Messico: luci e ombre

Viaggio tra lo Yucatan e Quintana Roo, tra maya e messicani
Scritto da: Niky13
messico: luci e ombre
Partenza il: 24/02/2014
Ritorno il: 04/03/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Per me un viaggio, o gita che sia, inizia sempre nel momento in cui, zaino in spalla o valigia alla mano, chiudo la porta di casa. Una specie di rituale che spezza la routine di ogni giorno, e rende speciale quel momento, perché, dal mio punto di vista, il viaggio comprende anche il viaggio di trasporto in se stesso alla meta. Assaporare l’odore dell’aeroporto, l’ansia della ricerca dello sportello del tuo check in, l’osservare la gente in movimento… tutto questo e altro mi dà la possibilità di vedere il mondo oltre l’ufficio, il pc e la televisione. Il mondo vero, quello che ogni mio senso può captare.

Per varie necessità siamo partiti a fine febbraio con un volo charter, può avere i suoi punti di vista negativi, ma è l’ideale per noi che purtroppo abbiamo solo otto giorni di tempo.

Atterriamo a Cancun alla sera, il che ci permette di avere tutta una notte a disposizione per riposarci ed entrare appieno nella consapevolezza che il nostro viaggio in Messico che progettiamo da mesi è cominciato!

È il primo nostro viaggio autoorganizzato, un traguardo per me importante perché mi dà la sensazione di entrare in punta di piedi a casa degli altri senza disturbare. Ci siamo comunque appoggiati ad un’agenzia locale perché in così pochi giorni dovevamo sfruttare ogni attimo, così guida al seguito è iniziato il tour adattato pazientemente dall’agenzia alle mie richieste.

Partiamo da Cancun accompagnati dal cielo leggendario messicano: un celeste accesso, dipinto da meravigliose nuvole bianche qua e là. Vediamo scorrere Cancun dai finestrini del pulmino percorrendo la via hotelera. Un’esplosione di modernità e lusso,alberghi ovunque, di tutti i tipi, addirittura costruiti ricordando le costruzioni maya. La guida ci spiega che Cancun così come la vediamo è una recente modernità, in quanto fino a non moltissimi anni fa si trattava di un villaggio di pescatori, poi sono arrivati i “gringos” e hanno costruito gli alberghi. Alla nostra faccia interrogativa la guida continua dicendo “gli americani”. Così mi ritorna alla mente un pensiero fatto prima della partenza, leggendo la storia del Messico. L’arrivo dei colonialisti europei ha sconvolto un popolo che viveva nel proprio “equilibrio”. Hernàn Cortés e compagnia si sono appropriati di luoghi e gente, imponendo le usanze europee. Mi sentivo a disagio pensando che anche io, europea, sarei approdata di li a poco in terra messicana. Avrei potuto capire se ai messicani non sarebbero andati a genio i turisti europei….e ora anche gli americani. Un velo di rammarico mi avvolge pensando a quanta gente nel mondo si è ritrovata l’habitat abitato da sconosciuti con nuove costruzioni e usanze.

Con i miei pensieri al seguito cominciamo il nostro viaggio visitando Ek Balam, si tratta di un sito di rovine maya tra i più recentemente restaurati, è piccolo rispetto a ciò che ci aspetta dopo, ma è un buon inizio per entrare nella prospettiva.

Il pezzo forte del “giaguaro nero”, significato di Ek Balam, sono le ben conservate e dettagliate figure in altorilievo di guerrieri presenti nell’acropoli.

Proseguiamo verso Chichen itza, prima di entrare nel sito pranziamo in un locale, dedicato ai turisti certo, ma e carino e il cibo buono.

Entrati a Chichen Itza la sensazione è diversa, l’imponenza della piramide è affascinante. Immaginare cosa vedesse il re dalla cima rende l’idea di come fosse possibile per lui sentirsi così potente. Chichen itza era una sorta di capitale dove convergeva la vita dei vari centri popolati della zona. Una volta la cima della piramide era accessibile ai turisti, ma da quando questa è entrata a far parte del patrimonio UNESCO non è piú possibile salirci. Con un po’ di rammarico, ma mi vien da dire per fortuna, data la quantità di turisti che ci circonda.

