasi tipo, raccolti dal proprietario collezionista Manolo Riviera. L’hotel è decantato in molte riviste, ma credo che Lonely Planet dovrebbe aggiornare la descrizione in considerazione dello stato in cui l’abbiamo trovato, che rileva una incuria da molti anni. La piscina è indecente (anche di un gruppo di ragazzi francesi inconsapevoli della pozza, arrivati alla piscina in costume e asciugamano, realizzano un immediato dietrofront). Prenotiamo comunque 2 notti (siamo stanchi morti) e attendiamo la camera per una doccia rinvigorente. Prenotiamo anche la visita per il giorno dopo a Uxmal e Kabah, e quella del giorno successivo per Cuzamà (cenotes in truc). Merida è stupenda, lo zocalo, la cattedrale, il palacio del gobierno (con una serie di affreschi riepilogativi della storia del Mexico), casa Montejo. Unico neo di questa città da più di un milione di abitanti è il traffico e lo smog, e la frettolosità della gente. Qui abbiamo trovato qualche abbindolatore/procacciatore, che prima ti chiedo di Bella Italia, ti raccontano del Messico e dei Maya, e poi ti portano nei negozi di artigianato probabilmente con loro affiliati. Non hai l’obbligo di comprare nulla, però capisci che la fregata è dietro l’angolo. Basta non comprare a affidarsi al proprio istinto. Uno di questi personaggi, tale Benedetti, mezzo messicano-mezzo italiano, ci fornisce informazioni utili per l’acquisto di una amaca (qui a Merida le costruiscono): de Sisal, minimo 3 hitos, natural. Ci spiega anche si usa portare i cappelli panama che qui producono: fiocco destra sei sposato, fiocco a sinistra sei libero, fiocco dietro sei omosex. Andiamo nella tenda Mundo Maya, nella casa de Alguacil, negozio ufficiale municipal, dove non dovrebbero fregarti con pezzi fatti dai cinesi (sì, anche qui in Messico il mercato delle contraffazioni cinesi è fiorentissimo). Rimaniamo estasiati alla vista degli oggetti esposti: coperte, statue di varia forgia e dimensioni, gioielli, una teca separata (con tanto di video sorveglianza interna) dove vi sono busti e statue in giada e pietre preziose). Stefy si innamora di una coperta fatta a mano (250×270) che compriamo insieme a una statua del dio Chaac in pietra di cenote per 4000 pesos (ne voleva 4500 della sola coperta). Giriamo per la città tutto il giorno. Arriviamo a sera che siamo stracotti e dopo due mojotos andiamo a letto.
5/11 Uxmal-Kabah Ore 9 ci viene a prendere il pulmino 15 posti per la gita in Ruta Puuc. La nostra guida è Arturo. Recuperiamo altri turisti da altri hotel e ci dirigiamo verso Uxmal (tour con guida+pranzo a 300 pesos a testa). Uxmal è incantevole, ed è credo una delle massime espressioni dello stile Puuc. La diversità da Palenque è abissale e non saprei tra i due siti quale preferire. Questo è indubbiamente un capolavoro di decorazioni e fregi presenti in ogni costruzione. Peccato che anche qui non si può più salire alla piramide, quindi dobbiamo ammirare solo dal basso la Piramide dell’Indovino. Arturo è bravissimo nel fornire spiegazioni e dettagli, tra spagnolo e inglese ci destreggiamo bene (siamo gli unici turisti italiani del gruppo). Dopo 2 ore e mezza di visita ci dirigiamo a Kabah, sito molto più piccolo ma altrettanto spettacolare per il famoso Palacio de Los Mascarones e per l’arco Maya nella strada nella foresta (sacbè) che porterebbe a Uxmal e Labna. Alle 15 siamo al ristorante e poi ritorniamo a Merida. Ci facciamo lasciare allo zocalo per avvicinarci alla stazione Noreste: dobbiamo comprare i biglietti del bus per il giorno successivo per Celestun. Ceniamo al ristorante La Parrilla, Mexico puro, dove a fine cena ci sbevazziamo due buone tequila Don Julio. Nel ritorno verso l’hotel siamo attirati dalla musica che provenire dalla Iglesias de Santa Lucia. Non crediamo ai nostri occhi, una specie di messa tutta cantata in stile caraibico con tutti in piedi che ballano e inneggiano. Le canzoni sono canti di preghiera e tutti sembrano far festa. Forse se si celebrassero messe così anche da noi sarebbero più accettabili, meno pallose e più coinvolgenti.
