Meraviglioso senegal
L’aereo parte con dieci minuti di ritardo e a bordo siamo accolti con un cuscino e una copertina piegati ordinatamente sul sedile.Dopo un veloce spuntito spengono le luci. Provo a dormire un pochino ma lo spettacolo fuori del finestrino non mi fa chiudere occhio: il cielo è stipato da una miriade di stelle, credo di non averne mai viste così tante neppure la notte di San Lorenzo, e all’orizzonte una striscia di foschia bianca mi ricorda che più in là c’è l’America.
Dopo circa tre ore e mezza di viaggio eccoci su Dakar illuminata, atterriamo in orario ma non so per quale motivo ci fanno attendere a bordo per quasi un’ora. Appena caccio fuori la testa però capisco di essere finalmente in Africa: un caldo afosissimo ci dà il benvenuto immediatamente e entrati in aeroporto la situazione peggiora. Oltre all’umidità si aggiunge un odore poco piacevole di sudore e già mi sento tutta appiccicosa per non parlare della lunga coda che ci aspetta per il controllo passaporti e la compilazione del visto di ingresso! Consiglio: chiedete in aereo al personale o a qualche senegalese se hanno qualche voucher in più da darvi in modo da compilarlo con calma a bordo e in dogana mettersi subito in fila, altrimenti vi chiederanno di accodarvi solo dopo averlo compilato.
Dopo 40 minuti passiamo la dogana e attendiamo i bagagli che vengono consegnati senza distinzione di volo sull’unico rullo mezzo arrugginito presente.Prima di uscire decido di andare in bagno. Non l’avessi mai fatto! A parte la poco igienica situazione rimango chiusa nel wc e inizio a impanicarmi. Non so una parola di francese, Andrea è ai bagagli…Che faccio?Inizio a chiedere aiuto e a urlare prendendo a calci la porta. La donna addetta alle pulizie mi parla da oltre la porta ma io non capisco un tubo e continuo a chiedere di farmi uscire. Finalmente il chiavistello si sblocca ed io esco dal bagno trovandomi la donna di fronte che mi sorride e mi dice qualcosa in francese. Io ringrazio e asciugandomi la fronte mi avvio ancora scioccata verso l’uscita dove mi aspetta Andrea che già si chiedeva dove fossi finita. Usciamo dall’aeroporto e subito una mano bianca ci fa segno. E’ Claudia, la nostra amica italiana che ci è venuta a prendere all’aeroporto con il taxi. Un ragazzo senegalese ci aiuta a portare i bagagli fino alla macchina e appena deposti nel bagagliaio ecco che sganciamo il primo euro dell’interminabile serie per la mancia. Il taxi è una macchina polverosissima mezza scassata ormai introvabile da noi e guardando fuori del finestrino, completamente abbassato per il caldo insopportabile, mi rendo conto che le automobili sono tutte vetuste.
Il viaggio è lunghissimo, circa un’ora e mezza poiché la nostra villeggiatura si svolgerà a Saly, una frazione di M’Bour, una città a sud di Dakar distante dalla capitale circa 80 km, conosciuta come la zona più turistica del Senegal.
Nonostante la stanchezza non riesco a chiudere occhio.La curiosità e l’entusiasmo sono troppo grandi e quindi non posso che volgere lo sguardo oltre il finestrino.
La prima cosa che mi stupisce non è ciò che vedo ma ciò che respiro. L’odore della benzina del taxi è fortissimo (la revisione in Senegal credo sia un optional!) ma ancora più sgradevole è il fetore di immondizia che a tratti entra in macchina e non ti abbandona più.
Sono le quattro di notte ma una folla di gente passeggia per le strade come se fossero le cinque del pomeriggio. Ci sono mercati improvvisati su entrambi i lati della carreggiata che vendono di tutto e di più, gente che sale e scende da caratteristici pulmini super affollati che mi ricordano le nostre Fiat Ducato, immondizia lasciata ad ogni angolo della strada e baracche di case con scritte tipo coca cola, telecenter, boulancherie che solo a vederli ti chiedi se mai entreresti a comprare qualcosa.
