Messico, viaggio itinerante nella penisola dello Yucatan
Indice dei contenuti
1° giorno: Italia-Cancun
2° giorno: Cancun – Ek Balam – Valladolid – Chichen Itzà
3° giorno: Chichen Itzà – Mérida
4° giorno: Mérida – Uxmal – Campeche
5° e 6° giorno: Campeche – Palenque
7° giorno: Palenque – Chetumal – Bacalar
8° giorno: Chetumal – Playa del Carmen, dove sostiamo 4 notti
12° e 13° giorno : Playa del Carmen – Isla Holbox
14° giorno: Isla Holbox – Cancun
15° giorno: Cancun – italia
In particolare, i primi tre giorni abbiamo macchina e hotel prenotati con Alpitour per usufruire del volo charterizzato, da Merida in poi noleggiamo noi un auto con Hertz e abbiamo soggiornato in hotel prenotati in Italia da noi.
1° giorno: Italia – Cancun
Partiamo con un volo Neos da Fiumicino alle 8.30 effettuando uno scalo tecnico a Milano per far salire altri turisti e arriviamo dopo 13 ore a Cancun.
In Italia sarrebbe già sera, a Cancun invece sono le 14, quindi siamo un po’ frastornati. Come se non bastasse, in fase di atterraggio ci avvertono che il tempo a terra è piovoso. Siamo un po’ scoraggiati, ma la vacanza ha ritmi serrati e quindi andiamo senza indugi all’autonoleggio indicato sul voucher di Alpitour, Executive Car Rental, ma scopriamo di avere un errore sul voucher dell’agenzia di viaggi e dopo diverse peripezie scopriamo di doverci recare invece all’Avis. Pensiamo che le nostre disavventure siano finite, invece ci dicono che l’agenzia ha effettuato la prenotazione con il ritiro e la riconsegna a Cancun (che invece doveva essere a Merida) e pertanto sborsiamo subito così 375 dollari per poterla riportare a Merida, soldi che poi la Alpitour ci ha rimborsato subito, grazie anche all’assistenza della nostra agenzia di viaggi. Molto stanchi e arrabbiati, ci dirigiamo verso l’hotel sotto una pioggia torrenziale, e siccome non ci va nemmeno di estrarre il navigatore su cui abbiamo scaricato la pianta del Messico, ci perdiamo per una mezz’ora. L’hotel, che è il Radisson, nel centro di Cancun e non nella zona hotelera, devo dire, era meraviglioso, con una piscina enorme e ci è dispiaciuto molto non poterla usare a causa della pioggia. Compriamo un panino da MC Donald’s l’unica cosa vicina e poi a nanna, piove tutta la notte e il giorno dopo in reception ci diranno che si tratta di una vera e propria tempesta tropicale… L’inizio non è stato dei migliori!
2° giorno: Cancun – Ek Balam – Valladolid
Nonostante la pioggia continui a scrosciare, partiamo verso le 6 del mattino. Impostiamo il navigatore per Ek Balam, scegliamo di fare la strada libera, col senno di poi lo sconsiglio, è meglio l’autostrada, costa poco, non ha topes (i detestabili dossi messicani) e soprattutto non rischi di andare a finire in strade sterrate tra paesini sperduti nella giungla dove forse non hanno mai visto un turista! Invece di 2 ore previste, ce ne mettiamo 4.. ma il sito maya di Ek Balam è molto bello e finalmente ha smesso di piovere! Le rovine sono poco turistiche ed è molto piccolo rispetto ai seguenti siti che vedremo, ma questo ci da la possibilità di avvicinarci alla cultura maya in modo diverso e per gradi. Il sito si gira in un’oretta con la guida, la quale ci spiega la storia della città, le abitudini dei maya e la storia delle famiglie che governarono questa città. Gli edifici più interessanti di questo sito sono l’osservatorio astronomico e l’abitazione dei governatori, anche se il tetto è stato rifatto ultimamente, infatti è di paglia. Qui si può salire ovunque, anche se le scalinate sono particolarmente inclinate! Successivamente, ci dirigiamo a Valladolid dove facciamo una breve passeggiata mentre cerchiamo dove mangiare. Alla fine ci fermiamo in un ristorante di cui non ricordo il nome proprio al lato della cattedrale, peraltro molto imponente e affascinante, dove per due piatti giganti con tacos, verdure, carne e una ciotola di patate con formaggio paghiamo poco più di 10 euro in due ed è tutto buonissimo!
Per il pomeriggio decidiamo di andare al cenote Dzitnup, vicino a Valladolid, la cui entrata costa circa 4 euro a persona. Questo è un cenote chiuso, cioè che si trova sotto terra tipo grotta e sopra la luce entra da uno spiraglio in mezzo alla roccia, è infatti molto buio e pertanto hanno messo delle luci azzurre e rosa che rendono il tutto molto scenografico. Qui si può fare il bagno e anche snoerkeling, ma a dire la verità i pesci sono pochi ed è talmente buoi che appena ci si allontana dalla luce artificiale non si vede molto. Però l’ambiente è suggestivo, sul soffitto il cenote è abitato da una colonia di pipistrelli che fa un gran trambusto! Dopo il bagno decidiamo di raggiungere l’hotel Chichen Itzà, nell’omonimo paesino che, a parte il famosissimo sito Maya, non ha niente di niente di interessante, tutt’altro di ciò che mi aspettavo! Credevo fosse un posto molto turistico, invece sembra un classico paesino messicano, con le “casette” colorate, cani randagi in mezzo alla strada, gente ovunque, musica a volume improponibile… Riusciamo a fare una mezz’ora di piscina, ma poi ricomincia ad annuvolarsi e pertanto decidiamo di rimanere a berci una pina colada in hotel e di cenare anche nel ristorante interno, che propone piatti internazionali e messicani. I prezzi sono leggermente più alti che nei ristoranti fuori.. ma il tempo è veramente pessimo per uscire!
