Messico – Guatemala – Belize – Fai da te!

Riepilogo: Periodo: dal 18 dicembre 2003 al 07 gennaio 2004 Volo: US Airways – Roma-Philadelphia-Cancun (costo 840,00 €/testa) Contanti: 671 US$ + 460 € + prelievi con carta sul posto Costo Totale: 4.020 € - Volo, Zaini, Sviluppo Foto compresi Giovedì 18: Sveglia alle 05:40 e partenza da Assisi quasi in orario per Fiumicino, il...
Scritto da: Andrea Faticoni
messico - guatemala - belize - fai da te!
Partenza il: 18/12/2003
Ritorno il: 07/01/2004
Viaggiatori: in coppia
Riepilogo: Periodo: dal 18 dicembre 2003 al 07 gennaio 2004 Volo: US Airways – Roma-Philadelphia-Cancun (costo 840,00 €/testa) Contanti: 671 US$ + 460 € + prelievi con carta sul posto Costo Totale: 4.020 € – Volo, Zaini, Sviluppo Foto compresi Giovedì 18: Sveglia alle 05:40 e partenza da Assisi quasi in orario per Fiumicino, il tragitto è stressantissimo perché avendo scelto di fare la strada per Civitavecchia onde evitare il raccordo anulare.. Non si arriva mai all’autostrada lungo la costa. Avvolgiamo gli zaini con della pellicola estensibile trasparente portata da casa e partiamo. Sul volo della US Airways per Philadelphia conosciamo un logorroico italo-canadese originario di Frosinone che ci parla del figlio e del lavoro a Detroit, poi finalmente arriviamo negli USA per uno scalom di 3 ore… per noi è mezzanotte ma l’orologio segna le 18. Dopo altre 3 ore di volo si arriva a Cancan e in uno stato di semicoscienza prendiamo una navetta per l’hotel a 9 US$ a testa; arriviamo al Grand Royal Lagoon Hotel (***) che ci sembra subito molto pulito e molto conveniente visto che ci è costato solo € 31,00 a notte colazione compresa. Ci laviamo i denti e collassiamo sul letto alle 23 locali che per noi sono le 6:00 del mattino.

Venerdì 19: Prima di uscire ci facciamo i conti in tasca per poter ricostruire le spese della vacanza: Andrea: € 290,00 + US$ 671,00 – Fernanda € 170,00. Facciamo una soddisfacente American Breakfast in riva alla laguna e scambiamo due chiacchiere con una coppia di Ravenna che stavano facendo il classico 1 week tour + 1 week sea. Preso l’autobus per Puerto Juarez ci imbarchiamo sul traghetto che per 35 Pesos (P) ci porta a Isla Mujeres in soli 25 min.; qui facciamo l’attesa telefonata a casa “Tutto bene… ci sentiamo domani”. Isal Mujeres è molto carina ed iniziamo a girarla a piedi lungo il versante occidentale dove ci sono molti scorci da foto.. Arrivando fino a Punta Sur; qui però non andiamo a vedere le rovine (vogliono 28,00 P) e ci rilassiamo sul pratino per mangiare i panini.. La stanchezza inizia a farsi sentire. Mentre torniamo verso la zona dei traghetti chiediamo un passaggio a due ragazzi inglesi che hanno noleggiato una golf cart; per ringraziarli gli offriamo da bere ad un bar del centro e facciamo quattro chiacchiere. Rientrati a Cancan ci dirigiamo in centro al termina dell’ADO per fare i biglietti per Valladolid: partenza ore 08:30; quindi compriamo un po’ di roba al supermercato e poi cenetta in camera. Ci addormentiamo alle 21:00 con ancora la cena sullo stomaco.

Sabato 20: Notte con diversi risvegli prima di quello definitivo delle 5:30, doccia, sistemazione bagagli per Valladolid e colazione anticipata alle 7:00; prendiamo un autobus di 2° classe che paghiamo 62,00 P a testa e che parte in perfetto orario. Il viaggio per quanto ti metta in diretto contatto con la cultura messicana di queste parti, è stato un po’ stressante vista la gran puzza, la gente che ti si addormenta praticamente addosso e le fermate ogni 10 metri per far salire/scendere qualcuno o per le “topas” di rallentamento. In compenso abbiamo visto bene alcuni villaggi molto particolari, molto essenziali ma anche molto sporchi. Arrivati a Valladolid abbiamo atteso più di un’ora l’autobus per Chichén Itza, ma poco dopo eravamo pronti per lo spettacolo delle sue rovine; lasciato lo zaino nel guardaroba, ci siamo diretti al Castello che ci ha subito abbagliato per l’imponente presenza nel bellissimo prato tra il Campo del Gioco della Palla e il Complesso delle Mille Colonne. Peccato che la ressa di turisti che ricopriva letteralmente le scalinate e la sommità della costruzione rovinino l’atmosfera mistica di questo splendido luogo; per questo abbiamo atteso che il sole cominciasse a tramontare completando la visita del sito e ritornando al Castello verso le 17:10, quando la maggior parte dei turisti se ne era andata e le ombre del tramonto iniziavano a salire sulle scalinate: uno spettacolo unico! All’uscita, con la biglietteria chiusa, abbiamo atteso l’ultimo autobus di 1° classe per Mérida, pagato all’autista 128,00 P per il viaggio ci siamo addormentati per la stanchezza. Alle 19:20 siamo arrivati a Mérida e dopo una lunga camminata carichi allo sfinimento siamo arrivati alla Posada Toledo dove abbiamo preso una camera per 300,00 P a notte; la camera è discesa con un bagno sufficientemente pulito e soprattutto un bel cortile in stile coloniale pieno di piante e uccelli.

