Messico e Nuvole… ma pensa un po’!

Ninì e Nanà in gita di "sesta" liceo nella penisola dello Yucatan
Scritto da: NINI''
Partenza il: 02/08/2013
Ritorno il: 16/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Anche questa estate non ci smentiamo: ci riduciamo ad una settimana dall’inizio delle ferie per scegliere la meta dell’immancabile viaggio estivo. Il tempo è davvero poco per poter organizzare alcunché, quindi ci affidiamo totalmente all’agenzia e, dopo aver valutato attentamente diverse possibilità, la confusione che ci attanaglia si dissolve: due settimane in Messico! Primi 5 giorni di mare a Cancun, poi Tour guidato “Terra dei Maya” di una settimana e ultimi 2 giorni di mare a Playa del Carmen per chiudere. Ma andiamo per ordine.

Solita premessa: se cercate una “guida” dello Yucatan avete sbagliato diario. Questo è semplicemente il racconto fedele di una meravigliosa esperienza di viaggio, con qualche consiglio logistico qua e là… ma più che altro leggetelo se volete farvi due risate.

Cancun dal 02/08/13 al 07/08/13

Si parte da Malpensa con volo Meridiana in perfetto orario, scalo di un’ora abbondante a Roatan (senza scendere) ed atterriamo a Cancun alle 20.00 locali. All’uscita troviamo subito il bus che ci aspetta per il trasferimento all’Hotel Flamigo, situato al km 9 del boulevard Kukulcan, l’arteria principale (anzi la sola strada) della zona Hotelera, la lingua di terra di fronte alla costa Messicana dove sorge Cancun: praticamente hotel a perdita d’occhio.

Lasciamo i bagagli in camera, un’occhiata veloce alla mappa presa alla reception e ci incaminiamo lungo il boulevard, appena 2 km e siamo nel cuore dell’azione: la zona delle discoteche. Se ne contano una decina tra locali al chiuso ed all’aperto e per strada è pieno di PR che farebbero i salti mortali per affibbiarti un braccialetto “open bar” (consumazioni illimitate!) con annesso ingresso: prezzi da 20 a 50 USD (in tutto il Messico ed a Cancun in particolare il dollaro statunitense è utilizzato quanto e forse più del peso messicano) fino al salasso per entrare nel celeberrimo Coco Bongo: 75 $!

Da bravi “braccini corti” ci facciamo desiderare, lasciamo che ci illustrino l’interno di alcune discoteche e ci accorgiamo che con l’andare dei minuti le promozioni tipo 2×1 aumentano: allora ci allontaniamo dalla bolgia di quel tanto che basta per trovare i locali dove mangiare il primo di quella che, per due settimane a venire, sarà una lunga serie di tacos. Ovviamente la scelta ricade sul più piccolo, con tavoli e sedie in plastica per strada: in Messico è sinonimo inequivocabile di bontà ed economia.

Tornati nella zona del rumore approfittiamo di una promozione per il disco-bar Congo: ad eccezione delle cubiste e dei baristi non si vede un messicano che sia uno, solo turisti, per lo più americani e canadesi che ballano e bevono senza soluzione di continuità… e per non essere da meno ci adeguiamo subito anche noi! Risultato: torniamo a piedi in hotel alle 4.00 a.m. un po’ brilli.

Per farla breve i successivi quattro giorni a Cancun consistono in un piacevolissimo ozio in spiaggia, intervallato ogni tanto con un salto alla jacuzzi dell’Hotel (in funzione fino alle 9 di sera!), ed in serate che sono una variante più o meno etilica della prima, con la degna conclusione del Coco Bongo Tour: giro di gruppo di tre discoteche con open bar e tavolo ovunque per 80 $; tra l’altro l’ultima è il Coco Bongo (vale davvero la pena farci un salto, almeno per le coreografie).

