Messico: Oaxaca, tartarughe e coccodrilli

Andiamo a conoscere lo stato di Oaxaca, archeologia e mare
Scritto da: Gerardo Guida
messico: oaxaca, tartarughe e coccodrilli
Partenza il: 06/08/2010
Ritorno il: 01/09/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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La mia sesta volta nel paese Azteco

Questa volta Paulina ed io abbiamo deciso di incontrarci a Città del Messico, dove tra l’altro, io ho un appuntamento di lavoro, per poi partire alla volta del sud del Paese: Oaxaca e le sue coste, prima di incamminarci verso Fresnillo dove vivono adesso i suoi genitori.

6 Agosto – Partenza da Fiumicino – Il volo

Durante una delle lunghe attese che caratterizzano il viaggio, leggo a scrocco un interessante articolo della rivista “Foreign Affairs”, a proposito di un parallelo tra la Colombia degli anni ’80-’90 ed il Messico odierno rispetto ai problemi della violenza e dei cartelli delladroga (The New Cocaine Cowboys). L’articolo sottolinea fortemente la violenza attuale del Paese, una media di un omicidio ogni 30 minuti! Un buon viatico per chi si accinga a percorrere il Messico in lungo e largo… Atterro e mi ritrovo in un aeroporto a me completamente sconosciuto. Hanno costruito un Terminal tutto nuovo! In questi anni il Messico prosegue a crescere, realizzando sempre nuove strutture, mentre in Italia sembra che si dorma soltanto. Esco da quella specie di palcoscenico che sono gli Arrivi. Si spalanca il sipario della porta a vetri automatica e davanti a me la platea di parenti e amici che scrutano attenti con i loro palloncini in mano e la folla dei commessi con i cartelli Mr. Gordon o Mr. Yamamoto. Tutti gettano il loro sguardo dietro le mie spalle, scartandomi con un “questo no”. Spunta sul mio volto un sorriso leggermente ebete, quello di chi sa che deve ridere ad una barzelletta ma non sa perchè, cerco di incrociare lo sguardo conosciuto che so essere lì ad attendermi. Non lo trovo. Mi guardo meglio intorno. Nulla. Il sorriso rimane ancora sulla mia faccia, fino a farmi male alle guance, mente dentro comincio a temere che ci sia qualcosa che non va. Di sagome e pupille conosciute neanche l’ombra. Comincio disperatamente a girare in tondo, come uno squalo a caccia di prede, per vedere e farmi vedere, senza allontanarmi dalla scena. Senza risultato alcuno. Quando il volto sta per anchilosarsi, ecco Paulina ed i suoi gentili zii!! Per questa volta sono salvo! 7 Agosto – Città del Messico – Murales! Murales!

La giornata la dedichiamo ad una delle cose più belle del Messico: i Murales. Cominciamo dallo Zocalo, una breve affacciata nella Cattedrale, una delle più grandi d’America, pendente da varie parti (come la torre di Pisa), e con al centro un grosso pendolo. Un lungo cavo di acciaio lega al soffitto un peso che punta ad una lastra di marmo dove è indicata, nei vari anni, la sua posizione al cambiare della pendenza della chiesa. Ci avviciniamo incuriositi e notiamo che il pendolo oscilla leggermente. Mi fermo a riflettere un po’. Il pendolo non si muove…. È la chiesa che si muove attorno!!!! A Città del Messico ci sono due o tre terremoti al giorno, tanto piccoli che l’uomo non li avverte, ma un pendolo così grande sì. Proseguiamo visitando il Palacio de Gobierno ed i magnifici murales di Diego Rivera. Per godere al meglio degli affreschi, decidiamo di affidarci ad una guida. Le altre volte che ho visto i murales, mi aveva accompagnato una guida anziana, che ripeteva le cose come un pappagallo, salvo poi scoprire che c’era un servizio di guide, gratuite, fatte da ragazzi con una maggiore compenza e freschezza. Forte dell’esperienza, cerco il servizio gratuito. Niente da fare. Ci accompagna una guida autorizzata. Come apre la bocca per iniziare la sua giaculatoria, un flashback mi fulmina: era sempre lo stesso vegliardo!!! Infatti la sua spiegazione procede con solito farfuglìo nasale, a lunghi tratti incomprensibile. Sembra che stia recitando il rosario. Anche questa volta mi mostra, in quanto italiano, il volto di Garibaldi in un angoletto. Inciso: Appena vedo la faccia dell’Eroe, mi viene in mente un pezzo del libro di Andrea Pinketts (“Lazzaro, Vieni Fuori!”) in cui il protagonista visita un hotel delle sue villeggiature dell’infanzia. L’hotel si chiamava “Antico castello”. Il protagonista lo trova tutto rimodernato, rimane deluso e nota la contraddizione di un Antico castello, rimodernato al suo interno in un Nuovissimo Hotel, e si dice, tra sé e sé, che è come se al restaurare una statua di Garibaldi, gli togliessero la barba. L’affresco di Garibaldi era un volto senza la barba! Chissà cosa ci stava rifilando il vecchio

