Messico del sud in due settimane

Il viaggio che sto per raccontare è un viaggio completamente improvvisato, senza un briciolo di programmazione se non la data di partenza e di arrivo: siamo partiti (io e un mio amico) l'11 Luglio e siamo tornati il 23 Luglio 2007. La partenza e il ritorno non sono stati dall'Italia. Bensì da Atalnta, negli Stati Uniti, dove eravamo impegnati...
Scritto da: stefano1881
messico del sud in due settimane
Partenza il: 11/07/2007
Ritorno il: 25/07/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Il viaggio che sto per raccontare è un viaggio completamente improvvisato, senza un briciolo di programmazione se non la data di partenza e di arrivo: siamo partiti (io e un mio amico) l’11 Luglio e siamo tornati il 23 Luglio 2007. La partenza e il ritorno non sono stati dall’Italia. Bensì da Atalnta, negli Stati Uniti, dove eravamo impegnati per motivi di studio. L’itinerario, in larga parte improvvisato durante il viaggio, ci ha visto partire da Città del Messico, proseguire per Oaxaca, poi Puerto Escondido, quindi San Cristobal De Las Casas, Palenque e infine Tulum. E’ un itinerario che la Lonely Planet consiglia di fare in un mese e mezzo. Ed è vero. Noi però eravamo vincolati dalle date di partenza e di ritorno da Atlanta a Roma, fissate prima della pianificazione del viaggio e abbiamo preferito correre un po’ per dare un’occhiata un po’ a tutto. E devo dire che non ci siamo affatto pentiti. Nel racconto che segue, cercherò di riportare quei dettagli che penso possano essere utili a chi vuole intraprendere un viaggio per il messico.

CITTA DEL MESSICO Siamo arrivati alle 4:30 dell’11 Luglio a Città del Messico. A dire la verità avevamo una certa paura. Eravamo ormai convinti di dover perdere qualche malattia in Messico, e ci sembrava che nella capitale avremmo dovuto pagare il primo tributo. Questo perché qua e la, tutti ci avevano avvisati della pericolosa sorte di chi si avventa in terra messicana. Il risultato è stato che in metro (0,14 € a biglietto), andando verso l’ostello “La Catedral” che suggeriva la lonely planet, eravamo appoggiati alle pareti, in posizione (del tutto scomoda) antifurto con zaino fra le gambe (zaino si intende una borsa da 70 litri) e tentavamo di ricordare quello che c’era scritto sulla guida, rifiutandoci di tirarla fuori per evitare di apparire turisti spaesati. Allora mi sembrava di poter confermare quel che si diceva sulla pericolosità dei locali, visto che tutti ci guardavano come fossimo marziani. Forse adesso capisco che l’assetto da guerra poteva risultare almeno curioso e poteva giustificare in parte gli sguardi interrogativi dei capitolini. Questa paura andrà pian piano affievolendosi. Ben inteso: non dico che il Messico è un paese sicuro, ma forse noi eravamo stati indotti ad esagerare dalle nostre aspettative. Ben altre erano invece le pericolosità del Messico che non avrebbero mancato di colpire.

Le prime due notti le abbiamo passate nell’ostello “La Catedral” che sta proprio sulla Piazza Centrale. L’ostello è sufficientemente pulito e costa 10€ a notte (ma con la carta internazionale dello studente o con la carta Hostelling International si ha diritto a uno sconto) inclusa colazione internazionale (toast, marmellata, latte, frutta,…). Particolarmente carina è la terrazza in cima all’edificio che ospita l’ostello, con tanto di bar e vista sulla città. Nella stanza (pulita, cosi come il bagno) avremmo dovuto essere in 6 maschietti, ma due letti ospitavano 4 tedeschi (due ragazze!). Vicino all’ostello ci sono le rovine della vicchia capitale aztecha, ma soprattutto a 60 Km a nord-est ci sono le rovine della splendida Teothiuacan, che non abbiamo mancato di visitare. Questo il motivo principale dei due giorni di sosta a Città del Messico e di sicuro ne è valsa la pena. L’ingresso costa intorno ai 3€, prezzo che aumenta se si dichiara di avere con se una telecamera (non ho capito se la macchina fotografica comporta un aumento del prezzo del biglietto, non ho chiesto…). Non abbiamo molto tempo per visitare Città del Messico, preferiamo camminare per le strade del centro e dei quartieri bene per evitare imprevisti. Le strade del centro sono pattugliate ad ogni angolo da due poliziotti in assetto antisommossa. Non so se lo sono ancora, ma in quei giorni lo erano. Andiamo soprattutto alla ricerca di “vero” cibo messicano. E quindi a città del messico inizia anche l’avventura del cibo. Il problmena in Messico è sono diffuse diverse malattie, fra le quali epatiti A B e C, tifo, dissenteria e malaria (una forma più leggera tuttavia). Il mio compagno di viaggio ha preferito cautelarsi con qualche vaccino e la profilassi per la malaria. Io non ho fatto assolutamente nulla ma sono ancora vivo quanto lui ( questa affermazione non induca a pensare che, per andare in Messico, i vaccini sono inutili. Questo è solo il mio caso ).

