Messico in dieci giorni

Mexico City - Oaxaca - San Cristobal de las Casa - Palenque - Tulum - Cancun. PRIMA DI PARTIRE: Pregustavamo questo viaggio da molto tempo e quindi lo abbiamo preparato con cura. Le informazioni ricavate dai viaggi riportati su questo sito sono state utili e a volte preziose. Intendiamo immettere anche il nostro resoconto in rete come forma di...
Scritto da: Luca Capetta
messico in dieci giorni
Partenza il: 12/05/2004
Ritorno il: 21/05/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Mexico City – Oaxaca – San Cristobal de las Casa – Palenque – Tulum – Cancun.

PRIMA DI PARTIRE: Pregustavamo questo viaggio da molto tempo e quindi lo abbiamo preparato con cura. Le informazioni ricavate dai viaggi riportati su questo sito sono state utili e a volte preziose. Intendiamo immettere anche il nostro resoconto in rete come forma di ringraziamento nei confronti di coloro che ci hanno preceduti. Abbiamo consultato (alcune imprestate altre comprate) 4 guide. La De Agostini Bedeacker la sconsigliamo, è eccessivamente seriosa e molto poco pratica, basti pensare che descrive le città in ordine alfabetico cosicché Tulum che dista qualche Km da Cobà sulla guida è a più di un centinaio di pagine. La Clup è interessante ma poco maneggevole; offre molte informazioni forse più utili prima del viaggio che non durante. La Routard e la Lonley si equivalgono e così le abbiamo portate entrambe. La prima contiene anche Guatemala e Belize; della seconda abbiamo scelto la riduzione Chapas e Yucatan. Le indicazioni di alberghi e ristoranti sono generalmante attendibili, ovviamente sul posto se ne trovano molti di più. 12 maggio. Voliamo Air France (Torino-Parigi-Mexico City). Il volo tecnicamente parlando è stato impeccabile, il servizio molto meno. Il cibo è orribile, peggiore di qualsiasi altro mangiato in aereo, inoltre nonostante le 11 ore di viaggio, ci consegnano i moduli di immigrazione da compilare all’ultimo minuto obbligandoci a scrivere lungo tutta la fase di frenata. Con l’apprensione di chi ha letto del pulsante luce verde-luce rossa ci avviamo all’uscita. Leggero tremolio di gambe ma poi è verde per tutti e due. In aeroporto (dopo avere ritirato i bagagli) cambiamo i dollari nella zona F che risulterà essere il cambio più conveniente (1dollaro=11,60pesos. In Italia 1euro=1,18 dollari). In tutte le città visitate cambiano l’euro. All’uscita dell’aeroporto c’è l’ufficio ufficiale dei taxi ufficiali che con 160 pesos ci portano in centro. Il tutto è rapido, efficente e soprattutto sicuro quindi sconsigliamo altre forme di trasporto.

Dormiamo al Hotel Catedral (440 pesos). L’albergo è centrale, pulito e con aria condizionata. Questo è l’unico albergo prenotato dall’Italia. Gli altri li abbiamo trovati facilmente sul posto, tuttavia è bassa stagione e come consigliano le guide per i periodi di punta è meglio prenotare prima.

Contrariamente alla norma che dice essere il Messico asciutto in maggio, ci siamo beccati un po’ di pioggia tutti i giorni, In realtà non è stata poi così fastidiosa anzi in alcuni casi (vedi Palenque) quasi salvifica.

In serata facciamo un giretto attorno allo zocalo e andiamo a bere “algo” sulla terrazza del hotel Majestic dalla quale si ha una vista assolutamente imperdibile.

Sarà perché siamo stati solo nelle zone centrali sarà perché la buona sorte sembra non abbandonarci ma Mexico City nonostante la sua immensità non trasmette ansia o timore.

13 MAGGIO: alle 9.30 abbiamo il pulman per Oaxaca ma fusi dal fuso alle 5.30 abbiamo già gli occhi a palla. Appena fa giorno iniziamo a gironzolare per la città ancora addormentata e poi con un taxi andiamo alla stazione Tapo.