Terminato il giro dei bellissimi affreschi che raccontano la vita del Messico pre e post Conquista, salutiamo la guida, e troviamo, naturalmente, il gruppo delle guide gratuite… Riusciamo all’aperto per andare alla ricerca di altri murales. Troviamo quelli di Orozco nell’Antiguo Colegio di San Idelfonso. Una bellissima scuola dei Gesuiti, ora Museo, con dei bei murales ironici. Ne approfittiamo per fare una pennichella su una panchina. Un paio di signore, scopa in mano, spazzano uno dei chiostri e rovesciano secchi d’acqua. Questo di scopare e lanciare secchiate d’acqua a terra è uno degli sport più praticati in Messico. Se giocassero a Curling sarebbero campionissimi. Ovunque voi andiate, troverete sempre qualcuno, in genere persone anzianotte, passare e ripassare, scopa in mano, alla ricerca di invisibili nemici sul pavimento. Sembrano le anime in pena di un girone dantesco: vagano lente, trascinando se stesse e l’attrezzo, espiando chissà quali colpe passate. Da ogni negozio che si rispetti, alle ore più impensate, troverete spuntare come da un orologio a cucù, qualcuno con le maniche arrotolate, con un secchio in mano, che con grande soddisfazione, lancia in mezzo alla strada una bella smitragliata di acqua. E’ così frequente, che ho il forte sospetto che sia un qualche rito di origine indigena. Rinfrancati dalla siesta, ci dirigiamo al Museo dell’Alameda che ospita il grande mural di Diego Rivera. Un affresco enorme, lungo dodici 12 metri, dipinto per un hotel e rimosso da li dopo essere miracolosamente scampato ad un terremoto. Per proteggerlo gli è stato creato un museo intorno. Approfittiamo delle comodissime poltrone piazzate davanti al murale per goderci lo spettacolo, e per riposare ancora. Fuori sta cominiciando a piovere. All’ingresso troviamo un gruppetto di italiani. Sono ragazzi e cercano di entrare con lo sconto studenti. Una cosa penosa, il biglietto costa 1 euro!! Per tornare in hotel facciamo una bella camminata sotto l’acqua, senza ombrello.

8 Agosto – Città del Messico – Il Museo

Giornata dedicata al Museo Nazionale di Antropologia. Il museo racconta tutto quello che c’è da sapere sulla vita degli indigeni del Mesoamerica prima della Conquista, e che non avete mai osato chiedere. Finito il lungo giro delle varie e ricche sale, poste a forma di ferro di cavallo, vi rendere conto che c’è tutto un altro piano uguale al primo, dedicato alla vita, morte e miracoli dei numerosissimi gruppi di indigeni ancora presenti oggi in Messico!A fine giornata siamo stanchi morti. L’idea di fare un bel giro in turibus della Città, per conoscere, seduti e semisvenuti, i posti più belli, ci esalta. Ma anche oggi si è annuvolato e piove…. Torniamo in hotel per riposare i piedi gonfi e ci bagnamo ancora (ah quel k-way rimasto a casa!).

9 Agosto – Città del Messico, viaggio a Oaxaca

Le prime due notti all’Hotel Isabel erano andate bene, L’hotel è una costruzione coloniale, abbastanza caratteristica, con soffittoni altissimi e molto colorata, ma con arredamento anni 40. Pezzi e tarli originali. La terza notte, quella tra domenica e lunedì è cominciata con un rombo di tuono alle 2 del mattino. Un maledetto semaforo era all’angolo della strada. Gli autobus urbani, servizio tutto privato, scassatissimi e SENZA marmitta, si sentivano rombare come Formula 1 al semaforo rosso. Appena scattava il verde, essendo la via tutta libera (era il centro, ma a notte fonda totalmente sgombro) l’autista si sentiva il dovere di partire a razzo sgasando a tutto vapore. Ogni 10-15 minuti una partenza di Indianapolis. Alle 3 uno ha pure avuto il coraggio di strombazzare! Dopo la terribile notte è finalmente giunto il fatidico Lunedì. Il giorno in cui devo andare a fare per lavoro la presentazione (il motivo per cui mi sono portato il pesante pc portatile conosciuto come “il travertino”). Tutto va bene ed il pomeriggio siamo pronti per iniziare finalmente la vacanza. Chiediamo misericordia agli zii di Paulina e affidiamo loro il pesante portatile, in modo da liberarcene per il resto del viaggio. Andiamo nella città di Oaxaca, capitale dell’omonimo stato, direzione sud. Sei ore di autobus extra-lusso. I due autisti, prima della partenza si presentano. Lo fanno con un piglio così serio ed esaltato che sembrano due mariachi prima di iniziare lo spettacolo! Le poltrone sono comodissime, un televisore per ogni posto, con la possibilità di scegliere tra 80 film. L’Alitalia, con la sua salvata italianità, tutti questi lussi se li sogna. Arriviamo notte tempo all’Hotel Principal di Oaxaca. Siamo alloggiati al primo piano, raggiungibile con una comodissima doppia rampa di scale posta nel cortile interno, scoperto (e meno male che non piove)

