Messico fai da te di ma con le ‘dritte’ giuste

- ORGANIZZAZIONE VIAGGIO La parola Messico da sempre evoca cactus e sombreri, gli stereotipi per eccellenza, ma ripensando al nostro viaggio ricordiamo la natura rigogliosa tipica dei climi tropicali, le bellissime e misteriose piramidi e rovine Maya, ed i tanti volti scuri e sorridenti degli indigeni che incontravamo nei villaggi e lungo le...
Scritto da: Fio
messico fai da te di ma con le 'dritte' giuste
Partenza il: 09/08/2006
Ritorno il: 26/08/2006
Viaggiatori: in coppia
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– ORGANIZZAZIONE VIAGGIO La parola Messico da sempre evoca cactus e sombreri, gli stereotipi per eccellenza, ma ripensando al nostro viaggio ricordiamo la natura rigogliosa tipica dei climi tropicali, le bellissime e misteriose piramidi e rovine Maya, ed i tanti volti scuri e sorridenti degli indigeni che incontravamo nei villaggi e lungo le strade. Ebbene si anche quest’anno abbiamo avuto l’opportunità di fare un viaggio speciale che ci ha lasciato dei ricordi bellissimi e… circa un 420 foto scattate fra la mia reflex e la digitale dello Ste! Sugli antenati di questo popolo purtroppo si sa molto poco dato che gli invasori religiosi bruciarono ogni loro scritto per non lasciare traccia dei loro riti pagani, probabilmente avendo capito la loro importanza e potenza. E il mistero che pervade questo popolo, i luoghi e le loro opere dà ancora più fascino a ciò che vedremo! Il viaggio ci è stato magistralmente organizzato dal nostro agente di viaggi Massimo, il quale, avendo un corrispondente in Messico ed essendoci egli stesso già stato più volte, ci ha dato parecchi consigli e soprattutto ci ha prenotato alberghi comodi ed economici sempre in zona centrale, nonostante fosse stata nostra intenzione il classico viaggio fai da te, volo e avventura. Massimo inoltre ci ha proposto uno stupendo eco-turismo ‘fuori circuito’ nello stato del Tabasco dove abbiamo trascorso due giorni incredibili e avventurosi nella giungla, tra i più belli del nostro soggiorno! Ma iniziamo a tracciare la rotta: volontariamente abbiamo deciso di evitare sia Cancun che Città del Messico, troppo grandi e caotiche, per immergerci meglio nelle realtà rurali più tipiche di questo Paese. Per chi ha intenzione di fare come noi, attraverso il bellissima regione del Chiapas fino alle azzurre acque dei Carabi, ecco qualche utile consiglio su come affrontare il viaggio: – lasciate perdere i viaggi organizzati ‘a pacchetto’, che vi costano un sacco di soldi e soprattutto vi fanno vedere quello che vogliono loro (cioè il minimo indispensabile per farvi poi dire ‘Siamo stati in Messico!’), anche se l’agenzia viaggi sicuramente vi dirà che solo così si viaggia tranquilli senza problemi di lingua e senza rischi (?!).

– meglio spostarsi in auto: anche se le strade non sono esattamente come le highway americane, sono tutte comunque poco affollate e ci si muove con molta più libertà. Con l’autobus si dovrebbe risparmiare, anche se dei ragazzi che abbiamo incontrato lì e che viaggiavano con i bus dicevano che comunque i biglietti per lunghe percorrenze non sono proprio ‘a buon mercato’! Viaggiando con l’auto inoltre non si han vincoli di sorta perché tante sono state le tappe non previste lungo ilo percorso, ma certi luoghi meritavano una sosta. Inoltre si possono visitare comodamente i siti all’apertura, generalmente alle otto di mattina (con una ‘puntatina’ anche la sera prima in quanto spesso ci sono gli spettacoli di luci e suoni serali, molto suggestivi), e dopo due/tre ore di visita si può tranquillamente tornare in albergo, farsi la doccia e belli puliti e profumati bearsi, con un pizzico di goliardico sadismo, le espressioni spesso sconvolte dal caldo, dei turisti che scendono dai pullmoni dei tour organizzati passando dai 15°C condizionati ai 35°C umidi col sole a picco (ovviamente nel periodo luglio/agosto) – in luglio e agosto infatti fa molto caldo, quello bello umido, che difficilmente si può stare all’aperto senza diventare in breve tempo una sorta di carta moschicida… A proposito, per quanto riguarda le zanzare, ne abbiamo incontrate poche, anche in mezzo alla giungla, e per fortuna sono molto più lente e meno ‘assetate’ di sangue delle nostre fameliche zanzare tigre! – per quanto riguarda i voli aerei è meglio arrivare già direttamente in Chiapas (a Tuxla Gutierrez o Villahermosa) per poi risalire con l’auto verso il Quintana Roo e le bellissime spiagge nel Mar dei Caraibi per ritornare in Italia dall’aeroporto di Cancun. Abbiamo sentito di molti che prenotano sia l’andata che il ritorno da Cancun, dove dormono la prima notte per partire verso il Chiapas la mattina seguente con un volo interno di due o tre scali, perdendo così un giorno e pagando la notte in più che si è costretti a fare a Cancun… Ha poco senso ma a voi l’ardua scelta! – possibilmente cercare di essere quasi sempre, per quanto possibile, sorridenti e specificare che si è italiani; i messicani infatti odiano gli americani (i ‘gringos’) e soprattutto il loro modo di fare da ‘conquistadores’ (militari con tanto di divisa e mitra ci hanno fermato a due posti di blocco intenzionati a rivoltarci l’auto, e per fortuna dopo la precisazione della nostra italica provenienza e due battute in italo-spagnolo erano tutti lì che ci spiegavano la strada e poi ci salutavano sorridenti con la manina alzata, e mitra a terra augurandoci buon viaggio!…) – L’auto: prenotatela pure quando arrivate. Lo sapevamo già ma il nostro agente di viaggio ha insistito per prenotarla comunque dall’Italia per cercare di non farci pagare il famigerato drop-off cioè la tassa che si paga quando si riconsegna l’auto in un altro stato (in questo caso da Tuxla-Guttierrez a Yucatan). Questa tassa poi abbiamo dovuto pagarla lo stesso, e pure bella salata (anche se al momento sono in corso procedure di recupero…); per il resto comunque quando atterrate ci sono tutti i banconi del noleggio auto (Hertz, Alamo, Executive, etc.) e si può fare tutto al momento.

Le macchine in Messico non sono lontanamente come le auto americane o le nostre. La categoria base può essere un maggiolone (tipo vecchio ovviamente) o una Opel Corsa 1000 cc che in salita se vuoi andare avanti devi spegnere la preziosa aria condizionata..; noi abbiamo preso la categoria subito sopra quella base, un 1300 cc anche se con qualche problemino.. Vedi sotto.

– Relax: le migliori località caraibiche sulla costa, dove godersi le turchesi e cristalline acque del Mar dei Caraibi sorseggiando un paio di margaritas a testa (durante l’happy hour eh eh), sono: -Playa del Carmen, ex villaggio di pescatori ora centro modaiolo con la sua famosa Quinta Avenida, eppure meno caotico di Cancun, dove si può praticare e trovare tutto ciò che si cerca. – Akumal, piccolo centro frequentato soprattutto dai sub per la vicinanza dell’Hidden Centre per le immersioni. – La piccolissima e coccolissima Isla Mujeres, turistica al punto giusto anche se da Cancun ci sono sempre traghetti e si può visitarla tranquillamente in un solo giorno. – Cozumel detta anche l’isola dei sub, davanti a Playa del Carmen ed infine l’affollata e caotica Cancun con i suoi mega alberghi e il divertimento assicurato.

– Denaro: siamo partiti con euro e il cambio migliore (1 eur = 12,90 MX$) lo abbiamo trovato, con nostro stupore, all’aeroporto di città del Messico. I cambi migliori si riescono ad avere poi in banca (ci siamo trovati bene alla Banamex -1 eur = 12,80MXD), ma ricordatevi che le banche sono aperte solo di mattina. Prelevare dalle circuito internazionale attraverso gli sportelli ATM non si è rivelato molto conveniente a causa delle elevate commissioni.

– Acquisti: a S. Cristobal, o meglio a S. Juan Chamula, per cinture, centri tavola e tessuti vari. I dipinti su pelle di bue alle cascate di Agua Azul. Le amache a Merida – Tragitti: munitevi della ‘bibbia del viaggiatore’ la mitica Lonely Planet, l’unica che oltre a darvi mappe e cenni storici fornisce utilissime indicazioni di hotel, ristoranti, parcheggi e moltissimi consigli extra! Indispensabile, secondo noi, per il viaggiatore ‘fai da te’! – Telefonate: sono molto costose (fino a 4 euro al minuto con il cellulare!!) e così pure gli sms (circa 1 euro a messaggino). Meglio cercare le carte prepagate o i centri per le chiamate internazionali – Corrente elettrica: è a 110 volt, munirsi di presa di tipo americano – l’unico neo negativo di questo viaggio sono stati i tantissimi cani randagi tra l’indifferenza di locali e turisti..

Costo voli: Klm: da Venezia a Città del Messico Eur 735,00 Air Mexicana: da Città del Messico a Tuxla Gutierrez Eur 320,00 Totale 1.055,00 più tasse Eur 1.230,00 a persona.

– Auto eur 878,00 dal 10 al 22 agosto Il programma di viaggio è stato il seguente: PARTENZA martedì 9 agosto: partenza alle ore 16:00 con Klm. Purtroppo avendo prenotato solamente un mese prima della partenza non siamo riusciti a trovare la migliore combinazione dei voli e all’andata ci siamo sorbiti ben quattro scali. Il primo volo Venezia-Amsterdam parte male soprattutto per la mia affermazione che a bordo ci daranno il Corriere della Sera o, ancora più importante, la Gazzetta dello Sport, impedendo così allo Ste di spendere soldi inutilmente in aeroporto! Peccato che ‘sti pezzentoni della Klm non avessero nemmeno il Giornalino dei Ragazzi e non vi dico tener buono lo Ste senza il suo amato giornale sportivo!!! Fortunatamente nella successiva tratta Amsterdam-New York siamo riusciti a dormire (complice anche la melatonina) altrimenti avremmo mal digerito pure il volo successivo fino a Città del Messico, le successive sette ore d’attesa e l’ultimo volo fino a Tuxla Gutierrez! Una volta a città del Messico proviamo ad uscire dall’aeroporto e in mezzo al caos ci colpiscono decine e decine di taxi-maggioloni verdi!! Eh si siamo in Messico!! Cambiamo 100 euro in 1290 MX$ (il miglior cambio, mai più trovato poi…) e proviamo a farci passare le ore d’attesa cercando di farci inserire in un volo, purtroppo strapieno, che sarebbe partito 4 ore prima del nostro facendo pure due volte la fila ai check-in e andando da due hostess diverse (nel caso la prima si fosse sbagliata, si sa mai). Ce ne andiamo infine al piano superiore dove, nostalgici di sbeveroni e ‘delicatessen’ statunitensi, facciamo una slurposa accoppiata Starbucks – Dunkin Donut’s. ARRIVO NEL CHIAPAS mercoledì 10 agosto, ore 15:00: finalmente atterriamo a Tuxla Gutierrez, a quasi ventiquattrore dalla partenza dall’Italia!! La stazione dei pullman di Vicenza è molto più grande di questo aeroporto, manca solo che ci andiamo a prendere le valigie direttamente dall’aereo. Nella piccola stanzetta adibita a check-in, informazioni e ritiro bagagli ci sono anche 3/4 scrivanie con varie compagnie di noleggio auto. Ci avviamo verso la nostra, la più cara, cioè la Hertz, e sbrigate le formalità ci viene detto che a Playa del Carmen dovremo pagare 400 dollari americani, circa 320 euro, di drop-off e la cosa, non preventivata, non ci rende certo felici, ma siamo costretti ad accettare non essendoci alternative. Gli ultimi residui di felicità di spengono poi alla vista dell’auto.. Eccola.. In mezzo al parcheggio assolato, una Ford Ikon (Ikon?? = modello che qui in Europa si rifiutano di commercializzare..) con ben 120.320 km sul ‘groppone’, nera come la pece (in modo da attirare anche il più flebile raggio di sole), senza chiusura centralizzata, senza antenna e radio e soprattutto con l’aria condizionata che usciva a malapena dai soli due bocchettoni centrali. Di tutte queste cose ovviamente ce ne accorgiamo strada facendo cercando di uscire dall’intrico di strade di Tuxla sudati più che mai e neri del fatto che ci costa 800 eur + 400 dollari di drop off per 12 gg!! Non torniamo a lamentarci solo perché lo Ste asserisce che comunque il motore è buono e soprattutto perchè vogliamo provare a vedere il Canyon del Sumidero e le motolancie partono fino alle 16:00 e la ragazza del noleggio ci ha assicurato che ce l’avremmo fatta a vederlo…

Andiamo a fare il primo pieno (220MX$ = 17 eur), dopo di che cerchiamo di raggiungere il Canyon, ma sbagliamo strada e nel momento che troviamo la giusta via il cielo si rabbuia e scende il nostro primo acquazzone tropicale! Pazienza per il canyon, visto anche che ormai erano le 16:00, ma siamo in viaggio da quasi due giorni ed è meglio dirigerci verso S. Cristobal senza perdere tempo ulteriore.