3° giorno: Chichen Itzà – Merida
Stamattina ci possiamo alzare un po’ più tardi in quanto siamo a 800 m dal sito di Chichen Itzà e quindi ci concediamo anche una colazione un po’ tranquilla! Ordiniamo sempre al ristorante dell’hotel pane tostato con marmellate e pancakes con marmellate e sciroppo d’acero con succo di frutta all’ananas, che viene fatto proprio con l’ananas fresca frullata!
Arriviamo al sito archeologico 20 minuti dopo l’orario di apertura e c’è pochissima gente, per fortuna. Capiamo successivamente che il sito comincia a riempirsi verso le 12 (orario in cui tra l’altro ci si scioglie letteralmente per il caldo e l’umidità) in quanto giungono, dopo circa 3 ore di viaggio, tutti i pullman che partono dalle località costiere per le escursioni a Chichen in giornata.
Quindi il mio consiglio, ovviamente, è di essere lì per l’orario di apertura, in modo da evitare la ressa, avere foto senza persone davanti e non crepare di caldo.
Chichen Itzà fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco e pertanto è vietato salire sulle Piramidi; inoltre, qui, occorre pagare un primo biglietto di entrata al sito e un altro per la quota governativa ( se non ricordo male 57 pesos per uno e 57 per l’altro). Le guide che ti tampinano sin dall’entrata sono piuttosto costose e hanno un listino ufficiale pubblicato nelle biglietteria, ma ovviamente si può contrattare o dividere con altri turisti.
Ma dato che noi abbiamo una guida della Lonely con noi e non ci va né di spendere 500 pesos, né di aspettare turisti italiani (al contrario di quanto si pensi non ci sono così tanti turisti italiani o comunque si concentrano nelle località costiere e quindi il 90% di loro arrivano a tarda mattina), entriamo senza guida.
Questo è l’unico sito dove non prendiamo la guida, forse è stato un peccato, ma comunque occorre dire che Chichen è molto turistica e quindi si trovano anche spiegazioni davanti agli edifici (non in italiano) e con una buona guida cartacea si può fare.
Ovviamente l’edificio più interessante è “El Castillo”, che non è eccessivamente imponente, però ti fa subito venire in mente tutte le immagini che hai visto su riviste, cartoline, libri… e quindi per questo è emozionante! So che a certi orari organizzano delle visite guidate all’interno, ma ho letto che i cunicoli sono molto stretti e claustrofibici, quindi non approfondisco.
Foto a raffica, poi proseguiamo a destra verso il Tempio delle Mille Colonne, che mi piace moltissimo; per gli appassionati di fotografia sarà uno scenario meraviglioso!
A sinistra del Castillo invece c’è un enorme campo della pelota, il più grande di tutti i siti che abbiamo visto, se non ci fossero gli anelli in alto non si capirebbe nemmeno cosa sia.
Il gioco prevedeva che due squadre di 7 giocatori ciascuna dovessero tirare una palla di resina dentro un anello posto in alto, ma senza l’uso delle mani. Non si è ancora capito bene se la squadra perdente o quella vincente venisse sacrificata agli dei. Lungo tutto il campo si intravedono ancora dei bassorilievi raffiguranti anche alcune scene di sacrificio, anche se ovviamente sono molto rovinate.
Dietro al castillo parte un sentiero che attraversa la giungla e porta alla seconda parte del sito archeologico; Poco dopo si può vedere l’altare utilizzato per le offerte agli dei e quindi anche per i sacrifici e proprio accanto si trova un cenote totalmente immerso nella vegetazione, quindi si scorge appena, dove, le leggende narrano, venivano gettati anziani, bambini con problemi fisici e mentali, ragazze vergini.. come sacrificio.. però questa cosa mi lascia un po’ interdetta..
Camminando ancora si giunge fino ad un prato grandissimo e molto curato con anche panchine e un chioschetto dove si trova l’osservatorio astronomico, imponente e abbastanza ben conservato, alcuni templi e altari, di cui non ricordo tutti i nomi perché ve ne sono moltissimi.. alcuni però ci tengo a dire che sono davvero meravigliosi, tutti decorati… e infestati dalle iguane, carinissime! Però attenzione, perché qui sono molto paurose quindi fate in silenzio se volete avvicinarvi perché scappano subito. Senza guida posso dire che per girare tutto il sito ci abbiamo messo circa 3 ore e mezza.
Ovunque troverete banchetti di locali che vendono souvenir per tutti i gusti, è una cosa molto turistica però sono collocati in postazioni lontane dagli edifici di interesse culturale e “fotografico”, loro sono anche un po’ insistenti, ma per me i messicani ( a parte la polizia) sono un popolo meraviglioso, a me sono piaciuti moltissimo, sorridenti, dignitosi, senza pensieri. E anche il loro artigianato è stupendo per me, noi compriamo calamite di arenaria, una riproduzione del Castillo 15 cm x 15 di altezza e lui ci regala altre calamite… per pochissimi pesos!
