Meravigliosa Birmania

Tra la piana di Bagan, i sorrisi della gente, i siti archeologi del Lago Inle e i suoi villaggi e tappa finale ai templi thailandesi di Bangkok
Scritto da: Ama
meravigliosa birmania
Partenza il: 23/07/2016
Ritorno il: 09/08/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Preparazione viaggio

1986-2016, 30 anni di matrimonio: perché non festeggiarli con bel viaggio. Le mete prescelte erano Polinesia Francese e Myanmar. Conoscevo Gorgonia Viaggi tour operator per un precedente viaggio, ho chiesto preventivo, consiglio, blocco dei biglietti aerei già in agosto 2015. La decisione finale è caduta sul Myanmar soprattutto per le caratteristiche di Claudio che non è un vero amante del mare. Fortunatamente negli ultimi anni viaggi in Myanmar sono organizzati anche nel periodo delle piogge, che però non hanno dato nessun disturbo, la temperatura rimaneva sui 25/30 gradi. Grazie all’aiuto di Monica l’organizzazione è stata perfetta! Tour operator: Gorgonia Viaggi Diario di viaggio 23.07.2016 – 24.07.2016

Partenza da Milano Malpensa con volo Thai scalo a Bangkok per poi raggiungere Yangon dove ad attenderci troviamo una minuta donna birmana 155 cm per 38 kg dal piglio deciso: la nostra guida Ghant Gaw. Il viaggio con lei è stato divertente ed istruttivo. Prima tappa, Kandawgyi Palace Hotel, doccia, pisolino, pranzo con passeggiatina nei dintorni dell’hotel e poi nel pomeriggio partiamo alla scoperta di Yangon (nota anche come Rangoon) la più grande città della Birmania di cui è stata la capitale fino al 2005. Il 6 novembre 2005 la giunta militare ha ufficialmente portato la capitale a Pyinmana, nella Divisione di Mandalay, che ha preso il nome Naypyidaw il 27.03.2006.

La prima visita è alla Pagoda Chaukhtatgyi con il più grande Buddha dormiente di Yangon, lungo 72 m e alto 19 m. Il viso è ricoperto da una corona di diamanti e pietre preziose mentre gli enormi piedi distesi sono decorati (108 segni di Buddha).

Ci spostiamo verso la Pagoda Swedagon, uno dei simboli del Myanmar, un immenso stupa dorato alto 98 metri ed è quasi completamente laminato in oro e circondato da una miriade di piccoli templi ai quali si accede da quattro monumentali passaggi coperti che raggiungono la cima della collina. Sulla sommità dello stupa centrale c’è la classica stuttura ad ombrello, tempesta di pietre preziose. mentre sulla punta dell’ombrello è presente un diamante di 76 carati. E’ la pagoda buddista più sacra per i birmani con le reliquie dei quattro Buddha conservati lì dentro, cioè il sostegno di Kakusandha, il filtro d’acqua di Konagamana, un pezzo dell’abito di Kassapa e otto capelli di Gautama, il Buddha storico. Apettiamo il tramonto; cala il sole e gli ultimi raggi che illuminano la pagoda fanno brillare l’imponente stupa: il cielo blu intenso contrasta fortemente con il colore dorato e appena diventa buio, l’illuminazione artificiale trasforma il posto in un luogo magico. Torniamo alla nostra auto e al nostro autista e con Ghant Gaw ceniamo all’House of Memories, tutto rigorosamente birmano e buono per tutta la durata del tour. Rientro in albergo.

25.07.2016

Ore 05.00 partenza per l’aeroporto per imbarcarci sul volo che ci porterà a Bagan che fu la vecchia capitale di parecchi regni antichi in Birmania. È situata nelle pianure centrali asciutte del paese, sulla riva orientale del fiume Irrawaddy, 145 chilometri a sud-ovest di Mandalay. Mentre ci rechiamo in aeroporto assistiamo alla processione dei monaci alla ricerca di cibo o meglio dei donatori che preparano il cibo della giornata. La piana archeologica di Bagan è uno dei luoghi più straordinari del mondo. Un’area di circa 40 kmq, interamente disseminata di antichi e maestosi templi, monasteri e pagode, circa 4000 costruiti tra il IX e il XIII secolo d.C., dei quali 3000 ancora in buono stato, che formano un immenso museo all’aperto dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Scesi dall’aereo ci aspetta la nostra auto con autista per cominciare la nostra visita a Bagan. Saliamo sulla Pagoda Dhammayanzika Oak Kyan per ammirare un primo panorama della piana dei templi. Scendiamo dal tempio e ci dirigiamo verso il villaggio di Klin Nan Thee, visitiamo dapprima la scuola e poi l’intero villaggio dove ci viene offerto del the verde e delle arachidi tostate.