A tal proposito, si dice che ci sia una maledizione, la maledizione di Montezuma, l’imperatore Azteco beffato dal conquistador spagnolo Cortes, che colpisce gli stranieri in viaggio in Messico. Tale maledizione colpisce l’apparato digerente, preferibilmente la zona di scarico. Alcune regole di massima sono: niente cibo per strada e acqua solo in bottiglia, evitare frutta e verdura fresca sbucciata. Noi non le abbiamo rispettate. E ne abbiamo pagato le conseguenze: un’intossicazione da uovo crudo in un caso e 12 giorni di dissenteria nell’altro. Sapere i rischi che si corrono aiuta sempre a fare la giusta scelta. Ma questo non ha fermato la nostra sete ( forse dovremmo dire ‘fame’) di esperienze. Alla fine, fuori dalle rovine di teothiuacan abbiamo avuto il nostro miglior pasto della vacanza: un ristorantino piccolo, tutto fatto in casa, senza indios semi-nudi con cappelli di piume verdi e rosse ad attrarre turisti ( e per questo mezzo vuoto ). Non mi ricordo come si chiama il locale, ma è il posto consigliato dalla lonely planet. Una graziosa donnina che non parla inglese ci coccola con piatti favolosi. Per il pranzo da nababbi, abbiamo speso 13€ a testa e poi ci siamo concessi una bella siesta sul prato del ristorante. Il resto dei ristoranti che abbiamo provato per i primi due giorni non è degno di nota. Interessante sapere però che il prezzo di un pasto si aggira intorno ai 7€, ma può anche scendere, anche fino a 3€ se si acquista cibo dai venditori ambulanti. Altra sorpresa è stato il clima. Ci aspettavamo di trovare un caldo terribile e soprattutto umido. Invece a Città del Messico non c’era un filo di umidità, di giorno si stava divinamente in maglietta a maniche corte e di notte abbiamo persino avuto indossare una felpa. OAXACA Siamo rimasti a Città del Messico per due giorni e poi siamo andati ad Oaxaca. Lo spostamento è costato 25€ ed è durato circa 6 ore. Oaxaca è tutta un’altra città rispetto a città del Messico. Ad Oaxaca si respira ancora il profumo della rivolta, con tanto di comitati in piazza e stendardi di Marx, Lenin e Stalin e televisione in piazza che mostra documenti alternativi della storia della città. La popolazione qui è chiaramente più indigena di città del messico. Anche l’architettura è molto più caratteristica: casette basse e colorate, strade strette, insegne dipinte un po’ ovunque, splendidi mercati dove si compra di tutto a basso costo (ho comprato un fantastico cappello di paglia per meno di 2€). Nei due giorni in cui siamo stati ad Oaxaca, abbiamo pernottato ancora in un’ostello affiliato a HI. Di gran lunga più bello di quello di Città del Messico ma stesso prezzo ( 10€ circa con prima colazione ). Ad Oaxaca abbiamo fatto un po’ di vita notturna e deciso di non fare escursioni dato il poco tempo disponibile. Attratti dalle bancarelle, abbiamo fatto uno dei più grossi errori della vacanza: abbiamo mangiato per strada! in due, con tanto di aranciata, abbiamo speso qualcosa come 5€ per una grossa tortilla a testa. E qui il mio amico si è giocato l’equilibrio intestinale e da qui fino alla fine del viaggione pagherà le conseguenze con frequenti pause.

