Meravigliosa africa australe: sudafrica, zimbawe
La mattinata termina insieme ai pinguini: continuo ad affermare che sembra di stare sul nostro mare, solo che mentre da noi ci sono solo i cormorani, qui come si può vedere… Nel pomeriggio grazie ad una bellissima giornata di sole riusciamo a salire sulla Table Mountain. Questa è una montagna piatta che sovrasta Città del Capo. La cima della montagna è spesso circondata dalle nuvole che rendono impossibile la salita. Ma noi, definiti da Marcello, la nostra guida in città, italiani “paraculi “, non ne vediamo neppure una di nuvola, così, con una cabinovia semiaperta e rotante, saliamo su questo tetto della città. La vista è davvero notevole ed il tempo a disposizione è davvero troppo poco. Ma ci accontentiamo di questo spettacolo che la natura ci regala. Sulla Tavola è presente una flora molto molto simile alla macchia mediterranea che rafforza in me il pensiero di essere in terra sarda. Tra l’altro sta prendendo piede il pino marittimo…Insomma, che dire, sono a casa! 8 giugno 2006 E’ il secondo giorno del nostro viaggio di nozze. Di prima mattina visitiamo l’orto botanico di Kirstenbosch. Per raggiungerlo attraversiamo la città di Cape Town passando anche per il quartiere vip ( qua vive il mitico Wilbur Smith, uno dei miei scrittori preferiti, cui devo il mio amore immenso per l’Africa e che, dopo questo splendido viaggio, apprezzerò ancor di più perché davvero imbattibile nelle sue descrizioni di questo grande paese).
Kirstenbosch è caratterizzato da un verde che secondo me esiste solo nelle favole. Sembra di stare in un cartone animato: mille colori, mille fiori e piante gigantesche in un territorio di “appena” 530 ettari: qui vediamo anche il fiore nazionale del Sudafrica, la Protea.
Lungo il tragitto per il giardino incontriamo anche le “Township”. Marcello, la nostra guida, ci ha spiegato qualcosa sulla storia dell’Apartheid e sull’origine delle Township, baraccopoli dove all’inizio erano relegati gli uomini neri, successivamente seguiti dalle loro donne e bambini. Ci ha raccontato anche del potere che ancora in Sudafrica detengono i “Sangoma”, specie di stregoni cui purtroppo si rivolgono le persone di colore per curare le loro malattie, comprese le più gravi come l’AIDS, con conseguenze devastanti per la popolazione e con una diffusione della malattia che in questo modo aumenta invece di diminuire. Marcello ci ha detto che i malati di AIDS vanno all’ospedale vero (ricordiamo che in Sudafrica gli ospedali sono tra i migliori al mondo – basti ricordare che qui fu il primo trapianto di cuore ad opera del cardiochirurgo sudafricano, Christian Barnard) solo quando è troppo tardi. Le persone così muoiono e il sangoma dice agli altri che è morto per colpa dell’ospedale. E’ ovvio che così facendo si crea un circolo vizioso: nessuno va all’ospedale ed il morbo si diffonde ancora…Terribile!!! Dopo Kirstenbosch ci dirigiamo verso Hermanus, dove dovremmo avvistare le balene che qua vengono ad accoppiarsi. Purtroppo niente balene…In compenso facciamo la conoscenza delle marmotte (le balene, come abbiamo saputo in seguito arriveranno la settimana dopo…Ma che sfortuna!! ).
Pranziamo nella cittadina di Stellenbosch, capitale delle Winelands, rinomata per i vini che assaggiamo. Dopo pranzo rientriamo a Cape Town e facciamo un giro per i negozi (Il migliore di tutti è Cape Union Mart, dove io e Davide praticamente lasciamo uno stipendio per comprarci abbigliamento e gadgets di ogni tipo – la vita in Sudafrica è davvero poco cara rispetto all’Italia e alla Sardegna soprattutto! ).