6/11 Cuzamà Sveglia ore 6, prepariamo le valige visto che la sera si ripartirà. Colazione con cappuccino alla cannella e muffin al supermarket Oxxo, acquisto dei generi di conforto per il pranzo al sacco. Raul ci viene a prendere in auto alle 9 per il tour a Cuzamà (cenotes in truc). Incredibile siamo solo io e Stefy. Carichiamo le valige e via. Facciamo conversazione e gli insegniamo un po’ di pronuncia e verbi in italiano visto che lo sta studiando. Passiamo per stupendi villaggi (Tepich, Acanchè, Cuzamà) dove sembra che il tempo si sia fermato a decenni fa. C’è gente che vive ancora in capanne maya, dove per strada si cucina e vende il maiale, dove il mezzo di trasporto più diffuso è una bici a triciclo (due ruote davanti con panca e cappottina e una ruota dietro). Superata Cuzamà arriviamo al famoso truc. Un carretto con ruote in ferro che viene posto su rotaie e tirato dal cavallo. Il percorso è di 10 km e si incontrano 3 cenotes : Chelentun – arcobaleno di pietra, Chacsinkè – formiche rosse, Bolonchojo – nove occhi di topo. Durante il tragitto incontriamo davanti a noi un altro carretto carico di legna. Che si fa visto che il binario è unico? Niente problema, sgancio del cavallo, si scende, e il carretto ben pesante viene spostato fuori dai binari dal ragazzino che lo guida; così succederà anche al ritorno per ben 3 volte. Arriviamo ai cenotes che si raggiungono scendendo sotto terra. Lo spettacolo è mozzafiato, l’acqua turchese, le volte luccicanti di riflessi. Nell’ultimo cenote dobbiamo aspettare 3-4 minuti perché la vista si abitui all’oscurità, ma poi lo spettacolo è allucinante. Facciamo ovviamente il bagno, fortunatamente siamo solo io e Stefy. Sempre nell’ultima grotta incontriamo degli operatori turistici di Merida che stanno facendo foto per i depliant per pubblicizzare la zona, e ci chiedono se possono fotografarci. E che dico di no? Tuffi a ripetizione e foto in posa (gli chiedo di mandarmele appena può). Torniamo a Merida abbastanza presto e riusciamo a prendere il bus per Celestun anticipando la partenza dalle 18:30 previste alle 15:30. Il bus è della linea Oriente, seconda classe, e la si vede e sente tutta: fortissimo odore di pesce che invade stiva bagagli e pullman stesso. Dobbiamo fare 90 km, ma uscire da Merida sembra impossibile: una fermata ogni 10 mt. Basta che uno metta fuori il braccio e l’autista si ferma a caricare gente. Ci impieghiamo più di un’ora per uscire dalla città e finalmente le soste imprevedibili terminano. Sono le 17 ed è già buio. Blocco militare e ispezione (ma chi verrà mai a Celestun di così pericoloso). Arriviamo alle 18 in questo piccolissimo paesino di pescatori…E proprio alla stazione dei bus scopro da dove veniva la puzza di pesce: lo caricano in autobus in bidoni di plastica per portarlo a Merida! Cerchiamo alloggio (taxi triciclo visto che non ce la faccio più con lo zaino). Andiamo in uno economico, Hotel Sofia, segnalato bene da Lonely Planet. Altra schifezza. Dico a Stefy se vuol vedere anche lei le camere ma la mia faccia le fa capire che dobbiamo trovare altra destinazione. Andiamo all’hotel Sol y Maria, consigliatoci da Raul. Situazione decisamente migliore. Prenotiamo a 500 pesos per 2 notti. Doccia per toglierci la puzza di pesce e cena al Chivirico, dove abbiamo mangiato il miglior pesce di tutto il Mexico: camarones, caracol, polpo, annaffiati da Cerveza XX Lager. Dato che era la terza volta che mi beccavo le schittate degli uccellini in testa, Stefy decide che è necessario tentare la fortuna al lotto. Ma dove si trova il lotto messicano in un peasino di poche anime? Guarda guarda…, c’è la ricevitoria di una specie di tris davanti a noi. Giochiamo 5 numeri per 5 pesos (l’indomani scopriremo che non è uscito nulla, ma peggio ancora che 3 dei 5 numeri erano usciti il giorno prima per una vincita mancata di 2500 pesos!!!). Prima di andare a letto andiamo a vedere il mare, e durante la passeggiata si avvicina a noi un bellissimo cane bastardino che comincia a seguirci. Diventerà nei giorni qui la nostra mascotte e visto che è femmina la chiamiamo Celestina. Ci seguirà ovunque e l’avremmo volentieri portata via con noi. Qui in Messico ce ne sono a centinaia abbandonati a se stessi per chi è amante degli animali come noi vederli in questo stato, barcollanti, girovaghi, alquanto malconci, fa venire una stretta al cuore. Andiamo a letto e non chiudo occhio per i milioni di uccellini in piazza che stridono tutta la notte.