PUERTO ESCONDIDO Decidiamo di andare a Puerto Escondido, sul pacifico, per i tre giorni successivi e una londinese si aggrega. Affittiamo la macchina la mattina, grazie alla nostra nuova amica a dire la verità, perché le nostre carte di credito non vanno bene (sono debit card e non credit card). In tutto la macchina ci costa sui 300€ a testa per i due giorni incluso il drop-off a Puerto Escondido (questo è stata la componente maggiore della spesa). Due sere prima la povera sassone mi aveva detto qualcosa riguardo le condizioni pessime delle strade del messico, ma soprattutto dei metodi rozzi (ma efficaci) che hanno per mandare piano gli automobilisti. Sarà stato l’alcohol, la musica o l’accento british, sta di fatto che non ci ho prestato molta attenzione quella sera e non ho capito benissimo. Mi sono ricordato tutto però quando ho preso a 50 Kmh (velocità limite ma comunque consentita) un dosso nel bel mezzo della strada appena fuori Oaxaca. La nostra amica era seduta nei sedili posteriori della nostra jeep chevrolet, una piccola cabrio. All’urto ha reagito saltando fuori dal sedile e sbattendo la testa contro l’intelaiatura della capote. Bernoccolo e taglio sono stati il primo intoppo della giornata. Abbiamo capito che bisogna stare moooolto attenti a guidare in Messico. Subito dopo lascio la guida, non tanto per i sensi di colpa, quanto perché capisco che qualcosa non va nel mio apparato digerente, non nelle retrovie, ma nella zona alta. Pochi km dopo costringo la ciurma a fermarsi e rigetto la colazione (ahime) mentre due zanzare mi massacrano il collo. Il resto del viaggio per me sarà stile bagaglio buttato sul sedile di dietro. Dopo ore di macchina arriviamo a Puerto Escondido, il paradiso dei surfisti. Mi prendo una camera singola in hotel per non rovinare la serata con la mia malattia, e mi spengo risvegliandomi a intervalli regolari in un brodo di umidità e zanzare. Il giorno dopo lo passiamo un po’ a Puerto Escondido, un po’ a Zipolite, una spiaggia ex colonia hippi, ancora non troppo turistica. Prendiamo una capanna a “lo cosmo” in riva al mare per 5 € a testa. Sotto il tetto di paglia non ci sono finestre, ma solo due letti coperti da zanzariere. La doccia e con la catenella e il bagno condiviso è infestato dai granchi. Una roba tirata su da un Hippi (Antonio) che ci deve aver trovato il suo paradiso. Però è stato divertente. Io stavo un po’ meglio alla fine, ma in tutti e tre i giorni del pacifico, ho fatto a mala pena un pasto. Il giorno dopo torniamo a Puerto Escondido, ma siamo troppo stanchi per surfare. Finiamo per addormentarci, io in spiaggia e mi ustiono (il sole del Messico è incredibilmente assassino).

PALENQUE La terribile disavventura termina non appena metto di nuovo piede a San Cristobal De Las Casas sulle montagne (La prima volta che ho sentito parlare di San Cristobal de Las Casas fu per via della strage di Acteal. Vedi “natale a san cristobal” dei modena city Ramblers), dopo una notte in autobus da Puerto Escondido. Abbiamo salutato l’inglese, che aveva davanti a se due mesi ancora di vacanza e abbiamo proseguito da soli. San Cristobal è stato più o meno come Oaxaca: un po’ più curato forse, più integrato con l’occidente e più carino. Ma lo stile mi è sembrato essere lo stesso. Finalmente torniamo in un ostello (bellissimo) della HI (io a dire la verità finisco in un letto con molle rotte che mi perforano il corpo stile vergine di Norimberga, ma comunque sempre meglio delle zanzare di Zipolite). A San Cristobal ci fermiamo un solo giorno. Proseguiamo per Palenque, a caccia del più bel sito archeologico Maya (così dicono) e finiamo a dormire forse nel più bel posto di tutta la vacanza, spendendo però come a Zipolite da Antonio. Si chiama Ed&Margherita. Assolutamente il posto dove pernottare per chi dovesse andare a Palenque (ma prenotate perché è sempre pieno: ovviamente noi abbiamo avuto fortuna, visto che siamo arrivati alle 10 PM e ci siamo presi il posto di due tipi che ancora non si erano fatti vivi).

TULUM Ultima tappa del nostro viaggio sono stati i Caraibi messicani. Tutta un’altra cosa. Non siamo andati a Cancun per evitare il bordello di turisti e siamo finiti a Tulum, che fino a tre anni fa sembra che non fosse troppo affollato. Niente da fare. Adesso lo è. Abbiamo fatto Snorkeling sulla barriera corallina con tanto di barracuda, banchi di pesci blu e tartaruga e per il resto del tempo ci siamo grattati sotto una palma. Sono stato 15 giorni a sognare di arrivare nei caraibi e mangiare pesce di ogni tipo. Non c’è stato nulla da fare. Sembra che le aragoste venissero dal Maine (US). E poi la maggior parte dei ristoranti preferisce offrire polli e manzi vari con tanto di fagioli ovunque ( sono al punto di odiare la cucina messicana).

Dal 22 che mi sono fatto l’ultima doccia, sono arrivato a casa il 25.



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