Domenica 21: Notte quasi insonne forse per l’eccessiva stanchezza, ci alziamo comunque presto per dedicare tutta la giornata alla Ruta Puuc; facciamo una salutare doccia e una colazione un po’ volante quindi ci dirigiamo in calle 60 per affittare un’auto. Dopo una breve trattativa e uno sguardo all’auto, noleggiamo un maggiolone rosso scuro completamente scassato con l’interno delle portiere staccato ed un rumore assordante, senza un goccio di benzina nel serbatoio (come cavolo te lo riporto rosso fisso???) per la modica cifra di 300,00 P al Tourist Car Rental (il più economico!). Appena partiti ci fermiamo al distributore per la benzina.. Poi rischio di prendere una multa per essermi fermato a comperare un adattatore per le prese.. Prima tappa Uxmal che ci appare in tutta la sua bellezza, con le costruzioni ben conservate avvolte dalla fitta giungla; da quelle più alte si godono scorci veramente belli, soprattutto dal Palacio del Gobernador. Proseguiamo per Kabah, Sayil poi Labnah, tutti molto interessanti e tutti a pagamento nonostante sia domenica, sempre accompagnati da una coppia di tedeschi su un altro maggiolone rosso in evidenti migliori condizioni rispetto al nostro. Ultima tappa della Ruta Puuc vista l’ora tarda sono le grotte di Loltun, veramente splendide, abbiamo fatto un percorso di 2Km con formazioni rocciose uniche. All’uscita visto lo pseudo pedinamento reciproco, abbiamo scambiato due chiacchiere con la simpatica coppia di tedeschi ricevendo utili informazioni per il nostro viaggio. La strada per Mérida è lunga, il tempo è poco quindi spingo il maggiolone alla folle velocità di 120Km/h indicata sul cruscotto anche se in realtà supera a fatica i 90Km/h effettivi; sentiamo che si allenta tutto, il rumore della marmitta si fa sempre più forte, crediamo di perderla da un momento all’altro ma tengo giù il piede controsterzando in continuazione. Giunti a Mérida facciamo una fatica folle a tornare in calle 60 perché hanno chiuso le strade per una sfilata del cavolo, quindi lasciamo l’auto a 5-6 isolati di distanza e vado a chiamare il tizio a piedi. Rientrati in albergo facciamo la solita cenetta casereccia a base di mais e scatolette varie, poi cado in un coma profondo dal quale Ferny ha cercato invano di risvegliarmi, si fa una doccia e viene a letto anche lei! Lunedì 22: Sveglia alle 05:30 come al solito, doccia e colazione con i dolcetti comperati la sera in pasticceria; caffè e crema di latte nella sala in stile coloniale dell’albergo. Mettiamo gli zaini e ci dirigiamo al terminal dell’ADO che dista abbastanza per prendere l’autobus per Palenque in Ciapas. Arrivati alla biglietteria non ci sono posti disponibili in 1° classe sul bus delle 8:30, ci prende il panico, rischiamo di perdere un giorno! Disposti a fare il viaggio anche in piedi ci infiltriamo nella zona dell’”imbarco” anche se sprovvisti di biglietti e carichiamo i bagagli sul bus poi l’autista capisce la situazione e ci dice che non possiamo salire… il tizio che segna i posti però si accorge che ci sono ancora due posti liberi e mi accompagna a fare il biglietto da quella stronza di prima. Pago 580,00 P per i due biglietti, do 50,00 P di mancia al tipo e contenti come bimbi piccoli saliamo sull’autobus consci di aver avuto una gran fortuna. Il viaggio in bus dura più di otto ore e ad intervalli regolari di un’ora il piccolo “pedro” vomita al cesso senza chiudere la porta, proprio di fronte a noi. Nel passaggio dallo Yucatan al Chiapas siamo passati dalle foreste sempreverdi in pianura alla giungla lussureggiante delle montagne di questa splendida regione; un paesaggio più tipicamente tropicale con villaggi ancora più essenziali, con segni di una povertà difficile da descrivere. Alle 17:00 arriviamo a Palenque dopo essere passati per la splendida Emiliano Zapata, cerchiamo una sistemazione per un paio di notti e troviamo alla Posada Shalom una camera piccola ma pulita per 250,00 P a notte. La cittadina tutta addobbata a festa per il Natale è piena di vita e con tanta gente in giro per le strade e tutti i negozi aperti; decidiamo di cenare in un ristorantino sulla via principale che ci viene elogiato da uno scozzase seduto vicino a noi. Facciamo quattro chiacchiere con il tipo ma la cena non è sicuramente all’altezza delle lodi tessute dal tipo. In una delle tante agenzie turistiche sulla strada acquistiamo un tour per le cascate di Miso-ha e Agua Azul (120,00 P), poi visto che si avvicina il Natale mandiamo qualche e-mail di auguri agli amici dall’internet point sotto la Posada e ce ne andiamo a letto.

Martedì 23: Sveglia alle 6:30 e colazione con i mitici dolcetti della pasticceria vicino, ormai un’abitudine irrinunciabile soprattutto per Ferny. Appena girato l’angolo saliamo su un collettivo che per 7,00 P a testa ci porta fino alle rovine; qui paghiamo altri 37,00 P a testa per l’ingresso senza denunciare che abbiamo anche un telecamera per non pagare altri 30,00 P. Le strutture di Palenque avvolte nella fitta vegetazione della foresta tropicale ci appaiono cariche di misticismo forse anche per la leggera nebbia mattutina ancora non del tutto disciolta. Ogni gruppo di edifici ha un fascino particolare, non ci si stanca di stupirsi ad ogni angolo della vecchia città; sicuramente molto affascinanti sono i ruderi mal conservati e poco restaurati dei percorsi secondari che le guide sconsigliano di frequentare, ma noi li abbiamo trovati molto tranquilli. La presenza dei ruscelli e delle molte cascate completano un quadro molto bello che si fa fatica ad abbandonare. All’uscita ci aspetta il pulmino del tour: prima tappa la cascata di Miso-ha, veramente splendida ma non ce la sentiamo di fare il bagno nell’acqua gelida quindi ci rilassiamo un poco sulle rocce intorno. Anche il panorama nel trasferimento da Miso-ha ad Agua Azul è incantevole e di questo fanno parte anche i poveri villaggi messicani sperduti in questa fitta giungla. Le cascate di Agua Azul sono veramente enormi, il percorso che consente di risalirle fino al loro inizio è interminabile ma ricco di scorci unici; l’acqua nonostante sia il periodo migliore, è di un bel colore turchino, sembra pulita e molti turisti che si erano portati l’occorrente fanno un bel bagno nelle acque a dir loro per niente fredde. Il posto è naturalmente molto turistico e le bancarelle sul lato del percorso in salita sfruttano principalmente l’accattivante tenerezza dei bambini del posto per vendere ai turisti qualsiasi cianfrusaglia, una situazione triste aggravata dalle tante bambine di 6-7 anni con sulle spalle i fratellini di pochi mesi avvolti nella coperta legata sul torso come ne fossero le madri. Tornati a Palenque ceniamo in un altro ristorantino che non ci soddisfa gran che se non per l’allegra atmosfera di un locale pieno di gente.