C’è da dire che, poco prima dell’arrivo degli europei, questi centri non fossero in mano ai maya, bensì questi li avevano creati e popolati per diverso tempo, poi con l’arrivo dei toltechi, a seguito di battaglie se ne erano appropriati, mischiando la loro cultura con la maya, fino alla famosa scomparsa di cui ancora non se ne conoscono le cause. Perché si dice che all’arrivo dei colonialisti la popolazione fosse già in declino. Qui le idee divergono persino tra le nostre guide optano l’una per cause di ribellione popolare verso i regnanti, l’altra per qualche epidemia.

Il sito ha dimensioni enormi, ma è restaurato e visitabile solo per una piccola ma meravigliosa parte. Gli edifici, visti ad Ek Balam, qui assumono il doppio della grandezza: il campo della pelota, l’altare dei sacrifici, il tempio.

A metà pomeriggio partiamo per Merida, capitale dello stato dello Yucatan, dove ci fermeremo per la notte. Il viaggio è lungo, percorriamo l’autostrada, una sorta di via infinita dritta,poco trafficata perché costosa, le corsie sono separate da un tratto di foresta,e per fortuna perché sembra comune addormentarsi alla guida data la monotonia. Arriviamo a Merida alla sera, alloggiamo all hotel El Castellano, un ottimo albergo pulito e accogliente. Dopo una doccia ristoratrice usciamo alla volta di un locale consigliatoci dalla nostra guida. Un posto allegro dove i camerieri completi di sombrero scherzano per divertire i clienti e ci danno l’idea di divertirsi anche tra di loro. Qui finalmente mangiamo dei veri Nachos, Faitas e Tacos rischiando di scoppiare. D’obbligo una passeggiata per digerire che ci da la possibilità di gustarci il centro. Passeggiamo tra turisti e gente del posto intenta in serene chiacchiere, di sottofondo un motivo Mariachi e cominciamo così ad osservare i primi palazzi in stile colonialista.

Il mattino seguente ce li gustiamo meglio passeggiando per Paseo de Montejo fino ad arrivare al monumento dedicato alla storia del Messico. Resto incantata dal modo di rappresentarne la storia, tra immagini di persone che hanno rappresentato la storia del Messico e le didascalie.

Abbiamo nel frattempo cambiato guida, dato che avrebbe proseguito per Uxmal il nostro gruppo di partenza, invece noi ripartiamo soli alla volta di Huctun, un villaggio in cui ci soffermiamo per vederne il cimitero. Ebbene si, in Messico, di prevalenza cattolica, la morte è commemorata diversamente che da come siamo abituati. Il cimitero si presenta tutto colorato, le tombe umili, sono ognuna di un colore sgargiante e le memorie riportate in ognuna sono dipinte in caratteri allegri. La guida ci racconta che nella commemorazione dei morti si usa portare alla tomba la pietanza preferita dal defunto e tutti mangiano in suo onore. Una sorta di unione tra l’usanza cattolica e l’usanza maya, il risultato del tentativo di evangelizzazione fatto dai colonialisti.

Poi partiamo alla volta di Izamal, la città gialla. Si tratta di un centro costruito nel periodo colonialista, dove tutto si sviluppa da un monastero francescano, intitolato a Sant’Antonio da Padova. Il monastero è di colore giallo, come la maggior parte degli edifici del paese. Si trova in una collinetta al centro e tutto intorno si possono ammirare edifici in stile coloniale. Visitiamo prima il mercato della città, dove vengo rapita dagli sguardi delle signore messicane. Frutti e verdura mai visti, carne, pesce,odori e profumi,sguardi e sorrisi. Saliamo al monastero, dove visitiamo la chiesa e passeggiamo intorno il porticato. Mi soffermo sulla terrazza osservando la piazza centrale di Izamal e la statua di un frate vescovo spagnolo che si impegnó nell’evangelizzare il popolo may. Mi si avvicina la guida e mi racconta che il periodo dei colonialisti è chiamato di luci ed ombre. Si perché al loro arrivo la cultura maya non rientrava nei canoni europei, i sacrifici non erano concepiti dai cristiani, tanto che sono stati bruciati testi che riportavano usanze e rituali maya, cancellando cosi importantissime fonti di informazione su una cultura quasi perduta. Ma anche luce, perché nonostante tutto avevano portato modernità, conoscenza e novità che hanno reso possibile un nuovo sviluppo. Così, anche questo, si aggiunge ai miei pensieri. Ripartiamo con l’auto da Izamal, e la guida ci fa fa fare un giro della città facendoci notare i resti di due piramidi, perché Izamal è stata costruita con le pietre di un sito, sopra il sito stesso. E la città interamente colorata di giallo perché, ci dice, riprende i colori delle piramidi prima esistenti.

