Mercatini e castelli: la magia del Trentino
Il nostro week-end inizia il venerdì pomeriggio da TRENTO, capoluogo dell’omonima provincia autonoma, e nello specifico dal Doss Trento sulla sponda destra del fiume Adige. Fino a cinque milioni di anni fa il dosso era un’antica scogliera sommersa dall’acqua del mare, poi a causa della fratturazione e del sollevamento dei fondali oceanici il rilievo è emerso solitario nella vallata, indipendente dalla catena del vicino monte Bondone.
La salita al colle è piuttosto ripida ma ne vale di certo la pena data la magnifica vista che si gode, una volta arrivati in cima, verso la Val d’Adige, la città e la cornice di montagne dietro di essa.
Sulla sommità del Doss sorge il Mausoleo dedicato a Cesare Battisti, giornalista, storico e politico nato a Trento nel 1875, figura attiva nelle politiche autonomiste e critico nei confronti del governo austriaco. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruolò nell’Esercito italiano nonostante la sua diversa nazionalità e per tale motivo fu condannato a morte per alto tradimento nel 1916 dopo essere stato arrestato dalle truppe austriache.
Il monumento è davvero notevole in quanto sopra il corpo principale s’innalza l’imponente colonnato cilindrico che richiama i modelli classici dell’architettura. E’ interessante notare l’epigrafe scritta all’interno del raccordo orizzontale sovrastante le colonne: “A Cesare Battisti che preparò a Trento l’unione della Patria ed i nuovi destini”.
Vicino al Mausoleo un’ex caserma austriaca ospita il Museo Nazionale storico degli Alpini a ingresso libero, da noi non visitato perché chiuso.
Un ultimo sguardo alla città dall’alto con la possente sagoma del CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO, nostra prossima meta, quindi giù lungo la ripida scalinata sino ai piedi del colle. Da lì si attraversa il Ponte San Lorenzo per ritrovarsi dopo pochi passi all’inizio del centro storico e, seguendo le indicazioni, in circa dieci minuti si ha il privilegio di ammirare la grande cinta muraria con bastioni della fortezza. Dal suo interno spuntano il corpo medievale merlato detto Castelvecchio abbellito dalla loggia in stile gotico, la porzione rinascimentale del Magno Palazzo e, fra le due ali, la Giunta Albertiana di epoca successiva se pur dall’esterno appare praticamente uguale al Magno Palazzo di cui riprende la fascia dipinta sotto il cornicione. Su tutto domina l’alta torre circolare chiamata d’Augusto che sembra comunicare con la rettangolare Torre Aquila al lato opposto della fortificazione.
Essendo la nostra seconda volta a Buonconsiglio affrontiamo la visita in maniera più rilassata senza la smania di vedere tutto in poco tempo, la preoccupazione di saltare una sala o ignorare qualche pannello esplicativo e devo ammettere che questo approccio ci ha permesso di godere appieno delle sue innumerevoli bellezze.
Il cuore più antico del castello, Castelvecchio, fu eretto nel 1200 con scopi militari ma fu convertito quasi subito nella residenza dei principi vescovi di Trento i quali, nel corso dei secoli, lo ampliarono e resero gli interni sfarzosi e accoglienti in modo da adattarli alle esigenze della nobiltà. Di quest’ala meritano attenzione il cortile interno con porticato sormontato da più piani loggiati e lo splendido panorama sui tetti di Trento visto dalla loggia veneziana.
Il Magno Palazzo è la porzione più grande della fortezza. Si sviluppa intorno all’ampio Cortile dei Leoni, su cui affaccia la Loggia del Romanino magnificamente affrescata, ed è facile perdersi nella moltitudine di ambienti dalle pareti e le volte dipinte. Fra tutti, quelli che più abbiamo apprezzato sono: la Stua delle Figure per le sue decorazioni in terracotta in rilievo (oggi diremo decorazioni in 3D), la Sala Grande al secondo piano col soffitto in legno a cassettoni e l’adiacente Sala degli Specchi circolare, la Biblioteca con i profondi cassettoni della copertura e per finire il semplice e armonioso giardino dal quale si può ammira l’imponenza del castello.