7/11 Celestun Ci svegliamo presto, dobbiamo prendere la barca per andare a vedere i Flamingos Rosa, la giornata è bellissima. Alle 8 apre El Lobo e facciamo colazione. Siamo solo noi e altri 3 ragazzi italiani arrivati la notte prima. Chiedo se hanno intenzione di venire a vedere la Reserva de la Biosfera Rìa Celestun. Un po’ scontrosi ci dicono che non gli interessa e che visto che il posto non li aggrada sarebbero ripartiti la mattina stessa. Nel frattempo entra Felipe, l’organizzatore locale delle gite, dicendo che alle 9 parte il primo giro. Avendo letto su LP i costi e la necessità di arrivare con un gruppo già formato, comincio a preoccuparmi di dover pagare una cifra esagerata. Fortunatamente c’è anche una coppia di turisti francesi (anche loro itineranti in auto da un mese), che attendono alla palapa. Stefy se la cava bene col francese e inizia a conversare. Essendo solo in 4 il prezzo sale a 400 pesos a testa. Contratto ma niente da fare. I francesi vogliono desistere. Alla fine viene recuperata un’altra signora francese con figlio (in Messico da 4 mesi) e riusciamo a cavarcela con 200 pesos a testa (scopriremo poi che quest’ultima signora è abituata a trattare sino all’osso, vista la notevole esperienza, e paga la stessa nostra gita 150 pesos in due!). Poco male, saliamo in barca e inizia l’avventura. Risaliamo tutta la costa per arrivare all’estuario ed è indescrivibile lo spettacolo dei vari tipi di uccelli che vediamo: aironi, cormorani, pellicani, avvoltoi, gabbiani, aquile pescatrici. Il barcaiolo è eccezionale e ci spiega tutto (in spagnolo ovviamente). Entriamo nei tunnel tra le mangrovie e scendiamo nella foresta degli alberi pietrificati, risaliamo e ci avviciniamo a un pescatore di granchi che ci spiega le tecniche di cattura e ci mostra un bidone colmo sino all’orlo di questa prelibatezza dai colori grigio blu e arancione. Proseguendo arriviamo sino all’obiettivo del tour: la colonia di flamigos rosa. Ne vediamo a centinaia, sono meravigliosi ed è impossibile descrivere l’emozione che proviamo. La mia reflex e il mio zoom fanno fumo da quante riprese faccio, e non riesco a fermarmi. Arriviamo e proseguiamo oltre il ponte e qui piccolo consiglio: anche se più economico come indicato da LP, non conviene acquistare il giro che parte dal ponte perché è molto più corto e si vedono molti meno uccelli e luoghi, inoltre ad ogni richiesta di nuova direzione il prezzo sale. Notiamo che l’acqua si fa di un rosso sempre più intenso e il barcaiolo ci spiega è dovuto alla presenza di tanino, rilasciato dalla mangrovia roja, altamente proteico per i fenicotteri. Ci spiega anche che la pigmentazione di questi uccelli inizialmente è biancastra, e il colore rosa degli adulti è dovuto proprio al tanino e ai gamberetti di cui si nutrono. Inoltre, alla presenza di alcuni esemplari isolati, ci spiega che avendo perso il compagno o la compagna, vanno a morire in solitudine nelle zone di barena isolate rispetto al resto della colonia. Proseguiamo il giro e ci addentriamo in un nuovo tunnel di mangrovie verso il cenote. Anche qui impazzisco per la presenza tra gli arbusti di 3 stupendi esemplari di aironi tigre. Non abbiamo incontrato gli alligatori e i coccodrilli che comunque sono presenti in zona. Per vederli ci spiega che si deve fare il tour notturno in quanto escono a cibarsi di notte, ma che il prezzo dell’escursione è esageratamente alto. Il giro termina dopo tre ore buone e, ritorniamo alla spiaggia con il cuore ancora palpitante di emozione per lo spettacolo cui abbiamo assistito. Bagno e sole, e Stefy si catapulta tra le bancarelle sulla spiaggia, dove sono esposti braccialetti e collanine dai mille colori. Verso l’una e mezza abbiamo qualche languorino e i 3 ristoranti sulla spiaggia sono un invito che non si può rifiutare. Croquette di granchio e gamberi alla parrilla, insalata e cerveza. Alla