Dopo qualche km ci accorgiamo che le indicazioni ci mandano tutte verso l’autostrada a pagamento (cuota) e ciò non ci garba molto! Già ci sembra che qui siano solo bravi a farci spendere e così invertiamo marcia e prendiamo la strada parallela SS 190. Siamo in Chiapas!! Col nostro mezzo iniziamo a salire e dopo ogni curva si spalancano ai nostri occhi paesaggi sconfinati verdeggianti. Mentre io inizio a filosofeggiare sulla natura, Ste il cinico mi fa notare che queste zone non sono poi così diverse dai nostri paesaggi montani.. Più saliamo e più il territorio si anima: cani randagi, cavalli e capre legati quasi ad ogni curva, indios, soprattutto donne, che camminano con i loro bimbi e tante coltivazioni di grano, il principale sostentamento di questo popolo.. Lungo la strada iniziamo a pensare alla cena messicana di stasera a base di tortillas e chili.. In un’oretta arriviamo a San Cristobal de las Casas, (83 km dall’aeroporto) quasi 2200 m di altezza, cittadina coloniale molto carina e ordinata con tutti gli edifici bassi a colore pastello. Oltrepassiamo la grande piazza principale con la cattedrale vivacemente colorata di rosso, bianco, giallo e nero e dopo una ventina di metri troviamo il nostro hotel color giallo zafferano in stile mexicano, hotel Mansion del Valle! Doccia (molto) meticolosa e si scende per cenare in uno dei localini consigliati dalla Lonely, il ‘Madre Tierra’. All’apparenza sembra costoso, ma vinta la diffidenza iniziale entriamo e visti i prezzi modici lo Ste si sbafa il piatto della casa, un filetto con verdure varie ed io il mio chili con riso e tortillas! Il tutto condito da Coronas! La nostra giornata è durata fin troppo e così dopo una passeggiata per il centro di san Cristobal ad ascoltare qualche mariaco che suona ci incamminiamo insonnoliti verso l’hotel.

(Hotel Mansion del Valle – Eur 17,00/persona/notte x 2 notti www.Mansiondelvalle.Com) www.Chiapasonly.Com.Mx www.Turismochiapas.Gob.Mx www.Zapatours.Com www.Mundomaya.Com.Mx/mansion SAN CRISTOBAL – S. JUAN CHAMULA – ZINACATAN 11 agosto giovedì: iniziamo la giornata come meglio non si può: con una mega colazione alla Casa del Pan. Io decisa a staccarmi un po’ alla volta dalla colazione all’italiana prendo un bel muesli con miele del Chiapas, latte pastorizzato da mucche allevate senza somministrazione di ormoni e/o antibiotici, frullatone alla banana e brioscina deliziosa con marmellata a parte, entrambe fatte in casa. Lo Ste, già preso a pieno dal clima messicano, ordina invece una bella enchilada verde con mais, fagioli e guacamole.

La Casa del Pan, ideato per contrastare gli effetti negativi della globalizzazione utilizzando esclusivamente prodotti locali nel pieno rispetto della natura, non stonerebbe nel centro storico di nessuna delle nostre belle città d’arte, e una visitina anche solo per acquistare qualche cosa nel negozietto attiguo vale proprio la pena! Ci dirigiamo poi verso il locale mercato municipal della frutta e verdura e la cosa che più ci colpisce è l’ordine con cui la merce viene disposta. Acquistiamo una torcia e delle batterie che ci potranno servire per esplorare l’interno di qualche piramide Maya (o a spaventare qualche insonne pipistrellino) e passiamo al mercato che più ci interessa, quello turistico ma sempre suggestivo attorno al tempio di Santo Domingo! Lì acquistiamo un bel coloratissimo centrotavola a 130 MX$ 10 eur) più altri centrotavola più piccoli a 30MX$ (2 eur) ciascuno (ed ne abbiamo preso pure pochi perché sono stati i regalini più gettonati per le mie amiche…). Proseguiamo con la visita delle chiese e saliamo a piedi per la ripida scalinata che porta alla piccola chiesa di San Cristobal, per vedere la città dall’alto.

Scendiamo e pranziamo in uno dei tanti localini, che sbucano nelle vie attigue al centro, che hanno al massimo 2 tavolini e quattro sedie e mangiamo due bei tacos ripieni di tutto e di più con coca cola e spremuta all’esosa cifra di 40 MX$ (nemmeno tre euro…) Verso le 14:30 prendiamo la macchina e andiamo a visitare i piccoli villaggi che si trovano a circa 30 minuti di auto da San Cristobal: S. Juan Chamula e Zinacatan, due comunità che pur avendo le stesse origini e tradizioni rivaleggiano campanilisticamente tra loro. Entrati a S. Juan Chamula parcheggiamo subito sulla destra, con vista cimitero e una vecchia chiesa distrutta da un incendio; un gruppuscolo di persone sta partecipando ad un funerale e capiamo già che qui la gente è un po’ stranina perché tutti i presenti ridono e schiamazzano.. Vabbè che il defunto sarà passato a miglior vita però fare un festone.. Boh.. Appena scesi dall’auto tre bimbe si propongono di farci la guardia all’auto e si intrattengono con noi, anzi mi tocca trascinar via lo Ste che si è messo a parlare con loro e non lo mollano più. La singolarità di queste persone è che hanno assorbito e mescolato varie culture e quindi il loro modo di vita e il credo religioso, sono un misto cristiano-pagano. Su tutte le guide si raccomanda di non fotografarli perché credono che gli si rubi l’anima e per farla rientrare nel corpo devono sottostare ad un complicato rito dallo sciamano locale. Altra cosa da non fotografare assolutamente è il particolarissimo interno della chiesa di S. Juan, nel quale si possono osservare molti riti e usi Maya; ma questo è il motivo principale per cui si visita questo villaggio e con tutto quello che abbiamo letto sull’interno della chiesa invece dobbiamo assolutamente provare, per amor di cronaca, a scattare qualche foto. Lo Ste posiziona furbescamente quindi la sua digitale nel marsupio con l’obiettivo appena al di fuori della tasca, paghiamo l’ingresso (15 MX$ a testa) ed entriamo. Se l’esterno della chiesa è luminoso essendo tutta bianca con il portone bordato di verde e azzurro, l’interno è completamente differente (gli sforzi fatti dai missionari per convertire gli indigeni al cattolicesimo hanno fortunatamente scalfito di poco la loro cultura religiosa) ed è incredibile: la penombra e l’odore di pino sono le prime cose che colpiscono; la poca luce presente proviene da alti finestroni e da un centinaio di candele accese distribuite per terra. Non ci sono panche e tutto il pavimento è cosparso di aghi di pino a ricordare le erbose spianate dove i Maia effettuavano i loro riti. Ai lati varie statue di santi rinchiusi in teche di vetro spoglie e senza candele sono in punizione (si avete letto bene), per non aver saputo proteggere la vecchia chiesa dall’incendio, e ora nessuno li invoca più. In mezzo un po’ a caso sono accovacciate gruppi di persone che a prima vista sembrano fare un pic nic dato che hanno cibo e lattine di Pepsi Cola davanti ma invece pregano offrendo i loro doni e accendendo altre candele. La Pepsi Cola ha sostituito una rituale bevanda nera, essendo più semplice da reperire; va bevuta e dopo di che con un ‘rutto’ verrà espulsa la malvagità che si è annidata all’interno della persona! L’impatto visivo è veramente affascinante e restiamo in fondo alla chiesa ad osservare l’ambiente fino a quando superiamo al meno di un pochino la sensazione di essere degli intrusi e piano piano proviamo a zigzagare fra i vari gruppetti preganti dirigendoci verso l’altare. Al centro di esso vi è la statua di S. Giovanni (S. Juan) al quale la chiesa è dedicata, mentre Cristo crocifisso è in posizione inferiore alla sua sinistra. Lo Ste prova a ‘rubare’ qualche foto e io lo ‘proteggo’ con il corpo perché non sia visto, ma quando usciamo si accorge che nel frattempo era finita la batteria e di foto neanche l’ombra!!! La vendetta dello sciamano!! Ritorniamo a prendere la macchina e diamo una piccola mancia e delle caramelle alle tre bambine, che nel frattempo erano rimaste nei pressi, e dopo averle fatte divertire ancora un po’ con il nostro idioma italo-ispanico ci dirigiamo verso l’altrettanto piccolo villaggio di Zinacatan a 11 km da S. Juan Chamula. Qui ci imbattiamo casualmente nella sagra locale che festeggia S. Lorenzo, il patrono della città. Tutta la gente è vestita a festa con degli scialli/coperte blu turchese ricamati a motivi floreali. Visitiamo la chiesa più piccola, all’interno c’è il custode che dovrebbe stare attento che i turisti non facciano foto, peccato solo si sia ‘leggermente’ abbioccato o forse sotto gli effetti dell’alcol e così noi ne approfittiamo. Pur non avendo il fascino di S. Juan Chamula questa chiesa è comunque particolare; aghi di pino per terra e tanti fiori sul soffitto e sull’altare ad adornare le coloratissime statue dei santi (d’altra parte questo villaggio è famoso per le sue coltivazioni di fiori). Per fare più scena si ode il canto registrato di un usignolo forse a ricordare le loro origini agresti. Nella chiesa principale oltre a fiori e ghirlande ci sono intere piante di banano che scendono dal soffitto. Qui c’è più gente e ci viene chiesto gentilmente di non fare foto. Fuori sul piazzale è curioso vedere dei ragazzi che si divertono a far saltare per aria, con un bel botto, dei barattoli di latta dopo aver dato fuoco ad una striscia di una specie di polvere da sparo sulla quale i barattoli sono posati.