Tappa successiva una fabbrica per la lavorazione della lacca, acquistiamo i primi oggetti ricordo. Ci dirigiamo in seguito al tempio Manuha, soprannominato anche Tempio del Re prigioniero, che prende il nome da Manuha il re mon di Thaton portato prigioniero a Bagan. Ci sono tre Buddha seduti e un enorme Buddha disteso; le statue sono inserite in piccoli ambienti, in modo da rappresentare la sofferenza e la prigionia. Lasciamo il tempo Manuha per il tempio Nan Paya, tempio della pietra arenaria, con antichi rilievi incisi su pietra arenaria. Si pensa che in origine fosse un santuario hindu. Prossima visita al tempio Gubyaukkyi o tempio degli affreschi, le cui pareti sono impreziosite da decorazioni in stucco e da dipinti a colori vivaci e ben conservati. L’interno è buio per poter preservare i dipinti e non si possono fare fotografie. Accanto al Gubyaukkyi si trova il Myazedi con “La Stele di Bagan” caratterizzata da inscrizioni in quattro lingue (pyn mon, birmano antico e pali). Pranzo al Bagan Sunset prima di effettuare il check-in all’ Areindmar hotel, simpatico e confortevolo albergo dove ho trovato il miglior succo di ananas a colazione. Nel pomeriggio ci concediamo una pausa relax fino alle 15.00 poi Ghant Gaw (la cui famiglia abita a Bagan e che ha approfittato per andarla a trovare) ci scorta a prendere un calesse per un giro di quasi due ore attraverso i templi. Al tramonto si sale sullo stupa Shewsandaw con le sue ripide scalinate per poter ammirare il tramonto sulla piana dei templi. Purtroppo giornata nuvolosa e senza… tramonto ma il panorama è notevole. La Pagoda del tramonto, come viene denominata la Shewsansaw, è una struttura a forma di piramide con cinque terrazze dominate dallo stupa centrale, ed è il primo edificio di Bagan ad essere costruito con le scalinate. Calato il sole ci rechiamo a cena al ristorante Nanda dove assistiamo anche a uno spettacolo di marionette

26.07.2016

Prima tappa al tempio Thitsan Waddy per ammirare di nuovo un nuovo angolo di panorama sui templi. Ci rechiamo in seguito al mercato di Nyaung U dove la gente locale si reca per scambiare e vendere prodotti freschi. Qui conosciamo anche le sorelle di Ghant Gaw che sono cucitrici e hanno cucito la maggior parte dei suoi abiti birmani.

