Messico, Belize e Cuba on the road di con una sortita in Guatemala
La mattina inizia veramente il viaggio come lo intendiamo noi : la nostra meta sono le rovine maya di Chichèn Itzà a più di 200 km di distanza . Gradita sorpresa è il constatare che le strade sono in buone condizioni e di ottimo scorrimento anche se, una volta usciti dalle “autostrade “ dobbiamo fare i conti con gli innumerevoli dissuasori di velocità ( i tope ) presenti in corrispondenza di ogni ancor piccolo centro abitato e non possiamo fare a meno di notare l’evidente ..dispendio di segnali stradali : ce ne sono in quantità spropositata e di dimensioni gigantesche …anche per segnalare ogni 10/20 km la distanza da una città a più di 2 ore di distanza e senza che ci siano uscite intermedie nella carretera! Spezziamo il viaggio con un refresco lungo la strada e una rapida sosta a Valladolid ( cittadina coloniale abbastanza carina e animata ) e finalmente arriviamo al sito Maya . Le sensazioni sono contrastanti : il sito è veramente interessante,ben tenuto e con alcune parte assolutamente affascinanti ( il campo della pelota e il tempio dalle mille colonne per esempio ) ma stonano un po’ le decine e decine di bancarelle sistemate a ridosso delle rovine e popolate da venditori ambulanti invadenti e fracassoni . Sulla via del ritorno ci fermiamo ad una altro cenote per un bagno rinfrescante : questo è inserito in una grotta sulla cui volta di è aperta una frattura da dove filtra la luce del sole e ricorda molto una grotta presente sull’isola di Cefalonia . Torniamo verso il residence con calma e ci prepariamo la cena nella nostra magione mentre predisponiamo i piani per i giorni seguenti : domani Tulum! Tulum è veramente splendida e indimenticabile, non tanto per le rovine ben conservate ma per la collocazione su uno spuntone di roccia in riva al mare che la rende veramente unica. Peccato che un fortunale nei giorni precedenti abbia riempito di alghe l’incantevole spiaggetta sottostante rendendola non troppo invitante ma il rimedio e a portata di mano : un altro “Cenote ruspante “ nelle vicinanze J .
Sulla via del ritorno ci fermiamo a Playa del Carmen x organizzare il tour del giorno seguente : ci recheremo a fare un po di snorkeling sull’isola di Cozumel e i traghetti veloci che la collegano con cadenza oraria partono appunto dal molo di Playa del Carmen . La visita a Cozumel non inizia nel migliore dei modi : dopo un inconveniente tecnico alla nostra macchina che ci fa perdere un oretta e mezzo, arriviamo sull’isola e veniamo accolti da una persona di una agenzia diversa da quella presso la quale avevamo prenotato il tour, che a sua volta ci accompagna su un imbarcazione di una terza agenzia che ci porta a fare un giro diverso ( naturalmente di minor valore ) di quello che avevamo prenotato . Non sappiamo neppure dove e come indirizzare le nostre lamentele e quindi non ci rimane che gustare i comunque colorati e popolati fondali prospicienti il porto e… consigliare a che avesse intenzione di fare questo tipo di escursione di prestare attenzione a questo aspetto . Il tour si rivela breve ed abbiamo quindi il tempo di compiere il giro dell’isola con uno scooter ( compreso nel costo dell’escursione ), fermarci a fare un altro bagno in una spiaggetta nella parte sud e, una volta terminato il periplo, gustarci una cenetta messicana in una taverna vicino al porto . Poi ci imbarchiamo nuovamente sul traghetto veloce e torniamo al residence a notte inoltrata per goderci l’ultimo notte in questi immensi e morbidi lettoni : domani mattina iniziamo l’avvicinamento al Belize, la seconda tappa del nostro viaggio . Durante il viaggio ci fermiamo a vedere un piccolo sito Maya lungo la strada, poi una sosta per un bocadillo nella cittadina di Felipe Carrillo ( ..licenza poetica J ), quindi un occhiata alla attraente laguna di Bacalar, che decidiamo di visitare al ritorno, e una sosta al cenote Azul ( deludente ..l’unico cenote che abbiamo trovato con acqua non cristallina) prima di arrivare a Chetumal: la città posta al confine sud del Messico e dove abbiamo previsto di dormire e di lasciare in deposito la macchina per poi riprenderla al termine del giro in Belize ( a conti fatti abbiamo trovato più conveniente pagare il noleggio anche per i giorni che trascorreremo in Belize che non consegnarla macchina a Cancun e poi raggiungere il confine con i mezzi pubblici o con un taxi ..ed avere lo stesso problema al ritorno ) . Per cena un enorme cheviche con ostriche e poi a letto dopo aver separato i bagagli ed aver lasciato il superfluo nel baule della macchina nel parcheggio dell’hotel .