Già, la prima impressione che il Senegal ci fa è affatto positiva. Tutto ci sembra esageratamente vecchio, sporco, trascurato. Dentro di me sono arrivata a chiedermi perfino “ma io devo passare 15 giorni in sto schifo?” Finchè non lo vedo con i miei occhi non mi rendo conto che l’Africa è questa e non quella delle magiche foto o degli splendidi documentari che trasmettono ogni tanto in TV.
Sono un po’ mortificata ma preferisco non esprimere giudizi e continuo a osservare il paesaggio che usciti da Dakar è decisamente diverso. Su entrambi i lati dell’unica strada asfaltata che percorriamo si estende la savana. E’ buio, la strada non è illuminata ma la luna ci aiuta a osservare il paesaggio. Non c’è nulla se non qualche camion, sempre dell’anteguerra, che ogni tanto incrociamo, collinette di immondizia in prossimità dei villaggi e nulla più. Passiamo di fronte ad un abnorme edificio industriale illuminato. Il taxista fiero ci dice che è un’importante industria di cemento francese. Mi fa un po’ paura guardarla con le sue altissime ciminiere fumanti e decido di volgere lo sguardo altrove. Dopo quaranta minuti non ce la faccio più e chiudo gli occhi. Li riapro in prossimità della rotonda di Saly inconfondibile con il suo cartello di benvenuto e le insegne pubblicitarie di negozi e complessi turistici ma il paesaggio non mi sembra tanto diverso dalla periferia di Dakar. Forse meno gente per strada ma le baracche, l’immondizia e l’assenza di marciapiedi c’è anche qui. Finalmente arriviamo a destinazione. Per 15 giorni siamo gentilmente ospitati dalla nonna della mia amica Claudia che 6 anni fa ha costruito un appartamento all’interno di un residence turistico. La nonna della mia amica soggiorna in Senegal sei mesi l’anno, conosce perfettamente il paese, la cultura, la lingua, la gente del villaggio e le loro usanze, insomma una garanzia.
Scesi dall’auto paghiamo il taxista 30 euro, beh piuttosto economico per averci trasportato con i bagagli per 80 km! La puzza di smog e immondizia è svanita ma rimane nell’aria un odore strano di salsedine mischiato con l’afa e il profumo di una vegetazione che non esiste da noi e quindi l’olfatto lo percepisce in modo amplificato.E’ un odore che non ci lascerà più per tutta la vacanza. E’ l’odore del Senegal che è fatto di inconfondibili profumi e anche di puzza ma è impossibile non sentirlo e se prima lo disprezzi poi ti abitui, dopo due giorni lo apprezzi e tornato a casa ti manca in maniera allucinante. E’ strano lo so, ma è la verità e sono certa che se dovessi per un qualsiasi motivo percepirlo di nuovo lo riconoscerei immediatamente.
Il residence è decisamente diverso da tutto quello che i miei occhi avevano visto fino a quel momento. E’ di stampo occidentale, pulito, ordinato con le sue casette in muratura e il tetto di paglia. E’ fatto di viali e vialetti di ghiaia rossa(la terra rossa del Senegal!) e c’è un piacevole silenzio e una pace rotta soltanto dal canto di cicale e volatili del posto. Costeggiamo una bella piscina e sullo sfondo vediamo un tipico chiringuito con le luci spente data l’ora e finalmente siamo a casa! Un giardino tropicale circonda l’abitazione su due piani coperta da uno splendido ed enorme tetto tutto di paglia e foglie seccate di palma e arredato con un tipico arredamento etnico. Appena entrati in casa il forte odore del legno e della paglia ci rapisce e dopo una sbirciata dal terrazzo all’oceano atlantico di fronte alla casa (di cui ovviamente dato il buio udiamo piacevolmente soltanto il rumore delle onde) andiamo a dormire stremati dal lungo viaggio.Posiamo le nostre stanche ossa su un morbido materasso. La nostra stanza è mansardata con il tetto di paglia che ci tocca la testa, l’aria condizionata, la piccola finestra che si affaccia sulla piscina è spalancata ma provvista di zanzariera e con l’odore del Senegal nelle narici, ci addormentiamo coccolati dal rumore delle onde, da un concerto di uccelli, rettili, insetti e dal vento che sfiora le foglie delle palme intonando un dolce suono che ricorda quello della pioggia estiva.