fine ovviamente Tequila (ristorante Los Flamingos prezzo 240 pesos in due!). Restiamo sulla spiaggia sino al tramonto che è più spettacolare ancora di Isla Mujeres. I colori mutano ogni 5 minuti e il rosso vivo del cielo e l’azzurro scuro del mare sono da cartolina. Appena fa buio iniziano a infastidire i mosquitos quindi dobbiamo scappare via dalla spiaggia. Ceniamo nuovamente da Chivirico dove questa volta, consigliati dai nostri amici francesi che troviamo lì, prendiamo il Fillet de Mariscos e Pulpo Frito. Una porzione esagerata di un filetto di pesce sopra una montagna di trito grossolano di gamberetti, polipo, granchio, olive e pomodoro. Impossibile terminarlo. In piazza non c’e quasi nessuno e quindi terminiamo la serata a El Lobo con Pina colada e Tequila. 8/11 Chichen Itzà Sveglia ore 4:45. Valigie e partenza alle 6 per Merida. Arriviamo in 2 ore e 15, abbastanza rapidamente rispetto all’andata. Ci facciamo lasciare il più vicino possibile alla stazione ADO, per poter prendere l’autobus per Chichen Itzà. Alle 9:15 si parte e in meno di due ore siamo arrivati. Peccato che alle 11 c’e’ la piena calca dei turisti organizzati! Depositiamo i bagagli all’ingresso e ci avviamo nel percorso del sito. Si rimane esterrefatti dall’imponenza de El Castillo e allo stesso tempo delusi per non poterci salire. Il sito è vasto e i luoghi di interesse sono tantissimi. Ci mettiamo 3 ore buone a visitarlo, armati dei nostri documenti-guida. Terminato il giro non abbiamo ancora idea della nostra meta: Valladolid o Izamal? Chiedo informazioni alla biglietteria dei pullman all’interno del sito e compriamo i biglietti per Izamal (la città Amarilla=gialla delle 3 culture:maya,coloniale,religiosa). Nell’attesa del bus veniamo avvicinati da una ragazza dallo spagnolo con chiara inflessione italiana. Facciamo amicizia e ci dice che è di Trieste e che sta girando da sola da 10 mesi: Brasile-Venezuela-Panama-Costarica-Honduras-Guatemala-Messico). Terminerà gli ultimi mesi dell’anno sabbatico in Belize. E io che pensavo di aver organizzato un viaggione. Dopo aver conosciuto persone così mi rendo conto che a confronto stiamo facendo una gitarella. Arriva il bus e saliamo, non c’e’ un turista neanche a pagarlo oro nemmeno in questo tragitto, come già per altri fatti sino ad ora. Scendiamo a Hoctun e qui dopo 5 minuti altro pullman per Izamal. Arriviamo intorno alle 18 e, molto stanchi, saliamo nel taxi-calesse per farci portare all’hotel Macan-Chè, consigliatoci dai turisti francesi. L’hotel è di una coppia di statunitensi, Emily e Rodriguez che l’hanno preso da 3 anni. E’ molto bello e ben tenuto: sala pranzo, piscina, capanno per meditazione e yoga, massaggi, tutto immerso in un verdissimo giardino tropicale tenuto benissimo). Vediamo le camere (più che altro casette a sé), e accettiamo, anche se il prezzo è un po’ più alto rispetto a quanto trovato sino ad ora: 570 pesos a notte con colazione inclusa. Il tassista-calesse ci propone il giro della città e delle piramidi per 120 pesos per il giorno dopo e accettiamo (anche se non proprio convintissimi). In serata ci avviamo nella piazza principale dove, oltre a vedere l’immensità della Convento de San Antonio de Padua (costruita sopra una piramide maya e con all’interno la Chiesa della Virgin de Izamal), assistiamo a una parata della gente del posto che festeggia il Cristo Negro. Meravigliosi i colori degli abiti delle donne vestite a festa, un po’ stonata la banda, fuochi d’artificio scoppiettanti per tutta la notte. Ci perdiamo per un’oretta buona nella festa e poi decidiamo di cenare da El Toro, il miglior ristorante del paese, dove ho mangiato un filetto di toro squisitissimo (carne, 2 insalate e birra 212 pesos). Al ritorno vediamo che tutto il retro del Convento è illuminato con i colori delle luci che variano a intervalli regolari e regalano un effetto stupendo.