Alla fine torniamo verso S. Cristobal e visitiamo il museo di Na bolom (ingresso 35 MX$ – 3 eur), ovvero la casa dove dimorò per molti anni una coppia di europei appassionati del Messico; non mancano innumerevoli foto ed interessanti oggetti recuperati durante le loro visite ai vari villaggi e siti Maya. VERSO L’AVVENTURA – KOLEM JAA Venerdì 12 agosto: sveglia alle 7:30, solita colazione abbondante e alle 9:00 siamo in macchina verso lo stato del Tabasco dove ci aspetta la parte più avventurosa ed eccitante del nostro viaggio: destinazione l’eco turismo di Kolem Jaa. Appena fuori S. Cristobal ci fermiamo ad un market ed acquistiamo provviste per il viaggio, ovvero banane, biscotti, cracker, mini croissant e bevande per la non particolarmente esosa cifra di 40 MX$, circa 3 eur quindi iniziamo il viaggio. Non so bene come ricordare questo trasferimento, tanto affascinante quanto massacrante, ma diciamo che mi sono messa alla guida, 220 km o meglio 5 ore di saliscendi lungo foreste e villaggi, curve e topes, bimbi e cani, capre, cavalli e braccianti, fortuna che lo Ste non soffre la macchina perché continuavo a frenare, accelerare e curvare, su e giù… Come si muoverà tutta la gente che incontriamo in questi sperduti villaggetti? Sicuramente le loro giornate aran tutte simili le une alle altre.. E fra queste riflessioni, nel momento in cui si pensa che non è più finita non arriveremo più e non ce la facciamo più di questa strada, si incomincia ad intravedere qualche palma e l’indicazione della città di Teapa. Facciamo benzina (150 MX$-12 eur) attraversiamo l’intricata cittadina e seguiamo le indicazioni prima per Tacotalpa e poi per Tapijulapa fino a che, come un miraggio, iniziano i cartelli con la scritta Kolem Jaa. Ora la strada è diritta e piana ma siamo praticamente in mezzo la giungla! Arriviamo in un prato dove c’è una baita in legno e dove parcheggiamo. Sono le 14:00, facciamo il check-in e con il walkie talkie viene chiamata una motolancia che arriva dopo una decina di minuti nel fiume sottostante. Appena imbarcati ci passa la stanchezza! Dove ci porteranno? Lungo il tragitto ci fanno vedere una cascata, effettivamente Kolem Jaa significa acqua che corre. Attracchiamo e un indigeno ci aiuta a portare i borsoni attraverso la scalinata in legno che sale verso un altro check-in. Veniamo accompagnati verso la nostra cabaña e, ragazzi, siamo al settimo cielo! Il posto è stupendo, immerso tra vivacissimi fiori e vegetazione lussureggiante. Abbiamo tre grandi finestroni in camera che possiamo lasciare aperti, solo con la zanzariera, e non si vede altro che il verde delle piante e l’azzurro del cielo e l’unico rumore che si sente è lo scroscio del fiume e gli uccelletti che cinguettano! Ovviamente vi è gradita presenza di tutti i confort che noi turisti ben apprezziamo come ventola, aria condizionata, macchinetta del caffè… Ma alla camera penseremo dopo, ora bisogna andare in esplorazione del luogo! Torniamo quindi alla reception dove mi informo se ci sono mosquitos. Dopo avermi risposto qualche cosa in spagnolo il tizio finisce la frase con un interrogativo ‘tirolesa??’ al che io e lo Ste ci guardiamo e rispondiamo ..Ok tirolesa.. Insomma nel giro di 5 minuti eravamo imbracati con tanto di cordini, moschettoni e due bei guantoni da carpentiere e seguivamo tre ragazzi abbigliati come noi nel fitto della vegetazione. Dicesi Tirolesa la Zip Line, ovvero discesa con la fune, ti attaccano con il moschettone ad un fil di ferro inclinato verso il basso dove scivoli e il guantone ti serve per rallentare alla fine. E’ veloce e divertente ma piuttosto breve, diciamo un buon stuzzichino. Dopo aver provato la prima avventura ci fanno pranzare anche se solo le tre del pomeriggio: riso, spezzatino, fagioli e agua (una specie di succo di frutta) e poi Victor, un ragazzo del posto, ci accompagna ad un escursione a cavallo. Mentre noi trottiamo lui suda come in pazzo dato che ci segue in mountain bike e ci spiega un po’ della vegetazione locale, ci mostra gli animali i cerbiatti i fiori, le farfalle.. Eh si il posto è veramente sbalorditivo. Il sole comincia a scendere e noi ci avviamo verso la nostra capanna mentre mentalmente io cerco di memorizzare tutti i posti dove dovremo tornare l’indomani per fare delle foto! Appena arrivati in camera bussano alla porta. Io sono già bella in relax stesa sul letto e lo Ste va ad aprire. Un cameriere chiede a che ora volevamo cenare e se preferivamo stare in camera o andare a mangiare al ristorante. E qui lo Ste ha dato il suo massimo: due su due risposte sbagliate!! Orario cena: le 19:00 (notare che avevamo pranzato alle 15:00 e che a casa normalmente ceniamo per le 20:30) Luogo: ovviamente non nella nostra camera, sia mai che facciamo una cenetta romantica.. Si va al ristorante a socializzare!! Alle sette meno cinque, senza fame, ci avviamo e quando arriviamo al ristorante notiamo che siamo solo noi e due camerieri dall’aria un po’ imbronciata. Sarà troppo presto? Chiediamo dove sono gli altri e ci rispondono che tutti hanno preferito cenare in camera… Nel giro di un quarto d’ora ceniamo, i miei occhi proiettano dardi infuocati verso lo Ste e le sue ideane. Per rientrare facciamo un giro un po’ più lungo, in fondo sono solo le sette e mezzo, non abbiamo nemmeno le carte da gioco, cheffamo?? Beh siamo stati quasi due ore a zonzo, è stata una passeggiata nella notte rischiarata da qualche faretto e soprattutto dalla luna, con i rumori degli animali notturni, delle scimmie urlatrici dei rospi e dei leprotti che ci passavano accanto. Siamo veramente beati e appagati e quasi quasi non picchio nemmeno più di tanto lo Ste per il pasticcio che ha combinato…

www.Kolemjaa.Com Kolem Euro 99,00 notte/persona per 2 notti Sabato 13 agosto: ore 8:00 colazione e alle 9:00 si inizia!! Facciamo un lungo giro per arrivare al ristorante e passiamo per le cascatelle ed il fiume e ..Si ode uno sciabordio.. Una lontra che gioca con dei pezzetti di legno, sale sul ponticello si rituffa in acqua, mordicchia in velocità pure una scarpa dello Ste, è proprio uno spasso stare a guardarla mentre gioca rapida e spensierata. A malincuore ce ne andiamo a mangiare, che abbiamo poco tempo per prepararci… Nel nostro pacchetto oggi è previsto il “Canopy”, che sarà mai?? Ci ritroviamo in un gruppetto di una decina di persone e veniamo tutti imbracati per bene, ci fanno salire sopra un grosso albero con una scala fatta di corda, e da lì in poi ci si sposta solo per via ‘aerea’.. Attraverso doppi cavi di acciaio collegati tra un albero e l’altro: ci si attacca con il moschettone su un cavo, ci si aggancia con la carrucola all’altro e ci si lancia in tutta sicurezza, il tutto a 20 metri di altezza! Il passaggio più bello è quello finale, lungo ben 250 metri, dove ci si libra in aria a tutta velocità attraverso le fronde per scendere infine a terra a corda doppia come fanno gli scalatori. Questa zona della foresta è abitata, ci dicono, da un gruppo di scimmie che però sono state tranquille sui rami più alti e si sono fatte solo intravedere. Questa attività tra gli alberi ci ha tenuti impegnati per circa un paio d’ore ed una volta a terra abbiamo appena il tempo di rinfrescarci un po’, che alle 12:00 è prevista la passeggiata a Villa Luz, un piccolo museo e il bagno alle cascate sulfuree. Essendo oggi sabato alle cascate ci sono parecchie famiglie che vanno a fare il pic-nic e il bagno in quanto le cascatelle son proprio belle e creano molte nicchie e piscine naturali dove potersi mettere a mollo. Ci sono anche un paio di venditori ambulanti che cucinano molte prelibatezze tra cui le pannocchiette con la maionese, tacos con un bel sughetto rosso, patatine, banane fritte e noci di cocco.. Peccato che nessuno di noi due non si sia portato via neanche un pesos per comperare nulla quindi ce ne stiamo lì affamati a guardare i locali che si abbuffano in allegria!! Alle 14:00 ritorniamo alla base e affamati più che mai ci avventiamo sul nostro pranzo abbondando di fagioli, riso, manzo e tortillas fino alle 15:00, quando con le pance piene e tirate come tamburi siamo di nuovo imbracati che inizia il Command Trail. Lo Ste inizia a preoccuparsi quando gli dicono che non può portare la sua macchinetta digitale a causa dell’acqua e lui ha mangiato solo da un’ora ed è in piena fase digestiva, (mamma insegna che non ci si deve immergere..) L’inizio è del Trail è emozionante: ci portano sopra una cascata e vediamo le guide che a doppia corda si calano giù con grande agilità sparendo nel vuoto… Che simpatici burloni, pensiamo noi, pensando comunque dove ci porteranno proseguendo lungo il sentiero… L’unico di loro rimasto su con noi si gira, ci guarda, e ci chiede ‘Chi scende per primo??’… C’è un attimo di smarrimento con noi tutti che ci guardiamo con facce un po’ preoccupate… quindi si fa avanti lo Ste, che dopo essere stato imbragato comincia a scendere lungo la cascata e subito scivola alla sinistra e poi va fuori dal mio campo visivo e dalle imprecazioni che sento dalla sua boccuccia non deve essere proprio una ‘passeggiata de salute’… In pochi minuti però è giù e allora tocca a me. La mia preoccupazione principale è quella di scivolare e sbattere la mia pesante capa su qualche roccia lungo la cascata.. Come è andata?!? Diciamo che ho sbattuto tutto tranne la testa.. Le scarpe da ginnastica fanno buona presa, peccato che il peso del mio posteriore mi fa derapare a destra ed a sinistra sbatacchiando tutto il resto nelle rocce sporgenti, il tutto mentre il getto potente della cascata mi si sfracella in faccia accecandomi e riempiendomi di acqua la bocca bella aperta nell’imprecazione!! Da giù tutti i ‘maestri’, tra le varie risatine per il divertimento che sto offrendo, son pronti a dare dei consigli su come ‘sopravvivere’ più o meno intatti fino in fondo ed alla fine, completamente bagnata ma felice son giù a gustarmi con lo Ste lo ‘spettacolo’ degli altri del gruppo che devono ancora scendere! Una volta scesi, in un modo o nell’altro, (la si può anche evitare la discesa) tutti quanti continuiamo il percorso guadando il fiume immersi fino alla cintola nella fanghiglia e circondati da massi e piante. Continuano le prove salendo su una fune tesa con dei nodi da usare come appiglio per i piedi e discendendo da un’altra cascata fortunatamente meno impegnativa a carponi su dei quadroni di corda. Arriviamo finalmente ad una piattaforma di legno all’asciutto sopra l’acqua (evviva!) ma la gioia dura poco perché è praticamente una rampa di partenza protesa verso una quindicina di quadroni galleggianti messi in fila uno dietro l’altro dove si deve balzellonare molto velocemente per evitare che affondino! Si è già bravi se si riesce ad arrivare in piedi al quinto e tutti quanti finiamo ancora a mollo! Segue una discesa con le corde a quadro scozzese e poi con una zip line giù veloci fino ad arrivare ad un bel ‘ponte tibetano’ a tre corde, dove i nostri cari accompagnatori fanno di tutto per sbalzarci in acqua e si divertono pure tra di loro a mettersi in difficoltà agitando le corde a più non posso. L’ultima delle prove è un altro guado del fiume sospesi su due sole corde e sempre simpaticamente ‘aiutati’ dai nostri amici! Arriviamo alla fine che ci siamo fatti due bicipiti da culturisti a forza di cercare di restare attaccati. Stremati da due ore e mezzo di attività intensa ce ne torniamo alla nostra cabaña, passando prima alla reception a comunicare la nostra intenzione di cenare in camera per le otto (finalmente)! Dopo esserci ben ripuliti e fatto un veloce bucato dei nostri poveri vestiti e scarpe ci sediamo in veranda ad aspettare la cena e seguiamo con lo sguardo i nostri compagni di avventura, con i quali avevamo socializzato che si avviano verso il luogo del ristoro… Eh si perché oggi è sabato e l’eco turismo si è ben popolato per il weekend soprattutto da messicani dalla vicina Villahermosa. Alle otto e quaranta i gruppetti di persone rientrano alla base ben satolli e noi annoiati e soprattutto affamati più che mai andiamo a protestare in reception, visto che ancora non è arrivato nulla!!! Finalmente verso le nove arriva un cameriere trafelato a portarci due piatti incellofanati, senza posate; almeno dentro ci sono dei nachos che utilizziamo a mò di cucchiaio e così, sopra i letti, mangiamo. Non è stata propriamente la cenetta romantica che ci aspettavamo…! Dopo un po’ bussa alla porta una ragazza messicana che a prima acchito sembra ci dica che c’è qualcuno in ospedale (traduzione dello Ste) o meglio, ci si trova tutti attorno al falò (traduzione Fiò). Entrambi però non capiamo dove!! E così quando dopo un po’ ci incamminiamo, nella meravigliosa atmosfera della notte, nella giungla in cerca del falò, camminiamo, camminiamo, camminiamo, esploriamo posti completamente al buio col solo ausilio della nostra piccola torcia elettrica ma non troviamo assolutamente nessuno! Possibile?? Possibile…