E qui una nuova scoperta sul nostro Messico, perché ci sono ipotesi archeologiche che ogni città di origine maya riportasse gli edifici interamente colorati, Izamal gialla, Palenque rossa, Tulum azzurra. Affascinati da questa nuova scoperta sfogliamo rapiti delle riviste archeologiche che ci mostra la nostra guida. E dentro la mia testa viaggio immaginando le piramidi viste interamente colorate. Devono essere state delle meraviglie!

La guida ci chiede se vogliamo pranzare in un posto dedicato ai turisti anche oggi, o se preferiamo qualcosa di più tipico. Ovvia la nostra risposta va per il posto tipico. E cosi ci fermiamo in un agriturismo, si tratta di un locale a gestione familiare dove oltre alla vendita di piante, i proprietari gestiscono una sorta di tavola calda, pranziamo con una zuppa di fagioli, tacos e salse varie. La guida ci consiglia un infuso di fiori di ibisco, il Flor de Jamaica, per dissetarci. Resto titubante avendolo sempre bevuto caldo ma mi pento di non averlo preso dopo aver visto il gusto con cui la nostra guida si dissetava. Restiamo entusiati del posto, il locale non ha più di quattro tavoli, la cameriera, una ragazza messicana dai lineamenti dolci e per lo più silenziosa. Accanto a noi pranzano due operai di passaggio mentre guardano una telenovela alla tv.

Proseguiamo per Uayma dove visitiamo una chiesa, immensa e rossa decorata da disegni geometrici bianchi, e anche qui rivediamo l’utilizzo dei resti delle piramidi trasformato in chiese cristiane. Prima di arrivare a Valladolid ci fermiamo in un cenote, in questo caso si tratta di una dolina che da verso l-esterno, è alquanto caoitico e turistico questo cenote, ma è una propria meraviglia della natura, ovviamente adorata dalla cultura maya.

Alla sera ci aspetta Valladolid, città coloniale, più piccola e composta di Merida.

Curiosiamo da fuori l’ex Convento di San Bernardino e dopo la cena nell’albergo dove alloggiamo, la Meson el Marques, davvero carino e caratteristico e dove gustiamo la tradizionale Cochinita pibi, passeggiamo per il centro tra una manifestazione di danza di gente del posto, sorrisi e spensieratezza messicana e un gustoso ghiacciolo fatto di pezzi di frutta fresca che ci ha consigliato la guida. Un consiglio: non perdetevi granite ghiaccoli e frullati di frutta fresca, l’apoteosi del gusto!

Ci aspetta l’ultimo giorno del tour, direzione riviera Maya. Prima tappa Cobá, a mio parere il sito più bello di quelli visti, immerso nella foresta, decidiamo di girarlo a piedi, ma per chi vuole ci sono biciclette a noleggio e risciò. Passeggiamo in tranquillità, ammirando la natura. Alberi mai visti e farfalle dai colori sgargianti. Raggiungiamo la piramide centrale, l’unica in cui si può salire, e il paesaggio ci incanta. Rimaniamo lì, davanti un mare verde fatto di alberi che va verso l’infinito. Ripartiamo e facciamo tappa in un altro cenote, questa volta è chiuso. Una piscina sotterranea, vi si accede da un’apertura del terreno, attraverso un’apposita scala. La luce artificiale gli da un aspetto ireeale. Qui c’e molta meno gente e ci rilassiamo un po in questa meraviglia naturale.

Raggiungiamo la route 307 e notiamo subito come cambia il paesaggio. C’e piu modernità, meno foresta. Ci sembra più un territorio americano. Praziamo con tacos de mare e stavolta non mi faccio sfuggire il Flor de Jamaica, il karkade ghiacciato, dissetante e buonissimo. Qui c’è anche l’orzata ghiacciata. Dopo pranzo raggiungiamo Tulum, era un centro commerciale maya affacciato al mar dei caraibi. La struttura qui è diversa, dato l’utilizzo diverso della città.

E da sopra la collina del sito lo sguardo si perde nell’azzurro del mare dove trascorreremo qualche giorno di totale relax.

Guarda la gallery
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Monumento dedicato alla storia del Messico

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Cimitero a Hoctun

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Chichen Itza

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Tulum

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Messico e Nuvole

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Scorcio del monastero francescano a Izamal

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Vista dalla piramide di Cobà



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