Terminata la visita al mercato è la volta della Pagoda Shwezigon, situata nei pressi della località di Nyaung U. La Paya Shwezigon (pagoda, stupa o Zedi), è una delle strutture sacre più significative della zona di Bagan e di tutto il Myanmar. Situata a quattro miglia a nord est di Old Bagan è davvero una pagoda ‘nazionale’, in quanto è servita come prototipo per molte altre costruzioni poi realizzate in tutta la zona. Shwezigon è ancora oggi un importante centro di culto. Segue la visita al tempio Htilominlo costruito dal re Nandaungmya, all’inizio del suo regno, per commemorare il fatto di essere stato scelto, tra cinque figli del re, proprio in questo luogo, come principe ereditario. Secondo la tradizione l’ombrello bianco del re si era inclinato verso di lui, in segno di preferenza, ed egli divenne così il successore ufficiale di suo padre. Proseguiamo verso il tempio Ananda, il tempio più famoso della piana. Ananda è una struttura perfettamente proporzionata a croce greca in forma simmetrica. Il cubo centrale ospita due corridoi paralleli che contengono nicchie ad arco, nel muro, per contenere le immagini del Buddha (10’000); Quattro impressionanti Buddha in teak dorato (alti 9,5 m.) stazionano in piedi, nei quattro punti cardinali, rappresentando i Buddha che hanno raggiunto l’illuminazione. Sosta alla pagoda Thatbyinnyu, il tempio più alto di Bagan per le foto di rito e pranzo al Seven Sisters. Nel pomeriggio dopo una pausa relax in albergo, si va alle Seinnyet Nyima Paya & Seinnyet Ama Pahto, che ammiriamo dall’esterno. Si chiamano anche sorelle Seinnxet, Nyima è una pagoda menre Ama un tempio. La visita successiva è al tempio Dhammayangyi, Il cosiddetto tempio della Sfortuna e probabilmente il più spettacolare come forma e dimensione ed è visibile dalla sommità di quasi tutti i templi di Bagan. La sua forma ricorda una piramide atzeca, con le varie terrazze monumentali che si susseguono fino alla cima. E’ il tempio più massiccio con una base che si estende per 77 metri su ciascun lato. Al termine raggiungiamo le rive del fiume Irrawaddy dove ci imbarchiamo per una mini crociera sul fiume per ammirarne il tramonto, coperto parzialmente dalle nuvole, ma il giro ne è valsa la pena. Cena birmana alla Teak House e ritorno in albergo

27.07.2016

Di buon ora lasciamo Bagan e i suo templi e partiamo in auto verso Mandalay, capoluogo della provincia omonima e porto commerciale sul fiume Irrawaddy. È sede di industrie tessili, metalmeccaniche, alimentari e del legno. L’abitato si estende intorno al nucleo storico, racchiuso da mura, dove si trovano templi, monasteri, vasti parchi e il Palazzo Reale. Fu capitale del Regno birmano fino all’occupazione britannica del 1885. Nella sua provincia c’è la capitale della Birmania, Naypyidaw. Durante il viaggio sosta tecnica presso un negozio di pietre e legno fossile. Il tragitto dura 4 ore e al nostro arrivo procediamo al check-in presso Mandalay Hill Resort con camera vista sulla collina. Ci rinfreschiamo un attimo per poi raggiungere Ghant Gaw per il pranzo al Unique Myanmar (che chiamo 1 perché ne ce ne sarà un altro con lo stesso nome). Pranzo terminato ci rechiamo ad un laboratorio per la lavorazione dei fogli d’ori che i Birmani utilizzano per ricoprire le pagode (ogni 5 anni) e le statue del Buddha. Da un lingotto di 24 gr sono estratti quasi 240’000 fogli! Dai fogli d’oro passiamo a visitare il Palazzo reale che occupa una vasta area del centro della città, circa un chilometro quadro, ed è circondato dalle mura e da un largo fossato. Si tratta di un complesso di edifici recentemente ristrutturati in quanto l’area è stata pesantemente devastata da un incendio durante la seconda guerra mondiale.

Tappa successiva la Kuthodaw Paya con una pagoda centrale e 729 piccole stupe attorno. Ogni stupa contiene una lastra di marmo nelle quale sono incisi i sacri testi del buddhismo. Per questo è considerata il più grande libro del mondo. Ho l’occasione di conoscere alcune donne che mi disegnano sul viso con la crema Tanaka, utilizzata per proteggersi dal sole e come rimedio di bellezza, delle foglie.Prima di recarci sulla collina per il tramonto visitiamo la Kyauktawgyi Paya dove si trova un enorme Buddha seduto, scolpito in un unico blocco di marmo. L’ho soprannominata Pagoda Las Vegas perché i diversi pilastri erano coperti da fili di luce colorata e ricordavano gli alberghi di Las Vegas. E’ arrivato il momento di salire sulla collina di Mandalay che domina tutta la città per ammirare il tramonto. La vista che si può osservare dalla terrazza panoramica spazia su tutta la piana di Mandalay, il centro cittadino ed il fiume Ayeyarwady, fino a Mingun. Salendo sulla cima si incontrano vari piccoli santuari fino ad arrivare ai due grandi leoni scolpiti, posti a guardia dell’ingresso alla pagoda Sutaungpyei, con le scintillanti pareti in verde smeraldo ed i pavimenti luccicanti. Tutta la collina è sacra, pertanto è necessario togliersi le scarpe persino sulla scala mobile. Il crepuscolo inizia a declinarsi in notte e raggiungiamo la nostra auto che dopo una veloce doccia (sulla collina faceva parecchio caldo) ci porta a cena al Green Elephant e poi ritorno in albergo.