10 Agosto – Oaxaca – Delicatessen

Approfittiamo subito della bella giornata per fare una visita alla città. Andiamo a vedere i mercati per cui è famosa Oaxaca. Ne visitiamo un paio ed in effetti si trova un po’ di tutto. La specialità che impazza sono le cavallette! Le cavallette sono fritte e condite con sale e limone, una delizia. Visto che abbiamo tempo decidiamo di andare a fare una gita a Monte Alban, uno dei siti archeologici più famosi del Messico. Prendiamo un autobus che ci porta fino ad una delle colline che circonda la città. Proprio sul cucuzzolo, si trovano i resti archeologici. Contrattiamo una Guida che condividiamo con altre due famiglie (qua si paga a famiglia e non a persona…) Il sito è stato spianato, con un possente lavoro di movimento terra, da antiche civiltà Olmecas. Poi ha visto una lunga rinascita con la civiltà Zapoteca, ancora oggi presenti e numerosi i loro discendenti in Oaxaca. Tramontati gli splendori Zapotechi sono arrivati i Mixtechi che hanno riutilizzato i templi per le loro tombe. Dopo il dominio Azteco prima e spagnolo poi, la città scompare letteralmente e tale rimane fino alla riscoperta negli anni ’20 del XX secolo. Non si sa molto dei templi, non hanno neanche un nome preciso se non tempio A, tempio B etc. Naturalmente non manca il campo da gioco della pelota, qui giocato nella variante priva degli anelli-canestri. La nostra guida, dal nome tradizionale di Nezahualcoyotl (Coyote affamato), è un vecchio con faccia indigena. Le sue spiegazioni sono molto semplici, a tratti infantili, molto scioviniste. Nel comentare le misteriose figure dei “danzanti”, ci presenta una teoria che non ho riscontrato in nessuna altra parte. Secondo il Coyote, si tratta di modelli per studi anatomici. Della sua visita guidata si salvano soltanto le sue descrizioni botaniche di piante officinali trovate lungo il percorso. Dopo la passeggiata ci attardiamo a godere del bellissimo panorama dall’alto dei tempi sulla valle di Oaxaca.

Per chi ama Italo Calvino, raccomando la lettura del racconto “Sotto il sole giaguaro”, il cui tema è il senso del gusto ed è ambientato proprio a Oaxaca e Monte Alban.

Tornati in città, prendiamo anche oggi la nostra dose di pioggia, prima di arrivare a riposare in albergo. Dopo cena passeggiamo per il centro molto popolato e vivo. La parte più a nord, dove si trova la chiesa di Santo Domingo, è molto ben curata, si vede restaurata da poco e piena, purtroppo, di molti locali à la page. Si vede che sono tenuti da stranieri e per stranieri (molti italiani di qua e di la del bancone). Quanto di più lontano ci si possa immaginare dalle cavallette viste in mattinata.

11 Agosto – Viaggio per Zipolite

Decidiamo che un giorno può bastare per Oaxaca, facciamo una ottima colazione a base di Tamales con mole negro (una specie di polentina condita con una elaborata salsa di chile, cioccolata ed altro, racchiusa ad involtino da una foglia di mais e poi cotta al vapore)