La mattina dopo ci svegliamo facendo colazione con il latte del posto (buonissimo) e gustando la Marmellata di bissap spalmata su un soffice pezzo di baguette.
La mattina la passiamo al mare. La spiaggia fatta di conchiglie sbriciolate è molto curata con le sue sdraio e i suoi ombrelloni di paglia.
L’oceano è sorprendentemente caldo e profuma di pesce fresco ma non ci fa particolarmente impazzire poiché l’acqua non è trasparente, ci sono molte alghe e anche un po’ di sporcizia qua e là.
In spiaggia non c’è distinzione fra neri e bianchi. Tutti stanno con tutti, si chiacchera, si ride, si scherza. I senegalesi corrono lungo il bagnasciuga, fanno ginnastica ed io mi chiedo “ma con sto caldo non si stancano?”. Tutti ti salutano e ti danno la mano ed è segno di maleducazione non ricambiare e dopo due secondi ti chiedono da dove vieni, quanto tempo rimani, se è la prima volta che vieni, se ti piace il Senegal e appena sanno che sei italiano sorridono felici dicendo che i senegalesi e gli italiani sono come fratelli perché l’Italia è considerata l’Africa europea!!! Dopo dieci minuti di sole ecco arrivare il primo venditore. Non mi sembra vero!Anche qui come in Italia un sacco di gente che sulla spiaggia vende di tutto: parei, bigiotteria, frutta, cocco e per tutto guai a non contrattare! Andrea si fa un giro da solo lungo il bagnasciuga e dopo un po’ arriva un ragazzo del villaggio dei pescatori a 500 metri da dove siamo noi che ci dice che il mio fidanzato ha fatto amicizia con lui e i suoi amici e sta suonando con loro lo jambè. Claudia ed io, accompagnate da questo ragazzo, ci avviamo da Andrea, ma il ragazzo ci porta a visitare il villaggio dei pescatori con le sue piroghe coloratissime, prestandomi gentilmente le sue ciabatte avendo io i piedi nudi.
Poi ci fa fare un giro per i negozietti di artigianato sulla spiaggia ma di Andrea non si vede neppure l’ombra. Ogni dieci metri ci fa entrare in un negozio per comprare qualcosa ma è dura convincere tutti che non ho soldi con me anche perché tutti ti rispondono “non c’è problema passo dopo a prenderli”…Ed è vero, si fidano moltissimo e dopo quattro ore sono davanti a casa tua per riscuotere! Torniamo indietro. Andrea ci raggiunge dopo un po’ con tra le mani un sacchetto con dentro delle statuette di legno fatte a mano e ovviamente pagate solo successivamente. E’ tutto eccitato, ha imparato a suonare lo jambè, accolto in casa di uno dei ragazzi bevendo thè e parlando del più e del meno.
A Saly siamo andati a fare compere e grazie alla nonna della mia amica siamo riusciti a contrattare alla grande. La nonna è conosciuta da tutti e tutti la chiamano “MAMI”.
Ci sono stoffe colorate bellissime, batik stupendi di ogni dimensione, quadri favolosi e con meno di 50 euro ti fai fare su misura delle scarpe di pelle del modello che vuoi. L’artigianato locale offre di tutto a prezzi modici l’importante è sempre contrattare.