Mercoledì 24: Sveglia alle 5:00 a causa delle russate da record del portiere “Pedro” che alla fine sono andato a svegliare. Facciamo colazione con le solite delizie fresche fresche e ci dirigiamo al terminal per l’autobus che ci porterà a San Cristobal de las Casas. Abbiamo preso il biglietto 2 giorni prima al prezzo di 91,00P a testa e dopo 5 ore di viaggio in mezzo alla stupenda giungla ed alle montagne del Chiapas arriviamo a San Cristobal de las Casas. La strada tortuosa e la guida non proprio turistica dell’autista ci hanno messo sottosopra lo stomaco, ma la bellezza del paesaggio avvolto nella bruma mattutina ci tiene svegli e di buon umore. La ricerca dell’albergo per le due notti è più breve del previsto, ci fermiamo al Frai Bartolomè de las Casas, in centro, una stanza pulita a 210P ma con l’acqua calda solo due ore al mattino e 2 ora la sera, niente riscaldamento. Lasciati gli zaini ci dirigiamo verso la piazza centrale dove troviamo un animato mercatino locale anche se fatto apposta per i turisti che qui sono numerosi, soprattutto giovani ragazzi; facciamo qualche acquisto e ritroviamo i ragazzi conosciuti a Palenque. Il freddo a 2000 m si fa sentire, riportando le nostre menti ad una Vigilia di Natale più simile alle nostre abitudini e spingendoci a comperare 2 belle sciarpe di lana molto efficaci. Il mercatino brulica di ragazzini che cercano di venderti di tutto e tantissimi sono quelli che fanno i lustrascarpe; cercano di lucidarti anche le scarpe da ginnastica e più fantasiosi se vanno in giro con una bilancia per far pesare la gente a pagamento. Torniamo alla stazione degli autobus per prendere i biglietti del bus verso il confine con qualche giorno di anticipo per evitare sorprese, poi torniamo di nuovo in centro con una breve sosta all’affollato cafè Aroma per un cappuccino bollente, un locale molto carino pieno di giovani e bella gente, i tanti camerieri fanno fatica a servire tutta la gente che affolla i tavoli e il piccolo bancone. Dopo una breve visita alla cattedrale che fiancheggia la piazza ci addentriamo nel vero mercatino locale, l’atmosfera è stupenda, il sole è ormai tramontato ma è ancora tanta la gente che affolla le bancarelle colorate da frutta e verdura disposta in modo quasi maniacale; i suoni e le luci degli addobbi natalizi fanno da cornice a questo fantastico scorcio di vita locale apparentemente incontaminata dai turisti. Gli sguardi della gente sembrano chiederci cosa ci facciamo li in mezzo e dopo qualche fugace ripresa ci allontaniamo verso il centro. Qui è già partita la processione con tanto di auto della polizia di scorta con la Famiglia Santa che si reca nella cattedrale; anche babbo natale fa parte della schiera di personaggi e è letteralmente preso d’assalto dai tanti ragazzini che cercano di prendere le caramelle che lancia intorno a se. Al termine della processione rientriamo in camera e ci infialiamo nel sacco a pelo e sotto le coperte perché fa veramente freddo ed è come se avessimo la porta aperta.

Giovedì 25: Sveglia alle 5:30 per riuscire ad arrivare puntuali alle 7:00 all’hotel San Martin da dove avrà inizio l’escursione di oggi. Il risveglio è tremendo sia per il freddo sia perché dobbiamo lavarci con l’acqua fredda visto che quella calda arriva solo dalle 7:00; comunque ci scambiamo gli auguri di Natale e iniziamo a fare colazione con le solite paste succulente acquistate dalla Pastelleria difronte. Alle 6:45 non c’è un’anima in giro, San Cristobal è avvolta nel gelo e nella foschia delle nubi basse, almeno l’atmosfera è proprio natalizia. Saliamo sul Chryler che abbiamo prenotato il giorno prima per il tour del Canyon del Sumindero, insieme ad una simpatica coppia di francesi ed una coppia di giovani inglesi molto schivi. Il tour del canyon inizia dai miradores del parco nazionale e ci accorgiamo che qui c’è tutt’altra temperatura, i punti di vista del profondissimo canyon sono molto belli ma sinceramente non vediamo l’ora di salire sulla lancia e risalire il fiume per ammirarlo dal basso. Ci imbarchiamo dopo una lunga attesa sul molo e dietro a noi si piazzano dei messicani che non fanno altro che scompisciarsi dalle risate per continue battute dello scemo di turno, almeno ci tengono su di morale. La barca va veramente veloce e ogni tanto facciamo delle improvvise deviazioni accostandoci alla riva per poter vedere da vicino i numerosi coccodrilli che affollano il fiume o qualche specie di uccello caratteristica di queste parti. I punti in cui le pareti del canyon scendono a picco per più di 1000m fanno veramente impressione anche se a prima vista non sembrerebbero distanze così enormi. Rientriamo a San Cristobal e facciamo una capatina al Cafè Aroma che tanto ci è piaciuto e prendiamo il solito cappuccino bollente con cannella per stiepidirci poi siamo rientrati in camera per riposare un po’ visto che il mio mal di schiena sembra concedermi sempre meno autonomia. Usciamo per la cena di Natale e ci fermiamo in un posticino a metà strada verso la piazza, il posto ci ispira e ordiniamo una zuppa di patate e una di verdure, veramente squisite; per secondo ci concediamo una specialità della casa con carne prosciutto, verdure, funghi, cipolla e formaggio tutto saltato sulla piastra. La cenetta è stata proprio gradevole lo si intuisce bene soprattutto dallo sguardo soddisfatto di Ferny, proseguiamo per le vie del centro soffermandoci davanti ai numerosi locali che animano la vita notturna di San Cristobal; qui ci sono tantissimi giovani, la maggior parte dei quali tipo centro sociale, forse simpatizzanti del subcomandante Marcos e degli zapatisti, qui molto in voga. Rientriamo abbastanza stanchi come al solito per preparare i bagagli visto che alle 7:30 prenderemo l’autobus per il confine e andare in Guatemala (biglietto 73P a testa).