La mattina un taxi ci porta al confine ( 10 minuti ) ed un altro taxi ci preleva al di là della zona neutra e ci accompagna all’aeroporto di Corozal ( 10 minuti ) da dove ci imbarchiamo su un monomotore a elica per raggiungere in circa 20 minuti San Pedro ( L’Isla Bonita della famosa canzone di Madonna ) . Abbiamo deciso di non soggiornare qui per i 3 gg che dedicheremo al mare del Belize ma di trasferirci a Cayo Caulker ( 20 minuti di barca ), un isoletta meno ..caotica e un po’ più selvaggia con le sue strade sterrate solcate solo da biciclette e/o da macchine elettriche tipo quelle che si trovano sui campi da golf . Arriviamo a Cayo Caulker all’ora di pranzo e, dopo aver preso possesso dell’abitazione prenotata iniziamo a darci da fare per conoscere l’isola, scegliere le escursioni da fare nei giorni seguente e, naturalmente farci un primo bagno nelle
Splendide acque del mar dei caraibi . Abbiamo una grossa delusione : tutte le agenzie contattate ci sconsigliano di compiere l’escursione al Blu Hole ( che era uno dei punti fermi del nostro viaggio .. ) in quanto troppo distante, molto costoso ( 170 $ a testa ) e, soprattutto, inadatto allo snorkeling in quanto la parte interessante del sito si trova ad aAlmeno 30 mt di profondità e la barriera corallina in superficie non si è ancora ripresa dallo shock di un uragano negli anni scorsi ed appare priva dei consueti colori e della vita sottomarina caratteristica di questi ambienti . Inoltre ci dicono che dall’imbarcazione non si riesce nemmeno a distinguere i contorni del Blu Hole e pertanto … ha poco senso andare fin laggiù ( 2 ore e mezzo di navigazione per tratta ) . Scegliamo quindi di fare delle escursione sulla barriera posta in prossimità dell’isola, raggiungibile con barche veloci in circa 15/45 minuti in base ai siti prescelti . Nel frattempo facciamo i conti con un altro contrattempo : abbiamo prenotato l’alloggio su Booking e la mappa visualizzata collocava la bella “villetta a solo “ che abbiamo prescelto poco fuori dal centro abitato ..in realtà è circa 1,5 km più a sud, al termine dell’isola e per raggiungerla doppiamo pedalare per circa 14 minuti lungo un viottolo che, dopo aver attraversato la pista di atterraggio dei piccoli velivoli che servono l’isola, si inoltra nella giungla e che di notte, oltre ad essere avvolto dal buio assoluto, è frequentatissimo da granchi di dimensione inusuale dotati di una chela gigantesca . Dopo questa esperienza, con tanto di torcia elettrica legata in testa stile minatore e aver fatto la gimkana tra i granchi giganti, decidiamo che le prossime sere ceneremo a casa . Intanto abbiamo assaggiato le ottime aragoste che arrivano giornalmente sull’isola ed abbiamo anche aperto un canale per la fornitura diretta ( abbiamo trovato un ragazzetto che ha promesso di fornirci tutte le sere di aragoste vive ..appuntamento alle 18 e 30 dietro al negozio che fa le spremute di ananas espresse).