Concludendo Cancun non ha assolutamente niente di messicano e non c’è da meravigliarsi se i messicani la chiamano “Gringolandia”…

Da segnalare il ristorante “Mextreme”, non lontano dalle disco in direzione centro città: bella cornice, camerieri simpaticissimi, porzioni abbondanti, prezzi onesti (per essere a Cancun).

Tour “La Terra dei Maya” dal 07/08/13 al 13/08/13

Sveglia di buonora, colazione ed alle 8.00 in punto saliamo sul mini bus da 15 posti che ci accompagnerà per i prossimi giorni nel tour dello Yucatan: sedili quasi al completo ma notiamo subito che sono tutte coppie, alcune palesemente fresche di matrimonio… addio sogni di romantiche avventure esotiche di una settimana con le turiste!

Appena partiti alla volta del sito archeologico dell’antica città Maya di Chichen-Itza facciamo subito la conoscenza della guida che si professa di origine extraterrestre (fino alla fine della vacanza la reale nazionalità rimarrà un mistero oggetto di scommesse da parte di noi partecipanti) risultando immediatamente simpatico ma anche estremamente preparato: l’argomentazione spazia dai primi cenni di storia del popolo Maya a quella Europea, passando per riferimenti incrociati tra cattolicesimo e culti delle prime popolazioni Messicane, filosofia e cenni cinematografici.

Ci invita altresì ad immaginare che quello che stiamo intraprendendo, attraversando i luoghi di una civiltà ormai scomparsa, è un viaggio non solo nello spazio ma anche nel tempo…

Arrivati a Chichen-Itza visitiamo il tempio dei guerrieri, il campo del vecchio gioco della pelota (chi vinceva veniva poi offerto in sacrificio… mi sa che non facevano tante storie per un rigore contro), ed il pozzo dei sacrifici. Nel pranzo che segue nel ristorante annesso al sito e nel viaggio pomeridiano verso la città di Merida iniziamo a fare la conoscenza degli altri partecipanti e viene fuori che, insieme ad un’altra coppia di marchigiani come noi, il gruppo rappresenta un bello spaccato della penisola: si va dalla provincia Milanese fino a Palermo, passando per Pescara e Napoli.

A Merida ci sistemano all’Holiday Inn e fino alla mattina dopo siamo liberi; anziché buttarci in piscina scegliamo di fare un primo giro esplorativo della città insieme agli altri marchigiani. La zona centrale di Merida è semplicissima da girare, le strade si intersecano perpendicolarmente in una griglia perfetta come a Manhattan, e l’albergo non è lontanissimo: con una piacevole passeggiata scopriamo questa città dallo spiccato sapore coloniale, veniamo abilmente agganciati per strada da un sedicente indigeno che si professa puro Maya e che alla fine ci accompagna in uno degli innumerevoli negozi di souvenir. Dopo un aperitivo veloce ceniamo in un ristorante adagiato su un lato della piazza principale e che ci aveva consigliato il Maya: rapporto qualità prezzo bassino ma se si mangia di fuori come noi la cornice è veramente ottima… purtroppo il nome mi sfugge.

Il mattino successivo il bus parte alla volta del centro archeologico di Uxmal ma lungo il tragitto c’è tempo per una sosta in un piccolo paesino che ospita un tipico mercato: generi alimentari vari e vettovaglie, ora siamo veramente in Messico. Ci sarebbe la possibilità di acquistare i semi del celebre Habanero, il peperoncino più piccante che ci sia, ma desistiamo: basta una quantità infinitesima sul taco ed il palato diventa il reperto grandi ustionati…

A Uxmal visitiamo la piramide dell’indovino, il palazzo del governatore ed il cosiddetto quadrilatero delle monache, costruzione atipica e unica nel contesto delle innumerevoli piramidi Maya che incontreremo.

Inoltre diamo la prima scalata ad una di queste e ci accorgiamo che il difficile non è la salita quanto la discesa: data l’angolazione dei lati (45° esatti) quasi non si vedono i gradini e chi soffre le altezze può trovarsi in difficoltà…in fase discendente assistiamo ad improbabili ed esilaranti passi del gambero.

