Mauritius in scooter

Due settimane tra snorkeling, escursioni in barca e trekking lungo i sentieri di parchi naturali immersi nel verde
Scritto da: risafra
mauritius in scooter
Partenza il: 16/11/2017
Ritorno il: 02/12/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
“Mangiare” sembra che tutto a Mauritius giri attorno a questo verbo. Che le varie attività non siano intervallate dai pasti bensì che i pasti siano intervallati dalle varie attività. E’ forse questo stranamente il ricordo maggiore che questa stupenda isola mi ha lasciato. Eh sì, perché a Mauritius tutti mangiano in continuazione, i carrelli al supermercato sono sempre colmi all’inverosimile e ingurgitano litri e litri di Sprite. Con questa bevanda i mauriziani hanno stretto un vero e proprio patto col diavolo. Sapere a che costo mi è sconosciuto.

Volo prenotato con cinque mesi di anticipo ad un costo di circa 500 Euro, sistemazione iniziale di una settimana a Mahebourg – la zona dell’aeroporto – al costo di 30 Euro a camera/notte colazione inclusa. La seconda settimana la prorogheremo nello stesso albergo. Le premesse per una buona vacanza c’erano tutte insomma. Ah sì, lo scooter – lo dimenticavo – perché noi abbiamo deciso, al contrario della maggior parte dei turisti, di visitare l’isola in scooter. Volete mettere l’aria condizionata di una comoda utilitaria con quella sul viso della motocicletta?!

Parliamo dei prezzi: Mauritius, come del resto oramai la maggioranza delle destinazioni del mondo, ha dei prezzi turisticamente simili ai nostri. Una cena in un ristorante di buona valutazione composta da un piatto, due birre, un caffè ed un rum ha un costo medio di 15 Euro. Alternativa al ristorante ci sono questi “Snack” nelle varie località. Sono delle specie di bar dove si può trovare di tutto fuorché un caffè; ci sono le famose “samosas” (pasta fritta ripiena di carne e/o verdure), preparazioni casalinghe a base di pesce e/o carne condite in modo speziato, pane e dolci al cocco, ananas e banana. Sono sempre aperti e sono anche la soluzione più economica per mangiare. Un paio di panini, con due bibite e due dolcetti vi costeranno attorno ai 5 Euro (indico i prezzi in Euro per comodità ma calcolate che si paga sempre in Rupie). Questi “snack”, come anche i ristoranti, offrono sempre la possibilità di farsi incartare il cibo e portarlo via alla “take away”. Infine vi sono i supermercati che, soprattutto se deciderete di spostarvi per l’isola, consentono di trovare quasi di tutto per un pranzo al sacco. I più forniti hanno anche moltissimi prodotti italiani (affettati, formaggi e dolciumi) e consentono di acquistare due baguette, dell’affettato, del formaggio e delle bibite ai prezzi di un normale supermercato europeo. Aggiungo che nella maggiorparte delle spiagge ci sono venditori di frutta e samosas oltre agli immancabili camioncini venditori di soft ice. Insomma, visto anche le premesse, non vi è alcuna difficoltà a trovare del cibo a portata di ogni desiderio e tasca. Per inciso, alcuni “snack” offrono anche un servizio al tavolo con un menù tipicamente locale. Bisogna calcolare che esiste, in questo caso, anche un doppio prezzo – uno mauriziano ed uno turistico – e che, a parer mio, un pasto in tali locali non dovrebbe superare i 10 Euro/400 Rupie. Oltre vi stanno semplicemente applicando un ricarico.

Decidiamo di partire per l’esplorazione della costa sud facendo la prima tappa a La Morne, questa montagna patrimonio UNESCO che abbraccia con lo sguardo dalla sua sommità buona parte della costa occidentale e meridionale. La salita alla montagna è fattibile da chiunque fino al cancello posto a metà percorso. Da lì bisogna avere buone scarpe ed un po’ di coraggio visto che il sentiero si inerpica quasi verticalmente sulla roccia viva fino alla croce ferrea. L’ingresso è gratuito ed il sentiero, nella prima parte, è ben segnalato.