Già dal primo giorno iniziano i rammarichi. Ne accumuleremo parecchi nel corso della vacanza. Ci dispiace molto non avere visto i murales di Diego Rivera nel Palacio Nacional, il quartiere Coyoacan dove visse Frida Kahlo e di non essere stati sulla torre Latino-Americana. Ci dispace meno, anche perché ne vedremo atri, di non avere visto il sito di Teotihuacan.

Prendiamo l’autobus ADO GL delle 9.30 che arriva a Oaxaca in 6 ore.

Il discorso autobus merita una parentesi. Anche noi confermiamo l’assurdità dell’aria condizionata delle linee messicane Vestirsi a cipolla più che un consiglio è un obbligo. La GL è la linea “de luxo” di ADO e con soli 5 o 6 euro in più mette a disposizione sedili spaziosi, acqua e caffè gratis. Il sito Ticketbus.Com.Mx offre la possibiltà di riservare o comprare i bilgietti per le lunghe tratte. L’acquisto va effettuato almeno due ore prima della partenza. Usare questo sito penso sia utilissimo sopprattutto per chi va in vacanza in alta stagione.

Il tragitto da DF a Oaxaca regala paesaggi incantevoli. Le rocce passano dal blu al rosa al verde. Strapiombi si alternano a distese infinite il più delle volte ricoperte di agave e cactus.

Oaxaca è la tipica cittadina di provincia del nostro immaginario. Ordinata, con case basse sembra perennemente addormentata. Soggioniamo al Hotel Las Golondrinas (420 pesos). Molto bello si snoda in tre patii ricchi di piante e fiori. In città bighelloniamo un po’ a caso tra le vie attraversando lo zocalo e il mercato, compriamo il mezcal sia con verme che senza e visitiamo il centro culturale Santo Domingo. Esperienza interessante anche per l’incredibile giardino di cactus ospitato all’interno. Pranziamo a la Casa de la Abuela al secondo piano di un edificio che dà sullo zocalo. Il cibo è buono ma non trascendentale. Per tutta la vacanza abbiamo sempre mangiato bene a meno della metà di quanto si spende in Italia ma a parte che a San Cristobal non abbiamo mai incontrato piatti indimenticabili.

14 MAGGIO Al hotel Trebol partiamo di mattina per l’escursione al sito di Monte Alban. Ne vale veramente la pena. Collocato a 2000 metri di altezza su una spianata artificiale il sito è memorabile sia per la bellezza dei suoi edifici sia per il panorama che offre. Fortunatamente c’erano pochi visitatori e camminare sull’erba verde e compatta, riposarsi sulle panchine sotto glia alberi e riprendere a passeggiare e salire sugli edifici è stato un piacere quasi spirituale. Il rammarico a Oaxaca è di non avere fatto un salto a Tule per vedere un albero di 50 metri di diametro e 2000 anni di età.

Alla sera prendiamo il nostro ADO GL e viaggiano tutta la notte arriviamo a San Cristobal de las Casas.

15 MAGGIO: San Cristobal: un pezzo dei nostri corazon è rimasto là nellè nebbie che più che turbare sembrano proteggere i paesi che avvolgono, nelle spiegazioni e quilibrate e partecipate della guida Raul, forse nella più generale sensazione di poter vivere in un modo diverso.

Dormiamo nella posada Media Luna (200 pesos) (quella situata in Hermanos Dominguez) nuova e quindi pulita anche se un po’ rumorosa perchè le camere danno sul patio forse un po’ piccolo. In modo più coinvolto che a Oaxaca passeggiamo per le vie della città. Il mercato è incredibile sia per l’ampiezza sia per la moltitudine di indios che scendono dai loro paesini a vendere o comprare. Nello zocalo veniamo avvicinati da Alex (vedi sulla Lonley visite di Alex e Raul o quelle di Mercedes) con il quale decidiamo di andare a visitare San Juan Chamula e Zinacantan.