Telefono a Giuliana, la proprietaria di un hotel a Zipolite che abbiamo prenotato per internet. Le chiedo se c’è posto per poter anticipare di un giorno il nostro arrivo. Ci pensa un po’, consulta l’agenda e ci dice sì, c’è posto per voi, venite senza problemi. Poi, su suo suggerimento, andiamo alla stazione degli autobus suburvan della compagnia “Atlantida” diretti a Pochutla. Di lì avremmo dovuto prendere un taxi per l’hotel, “tanto ormai dovrebbero conoscere tutti dove siamo. E poi ci abbiamo messo pure il cartello!” (queste frasi buttate lì mi fanno insospettire), termina Giuliana. La sala di attesa ha un televisore col volume al massimo. Una serie di sedie scompagnate e dei vecchi sedili smontati da un pulmino e usati a mo’ di poltrone completano l’arredamento. Giunta la nostra ora ci fanno entrare nel garage passando per quello che una volta doveva essere il cortile di una casa coloniale, con tanto di qualche colonnetta qui e la. Peccato che fosse in totale abbandono e assomigliasse ad una delle case di Pompei. Ci stipiamo sul pulmino da 14 posti, pronti ad affrontare il viaggio di 260 Km. Sono previste 6 ore di viaggio e proprio non me lo spiego come ci possa voler tanto. La prima tratta è pianeggiate o in leggera discesa. Attraversiamo il paese di Ocotlàn de Morelos, con una bella chiesa blu. Poi in poco tempo arriviamo a Miahuatlan quando manca un centinaio di chilometri alla meta. Qui inizia la vera avventura. Per scavalcare la Sierra Sur, la strada comincia a inerpicarsi per una interminabile serie di tornanti. Dai 1500 metri della valle di Oaxaca, sale, sale fino ad arrivare a San Juan del Pacifico, che a dispetto del nome si trova lontanissimo dal mare e a 2500 metri. Di qui scende verso l’oceano in tre ore di penosi tornanti. Il paesaggio della Sierra è molto bello. Tantissimi pini e altri alberi verdissimi. Strapiombi e tornanti. Peccato per la nebbia che ci fa solo intravvedere quello che deve essere un paesaggio grandioso Gli ultimi km sono un calvario. Il pulmino viaggia a 30-40 km/h ondeggiando come una caravella nel mare in tempesta. Vedo spuntare dal finestrino di un pulmino che ci precede una mano pallida che abbandona in strada un sacchetto di carta. Sembra pieno… Di cosa immaginatelo voi. Arriviamo a San Pedro Pochutla. Finalmente! E’ un paese brutticello, lontano qualche chilometro dal mare e capoluogo delle frazioni marine, nostra meta. Contrattiamo un taxi e ci facciamo portare fino all’Hotel Villa Escondida. Se si scelgono certi nomi non è un caso. L’autista di taxi non conosce l’hotel. Chiede ad un collega e ci indirizza lungo una strada in terra battuta che si inoltra in un bosco. Dopo un po’ troviamo una casa, e non sembra quella di Hansel e Gretel. L’autista scende e chiede lumi. La traversa non era quella, ma la successiva. Alla fine siamo arrivati a questa villa nascostissima: http://www.villaescondida2002.com/ La villa si trova un po’ in collina, nel verde della folta vegetazione, con un giardino molto curato, vista sull’oceano e dei cani che scorazzano ovunque. Ripenso alle titubanze a telefono della proprietaria (“aspetta, fammi controllare….. Sì, c’è posto”). L’albergo è completamente vuoto… La proprietaria ed il personale sono da descrivere. La titolare è Giuliana, una signora milanese, magrissima. Sembra la sorella bionda di Anna Mazzamauro. Ex farmacista comunale che stanca della vita di città decide a fine anni ottanta di andare a vivere in Messico. Le mancano pochi mesi per maturare la baby-pensione a 19 anni e 6 mesi di anzianità, si mette in aspettativa, impacchetta tutto, e parte. Come una mannaia le cade sul collo la legge Amato che alza il limite della età pensionabile ben più in alto. Per due mesi perde la pensione! Comincia proprio bene. Dai discorsi strampalati che fa, mi faccio l’idea che è un po’ andata…. Fuma una sigaretta dopo l’altra, tossisce cavernosamente ed ha una voce rauca come Sandro Ciotti. La ciurma è composta da un altro signore, di cui ignoro il nome, che deve essere un polentone a giudicare dall’unico verso composto di sole vocali che gli ho sentito pronunciare. Ha un sinistro tatuaggio da galeotto sul gomito, l’ho visto passare tutto il tempo seduto sulla sdraio a fumare di continuo come l’Etna, con un ventilatore in faccia, mentre guardava partite su partite di calcio inglese. Dovrebbe essere l’attuale (molto più giovane) compagno della proprietaria (vedova). Completa l’equipaggio tale Turi, bresciano, uomo tutto fare. Dopo aver trascinato il mio pesante baule su fino alla camera e mentre si riposava cercando di riportare i battiti cardiaci sotto la soglia di guardia, si è premurato di illustrarci la situazione a Zipolite: molti italiani residenti, molti sbandati di tutto il mondo, potenzialmente pericolosi di notte.Ci ha poi offerto delle penne alla amatriciana, ben fatte e molto gradite! (a pagamento però). Anche Turi è un gran lavoratore. Passa molto del suo tempo sulla sdraio, col ventilatore in faccia, a fumare e tossire come un tubercolotico e a guardare tutte le partite del campionato inglese. Certo che è proprio un sogno lasciare l’Italia per trasformarsi in esseri mitologici, metà uomo e metà sdraio, con una sigaretta perennemente accesa a fior di labbra ed una bella parabola sul tetto… A parte abbaiare quando qualcuno bussa al cancello, il gruppo di cani smunti e spelacchiati, di cui qualcuno mezzo zoppo e malato, con l’aria malnutrita, si limita semplicemente a ficcare letteralmente il naso tra gli ospiti e le loro pertinenze prima di sparire chissà dove. Quando ci siamo recati nella casa di Giuliana, un divano ha colpito la nostra curiosità.Dopo una decina di minuti abbiamo capito che il copridivano era un altro dei cani: si era perfettamente mimetizzato e non dava segni di vita. Abbiamo scoperto la sua presenza perchè ha sollevato leggermente la testa ed ha appena appena aperto un solo occhio, prima di svenire nuovamente sul divano. La titolare ha affidato a questa muta il compito della difesa dell’avamposto…

Prima che faccia buio ed escano i vampiri, andiamo a fare un giro per conoscere Zipolite. La spiaggia è una lunga distesa di sabbia dorata. Il mare è sempre molto violento, con onde alte che fragorose si rompono lontano dalla riva. Le colline dietro sono floridissime. Il paese è costruito a ridosso della lunga spiaggia. Sono case molto povere, stradine in terra battuta,galline che razzolano, asini che ragliano sotto le palme, rottami,detriti e spazzatura qua e là. Tutto è molto lasciato andare. Lungo la spiaggia, in prima linea, si trovano molte cabañas affittate per pochi pesos. Offrono una amaca per dormire, un bagno in comune e nulla più. Si distinguno i locali fatti dagli stranieri: in muratura, solidi, colorati, più confortevoli.Sulla spiaggia solitaria troviamo una tartaruga marina morta, ingrigita e piena di mosche.