Cena all’Ocean’s basket: cozze, gamberi, calamari, pesce, riso e patatine in quantità industriali accompagnati da vino bianco, acqua e grappini a 23€ a coppia!!! 9-10 giugno 2006 Il nostro viaggio continua: da Cape Town ci trasferiamo a Johannesburg dove incontriamo la nostra nuova guida, Alba, una simpatica signora di quasi 65 anni che ci racconta tanto di questa splendida terra. Ci racconta di Soweto (South-West Township ), la “città dei neri” situata a sud-ovest di Jo’burg, che si sviluppò da un primo insediamento avvenuto nel 1904 da parte di minatori neri ai margini di una metropoli moderna. Ci racconta quel che avvenne nel 1976, anno in cui era in pieno vigore la segregazione razziale dovuta all’apartheid: gli studenti, furiosi di dover imparare l’afrikaans – considerata la lingua degli oppressori – decisero di protestare e di scendere in piazza. Il 16 giugno 1976 diecimila di loro, seguiti dai bambini che pensavano ci fosse una festa, si riversarono nelle strade di Soweto e sfilarono in dimostrazioni pacifiche. Le autorità risposero con la forza. La polizia armata lanciò gas lacrimogeni sulla folla e gli studenti risposero con il lancio di pietre. Al termine degli scontri, 152 ragazzi giacevano a terra privi di vita. Tra essi Hector Peterson ucciso a 13 anni, la foto del quale, ormai privo di vita, portato in braccio da qualcuno e con la sorella in lacrime accanto, è un simbolo della ferocia del regime razzista sudafricano. I tragici eventi che seguirono portarono pian piano ad una lotta sempre più dura che determinerà nel giro di una ventina di anni il definitivo crollo del regime dell’apartheid.
Da Soweto ci spostiamo a Pretoria dove passiamo la notte. Il mattino dopo raggiungiamo il mitico Parco Kruger…Che dire, è il mio sogno da sempre, un contatto con la natura più selvaggia con gli animali che vagano nella libertà più assoluta. E’ il primo safari della mia vita ed è come tornar bambina: non si può parlare, alzarsi in piedi, scendere dalle jeep ma è davvero difficile quando vedi quegli esseri così grandi vicini a te, soprattutto se pensi che finora li hai visti solo su Quark. Qua sei dentro Quark, sei tu il documentario…Non ci sono parole, è stupendo!! Kieff , il nostro ranger parla un inglese chiarissimo e ci fa conoscere anche i segreti delle tante piante qui presenti. E’ un omone gigantesco al cui confronto anche Davide sembra piccolo…Figuriamoci cosa sembro io!!! Incontriamo kudu, impala, rinoceronti , serpenti mortali, zebre, scimmie , bufali, tanti uccelli coloratissimi, facoceri (il mitico Pumba del “Re Leone” ) e gli elefanti che decidono di attaccarci! Io non smetto un attimo di ridere mentre una delle ragazze che sta con noi dalla paura non scatta neppure una foto!!! E’ stato davvero emozionante, circondati da questi pachidermi infuriati perché ci siamo avvicinati troppo… Alla fine Kieff ci porterà fuori dal Kruger non senza farci vedere prima uno splendido tramonto africano.
11-12-13 giugno 2006 Il nostro avvincente viaggio attraverso i luoghi più suggestivi dell’Africa australe prosegue per la bellissima regione del Mpumalanga, che nella lingua locale (Shangaan ) significa “dove sorge il sole”. Percorriamo la Panoramic Route e ci fermiamo solo per vedere lo spettacolare panorama del Blyde River Canyon che è il terzo canyon più grande del mondo ed è costituito principalmente di pietra arenaria. Il canyon è stato scavato nel corso dei millenni dai fiumi Blyde e Olifants . Fra i luoghi più celebri del canyon ci sono “Three Rondavels”, con le sue formazioni rocciose che ricordano le capanne dei popoli locali (rondavels è il termine africaans per “capanna”) e “God’s Window” (“la finestra di Dio”) da cui, come suggerisce il nome, si gode di un panorama particolarmente suggestivo. Visitiamo anche le famose marmitte o Bourke’s potholes, strutture rocciose scavate dal fiume a forma di marmitte . Dopo aver scattato innumerevoli foto e fatto mille riprese lungo questi percorsi mozzafiato, raggiungiamo il Makalali Game Lodge dove alloggeremo. Dimenticavo, il nostro gruppo è costituito da 17 coppie in luna di miele ed una signora che viaggia sola. Per i prossimi due giorni nella nostra jeep saremo io e Davide, Giovanna e Alessio, Gabriella e Nadio, il ranger John e il nostro super tracker. Sarà un susseguirsi di folli corse nel bush, la tipica vegetazione della savana sudafricana alla ricerca dei big five, i più famosi animali di questo posto da sogno. Impareremo a riconoscere le loro impronte, a capire se sono passati da poco e se sono in tanti. Saremo fortunatissimi e li incontreremo tutti e cinque: elefante, leone, leopardo,rinoceronte e bufalo. Ma anche zebre e giraffe, l’amico facocero tanto amato da Davide e Alessio, i pericolosi ippopotami, le scimmie (le quali vivono praticamente nei nostri bungalows, sempre pronte a ridere mentre facciamo la doccia all’aperto o a rubare velocissime il nostro cibo!), tantissime antilopi di ogni tipo, il ghepardo, le iene e mille specie di uccelli! E i nostri alloggi? Altro che alberghi di lusso con vasca idromassaggio e super-ristoranti: volete mettere un alloggio completamente immerso nella natura, separato da tutti gli altri, con alle finestre non i vetri ma solo delle zanzariere per permettere di vivere ogni suono, ogni verso attorno a noi, riscaldati nella fredda notte africana solo da un caminetto acceso? Sentire nel buio il passo pesante di un ippopotamo o il ruggito di un leone che passeggia accanto a noi? E’ indescrivibile quello che abbiamo provato laggiù: paura mista a curiosità, gioia immensa per questa natura completamente selvaggia che ci circonda…Che dire? Questa è l’Africa.