9/11 Izamal Dopo un’abbondante colazione in hotel, partiamo in carrozza per il tour. Delle 12 piramidi esistenti ne sono rimaste solo 3, mezze invase dalla vegetazione, ma l’interesse maggiore è dato dallo stile e dal giallo delle abitazioni coloniali di tutto il centro storico. Terminato il giro entriamo nel convento e nella chiesa, e scopriamo che è stata meta del pellegrinaggio di papa Wojtila nel 1993. Ci immergiamo nella vita locale del mercato, fa molto caldo, e quindi serve un piccolo riposo nella piazza tra gli alberi al riparo dal sole. Dopo aver acquistato i biglietti per Playa del Carmen per la sera, ritorniamo in hotel per un tuffo in piscina e un po’ di sole. Ahimè il tempo ce l’ha con noi. Non facciamo in tempo a fare il bagno che inizia a piovigginare. Quindi? Relax in amaca sotto al capanno. Appena inizia a fare buio ci spostiamo nella zona relax e, prendo un vocabolario inglese-spagnolo per fare un po’ di improving…Ma che fatica…Tripla traduzione. Decidiamo di cenare in hotel per poi avviarci verso la stazione dei bus. Arriviamo molto presto, ore 21:30 in stazione, e il pullman non parte prima delle 23:45. Per fortuna danno un film in sala attesa, 4 Hermanos (4 brothers), ovviamente in spagnolo. Io e Stefy azzecchiamo bene alcuni dialoghi, altri meno, e proprio mentre siamo presi dal susseguirsi degli eventi del film arriva il pullman. Che iella. Partiamo in orario e alle 4 di mattina siamo già a Playa del Carmen, in anticipo di un ora rispetto al previsto. 10/11 Playa del Carmen Avevamo prenotato all’Hotel Posada de Las Flores, indicatomi da Luca e Nelly, degli amici di Venezia che conoscono bene i proprietari, essendo Nelly messicana di Playa. Avevo detto che saremmo arrivati intorno alle 6, ed ora siamo un po’ spiazzati. Che facciamo? Solito cappuccino+muffin e poi decidiamo di andare all’hotel. Appena arrivati ci attende la guardia che gentilmente ci dà le chiavi. Con Stefy ci eravamo messi d’accordo che doveva per forza essere quanto meno decedente altrimenti amici o non amici avremmo trovato altra sistemazione. Infondo dovevamo trascorrervi 4/5 giorni di riposo assoluto e quindi volevamo un buon albergo. L’avevo comunque rassicurata sia perché mi fidavo di Luca e Nelly, sia perché avevo visto le foto in internet. Appena vista la camera siamo rimasti entusiasti: lenzuola bianche candide, camera grandissima, letto 3 piazze, pulitissimo. Insomma una reggia. Non credevamo ai nostri occhi. Grazie Luca e Nelly. Ci docciamo per toglierci la stanchezza ma alla fine crolliamo a letto che sono le 6. Chiudo occhio solo per un’ora e mezza. Ho bisogno di vedere Playa del Carmen di giorno. Sveglio Stefy e alle 8:30 siamo giù a fare colazione Alle 9:30 siamo per la 5 Avenida e ci dirigiamo verso il mare, e notiamo subito che qui non è più Messico…È una Riccione importata in Messico. Moltissimi italiani e americani, niente a che vedere con i paesini tranquilli e caratteristici visto sino ad ora. E’ totalmente un’altra realtà. Andiamo al mare, la spiaggia anche se corta per l’erosione del mare è bella e il mare altrettanto. Solo che si è leggermente attaccati gli uni agli altri all’ombra delle poche palme esistenti. Alle 15:30 il sole viene coperto dai palazzi degli alberghi alle spalle della spiaggia e quindi siamo costretti a spostarci verso il mare. Qui facciamo conoscenza con una signora parigina che vive a Rapallo e con la sua amica di Genova: Martin e Michela. Sono simpaticissime e scambiamo anche con loro le reciproche esperienze del Messico e di altri viaggi. Martin ha girato il mondo in lungo e in largo, è stupenda e fornisce resoconti affascinanti. Ci scambiamo i numeri di telefono e ci invita se ne avremo occasione a Rapallo. Cercheremo di non mancare. Il bello di questi viaggi senza agenzie-pacchetti, è che oltre a vedere luoghi al di fuori delle classiche mete turistiche, si