Terminata la visita, siamo praticamente da strizzare. Per i più temerari, a un paio di ore si trova Rìo Lagartos, una laguna con fenicotteri e altre specie di uccelli, un ecosistema sicuramente interessante, ma noi non ce la possiamo fare a deviare e perdere un intero pomeriggio, pertanto rinunciamo, ma per fortuna riusciamo a vedere una cosa molto simile giorni dopo a Isla Holbox, per fortuna, perché merita!
Quindi viaggiamo verso Mérida, dove arriviamo dopo un’oretta e mezza di autostrada. Mérida è una vera e propria città, incasinata, trafficata, piena di gente (pochi turisti) e con casupole orrende. Subito non mi fa una grande impressione.. Raggiungiamo abbastanza facilmente l’hotel “Residence”, l’ultimo prenotato con il pacchetto Karambola e questo devo dire che si rivela di livello un po’ inferiore ai precedenti, condizionatore vecchio e rumoroso, bagno piccolino, zona rumorosa, cibo non molto buono, tovaglie macchiate, piscina microscopica (non che mi interessi particolarmente, però se la metti, mettila almeno un po’ decente!), wi fi pessimo… il personale è molto cordiale in compenso!
Dopo un breve riposino, usciamo per cercare un locale tra quelli recensiti su tripadvisor, però uno è chiuso a pranzo e l’altro non lo troviamo… quindi ci fermiamo in un posto che da fuori mi ispira perché tutto arredato tipo “nave” (ma non ricordo il nome!) ed entrando vediamo che ci sono un sacco di messicani… buon segno!
Noi però ci facciamo mettere in un tavolo con l’aria condizionata perché senza davvero è impossibile, solo chi vive là può sopportare un’umidità del genere!
Mangiamo ottimamente spendendo come al solito una fischiata, carne, tacos, patate dolci e patate rosse, con porzioni giganti!
Il personale è meraviglioso, adoro questa gente!
Decidiamo di aspettare almeno le 16 perché il caldo è insopportabile per fare un giro in città e iniziamo con una passeggiata lungo il Paseo de Montejo, un viale enorme ispirato agli Champ Elysee parigini, qui ci fermiamo a rinfrescarci con una bibita all’Irish Pub, molto bello e di sera dev’essere davvero carino.
Lungo questo viale vediamo gli alberghi di lusso, con piscine sui tetti, ristoranti con vetrate e marmo, edifici delle amministrazioni pubbliche e musei.. però di realmente interessante nulla, quindi dopo circa un’ora andiamo in centro e vediamo la cattedrale e le vie cittadine brulicanti di negozi e di gente e finalmente troviamo anche un money exchange con il cambio a 16.99! Ottimo!
Ci facciamo abbindolare da un ragazzo gentilissimo che dice di studiare all’università e ci vuole portare al mercato equosolidale messicano, scopriremo che tutti i turisti che sono passati per Mèrida cadono nella “trappola”, alcuni comprano, altri no; noi no, perché seppure gli oggetti siano tanti e di ottima fattura, i prezzi sono altissimi! Occorre dire, a onor del vero, che un cappello panama come quelli io in giro per lo yucatan non ne ho più visti e pertanto nonostante costi un tot (dai 35 euro in su) se veramente lo volete originale e artigianale forse ne vale la pena.. ci sono coperte messicane meravigliose che partono dai 100 euro per una piazza e mezzo, borse di paglia intrecciata a partire da 25 euro, statuine Maya di onice, arenaria e pietre varie dai 20 euro in su.
Anche se non siete interessati è comunque un bel posto da vedere, potete anche contrattare sui vari prezzi, però per noi erano comunque troppo costosi.. quindi se avete un budget ridotto e non sapete dire di no.. evitate!
Stanchissimi, per la cena decidiamo di rimanere nel ristorante dell’hotel, ma il cibo è quasi pessimo… come anche la colazione del giorno successivo!
4° giorno: Mérida – Uxmal – Campeche
In pochissimo tempo raggiungiamo il sito archeologico di Uxmal. Io tra Uxmal e Palenque non saprei proprio decidere.. sono molto diversi e intanto vado a spiegare le bellezze di Uxmal. Intanto qui decidiamo di dividere la guida con una coppia di ragazzi italiani per risparmiare un po’ perché anche qui tra il biglietto del sito, quello governativo e la guida abbiamo speso un patrimonio (sempre secondo canoni messicani ovviamente..). La piramide che si erge all’entrata è davvero maestosa, è vietato salire, anche perché un po’ pericolante, ma domina davvero tutto. Uxmal mi è piaciuta perché conserva ricchissime decorazioni e simboli della cultura Maya: i serpenti, gli uccelli, i giaguari, i guerrieri, i sacerdoti… tutte le facciate dei palazzi sono completamente ricoperte di stucchi e bassorilievi, alcuni ottimamente conservati, altri un po’ diroccati, ma anche questi contribuiscono a creare un senso di storia e di passato glorioso. La guida è molto precisa e si sofferma a spiegare tutti i significati dei vari simboli (per alcuni bisogna avere una forte immaginazione); attraversiamo uno spiazzo erboso dove viveva il clero e dove venivano organizzate danze e anche ovviamente sacrifici e dove il governatore poteva avere una posizione prediletta, di fatti esiste ancora il trono da dove poteva godere degli spettacoli. Uxmal aveva un grande problema idrico, di fatti si suppone che la città possa essere stata abbandonata proprio in conseguenza alla scarsità di acqua della zona e quindi si possono ancora vedere alcuni stratagemmi per la raccolta dell’acqua e per la sua conservazione. L’ultimo edificio interessante del sito è un’altra piramide dove si può salire e qui raggiungiamo la vetta, perché la vista è stupenda e poi perché da su ci si accorge della pendenza della scalinata.. di fatti è molto pericoloso scalare queste piramidi, se poi si soffre di vertigini.. quindi anche le guide consigliano di scalarle di traverso oppure sporgendosi un po’ in avanti tenendosi con le mani al gradino superiore, perché perdere l’equilibrio è un attimo, non vi sono altri modi per reggersi e non c’è personale autorizzato che tiene sotto controllo la situazione… quindi occhio!