CASCATE AGUA AZUL – MISOL-HA 14 agosto domenica: Colazione, e addio all’avventura… Ultima passeggiata tra la foresta e ..Ops, vicino alle cascatelle i resti di un bel falò e di panche allineate attorno.. Ecco dov’eran tutti la sera prima, l’unico posto dove non eravamo stati! Salutiamo i nostri amici, Artur, Josè, Umberto lo speleologo.. E alle 10:00 la lancia ci riporta sull’altra sponda del fiume dove ci attende la nostra vettura e si parte verso Palenque (190 km) sull’autostrada 186. Decidiamo di andare a vedere anche le cascate di Misol-Ha e Agua Azul, rispettivamente a 20 e 60 km da Palenque, ed alle 13:00 siamo già alla prima. Paghiamo all’ingresso all’area 10 MX$ (80 cents) a testa. La cascata è molto alta e la cosa interessante è il sentiero che ci passa dietro per tutta la sua, ampia, larghezza. Intrepidi lo percorriamo tutto e, una volta arrampicati sugli ultimi umidi sassi, una guida con la torcia ci propone di accompagnarci all’interno, previa offerta libera. Immersi fin quasi alle ginocchia ci inoltriamo all’interno mentre la guida ci spiega un po’ di storia sulla cascata; alla fine arriviamo in una specie di volta circolare dove alloggiano dei grossi pipistrelloni mezzi intorpiditi dal sonno. Comunque interessante…

Torniamo poi all’auto ed andiamo verso Agua Azul, più importanti e soprattutto azzurre!! Arrivati paghiamo 10 MX$ per parcheggiare e 20 MX$ per visitare le bianche e spumose cascate. Queste cascate sono molto più grandi, turistiche e attrezzate con molti punti panoramici e bancarelle di souvenir. La massa d’acqua è veramente notevole e, a differenza di Misol-Ha che è una sola e alta, qui ci son varie cascate che formano svariati laghetti quasi tutti balneabili. Ma anche se tante, imponenti, schiumose.. Come mai non sono verdazzurro come le foto che ho sulla guida?? Purtroppo abbiamo saputo che d’estate a causa delle piogge l’azzurro lascia il posto al marrone del fango smosso dalle acque, in più il cielo grigio di oggi non aiuta di certo!!! Pazienza… Ci mangiamo un paio di tortillas con coca cola alla solita ‘esagerata’ cifra totale di 40 MX$ (3 eur) e poi ci dirigiamo verso la cima delle cascate dove ci sono i posti migliori per fare il bagno. Intanto inizia a scendere la solita pioggerella così io desisto mentre lo Ste, più coraggioso, si tuffa nell’acqua non proprio tiepida. Verso il tardo pomeriggio arriviamo a Palenque, a circa 7 km dalla zona archeologica. Dire che è brutta è un elogio! Un ammasso di case, cemento, persone e mezzi motorizzati che sfrecciano e strombettano i clacson. E arrivando da Kolem Jaa si è ancora più insofferenti a ciò. Il tutto con un’umidità del 90% (la media annuale è del 78%, uno ei posti più umidi del Messico)! Il nostro hotel, Plaza Palenque è lungo la statale e ad 8 km dalla zona archeologica, e quindi decidiamo prima di andare in albergo di fare un giro per vedere dove sono di preciso le rovine… Nella strada che porta al sito gli hotel sono decisamente molto più carini, e sicuramente non molto a buon mercato. Arrivati in zona rovine ed appurato che la strada termina lì, non riusciamo a vedere nulla ed è pure tutto chiuso (sono circa le sette e mezza di sera), per cui ci invertiamo e andiamo al nostro hotel.

Dopo qualche tuffo in piscina prendiamo la macchina ed andiamo in centro per la cena e ci fermiamo al ristorante Maja, nella piazza centrale del paese, dove non mangiamo in modo eccelso e spendiamo pure in tutto 220 MX$ (17 eur). L’impatto con Palenque città non è proprio il massimo, ed anche il nostro hotel, pur essendo pulito ed essenziale, non è paragonabile agli hotel dei giorni precedenti. Stasera fa molto caldo e siamo stanchi, ma fortunatamente il programma per il giorno dopo è molto interessante, per cui si va a dormire con la curiosità per il giorno dopo… www.Hotelesplaza.Com.Mx Hotel Plaza Palenque Eur 21,00/notte/persona per 2 notti VERSO IL GUATEMALA – YAXCHILAN E BONAMPAK Lunedì 15 agosto: Alle 6:00 (ma si può partire tranquillamente alle 7:00) inizia la nostra avventura verso i siti di Yaxchilan e Bonampak situati lungo il fiume Uxumacinta che divide il Messico dal Guatemala a circa 150 km da Palenque.

Sono circa 150 km; la strada è asfaltata ma è tutta un susseguirsi di villaggetti e topes, topes e villaggetti…Abbastanza snervante. Dopo un’ora e mezza di viaggio vediamo sulla nostra destra un baraccone dove pulmini di turisti si fermano e si sente un profumino di pane tostato.. Wow, è ora di fare colazione! Ci accodiamo ad un gruppo di italo-polacchi e paghiamo 100 MX$ a testa (però quasi otto eur per la colazione..). Notare che io avevo 600 MX$ in portafoglio e lo Ste aveva prelevato a Palenque altri 500 MX$, che però per un ‘piccolo’ malinteso di coppia erano restati in camera. Totale quindi di 400 MX$ residui che dovranno bastarci tutta la giornata.. Giusto??? Alle 8:30 arriviamo sulle sponde del fiume Uxumacinta dove dovremo prendere la lancia a motore che ci porterà alle prime rovine. Parcheggiamo e ci dicono che il costo per una lancia è di 650 MX$. Io comincio a sudare freddo mentre lo Ste stupito commenta che abbiamo solo 400 MX$, al che il barcaiolo ci fa notare che quello è il prezzo per la lancia.. Siamo i primi turisti arrivati fino a lì (i pulmoni arrivano più tardi, e chissà quanto tempo ci vorrà per arrivare ad un certo numero da provare a dividere la cifra…) Mi viene da piangere al solo pensiero di essere arrivati in questo luogo disperso dal mondo per dover tornarsene mesti senza aver visto le prime selvagge rovine. Dopo una ‘pacata’ discussione inter-nos condita da varie ‘è colpa tua e che c… hai capito.. Vaffanbrodo.. Grr..’ restiamo nei pressi della biglietteria dove dopo una mezz’oretta arriva il pulmino dei polacchi della colazione. Mi avvio dal capo gruppo, loro sono in tredici e gli propongo di aggiungere anche noi due per risparmiare sul trasporto. Così paghiamo 300 MX$ (23 eur) in due di motolancia più 76 MX$ di ingresso al sito; sollevati (per ora) dal problema visita saliamo sulla lancia. Siamo sul fiume Usumacinta che separa il Messico dal Guatemala, un’enorme massa di acqua marrone contornata da lussureggiante foresta pluviale dove si vedono coccodrilli che nuotano e stormi di uccelli che si levano dagli alberi. Dalle fitte boscaglie la nostra immaginazione ci suggerisce qualche vietcong che ci spia mentre attendiamo che qualche elicottero militare ci passi sopra la testa per rendere più viva la sensazione si essere dentro ad un film del genere Apocalipse Now. Il viaggio in questo paesaggio da film dura circa 40 minuti, controcorrente. Al ritorno ne impiegheremo 15! Sbarcati ci diamo appuntamento con i polacchi dopo un’ora e mezzo alle lance e subito saliamo verso le prime rovine. Il sito è stupendo, si ha quel meraviglioso senso di ‘persi in mezzo la giungla’ dove enormi scimmie nere urlatrici urlanno si lanciano dalla cima degli alberi osservandoci. I palazzi sono tutti grigio-verdi coperti da rampicanti. Si accede al sito dal Labirinto, un dedalo di minuscole stanze, dopo di che si arriva all’ampia ed erbosa Gran Plaza dove di trova l’edificio per la sauna ed il cortile del gioco della pelota. Sono visibili molti elementi decorativi, architravi, stucchi, sculture tra cui la figura del sovrano più importante di Yaxchilan, il Giaguaro Uccello. Il punto più suggestivo del sito è un’enorme scalinata che conduce al palazzo principale, la Gran Acropolis da cui si gode una bellissima visita di tutto il sito e dove si trova la scultura senza testa del Giaguaro Uccello. L’architrave del palazzo è conservata al British Museum di Londra.

Risaliamo sulla lancia a motore e la fame comincia a fare borbottare i nostri (ben dilatati dall’andazzo culinario…) stomachini; il problema è che a noi restano solo un centinaio di MX$, i quali ci serviranno (forse) per entrare a Bonampak, quindi ci sgranocchiamo dei biscottini che insperatamente avevamo nel cruscotto, ben tostati dal caldo e ci prendiamo una fanta alla fresa (fragola) freschissima per 7 MX$ (50 cents). Arrivati quindi al secondo sito ci accorgiamo si che l’entrata costa 33 MX$ a testa ma che per arrivare bisogna addentrarsi di circa 9 km con un pulmino che costa 70 MX$ a persona! Io mi accascio sul bancone mentre lo Ste sconsolato rovescia davanti al bigliettaio i nostri 100 MX$ residui più qualche monetina che aveva nelle tasche cercando di giocarsela tutta sulla simpatia italiana… sarà perché eravamo stremati, sudaticci e provati dal viaggio, sarà che i messicani nonostante i vari conquistadores europei sono rimasti comunque un popolo ospitale ed affabile, sta di fatto che il tizio, preso da evidente compassione, ci da dei biglietti ridotti e ci permette di entrare. Dio che giornata!! Saliamo sul pulmino (stile anni ’70) e guarda chi si vede? I nostri amici polacchi! Il pulmino si addentra per circa un quarto d’ora nella vegetazione e alla fine arriviamo al sito la cui particolarità e di aver dei dipinti murali molto ben conservati nel Tempio de las Pinturas. Questi dipinti sono molto importanti si per la prospettiva che per l’espressività. I colori sono ancora molto brillanti e le scene dipinte hanno un impatto molto forte. Si vede la famiglia reale esultare alla vista dell’erede e immagini del Signore di Bonampak ma anche scene violente, come un prigioniero che supplica mentre altri sono torturati, e le donne tengono in mano le lingue sanguinanti dei nemici..