Già, parliamo della gratuità degli ingressi; a Mauritius quasi tutte le attrattive sono a pagamento (costo medio 5/10 Euro) e, quando non lo sono, c’è questa “strana” consuetudine di trovare capannelli di “guide locali” pronte ad accompagnarvi alla scoperta di quello o quell’altro sentiero. Una guida vi chiederà almeno 10 Euro. Non c’è alcun obbligo di assoldarle se si ha a disposizione una buona mappa ed una buona guida. L’impressione è che il governo, in queste occasioni, faccia in modo di poter garantire del lavoro a tutti. Tanto è vero che molti sentieri e/o destinazioni escursionistiche sono mal segnalati. Insomma, arrivate ad un punto e, se non siete in grado di arrangiarvi, dovrete chiedere aiuto per trovare un percorso e/o una attrattiva. Alle Rocherster Falls, nella parte meridionale dell’isola, ci si arriva orientandosi con il GPS del telefono ed una volta sul posto, un venditore di ananas si offrirà – a caro prezzo – di accompagnarvi nell’attraversamento del fiume e nel percorso attorno alle cascate. La soluzione migliore, qualora si decida di non farsi accompagnare e non si abbia con sé cartine o mappe, sarà sempre quella di attendere che la “guida locale” trovi qualche turista disposto a seguirla e dare un’occhiata dove questo andrà ad infilarsi con i turisti in questione.

Il mio consiglio è quindi quello di avere delle mappe offline sul proprio telefono. Più particolareggiate saranno meno ci sarà la necessità di chiedere aiuto o pagare qualcuno. Non sto invitando a boicottare le varie “guide locali” ma semplicemente a considerare anche l’alternativa. La giuda locale, oltre ad accompagnarvi, sarà ben felice di spiegarvi curiosità su piante e/o oggetti che si mostreranno via via nel percorso quindi, potrebbe essere anche una soluzione interessante.

La parte sud-occidentale dell’isola è quella che a livello naturalistico offre di più. E’ una zona di altipiani dall’aria più fresca e ricoperta dalle ultime poche foreste presenti sull’isola. Il Black River Gorges Natural Park offre paesaggi quasi alpini e vi consentirà di fuggire dalla calura costiera. Questa zona ci ha occupato più giorni di visita. Oltre alle Rochester Falls, belle ma non entusiasmanti, il percorso alla cascate Tamarin è sicuramente da fare. Solito problema delle guide ma fate voi. Noi abbiamo deciso di percorrere il sentiero in autonomia e sinceramente, non avessimo avuto delle mappe offline, probabilmente saremmo ancora laggiù. Come per Seychelles, le guide utilizzano un sistema di punteggiatura (rosso, verde e bianco) dipinto sugli alberi a diverse altezze. Riuscire ad individuare questi alberi marchiati è spesso un’impresa ma una volta catturati con lo sguardo i primi il sistema diventa comprensibile. Il paesaggio delle Tamarin Falls è davvero entusiasmante e può essere completato in un percorso ad anello di circa 3 ore. Scarpe buone ed acqua necessari.

Il Black River Gorges Natural Park possiede numerosi sentieri ma è anche visitabile interamente in auto/moto/bici in quanto al suo interno vi è un buon circuito di strade. Facente parte della zona è anche il comparto di Chamarel con le sue cascate ed il suo parco. Contrariamente a quanto dice una blasonata guida il parco è forse quello più curato di tutta l’intera isola. Per una decina di Euro si accede alla Tamarin Fall – visibile a distanza – che è una cascata alta un centinaio di metri dell’età di 3,5 milioni di anni. Qualche gatto nei paraggi vi farà compagnia. Dalla cascata si prosegue la visita al curatissimo giardino delle terre colorate. Se il cielo lo consente si potranno scattare meravigliose fotografie a questo fenomeno naturale. C’è anche un recinto con delle testuggini che, grazie al cielo, è sorvegliato da guardiani. All’interno del parco c’è inoltre la possibilità di visitare la foresta di ebani più grande dell’isola. Con circa 7 Euro si potrà salire su una jeep attraverso la foresta per poi affrontare a piedi, con una guida compresa, un percorso naturalistico interno. Un paio di punti panoramici, i migliori dell’isola, danno il valore aggiunto a questa esperienza ben gestita e ben curata. Si può comunque rinunciare alla jeep e fare il percorso a piedi se si ha voglia e soprattutto se la giornata non è caldissima. E’ questo il luogo più densamente popolato di zanzare e mosquitos che abbiamo trovato in tutta l’isola: portatevi un repellente. Spostandosi in direzione nord si arriva nella regione centrale dell’isola che ospita bacini idrici di diverse grandezze. Il più interessante è certamente quello di Gran Bassin, luogo sacro induista. Due statue simil dorate di divinità induiste vi accoglieranno già da centinaia di metri di distanza in questo luogo sacro. Tutto è maestoso, la stessa strada per arrivarci lo è. Il lago invece è un’isola tranquilla dove la popolazione svolge i propri rituali. Qualche macaco nel parcheggio accanto alle statue. Si prosegue per il parco arrivando al bacino idrico più grande dell’isola, quello di Mare aux Vacoas che sembra più un lago alpino visto la corolla di pini che circonda il suo periplo. Un paio di venditori di samosas e frutta nei paraggi vi verranno comodissimi.