14-15 giugno 2006 Oggi lasciamo il Sudafrica alla volta dello Zimbabwe. Mentre in Sudafrica quando si stava in città sembrava la nostra vecchia Europa, qui nello Zimbabwe l’atmosfera cambia parecchio. Siamo in un paese che vive nel bel mezzo di una crisi politica ed economica, un paese che sembra non sapere neppure sfruttare il turismo, qui legato soprattutto alla presenza delle Cascate Vittoria (chiamate dalle popolazioni indigene Mosi-oa-Tunya, “il fumo che tuona”). E’ impossibile qui spendere: non accettano euro, dollari americani, rand sudafricani e neppure i loro dollari dello Zimbabwe. Le carte di credito non funzionano. Nulla. E’ difficile per noi pure mangiare. L’unica possibilità è il nostro albergo, totalmente fuori posto in questa landa poverissima, un mega colosso dove vaga solo il nostro gruppo. Fuori la gente si accontenta davvero di poco. Le loro case neppure si vedono, sbucano tutti fuori dai cespugli, è stranissimo…Victoria Falls Town è un paesino che campa su 2 giganteschi alberghi con vista spaziale sulle cascate e in cui un thè costa 27 dollari americani mentre attorno si respira il disagio di un popolo che non sa che fare…Questa è la mia impressione. Si dice che tutto questo sia legato ad una vendetta del presidente nei confronti degli inglesi… Mi sa però che ci stanno perdendo solo loro… E’ davvero un peccato tutto ciò. Le cascate, formate dal fiume Zambesi (quarto fiume dell’Africa dopo Nilo, Congo e Niger ),che proprio in questo punto segna il confine fra Zimbabwe e Zambia, meritano davvero di essere annoverate fra le meraviglie del mondo. Esse furono chiamate Cascate Vittoria da David Livingstone in onore della regina inglese. Sono alte 128 metri e larghe 1700, con una portata di 5 milioni di metri cubi d’acqua al minuto e sono considerate uno dei fenomeni più impressionanti e affascinati dell’Africa e del mondo intero. La grande massa d’acqua, cadendo nel dirupo, genera una nebbia di gocce d’acqua che sale ad oltre 1.600 metri di altezza, visibile da una distanza di 40 km.( è la prima vista delle cascate quando si sta per atterrare in Zimbabwe).
Il primo spettacolo delle cascate lo godiamo noi pochi coraggiosi attraverso il volo in elicottero. Venti minuti su in alto e sotto di noi tanta tanta acqua (siamo nel periodo di piena e lo sperimenteremo presto…). E’ incredibile quanto c’è sotto di noi!!! Dopo il volo io e Davide molliamo presto il gruppo per organizzare qualcosa di diverso dal riposo. Ci rechiamo alla Crocodile Farm dove centinaia di coccodrilli di ogni età e dimensione (fino a 7 metri) ci passano vicino (abbiamo pure preso in mano un coccodrillino!). Sapevate che esistono anche i coccodrilli albini? Visitiamo poi il famoso Victoria Falls Hotel, dotato di una terrazza con vista davvero spettacolare e di un giardino abitato da tantissime manguste e quindi da nessun serpente! La notte cena da fame in un ristorante tipico dove mangiamo arrosto misto di coccodrillo, facocero e struzzo (secondo me avanzi del giorno prima ), una capatina al casinò deserto e poi a nanna.
La sveglia suona molto presto per il nostro appuntamento con gli elefanti. Faremo il safari sulla loro schiena stamattina. La più affascinante caratteristica di questo safari sta nel fatto di ammirare la savana e gli altri animali dal punto di vista dell’elefante e poter camminare dietro le sue orecchie e sopra il naso più lungo del mondo. Si rivelerà un’esperienza estremamente rilassante, quel dondolio lento e silenziosissimo su questi pachidermi buonissimi e golosissimi come avremo modo di appurare quando finalmente potremo nutrirli…Golosi anche i facoceri che accorrono subito appena sentono odor di cibo.