Anche oggi pranziamo in un ristorante adiacente al sito e poi torniamo a Merida, una sosta in hotel ed usciamo a trascorrere l’ultima sera in questa città. Per cena scegliamo il “Pancho”, non lontano dalla piazza centrale, invogliati dall’offerta 2×1 dell’happy hour: in questo bel locale di dichiarata ispirazione rivoluzionaria veniamo raggiunti dal resto della comitiva del tour e con la complicità di alcuni cicchetti di tequila prosegue la cementificazione del bel rapporto che si è creato tra tutti i partecipanti.

Terzo giorno: oggi niente ruderi Maya

In mattinata raggiungiamo l’Hacienda Sotuta del Peon, una vera “fattoria” Messicana dei tempi del colonialismo con annessa piantagione di agave e macchinari per la lavorazione dello stesso e la produzione di corde. Ma la vera svolta della giornata è che nel territorio dell’hacienda c’è un cenote, cioè una grotta carsica con acqua dolce, con possibilità di balneazione: spezzare l’insopportabile caldo messicano di agosto entrando nella penombra della grotta ed immergendosi in quella pozza fresca e trasparente ha qualcosa di catartico.

Dopo il pranzo nel solito ristorantino ci dirigiamo verso Campeche, che raggiungiamo verso metà pomeriggio, pronti per la visita della parte antica della città come da programma; purtroppo il sopraggiungere di un incredibile acquazzone ci costringe ad un riposino nell’hotel Plaza Campeche. La pioggia concede una tregua giusto per cena, e siccome anche qui siamo vicini al centro, scegliamo un ristorante appena entro le mura per un’epica cena di pesce a cui partecipano quasi tutti i viaggiatori del tour ed anche la guida si unisce a noi: l’affiatamento del gruppo è in continuo aumento.

E cresce ancora di più la mattina successiva quando affrontiamo la tratta più lunga del tour in direzione Palenque: più di cinque ore nel bus, ora che ci conosciamo tutti, sono lunghe senza nemmeno una barzelletta ed uno stornello… e si finisce prevedibilmente a cantare tutti assieme roba tipo “notti magiche” (ancora un immenso grazie a Fabio da Abbiate Grasso per le basi ed il supporto tecnico).

Arriviamo a Palenque che è già passata l’ora di pranzo. L’hotel Ciudad Real dove alloggiamo è fuori del centro abitato, immerso nel verde della giungla tropicale, sulla strada che conduce al prossimo sito Maya: quindi ci sistemiamo, ci propinano il pranzo e ripartiamo di slancio verso le rovine di Palenque, anche queste completamente circondate dalla rigogliosissima vegetazione… peccato che affrontare l’ennesima salita alla piramide Maya con il pranzo ancora sullo stomaco sotto il sole messicano delle 16.00 costituisce per tutti il colpo di grazia, tanto che solo i più perseveranti hanno poi la forza di intrattenere le contrattazioni con gli immancabili rivenditori di souvenir.

Tornati all’hotel l’obiettivo dichiarato di tutti è un rinfrescante tuffo in piscina ma per la serie “all’improvviso un’incoscienza”, spinti da una partecipante (grazie Valentina!) irrimediabilmente salutista alcuni temerari tra noi si cimentano con l’impensabile: una “tranquilla” corsetta pomeridiana di 4 km! Tralasciando la penosa descrizione della mia lingua penzolante mentre arranco in coda al gruppo ricordo solamente che a fine giornata siamo riusciti a fare quel meraviglioso tuffo in piscina.

Rinfrancati e riposati reclutiamo dei taxi che ci portano in città per cena -oramai ci muoviamo quasi sempre in gruppo- e dopo un’altra abbuffata di tacos ci mettiamo alla ricerca di un locale per trascorrere la serata: ricerca che si rivela stranamente vana pur essendo sabato sera, c’è poca gente in giro e le poche alternative se la battono con i famosi “peggiori bar di Caracas”… meglio andare a nanna!