28.07.2016

Riprendiamo la visita di Mandalay e andiamo alla pagoda principale Mahamuni. uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio dell’intera Birmania. La statua di Buddha che si trova al centro della costruzione è divinizzata. Essa è estremamente venerata dal popolo birmano e viene vista come rappresentativa della vita di Buddha stesso. Secondo le antiche tradizioni durante la vita del Buddha storico vennero realizzati solamente cinque suoi ritratti: due di questi si trovavano in India, due in paradiso ed il quinto è quello conservato nel Tempio Mahamuni. Solo gli uomini possono avvicinarsi alla statua per coprirla con i fogli d’oro e così Claudio provvisto del tipico indumento birmano longyi si avvicina alla statua mentre io e Ghant Gaw prendiamo posto insieme alle altre donne un po’ più lontane sul tappeto della preghiera. Usciamo dal tempio e ci fermiamo a fotografare un laboratorio per la lavorazione del marmo. Nei pressi di Mandalay, nella località di Amarapura, è possibile assistere al pranzo di circa 1200 monaci che, ordinatamente in fila con le loro ciotole ed in rigoroso silenzio, sfilano davanti agli occhi incuriositi dei turisti in attesa del loro turno. Prima della processione prevista per le ore 11.00 giriamo per il monastero e la sua vita quotidiana.

Dal monastero raggiungiamo il vicino U Bein’s Bridge, il ponte in tek più lungo del mondo. Ne percorriamo una parte e siamo invitati da alcuni birmani ad una foto insieme, in totale una per ogni componente della famiglia. Chiediamo spiegazioni da Ghant Gaw che ci dice che siamo turisti alti e belli! Al termine della nostra passeggiata sul ponte andiamo a visitare un laboratorio per la lavorazione di arazzi e ne acquistiamo uno che prenderà posto nella nostra casa multiculturale e colorata. Da lì andiamo al ristorante Royal Mandalay. Nel pomeriggio ci imbarchiamo per raggiungere, Mingun l’antica capitale famosa per l’immensa pagoda incompiuta la Pahtodawgyi Paya (Mingun Paya), che avrebbe dovuto raggiungere la considerevole altezza di 150 metri. La sua costruzione fu però interrotta perché secondo una profezia non appena la costruzione fosse stata terminata il re sarebbe morto. In seguito un terremoto mandò la pagoda in rovina. Proseguiamo e troviamo un santuario dedicato a un monaco, famoso perché appare nel libro dei Guinness per la sua portentosa memoria. Memorizzò oltre 6000 sutra e li recitava di fila, un vero record. Il tempietto è molto semplice e al centro si trova la statua del monaco con gli occhiali. Più avanti ci fermiamo ad ammirare la campana dal peso di 90 tonnellate, 4 m di altezza per oltre 5 m di diametro, ritenuta al più grande al mondo ancora funzionante. Fa molto caldo e ci fermiamo su una panchina sotto alcune piante per una breve pausa e poi proseguire verso la pagoda di Hsinbyume che da lontano appare come un incantevole miraggio bianchissimo. Avvicinandosi al tempio si distinguono le sette terrazze che identificano le catene montuose che salgono al monte Meru, la montagna sacra della mitologia buddista che si trova al centro dell’Universo. Tolte le scarpe, è possibile raggiungere la cima seguendo un percorso di gradini e attenti a non scottarsi. Ritorniamo verso il pontile e ci fermiamo per una foto agli enormi leoni in pietra senza testa. Anche qui foto con alcuni birmani. Riprendiamo la barca e torniamo a Mandalay, veloce doccia (giornata veramente calda) e cena a Unique Myanmar 2.