La mattina andiamo ad imbarcarci per il tour prenotato da Mario’s ( la riserva marina di Hol-Chan ) e sarà una sorpresa ( finalmente ) positiva . Non è la prima barriera corallina che ho la fortuna di esplorare ma la quantità e dimensione dei pesci è sbalorditiva ..ad un certo punto mi trovo immerso in un branco di carangidi, razze e squali nutrici al punto che devo spostarli con le mani ..incredibile ! dopo aver afferrato uno squalo nutrice di circa 1,80 per la coda e aver fatto il surf su una razza ( credo una pastinaca e l’accompagnatore a cui l’ho subito chiesto mi ha detto che non era del tipo con il pericoloso aculeo in fondo alla coda ) che circolava sotto di me su un fondale sabbioso di circa 1,5 metri mi sono dilettato a fare riprese ad una tartaruga, ad alcuni pesci palla e ad un aragosta nella sua tana ..evitando di avvicinarmi troppo ad una grossa murena e scorgendo un paio di barracuda in lontananza al pelo d’acqua. Un attimo di riposo in barca per un po di frutta offerta dall’organizzazione e poi di nuovo in acqua per fare il bagno con i lamantini…fantastico !!! Torniamo a Cayo Caulker soddisfatti e un po stanchi e ci avviamo verso casa ..non prima di essere passati dietro al negozio che fa le spremute .. Per cena aragosta alla plancia e carangide al cortoccio con patate e pomodorini ..e birra a volontà of course.
La mattina dopo un po di relax sul pontile sito proprio davanti alla nostra villetta e poi, nel pomeriggio, altra escursione sulla barriera e altre immersioni tra nugoli di pesci di ogni tipologia . In particolare la nostra imbarcazione viene attorniata da un branco di razze anche di notevoli dimensioni e da qualche squalotto nutrice alla cui presenza siamo ormai abituati . .. ma è comunque difficile non emozionarsi nel trovarsi a stretto contatto con tali manifestazioni naturalistiche ..sfiorare questi abitanti della barriera che ti attorniano curiosi e .. attratti dalla presenza della barca che loro ormai sanno foriera di qualche boccone di pesce . Rientriamo al molo in tempo per un aperitivo e per prelevare la nostra fornitura quotidiana di aragoste : stasera bollite con mayonese e insalata J ( 3 aragoste di circa 500 gr + una coda in omaggio 20 $ Beliziani = 10 $ US e quindi circa 9 € !!!!! ) . La mattina dopo abbandoniamo la splendida cayo Caulker e ci imbarchiamo su un water taxi che in circa mezz’ora ci porta a Belize City, città grigia, per niente attraente ed anche un po pericolosa a causa della grande quantità di balordi che vagabondeggiano da sera a mattina per le squallide strade . Qui prendiamo possesso del nostro alloggio ( anch’esso squallido ) e prendiamo contatto con un tassista facendoci accompagnare a prendere un macchina a noleggio e concordando il trasporto fino al confine con il Messico che ci attende tra 2 giorni . Sfruttiamo la metà giornata che ci resta per visitare un interessante sito maya non lontano da Belize City ( Altun Ha ) e poi per fare una puntata verso nord, in direzione di Orange Walk . facciamo una deviazione per dare un’occhiata al volo ad una riserva naturale in corrispondenza di una laguna popolata da miriadi di uccelli e poi ci spingiamo ancora un po più a nord : una cartina che abbiamo preso in città indica un sito archeologico nella zona . Non troviamo cartelli e quindi chiediamo un po in giro ottenendo risposte non chiarissime e soprattutto non concordanti imbocchiamo una strada sterrata che si inoltra nella campagna senza trovare ancora nessuna indicazione e, dopo aver girato a vuoto per un po, fermiamo un ragazzo in moto che si offre di accompagnarci al sito . Lo seguiamo procedendo per circa 1 km tra i campi coltivati a canna da zucchero, poi entriamo