Il quinto giorno partiamo per l’ultima tappa del nostro viaggio: Chicannà. Anche questa tratta è bella lunga (360 km), tanto che anche stavolta arriviamo nel primo pomeriggio a destinazione, l’Eco Village: piccoli bungalow su due piani con tetti in legno, una piccola piscina a forma di fagiolo, una struttura ristorante, la reception, il tutto completamente immerso nella giungla tropicale; nelle camere niente tv, radio o climatizzatori, solo la classica ventola a soffitto… molto hippy! L’ideale per chi cerca il vero, autentico relax.

Una sistemazione rapida, un pranzo al volo e via al vicino sito Maya, di cui ricordiamo solo che il nome significa “casa della bocca del serpente”: sarà perché c’è una sorta di arco in pietra che nelle intenzioni dei costruttori simboleggiava la testa di un serpente?

Come abbiamo constatato il nostro “ecologico residence” sposa una filosofia decisamente minimalista, è sprovvisto di bar, distributori automatici e simili, quindi prima di farvi ritorno facciamo un salto al paese più vicino a procurarci le provviste per la sera: la tequila non mancherà!

Dopo un po’ di relax ed una cena tranquilla ci troviamo tutti nei pressi della piscina per organizzare al volo un piccolo party privato, dato che si festeggia anche un compleanno (ciao Salvo!): saltano fuori le bottiglie, un melone, improvvisiamo un po’ di cuba libre e grazie all’impeccabile supporto tecnico di Fabio e di due minicasse apparse quasi per magia parte anche la musica: insomma l’euforia sale.

Fino a che un assonnato ed irritatissimo crucco arriva a dirci che facciamo troppo casino e ci invita in malo modo a darci un taglio…i soliti italiani! vabbè per stasera basta così.

Penultimo giorno del Tour. Oggi si va a Calakmul, l’unica giungla a fusto alto di tutta la penisola dello Yucatan, dove vivono cinque delle sei specie di felini presenti nel continente americano, la cui biosfera ospita più di 200 specie di uccelli, un paradiso in terra per qualsiasi studioso di flora e fauna… si vedono in giro solo tacchini, e si sentono solo le punture di zanzara! Sarà la lieve pioggia che continua ad incombere che tiene tutti ben nascosti?

Con un ora a piedi raggiungiamo il centro archeologico di Calakmul, che la guida ci ricorda essere ad appena 25 km dal confine con il Guatemala, per l’ultima prova, l’ultima piramide cui lanciare la sfida, la più alta, il nostro gran premio della montagna. Fatta anche questa l’intensificarsi della pioggia ci rimette sulla via del ritorno e per pranzo siamo di nuovo al “villaggio”. Il resto della giornata lo passiamo oziando in attesa della sera: la nostra ultima sera tutti insieme.

Ci procuriamo dei taxi alla reception per raggiungere il vicino paese, i motivi sono due: l’ultima cena tutti insieme, neanche a dirlo tacos a volontà, e rifornirsi di nuovo per la serata. Torniamo all’Eco Village e, memori dell’inconveniente della sera prima, ci riuniamo nella veranda di uno dei nostri bungalow, un po’ isolato per cercare di ridurre al massimo i possibili fastidi.

Ogni tentativo risulta vano: finisce con tutti che balliamo e cantiamo a squarciagola “urlando contro il cielo” del Liga. E poi siamo anche aumentati di numero invitando al nostro party una coppia di toscani incrociati alla reception.

Risultato: gli altri ospiti del villaggio infastiditi chiamano gli inservienti che a loro volta chiamano la nostra guida che, ancora mezzo addormentato viene a farci la ramanzina finale. Come bambini discoli con un perfido sorriso sotto i baffi guadagniamo ciascuno la propria camera… non prima però dell’ultimo bagno notturno in piscina tutti insieme dopo un’astutissima azione di corruzione degli inservienti! Va bene, va bene! Li ho supplicati in ginocchio di farci usare la piscina!