Dopo Bonampak rimontiamo in auto e si torna a Palenque. Lo Ste è stranamente più arzillo di me e ha pure la voglia di contare i topes, dal sito all’albergo, ben 78!! Se penso che fin qualche anno fa la strada era in più pure sterrata…

Finalmente rientriamo al nostro hotel, entusiasti ma molto, molto provati dalla giornata e dalla levataccia mattutina.

Mentre io scartabello guide e depliant vari nella ricerca di un posticino per finire in bellezza la giornata e rifarci della cena della sera prima, lo Ste si stende sul letto con uno sguardo catatonico che non mi piace per nulla.. Gli succede almeno una volta ad ogni viaggio.. Il suo fisico non regge ai cambiamenti di ritmi e all’emozione di tante beltà tutte assieme e la sua mente travolta da tante nozioni si sconnette non essendo più in grado di articolare frasi sensate.. Il suo cervello inizia a fare un lento processo di deframmentazione che durerà tutta la notte.. Lui dice che ha un leggero mal di testa ma dopo un paio d’ore che sono a fare zapping tra una telenovela e la CNN me ne faccio una ragione e ingollo i (pochi) rimasugli di biscottini e cracker diventati ora la mia cena.

Alle dieci e mezzo, mentre lo Ste biascica che si sta riprendendo e che non vuole farmi saltare la cena e che è pronto ad alzarsi, spengo la luce e notte al secchio.

VISITA PALENQUE – VERSO CAMPECHE 16 agosto martedì: Visita al sito di Palenque e tappone da 360 km da Palenque verso Campeche.

Alle sette siamo in piedi, io con una voragine al posto dello stomaco e lo Ste fortunatamente ripristinato e attivo come un grillo! Alle otto in punto siamo già in fila alla cassa, e mentre lo Ste acquista i biglietti al prezzo di 38 MX$ a testa, io acquisto in un banchetto vicino all’entrata un buonissimo pan dulce (tipo una nostra brioche) e qualche bibita: è la nostra colazione, visto che dopo l’esperienza serale con la ‘bellissima’ città di Palenque non vogliamo saperne di tornare nelle sue incasinate viuzze a cercare un posto per mangiare. Il sito è bellissimo, vasto e ben curato circondato da alberi. E’ pazzesco pensare che sia stato costruito senza l’uso di utensili in metallo, ruote, o animali ma con la sola forza umana. Sul Tempio delle Iscrizioni purtroppo non si può più salire ed entrare nella cripta dove sono stati rinvenuti i resti funerari di Pakal, il re che portò Palenque al massimo splendore. Visitiamo così il gruppo della Croce, la Pelota, il Gruppo Norte per poi scendere fino ai bagni della regina attraversando la foresta ed il fiume (consiglio comunque di non scendere troppo oltre le cascatelle dato che non c’è quasi nulla da vedere).

Dopo due ore e mezzo di visita usciamo e ritorniamo verso Palenque città a fare rifornimento di cibo dato che ci aspetta un viaggio impegnativo. Lo Ste, vista la serata precedente, ha già finito le batterie e resta in macchina a poltrire mentre io vado a farmi preparare dei buonissimi tacos da portar via. Mi faccio mettere sopra di tutto e faccio finta di non sentire quando mi appellano col, termine dispregiativo di ‘gringa’; l’importante è uscire con la pappa! Totale 20 MX$ (1,50 eur), più un’altra tappa in un market a integrare bibite, biscottini e salatini per altri 37 MX$ e finalmente alle 11:00 iniziamo il viaggio, che già da subito sembra interminabile: la strada è una statalona deserta.

Non si può purtroppo fare a meno di sterminare una miriade di farfalle gialle e azzurrine che sono invece dappertutto ed attraversano di continuo la strada svolazzando davanti la nostra macchina. La radio non va, lo Ste ronfa, il condizionatore è al massimo ma sto grondando (anche se approfitto del sonno dello Ste per ‘spararmi’ in faccia pure la sua bocchetta dell’aria, eh eh), insomma il viaggio è proprio noioso e l’unico pathos è dato dall’evitare dei geki che saltuariamente attraversano la strada. Dopo quasi quattro ore finalmente fa capolino la costa, il mare e le indicazioni per Campeche. Passiamo vicino al sito di Edzna, che potrebbe pure interessare, ma è inutile dire che siamo stanchi, accaldati e soprattutto smaniosi di arrivare all’hotel di Campeche!! Eh si, in questo viaggio ci siamo fatti tentare e abbiamo prenotato un Luxury hotel, ben 100 euro a persona ma dalle foto viste su internet (e anche dal consiglio dell’agente viaggi) dovrebbe meritarli tutti; per una notte faremo i VIP!! Arriviamo finalmente a Campeche alle 16:00 e dopo l’orrenda città di Palenque questa si rivela una piacevolissima sorpresa: è racchiusa dentro le mura antiche e coloratissima, con edifici bassi e ordinati lungo una scacchiera di stradicciole a senso unico. Capiamo subito perché sia riconosciuta come patrimonio dell’UNESCO (e pensare che all’origine era un piccolo villaggio Maya chiamato ‘la zecca delle pecore del dio sole’). Lo Ste inizia ad animarsi e io non so più dove guardare ma uno scopo ci accomuna: trovare il nostro Luxury Hotel Puerta de Campeche!! Il caldo e la stanchezza ci ottenebrano un po’ la mente e non subito capiamo che forse, come richiama il nome, l’hotel è vicino ad una ‘porta’ della città; dopo essere ritornati un paio di volte sulle stesse strade, parcheggiamo alla meno peggio nelle vicinanze del nostro hotel. A questo punto della nostra avventura in Messico la nostra auto comincia a fare un poco schifo.. Odore di condimenti vari arrivano dai tappetini, dove ci sono gli ultimi residui dei tacos, di patatine al chili, ketckup e briciole di biscotti al cioccolato.

Noi non siamo messi molto meglio; mi scollo i capelli sudaticci dalla fronte cercando di darmi una parvenza decente, mentre noto le chiazze di sudore varie sulla maglietta super stropicciata dello Ste.. Se non fosse per l’odore potrebbe sembrare un ‘sexy’ muratore.. Trasciniamo giù i nostri borsoni e borsette di plastica varie con gli avanzi di cibo. Se fossimo in Italia in qualche nostra bella città saremmo squadrati e scambiati per rom.. Con cotanta ‘eleganza’ ci presentiamo dopo pochi metri davanti ad una targa dorata che riporta il nome dell’hotel e la dicitura Luxury Hotel Collection. La porta dell’Hacienda Puerta de Campeche si apre su un’enorme e fresca hall dove una sorridente ed elegante receptionist ci accoglie per il check in. Mentre mettiamo giù le sacche un cameriere ci da in mano due freschissimi cocktail di benvenuto mentre un altro ci prende borse e sacchetti facendoci cenno di seguirlo. L’hotel è un ex convento del XVII secolo con quindici camere; è fatto a quadrilatero con al centro un curatissimo giardino ed una piscina laterale che esce da un muretto in sassi con tanto di amache dondolanti sopra di essa. La nostra stanza è grandissima, un enorme letto bianco pieno di cuscini di dimensioni diverse con petali di rosa sparsi sopra. Al centro stanza si trova un tavolino in mogano con un bellissimo vassoio colmo di frutta e una comodissima amaca bianca che taglia la stanza in due. Di fronte al letto c’è un mobile enorme con uno stereo ultrcompatto ed un Sony 32”. Ci adeguiamo subito al tono VIP della circostanza e non volendoci tuffare sporchi sul letto o sulla frutta andiamo prima a farci una bella doccia ristoratrice. Anche il bagno è un qualcosa di spettacolare: una grande porta centrale separa il lavabo per ‘lei’, alla destra con un muro che nasconde un’enorme doccia con tanto di luce alogena, ed il lavabo per ‘lui’, alla sinistra con un muro speculare che nasconde il wc, il tutto in elegante marmo rosa. Anche qui petali di rosa sparsi. Ovviamente ci sono tutte le creme e lozioni possibili, anche quelle abbronzanti e contro le zanzare. Dopo un’approfondita doccia con sottofondo di musica internazionale proveniente dallo stereo ci infiliamo i morbidi accappatoi e ci sediamo attorno al tavolino a mangiarci la frutta, che dopo tante schifezze mangiate in auto è un toccasana per lo stomaco. Mentre ci stiamo gustando la merenda con vista giardino tropicale il cielo improvvisamente si oscura e inizia a diluviare.. Ragione in più per gustarci questa meravigliosa camera e così ci deponiamo morbidamente sul lettone e abbracciati ai vari cuscini ci addormentiamo.. Per risvegliarci esattamente …Alle 21:30!! Non è possibile!?! Vabbè ammortizzare il costo della stanza ma almeno uscire per la cena!! Soprattutto visto che la abbiamo saltata anche la sera precedente!! A velocità fotonica ci vestiamo ed usciamo che sta ancora piovendo, fortuna che in stanza c’è un enorme ombrello a disposizione degli ospiti! La nostra preoccupazione è di trovare ancora qualche cosa di aperto, soprattutto il ristorantino specializzato nei gamberoni al cocco che ci era stato consigliato ma che purtroppo a quest’ora è chiuso! Accidenti all’ora tarda! Parcheggiamo così nella piazza centrale ed entriamo nel primo locale illuminato che troviamo e ordiniamo il pan di cazon, altra specialità locale che a dispetto del nome è un pesce, il pavone di mare, cucinato con tortillas, fagioli e salsa di pomodoro. Paghiamo 220 MX$ (17 eur), non pochissimo per una cena discreta ma non eccezionale. In più il cameriere ha cercato furbescamente di darci 100 MX$ in meno di resto ma gli è andata male… Dopo qualche passo per digerire, torniamo verso il nostro Luxury anche perché non c’è molto da vedere a quest’ora e non c’è molta gente per le strade. Scopriremo poi l’indomani mattina che la sera non si va a ‘vascheggiare’ in centro come si usa da noi ma sono tutti sul vivace lungomare dove c’è una lunga passeggiata da fare tra bancherelle e gente.. Pazienza.. Altra cosa che ci siamo persi, il martedì, venerdì e sabato c’è lo spettacolo di luci e suoni sulla 18 strada con la 59 alle 20:30.. Uffi!! www.Campechetravel.Com.Mx Hotel Deliz Eur 22,00/notte/persona – www.Hoteldebliz.Com.Mx Hacienda Puerta de Campeche Eur 106,00/notte/persona www.Starwoodhotels,com/luxury VISITA CAMPECHE – SITI KABAH E UXMAL 17 agosto mercoledì: Ci svegliamo alle otto e, un po’ restii, raccogliamo i nostri cenci e prepariamo i nostri poco regali borsoni.. La giornata da VIP è finita e dobbiamo tornare ad essere comuni mortali quali siamo partiti.. Salutiamo l’ex convento ed andiamo a fare un’abbondante colazione alla ‘Parroquia’ a MX$ 80 (è consigliata anche per la cena; si trova vicino al Parque Principal sulla 55 street No. 8). Campeche si può visitare anche con il trenino, dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 20:00 con partenza ogni ora. Gironzoliamo un paio d’ore per la cittadina, saliamo sui bastioni, muti testimoni di incursioni e scorribande piratesche che questa città ha subito durante i secoli. Visitiamo, esternamente, il forte principale della città e poi riprendiamo il cammino, e nel primo pomeriggio ci dirigiamo verso Uxmal (171 km). Alle 14:30 passiamo davanti al sito di Kabah, 16 km a sud-est di Uxmal (MX$ 30 a testa di ingresso) e visto che, dopo Uxmal, Kabah è la seconda città ‘Puuc’ per importanza, decidiamo di dargli un’occhiata. Dopo i gli spartani siti di Palenque e quelli vicino al Guatemala scopriamo così lo stile Puuc, chiamato dal nome della regione in cui si diffuse, ed è lo stile più raffinato con elaborati fregi e disegni. La cosa più singolare di questo sito è il ‘Palacio de los Mascarones’, con la sua facciata coperta da ben 360 maschere allineate del dio Chan ovvero il dio della Pioggia! Facendo il giro del Palacio si arriva a due sculture giganti di guerrieri abbigliati con perizomi e collane di perle e lo Ste insiste per farsi fare la foto con loro! Verso le 18:00 arriviamo a Uxmal e il nostro hotel ‘The lodge at Uxmal’, della catena Mayland, è quello più vicino all’ingresso del sito (a 30 metri, per l’esattezza…). Ci tuffiamo subito in piscina e alle sette e mezza dovremo entrare nel sito per lo spettacolo di luci e suoni che inizia alle otto.