Nel pomeriggio il contatto con le cascate è più ravvicinato: ne usciremo completamente fradici ma davvero felici di aver potuto vedere questa meraviglia in tutta la sua maestosità! Ci sono mille arcobaleni , tantissima acqua e paesaggi splendidi, una vegetazione estremamente rigogliosa da cui ogni tanto fanno capolino i babbuini ( uno di loro mi seguirà per cercare di avere la mia preziosissima barretta di Pesoforma portata dall’Italia e costituente per 2 giorni il nostro unico cibo…).
L’incursione nello Zimbabwe si conclude con una romantica crociera al tramonto sul fiume Zambesi che ci regalerà delle foto davvero magnifiche.
16-17 giugno 2006 E fu così che infine giungemmo in paradiso! Dopo aver salutato tutti i nostri nuovi amici, rimaniamo solo noi 2, io e Davide, finalmente soli (anche se per la verità io sono stata davvero bene con tutti). Da Victoria Falls Town un autista ci porta con un pulmino vecchio tipo- stile Famiglia Bradford (ve li ricordate ?)-attraverso il confine tra Zimbabwe e Botswana (dove ci fanno disinfettare i piedi con una poltiglia putrida…Perfino le ruote del pulmino..)fino a Kasane da dove, a bordo di un piccolo Cessna 6 posti , dopo 2 ore di volo, giungiamo a Camp Okavango, nel bel mezzo del favoloso Delta dell’Okavango, definito come uno degli ultimi paradisi sulla Terra. In genere i fiumi scorrono verso il mare; l’Okavango, invece, scompare nelle sabbie ardenti del deserto del Kahalari. Il Botswana è la più ampia zona umida interna al mondo e la più vasta e selvaggia nell’Africa del sud. Il Delta è una ragnatela di canali, lagune e pianure. Qua siamo isolati da tutto e da tutti ( alle dieci di notte ci tolgono addirittura la corrente ed i telefonini non funzionano e così pure il telefono fisso…Si comunica con il resto del mondo solo via radio!) e questo secondo me è bellissimo. Ti senti immerso totalmente nella natura, lontano da ogni modernità che a lungo andare disturba la mente, qua finalmente libera da tutto. E’ una sensazione impossibile da spiegare, quel silenzio assoluto delle paludi, quella totale immobilità delle acque che riflettono completamente la bellezza di paesaggi mozzafiato, caratterizzati da alberi simili a bellissime sculture , uccelli di mille colori ed animali selvaggi e liberi; è irreale tutto questo per noi che viviamo nel caos della frenesia quotidiana. Sembra che tutto sia pace e che la bruttezza del mondo non esista più. Ogni sguardo ci mostra poesia, ogni colore ci porta calore e pulizia. Anche il cielo stellato è diverso dal nostro seppur bellissimo della Sardegna. Sembra che le stelle ti cadano addosso tanto sono vicine. Sono milioni, miliardi e bellissime…Come tutto quaggiù. I nostri safari qui saranno indimenticabili: in mokoro, la tipica imbarcazione del Delta; a piedi, con una scarica di adrenalina incredibile al pensiero degli animali in cui ti puoi imbattere (ti chiedi se sarai davvero capace in quell’eventualità di stare li immobile come ci raccomandano e di non volare via x scappare…); in barca, nel pericolo costante di qualche ippopotamo che decida di riemergere proprio sotto di noi o di qualche coccodrillo un po’ più cresciutello di quelli che è più facile incontrare). Sensazioni uniche che ti fanno desiderare di stare qui per sempre, lontano dalla follia della vita di tutti i giorni. E’ che dire delle persone? Un’umiltà che noi occidentali non abbiamo più, convinti di essere noi la “civiltà”. Una gentilezza ed una capacità di sorridere sempre che da noi è sinonimo di stupidità mentre qua è la realtà. In tutto il nostro viaggio l’unica esperienza negativa con le persone si è avuta in una cittadina sudafricana dove la guida ci portò per prendere un vero caffè dal solito italiano borioso che ci accolse con un “Prima si paga e poi il caffè” (siamo andati fuori al volo lasciandogli il suo caffè e la sua gentilezza!). Tutti ma proprio tutti, anche i più disperati ti sorridono con gli occhi prima che con la bocca. E’ l’Africa, sempre lei con il suo cuore caldo. E quanta tristezza quando ci accorgiamo che anche l’ultimo giorno è andato, che è ora di tornare a casa. E’ la prima volta che casa mia non mi manca. Perchè anche l’Africa è casa mia. Torneremo presto. Ne sono sicura.