12 Agosto – Zipolite – Animalia

Trascorriamo una nottata quasi in bianco per il caldo, l’umido, le zanzare kamikaze ed il rumore fortissimo del mare, che pur lontano dall’hotel, ruggisce senza sosta. Decidiamo di andare a vedere la maggiore attrazione del posto: il Centro Messicano delle Tartarughe e la Laguna dei coccodrilli. Per muoversi lungo la costa prendiamo una camioneta. Un furgone pick-up il cui cassone posteriore, coperto da un telone di plastica, è il vano passeggeri. Si sale e si scende ovunque, basta alzare la mano lungo la strada oppure bussare per scendere; una tratta qualsiasi costa 5 pesos (0,30€) Attraversiamo San Agustinillo e arriviamo a Mazunte. A differenza di Zipolite, queste due località hanno delle spiagge più protette, quindi con onde non spaventose. Pur senza esagerare col lusso, sono meno abbandonate di Zipolite. Il museo-parco-acquario ospita tanti tipi di tartarughe, da quelle di piccola taglia, a quelle giganti. Alcune sono ospitate temporaneamente, solo per recuperare malattie e infortuni, ma un piccolo gruppo ormai anziano, è destinato a vivere lì. Un giovane biologo tirocinante si prodiga in spiegazioni su vita morte e miracoli delle tartarughe. Interessante. Improvvisamente mi ricordo che 14 anni fa feci la mia tesi proprio sulle tartarughe marine! Naturalmente anche oggi si mette a piovere… Per non inzupparci rimaniamo nel Centro e approfondiamo la visita fino quasi a prendere la laurea in biologia marina. Dopo il museo ci toccano altri animali. Pochi chilometri più avanti, a Playa Ventanilla c’è una laguna “infestata” da una colonia di coccodrillli. Una associazione accompagna i turisti in una lancia a remi a vedere i coccodrilli nuotare nel loro habitat, tra una foresta di mangrovie e uccelli di vario tipo. La laguna è separata dal mare, ma durante la stagione delle piogge (questa) cresce di livello e arriva a unirsi al mare. E’ allora che i coccodrilli escono dalla laguna e nuotano in mare per un po’ fino ad infilarsi in un’altra delle tante lagune della costa. La cosa incredibile è che a lato della laguna, per un tratto, corre la strada di accesso alla spiaggia e si trovano le case del villaggio. Questi vivono a pochi metri dai coccodrilli come se niente fosse. Io avrei timore di ritrovamene uno nel giardino mentre affamato caccia le galline.Ma pare che non escano mai dalle acque limacciose della laguna…. Mah.. A Playa Ventanilla si trova anche un punto di ricovero di tartarughe. Un gruppo di operatori si recano nei punti in cui le tartarughe depongono le uova. Appena dopo la deposizione, per poterle proteggere dagli attacchi dei predatori e dell’uomo, il più pericoloso, le disseppeliscono e spostano qui. Protette come in una incubatrice.Passato il periodo di schiusa, le disseppelliscono a mano e portano a mare i piccoli. Per chi vuole c’è la possibilità di prendere una tenera tartarughina e accompagnarla alla liberazione a mare. Paulina ed io vorremmo farlo, ma la cerimonia inizia al tramonto e non vorremmo rimanere lontano dal riparo dell’hotel, quando sia buio.

13 Agosto – Zipolite

Dopo un’altra nottata passata quasi insonne per caldo, umido e zanzare, decidiamo di partire da Zipolite. Con l’aiuto della gentile ostessa, cerchiamo di comprare un biglietto d’aereo da Huatulco per Città del Messico. Scopriamo che la compagnia, diciamo low-cost, Mexicana-Click, non permette di comprare i biglietti on-line!! Ma che “Click” è? Comunque ci fissano una prenotazione per un volo per l’indomani. Pagamento solo in contanti… Nella mattinata andiamo a vedere Puerto Angel (dove c’è l’unico bancomat della zona) La cittadina ha una baia molto bella adattata a porto, ed una piccola insenatura protetta ad uso spiaggia. Il posto è molto pittoresco, ma come sempre, lo zampino dell’uomo lo ha devastato, L’acqua è sporca, ci sono cose galleggianti e macchie marroni… Che peccato. Sulla spiaggia piena di ristoranti spicca una capanna dal tetto di palme enorme. E’ di un italiano. Ce ne sono veramente tanti. Mangiamo una tlayuda, una piadina grande come una pizza con sopra uno strato di purea di fagioli, pomodori, avocado, formaggio fuso, strisce di carne. Vediamo passare i venditori da spiaggia con le loro mercanzie: noccioline americane, sigarette, gomme e pure bevande che offrono a anche a noi seduti al bar. Dal porto partono molte lance dirette alle quattro cinque belle insenature più a sud, prive di villaggi e quindi probabilmente belle. Ci piacerebbe andare ma il tempo è poco e il mare è infuriato… Il cielo si scurisce pure oggi, di gran corsa torniamo a Zipolite e becchiamo la nostra dose quotidiana di pioggia. Terminata la scarica d’acqua, facciamo una passeggiata in spiaggia. Un paio di ragazzi con una tavoletta si apprestano a cavalcare le onde. Uno rimane seduto di guardia a riva e l’altro si sta per lanciare. Prima che vada gli chiedo perchè non si lega la tavola alla caviglia, “non sono abituato” mi risponde. Lo seguiamo con molta apprensione nuotare sempre più avanti verso il fronte delle onde più alte. Diventa un puntino sempre più insignificante rispetto alle onde giganti. Il piccolo davide scompare e ricompare. Supera il fronte e comincia divertito a surfare (anche se rimane con la pancia sulla tavola) Devo rivedere le mie posizioni rispetto al surf: è veramente molto emozionante vedere una persona affrontare la potenza micidiale delle onde. Dopo un po’ il ragazzo scivola dalla tavola che si allontana veloce. E te lo avevo detto, legati sta cosa! La tavoletta velocissima viene portata a riva dal mare. Il ragazzo nuotando lentamente si avvicina, con la tecnica giusta si muove solo quando non c’è la risacca. Sano e salvo tocca terra. Ora possiamo respirare.