Lo spettacolo serale costa 50 MX$ (4 eur) a testa più il costo della visita al sito che faremo l’indomani (i canonici 38 MX$), per questo motivo decidiamo di non sostenere anche il costo delle cuffiette per la traduzione dallo spagnolo all’italiano che costano altri 25 MX$ (NEANCHE 2 eur pezzentoni..)..Tanto noi lo spagnolo lo capiamo, ci diciamo,… ce ne pentiremo amaramente!! Intanto entriamo e seguiamo il percorso illuminato che ci porta sopra a quello che scopriremo il mattino dopo è il quadrilatero delle monache, chiamato così perché sembra un convento. Fortuna siamo entrati mezzora prima perché la gente continua ad arrivare e non sembra che le sedie bastino per tutti. Lo spettacolo inizia e luci colorate illuminano i vari edifici che compongono il sito, che è veramente spettacolare e vastissimo! Domani ci sarà da sgambettare parecchio! Il sito è interamente in stile architettonico Puuc quindi con molte decorazioni e maschere dal naso adunco del dio della pioggia Chac. Nel frattempo dall’altoparlante esce musica ed una voce di fondo racconta le storie accadute fra queste famose pietre. Riusciamo a capire una parola su tre ed il racconto sembra pure interessante: Uxmal significa la città costruita tre volte; ci sono i Maya che invocano a gran voce il dio Puuc perché si è entrati in un periodo di grande siccità e nonostante i sacrifici umani e animali continua a non piovere; inoltre raccontano la storia della principessa di Uxmal, promessa sposa al signore di Mayapan nonostante lei sia innamorata del sovrano di Chichen Itza e così al giorno del suo matrimonio il sovrano di Chichen si presenta a Uxmal con ben 60 guerrieri intenzionato a sfidare il fato e prendersi la sua bella… Ma da lì in poi non abbiamo capito molto.. Sembra sia successo un macello.. Alla fine che fine avranno fatto i due innamorati?? Se qualcuno riuscisse a dircelo.. È come quando Brooke resta incinta e non si sa se il bimbo sia di Ridge o di Thorne o del figlio di Thorne o del padre di Ridge.. E ti tocca aspettare 250 puntate per scoprirlo.. Insomma lo spettacolo finisce in apoteosi e noi abbiamo quell’amaruccio in bocca, come di aver perso un po’ il filo del discorso… In bocca abbiamo anche una certa acquolina, sono le nove e mezzo di sera, dobbiamo ancora mangiare, e la fame si fa sentire.. In più qui siamo ben distanti dal mondo civile, ci sono solo rovine e qualche hotel. Scartiamo di cenare al nostro, giacché non ci ispira molto, e quasi alla disperazione seguiamo un pullmone che va a finire al Mision Uxmal, l’hotel più economico dove dovevamo alloggiare ma che non aveva più posto. Fiduciosi seguiamo il gruppo e ci ritroviamo nel ristorante dell’albergo dove ci viene detto che per 320 MX$ (25 eur, non proprio economico) possiamo accedere anche noi al buffet preparato per la comitiva. Presi dalla fame accettiamo e ceniamo, senza infamia e senza lode al pastone del tour: riso, carne.. Tutto speziato e pocciato.. Oddio ho partecipato anch’io a tour organizzati e so come si mangia, non è per tirarsela ma se penso che tutte le sere questa gente deve sorbirsi questi cenoni…

Dopo cena torniamo in albergo e ci guardiamo un po’ di Tv via cavo e poi notte! www.Mayaland.Com Hotel Mision Uxmal eur 22,00/notte/persona – www.Hotelesmision.Com.Mx Hacienda Temozon eur 122,00/notte/persona luxury hotel VISITA UXMAL – MAYAPAN 18 agosto giovedì: mangiamo biscottini, prepariamo il caffè in camera e alle otto in punto siamo in biglietteria (per finire la visita alle 10:30). Poco dopo entrati ci si presenta innanzi l’imponente Piramide dell’Indovino (30 metri di altezza) sulla quale purtroppo non si può più salire. La leggenda narra che fu costruita da un nano in una sola notte che poi divenne il re di Uxmal; dietro ad essa il Quadrilatero delle Monache, chiamato così su interpretazione degli spagnoli, perché sembrava un convento dove ci soffermiamo ad osservare i cornicioni raffiguranti il serpente di Uxmal. Passiamo poi attraverso l’ampio campo del gioco della Pelota per salire sul ripido pendio che porta al bellissimo Palazzo del governatore. Lì vediamo anche la casa delle tartarughe e la Grande Piramide, mai terminata. Esploriamo anche più avanti il gruppo del cimitero, la casa della vecchia ed il tempio dei falli anche se non sono esattamente vicini al resto.

Il caldo, come pure i mosquitos, si fa via più opprimente man mano che scorrono le ore. Torniamo in hotel e dopo una bella docciona rinfrescante torniamo all’ingresso di Uxmal, fino al bar-ristorante dove ci rifocilliamo con un bel brunch a base di un buonissimo club sandwich e una quesadilla e osserviamo i pullmoni che arrivano copiosi scaricando turisti che a malavoglia abbandonano l’aria condizionata del mezzo per scendere nella canicola della tarda mattinata e visitare il sito.

Meta successiva è Merida, dopo 78 km lungo l’autostrada 261. Attraversiamo Ticul e lo Ste, incuriosito da una buona recensione della ‘Lonely Planet’, vuole andare a visitare il sito di Mayapan a 43 km da Merida. La deviazione dal programma originale non poi molto lunga, però la strada risulta essere un poco complicata: dopo aver girato un po’ per le stradine di Ticul cerchiamo di imboccare la strada che passa dal paesino di Mama..; dopo un po’ vedo un’indicazione propizia e dico allo Ste di prendere a destra, peccato che dopo un quarto d’ora arriviamo al paesino di Mani e non Mama.. Da un veloce consulto con la cartina mi accorgo che abbiamo imboccato la strada sbagliata.. Rientriamo a Ticul e la deviazione successiva ci porta in una carrareccia che va via via restringendosi.. Ritorniamo a Ticul e lì troviamo due poliziotti a cui chiedere indicazioni. Ci danno le coordinate magiche C24 e Y13 che è esattamente l’incrocio che dobbiamo imboccare per uscire da questo labirintico paese! Un po’ accaldati finalmente arriviamo al sito di Mayapan, l’ultima grande città Maya del XIII sec. Siamo l’unica macchina presente nel parcheggio. Paghiamo 24 MX$ (2 eur) a testa ed andiamo in esplorazione. Il sito è andato oltre le aspettative: l’area archeologica è molto curata e con alcuni affreschi ancora intatti. Saliamo sulla grande piramide parzialmente restaurata. Non è altissima ma molto ripida (…E noi dobbiamo fare training per Chichen Itza che ci han detto sia da vertigini!). Da sopra si gode una bellissima vista, ci siamo solo noi e qualche giardiniere che fa manutenzione del prato erboso! Vediamo un ammasso di pietre, ed ognuna è numerata, sembra pazzesco che questa pietraia possa essere stata analizzata e classificata da poter risalire esattamente all’ubicazione originale di ogni singola pietra! Dopo aver gironzolato ancora un po’ per il sito e ammirato i dipinti ancora ben conservati usciamo soddisfatti mentre un’altra coppia sta entrando! Ora possiamo dirigerci a Merida, la città bianca, chiamata così per le sue numerose ville coloniali. Entriamo nell’hinterland della città e capiamo che abbiamo a che fare con una piccola grande cittadina. Effettivamente 600.000 abitanti sono parecchi, se si pensa che Cancun ne fa 400.000…! Alle 16:00 siamo al nostro hotel Colonial, a pochi passi dalla piazza principale, la Plaza Mayor. E tanto per cambiare c’è un caldo infernale…

Mettiamo l’aria condizionata della stanza al massimo, docciona, e si esce in esplorazione. Il caldo è ‘feroce’ anche di sera. Ceniamo con burrito e ‘sopa di lime’ vicino al nostro hotel e poi lo Ste si compera di sua iniziativa una bella huipiles, cioè una camicia messicana bianca e nera a 200 Mx$. Sono allibita perché in Italia devo puntargli una pistola contro per obbligarlo a prendersi qualche cosa da vestire e qui… Chissà se la indosserà mai quando torneremo a casa..

www.Hotelcolonial.Com.Mx Hotel Colonial eur 18,00/notte/persona VISITA MERIDA – IZAMAL – CHICHEN ITZA 19 agosto venerdì: Sveglia alle 8:00, colazione super abbondante a 130 MX$ (10 eur) nella Calle 60, che è famosa per le sue ‘panificadores’, e poi, vista l’afa e le dimensioni della città, decidiamo di prendere il Turibus ‘panoramico’ (ovvero scoperto sulla parte superiore) che parte dalla piazza ogni 45 minuti e che in 1 ora e 45 minuti fa il giro della città con tanto di cuffiette da indossare e spiegazioni in italiano (costo 100 MX$ a testa). Il giro è si interessante, ma la cosa più divertente è quella di evitare le fronte ‘basse’ degli alberi che continuano a sbatacchiarci addosso! Alle 13:00 facciamo check-out in albergo e salutiamo Merida, il caldo torrido ed il caos. Facciamo una piccola deviazione per andare a visitare Izamal la città coloniale meglio conservata nello Yucatan detta anche città dorata per il colore dei suoi edifici e visitiamo il monastero con tanto di statua di Giovanni Paolo II a ricordo di una sua visita. Alle 16:00 circa arriviamo a Chichen Itza e prendiamo possesso del nostro albergo, Hotel Chicken Itza, nell’adiacente cittadina di Piste.

Il programma originale sarebbe quello di visitare il vicino cenote Ik Ik ma la bella piscina dell’albergo, anche questo della catena Mayaland, ci attira troppo; inoltre il cenote chiude alle 17:00 ed il tempo non promette niente di che (e si sa che l’acqua dei cenotes non è esattamente caldissima…). Infatti appena ci tuffiamo in piscina il cielo si rabbuia e inizia a diluviare. Noi ce ne stiamo a mollo e anzi anche qualcun altro si gode la pioggia in piscina, tra cui un torinese trapiantato nell’Alberta in Canada per amore di una colombiana col qualche chiacchieriamo sotto il diluvio per quasi un’oretta.