Venerdì 26: Il bus per Ciudad Cuauhtémoc è in ritardo, partiamo solo alle 8:30 e come al solito procediamo lentamente viste le tantissime topes che ci costringono a fermarci e procedere a 20Km/h. Dopo 3 ore e mezza di viaggio arriviamo al confine messicano dove facciamo timbrare i passaporti e dichiariamo che rientreremo in Messico per non pagare la tassa di uscita. Sulla piazza prendiamo un taxi tutto scassato e riusciamo a convincere il tassista a partire subito anche se siamo solo in due per 28,00P; il tragitto per giungere a La Mesilla in Guatemala è breve ma impensabile farlo a piedi. Abbiamo cercato di non perdere contatto con gli altri turisti che erano con noi a Ciudad Cuauhtémoc e li troviamo a timbrare i passaporti, in fila; qui ci chiedono 3US$ a testa, la famosa “mordida” illegale ma paghiamo lo stesso. I posti di frontiera sono sempre particolari ma il chiasso e la confusione di La Mesilla ci sembrano irreali, non c’è una stazione degli autobus e i famosi Chicken Bus partono da diversi punti con i compari che quasi ti prendono di peso per convincerti a salire.. Ci sembra troppo avventuroso e soprattutto ci porterebbe via troppo tempo. Cambiamo per strada una ventina di US$ in Quetzal per avere qualche spiccio e iniziamo a trovare una soluzione per lo spostamento insieme alla coppia di olandesi conosciuta sul bus. Alla fine decidiamo di prendere un taxi per giungere rapidamente a Panajachel sul Lago Atitlan, ne troviamo uno ma non riusciamo a scendere sotto i 100 US$ per il viaggio; la spesa è alta ma il tipo va come una scheggia e dopo sole 3 ore e mezza di strada e due frontali scampati per un soffio ci troviamo a Panayachel con somma soddisfazione di tutti. Salutiamo i simpatici olandesi (5 settimane di ferie) e proviamo a trovare una stanza in un bell’albergo visto all’inizio della via principale: l’hotel PRIMAVERA è molto nuovo e il prezzo di 240Q a notte ci sembra buono visto che è pulitissimo, prenotiamo per 2 notti. Lasciamo i panni sporchi alla signora della reception per il servizio di lavanderia e ci buttiamo nell’affollata via principale che porta al lago; c’è tanta gente, tante bancarelle dove vendono di tutto e molti locali dove ristorarsi. Arrivati sulla riva del lago la vista dei tre imponenti vulcani all’orizzonte (Atitlan – San Pedro – Toliman) ancora avvolti da una fitta foschia ci toglie quasi il respiro, l’atmosfera è estremamente rilassante, rimaniamo qualche minuto in contemplazione del panorama poi rientriamo in camera per cenare. Per soli 3Q ci hanno lavato e stirato praticamente mezzo zaino di roba, ceniamo con le solite scatolette e panini poi usciamo di nuovo; acquistiamo in una delle tantissime agenzie di viaggio locali il tour per Antigua, la visita al mercatino di Chichicastenango e il trasferimento a Flores via Città del Guatemala in bus prima classe. Ci scoliamo una birra al PanaRock e poi ci dirigiamo verso la spiaggia dove molti ragazzi hanno acceso dei fuochi e se ne stanno in cerchio con chitarra e birre a cantare e scherzare. Credo che alla fine aver scelto Panajachel come base per i nostri spostamenti nella regione degli altipiani centrali del Guatemala sia stata azzeccata, la città è piccola ma piena di gente e animata fino a tarda notte.

Sabato 27: Sveglia presto ma non troppo visto che il tour per Antigua parte solo alle 9:30, doccia e abbondante colazione con cappuccino in camera; ci dirigiamo al lago per ammirare il panorama. La foschia del mattino lascia solo intravedere i contorni dei tre vulcani e l’acqua con la luce del sole è incredibilmente trasparente, il fondale scende rapidamente scomparendo in un bel blu cobalto. Lo shuttle viene a prenderci in albergo con puntualità e a mezzogiorno circa siamo ad Antigua la vecchia capitale del Guatemala. Iniziamo subito a visitare il coloratissimo e chiassoso mercato locale che si snoda all’interno di un grande edificio basso e nel grande piazzale intorno ad esso. Scattiamo alcune foto alle bancarelle più particolari ed ai bus coloratissimi con sullo sfondo il vulcano Acatenango poi ci dirigiamo verso il centro dove sono le altre classiche tappe turistiche. Visitiamo le chiese vicino al centro e ammiriamo i contrastanti stili degli edifici intorno a Parque Central; lungo le stupende vie acciottolate di Antigua contrattiamo per l’acquisto di uno stupendo acquerello che riusciamo ad avere per 55 US$ dopo una strenua trattativa, ma la soddisfazione è tanta e la si legge benissimo negli occhi di Ferny. Beviamo in fretta un buon cappuccino con cannella e cacao per recarci nuovamente al mercato, per poco non ci perdiamo tra tutte quelle bancarelle ma alla fine troviamo tutto: meloni, banane, mandarini, cipolle. Ci avviamo quindi stracarichi verso il luogo dell’appuntamento con lo shuttle per Pana. Incredibile a dirsi ma siamo riusciti a comperare le cartoline, ma non i francobolli che vengono venduti solo alle poste ormai chiuse; partiamo e dopo 3 ore di viaggio siamo nuovamente a Panajachel. Facciamo gli ultimi acquisti e poi ceniamo in camera a base di melone e prosciutto cotto; per smaltire il tutto giriamo in lungo ed in largo tutto il paesino senza tralasciare l’affascinate lungolago dove andava di scena la luna che faceva risaltare i profili dei vulcani e la piatta superficie dell’acqua. Torniamo in albergo per preparare le valigie visto che all’indomani saremmo andati finalmente al famoso mercatino di Chichicastenango, carichi di contanti appena prelevati per le spese.

Domenica 28: Sveglia alle 6:00; me ne vado in riva al lago per vedere l’alba visto che è una giornata molto limpida, dopo una notte insonne per me e Ferny tenuti svegli dalle performance sessuali di due fenomeni che dalle 2 alle 4 hanno fatto i numeri. Il panorama è splendido e il sorgere del sole illumina dapprima le vette dei tre vulcani poi travolge tutto il resto del paesaggio, l’atmosfera silenziosa è veramente rilassante. Lasciamo i bagagli all’agenzia dove abbiamo prenotato i tour e saliamo su un pulmino stracarico di turisti, partiamo alla volta di Chichicastenango seguiti e preceduti da orde di pulmini anch’essi carichi di turisti interrotti ogni tanto da rumorosi chicken bus. Questo tranquillo paesino di montagna è preso d’assalto dalla gente che viene da ogni dove, è incredibile: i turisti sono tanti ma sono un’infinità i guatemaltechi venuti con decine di coloratissimi bus ora parcheggiati lungo le vie non destinate al mercato. È un mercato in cui i colori dei vestiti della gente e dei tessuti esposti sulle bancarelle ti riempe gli occhi: tante cose essenziali per i guatemaltechi e tante cose inutili per i turisti. Facciamo diversi acquisti per non sottrarci alla tradizione, un po’ di cose per noi e diversi regali da portare a casa, spuntiamo anche degli ottimi prezzi ma è incredibile: non cedono fino a quando non ti vedono andare via, alla fine accettano l’ultima tua offerta (generalmente il 30-40% della loro prima richiesta). I ritorno delle 13:30 è la confusione più totale, soprattutto per i turisti questo è il momento di risalire sui minivan per tornare in albergo o trasferirsi da qualche altra parte; facciamo il pieno di gente e torniamo a Panajachel, giusto il tempo di andare in bagno e ripartiamo immediatamente alla volta di Guatemala City. Sulla via per Antigua facciamo amicizia con 3 americane di cui una simpaticissima e un po’ logorroica, il viaggio scorre piacevolmente e giungiamo ad Antigua. Nella confusione di sempre cambiamo pulmino e arriviamo a Guatemala City, una città immensa che ci sembra subito molto pericolosa. Ci lasciano alla “Oficina de Linea Dorada” dove prenderemo il bus per Flores; due tipi armati di fucile a pompa sulla porta proteggono i turisti e alle 21 in punto saliamo sull’enorme bus a due piani per Flores. Ci danno per cena un hamburger e della coca poi le hostess ci danno le coperte e proviamo a dormire; facciamo qualche sogno, segno che un po’ dormiamo, ma i risvegli sono frequenti per le membra che non riescono a stare in quelle strane posizioni. Alle 5:00 ci svegliano, siamo a Flores.