Ecco le escursioni che abbiamo fatto: LAGO ROSA Peccato che data la stagione non abbiamo avuto la fortuna di vederlo davvero di questo colore. Tuttavia è stato molto affascinante. L’acqua è bollente e galleggi davvero. È meglio non tentare di nuotare poiché rischi di capovolgerti e attenzione agli schizzi, se ti entrano negli occhi è finita. Quando si esce ci si sente tutti oleosi e viscidi ma con una veloce doccia passa tutto.A pranzo siamo andati a mangiare in un ristorante il mitico pollo Yassah a base di cipolle. Ottimo direi e come bevanda l’inconfondibile birra Flag. Una passeggiata sulle dune di sabbia là dove termina l’ultimo tratto della Parigi-Dakar e prima di ritornare a casa passiamo per il villaggio di Kayar. È un villaggio di pescatori. L’oceano è meraviglioso,pulito e azzurro con onde gigantesche e più freddo che a Saly. Sulla spiaggia ci sono centinaia di piroghe tutte dipinte a mano e le donne lavorano il pesce pescato dagli uomini. I bambini ti danno la mano e gli adulti ti accompagnano per il villaggio facendoti da guida. Visitiamo anche il mercato del pesce ma la troppa puzza e le mosche sul pescato mi fanno torcere un po’ il naso.Alla fine della visita i bambini ti chiedono dei soldi ma la nonna della mia amica dice di non incentivare lo sfruttamento dei bambini da parte dei marabut i quali ospitano i piccoli dietro pagamento altrimenti li lasciano per strada. È un’usanza molto diffusa spesso i senegalesi stessi proseguono questo infame sfruttamento perché memori della loro stessa triste infanzia ma il governo chiede agli stranieri di non incentivare questa cultura e quindi preferiamo andar via nonostante mi pianga il cuore osservando questi bambini con le mani sul vetro del finestrino che ti chiedono aiuto.
Il Senegal è anche questo: c’è molta povertà, i villaggi sono sporchi senza luce, senza acqua e gas. Ogni villaggio ha il suo pozzo dove le donne vanno a raccogliere l’acqua anche facendo venti chilometri a piedi ad andare e venti a tornare con 12 litri di acqua dentro un’anfora sulla testa.
In Senegal tutte le donne portano sulla loro testa pesi micidiali spesso senza aiutarsi con le mani. Hanno una forza ed un equilibrio spaventoso e questa dura disciplina fa di loro delle donne dal portamento regale.
Andrea ed io abbiamo portato dall’italia ben due valigie di vestiti e i senegalesi hanno molto apprezzato ma la prossima volta, e questo è il consiglio che do anche a Voi, è meglio regalare loro semplici medicine come l’aspirina, la tachipirina o gli antibiotici.
FORESTA DEI BAOBAB Ci siamo andati in quad ed è stata una vera avventura. Da Saly abbiamo percorso la savana fino al delta del Somon costeggiando l’oceano. Poi ci siamo fermati in un chiringuito e anche qui via con lo jambè!Stupendo! Abbiamo avuto la fortuna, data la stagione, di vedere i giganteschi baobab verdi! ISOLA DELLE CONCHIGLIE Molto bella ma troppo piena di mosche. Abbiamo deciso di raggiungerla con le piroghe ma guai a muoversi troppo rischi di ribaltarti! Eccezionali le cozze appena pescate. Da provare.
ISOLA DEGLI SCHIAVI E DAKAR L’isola degli schiavi è molto caratteristica anche se troppo turistica confronto alle altre gite. Comunque è da fare. Dakar l’abbiamo vista dal finestrino del taxi e devo dire che è molto decadente.
CONSIGLI Essendo Luglio la stagione delle piogge abbiamo deciso di prendere il Lariam e per nostra fortuna non abbiamo avuto nessuna controindicazione. Io personalmente sono stata felice di prenderlo perché le zanzare la sera erano veramente troppe! Altri vaccini fatti: febbre gialla, epatite A, antitetanica, meningite Fate amicizia con i senegalesi perché sono persone splendide e tornati a casa sono loro che vi mancheranno più di tutto il viaggio. Ilaria