14 Agosto – Partenza per Oaxaca

Il volo è nel pomeriggio, dunque ne approfittiamo per un ultimo bagno di sole e mare a Zipolite. Leggendo la guida scopriamo che Zipolite è nota come la spiaggia delle libertà. Girando per la spiaggia, con una certa sorpresa e sgomento notiamo un paio di volte delle persone che, con grande disinvoltura, prendono e hoplà, si sfilano il costume e si fanno il bagno. Va beh. Salutiamo Giuliana la proprietaria dell’hotel, che ci conferma la sua “svampitezza”: nel fare il conto si è dimenticata di inserire una delle tre notti! Glielo dico, rifa la somma e mi dice di controllare. Ha sbagliato la somma!! Le chiedo di pagare con gli euro, accetta e prepara il resto (che mi da in pesos) Sono 110 pesos, mi da 100 pesos e poi 10… Euro (che sarebbero altri 150 pesos)!!! Chissà come la imbrogliano la poveretta!!! All’aeroporto ci accompagna Turi che ci regala nel breve viaggio delle perle della sua saggezza. Il primo giorno si era lamentato che i messicani sono tutti pigri e non hanno voglia di fare nulla. “Ma tu cosa hai fatto qui in Messico?” e Turi: “I primi tempi? Niente!” Poi dopo anni di vita sbandata, rimasto con pochi soldi, affitta una casa per 5 euro al mese, un buco dove va solo a dormire. Gli rubano tutto e rimane solo col passaporto che casualmente teneva in tasca. “E poi?” Turi si incupisce e con un filo di voce “…e poi… Ho dovuto lavorare….” e abbassa la testa. All’aereoporto di Huatulco arriva l’amara sorpresa: la prenotazione del giorno prima era stata concellata!!! Il nostro posto venduto.Il prossimo volo è pieno, c’è solo posto tra due giorni. Siamo a piedi! Gli addetti, indisponenti, ci dicono che possiamo solo metterci in lista di attesa e sperare che qualcuno non venga. In tal caso ci avrebbero rivenduto il biglietto, ma ad un prezzo più alto. Pure! Aspettiamo e vediamo che l’aereo (l’unico del pomeriggio) si riempe piano piano. Molti sono surfisti con tanto di tavola chiusa nel sarcofago. Un gruppo di questi arriva in costume, senza maglietta e a piedi scalzi. A guardare bene tra i tatuaggi sembra di notare pure la sabbia…. Hanno un’aria così rilassata e divertita che invidio non poco, visto che il mio sogno è schiaffeggiare l’addetta della Mexicana-Click. Quando mancano 15 minuti alla partenza (sembra una fermata di autobus più che un aeroporto) arrivano gli ultimi due passeggeri. Uno va dalla arpia che gli dice che l’imbarco è chiuso e che se ne può andare pure a case. Dietro di lui una signora che invece viene accettata (ma passa per un altro sportello, ci vuole fortuna…) Appena si allontana lo sfigato, l’arpia ci chiama: “Si è liberato un posto solo, lo volete?” Questa fetente voleva vendersi il posto due volte! Rifiutiamo, ce ne andiamo, incrociamo il signore e gli facciamo presente che il posto c’è e può partire.

E ora? L’unica cosa è tornare in autobus. Un onesto portantino ci suggerisce di andare a prendere il famigerato suburvan dalla compagnia “Huatulco2000”, di raggiungerlo in bus per 15 pesos e non andare in taxi (chiedono 350 pesos) Ci avviamo fuori dall’aereoporto e arrivano come squali i tassisti che ci chiedono se vogliamo un passaggio. Rifiuto e vado avanti. Uno è particolarmente insistente, ci offre 200 pesos, e con fare deciso si ferma, ma appena dopo aver superato la sbarra di accesso all’aereoporto. Oltre la fatidica soglia si entra nel terreno di caccia aperto anche ai tassisti locali (l’altro era uno di quelli dell’aeroporto) Con una manovra guizzante, il nuovo tassista ci affianca e offre 150 pesos. A questo punto ci troviamo in mezzo ad un vero duello. Mi giro verso il primo: qua mi offrono 150, e lei? Io dico 120! L’altro rilancia: 100! 100 pure io (quello dell’aereoporto). E ma non vale, l’ha detto prima l’altro. Allora saliamo sul taxi del señor Mario un lugareño dalla faccia simpatica. Vediamo di passaggio La Crucecita di Huatulco, sembra di essere passati in un altro secolo rispetto allo stato arretrato di Zipolite. Qui forse c’è il caso opposto: tutto preciso, tutto pulito. Forse troppo. Sembra finto. Manca il giusto mezzo.