Lunedì 29: C’è un movimento strano a Flores per essere le 5 del mattino, molti partono già per Tikal che apre alle 6:00. Tutti gli hotel che sentiamo hanno camere libere solo dopo le 9 del mattino quindi lasciamo i bagagli nella reception di un hotel e decidiamo di partire per Tikal nonostante siamo in debito di sonno. Paghiamo 40 Q a testa e alle 6 prendiamo un bus praticamente al completo per il sito archeologico; dopo un’ora di viaggio siamo a Tikal ma è quasi giorno, paghiamo 55Q per l’ingresso e ci mettiamo a fare colazione insieme ad altri ragazzi di varie nazionalità. Gli raccontiamo i nostri spostamenti delle ultime 24 ore e sorridono per il ritmo frenetico che teniamo e per il fatto che se Flores non ha nulla da offrirci forse ripartiamo subito per Belize City. Ci addentriamo nella foresta tropicale che avvolge le rovine di Tikal, fa un caldo incredibile e l’alto tasso di umidità rende l’aria quasi irrespirabile. Lo splendore delle rovine ci fa quasi dimenticare la stanchezza, tantissime sono le stele erette alla base dei templi ma molto affascinanti solo le passeggiate lungo i percorsi che collegano le varie aree, si sentono benissimo i tanti uccelli che popolano la giungla, le scimmie e i tacchini selvatici. Facciamo molta fatica a salire sulle strutture più alte, i crampi ci fanno subito capire che le nostre gambe hanno assoluto bisogno di riposo dopo una notte rannicchiati in autobus. Dopo 5 ore abbiamo visitato tutto il sito e ci dirigiamo verso il parcheggio dove ci attendono i bus per Flores. In albergo vorremmo tanto fare una doccia ma non ci sono ancora gli asciugamani puliti allora usciamo per fare un giro a San Benito: il paesino fa schifo e ora che ha piovuto un po’ è anche peggio. Alle 17:30 riusciamo finalmente a fare una doccia e rilassarci un po’; portiamo qualche indumento in lavanderia e andiamo a cena fuori nel ristorante di fronte all’albergo per finire i Quetzales che ci sono rimasti in tasca. Ordiniamo diversa roba, antipasto secondo dolce e anche whisky per digerire, alla fine mancia compresa esauriamo i 300Q a disposizione. Rientriamo all’hotel Santiago (320Q a notte senza colazione) veramente sfiniti per la densa giornata veramente senza sosta, anche se non ci piace molto andiamo a letto ancora con la pancia piena. In fondo ripartire subito per Belize City o forse Orange Walk non ci dispiace affatto visto che Flores non offre molte cose da vedere nonostante sia su un lago molto carino, è solo un ottimo punto per visitare Tikal.

Martedì 30: Sveglia alle 6:00 ormai in automatico, dobbiamo rifare gli zaini e preparare i panini con il formaggio comperato ieri per il viaggio in bus. Facciamo colazione sempre di fronte all’hotel ed esauriamo gli spiccioli poi ci dirigiamo all’oficina de mundo maya per prendere l’autobus che ci porterà a Belize City (20US$ a testa). L’autobus è una schifezza, i bagagli sui sedili posteriori e partiamo… ma subito una ruota a terra, ci fermiamo da un gommista che in 30 minuti riesce a togliere la gomma dal cerchio con il piccone e riparare la camera d’aria, si riparte. L’ultimo tratto di strada prima della frontiera è un disastro, il bus vibra tutto e sembra che perdiamo dei pezzi, la gomma riparata cede nuovamente e ci fermiamo da un gommista muto che sembra più attrezzato, risolve tutto in 40 minuti. Passiamo rapidamente la dogana guatemalteca ma quella beliziana è un disastro colossale, ci mettono delle ore per timbrare il passaporto e fuori la coda sotto il sole è di una decina di metri; impieghiamo più di un’ora e mezzo per entrare in Belize. Nel frattempo abbiamo perso una coppia perché gli svizzeri hanno bisogno del visto d’ingresso, altri ragazzi preoccupati di non riuscire a prendere in tempo l’aereo ci avevano abbandonato già dalla sosta del gommista. Ripartiti per Belize City ci accorgiamo di come cambi il panorama, passiamo dal disordinato essenzialismo guatemalteco al maniacale ordine dei giardini beliziani, anche quelli delle case più malridotte in perfetto stile English. Anche le facce cambiano e i tratti somatici centroamericani fanno posto a quelli più marcatamente africani evidente segno delle conquiste coloniali inglesi. Dopo circa 2 ore di viaggio arriviamo a Belize City dove scendono gli americani diretti a Caye Caulker e dove dovremmo scendere anche noi, mentre la scalmanata coppia di giovani canadesi prosegue per Chetumal in Messico. Il cielo promette brutto tempo quindi decidiamo al volo di non andare ai caye e offriamo in nero 4 US$ e 5BZ$ all’autista per farci proseguire e scenderci a Orange Walk; il tizio accetta. Salutati i canadesi ci rendiamo subito conto che forse siamo gli unici stranieri a Orange Walk ma siamo intenzionati a fare il tour del fiume in barca con visita guidata del sito di Laminai quindi ci mettiamo alla ricerca di un albergo. Troviamo una camera al St. Christopher per 59 BZ$ a notte e scopriamo che anche loro organizzano il tour per 40US$ pranzo compreso, ma preferiamo andare al Jungle River Tour. Arrivati all’agenzia il grassone ci fa una pessima impressione ma il fatto che sul taccuino per domani ci siano altri nomi ci fa sperare di non essere soli. Preleviamo i soldi per pagare il tour, la camera e fare spesa negli alimentari, passeggiare per le vie di Orange Walk sembra poco rassicurante per i molti sguardi che ti senti addosso ma forse è molto meno pericolosa di quello che sembra; rientriamo in camera per cenare e ci mettiamo a scrivere le cartoline acquistate in Guatemala.