Terminata la visita, in un caldo indicibile, decidiamo di andare verso un cenote immerso nell’assoluto nulla e dal nome impronunciabile, tipo Xcancharché… i locali però sanno dov’è quindi fin dove c’è civiltà potete usare un navigatore, poi chiedete!
Dopo circa 2 km di sterrato in mezzo alle sterpaglie la strada finisce in un piccolo spiazzo con una scalinata tutta incorniciata dalle radici di un albero maestoso.
E’ importante dire che qui il cellulare non ha segnale, si è fuori dal mondo e la strada è molto molto dissestata quindi: prima cosa procedere molto lentamente, secondo avere sempre con sé il necessario per cambiare una ruota. Noi siamo stati sul punto di lasciar perdere, ma era impossibile persino effettuare una manovra di inversione e quindi siamo arrivati… ma quando ci penso mi dico che secondo me siamo due scemi. La scaletta, inutile dirlo, è davvero poco rassicurante, ma al massimo si finisce nell’acqua.. certo con una reflex da mille euro al collo non è il massimo della vita… quindi attenzione!
Qui al contrario di Dtzinup la scaletta termina in una piccola piattaforma due metri per due e quindi non si può fare altro che buttarsi. IO decido di non tuffarmi perché è davvero complicatissimo anche solo spogliarsi, il mio compagno invece si tuffa con un po’ di resistenza perché l’acqua è gelida.. un po’ lo invidio perché sono sudata in modo osceno..
Dopo questa sosta proseguiamo per Campeche e alloggiamo al Bambù Ka’nah Hotel, fuori dal centro storico, ma in posizione abbastanza tranquilla. Il personale è abbastanza cordiale, la stanza è pulitissima ma molto piccola, il wi-fi funziona solo nella hall. Decidiamo di trascorrere la serata nel centro storico, patrimonio dell’umanità dell’Unesco: di fatti è un gioiello! Casine coloniali coloratissime, localini dove bere qualcosina o mangiare un boccone, ristoranti eleganti, stradine ciotolate, fontane, cinta murarie e una cattedrale stupenda che da su un parco dove si trova un chiosco e qui decidiamo di mangiare (dato che i prezzi sono un po’ alti nei locali). Io prendo tacos di mariscos cioè con i gamberi e la solita pina colada: buonissimi!
Lo scenario della cattedrale è stupendo e di fianco a noi si sta svolgendo una tipica partita a tombola.. molto simile alla nostra ma ovviamente cambiano i significati dei numeri.. mi piace molto questa scena di vita locale e conservo un bellissimo ricordo di Campeche. La consiglio a tutti come tappa intermedia se ci si deve spostare verso Palenque.
5° giorno: Campeche – Palenque
L’indomani mattina partiamo presto per Palenque (servono circa 6 ore di viaggio) ma becchiamo l’apertura delle scuole che, da una parte, sono anche interessanti, ma dall’altra parte ci innervosiamo un po’ perché le strade sono bloccate e quindi iniziamo a portare un ritardo di circa 40 minuti. Il viaggio, seppure non in autostrada, è abbastanza tranquillo, se non quando si arriva nei passaggi alle dogane tra Campeche e Tabasco e tra Tabasco e Chiapas. In particolare ad Escarcega c’è un mega posto di blocco che ci creerà problemi anche al ritorno; qui ce la caviamo con una multa di 35 pesos, al ritorno cercheranno di portarmi via la macchina perché mi dicono che manca un documento dell’autonoleggio, ma pagando e trattando qui si corrompe persino la polizia.. voglio soprassedere su queste disavventure..
Comunque arriviamo a Palenque, che mi sembra graziosissima e penso che la lunga deviazione in Chiapas è stata una buona idea nonostante tutto almeno per le bellezze di Palenque. Pernottiamo alla Posada Aguila Real, dove ci troviamo benissimo, la camera è spaziosa e pulita, il wi fi funziona benissimo, il servizio di lavanderia è velocissimo e le ragazze della reception sono carinissime. Per pranzare o cenare si può andare nel locale a fianco, con 7 euro a testa circa portano dei piatti colmi di cibo buonissimo! Completi di diversi contorni, riso, salse e tacos! Ci andiamo un paio di volte nei due giorni e mezzo che soggiorniamo a Palenque.