29.07.2016

Lasciamo Mandalay e ci imbarchiamo sul volo per Heho dove troviamo ad attenderci un nuovo autista e ci conduce al variopinto mercato di Heho, in programma una volta ogni 5 giorni, dove acquisto del the verde. Visitiamo in seguito un laboratorio per la lavorazione del gelso e dove vengono prodotti ombrellini e lampade di carta e ci scappa l’acquisto di un ombrellino. Proseguiamo verso le sponde del Lago Inle ma prima di raggiungere la nostra motolancia ci fermiamo per una visita allo Shwe Yan Pyay, il monastero in tek con l’insolita forma ovale delle finestre. All’interno alcuni novizi e monaci allo studio. A fianco del monastero si trova la pagoda di Shwe Yan Pyay che presenta molte nicchie contenenti il Buddha. Il lago Inle è uno dei luoghi più affascinanti ed autentici della Birmania: situato a 900 metri di altitudine e circondato da montagne, il lago si esplora con motolancie locali che partono da Nyaung Shwe e raggiungono i punti più suggestivi quali i giardini e gli orti galleggianti, i villaggi su palafitte dell’etnia degli Intha, le antiche pagode. I personaggi più curiosi che si incontrano sono senza dubbio i caratteristici rematori che utilizzano una tecnica unica al mondo: il remo viene spinto in acqua mediante l’utilizzo di una sola gamba, mentre con l’altra restano in precario equilibrio sulla barca, pescando con enormi ceste di reti a cono. Arriviamo alla nostra motolancia e con i nostri bagagli ci imbarchiamo per il primo giro attraverso i villaggi e dopo quasi un’ora di navigazione arriviamo al viljaggio di Tha Ley e alla grande pagoda Phaung Daw Oo il centro religioso del lago, con i cinque Buddha d’oro, quattro dei quali vengono trasportati con le barche reali durante le feste. Il quinto Buddha dopo un naufragio rimane alla pagoda perché sembra che non gradisca la traversata sulla barca. Le statue sono quasi irriconoscibili per le foglie d’oro che vengono applicate continuamente. Al termine della visita, pranzo al Inn Than lay 2 (secondo Claudio il miglior cibo birmano provato finora) e poi visita ad un laboratorio per la lavorazione di seta e loto dove ci scappano due sciarpe colorate. Proseguiamo la navigazione fra gli orti galleggianti (soprattutto di pomodori) e attraverso il villaggio di Kalal. Per costruire un orto galleggiante ci vogliono tre anni, e c’è da compiere un’operazione davvero ingegnosa. La base è costituita da un’isola di giacinti d’acqua, sui quali si dispone uno strato di alghe raccolte dal fondo del lago. e e giacinti formano presto un intreccio inestricabile, sul quale è collocato uno strato di terra. Tutto quanto può raggiungere anche il metro e mezzo di spessore. Nel tardo pomeriggio ci digiriamo verso il nostro resort Pristine Lotus SpA, con camere ampie a forma di barca. Ghant Gaw si assicura del menu della cena (purtroppo per due sere saremo senza di lei che rientra al proprio hotel) e ci da appuntamento per la mattina successiva. Cena, piccola passeggiata nel buio del resort con pioggia e buona notte.