Mercoledì 31: Sveglia alle 7:00 dopo una nottata alquanto riposante senza risvegli a notte fonda. Iniziamo a camminare per il paesino alla ricerca di un posto dove fare colazione e dopo una strenua ricerca ci fermiamo in una baracchetta poco distante dall’hotel dove facciamo una buona colazione, poi torniamo al molo dell’hotel sulle rive del fiume perché alle 9:30 vengono a prenderci con la barca (Jungle River Tour 80BZ$ a testa). La barca contiene altre 9 persone ed è abbastanza piena, partiamo e subito avvertiamo che sarà una bella avventura; il pilota sfreccia lungo il fiume e ogni tanto fa delle brusche virate per farci vedere da vicino soprattutto coccodrilli, uccelli molto esotici o degli iguana appollaiati sui rami. Facciamo tappa anche nei pressi di una gigantesca raffineria di zucchero dove è fortissimo l’odore di mosto, poi costeggiamo i moli della comunità di mennoniti che vive vicino a Orange Walk: si notano subito i tratti delle loro origini tedesche, vivono senza elettricità, senza radio ne tv, quasi isolati dal resto della società e con una cultura di autosostentamento. Dopo 2 ore di divertente gita in barca arriviamo al sito maya di Laminai che significa con qualche forzatura “Coccodrillo Sommerso”; qui la guida ci illustra gli oggetti contenuti nel minuscolo museo del sito e poi ci accompagna ai tavoli dove il suo assistente ha già imbandito la tavola per il pranzo. Mangiamo piuttosto bene e durante il pranzo facciamo amicizia con due californiani e due canadesi che ci danno alcune dritte per il proseguo del nostro viaggio nella riviera maya. Il sito è immerso in una fitta giungla ricca di alberi giganteschi anche se morfologicamente diversi da quelli guatemaltechi, le costruzioni sono molto interessanti e soprattutto la guida è veramente preparata, vanta come molti una discendenza dai maya e i tratti somatici sembrano confermarlo. Il viaggio in barca di ritorno a Orange Walk procede più spedito con rare soste, lasciamo gli altri su un molo e per ultimi ci riportano al St. Christopher, breve sosta in camera poi usciamo a fare acquisti per il cenone dell’ultimo dell’anno. Ci accorgiamo che in Italia è già mezzanotte quindi ci scambiamo gli auguri in mezzo alla strada mentre la gente ci guarda come fossimo degli extraterrestri; inizia a piovere e fa un caldo bestiale. Il menù del cenone prevede filetti di sgombro, mais, olive, fagiolini e fontina, per dessert macedonia di pesche sciroppate e banane locali, il tutto accompagnato da della pessima birra beliziana. Non siamo molto stanchi ma continua a piovere e non si sentono molti festeggiamenti in strada, poi Ferny è un po’ spaventata dall’idea di andare in giro di notte in questo paesino così decidiamo di concludere la serata in camera guardando un divertente film di Austin Powels. Verso mezzanotte meno cinque sentiamo alcuni petardi esplodere in strada, i festeggiamenti continuano per altri 15 minuti poi più nulla… Giovedì 01 gennaio 2004: Sveglia presto e colazione volante con le paste comperate in pasticceria e gli yogurt tenuti nel frigo della reception; facciamo i bagagli e ci dirigiamo alla fermata dell’autobus per andare a Chetumal in Messico. Il bus ritarda e dopo una sosta di 15 minuti sotto il sole cocente partiamo, abbiamo pagato 6 BZ$ a testa per un biglietto di seconda classe, l’unica disponibile il giorno di capodanno, quindi dopo molte fermate intermedie giungiamo alla frontiera. Dobbiamo pagare 30BZ$ per uscire ma ne abbiamo solo 15, la tipa mi permette di andare a cambiare 100US$ in biglietti di piccolo taglio così facciamo un mix di dollari e siamo in Messico; qui ripresentando il talloncino compilato il giorno dell’arrivo con l’aereo non abbiamo nessun problema. Quel bastardo di autista per pranzare in un chioschetto a lui simpatico ci scende a 1km dalla stazione degli autobus così siamo costretti ad andarci a piedi, gli zaini pesano ma arriviamo giusto in tempo per prendere un bus di 1° classe per Tulum, costo 122P a testa. Dopo 3,5 ore di viaggio siamo a Tulum ma la cittadina ci sembra subito molto scarna; qui prendiamo un taxi per la zona di Tanka-ha alla ricerca del Tanka-inn suggeritoci dai californiani conosciuti a Laminai. Per fortuna il posto è completo poi il tizio voleva 120US$ a testa! Allora ripieghiamo sul lussuosissimo Freedom Paradise pronti a farci staccare la testa per una camera.. Invece.. Senza la formula all-inclusive bastano 850P per la camera colazione compresa; fermiamo la camera per 2 giorni e decidiamo di rimanerci anche a cena visto che vogliono solo 12US$ a testa ed è a bouffet. La camera è molto carina, siamo praticamente sulla spiaggia e ci soni anche 3 piscine in riva al mare. Fa un freddo cane, il vento tira fortissimo e del sole neanche a parlarne; e pensare che Ferny non vedeva l’ora di oziare sulle sdraio per prendere un po’ di tintarella. Dopo una doccia tonificante andiamo verso la zona del bouffet: mangiamo di tutto in porzioni abbondanti, acqua e vino a volontà, ci piace soprattutto la zuppa vegetale quindi la prendiamo anche alla fine dopo il dessert; sembriamo due al termine di una dieta ma in realtà quello è il nostro cenone di capodanno! Al termine della cena un bicchierino di whisky e firmiamo il fogliettino del conto.. Solo 240P per entrambe; siamo veramente pieni e ci rendiamo conto che è indispensabile fare una bella passeggiata per favorire la digestione. Dopo un’oretta di cammino rientriamo abbastanza stanchi e dopo esserci cosparsi di Autan ci mettiamo a letto.