Il pomeriggio decidiamo di cercare un’agenzia che organizzi gite a Misol-Ha e Agua Azul perché abbiamo trovato un parcheggio stupendo per la macchina e non la vogliamo spostare, seconda cosa perché abbiamo già guidato molto e siamo un po’ stanchi, terzo perché leggiamo su internet che addentrandosi nel Chiapas non è raro trovare dei posti di blocco fai-da-te dei campesinos locali che tentano di venderti cibo o comunque non ti lasciano passare finchè non lasci dei soldi. Sinceramente questa cosa non ci entusiasma, non per i soldi, che comunque con pochi spiccioli li accontenti, ma proprio perché non ci piace l’idea di trovarci in un posto di blocco da soli. Troviamo un’agenzia che organizza la gita per 200 pesos a testa e dura un pomeriggio intero. Prenotiamo per l’indomani; sgironzolando per Palenque vediamo le pubblicità di un ecoparco, Aluxes, lì vicino di recente costruzione dove ci sono anche i giaguari e quindi decidiamo di andarci con un colectivo (sempre per non usare la macchina). I colectivos sono una sorta di pullmini da 10 persone che costano 20 pesos a tratta e ti fermano praticamente dove vuoi. E’ usato più che altro dai messicani perché i turisti forse preferiscono i taxi ma noi li abbiamo trovati perfetti! Il Parco Aluxes si gira in un paio d’ore e conserva la flora e la fauna endemici del Messico e del centro America in genere. Gli animali sono quasi tutti liberi, cioè separati dai sentieri con barriere naturali, tipo per i fenicotteri e le tartarughe con muretti, per le scimmie hanno usato un lago artificiale, per i coccodrilli e caimani hanno usato dei ponti dove le persone possono tranquillamente passeggiare e via dicendo. Gli unici animali chiusi da vetri sono i giaguari e i serpenti.
In particolare noi abbiamo potuto vedere: giaguari (i felini sono la mia passione), di cui uno nero, caimani e coccodrilli, scimmie ragno, are, pappagalli, ocelot, iguane e lucertole.
Qui si riesce anche a vedere il tucano, che dal vivo è stupendo! Tutti gli uccelli hanno dei colori talmente belli e li si può vedere talmente vicini e liberi che per chi è appassionato di fotografia avrà sicuramente la possibilità di avere scatti meravigliosi. Diciamo che Aluxes non è una tappa fondamentale del percorso, ma se si hanno 2 – 3 ore libere, si amano gli animali o si vogliono vedere da vicino alcuni animali tipici del posto, impossibili da vedere in natura, qui sicuramente troverete quello che cercate!
Per la sera decidiamo di andare da Don Mucho, un ristorante italiano immerso nella giungla dove fanno musica dal vivo. E’ annesso ad un campeggio, qui si trovano tanti giovani, però personalmente, a parte la location che è sicuramente suggestiva, sia la gente sia il cibo non mi sono piaciuti granchè.
Comunque se siete in zona provatelo, si raggiunge in taxi e per il ritorno o aspettate che arrivi un altro taxi oppure ve lo fate chiamare ma solo per la chiamata prendono 50 pesos + il viaggio.
6° giorno: Palenque – Misol Ha – Agua Azul
Stamattina partiamo subito con un colectivo (segnalo che di fronte alla fermata c’è una panetteria buonissima con biscotti e prelibatezze dolci quasi all’altezza di quelle italiane) per il sito archeologico di Palenque. Contrattiamo per una guida e andiamo; il sito di Palenque è meraviglioso perché immerso in una natura così lussureggiante e verde che riempie gli occhi per quanto è bella! Ci spiegano infatti che, al contrario di Uxmal, qui piove spesso pertanto il problema idrico non sussiste. Un altro motivo per cui questo sito mi è piaciuto tantissimo è che si può camminare in mezzo alle rovine e vedere ad esempio un letto maya, che poi non è altro che una pietra enorme molto levigata su cui adagiavano pellicce di giaguaro (povero!), oppure un water maya, cioè sostanzialmente due pietre impilate con un buco al centro… ma il senso di storia che si respira è unico! Qui inoltre sono stati portati alla luce alcune pitture maya che al tempo riempivano tutti i palazzi della città… ormai i resti delle pitture sono talmente pochi che non si può far altro che immaginare lo spettacolo che poteva essere al tempo.
Si prosegue sempre in mezzo alla giungla così da vedere anche la vegetazione che è stupenda: banani enormi, uccelli del paradiso e piante colorate.. Inoltre anche qui l’artigianato si trova in tutti i banchetti lungo i percorsi. Noi compriamo una stampa su pelle di circa 25 cm x 35 cm tutta colorata in gialle – rosso – blu raffigurante il calendario Maya.