30.07.2016

Dopo una buona colazione a buffet, saliamo sulla nostra barca e andiamo ad osservare i pescatori con la loro particolarità di remare con una gamba. Poi ci dirigiamo in un atelier/laboratorio di manufatti dove troviamo una donna della tribù dei Kayan, con il tipico costume: gli anelli da collo. In Italia sono conosciute con il nome donne giraffa, nome dovuto alle modifiche fisiche provocate da una spirale di ottone portata fin dall’infanzia, dall’età di cinque anni. La scelta di portare la spirale è completamente volontaria e viene richiesta dalle bambine alle proprie madri. Successivamente la spirale viene sostituita con altre di dimensioni sempre maggiori fino a che la pressione non provoca uno slittamento della clavicola e una compressione della gabbia toracica. Diversamente da quanto ritenuto, il collo non è allungato, ma sono invece le spalle che scendono: l’illusione è creata solo dalla deformazione della clavicola. Le donne adulte possono indossare fino a 25 anelli. Visitiamo in seguito il mercato più frequentato (anche dai turisti) quello di Ywama (1 volta ogni 5 giorni), dove le bancarelle sono costituite dalle barche che danno vita ad un frenetico mercato galleggiante: frutta, verdura, pesce essiccato, costumi locali. Sempre in barca ci dirigiamo al sito archeologico Shwe Inn Thein. Ci si arriva risalendo in barca uno stretto canale che si insinua nella boscaglia per otto chilometri e superando alcune chiuse. L’attracco è discretamente affollato. Ma non appena si entra nel sito lasciandosi alle spalle le onnipresenti bancarelle, disposte lungo un passaggio coperto e in salita, l’atmosfera cambia e ci si trova di fronte a centinaia e centinaia (1054?) di stupa e templi costruiti fra il trecento e il settecento, alcuni restaurati, molti altri in rovina e invasi da cespugli e rovi. Pranzo al Bamboo Forest e poi visita ad un laboratorio per la lavorazione dei sigari al termine della quale il viaggio continua attraverso il villaggio di Nanyan. Sosta al rifugio/hotel dei gatti birmani, dove circa 42 esemplari vivono beatamente e ben curati..E a proposito di gatti la prossima tappa viene effettuata al Monastero Nga Phe Kyaung, o monastero dei “gatti che saltano”, che adesso non saltano più, piantato in mezzo al lago su 654 pali di teak e dello stesso materiale interamente costruito. I monaci che lì vivono hanno pazientemente insegnato questa abilità circense alla colonia di gatti che con loro lo condivide. Appena scesi fortunatamente dalla motolancia, un temporale si abbatte sul lago e una cortina di acqua ci nasconde il panorama. Non appena la pioggia si fa meno fitta, riprendiamo la navigazione fino al nostro resort coperti da Kway e ombrelli. Doccia, cena, passeggiatina e buona notte.

31.07.2016

Ultimo giorno in Myanmar, prendiamo l’aereo fino a Yangon e prima di entrare nel nuovo aeroporto per i volo verso Bangkok, Ghant Gaw ci ha organizzato un visita al parco degli elefanti albini e poi alla pagoda Dhama Dana con un enorme Buddha in marmo bianco.

E’ giunta l’ora dei saluti e commossi abbracciamo Ghant Gaw prima di effettuare il check-in del volo verso Bangkok. Il nuovo aeroporto di Yangon, appena in funzione, ha ancora qualche problemino tecnico fra i quali l’aria condizionata che congela i passeggeri in attesa dei voli. Mai avuti così freddo, pensavo che sarebbero passati a prenderci con un aereo cargo frigo!! Finalmente ci imbarcano e dopo 1 ora e 30 di volo siamo di nuovo a Bangkok ma questa volta non in transito. La guida ci aspetta all’uscita e ci porta al Royal Orchid Sheraton & Tower, dove ci assegnano una camera al 17 piano con vita sul fiume Chao Phraya: una meraviglia. Cena a bordo fiume guardando le barche musicali in crociera sul fiume, un’idea per la sera seguente.