Per tutte le informazioni consultate il sito internet: https://www.buonconsiglio.it/index.php/it/Castello-del-Buonconsiglio
Castello a parte, il centro di Trento è pieno di edifici storici d’importanza rilevante, basta scostare l’attenzione dalle luccicanti vetrine dei negozi alzando di tanto in tanto lo sguardo e vi accorgerete della bellezza di certe facciate.
Usciti dalle mura medievali di Buonconsiglio scendiamo lungo Via San Marco, che poi diventa Via G. Manci, dove notiamo il Palazzo Saracini Cresseri con i due graziosi balconcini sotto la quadrifora centrale e la decorazione a finto bugnato la quale regala l’impressione che sul muro sia apposto un rivestimento di pietre dalla forma piramidale. E’ piacevole intrufolarsi nei vicoli per scoprire le zone più nascoste e meno affollate della città e poi sbucare nella confusione di profumi e colori delle bancarelle natalizie in Piazza Cesare Battisti. Lungo la vicina via Oss Mazzurana l’entrata della birreria Forst è segnalata da due grandi bandiere svolazzanti e la raccolta piazzetta Mario Pasi funge da atrio alla grande Piazza Duomo. Quasi nel suo centro è sistemata la Fontana del Nettuno mentre le mura merlate di Palazzo Pretorio ospitante il Museo Diocesano, l’alta Torre civica, il Duomo, le facciate dipinte di Case Cazuffi e Rella e gli edifici quattrocenteschi (alcuni dei quali abbelliti da portici) ne disegnano il perimetro.
L’esterno del Duomo, o Cattedrale di San Vigilio, se pur impreziosito da rosoni, portali e logge non rende giustizia all’austera bellezza dell’interno. La navata centrale è divisa dalle due laterali da possenti colonne capaci d’incutere rispetto, timore a chi le guarda e nell’insieme appare grandiosa nella sua semplicità. Addossati alle pareti in pietra delle navate laterali si conservano statue, dipinti, un balconcino incastonato fra i resti di alcuni affreschi, due scalinate sormontate da un loggiato e la particolare scultura della Madonna degli Annegati così chiamata perché un tempo ai suoi piedi si eseguiva il riconoscimento delle persone annegate nel fiume Adige.
Dopo un’immersione nella sacralità si è pronti per rituffarsi nella commerciale allegria natalizia che culmina con le casette in legno e le decorazioni dei mercatini di Piazza Fiera. Chiusa su un lato da scenografiche mura in sasso merlate questo grande slargo aperto fra gli edifici cittadini rappresenta il cuore del Natale trentino in cui i profumi di crauti e salsicce e zuppa coi funghi si mischiano al delicato aroma dello strudel ripieno di mele e cannella e alla fragranza delle candele profumate. Fra palle di vetro decorate, vini e salumi tipici, babbi di natale in legno e caldi calzettoni in lana di alpaca si trova di certo il regalo per l’amica o il perfetto souvenir di viaggio.
A fine giornata torniamo a piedi verso il Garnì San Giorgio della Scala sulla sponda destra dell’Adige (zona più economica rispetto al centro) lasciandoci alle spalle l’elegante Basilica rinascimentale di Santa Maria Maggiore e il Ponte San Lorenzo oltre il quale si apre Piazza di Piedicastello. Qui si trova il caratteristico ristorante enologico ‘Il Libertino’ (sito internet: http://www.ristoranteillibertino.com/) dove abbiamo gustato una cena sfiziosa in un ambiente accogliente a base di specialità trentine gourmet; non è proprio economico ma per festeggiare una ricorrenza ne vale la pena.
Il giorno seguente il cielo coperto fa sperare a una breve nevicata portata dal vento, infondo siamo quasi in inverno e passeggiare per i mercatini mentre i fiocchi bianchi svolazzano tutt’intorno non sarebbe male. Con questa speranza lasciamo Trento per raggiungere Merano scegliendo però di percorrere le strade statali sino a Bolzano, evitando la veloce autostrada del Brennero. Se avete tempo vi consiglio di fare lo stesso perché la VAL D’ADIGE merita di essere ammirata senza fretta per non perdersi nemmeno un castello, una torre o anche solo uno dei suggestivi ruderi poggiati come nidi d’aquila sopra speroni di roccia solitari. Inoltre il fondovalle è una delizia per gli occhi con le sue distese di vigneti e meleti sapientemente lavorati dai quali si producono vini conosciuti in tutto il mondo e squisite qualità di mele. Il tutto è affiancato dai bassi rilievi calcarei che alternano bianche pareti verticali a vasti altopiani coltivati e boschi rigogliosi.