Per la cena, dopo tanto messicano, optiamo per una bella pizza e hot dog; alle 19:30 entriamo al sito di Chichen perché alle otto inizia lo spettacolo di luci e suoni; qui già dall’organizzazione capiamo che questo sito è molto ambito dai turisti: paghiamo 88 MX$ (7 eur) l’entrata, 30 MX$ lo spettacolo luci e suoni e 25 MX$ il traduttore. Lo spettacolo è carino: si racconta la storia di Chichen Itza e dei Maya che erano un popolo di guerrieri molto ma molto sanguinari! Tornando ci fermiamo ad un market ed acquistiamo dei biscotti e delle brioschine per la colazione del giorno seguente dato che siamo provvisti di macchinetta del caffè in camera.

www.Turibus.Com.Mx Hotel Chicken eur 18,00/notte/persona VISITA CHICHEN ITZA – VALLADOLID 20 agosto sabato: caffè e brioche in camera e alle 8:00 in punto siamo all’interno del sito di Chichen Itza, l’area archeologica più visitata dello Yucatan. A differenza di Palenque e Uxmal queste rovine hanno un aspetto quasi militaresco e pure un po’ cruento anche a causa dei dipinti raffiguranti guerrieri, battaglie e sacrifici umani. Il sito si estende per più di 9 km e ed è dedicato al Serpente piumato Kukulcan, nome del re dei tolteci che invase e conquistò la tribù Maya. Il clou lo si ha all’inizio con ‘El Castillo’, piramide di 365 gradini (i giorni dell’anno solare) divisi in quattro gruppi (le stagioni). Il 21 marzo ed il 21 settembre, negli equinozi di primavera e d’autunno, il sole illumina la piramide creando un’ombra a forma di serpente che zigzaga lungo i gradini fino ad incontrare l’enorme testa di serpente incisa sulla base. Inutile dire che questo particolare e scenico fenomeno richiama ogni anno migliaia di persone, a omaggio dell’incredibile competenza Maya in matematica e astronomia. Noi siamo tra i primi che si inerpicano subito sulla cima, ma rimaniamo un po’ delusi.. Una mia amica ci aveva detto che dall’alto fa impressione la pendenza della piramide ma a noi non ci sembra niente di che (e dire che ci eravamo ‘allenati’ per le ripide inclinazioni alle quali ci dicevano saremo andati incontro qui…) .. Sarà che lei soffre di vertigini?? Ci fa invece molta impressione pensare che qui in cima i perdenti del gioco della pelota venivano legati mani e piedi dietro la schiena e lanciati giù per questi gradini… Passiamo poi per l’enorme campo del gioco della Pelota; arriviamo fino al ‘Cenote de Los Sacrificios’ (evvai..), profondo ed ampio pozzo naturale sul cui fondale sono state trovate moltissime ossa, soprattutto di bambini, assieme a statuine di giada e oro. Vediamo anche una costruzione adornata da teschi Tzompantli, non a caso si raccoglievano le ossa dei nemici. Ci dirigiamo poi verso il ‘Grupo Sur’ dominato del Caracol (l’osservatorio) una torre circolare le cui finestre sono opportunamente orientate verso i punti cardinali.

Dopo 3 ore di visita torniamo in albergo per una doccia, quindi ci infiliamo i costumi, pigliamo auto e bagagli dall’albergo e ci dirigiamo baldanzosi verso i freschi cenotes nei pressi di Valladolid. Non si può andare nello Yucatan senza aver fatto un bagno in un qualche cenote, o per meglio intenderci pozzi, caverne e/o grotte labirintiche naturali nel terreno carsico dove filtrano le fresche acque provenienti da sorgenti sotterranee. Peccato che quando arriviamo al famoso cenote Dznitup, detto la ‘cattedrale’ (una cupola naturale di roccia calcarea con una sola apertura centrale dalla quale filtra a luce esterna), si aprono le cataratte del cielo e viene giù di tutto. Appena ci avviciniamo al parcheggio una frotta di bimbi (nonostante il diluvio) ci viene incontro dicendoci dove parcheggiare, logico pretesto per avere qualche monetina o altro. Porgo loro dei biscottini al che un bimbo tra i più piccoli va a chiamare ‘rinforzi’ e veniamo così ‘circondati’ da una decina di pargoli con le manine protese verso i dolcetti..!! Visto il tempo avverso giriamo la macchina e diciamo addio al famoso cenote dirigendoci a Valladolid, capitale dello Yucatan, dove visitiamo velocemente la cattedrale della città, la gigantesca chiesa francescana di S. Bernardino e il centro cittadino sempre sotto una pioggia battente. Ci fermiamo per il pranzo e lo Ste riesce finalmente a mangiare il Poc-Chuc, il cui solo nome gli fa venire l’acquolina e cioè maiale marinato in lime e arance amare. Prima di uscire dalla città visitiamo il cenote Zaci che un tempo forniva acqua alla città. Sempre accompagnati dalla pioggia arriviamo a Cobà ed al nostro bell’albergo del Club Med, Villas Arquelogicas, a 300 metri dalla zona archeologica, nel cuore di una foresta tropicale adiacente un lago. Anche qui ci ‘ambientiamo’ in piscina e di italiani nemmeno l’ombra, qui parlan tutti francese! La sera decidiamo di fare gli ‘splendidi’ e restiamo nel nostro hotel per una cenetta romantica bordo piscina; è tutto talmente perfetto e buono che lo Ste in un’ondata di generosità si offre di pagare la cena, 500 MX$. Passiamo la seconda parte della serata in sala TV/biliardo e poi rientriamo nella nostra accogliente camera.

www.Clubmed.Com VISITA COBA’ – PLAYA DEL CARMEN 21 agosto domenica: brioche in albergo e alle otto ci incamminiamo verso il sito di Cobà, a meno di un chilometro dall’albergo. Per entrare paghiamo il prezzo standard di 38 MX$, e con 25 MX$ in più noleggiamo due mountain bike, cosa raccomandata vista la vastità del sito, circa 80 kmq. Cobà, principale rivale di Chichen Itza, è stata costruita in modo completamente differente dallo stile Puuc di Uxmal e da quello estremamente curato di Chichen Itza. Qui l’ambiente è molto più selvaggio, anche perché è rimasto avvolto nella foresta tropicale fino agli anni settanta. Le rovine di Cobà ricordano il sito di Tikal, in Guatemala (forse per i rapporti commerciali intrattenuti con quel popolo durante il VII secolo). Qui avremo tempo di visitare solo una piccolissima parte dell’area archeologica. Partiamo dal ‘Nonuch Mul’, la piramide più alta (42 m) dello Yucatan, saliamo la sconnessa scalinata e appena si riprende la respirazione ed i battiti usuali, la veduta dall’alto è eccezionale! Quindi seguiamo le indicazioni e pedalando andiamo diritti come fusi seguendo gli stretti sentieri nella foresta dirigendoci verso il gruppo di Cobà, con la piramide detta Iglesia, il campo della pelota e le altre rovine rimaste. In circa due ore e mezzo (e in bicicletta) abbiamo finito la visita. Torniamo verso l’hotel per prendere i bagagli e fare check out camminando lungo la strada che costeggia il grande lago. Davanti a noi notiamo due signori che scattano delle foto verso il lago e poi si defilano velocemente. Guardiamo anche noi nella stessa direzione e ooopss.. A pochi metri due coccodrilli se ne stanno lì pacifici ad osservarci. Effettivamente c’è il perché di tutti quei cartelli vicino all’albergo intimanti di non avvicinarsi all’acqua! Guardiamo con più attenzione lo specchio del lago e notiamo molte forme scure che stanno nuotando, in pratica il lago è infestato da ‘lucertoloni’! Mi avvicino a fare qualche foto, mentre lo Ste mi ricorda di non avvicinarmi troppo che i rettiloni sono animali molto veloci, e poi torniamo anche noi lesti all’hotel.

Ora inizia l’ultima parte del nostro viaggio: spiaggia e relax a Playa del Carmen. Prima decidiamo di fare una bella nuoata nelle verdi acque di un cenote (dopo la delusione di non aver potuto visitare quelli vicino a Valladolid!): nella strada che da Cobà porta a Tulum, dopo un’ora circa, incontriamo il Gran Cenote; paghiamo 80 MX$ testa, constatando di persona l’aumento del caro vita più ci avviciniamo al mare. In realtà la ‘fregatura’ e che il prezzo è unico sia per chi vuole fare un po’ di snorkeling sia per chi vuole addentrarsi nelle grotte sotterranee con muta e bombola. Noi ci accontentiamo di maschera e boccaglio (per fortuna portate da casa, altrimenti avremmo dovuto pagare pure il noleggio). Il cenote è meritevole, parzialmente coperto da colonne di roccia e conduce a una grande grotta a pelo dell’acqua. Ci tuffiamo in quest’acqua bellissima, tersa, fresca e così profonda che sembra di fluttuare nel verde e, anche se il cenote non è grandissimo, ce ne stiamo una mezz’oretta a mollo ad osservare rocce e alghe colorate a nuotare attorno agli scogli che affiorano. Usciti dal cenote io fremo per arrivare alle azzurre e calde acque del mare dei carabi, e come prima tappa andiamo verso il sito di Tulum (anche se abbiamo deciso di visitarlo l’indomani per non fare un’overdose di rovine!): prendiamo la strada che affianca la spiaggia e, fra un residence ed una villetta, sprazzi di bianca spiaggia lambita da acqua turchese si impongono prepotentemente alla vista (finiamo più volte su carrarecce cieche nel tentativo di raggiungere la spiaggia in questo paradiso. Lo Ste cerca di dissuadermi dallo scendere continuamente dalla macchina in cerca del mare dicendomi che non sarà poi così diverso da quello di Lignano (??!!); una cosa positiva è che scopriamo che parcheggiando in una stradina a fianco del sito di Tulum si può evitare di pagare il parcheggio principale (e visti i ‘costi qui in costa’, tutto ciò che fa risparmiare è altamente gradito!).

Prendiamo poi la statale che ci porta a Playa del Carmen decisi ad andare dritti alla meta, magari fermandosi giusto un attimo per vedere il centro di Akumal. Il problema è che Akumal non ha centro (!): è solo zeppo di villaggi turistici che son già di per sè delle piccole cittadine! Ci accorgiamo lungo il tragitto, tra i vari villaggi vacanza e residence, della presenza di qualche palma rotta a ricordo dell’uragano Andrei passato poche settimane prima (anche se successivamente alla nostra visita Katrina avrà sicuramente lasciato ‘ricordi’ peggiori… ) Alle sei e mezzo della sera arriviamo a Playa, con passaggio nella modaiola Quinta Avenida, l’arteria principale di Playa del Carmen, e noi, in pantaloncini e maglietta e leggermente sfatti (tanto per cambiare…), squadriamo la popolazione locale, costituita per il novanta per cento da nostri connazionali, tutti abbronzantissimi, occhiali scuri, parei e infradito sia per lui che per lei. Faccio velocemente mente locale su quante mini e top ci siano nel fondo del mio borsone e poi rivolgo lo sguardo verso il cencio dello Ste (vestiariamente parlando) e già comincio a fargli una capa tanta sullo shopping che dovremo fare per poterlo mettere in pista adeguandolo allo stile trendy del posto! Pochi minuti dopo siamo allo Shangri-la, proprio in fondo alla Quinta Avenida, una via di mezzo tra hotel e villaggio turistico, azzeccatissimo per finire in bellezza la vacanza! Abbiamo pensato bene poi di prenotare la mezza pensione, dato che col senno di poi possiamo dire di aver mangiato magnificamente, e sicuramente risparmiato rispetto ai locali e localini spenna-turisti. La receptionist è una padovana che ci spiega come funziona la struttura e ci da gli asciugamani da spiaggia, il telecomando del condizionatore e poi ci fa accompagnare alla nostra bella cabana di lusso col tetto in paglia; due amache colorate ci accolgono all’esterno facendoci pregustare il relax pre-cena; all’interno due cigni fatti abilmente con altri asciugamani ci accolgono sopra il lettone. Riponiamo le sacche e poi ci fiondiamo direttamente in spiaggia dove entriamo nelle azzurre, tiepide e calme acque caraibiche!! Dopo il bagno di mare e una bella doccia ci facciamo carini e alle otto siamo già al ristorante per la cena a buffet messicana con tanto di mariachi che cantavano allegramente di tavolo in tavolo. Satolli dalla lauta e squisita cena si va a vascheggiare lungo la Quinta Avenida; qui inizio una sottile violenza psicologica con lo Ste che deve assolutamente prendersi un paio di infradito nere e buttare via i sandali sportivi da viaggio, che qui proprio non vanno bene! www.Shangri-lacaribe.Net Hotel Shangri-la Eur 57,00/notte/persona con mezza pensione VISITA TULUM – PLAYA DEL CARMEN 22 agosto lunedì: Ultima levataccia alle sette e mezzo, alle otto colazione (in sostanza pranziamo perché ci facciamo preparare l’huevo ranchero – tortillas con uova, fagioli, salsa verde e formaggio – più varie tappe al buffet dolce e salato) e alle nove siamo alle rovine di Tulum. Andiamo a parcheggiare nella stradina laterale che arriva da Cobà, e che abbiamo scoperto il giorno precedente, risparmiando i soldi del parcheggio e del trenino che dal parcheggio porta all’ingresso del sito… Visitiamo le rovine, la cui spettacolarità è quella di essere in una bellissima posizione, a picco sul mare, offrendo un panorama fatto di chilometri di bianche spiagge punteggiate da palme. Più che visitarle, le rovine le osserviamo dato che non si può ne salire su di esse né tantomeno toccarle. Il culmine della visita diventa quindi un bel tuffo nel cristallino mare della caletta sottostante e, nonostante l’avvicinarsi di nuvole nere come la pece che oscurano il sole, il colore dell’acqua non cambia e rimane di un terso e profondo celeste chiaro.