La guida spiegherà senz’altro il funzionamento del Calendario: i Maya avevano anch’essi 365 giorni, ma suddivisi in più mesi rispetto ai nostri; in particolare, mi ha incuriosita l’esistenza del mese della sfortuna, composto da soli 5 giorni, in cui ovviamente i sacrifici agli dei erano all’ordine del giorno. Si arriva al tempio dell’Indovino, qui decidiamo di salire con fatica, il panorama è meraviglioso e ne vale la pena. Se avete ancora un’ oretta circa disponibile vi consiglio di proseguire la gita in mezzo alla giungla, attraverserete una cascatina, un ponte (tanto è tutta in discesa… ) fino ad arrivare al museo del sito archeologico. E’ piccolo, ma custodisce bellissimi e interessanti reperti Maya, tanto il prezzo è compreso nel biglietto di entrata. In particolare potrete vedere manufatti, gioielli e copricapi, decorazioni di arenarie, statue, un plastico con la ricostruzione della città originale di Palenque, e in ultimo la star del museo: il sarcofago del governatore di Palenque, meraviglioso, enorme, tutto decorato e quasi perfettamente conservato! E’ un po’ difficile fotografarlo, un po’ perché la stanza è piccola, non si può usare il flash, quindi diciamo che forse senza una reflex diventa complicato, comunque vi assicuro che non servono foto, vi rimarrà impresso nella memoria! In tutto, sito e museo, ci abbiamo messo circa 3 ore e mezzo per visitarlo. Dopo un pranzo anticipato verso le 11.45, a mezzogiorno ci viene a prendere l’addetto dell’agenzia per il tour Misol-Ha – Agua Azul. La storia dei campesinos è reale, ma al passaggio di un’agenzia turistica i posti di blocco locali non ci fermano. Il viaggio è così strutturato: 45 min per raggiungere le cascate di Misol Ha, sosta di 45 min per vedere le cascate, 1 ora e mezza, ma essendo strade di montagna anche di più, per raggiungere Agua Azul dove si sosta due ore, poi ritorno. La cascata è carina perché ci puoi passare dietro e raggiungere una grotta, noi arriviamo a metà, ma siamo zuppi quindi decidiamo di tornare indietro. Si può anche fare il bagno nelle zone delimitate dalle corde ma occorre stare attenti alla corrente; se non si fa il bagno, come noi, 45 minuti diventano anche troppi. Mentre andiamo ad Agua Azul comincia a piovere.. inutile dire che non ci siamo per niente goduti le cascate.. non abbiamo fatto il bagno, l’acqua era un colore verde scuro – marrone e diciamo che se a queste cascate togli il colore rimane ben poco.. sono sicuramente belle perché è un sistema di salti d’acqua molto lungo però non ci sono cascate alte, impressionanti e quindi devo dire la visita è stata un po’ deludente..
7° giorno: Palenque – Chetumal – Bacalar
Tappa di circa 5 ore e mezza, dopo la multa-tangente ad Escarcega che dicevo prima, arriviamo a Chetumal, che sembra quasi una città occidentale: centri commerciali, strade larghe, rotonde, concessionari di auto.. si vede che è il capoluogo del Quintana Roo! Arriviamo all’hotel Juliette, molto bello e moderno, parcheggio interno, stanze spaziose, doppio letto matrimoniale, ottima pulizia, condizionatore silenzioso, bagno grande, personale delizioso… veramente un 10!
Approfittiamo del pomeriggio di sole per esplorare la laguna Bacalar, che da casa mi ispirava moltissimo e infatti è una tappa obbligata assolutamente. Chiamata Laguna dei Sette Colori perché ha tutte le sfumature del Mar dei Caraibi è una laguna enorme di acqua dolce, che comprende anche 3 cenote principali. Noi abbiamo concordato un tour privato con un barcaiolo a 300 pesos, che ci ha portato a vedere 2 dei 3 cenote, praticamente si vede proprio la scogliera scomparire per centinaia di metri sotto il mare e l’acqua diventa da celeste a blu scurissimo a causa della profondità, meraviglioso! Successivamente si può decidere dove fare il bagno, noi scegliamo un corridoio d’acqua dove ci dicono passassero i pirati nell’antichità, ma comunque.. qui è bello dappertutto! Ma soprattutto l’acqua è caldissima!
Dall’8° al 12° giorno: Riviera Maya
Partiamo presto da Chetumal perché per raggiungere Playa del Carmen, dove alloggeremo quattro notti e occorrono circa 5 ore. Decidiamo di fare delle tappe intermedie: Mahahual e Tulum.
La mattina verso le 10 siamo a Mahahual, una spiaggia davvero caraibica: sole, mare cristallino e palme! Se accetti di ordinare qualcosa in uno dei baretti sulla spiaggia, hai compreso nel prezzo il parcheggio dell’auto, lettini e sdraio. Decidiamo di ordinare una ricca e poco sana colazione! Il mio compagno pancakes con marmellate e sciroppo d’acero, io waffel con cioccolato e panna montata, più due cocktail giganti di latte e cioccolato! Divino! Mentre attendiamo la colazione non resistiamo e facciamo un bagno meraviglioso e l’acqua è caldissima. La barriera corallina non è lontana, ma non è niente di che, quindi decidiamo di noleggiare una canoa, molto divertente!
Inizia a spiovigginare quindi decidiamo di procedere verso nord, a Tulum. Appena arrivati pranziamo e compriamo un tour che comprende l’entrata al sito archeologico e un giro in barca alla barriera corallina a circa 200 pesos a testa. Il sito è molto meno interessante degli altri e il caldo è opprimente perciò tagliamo molto corto! Andiamo a vedere solo le fortezze a strapiombo sul mare per fare delle meravigliose foto. a metà del tragitto c’è anche una scaletta che porta al mare dove ci si può fare il bagno e poi proseguire con la visita.. solo i troppi scalini mi fanno desistere perché sono le 14 e il caldo è assurdo!
Ci rechiamo a Playa Paraiso per la gita in barca ed è veramente un paradiso!! Mentre aspetto che preparino l’imbarcazione io mi faccio un bagno per ristorarmi poi partiamo. L’acqua è molto mossa e quando ci buttiamo per lo snoerkeling risulta complicato persino nuotare però con un po’ di pazienza si riesce a vedere tutto! Dato che il sole è andato via anche qui, i colori non sono così vivi come dovevano essere ma i pesci si vedono, come i coralli viola, arancioni, i ricci di mare.. ma nessuna tartaruga marina!
Ripartiamo per Playa del Carmen. Il viaggio va benissimo, solo all’arrivo trovare l’hotel Real del Mayab è stato un po’ complicato.. ci abbiamo messo più di mezz’ora!!Ma arrivati, devo dire che è molto carino, con un giardino interno, personale delizioso, camere molto spaziose con doppio letto matrimoniale, solo il bagno è davvero micro… ma contando che abbiamo speso 90 euro totali per 4 notti con colazione ed è a due passi dalla quinta avenida, non ci si può davvero lamentare.