Venerdì 02: Stavolta non ci svegliamo molto presto ma alle 7:30 siamo già nella zona bouffet per la colazione: iniziamo con il solito spirito ingordo e facciamo piatti pieni di tutto quello che c’è in modo che ci basti anche come pranzo. Chiediamo i teli da bagno e ci mettiamo in spiaggia sperando che esca presto il sole e si calmi un po’ il vento; finalmente verso le 10:30 il cielo si apre ed il sole inizia subito a farsi sentire, ci mettiamo la crema protettiva ed iniziamo a fare le lucertole:”primo giorno di vacanza senza camminare”. L’ozio ci tiene compagnia fino alle 19 quando ci dirigiamo verso la zona bouffet; la cena è come al solito abbondante e molto gustosa, date le quantità ci apprestiamo a fare la solita passeggiata digestiva poi sosta sulle sdraio a bordo piscina con leggero appisolamento di entrambe. Colpo di sonno immediato appena tocchiamo il letto dopo aver preparato le valigie per l’indomani.

Sabato 03: La sveglia non suona troppo presto e dopo aver fatto un’abbondante colazione torniamo in camera per prendere le ultime cose e scippare uno dei teli da bagno dell’hotel visto che non ne abbiamo per i prossimi giorni di mare. Saldato il conto percorriamo il lungo viale verso la strada principale dove speriamo passi un autobus, dopo qualche minuto di impaziente attesa fermiamo un taxi e ci facciamo portare alle rovine di Tulum per soli 6US$. Qui lasciamo gli zaini dentro una stanza le cui chiavi sono tentute da un tipo un po’ balordo che ci chiede 2 US$ a pezzo per l’intera giornata. Entriamo nel sito archeologico e subito veniamo rapiti dagli splendidi scorci di cielo-mare-terra-rovine che si possono ammirare qui; i turisti non sono ancora tantissimi quindi riusciamo a fare qualche bella foto, ma poco dopo è l’invasione, peccato. Ci attardiamo a fare le iguane al sole per goderci il panorama e lo splendido sole, notiamo con invidia che alcuni turisti armati di costume e teli da bagno approfittano per fare il bagni nelle splendide spiagge del sito. Le orde di turisti fanno perdere parte del fascino del sito e forse era meglio venire qui di primo mattino; comunque torniamo a prendere gli zaini pagando solo 3US$ e ci dirigiamo verso la stazione degli autobus di Tulum Cruciero; qui scopriamo che non possiamo andare a Coba quindi proseguiamo per Playa del Carmen con bus di 2° classe. Arrivati a Playa prendiamo una camera nel primo albergo trovato: Hotel Playa del Carmen, ci chiedono 320P per un luridume incredibile ma a prima vista non ci rendiamo conto ed accettiamo. Facciamo una lunga passeggiata lungo il corso che molto ricorda Riccione e poi ci sdraiamo in spiaggia; prima che faccia buio ci dirigiamo al supermercato “S.Francesco de Asis” per la cena e i panini dell’indomani. Restiamo in camera pochissimo tanto è il ribrezzo per il posto ed usciamo per una passeggiata in 5° avenida; Playa è molto viva soprattutto di sera, riusciamo a trovare anche un acquerello per Simone ma i rimpianti per non aver acquistato la finestra ad Antigua sono tanti. Rientriamo presto perché l’autobus per Coba parte alle 5, ci rassegniamo a dormire nei sacchi a pelo nonostante faccia un caldo infernale.

Domenica 04: 5 minuti prima della sveglia siamo già in piedi svegliati dai rumori dei ragazzi di ritorno dalla discoteca; lasciamo gli zaini nella reception dove dorme il marito della padrona e senza aver fatto colazione ci troviamo nel bus per Coba stracarico di persone. Fortunatamente abbiamo dei posti a sedere e dopo 2 ore di viaggio con diversi pisolini in scomode posizioni arriviamo a Coba; ci scendono davanti a “El Bocadito” dove decidiamo di fare colazione spendendo pochi soldi. Ci avviamo alle rovine ma all’ingresso mi fanno delle storie per la telecamera e dopo alcune discussioni li convinco che gli lascio l’unica batteria che ho quindi non potrò usarla. Decidiamo di non affittare la bici ma in effetti era l’unico modo per visitare rapidamente il sito; riusciamo comunque a salire in cima alla piramide di Nohoch-Mul alta 42 metri e lo spettacolo è veramente bello. Coba non è ben servita dagli autobus quindi alle 10:30 siamo di nuovo a El Bocadito per ripartire in direzione Playa; all’autista chiediamo di scenderci alla Hidden Worlds perché vogliamo visitare i cenote. Qui di chiedono 40US$ per il tour più comune e dopo aver vinto la titubanza di Ferny ci prepariamo: ci danno muta, giacchetto salvavita, maschera, boccaglio e torcia, dopo averli indossati partiamo insieme alla guida con la giungla-mobile verso ‘ingresso della prima grotta. Siamo fortunati ad essere solo in due con una guida tutta per noi, il ragazzo è simpatico e dopo 20mt a piedi ci fa scendere in un buco sul terreno lungo una ripida scala di ferro: lo spettacolo della grotta ci toglie il fiato, le tantissime stalattiti e stalagmiti molte delle quali immerse nell’acqua trasparente sono illuminate dalle luci artificiali. Ci immergiamo tra sensazioni di timore e stupore, l’acqua non è fredda ma i brividi sono tanti; sott’acqua lo spettacolo è bellissimo e con le torce illuminiamo le cupe aperture sotto di noi, senza mai perdere di vista la guida ed il sottile filo di Arianna che segna la strada per non perdersi, si prova una strana sensazione di claustrofobia che rende il respiro nel boccaglio difficoltoso. Facciamo il percorso due vote e poi ci dirigiamo verso un’altra grotta con la giunglamobile, l’accesso è di nuovo difficoltoso anche per i piedi bagnati: la caverna è veramente particolare, sono tantissime le stalattiti e stalagmiti rotte che giacciono sul fondo, gli anfratti attraverso cui passiamo sono strettissimi, il giacchetto si impiglia e a tratti non possiamo nemmeno tirare fuori la testa dall’acqua. Dopo 2 ore e mezza di tour salutiamo la guida Noe e ci mettiamo a prendere il sole per asciugarci e mangiare i panini del nostro pranzo; alle 15 ripartiamo per Cancun con una breve sosta per riprendere gli zaini lasciati dallo zozzone un po’ gay dell’albergo. Arrivati a Cancun ci dirigiamo stracarichi di buste di spesa all’hotel Grand Royal Lagoon dove avevamo dormito appena arrivati. Il tipo vuole 50US$ per la camera ma dopo avergli fatto vedere quanto l’avevamo pagata pochi giorni prima si ravvede e ce la cede per 400P a notte; siamo al 2° piano e la camera è più spaziosa e come al solito molto pulita. Dopo una bella doccia ci concediamo una bella cenetta vegetale e due birre Corona che sorseggiamo a bordo piscina mentre un caldo vento spira da sud. Siamo stanchi ma io non riesco a dormire e faccio tardi a scrivere e guardare la tv.