Settimo ed ultimo giorno del tour.

Nell’ultimo viaggio tutti insieme verso la costa atlantica da cui siamo partiti l’unica tappa è la laguna di Bacalar, detta anche “laguna dei sette colori” per il gioco cromatico che la luce del sole crea sull’acqua: ci concediamo una gita in barca e l’ultimo bagno insieme con annesse foto ricordo.

Dopo pranzo riprendiamo il tragitto verso Playa del Carmen e le sole fermate sono quelle per far scendere mano a mano i partecipanti nei vari resort che li ospiteranno da qui alla fine delle proprie vacanze: sfortuna vuole che chi scrive sarà l’ultimo a scendere a Playa del Carmen e dovrà sorbirsi lo stillicidio di vedere il bus progressivamente più vuoto.

Ad ogni tappa, ad ogni “abbandono”, baci, abbracci, ho visto anche degli occhi lucidi, e l’accrescersi della consapevolezza di aver preso parte a qualcosa di unico e irripetibile: qualcuno l’ha definito una “gita di sesta liceo”.

Arriviamo a metà pomeriggio a Playa del Carmen, all’hotel Quinto Sol, sulla Quinta Avenida: neanche farlo apposta la via principale, con tutti i bar ed i locali…

Playa del Carmen dal 13/08/13 al 16/08/13

La prima sera siamo sopraffatti dalla stanchezza del viaggio e da una cena troppo sostanziosa.

Il giorno dopo è l’unico in cui riusciamo a goderci ancora un po’ di mare: prendiamo un minibus pubblico ed arriviamo alla vicina spiaggia di Tulum, sede dell’unico sito maya che affaccia sul mare.

In serata sopraggiunge un fronte temporalesco piuttosto importante, o meglio una vera e propria tempesta tropicale che perdurerà fino alla nostra partenza e ci impedirà qualsiasi iniziativa.

A dir la verità ora che siamo rimasti senza i compagni del tour anche il nostro entusiasmo è leggermente diminuito: solo per la nostra ultima sera alcuni, quelli residenti nei resort più vicini alla città, ci fanno visita per un’ultima serata tutti insieme.

Su Playa del Carmen: la Quinta Avenida è una replica di Cancun, cioè non è Messico; man mano che ci si allontana da questa arteria del turismo di massa si trova un po’ di autenticità, ma non troppa.

Al termine delle due settimane una navetta ci preleva sulla quinta Avenida e ci riporta all’aeroporto di Cancun pronti per il ritorno. Spiacenti signori, il volo è stato rimandato di 12 ore, si parte la mattina dopo: nel frattempo sarete GRATUITAMENTE nostri graditi ospiti al nuovissimo Riu Palace Hotel (Boulevard Kukulkan km 5,5), ovviamente con formula all inclusive…c’è mancata la tigre in camera per rifare “una notte da leoni”.

Conclusioni

La penisola dello Yucatan, e molto probabilmente tutto il Messico, è l’ideale per un viaggio di gruppo, sicuramente on the road e non necessariamente con tour organizzato (qualche imprevisto non guasta mai).

Quando ero più giovane ed ho iniziato a viaggiare il viaggio era divertimento ad ogni costo, fare baldoria tutti i giorni e tutte le sere. Dopo un po’ il viaggio è diventato relax e baldoria tutte le sere. Oggi so che ogni viaggio è essenzialmente una scoperta, un’occasione unica per aprire un po’ di più la mia mente, conoscere, imparare… e naturalmente fare baldoria di tanto in tanto! Questa esperienza me l’ha confermato in modo inequivocabile.

E mi ha confermato una verità che conosco da sempre: quando sei in viaggio non è importante dove vai, ma con chi sei.

Quindi concludo questo sconclusionato diario rivolgendomi a tutti i partecipanti del tour, il gruppo Chiwawa. Dal profondo del cuore: GRAZIE!



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