Al tassista diciamo della agenzia suggerita dal facchino, ma ci porta ad una agenzia di suburvan di suo gradimento (comunque era dall’altro lato della strada) Si vede che erano compari, il titolare cerca di intortarci, vede la mia faccia e pensa che non capiamo quello che dice. Lo molliamo subito e ci facciamo portare all’altra agenzia che ci fa partire subito. Ad ogni modo noto che la commessa della agenzia molla 20 pesos di mancia al tassista. Quello deve essere il premio al segugio che riporta la preda al carniere. E’ il Messico…. Alle 16:30, quando saremmo dovuti atterrare a Città del Messico, siamo ancora a Huatulco, lontanissimi da casa, in procinto di partire. Se il viaggio dell’andata è stato duro, questo di ritorno è stato durissimo! Tanto per cominciare occupavamo gli ultimi posti, quelli più scomodi. Partendo da Huatulco l’autista ha fatto una strada diversa. Una con ancora più curve di quelle della andata, sotto una pioggia battente, lungo una strada non asfaltata (o per lo meno con la terra che per le piogge aveva ricoperto l’asfalto) Sembrava il Camel Thropy: sussulti, saliscendi, burroni a sinistra e pareti a rischio frana a destra. A tratti nebbione. Pioveva così tanto che il tetto del pulmino ha cominciato a gocciolare su me e Paulina. Dopo un paio d’ore di tormento siamo arrivati sulla più comoda via principale, quella che all’andata credevamo fosse una mulattiera. Smette di piovere, ma quelli davanti aprono i finestrini e a noi ultimi arriva in faccia una specie di tornado accompagnato da gocce d’acqua. (e pure oggi ci siamo bagnati) Giunti alle porte di Oaxaca troviamo la strada sbarrata! Una protesta popolare e nessuno passa. Dobbiamo fare un giro lungo per entrare in città da un altro lato. Sette ore e mezza dopo la partenza scendiamo dal mezzo. Direzione Hotel Posada del Centro

15 Agosto – Oaxaca e partenza per Puebla

Oaxaca sarà lontana dal mare ma per lo meno la notte si dorme! Riposati e ripresi dalla shakerata di ieri, facciamo colazione e subito alla stazione dei bus per andare a Puebla. E’ domenica. L’ultima domenica prima dell’inizio delle scuole. Che fa la gente la domenica? Viaggia. Autobus tutti pieni. E che è!!! C’è posto solo nel pomeriggio. Molliamo le valige e facciamo un altro giro per Oaxaca. Ne approfittiamo per visitare il Museo della città. Si trova accanto alla bella chiesa di Santo Domingo, era il monastero annesso. Ora è tutto restaurato magnificamente. Ogni pietra al suo posto. Il chiostro principale ha il suo pozzo e delle colonne dal disegno e posizione molto originali. La mostra raccoglie bei tesori delle tombe di Monte Alban, delle bellissime logge sul giardino botanico, vasellame e resti Zapotechi e Mixtechi. E poi man mano manufatti dei periodi seguenti fino alla indipendenza e la rivoluzione. Mentre visitiamo il museo, nel chiostro c’è un concerto di musica classica. Finalmente si parte e arriviamo a tarda sera Puebla all’Hotel Teresita. Attraversiamo la città di sera: una calma spettrale. Strade deserte e buie. Una brutta impressione. Il tassista ci dice che al centro ci sono solo negozi, quindi dopo l’ora di chiusura il centro si spegne letteralmente. La camera dell’hotel è microscopica, ma soprattutto è al quarto piano… SENZA ASCENSORE! Usciamo per cenare e troviamo qualcosa di aperto solo allo zócalo. Sembra un locale carino e chic, ordino una trota salmonata al forno avvolta in una fetta di prosciutto crudo. Un piatto decisamente non messicano. Immagino che non lo deve ordinare nessuno, come la Luisona Benniana, sarà rimasto nel congelatore chissà quanto tempo.

16 Agosto – Puebla e partenza per Fresnillo

La notte passa tranquilla, almeno fino a quando un gruppo di ragazzi si ritira con schiamazzi da stadio. Per calmarli si sente il fischio di protesta di un ospite. Il fischio che è emette è stranissimo, forte ma con una melodia articolata. Sembra che in bocca abbia un flauto. Di giorno Puebla cambia faccia. Come molte altre città è tutta un mercato, negozi in ogni possibile angolo. Ma a differenza di altre, ha una bella cattedrale, simile a quella di Città del Messico e Guadalajara, con le quali gareggia in dimensioni e ornamenti interni. Moltissimi palazzi della città sono abbelliti dai famosi azulejos, piastrelle coloratissime di produzione locale. Passeggiare per le strade è gradevole. Andiamo a vedere la chiesa di Santo Domingo, famosa per la Cappella del Rosario. Si tratta di un esempio di barocco spagnolo sfrenato: migliaia di riccioli ricoperti d’oro occupano pareti e volte. Al centro un altarecarico di santi come di palline un albero di natale. Molto impressionante, ma forse è troppo… Puebla è famosa per la produzione di talavera, una ceramica colorata con cui producono vasellame vario e non solo…. Prima di prendere l’autobus con destinazione Fresnilllo, ci concediamo un lauto pasto in uno dei più rinomati ristoranti poblani, “La Fonda Santa Clara”. Ordiniamo il piatto di stagione, il Chile en Nogada. Si tratta di un peperoncino verde (chile poblano), grande come un peperone e poco piccante, ripeno di pezzetti di carne mista, mandorle, pinoli, uva passa, peperone e frutta, poi fuori viene ricoperto da una crema fatta con noci, latte e un tocco di formaggio di capra. Chiude una pioggia di grani di melograno e prezzemolo. Buonissimo! Con la panza occupata dal peperone andiamo alla stazione dei bus per affrontare il viaggio di 12-13 ore per Fresnillo.

