Messico 17

Agosto-Settembre 2000 Dopo le classiche raccomandazioni di stare attento di mia madre, ma soprattutto le mie a mio padre ( che di solito per accompagnarmi all’aeroporto inventa strani giri per evitare traffico ed arriviamo per un pelo ad imbarcarci sull’aereo ), ci siamo diretti a casa Patrick per prenderlo ma, quando dopo 12 minuti di...
Scritto da: cadillactrip
messico 17
Partenza il: 22/08/2002
Ritorno il: 05/09/2002
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Agosto-Settembre 2000 Dopo le classiche raccomandazioni di stare attento di mia madre, ma soprattutto le mie a mio padre ( che di solito per accompagnarmi all’aeroporto inventa strani giri per evitare traffico ed arriviamo per un pelo ad imbarcarci sull’aereo ), ci siamo diretti a casa Patrick per prenderlo ma, quando dopo 12 minuti di citofonata mi rispose una vocina timida dicendomi “ora ti chiamo Patrick“, intuii molte cose : 1) stava ancora dormendo, 2) avrei dovuto pensare a tutto io, 3) addio Messico.

In fila per il check-in dietro di noi c’era una simpatica vecchietta che non si era accorta che la sveglia del suo orologio stava suonando da 50 secondi, allorché presa di mano la situazione Patrick gli disse: – signora l’orologio! , lei con aria disinvolta lo guardò, si girò verso Patrick e gli disse: – sono quasi le sette giovanotto! ( vedi la vecchiaia, un giorno anche noi…).Dopo 11 ore di volo ed uno stop non segnalato sui biglietti a Miami siamo arrivati a Cancun. Subito abbiamo preso un autobus per Playa del Carmen ed in meno di due ore siamo arrivati a destinazione. Visto l’orario ( le 11 di sera ) ci siamo diretti al nostro hotel POSADA PAPAGAYO e data la stanchezza abbiamo deciso di rimanere a dormire.

La mattina presto abbiamo deciso di fare un giro per Playa, molto carina ma piena d’ Italiani, mancava solo Gianni ( noto personaggio di Aprilia ) ed eravamo al completo.

La via principale è piena di negozi di souvenir, gioielli ed oggetti carissimi, oltre ovviamente a ristoranti e pub. Dopo due giorni resident a prendere il sole sulla spiaggia ( che mare! ! ! ) abbiamo deciso di inoltrarci verso il centro dello Yucatàn per visitare qualche sito Maya e qualche città storica. Per non portare troppo peso con noi abbiamo deciso di lasciare le valigie agli albergatori ma, non essendo una richiesta molto diffusa in Messico, non ci hanno lasciato alcuna ricevuta .

Così abbiamo deciso di scrivere su un pezzo di carta i nostri nomi ed il colore delle nostre valigie ( una sorta di ricevuta fai da te ) e l’ abbiamo lasciata agli albergatori. Il bello è stato osservare la loro faccia mentre cercavamo di spiegargli in mezzo spagnolo e mezzo italiano il senso di quel foglietto lasciatogli, ancora oggi (secondo me) non hanno capito del tutto il significato del gesto.

Prima tappa Chechin-Itza, il più grande e maestoso sito Maya, avete presente la pubblicità della Fanta con la lattina che cade dalle scale e quel pirla strilla no, no, no, ? Ecco quella piramide. Salire su in cima è stato molto difficile, ma ancora più difficile è stato scendere senza cadere.

Mentre percorrevamo il sentiero per tornare al nostro autobus ci hanno assalito le zanzare che in meno di 30 secondi ci hanno massacrato i polpacci ( 21 pizzichi ufficiosi per gamba, solo 8 invece per la questura ). Il giorno dopo siamo andati a Merida, la capitale dello Yucatàn, abbiamo conosciuto un poliziotto messicano che ci voleva affibbiare a tutti i costi un cappello di Panama creato dal nonno ( che stranamente aveva la stessa età del poliziotto ). Dopo essere stati costretti a comprarlo siamo andati in giro per le vie della bella Merida dove credo di aver visto la scena più triste della vita, ovvero un cane che, aggrappato al parafango di un’auto parcheggiata, stava facendo sesso con il tubo di scarico con tanto di lingua di fuori e gemiti, una tristezza.

Il giorno dopo siamo partiti alla volta di X-Caret, un parco acquatico dove l’entrata c’è costata 100 dollari ma ne è valsa veramente la pena. Solo il gioco della Pelota ci ha deluso ( con un anca dei finti Maya dovevano far entrare una palla in un cerchio di cemento lungo un campo in salita, e meno male che hanno inventato le piramidi ). Il giorno dopo siamo andati nel posto più bello della terra: Tulum. Un luogo fantastico dove mistero e magia si mescolano dando vita ad un vero paradiso.

C’ era la possibilità di dormire in delle capanne sulla spiaggia e noi l’ abbiamo colta al volo.

Credo che in tutta la mia vita non abbia mai avuto così tanto freddo quanto in quella capanna, le canne di bambù che facevano da muro non erano molto allineate ed il vento arrivava come quando ti passa vicino un treno alla stazione. La mattina seguente ci siamo buttati subito in mare ma, mentre ci rilassavamo ad altezza ombelico, abbiamo notato una bellissima ragazza super abbronzata in topless che in stile rana (in pratica dentro e fuori dall’acqua ) si dirigeva verso di noi.

Spontaneamente dalla bocca di Patrick uscì la classica parola di un romano in vacanza : CHE TETTE !!! Lei si girò verso gli amici e pronunciò la seguente frase : AO, PARE DE STA A TORVAIANICA!! Vera figura di merda ! Dopo tante escursioni finalmente ci siamo dedicati alle notti brave di Cancun Tutte le sere a ballare al Coco Bongo e al Dady’o , due discoteche dove con 40 dollari si potevano bere tutto quello che eri in grado di reggere nel corpo e,tra messicani, americani ed argentini molto facilmente le serate finivano in bellezza. Prima di ritornare in Italia abbiamo deciso di visitare l’isola di Cozumel, praticamente l’unica cosa bella dell’isola è che puoi affittare un motorino, girare l’isola, scegliere la spiaggia e rilassarti in un mare turchese e deserto. Fatto tutto questo stavamo tornando all’ ufficio di noleggio quando a cominciato a piovere di brutto.

Dopo un’ ora di pioggia lungo le strade disastrate c’era più di mezzo metro d’acqua, il nostro motorino dopo aver preso una buca si è spento e nonne ha voluto sapere di ripartire.

Per non perdere il traghetto che partiva alle 18.00 siamo stati costretti a spingere il motorino per più di 10 km e, per non pagare la penale, gli abbiamo raccontato che ci eravamo stufati di stare seduti sul motorino e per non inquinare lo avevamo spento prima di entrare nell’ufficio.

Al rientro a Cancun abbiamo preparato la valigia e via di corsa all’aeroporto per il rientro in Italia.

Arrivati in Italia saluti a parenti ed amici e poi di nuovo a lavoro aspettando la prossima vacanza. Testo e foto CADILLACTRIP.IT



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