in un boschetto che ricopre una collinetta e dopo poche decine di metri lui si ferma e ci fa cenno si seguirlo su per il pendio, scaliamo non senza difficoltà la rupe e, una volta arrivati in cima il ragazzo si ferma con un sorriso sardonico e alla nostra richiesta “ Dov’è il sito ? “ lui ci risponde “ ci siete sopra ! “ . Si tratta di una piramide non scavata, cioè non ancora recuperata tramite scavi archeologici ma sepolta dalla terra e dalla vegetazione e solo in pochi punti affiorante dal terreno con spigoli di roccia . Seguendo le indicazioni del ragazzo riusciamo a scorgere i contorni della scalinata, del tempio e ad immaginare che quello spiazzo più in basso era un campo per il gioco della pelota . Torniamo indietro ( pieni di punzecchiature dei moschitos ) con un pensiero : chissà quante di queste rovine giacciono ancora inesplorate tra le migliaia di km quadrati di giungla ? Cena (anch’essa squallida ) in uno dei pochi ”ristoranti “” aperti nel centro di Belize City e piani per il giorno seguente le intenzioni sono quelle di andare all’interno, verso il confine con il Guatemala, per ammirare dei siti maya ma, spulciando bene le guide in nostro possesso leggiamo che il sito maya più imponente e importante si chiama Tikal e si trova ..al di là del confine ..in Guatemala ! E che problema c’è ? andremo anche in Guatemala ! Partiamo la mattina abbastanza presto e in un paio d’ore ( dopo aver perso una mezz’ora a causa di indicazioni sbagliate ) raggiungiamo il confine, lasciamo in un parcheggio la nostra auto, passiamo a piedi la frontiera e reperiamo un tassista che si offre si accompagnarci a Tikal ( circa un’ora e mezza di strada ) e riportarci indietro aspettandoci durante la nostra visita al sito che concordiamo durerà non più di 2 ore e mezzo. Un acquazzone tropicale e i ruggiti delle scimmie urlatrici non riusciranno a sminuire la visione di un simile splendore . Una città Maya incredibilmente estesa e inserita nella folta giungla, così grande che nonostante sia meta di un gran numero di visitatori, consente di godere dei singoli tempi anche in perfetta solitudine e di potersi concentrare nell’immaginare quegli spazi verdi e quelle scalinate popolate da autoctoni con gonnellino di palme e copricapi con piume . Torniamo indietro stanchi ma con la consapevolezza che ..ne valeva la pena ! La mattina dopo altra sveglia di buon mattino, dobbiamo riconsegnare la macchina al noleggio dove ci aspetta Luis il nostro autista di origini salvadoregne che ci accompagnerà per il nostro ultimo giorno in Belize . Luis ci porta in perfetto orario fino a Tower Hill, dov’è c’è l’imbarcadero per le lance dirette, tramite un viaggio di un ora e mezzo sul New River, all’affascinante sito di Lamanai . Veramente splendido e ben conservato con delle notevoli piramidi e le gigantesche faccione tolteche ( o olmeche ..non ricordo ) inserite nei templi, il tutto circondato da una lussureggiante foresta con tanto di scimmie sugli alberi . Anche il viaggio in lancia si rivela interessante in quanto la guida di tanto in tanto si ferma per farci osservare un iguana sdraiato su un cespuglio piuttosto che un coccodrillo di piccole dimensioni fermo su un tronco semisommerso o per dar da mangiare ad una simpatica scimmietta appollaiata su un albero . Torniamo all’imbarcadero dove ci viene servito il pranzo ( incluso nel prezzo del tour ) e poi ci affidiamo di nuovo al buon Luis che, giunti al confine, ci informa che in possesso di una patente speciale che gli consente di sconfinare in messico e quindi ci facciamo portare fino all’albergo dove abbiamo lasciato la macchina e i bagagli e dove dormiremo prima di riprendere il viaggio verso Cancun .