Accompagnati da un simile scenario degno di un libro fantasy giungiamo nella perla della Val d’Adige: MERANO. Anche i più disinteressati allo shopping, come noi, non potranno resistere al richiamo della miriade di negozi, boutique, botteghe artigiane e locali in sasso e legno dove sono stipati prodotti tipici trentini come lo speck e i canederli e dai quali fuoriesce un profumo stuzzicante impossibile da ignorare passeggiando lì davanti.
Così si percorre tutta la Via Portici intrufolandosi di tanto in tanto nelle basse volte laterali che nascondono un enoteca, un ristorantino, un fiorista o altre vetrine di vestiti. Diciamo la verità, i prezzi non sono certo a buon mercato e infatti noi non abbiamo acquistato nulla ma guardare non costa niente e l’atmosfera, gratuita, che si respira è inebriante.
In tutto questo allegro caos di persone e consumismo natalizio le belle facciate degli edifici e l’austero Duomo con l’alto campanile passano quasi inosservati. D’altronde se si viene a Merano durante il lungo periodo dedicato alla festa più magica dell’anno è giusto farsi conquistare dalle luminarie, i regali e le prelibatezze del pelato; ai monumenti ci si baderà in un altro momento.
Una volta scoperto ogni angolo del centro storico, chiuso fra Via Portici e Corso della Libertà, si è pronti per l’abbuffata di mercatini sistemati nella Passeggiata Inverno sul lungofiume Passirio. Qui si può mangiare e bere in quantità. Fra le tante leccornie ho assaggiato per la prima volta un buonissimo vin brulè al succo di mele analcolico e una focaccina con cuore di ricotta ma ovviamente non mancano zuppe di cerali, goulach, panini con salsiccia, canederli vegetariani e i classici con lo speck, carne e sua maestà lo strudel.
Volendo è possibile attraversare il ponte pedonale sul fiume che conduce direttamente alle famose Terme di Merano, entrare e dare un’occhiata dalle vetrate della hall alle piscine coperte sottostanti. Se potete scegliere vi sconsiglio questo periodo dell’anno per provare l’ebrezza delle acque termali perché nelle vasche si è stipati come sardine e invece di rilassarsi si rischia di uscirne ancora più stressati.
Un’ottima alternativa per smaltire le calorie del pranzo è invece optare, come abbiamo fatto noi, per la bella Passeggiata Tappeiner sopra i tetti della città. La salita alla camminata panoramica inizia al termine della Passeggiata Inverno, quindi il sentiero si sviluppa per circa quattro chilometri pianeggianti offrendo scorci panoramici su Merano, i versanti coltivati del Monte Kuchelberg e soprattutto sull’ampio e dolce ingresso alla Val Venosta circondato dai picchi innevati. E’ possibile percorrere anche solo un tratto della Tappeiner in quanto ci sono diversi punti di salita dal centro abitato; per esempio noi abbiamo approfittato della ripida scalinata dietro il Duomo per sfuggire dal chiasso della ressa e goderci il panorama in penombra del pomeriggio inoltrato.
Per non rinunciare nemmeno una sfumatura del Natale trentino ci rechiamo pure alla birreria Forst, nel piccolo paese di Lagundo alle porte di Merano, per scoprire la magica foresta natalizia da poco inaugurata e i souvenir dell’accogliente negozio-museo del birrificio. In realtà ci sarebbe piaciuto anche prenotare una visita guidata gratuita della fabbrica per conoscere le tecniche di produzione della famosissima bevanda ambrata però abbiamo scoperto che i tour si effettuano solo durante i giorni feriali dal lunedì al venerdì. Peccato, essendo degli amanti di questa bevanda dovremo per forza tornarci e così magari degusteremo un nuovo tipo di birra o pranzeremo con le gustose specialità del ristorante.
Merano non è proprio una città a buon mercato e i pernottamenti non fanno eccezione perciò decidiamo di tornare in Val di Non, superando l’agevole Passo Palade, dove ci attende il bed and breakfast ‘Agritur vista lago’ (sito internet: http://www.agriturvistalago.it/) dal quale si gode di una vista mozzafiato sul bacino di Santa Giustina e ovviamente sulla meravigliosa Val di Non.