Per tutte le serate andiamo sulla quinta avenida ma non riusciamo mai a percorrerla tutta perché a dire la verità dopo un po’ ci stanchiamo.. è un negozietto dietro l’altro, sempre con gli stessi souvenir, i negozianti sono insistenti, i ristoranti più costosi e di qualità spesso inferiore al resto del Messico.. ci tengo solo a dire che abbiamo mangiato tre volte al Ristorante “La Famiglia” gestito da italiani, non pensate male… dopo 10 giorni di cibo messicano onestamente ci manca il cibo italiano!
Qui abbiamo preso la prima volta pesce (pasta alle vongole e spaghetti allo scoglio, un po’ rivisitati perché in messico ci sono un paio di pesci diversi dai nostri ma ugualmente buonissimi), la seconda la pizza e la terza carne (io tagliata rucola e grana, lui filetto).. tutto ma proprio tutto ottimo! I prezzi sono un po’ alti per la media messicana, ma rispetto all’Italia.. non ci sono paragoni!
Il secondo giorno andiamo con un colectivo a Akumal, meravigliosa! Altro che paradiso terrestre! Decidiamo di non fare il tour di avvistamento alle tartarughe, ma di arrangiarci, almeno per ora.Ottima scelta! Il mio compagno ne vede subito una, mentre io prendo il sole.. ma improvvisamente in 5 minuti viene a piovere e fa un acquazzone assurdo!
Quando smette di piovere forte decidiamo di rientrare in acqua per cercare altre tartarughe e ne troviamo due che brucano alghe sotto di noi! A un certo punto una nuota verso la superficie per riprendere aria e mi passa vicinissima! Poi mette fuori la testolina e se ne va veloce… Mi rimetto a prendere il sole ed ecco che si alza un vento assurdo… decidiamo di tornare a casa prima che torni un altro acquazzone tanto abbiamo visto in totale 3 tartarughe!
Il pomeriggio decidiamo di uscire in spiaggia a Playa del Carmen, è molto grande, con una distesa di resort lussuosi, lettini privati, ogni tipo di servizio e confort.. a me non fa impazzire, essendo nuvoloso l’acqua non rende molto.. insomma per me playa è una buona base perché è molto occidentalizzata, ma per le spiagge nei dintorni si trova di meglio!
L’indomani mattina decidiamo di cercare un cenote, nei dintorni ve ne sono tanti, ma molti a prezzi esorbitanti… ne troviamo uno, Chickin Là, che fa al caso nostro cioè poco turistico.. infatti è deserto! Il parco è composto di 3 cenote: il primo è molto grande, scoperto e si hanno a disposizione delle ciambellone galleggianti per rilassarsi a pelo d’acqua! L’acqua è gelida ma io scivolo sul ciambellone e finisco direttamente nell’acqua! Facciamo anche un po’ di snoerkeling ma di pesci ce ne sono pochi, in compenso il fondale ha una vegetazione particolare, anche molto colorata! Il secondo cenote è parzialmente coperto ed è praticamente adatto solo ai sub perché occorre scendere nelle grotte sotto le rocce, quindi facciamo solo una breve nuotata; il terzo cenote è solo visitabile, ma non balneabile, bello, ma niente in confronto a Dtznup e Xcanchè!
Il pomeriggio è soleggiato e decidiamo di tornare ad Akumal, il mare è molto mosso ma il mio compagno decide di tuffarsi e vede un’altra tartaruga e addirittura riesce a toccarla! Qui è infestato di questi meravigliosi animali!
Per l’ultimo giorno decidiamo di non andare a Isla Cozumel per via del mare mosso e di “ripiegare” su Tulum.. anche qui ci sono i pacchetti parcheggio-consumazione al bar-lettini e noi decidiamo di metterci all’ombra delle palme. L’acqua è mossa ma è molto divertente tuffarsi nelle onde, sempre con la dovuta attenzione! decidiamo poi di fare una specie di brunch al ristorantino con pollo fritto e gamberi fritti con salsine, tutto ottimo! Poi ci facciamo una lunga passeggiata di circa un kilometro fino ad arrivare alla fortezza, facciamo foto stupende, il mare è cristallino, la sabbia così bianca che senza occhiali ti acceca!
L’ultima sera a Playa compriamo altri souvenir, mi compro due coperte messicane stupende con il calendario azteco e maya e diverse calamite.
12°-14°esimo giorno: Playa del Carmen – Isla Holbox – Cancun
L’indomani mattina partiamo per Chiquilà, paese di imbarco per Isla Holbox. Ci impieghiamo, tra una cosa e un’altra tutta la mattina.. forse uno si aspetta di trovare la tipica isola caraibica con mare e spiaggia tipo Tulum, invece siamo rimasti delusi.. i due giorni precedenti ha piovuto a dirotto e quindi l’isola si presenta piena di pozze d’acqua enormi che hanno provocato un’invasione di zanzare assurda.. sull’ isola non si gira in macchina e quindi con una golf car ci facciamo portare al nostro hotel: il Tribu Hostal, carino colorato e proprio sulla spiaggia, personale cordiale e mio compaesano ci dà un sacco di consigli utili per il soggiorno. Proprio su suo consiglio andiamo a mangiare alla Palapa sul Mar, un baracchino con menù molto limitato ma tutto fresco e buonissimo, è gestito da 5 anni da un ragazzo italiano. Proviamo spaghetti con un mollusco di cui non ricordo il nome, ma buonissimo, e un filetto di pesce molto molto buono.