Di buon mattino ci rimettiamo in cammino verso nord e ci fermiamo dopo pochi km per fare un tour nella laguna di Bacalar, la avevamo notata durante il viaggio di andata e avevamo apprezzato i colori fantastici nelle acque e poi … sembra che qui ci sia una delle uniche due colonie ancora viventi di stromatoliti, e siccome l’altra ( sulla costa ovest dell’Australia ) l’abbiamo già visitata ..non potevamo certo perderci questaJ . Ripartiamo e spezziamo il lungo viaggio con un altro bagnetto in un cenote e una sosta a Playa del Carmen per effettuare un prelievo di dollari USA al bancomat : potrebbero servirci per l’ultima tappa del nostro viaggio che inizia domani, Cuba ! A Cancun ci sistemiamo in dei bungalow costruiti proprio dentro un parco contenente delle rovine maya e andiamo ad esplorare un po la costa per individuare dove faremo un ultimo bagnetto domani mattina prima di andare all’aeroporto e imbarcarci per La Habana . Siamo pronti, fatto il bagnetto, radunati i bagagli, ci dirigiamo a consegnare la macchina all’aeroporto e qui abbiamo un altro inconveniente : commettiamo l’errore di fare il rifornimento finale all’auto un po troppo distante dal punto di consegna e quando arriviamo al parcheggio l’asta dell’indicatore del carburante non è perfettamente coincidente con il segnale del PIENO ..ci viene contestato questo e benché convengano che mancheranno solo un paio di litri al pieno completo ci viene addebitato l’equivalente di più di metà serbatoio in base ad un cavillo riportato in caratteri piccolissimi in fondo al contratto . Sommando questo comportamento rapinoso a quello riservatoci al momento della presa in consegna ci sentiamo di sconsigliare vivamente di rivolgersi a questa compagnia per il noleggio auto, si tratta della Fire FLy . Personalmente non sono mai stato a Cuba e, benché un po me lo aspettassi, è stato shoccante vedere il parco macchine circolante : per la maggior parte sono macchine “ da museo “ stile anni ’50 alcune delle quali tirate a lucido e destinate al servizio taxi ..impressionante . Siamo alloggiati da Mario, un italiano che da anni si è trasferito a L’Avana e che, oltre ad offrire camere dignitose e con condizionatori d’aria degni di tal nome, fornisce anche un altro servizio ..inestimabile : la sera serve delle cene italiane degne di un vero ristorante tricolore . ..e devo confessare che dopo più di 15 gg di lontananza da casa un vero piatto di spaghetti lo apprezzo infinitamente. I primi due giorni li dedichiamo alla visita della città, con particolare attenzione alla Havana Veja ( la città Vecchia ) ai suoi complessini per strada, ai suoi mille ristorante e bar (naturalmente non manca una vista alla Bodeghita del Medio ), ad alcuni musei ( tra cui quello del Rhum ), alla piazza del Capitolio e a Plaza della Revolucion, con l’immenso obelisco e la grande faccia del Che che si illumina di notte ricoprendo l’intera facciata di un palazzo, al Castillo ( la Fortezza spagnola da cui si domina la città ) non trascurando naturalmente qualche ora di mare nelle spiagge vicino alla città ( Playa dell’est e Gauanabo ) . Ci muoviamo con una macchina a noleggio reperita solo grazie ai buoni uffici di Mario e che ci costa un occhio della testa ( soprattutto considerato il tenore di vita dei cubani ), visto che è molto difficoltoso in generale, e quasi impossibile in questo periodo dell’anno, riuscire ad averne una.
Dopo un paio di giorni abbastanza tranquilli ci incamminiamo di nuovo, abbiamo deciso di fare un tour della zona centrale di Cuba e quindi ci dirigiamo lungo l’Autopista Nacianol verso est, le autostrade sono larghe e dritte, bisogna solo far attenzione a qualche enorme buca ogni tanto e a qualche carro trainato da cavalli o buoi che attraversa pacificamente . Giunti a Jaguey Grande abbandoniamo l’autopista e ci dirigiamo a sud, verso Playa Larga, e l’aumentare dei grandi cartelli inneggianti gli ideali della rivoluzione ( per altro presenti un po’ ovunque ) ci fa capire che ci stiamo avvicinando ad un sito particolare : la Baia dei Porci, ove nei primi anni 60 gli USA tentarono uno sbarco di mercenari e marines con l’intento di avviare una controrivoluzione ma furono respinti dalle truppe