Oltre al lato economico abbiamo scelto questa struttura perché sorge sulla via del ritorno verso casa, la Valtellina; inoltre l’abitato di Cles con in suoi diversi ristoranti è a soli quattro chilometri e in meno di mezz’ora si raggiunge Castel Thun, ultima meta di questo nostra breve ma intensa fuga pre natalizia.
CASTEL THUN domina dall’alto della collina l’abitato di Vigo di Ton concedendo ampie e magnifiche visione sulla Val di Non. Costruito nel 1200 come fortezza militare e progressivamente trasformato in residenza, fu per molti secoli la dimora della potente famiglia Thun e visto da lontano appare come un massiccio complesso centrale, elegante ma non impressionante, attorniato da cinte murarie dotate di torri e bastioni difensivi. Un tappeto di frutteti e quindi un bosco di latifoglie circondano le mura più esterne dentro le quali erano stati creati diversi spazi verdi per lo svago della nobile famiglia fra i quali il grande campo dei tornei e il giardino all’italiana, tutt’oggi ben conservati.
Il cuore della fortificazione si raggiunge varcando una prima cinta muraria e poi quella più interna attraverso la Porta spagnola abbellita con lo stemma nobiliare e la lavorazione a bugnato, quindi si percorre il ponte levatoio ritrovandosi così nell’ampio atrio con feritoie detto Loggiato dei Cannoni. Da qui uno stretto cortile abbraccia il vero e proprio Palazzo baronale sviluppatosi intorno a una corte centrale da cui si accede alle diverse stanze.
Al piano terra si trovano la sala delle armi, il forno e la pistoria (dove veniva preparato l’impasto) ma l’ambiente a nostro parere più suggestivo è la Cappella di San Giorgio dalla volta e le pareti completamente affrescate.
Al primo piano la cucina vecchia col suo grande focolare rustico contrasta con l’arredamento della cucina nuova risalente ai primi del novecento. E’ curioso leggere il vademecum della domestica esemplare scritto da Matteo Thun (1812-1892): “dovrà diportarsi in tutto e per tutto da buona cristiana e da brava giovane, dovrà tenersi pulita nella persona, senza mode e pompe e dovrà fare tutti quei mestieri che le ordineranno i padroni”. Aggiungo io: erano proprio altri tempi.
Salendo si arriva al loggiato, aperto sul cortile interno, dal quale si raggiungono diverse sale ricche di arredi, stoviglie, stufe e dipinti. Fra questi ultimi spicca il ritratto del principe Ercole Thun, conservato nella Sala degli Antenati, responsabile di un profondo cambiamento nella gestione degli affari di famiglia. Con lui infatti a partire dal 1500 i primogeniti saranno privilegiati, vivranno al castello e dovranno garantire degli eredi mentre i fratelli intraprenderanno le carriere ecclesiastiche al fine di stringere fruttuosi legami per i Thun nell’ambito della chiesa, dando così il via alla figura dei principi vescovi.
La vera perla di Castel Thun ci attende al terzo piano dov’è ospitata la Stanza del Vescovo. Gli occhi rimarranno affascinati dal decorato soffitto in legno a cassettoni con la centro lo stemma nobiliare, indugeranno sulla grande stufa in maiolica bianca e blu interamente dipinta e non potranno sfuggire alla bellezza della porta di Ercole impreziosita da splendidi intarsi.
Visitato l’interno non resta che rifocillarsi nella caffetteria ospitata nella Torre di Basilio vicino alla Torre cinquecentesca della Biblioteca e alla fine godere per l’ultima volta della vista verso il bosco, da un lato, e sui dolci altopiani foderati di frutteti e vigneti dall’altro.
Per tutte le informazioni consultate il sito internet di Castel Thun: http://www.castelthun.com/
Consiglio: il parcheggio del castello è a pagamento per cui, se avete tempo e voglia, potete lasciare l’auto nel paese sottostante e godervi pian piano a piedi l’avvicinamento all’attrazione camminando lungo le stradine dei frutteti. In tal modo è possibile scattare delle magnifiche fotografie alla fortezza e cogliere scorci interessanti della vallata.
Anche questo breve viaggio è giunto al termine ma con la mente pensiamo già al successivo, chissà dove ci porteranno il cuore e la curiosità…