Per quanto concerne l’argomento bebide e comida tre sono i posti imperdibili: la Casa del Pan per i suoi docli squisiti, il Cafè la Selva per la possibilità di assaggiare caffè very original ma soprattutto Super Pollo. Il locale consigliatoci dalla guida Raul non ci ricordiamo esattamente dove sia, prendendo la Real de Guadalupe dallo zocalo dovrebbe essere la prima o la secona via a destra. Il posto è orribile ma il cibo indimenticabile; in particolare la Supa de pan con pane, verdure e banane.

16 MAGGIO: Il mattino ci troviamo di fronte alla Cattedrale, vediamo Mercedes partire con il suo gruppo, noi con Alex e Raul partiremo mezz’ora dopo. Ci dividiamo in due gruppi gli anglofoni con Alex e gli ispanici con Raul. Per fortuna solo altri due capiscono lo spagnolo (Estella, peruviana e MIchael, romeno) così Raul ci farà una visita quasi personalizzata. Con tutto ciò che ho visto e sentito il termine indios mi sembra ancora più enigmatico di prima. Forse non vuol dire niente, forse tutto. Tutto se si pensa a dieci milioni di nativi che continuano a difendere le loro origini e tradizioni; niente se si considera che le singole comunità sono per scelta assolutamente isolate le une dalle altre. Zinacantan e San Juan Chamula distano appena 4 km, sono separate da una collina, tuttavia non hanno nulla in comune: la lingua, i costumi, l’organizzazione della vita sociale addirittura i tratti somatici sono diversi. In quest’ottica l’argomento Marcos mi è ancora più sfuggente e non ho trovato risposte al seguente quesito: è più il bene che lui ha fatto per gli indios o è più il prestigio politico internazionale che lui ha ottenuto interessandosi agli indios? Le spiagazioni di Raul sul modo di vita delle comunità di San Juan e Zinacantan, attente a descriverci la relatà così com’è senza facili mistificazioni, sono state molto interessanti. A San Juan la società si basa su tre poteri: religioso, civile e degli anziani. Al di là dei riti e dei costumi molto rigidi anche lì il prestigio si basa sul denaro e come in tutto il modo ci sono i poveri, i benestanti e i ricchi che magari vanno scalzi ma hanno l’antenna parabolica e la volkswagen nuova parcheggiata sotto la pensilina di lamiera.

Non trovo aggettivi per descrivere l’interno della chiesa di San Juan, sicuramente l’esperienza più coivolgente e sconvolgente di tutto il viaggio…Il calore delle candele, il profumo degli aghi di pino sul pavimento e della resina bruciata, i santi vestiti con abiti colorati, i rituali dei curanderos che ruttano e recitano litanie tzotzil…

17 MAGGIO: all’agenzia di viaggi Zapa Tours all’interno del ristorante Madre Tierra avevamo prenotato un’escursione alle cascate di Mosol-ha, Agua Azul e al sito di Palenque. La scelta si rivela azzeccata per parecchi aspetti. Innanzitutto facciamo delle pause lungo l’interminabile strada tutta curve che collega San Cristobal a Palenque inoltre uniamo il trasferimento all’escursione risparmiando tempo anche se le cascate di Agua Azul necessitavano ben più dell’ora a nostra disposizione. Facciamo la gita con turisti messicani un po’ anzianotti e facoltosi. L’autista fa anche da guida e oltre a barzellette poco spiritose ci illumina sulla vegetazione che incontriamo e ci parla degli zapatisti con toni meno astiosi di quelli di Raul. Misol-ha consta di una sola cascata che si può vedere anche da dietro. Agua Azul è invece un complesso di cascatelle dove è anche possibile fare il bagno. Il sito di Palenque è incantevole, a ridosso della giungla sembra segnare il confine invalicabile tra ciò che è umano e ciò che appartiene alla natura. La guida ci spiega che se non venisse costantemente pulito nel giro di cinquant’anni sarebbe completamente riassorbito dalla giungla. Contrariamente a come sarebbe dovuto essere non ha fatto così caldo. Le piogge anticipando il loro arrivo hanno temperato il clima rendendolo sopportabile.