01.08.2016

Bangkok è la città più famosa della Thailandia nonché la Capitale del Paese. Dopo un’abbondante colazione, ritrovo con la guida Pepsi alle 08.00 presso la hall dell’albergo per il nostro giro. Pepsi cercava una coppia in viaggio di nozze e si informava presso le coppie giovani in attesa nell’hall! Con auto e autista attraversando una parte di China Town ci dirigiamo Wat Trimitr, detto anche il tempio del Buddha D’Oro (la statua del Buddha è realizzata in oro massiccio per un peso totale di 5,5 tonnellate). La statua eraoriginariamente era coperta di stucco per timore che durante una delle incursioni nemiche diventasse un bottino di guerra. Che la statua fosse una realizzazione in oro fu casualmente scoperto grazie a bambini che giocando con la palla vicino alla statua (un tempo collocata all’aperto) causarono involontariamente lo sgretolarsi in un pezzetto di stucco, mostrando così il contenuto in oro. Prossimo tempio il Wat Pho, che occupa una grande superficie non distante dal Palazzo Reale. Noto anche come Tempio del Buddha Sdraiato, in uno degli edifici è collocata una gigantesca e splendida statua lunga 46 metri e alta 15, i cui piedi sono interamente ricoperti di madreperla sui quali sono raffigurate 108 scene buddiste. Il tempio è altresì rinomato per le, quattro pagode in marmo bianco in stile khmer. Il complesso del Wat Pho, oltre alla famosa statua del Buddha sdraiato contiene altre interessanti aree che ne fanno uno dei templi più visitati di Bangkok. il Phra Rabieng, un chiostro doppio che circonda il cortile del tempio principale, sul cui lato interno sono dislocate 150 statue di Buddha rivestite in oro. E finalmente, dopo tanto girovagare si entra nel tempio principale ma non prima di essersi tolti le scarpe. Il tempio principale, detto Phra Ubosot, ha al suo interno la statua del Buddha seduto in posizione di meditazione chiamato Phra Buddha Deva Patimakorn, Su tutte le pareti del tempio si possono ammirare immagini sacre. Usciamo dal tempio per arrivare al Palazzo Reale, il nostro abbigliamento viene controllato prima di entrare. I miei pantaloni non arrivano alla caviglia e quindi indosso un pareo che mi copre completamente le gambe così inizia la nostra visita. Il Palazzo Reale, il simbolo dell’intera Thailandia e la meta più importante della città. L’enorme complesso rappresenta una città nella città. Sembra di entrare in una città fatata, fatta di pagode d’oro, tetti arancioni, cortili, porticati e templi decorati con bellissimi stucchi dorati e affascinanti vetri multicolori. L’abitazione della famiglia reale non è più qui, ma il palazzo viene utilizzato solo in alcune cerimonie ufficiali. Un complesso di edifici religiosi, e una delle quattro parti in cui si divide il comprensorio del Grande Palazzo Reale è rappresentato da Wat Phra Kaew o tempio del Buddha di smeraldo All’ interno del suo tempio principale è custodita la sacra statua del Buddha di Smeraldo. Si accede scalzi per visitare il Wat Phra Kaew, fino all’entrata, non è possibile entrare nella cappella reale ma riusciamo a fotografare il Buddha dall’esterno. La statua del Buddha di Smeraldo è seduta su un trono in legno intarsiato e dorato, posizionato sopra un altare circondato da decorazioni dorate. d ogni cambio di stagione si tiene la solenne cerimonia del cambio delle vesti del Buddha di Smeraldo. Le stagioni in Thailandia sono tre, quindi questa cerimonia si tiene tre volte all’ anno, il re stesso provvede a cambiare d’abito alla statua.

A fine visita, accaldati, riprendiamo l’auto e rientriamo in albergo e chiediamo a Pesi di prenotarci la crociera serale con cena sul Chao Phraya. Nel pomeriggio dopo una pausa relax usciamo alla scoperta dei dintorni a piedi e ci concediamo pure un giro con il tuk tuk (abbiamo contattato per 1 euro) per poi entrare in piccolo centro commerciale per qualche souvenir che ci è stato richiesto.

La sera ci imbarchiamo per la nostra crociera con cena e musica che ci porta a scoprire una parte di Bangkok notturna. Rientro in albergo.

02.08.2016

L’aria condizionata dell’aeroporto di Yangon, il caldo di Bangkok e l’aria condizionata dell’auto e del centro commerciale hanno messo KO il mio stomaco e nella notte ho avuto problemi intestinali. Il mattino presto dobbiamo trovarci con l’assistente per andare in aeroporto e dopo essermi imbottita di pillole, ci arriviamo, imbarco e partenza per Krabi poi imbarco sul traghetto per le Phi Phi Islands e caso vuole che la giornata è uggiosa e ventosa quindi con il mare mosso a tormentare il mio stomaco! Dopo il traghetto ci aspetta una picola lancia che ci porta al Phi Phi Island Village Resort e visto che ci arriviamo con la marea bassa, un trattore ci prende a bordo per portarci sulla spiaggia del resort dove finalmente dopo 10 ore di viaggio posso far riposare il mio stomaco (lo zerbino davanti la reception era più in forma di me!): prendo nota, prossima isola o resort non troppo lontano dall’aeroporto o solo a 10 minuti di barca! Però ne è valsa la pena, 4 giorni di puro relax nel villaggio, composto da bungalow sparsi nel verde, al termine dei quali riprendiamo il viaggio al contrario per arrivare a Krabi e al Amari Vogue Krabi, uno splendido piccolo gioiello alberghiero per gli ultimo 3 giorni di relax.

Rientro in Europa il 09.08.2016

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