Nei giorni successivi passiamo per la parte centrale dell’isola attraverso quello che sembra uno snodo ferroviario: Curepipe. La seconda città dell’isola è un groviglio di strade e di totale caos. Si possono fare ottimi affari nei negozi locali ma non è certo un luogo in cui passarci un’intera giornata. Da Curepipe si scende alla capitale oppure si prosegue verso il nord e quindi verso Grand Baie.

Noi, complice un giorno di pioggia, a Port Louis ci siamo andati in autobus al costo di circa 1,20 Euro, sempre partendo da Mahebourg. La zona del mercato centrale, della china town e della darsena vi richiederanno almeno un pomeriggio di visita. Per il resto bisogna armarsi di pazienza perché è il caos totale con automobili ovunque, aria irrespirabile e quella sensazione di essersi persi ad ogni minuto. Attorno a Port Louis ci sono enormi centri commerciali con marche di abbigliamento di tutti i tipi a prezzi concorrenziali.

Il nord dell’isola, raggiungibile dal sud in circa 1 ora e mezzo di auto/scooter ha i suoi due fulcri nei giardini di Pomplemousse e nella famosissima Grand Baie. Per i primi, a pagamento, non ho parole di grand elogio. Infatti le specie botaniche sono mal indicate, all’ingresso non ti danno uno straccio di carta per orientarti ed alla fine dei conti sembra che il centro del parco sia il giardino di fiori di loto e/o il recinto delle tartarughe. Tutto un po’ lasciato andare e trasandato. Anche qua, non consegnandovi una cartina del parco, vi invitano così ad assoldare una delle guide autorizzate presenti agli ingressi. Se siete totalmente a digiuno di parchi botanici, fatelo. Sennò fotografate con il cellulare la cartina all’ingresso ed orientatevi nel parco usando questo stratagemma. Si passa a Gran Baie che vi accoglierà tra centri commerciali di ogni tipo e con un traffico molto sostenuto. La baia è bellissima seppur la spiaggia utilizzabile sia veramente piccola. Nessuna difficoltà per trovare cibo e/o bevande per ogni tipo di tasca. E’, assieme a Flic en Flac la zona più turistica dell’isola. Perfetta per chi cerca caos, locali e offerte di ogni tipo. Meno per coloro che amano di più la tranquillità. Da Gran Baie abbiamo attraversato tutta la zona che da ovest porta ad est fino a Belle Mare. Sono zone rurali e poco sviluppate. Avvicinandosi alla costa orientale invece spuntano centri commerciali e la vita sembra riprendere vigore. La zona di Belle Mare è quella dei grandi resort lussuosi e possiede delle spiagge bellissime. Le spiagge di Mauritius, come forse ho già detto, sono tutte pubbliche e libere. Certo, davanti ai resorts troverete sabbia finissima e zero sporcizia, spostandovi la situazione cambia. Scegliere di stendere il proprio telo mare davanti alla spiaggia del resort XY con tutto il corollario di banana boats, parasailing, idrovolanti o rimanere tra le fresche pinete delle attigue spiagge più tranquille sarà solo una questione di gusti. Scendendo per la costa orientale ci si rende conto che fino a Mahebourg lo sviluppo turistico qui è proseguito di poco. Fanno eccezione qualche resort nei pressi dell’isola dei cervi. La strada diventa più dissestata e non c’è un solo distributore di benzina da Trou d’eau Douce a Mahebourg. Qui regnano le piantagioni di canna da zucchero ed il turismo sembra scomparire se non ci fosse qualche piazzola con parcheggiate un paio di auto a noleggio. Due parchi botanici a pagamento ed un grazioso negozio che vende prodotti naturali da distillazione dell’Ylang Ylang. Raggiunta Mahebourg abbiamo a che fare con una cittadina tranquilla, con una buona selezione di ristoranti, un mercato della frutta che rapisce gli occhi.

Un paio di uscite le abbiamo fatte in catamarano: una sulla costa est ed una sulla costa ovest. E’ un’esperienza che consiglio a tutti perché anzitutto si visita l’isola da una prospettiva diversa. I prezzi sono simili su tutta l’isola quindi la scelta cade sull’imbarco più vicino. Pranzo a bordo e bevande a volontà. Sulla costa est solitamente si arriva all’isola dei Cervi, bella ma alcune spiagge dell’isola offrono di meglio, per poi rientrare in serata. Sulla costa ovest siamo invece usciti a vedere i delfini. Ecco, i delfini li abbiamo visti e sono bellissimi ma forse i mauriziani hanno ancora molto da imparare sull’approccio sostenibile a queste specie. Infatti era una rincorsa di 4 o 5 catamarani più 2 o 3 motoscafi dietro al gruppo di tursiopi senza troppo badare ad una distanza di sicurezza e facendo così stressare gli animali. Una tappa all’isola di Benitiers e rientro in porto. Per quanto riguarda invece l’osservazione dei pesci – lo snorkeling – a parte le solite specie di barriera l’isola non offre moltissimo. O meglio, forse bisogna essere molto fortunati. Tra l’altro, anche qua faccio un po’ di rimostranze, i locali pasturano l’acqua per attirare i pesci il che non è certo il massimo. Per vedere qualcosa infatti bisogna noleggiare per una decina di euro una barca che vi porti in punti strategici per lo snorkeling. Dalla spiaggia non si raggiunge nulla.