Lunedì 05: Sveglia alle 7:00 anche se non abbiamo tabelloni da rispettare, facciamo la solita discreta colazione in riva alla laguna e come al solito dobbiamo richiedere più volte pane e marmellata. Ci aspetta una giornata di mare quindi armati di tutto punto andiamo a Playa Tortugas, ci sdraiamo sulla splendida sabbia bianchissima e dopo esserci cosparsi di crema prendiamo un po’ di tintarella. Facciamo anche qualche bagno ma alle 15 ne abbiamo abbastanza quindi rientriamo per fare una doccia, notiamo con sorpresa che nonostante la crema abbiamo diverse scottature, soprattutto il mio occhio destro è proprio rosso. Durante la sosta in camera il tempo è cambiato ed ha piovuto abbastanza ma quando siamo usciti si era già calmato; ci dirigiamo al grande centro commerciale Plaza America per fare qualche acquisto e terminare la lista di regali da portare a casa. Rientrati in camera ceniamo consumando quasi tutto quello che abbiamo comperato da mangiare. Senza che ce ne rendessimo conto sono già le 11:30 e andiamo a letto.

Martedì 06: Ci siamo svegliati presto con tanti buoni propositi per l’ultima giornata piena in Messico ma il tempo non promette nulla di buono, è grigio e minaccioso; mentre facciamo colazione inizia a piovere anche se non fortissimo e ci illudiamo dicendoci che forse è meglio così altrimenti avremmo rischiato di scottarci al sole. Dopo aver perso un po’ di tempo in camera decidiamo di uscire armati di k-way e ci dirigiamo in centro: dopo un breve giro sotto la pioggia battente per i negozi vicino alla stazione degli autobus andiamo nuovamente a Plaza America dove restiamo fino al pomeriggio. La pioggia allenta la morsa e ci concediamo una passeggiata lungo le vie della zona hotelera verso sud; i molti locali iniziano a popolarsi fin dalle 5 del pomeriggio e già qualcuno ha esagerato con l’alcool ma l’atmosfera è ancora tranquilla. Vediamo anche un paio di spiagge carine dove qualche temerario fa il bagno nonostante il freddo ed il mare che inizia ad ingrossarsi. Ceniamo mangiando qualcosa fuori e finendo quello che è rimasto nel frigo in camera visto che domani si parte; iniziamo a fare le valige lasciando fuori come al solito il beauty-case e un po’ di roba umida. Doccia calda e a letto! Mercoledì 07: Sveglia alle 7:00 e colazione abbondante come al solito, arricchita di 2 panini con la marmellata che custodivamo in frigo. Finito di preparare gli zaini ci accorgiamo di essere in anticipo e approfittiamo di crogiolarci al sole di quella che sembra essere una splendida giornata. Alla reception quando riconsegnamo le chiavi chiediamo due sacchi per la spazzatura di quelli grandi per proteggere gli zaini poi ci avviamo verso la fermata dell’autobus per giungere fino alla fine della zona hotelera. Scendiamo alla penultima fermata e trattiamo con un tassista il prezzo per l’aeroporto: chiede 15US$ cioè 5 in meno che dall’albergo, saliamo e arrivati in aeroporto ci mettiamo in fila per il check-in. Mentre facciamo la fila infiliamo gli zaini nei robusti secchi della spazzatura e li avvolgiamo con della pellicola trasparente per alimenti comperata apposta al supermarket. Giunti in prossimità del bancone notiamo che fanno aprire tutti i bagagli per il controllo ma il tizio impietosito dalla cura per l’imbustamento ci fa saltare la postazione ed arriviamo direttamente al banco per l’imbarco del bagaglio. Al duty-free troviamo i francobolli per spedire le mitiche cartoline, appena in tempo poi ci imbarchiamo, il volo procede tranquillo. Arrivati a Philadelphia è il caos: lunga fila per l’immigrazione ma ci tocca rifarla perché hanno sbagliato a darci i moduli, perdiamo tempo e siamo tra gli ultimi a ritirare il bagaglio; riconsegnati gli zaini per l’imbarco verso Roma dobbiamo fare una coda lunghissima per il controllo al metal-detector e lo scanner a raggiX. Ci sembra che il tempo voli, sono già le 17:30 e il nostro volo parte tra 30 minuti; vado avanti in perlustrazione e appena realizzo quanta gente abbiamo davanti proviamo a scavalcare la fila per non perdere l’aereo. Un bastardo di sorveglianza ci vede e ci respinge indietro nonostante gli abbiamo spiegato la soluzione, guadagniamo comunque diverse posizioni e alla fine passiamo ma sono quasi le 18. Corsa stile 800mt a ostacoli olimpica e giungiamo al bancone per fare la carta d’imbarco per Roma (a Cancun non ce l’avevano fatta!); saliamo finalmente in aereo e scopriamo con sorpresa che ci hanno assegnato degli stupendi posti in 1° classe: televisore lcd, telefono, poltrona immensa e regolabile in mille posizioni, tanto spazio e un ricco menù di portate da scegliere. Anche altri ragazzi di Bari hanno la stessa nostra fortuna e siedono dietro di noi, da loro scopriamo che un tipo mentre erano in fila aveva chiamato tutti quelli del volo per Roma per fargli saltare la fila del controllo…Noi non l’abbiamo visto! Finalmente ci rilassiamo e ci godiamo l’ottimo servizio di 1° classe con un’abbondante cenetta; facciamo fatica ad addormentarci forse per l’eccessiva stanchezza o forse per l’entusiasmo di tornare a casa dopo 3 settimane. Arriviamo a Roma e ci piazziamo al ritiro bagagli mentre Emidio il papà di Ferny è già fuori ad aspettarci; dopo una lunga attesa realizziamo che i bagagli non ci sono, sorte comune a molti ragazzi come noi partiti da Cancun, facciamo la denuncia e ci dicono che sono ancora a Philadelphia. Se non fosse per i due inconvenienti relativi allo scalo a Philadelphia devo dire che nel viaggio siamo stati molto spesso molto fortunati, sia per quanto concerne certe coincidenze nei nostri spostamenti che per le condizioni metereologiche nelle tre settimane di viaggio.

Saliamo in macchina verso casa molto stanchi ma con tanta eccitazione per le migliaia di cose da raccontare e con un po’ di preoccupazione per gli zaini nuovi nuovi rimasti a Philadelphia.

Fortunatamente dopo alcuni giorni ce li hanno restituiti integri senza averli aperti e con in omaggio un buono sconto di 25US$ per scusarsi dell’accaduto, la US Airways è una compagnia seria.



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