La sera arriviamo a Palenque con l’autobus da prendere per Tulum ma siamo dubbiosi sia l’autista che i turisti messicani ci hanno tentato con l’escursione a Bonampak e Yaxchilan. Le perplessità nascono dall’avere letto un resoconto di viaggio poco fortunato dove due turiste vengono sequestrate e derubate a Bamapak. In realtà l’escursione è intrigante e per dissipare i dubbi facciamo il giro di tutte le agenzie che propongono la medesima gita. Tutte hanno già dei partecipanti e tutte ci garantiscono la scorta della polizia turistica. Così ci convinciamo e senza alcun costo aggiuntivo spostiamo l’autobus per il giorno successivo.

Palenque città è piuttosto bruttina nata credo a partire dagli anni cinquanta come base per le escursioni al sito. Dormiamo in una posada senza pretese ma molto pulita e con ventilatore chiamata Nacha’n-ka’an in Avenida 20 de noviembre (160 pesos) 18 MAGGIO: alle 6 di mattina partiamo con un mini bus simile a quello del giorno prima. I compagni di viaggio sono tutti giovani e stranieri e l’autista fa solo l’autista. Per accedere a Bonampak bisogna salire su un altro minibus guidato da indios Lacandoni. Il sito è gestito da loro e non permettono agli altri messicani di entrarvi. I Lacandoni generalmente indossano lunghe tuniche bianche e portano lunghi capelli neri. Ad un primo impatto sembrano un po’ inquietanti e ad un secondo non lo so perché non sono molto socievoli. Il sito non è brutto ma non indimenticabile come del resto anche quello di Yaxchilan. Dal punto di vista della bellezza archeologica non sono all’altezza di Palenque o Monte Alban. L’escursione è invece sorprendente per i luoghi che si attraversano. In particolare per raggiungere Yaxchilan occore un’ora di lancia sul fiume Usumacinta. Al ritorno un tpico acquazzone tropicale bagna completamente il povero pilota costretto a condurci senza riparo. Il sito di Yaxchilan è completamente immerso nella giungla e le grida lancinanti delle scimmie urlatrici sono davvero impressionanti.

Prima di ritornare a Palenque lasciamo quattro nostri compagni di viaggio in un villaggio lacandone dove faranno un’escursione nella foresta. I quattro sono tutti viaggiatori solitari. Una taciturna ragazza canadese gentile e riservata; una esuberante ragazza parigina che dice di avere mangiato il pejote; Paul un quarantenne svizzero in vacanza da quattro mesi e Prash, un londinese di origine indiana che sta facendo il giro del mondo nell’anno che la scuola inglese gli mette a disposizione prima di iniziare l’università. Mi convinco che viaggiare da soli non è un ripiego ma una scelta a cui si può giugnere da parcorsi diversi ma che comporta un modo di essere specifico.

la sera arriviamo a Palenque, ceniamo e prendiamo il pulman (il solito ADO GL) che viaggiando tutta la notte ci porterà a Tulum.

19-20 MAGGIO: Arrivati al terminal di mattina prendiamo un taxi per le cabagnas. Andiamo a destra delle rovine dove dicono esserci quelle in muratura. Ci stabiliamo alle cabagna Zahra (600 pesos). Ce ne sono anche di meno care ma la nostra dà sull’oceano ed è fighissima. Avevamo progettato una notte a Playa del Carmen ma qui è il paradiso e riempiamo gli ultimi giorni di vacanza del dolce far nulla dei tropici pieno di sabbia bianca, palme da cocco con cocchi appesi, onde che si infrangono e ti cullano mentre ti addormenti.

21 MAGGIO al mattino prendiamo il pulman per Cancun da dove inizia il viaggio aereo a ritroso verso l’Italia. Il Cancun-Città del Messico è in ritardo. Insieme ad altri 20 sfigati corriamo all’imbarco dove il boing Air France sta per partire. Ci sono ancora più di cento persone che devono salire ma ci dicono che il boarding ormai è chiuso. Siamo tutti molto incazzati anche perché stiamo lì a protestare per quasi un’ora e quindi avrebbero il tempo di riaprirlo sto maledetto boarding ma niente da fare. Pazienza…Ancora un giono nella capitale, nel fighissimo Fista Inn e tutto a spese dell’Aeromexico.



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