Infine abbiamo fatto un’uscita sull’isola di Aigrettes, difronte a Mahebourg, che è splendidamente gestita ed offre l’unica visuale primordiale di Mauritius prima che francesi ed inglesi la devastassero ecologicamente parlando. Ci sono 25 testuggini in libertà – finalmente – ed un percorso che si effettua accompagnati da una guida ufficiale. Pensare poi che i proventi dell’uscita, una decina di euro a testa, vanno reinvestiti nella conservazione di questo ultimo baluardo della vera Mauritus rende anche più piacevole il tutto.

Guidare. Ho letto che molti si lamentano della guida locale. Io invece ho trovato i mauriziani molto rispettosi. A parte qualche fenomeno, tutti procedono in modo tranquillo e, si fa presto a verificare, trovare una automobile ammaccata e/o incidentate in giro per l’isola è quasi impossibile. Ci si capisce a gesti ed a colpi di clacson che avvertono la propria presenza. L’unico appunto lo faccio solo sulla distanza di sicurezza. Mantenete sempre una buona distanza da veicolo che vi precede perché i locali hanno la mania di fermarsi di punto in bianco sulla strada per rispondere al telefono o per andare a comprarsi del cibo. Per la guida notturna valgono le stesse considerazioni.

Ho letto poi molti commenti di gente che appunta il modo di fare dei locali. Spesso sembra che al ristorante, dal benzinaio, in negozio la gente si rivolga quasi in modo scocciato. In realtà è il loro modo di fare; è solo che mancando qualche sorriso, magari dopo un bel conto pagato al ristorante, ci si rimane un po’ male. La presenza di numerose culture sull’isola ha certo creato uno strano miscuglio di atteggiamenti. Prevale forse quello indiano, soprattutto per la scarsissima attenzione che i locali dedicano alla pulizia. Dagli adulti ai ragazzini non c’è alcun interesse a voler la propria isola più pulita e bella. Si incontrano scolaresche di bambini gentilissimi per i parchi naturali ma poi si vedono gli stessi gettare la qualunque in terra. Finiti i vari pic nic sulla spiaggia a terra rimane sempre uno schifo e se non ci fosse un servizio di pulizia non voglio immaginare sotto quante tonnellate di rifiuti giacerebbe l’isola. Stavolta non è colpa dei turisti – che ho sempre visto gettar via i propri rifiuti nei cestini – ma è proprio la popolazione che se ne frega. Un peccato. Un peccato davvero.

Per quanto riguarda invece le mie considerazioni finali posso solo dire di fare un fly and drive e non fossilizzarsi in un grande resort dove l’età media è di 60 anni e più. Girate l’isola, scopritela. E’ tranquilla. Problemi non ce ne sono. Dieci giorni, per visitarla tutta, sono necessari. La costa meridionale, quella che va da Tamarin a Bel Ombre è in assoluto quella più bella, pulita, ordinata (stanno attualmente posando la fibra proprio da lì) e spiagge come Bel Ombre o La Morne vi rimarranno nel cuore. Evitate come la peste i parchi tematici tipo la Vallee des Coleours (visto ma indecente per il solo fatto che si passeggia venendo dribblati da decine di quads e jeep) o quello di Flic en Flac (il Casela World Park) dove per accontentare i turisti drogano leoni e tigri. Se volete delle esperienze tipo Gardaland va benissimo ma questi sono tutto fuorché parchi naturali. Sono dei grandissimi luna park con qualche palma etichettata. Lasciare una buona mancia è inutile visto che anche tornando successivamente nel tal ristorante verrete sempre accolti da quello strano modo di fare scocciato. Nelle zone meno turistiche dell’isola potreste essere colpiti da qualche sorriso e da una cortesia ma per il resto non aspettatevi oltre. Ah, crema solare a protezione altissima. Obbligatoria. E concludere la cena con uno degli ottimi rum locali. E poi non aspettatevi l’acqua dell’oceano caldissima. Molto più fredda di Maldive e Seychelles. Spesa complessiva, extra inclusi, per due settimane Euro 1200 circa a persona.



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