17-20 Agosto – Fresnillo – il riposo del turista

Finita la parte più attiva del viaggio, rimaniamo alcuni giorni in completo relax a Fresnillo. A differenza di Zacatecas, questa città non è così carina. Il centro potrebbe essere tenuto molto meglio, invece è invaso da negozi e da ambulanti venditori di cianfrusaglie. I grandi striscioni publicitari legati su ogni parete svliscono la città. Al centro sono da notare la chiesa della Purificaciòn ed alcuni giardini. Fresnillo deve la sua fondazione, fortuna ed esistenza all’argento. Proprio dietro il centro si trova il Cerro Proaño, una collinetta su cui l’argento si trovava direttamente in superficie. Così hanno aperto la miniera a cielo aperto e fondato la città. Il pezzo che manca alla montagna adesso è probabilmente al vostro polso. Sul Cerro oggi si scava ancora ma ora sono tunnel che hanno sforacchiato la collina come un osso affetto da osteoporosi. Il materiale di risulta è così abbondante che ci hanno fatto un’altra montagna a lato! E su questa montagna nuova ci sono diversi laghetti, riempiti con l’acqua che pompano via dalla miniera. Ora è un bel parco verde attrezzato. Come a Zacatecas anche qui hanno trasformato un vecchio ramo di minera in museo. E’ meno spettacolare (manca in trenino) ma in compenso alla fine della lunga camminata nel cuore della montagna, si spunta sulla cima del cerro da cui si domina tutta la pianura circostante e si gode di una vista sulla “voragine”, la prima miniera a cielo aperto. Per completare il giro e tornare al via, ci sono dei ponti sospesi che scavalcano dei profondi pozzi di aereazione della miniera. L’ultima parte della visita è un piccolo giardino zoologico. Si trovano tutti animali originari del messico: coyote, mapache (procione), aquile, varie scimmie, piccoli tassi, minacciosi orsi neri e splendidi giaguari. L’altro “must to see” di Fresnillo è Plateros. Un piccolo centro a pochi chilometri di distanza dove si trova uno dei santuari più visitati del Messico. La chiesa ospita una statua del Santo Niño de Atocha a cui sono devote moltissime persone. Il porticato è tappezzato di ex-voto di ringraziamento, i più vecchi sono dipinti a mano e mostrano la grazia: cadute da cavallo, tori infuriati, malattie…

21-22 Agosto – Durango

Un weekend trascorso a Durango, vista a molti dei numerosi parenti. Tutti sempre molto gentili, disponibili e premurosi. In particolare la Zia Guillermina ci ha offerto il pranzo, il cui piatto forte era il tuetano, midollo di bue. Ottimo spalmato su una tortilla calda!

23-25 Agosto – Guadalajara

Il fratello minore di Paulina, Oscar, si è appena trasferito per lavoro da Irapuato a Guadalajara. Approfittiamo del tempo libero per andare a trovarlo insieme alla madre di Paulina. Dopo esserci smarriti per la grande città tapatia, ci troviamo con Oscar e famiglia. Decidiamo di andare a visitare il vicino lago di Chapala. Quattro volte più grande del lago di Garda, è il più grande dei laghi messicani. Circondato da colline verdissime, è il luogo di residenza di moltissimi nordamericani che vengono a svernare qui o proprio a viverci stabilmente. Purtroppo, come spesso capita quando c’è la mano dell’uomo, il lago è in forte sofferenza. Viene prelevata molta più acqua di quella che entra, per cui il livello è pericolosamente minacciato. I residui delle fabbriche e i fertilizzanti dei campi hanno avvelenato le acque. Una pianta acquatica molto prolifica, un tipo di giglio, ne ha invaso la superficie, trasformando il lago in un prato verde. Dopo molti sforzi sono riusciti a risollevare il livello del lago e a estirpare la piaga del giglio (che portava moscerni e cattivi odori), ma ancora l’inquinamento è molto alto. Rimane un posto piacevole da visitare. Il giorno seguente lo dedichiamo a visitare il centro di Guadalajara, sempre molto carino. Visitamo la sua cattedrale e tanti murales sparsi nei palazzi della città. In particolare il bellissimo murales di Orozco nel palazzo del governo, un enorme affresco che occupa tutta la parete della scalinata e tutta la volta, rappresenta Miguel Hidalgo, padre della patria, che incita e avvia il popolo alle lotte per la Indipendenza. Visitiamo anche il Museo Hospicio Cabañas, patrimonio dell’Unesco, un ex convento con una cinquantina di affreschi del pittore Orozco (sempre lui).

26-30 Agosto – Fresnillo

Gli ultimi giorni a Fresnillo sono dedicati al riposo. Lettura, qualche foto, una lezione di golf e … Patente! Su consiglio del padre di Paulina prendo la patente messicana, è molto semplice e ci si mette una mezzoretta.



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