Torniamo a Playa del Carmen accompagnati dalla oramai arrivata pioggia e mangiamo due tranci di pizza sulla Quinta Avenida (70 MX$…, azz) e poi andiamo a riconsegnare l’auto senza rimpianto (visto cosa ci avevano rifilato…). Tornati al resort trascorriamo il tempo fra mare e piscine e alle 18:00 puntuali siamo seduti sulle altalene del bar a degustare due piñe colade e due frese colade per il primo dei nostri puntuali happy hour!! Tornando alla nostra cabaña osserviamo, e veniamo a nostra volta osservati, da un tornito opossum posizionatosi sopra il tetto della cabaña in fronte alla nostra; ci rilassiamo per un po’ nelle amache ascoltando il rumore del mare, e poi diritti verso le prelibatezze del ristorante. Dopo cena, passegiata sull’animata Quinta Avenida.

23 agosto martedì: prima vera giornata di puro relax fra bagni e sole attendendo pigramente le ore pasti e l’happy hour (oggi abbiamo già programmato margaridas e caipiriñe..) che ci portano con brio fino alla cena e alla passeggiata serale. Unica cosa degna di nota è che finalmente, cogliendo lo Ste in un momento di debolezza, lo convinco a comperare delle infradito nere. E’ un adone: abbronzato, camicia beige a righine gialle rosse, pantaloni chiari in lino e infradito nere.. Non lo vedrò più così a casa quindi me lo godo un pò! Tutto procede per il meglio, può avere inizio la vasca serale e ci sentiamo completamente a nostro agio, fino a che dallo Ste proviene un gemito che nel giro di mezz’ora si tramuta in lagna per finire dopo un’ora in un guaito di dolore..: gli sono spuntate due belle vesciche sanguinolente perché le strisce di pelle dell’infradito gli hanno eroso il dorso del piede. Già mi figuro le lamentele che mi fioccheranno minimo per un paio di settimane e soprattutto i rimproveri per averlo costretto al ‘doloroso’ acquisto. Non mi resta che tranquilizzarlo promettendogli che domani il sole e l’acqua di mare faranno miracoli su quelle piaghe.. Anche se ne dubito! Per l’indomani abbiamo deciso di andare al vicino parco di Xcaret e di acquistare il pacchetto ‘transfer + entrataì in uno dei tanti chioschetti lungo l’Avenida, ma presi da negozi, locali e… Vesciche (!) ci troviamo all’alba delle 23:30 che i chioschetti hanno chiuso! Toh, che strano! Pazienza, pagheremo qualcosa di più e ci arriveremo in taxi… Non siamo nemmeno riusciti ad andare al Cedraui, il centro commerciale locale ad acquistare tequila, salse e prodotti locali per future cenette messicane. Eh si, ora che abbiamo finito il grosso del programma non siamo più organizzati bene come prima! Almeno siamo riusciti a prenotare in anticipo l’autobus per l’aeroporto di Cancun per prendere l’aereo del ritorno; i pullman si trovano alla Riviera Autobuses: partenza ogni 50 minuti e costo di 65 MX$ a testa.

www.Hiddenworlds.Com VISITA XCARET 24 agosto giovedì: Giornata a Xcaret. Oggi abbiamo speso quasi quanto i 5 giorni passati nel Chiapas! Solita esuberante colazione e poi contrattazione del taxi (siamo arrivati a 90 MX$, ovvero 7 eur). Sono le nove di mattina ed il caldo è già opprimente. All’ingresso di Xcaret paghiamo 631 MX$ – 49 eur- di entrata e ci spiegano che con soli 20 dollari (americani) in più a testa avremmo incluso il noleggio della maschera con boccaglio e pranzo incluso in uno dei ristoranti; evitiamo di pagare il supplemento perché ci siamo portati le nostre maschere e boccagli ed in più vogliamo ‘vivere’ il parco senza perdere tempo al ristorante (cosa di cui ci saremo poi pentiti, visto che bar e spuntininerie ‘rapide’ sono risultati un miraggio!). Prima di avventurarci nelle varie attrazioni naturalistiche facciamo un giro per il ‘pueblo messicano’ e il particolare cimitero del parco (lo Ste ancora si domanda se è vero o no..); giungiamo quindi alla stupenda serra delle farfalle: abbiamo già pronto il macro obiettivo per immortalare gli esemplari migliori! Peccato che dopo qualche secondo che giriamo perplessi senza vederne una, notiamo sopra di noi un enorme squarcio sulla rete di protezione che ricopre tutto il giardino, …Ennesimo ‘regalo’ dell’uragano ‘Emily’. Dopo tanta delusione decidiamo di ‘tuffarci’ letteralmente nelle attrazioni del posto indirizzandoci verso il tunnel marino che attraversa Xcaret: veniamo equipaggiati di giubbotti salvagente e di una sacca con lucchetto dove riporre i nostri averi. Il tunnel è molto interessante! In quest’acqua tersa si nuota sotto canyon di roccia, dentro grotte naturali e tra muraglie di rovi, sempre con la testa sott’acqua ad osservare i pascetti vari lasciandosi trasportare dalla corrente e ‘pinnando’ ogni tanto. Il primo tratto del tunnel, con acqua bassa, è pieno zeppo di pesci multicolori che ci invitano allo snorkeling non disdegnando la compagnia dei turisti; sembra quasi che si lascino accarezzare ma quando si allunga la manina verso di loro questi, con un accelerazione fulminea, sono già ad osservarti ad un metro di distanza. Girovaghiamo ancora un po’ per il parco e visitiamo il bellissimo acquario con le vasche delle tartarughe divise per ogni fase d’età, dalle più piccole a quelle anziane lunghe oltre il metro! Arriviamo poi ai delfinari dove assistiamo allo spettacolo del nuoto assieme ai delfini. Devo dire che, pur attratti da questa affascinante idea, abbiamo deciso di non farla sia per il costo elevato e soprattutto perché non ci è sembrato giusto mercificare così la libertà di questi simpatici animali.. Le nostre pur nobili convinzioni sono venute un po’ meno assistendo allo spettacolo di questi mammiferi, che si facevano accarezzare e nuotavano allegramente attorno alla gente emozionata. Il clou dello spettacolo si ha alla fine quando i partecipanti, uno alla volta, si mettono a pancia in giù nell’acqua con le gambe leggermente aperte e due delfini arrivano da dietro spingendoli con il muso nelle piante dei piedi (!): vedevi questi fortunati che improvvisamente si tramutavano motoscafi tanto sembrava avessero le eliche ai piedi!!…

Passeggiamo poi per il piccolo zoo di Xcaret: su lembi di terra divisi da muri di pietre dove era ricreato l’habitat naturale per ciascuna specie abbiamo incontrato tartarughe marine, fenicotteri, procioni, iene, giaguari, una pantera nera e abbiamo scoperto che i celebri tapiri di Striscia sono veramente delle miniature in confronto alla stazza reale dei tapiri veri (grandi quasi quanto una mucca!). Verso le due del pomeriggio i nostri stomaci e iniziano a gorgogliare dalla fame e scopriamo che la cosa più economica, e cioè un hot dog e un hamburger, costano la bella cifra di 200 MX$ (se avessimo preso il biglietto intero all’entrata avremmo fatto un pasto almeno completo allo stesso prezzo…). Durante il nostro peregrinare ci imbattiamo nel colorito spettacolo dei voladores de papantla, celebranti un rituale in onore del dio della primavera: si tratta di 4 persone che si arrampicano sulla cima di un palo alto una quindicina di metri e poi si buttano con la corda a testa in giù ‘srotolandosi’ un po’ alla volta in perfetta coordinazione tra loro fino toccare la terra (simbolo di fertilità); interessante. Alle 17:00 assistiamo al bellissimo rodeo messicano con i cavalieri e cavallerizze, e alle 18:00 tutti ci raduniamo nell’anfiteatro per assistere al grande spettacolo serale con più di 260 comparse! Si inizia con lo spettacolo del gioco della Pelota e finalmente capiamo la difficoltà nel fare centro senza toccare la palla ne con le mani ne con i piedi ma solo con colpi d’anca o di petto; spettacolare soprattutto quando incendiano la palla e giocano con la palla in fiamme!! Assistiamo poi allo spettacolo ‘incontro dei due mondi’, ricostruzione della storia precolombiana dei Maya e all’avvento dei conquistadores cristiani che danno origine ad un popolo meticcio più ricco di tradizioni con finale emozionante in cui un falcone (vero) si libra da terra ed esce da una finestrella del tetto per poi vedere entrare dalla stessa finestra una colomba bianca che si posa laddove il falcone era partito. La sera si avvicina e decidiamo di uscire prima della fine dello spettacolo per riuscire ad arrivare al nostro resort entro le nove e mezza, orario limite della cena (eh! eh!). Il Taxi per il ritorno ci costa 130 MX$ e lo Ste prova inutilmente a contrattare, ma alla notte i costi aumentano e quindi ci rassegniamo a finire così la nostra dispendiosa giornata.

www.Viadelphi.Com www.Xelha.Com.Mx www.Aktunchen.Com —————— 25 agosto venerdì: ultima giornata di relax a Playa e penultima prima della partenza. Riusciamo a stare quasi tre ore a fare snorkeling ad osservare i pascetti. Lo Ste memore degli insegnamenti dell’acquario di Xcaret riesce a notare una manta mimetizzata nel fondale, di vedono solo gli occhietti e il profilo della coda. Ovviamente la disturbiamo facendola scappare e ciò ci incita a cercare altre mimetizzazioni! Poi passeggiatona verso le spiaggie del famoso locale Blue Parrott e del mamita’s con i lettoni a baldacchino in spiaggia. E Poi relax, sole, bagni, happy hour.. Cavoli un altro paio di giorni così ci sarebbero stati alla grande e mentre ci dondoliamo nelle nostre amache attendendo di andare a cena godendoci l’ultimo dei nostri acquazzoni tropicali veniamo già colti da nostalgia..

Concludo qui il nostro racconto, con ancora negli occhi il ricordo di noi nelle nostre amache cullati dalla brezza a rimirare, come se fossero immagini da cartolina, la spiaggia e il mare di Playa… Speriamo di aver invogliato qualcuno a scoprire questa terra magica anche se dovrete addentrarvi verso la parte più selvaggia e meno turistica del Messico. Vi consigliamo di non limitarsi solamente alla bellissima costa e ai villaggi turistici, lussuosi ma artefatti dove sicuramente di rilasserete e divertirete perdendovi però anche le emozioni e le scoperte di ciò che la natura e questa gente può regalarvi! Fiorella e Stefano (foto e mappe su www.Fiorellaestefano.It)



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