riesce a conoscere persone con le più disparate esperienze alle spalle, fascinose e interessanti, a conoscere la vita reale dei paesi che si visitano. Mi chiedo come fa chi va in villaggio a perdersi tutto ciò?! Non lo capisco e non lo capirò mai. Rientriamo in hotel e conosciamo finalmente Francesco, compagno di Beatris la proprietaria dell’hotel. E’ romano di Ostia, bellissimo dentro e fuori, disponibilibissimo e simpaticissimo. Ci fa sentire subito a nostro agio. Beatris non c’e’, tornerà dopo 4 giorni e avremo modo di conoscere dal vivo anche lei. Con Francesco passeremo delle stupende serate a chiacchierare, scherzare e raccontarci di tutto e di più. 11/11 Giornata totalmente dedicata al mare. Evitiamo l’affollata spiaggia del giorno prima e ci spostiamo nell’ampia zona a sud della città vicino alle partenze dei traghetti per Isla Cozumel. Si sta da favola, mare calmo e limpidissimo, palme ombreggianti, poca gente. In serata al tramonto, sorseggiamo due ottimi margaritas al ristorante sul mare, per la modica cifra di 192 pesos (di solito con poco più di 200 cenavamo). Alla faccia. Serata di shopping.
12/11 Tulum – Playa Paraiso – Cobà Ci organizziamo il giro per le rovine di Tulum. Taxi collectivos fino a Tulum e poi a piedi dall’incrocio della strada principale sino alle rovine. Qui prendo la prima fregata del giorno: il tassita invece di darmi il resto per i 70 pesos concordati, me ne frega 10 e riparte di corsa. Va bene, proseguiamo. Visitiamo le rovine che sono particolari solo perché in riva la mare, ma niente di che se confrontate con quelle viste sino ad ora. Comunque meritano ugualmente una visita. Usciti dal sito dobbiamo andare a Playa Paraiso e dico a Stefy che dobbiamo ritornare indietro sino alla Avenida Tulum, e proseguire per 3 km a piedi rientrando verso la costa (letto da nota di turisti su megustacancun). Lei perplessa mi fa notare che proprio accanto alle rovine c’e’ la strada costiera. Seconda cavolata del giorno. Dopo aver fatto 200 mt sotto il sole cocente chiedo a un locale che dà ragione a Stefy. Torniamo alle rovine e prendiamo la costiera che dopo 800 mt arriva a Playa Paraiso. Un vero incanto. Acqua trasparente, palme e sabbia bianca accecante. Bisognosi di vitamine acquisto della frutta dei venditori di spiaggia. Seconda fregata del giorno: 40 pesos per ogni bicchiere di frutta, e dopo 30’ scopro che lo vende a degli israeliani a 25 pesos. Mi incavolo col venditore che si sente in evidente imbarazzo e non sa che dire…Ma intanto mi ha buggerato! Pirla che sono. Decido che per oggi ne ho abbastanza, e che questo lato del Messico non è di messicani ma di truffatori che hanno capito come marciarci sopra col turismo di massa. Stessa cosa si sente palpabile nei vari negozi di Playa del Carmen. Torniamo a noi. Ci attardiamo a parlare con una coppia di Vicenza e mi accorgo che stiamo perdendo il pullman per Cobà. Raccogliamo le nostre cose e, preso un taxi ci facciamo portare sino alla fermata a 3 km. Dalla spiaggia. Il tassista si offre di portarci a Cobà per 200 pesos (41 km). Cerco di trattare per 100 ma niente da fare. La fermata del pullman è attaccata alla fermata di tutti i tassisti in sosta e veniamo assillati dall’invito a farci portare a Cobà da loro, con la scusante che l’autobus non passa più. Ci chiedono 250 pesos e a questo punto dico loro se pensano che sia scemo. Trattiamo ma meno di 230 niente. Li allontano in malo modo. Decidiamo di fare autostop, il sole è cocente ed sono le 14. Decidiamo che se entro un quarto d’ora non troviamo passaggio ritorniamo col collectivo a Tulum. Inizia a ronzarci intorno una coppia di tassisti in auto. Dicono che il pullman costa 120 pesos (10$) e che non faremo in tempo a vedere il sito. Gli mostro la guida LP per fargli vedere che il prezzo è di 50 pesos. Alla fine estenuati (loro, i tassisti), decidono di