Il pomeriggio lo passiamo in spiaggia, ma la sabbia non ha nulla a che fare coi caraibi e l’acqua… non ne parliamo. Insomma, questa Isla Holbox per quello che mi riguarda non è niente di che se non per il fatto che è uno dei posti da dove partono le barche per l’avvistamento e le nuotate con gli squali balena. Ma dato che lo stesso tour viene proposto anche a Playa, Cancun, Isla Mujeres io consiglierei di andare in questi posti anziché venire fino a Isla Holbox.
Il tour lo facciamo il giorno dopo, costa 60 euro a testa, noi siamo con la Toristica Moguel; occorrono due ore e mezza di navigazione per arrivare e devo dire che il viaggio è logorante.. almeno per chi non è abituato!
Per fortuna dopo un’ora di navigazione vediamo un gruppo di delfini che nuota.. meravigliosi! Purtroppo non li vediamo bene come si potrebbero vedere nei tantissimi delfinari sparsi nella riviera maya.. ma vederli in natura ti fa capire quanto sia importante la libertà per questi animali..
Quando arriviamo nel punto di incontro tra il Golfo del Messico e il Mar dei Caraibi, le onde si fanno grosse e inizia il mal di mare che mi rovinerà abbastanza tutta l’esperienza.. quindi se sapete di soffrirne, prendete una pastiglia perché visto quanto si paga il tour vale la pena goderselo..
Arrivati nel punto giusto, decido di tuffarmi per prima perché sto male.. mi tuffo con la guida perché ho un po’ paura.. ma è stata un’esperienza incredibile! Ho nuotato di fianco ad uno squalo balena, un enorme bestione totalmente innocuo! Tutto intorno un sacco di remore, ma nessuna razza.. pazienza!
Tornata sulla barca mi sdraio sul fondo, vedo che in tanti stanno male, ma soprattutto vedo che ci saranno almeno 20 imbarcazioni con 6 turisti ciascuno e mi sembra che cerchino di mettersi in circolo “chiudendo” gli squali balena all’interno; inoltre le barche sono sempre col motore acceso e gli squali balena per cibarsi del plancton nuotano con la bocca spalancata.. quindi immaginate quanta benzina ingoiano.. insomma questa esperienza è sicuramente unica (solo qui e in australia si può fare), incredibile ed emozionante ma non so quanto sia eticamente ed ecologicamente sostenibile… a ognuno la sua scelta.. io avendolo visto, non so se lo rifarei.
Il tour continua con una mezz’ora di snoerkeling abbastanza deludente. Il pranzo consiste in un ceviche fatto sul momento abbastanza buono servito in barca sulla costa della Laguna Santa Paola, un posto bellissimo! Colori verdi e azzurri, un sacco di pesci particolari, bassa marea per centinaia di metri dove passeggiare e fotografare un ecosistema interessantissimo!
La sera decidiamo di uscire a cena con un ragazzo italiano conosciuto nel pomeriggio e andiamo da Viva Zapata! Io e il mio compagno prendiamo una grigliata da 30 euro in due con calamari, gamberi, granchi e aragosta, il nostro amico una aragosta e spende circa 30 euro con birra e margarita!
Il nostro soggiorno a Isla Holbox è terminato. Il posto non mi ha fatto impazzire sinceramente e ora ci apprestiamo a raggiungere un luogo totalmente diverso: Cancun! Mentre sono a Isla Holbox me ne parlano tutti malissimo, dicendo che sembra di stare in Florida, troppo turistica, niente di tipicamente messicano. Queste dicerie sono vere a metà: sulla costa effettivamente sembra di essere in America ma sinceramente a me non è dispiaciuto, lo skyline dei resort di lusso sul mare è comunque molto di impatto! Inoltre, noi pernottiamo in un appartamento nel centro, lontano dalla zona hotelera e posso dire che non c’è nessun turista, solo messicani! Il pomeriggio andiamo in spiaggia e siccome sono tutte private per i resort non ci rimane che andare in quella libera: mi stupisce! È pulitissima, spaziosissima e l’acqua… turchese!
La mattina seguente è l’ultima… riportiamo l’auto all’aeroporto e ci rimborsano anche una delle multe prese ad Escarcega. Ritorniamo in centro con un bus dell’Ado e torniamo in spiaggia, me la voglio godere fino alla fine, poi purtroppo verso le 14 torniamo in aeroporto per il ritorno in Italia… Facendo un bilancio del viaggio posso dire che sicuramente è uno dei luoghi che una volta nella vita bisogna vedere! E’ un posto con tantissime differenze sociali e culturali.. ci sono città “turistiche”, ma svoltato l’angolo trovi i soliti costumi locali messicani! La gente è cordialissima e sempre pronta ad aiutarvi.
Le strade principali sono in ottimo stato, quindi perfette se si vuole girare in macchina, ma per evitare scocciature (polizia, scaricare la piantina sul navigatore, parcheggi e stanchezza) il servizio dell’Ado funziona benissimo ed è anche economico, i bus sono molto confortevoli, poi si possono usare i colectivos nei paesini più piccoli… ovviamente l’autonomia non è lo stessa.
A distanza di un mese, scrivere di questa terra mi provoca una grande nostalgia e sicuramente mi manca ancora tanto da scoprire… vedremo con il prossimo viaggio!