castriste con alla testa il Che . Tra una lapide commemorativa e un enorme cartellone propagandistico giungiamo ad un allevamento di coccodrilli che visitiamo non senza notare che gli elementi adulti ( vi si trovano esemplari di ogni stazza, da quelli di un anno a quelli di 7/8 anni e a quelli adulti ) incutono timore anche dentro un recinto . Molto meno timore lo incutono da dentro il vassoio che ci servono in tavola ad un ristorante nelle vicinanze : saporite braciole di coccodrillo e un piatto di aragoste in salsa . Ci fermiamo un oretta in un punto particolare : a destra della strada,a 20 mt, le splendide acque del mar dei Caraibi con alcuni accenni di formazioni coralline e quindi animate da pesci variopinti e a sinistra, a 30 mt un cenote di acqua dolce e un chiosco con bibite fresche . Proseguiamo transitando davanti al
Museo costruito nel punto esatto del tentativo di sbarco ( Playa Giron ) e arriviamo nel tardo pomeriggio a Trinidad, graziosa città coloniale con le caratteristiche strade di ciottoli e i mille ristorantini . Ceniamo in uno di questi Ristorantini e troviamo alloggio in un accogliente Hostel poi la mattina ci mettiamo nuovamente in moto, destinazione Cayo Coco . Trascorriamo tutta la mattina in viaggio tra la verdeggiante campagna cubana e riusciamo ad avvistare il mare dopo Moron in tarda mattinata, da qui parte un incredibile realizzazione del regime cubano: una strada costruita sui bassi fondali del mare che separa la terraferma dal prospiciente Cayo Coco lunga ben 26 km. La percorriamo tutta ed una volta giunti sul cayo ci spingiamo fino al termine ad ovest della strada transitabile, a Cayo Guillermo e lo spettacolo che ci offre Playa Trinidad vale da solo la fatica del viaggio : sabbia bianchissima e mare che cangia dal verde chiaro al turchese . Ci prendiamo un lettino con tenda sovrastante ed alterniamo mare, lettino, sole e ..mojto .
Nel pomeriggio ripartiamo ed arriviamo a dormire nella cittadina di Caibarien dove scoviamo anche una simpatica taverna e dove, tanto per perdere il vizio, ci facciamo servire un piatto a base di aragosta.
La mattina ci dirigiamo a Cayo S. Maria, raggiungibile anch’esso tramite una strada realizzata sui bassi fondali e lunga in questo caso ben 46 km, e per un piccolo tratto veniamo scortati da un delfino che procede parallelamente alla titanica costruzione a circa 50 mt di distanza . Anche qui ci godiamo un po’ di spiagge bianche da cartolina ma ci tratteniamo meno del previsto a causa del rinforzo del vento e una volta tornati sulla terraferma ci facciamo un bocadillo a Remedios (splendida cittadina coloniale, veramente da non perdere ) e poi ci dirigiamo a Santa Clara, città che vide lo scontro decisivo per la rivoluzione castrista con le truppe guidate dal Che, che ebbero la meglio sull’esercito Regolare del dittatore Batista . Qui in una enorme piazza sorge il maestoso Monumento al Che e, sotto di esso, un museo a lui dedicato ed il mausoleo con i suoi resti. Ci fermiamo per una vista, al di là delle ideologie il dottor Ernesto Guevara è stato sicuramente un personaggio che ha inciso sulla storia di questo secolo . Siamo in anticipo sulla tabella oraria di marcia e valutiamo che possiamo riuscire ad arrivare a L’Avana in serata evitando un altro pernotto in giro per l’isola e quindi ci mettiamo in cammino, ma non prima di aver avvisato Mario di buttare la pasta anche per noi.
Il giorno dopo (penultimo di tutta l’avventura ) sfruttiamo le ultime energie residue per fare un saltino nella zona di Pinar del Rio, per vedere i mogotes di Vinales ( solo 170 km .. ): delle collinette ricoperte di vegetazione che spuntano in modo assurdo e illogico da un panorama piatto veramente suggestivo. Al ritorno, dopo aver comprato per 3 $ un fascio di ottimi sigari “non governativi“ da un vecchietto seduto su una roccia fuori da una finca ( una fattoria ), una rapida fermata ad una cascatella per una doccia naturale rinfrescante ( a Soroa ) e poi il rientro in città.
L’ultimo giorno si snoda tra i preparativi per la partenza, un’ultima capatina a Playa dell’est per un bagnetto e poi la riconsegna dell’auto e il trasporto in aeroporto: da domani si ricomincia la vita normale… purtoppo.