accettare per 60 pesos (in due). Non vorrei ancora accettare ma Stefy mi scalcia; questiono un altro po’ col capo tassisti e gli dico che sarebbe una questione di principio, e alla fine saliamo ben felici di averla vinta noi questa volta. Arriviamo a Cobà in meno di mezzora, e sicuramente se avessimo atteso il pullman difficilmente saremo riusciti a vedere completamente il sito. Noleggiamo le biciclette (30 pesos l’una) e giriamo per i sacbè del sito immerso nella vegetazione e ricco di presenza di stele evocative di figure regali. Vediamo anche la stele del calendario maya (non segnalata su LP). Al termine giungiamo al top del sito: la piramide Nohoch Mul ed incredibilmente si può salire. Non ci perdiamo d’animo e saliamo i consumati scalini che portano all’altezza dei 42 mt. (è la seconda piramide più alta dello Yucatan dopo quella di Calakmul. Dall’alto la vista è eccezionale e siamo appagati anche da un tramonto stupendo. Riscendiamo di corsa per non perdere l’autobus del ritorno. All’uscita del sito facciamo conoscenza con due ragazzi Craig e Peggy (lui di NY lei di LA). Gli chiediamo un passaggio sino a Tulum e acconsentono di buon grado. In auto conversiamo un po’ e scopriamo che Peggy, oltre a essere bellissima, è anche molto ricca, e usa questa sua fortuna per girare il mondo. Lo sta facendo da quattro anni e mezzo ininterrottamente!!! Beata lei. Arriviamo a destinazione rapidamente e da lì prendiamo il collectivo per Playa del Carmen (stavolta al prezzo corretto di 70 pesos). Ormai è sera ed è ora di cena. Evitiamo accuratamente l’esosa 5 Avenida e scopriamo un buon ristorantino in calle 4 norte (tra la 5Av e la 10Av): La Kalaka. Prezzi onestissimi (mai più di 230 pesos), ci verremo per 3 sere consecutive). Serata in passeggiata in 5 Avenida e poi in chiacchiere sino a tardi con Francesco.
13/11 Puerto Morelos Vista la ‘calca’ di Playa decidiamo di andare a Puerto Morelos. Prendiamo il bus dalla stazione ADO in direzione Cancun e scendiamo all’incrocio per Puerto. LP segnala la necessità di prendere il taxi per fare i 2 km, ma abbiamo il dente avvelenato con questi scrocconi. Quindi decidiamo per il bus cittadino che passa ogni 15/20 minuti (4 pesos). In un attimo siamo in spiaggia. Il paese è molto piccolo, tante villette, spiaggia ampissima, gente zero. Il mare non è proprio limpidissimo per la presenza di alghe…Ma non ci interessa. E’ il posto ideale per prendere la lancia per andare alla vicina barriera corallina a fare snorkelling. Ci ‘accampiamo’ sotto una palma e ci godiamo la giornata. Verso le 16 ci avviamo verso la piazzetta, decisi ad andare al mercato artigianale. Sono pochi negozietti in palapas di legno. Qui conosciamo Mauricio Soriano, che costruisce e vende tra le migliori amache dello Yucatan. Ci eravamo innamorati di una bellissima amaca in juta tutta frange, costo 1200 pesos (in trattativa 1000), ma le dimensioni e il peso di 5 kg ci hanno fatto desistere (in considerazione della fiscalità nel controllo peso bagagli che non deve superare i 20 kg.). Decidiamo di acquistare una meno grande e senza i legni di supporto a un ottimo prezzo. Rientriamo sempre con il bus cittadino (pieno di muratori che vediamo portarsi a casa gli attrezzi da lavoro, e qualche mariachi). Serata a Playa 14/11 Ripetiamo la giornata di mare al porto per Cozumel. Serata in passeggiata per la 5 Avenida. Al ritorno ci attardiamo ad aspettare Francesco che è andato a prendere Beatris all’aeroporto, ma Stefy è cotta e resto solo ad attenderlo. Arrivano e conosco finalmente Beatris, sembra più spagnola che messicana, simpatica, amichevole e bella anche lei. Mi invitano a cena ma avendo già mangiato decido di accompagnarli. Mi fanno conoscere i proprietari di un ristorante in 5 Avenida, Casa Mediterranea, gestito da una coppia di Padova, ambiente molto ricercato e fine e ottima cucina italiana.
15/11 Isla Mujeres Oggi lasciamo Playa del Carmen per tornare nella più tranquilla e piacevole Isla Mujeres. Salutiamo Francesco e Beatris e prendiamo il pullman per Cancun. Arrivati in stazione ADO facciamo già il biglietto aperto per il 18/11 Cancun-Aeroporto, per il rientro. Chiedo per curiosità a un tassista la tariffa e alla risposta di 50 pesos dico ‘no grazie’, neanche tratto (20 giorni prima avevamo pagato 30 pesos). Chiediamo da dove parte il bus per Puerto Juarez. Attraversiamo la strada (fermata MC Donald) e subito arriva il bus cittadino che con soli 12 pesos in due ci porta in un baleno alla partenza del traghetto. Alle 11 salpiamo e alle 12 abbiamo già trovato la camera presso l’hotel Bellmar in av. Hidalgo. Camera ampia, letto immenso, doppio terrazzino, alla cifra di 1140 pesos per 3 notti. Trascorriamo il pomeriggio al mare cercando di godere sino all’ultimo questi ultimi giorni.
16/11 Stanotte ha diluviato e la giornata è pessima. Proprio ora che la vacanza sta finendo. Chiediamo informazioni agli isolani e ci dicono che con vento da nord il maltempo dura non meno di 42 ore. Che fortuna! Ma speriamo nella provvidenza. Che facciamo nell’isola visto che l’abbiamo già visitata tutta? Una cosa ci manca, l’Hacienda Mundaca. Prendiamo il taxi e ci facciamo portare a questa specie di zoo. Beh facevamo meglio a starcene a bere cervezas in centro. Gabbie con qualche scimmia ragno irrequieta e visibilmente impazzita, due coccodrilli dormienti, un’iguana anch’essa in catalessi, qualche cinghialino, un pitone rintanato, tutto il parco molto sporco e poco curato, del giaguaro indicato su LP nemmeno l’ombra (dicono sia morto tant’è che la gabbia è aperta e abbandonata), e stesso discorso per i cervi fantasma. Una delusione. Rientriamo in downtown per gli ultimi acquisti. Ho voglia di Aragosta e dopo essermi informato ci viene indicato il ristorante Picus al porto come il migliore dell’isola. In effetti, abbiamo cenato bene e pagato poco. Se domani persisterà il brutto tempo abbiamo già deciso di fare gitarella in giornata a Valladolid.
17/11 Ci alziamo presto, è ancora bruttino, e quindi ci avviamo al porto per prendere il traghetto. Siamo indecisi perché vediamo un po’ di chiaro verso nord. Decidiamo di rimanere ed è la scelta giusta perché alle 9:30 esce il sole. Cerchiamo di non lasciarci scappare l’ultima abbronzatura e gli ultimi giorni di caldo prima del freddo inverno di casa nostra. In serata, oltre ai soliti acquisti, facciamo scorta di peperoncini vari al supermercato. Ceniamo e poi ci sollazziamo con 2 mojtos e un buon rum Matusalem Anejo. 18/11 Ultimo giorno. Stasera si riparte. L’hotel non ci concede la camera per docciarci stasera quindi ci procuriamo dosi di salviettine umidificate per toglierci almeno il salso. Il sole è fioco e va e viene tra le nuvole. Non possiamo mancare l’ultimo bagno, anche se l’acqua è freddina ne vale la pena. Trascorriamo in spiaggia le ultime ore di questa meravigliosa vacanza che ci ha dato tantissime soddisfazioni e che ci ha fatto conoscere gente meravigliosa.
Sono le 16, recuperiamo i bagagli e ci avviamo al porto. Niente taxi, si va di collectivos per la stazione ADO. Il tassista è un pazzo e con il pulmino stracarico scorrazza per le strade di Cancun Ciudad come un pilota di formula uno. Siamo alla stazione, bus per l’aeroporto ed è finita. L’aereo parte alle 00:55, abbiamo modo di fare conoscenza con altre persone e di scambiarci qualche episodio delle nostre vacanze. E’ finita, si ritorna. Questi 21 giorni sono trascorsi velocemente, sono stati giorni pieni, intensi, a volte un po’ ardui e faticosi, ma ne è valsa la pena. Viva Mexico.