Matrimonio a Las Vegas e tour della Florida

Una settimana per il nostro matrimonio in città con breve escursione nei dintorni e tour di 10 giorni in Florida
Scritto da: lalaloli
matrimonio a las vegas e tour della florida
Partenza il: 09/04/2015
Ritorno il: 25/04/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 3000 €
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Se anche voi (come noi) quando ricevete una partecipazione di nozze iniziate a sospirare (per usare un termine gentile) al pensiero di vestito/regalo/giornata interminabile, e vi sentite come in trappola, potrete capire i motivi della nostra scelta; sposarci a migliaia di km da tutto e da tutti ci è sembrato il miglior regalo ad amici e parenti, sottrarli all’obbligo delle convenzioni sociali senza tenerli ostaggio un giorno intero ci è parso un gran favore, con buona pace di chi non ha capito, nel qual caso il problema è tutto suo … Sognavamo l’ambientazione kitch da telefilm americano che solo Las Vegas può dare, da quando nel 2008 abbiamo fatto il nostro primo viaggio negli States, passando appunto per Las Vegas, e ci siamo invaghiti di questo mondo assolutamente pacchiano e straordinariamente folle.

Dopo lunga e meticolosa preparazione e pianificazione, che comprende ore di letture di racconti degli altri Turisti per Caso e di consigli delle preziosissime Guide per Caso (una per tutte Didiadry!), arriva il giorno della partenza, il 9 aprile 2015. Nei mesi precedenti avevo monitorato l’andamento del cambio euro/dollaro, e quando ha cominciato a prendere una brutta piega (che lo ha portato quasi alla parità proprio mentre eravamo via, accidenti!) ho prenotato e pagato tutto quello che ho potuto (voli, ingressi, cerimonia, auto a noleggio…), e così ho risparmiato una cifra considerevole. Per non spendere inutilmente abbiamo dormito sempre nei motel, che sono puliti e a buon mercato, sia in Arizona, Nevada, Utha che in Florida, e offrono quasi sempre la colazione. Abbiamo mangiato raramente nei ristoranti, preferendo fast food (che nei menu hanno anche insalate e bistecche, non solo panini) e locali texani, dai prezzi ottimi e dalle porzioni abbondanti, così pagavamo per 2 e mangiavamo in 3. Per il resto vigono le solite regole di chi preferisce allungare un viaggio o farlo più lontano piuttosto che concedersi troppi lussi: sfruttare tutto ciò che è gratis e informarsi bene per trovare le soluzioni migliori.

Il nostro volo parte da Bologna alle 7:00 del mattino, e dopo aver fatto scalo a Parigi e Salt Lake City atterriamo a Las Vegas alle 15:40 locali (23:40 in Italia). Siamo io, Lara, mio quasi marito Loris, nostra figlia di 6 anni Melissa e i nostri testimoni di nozze, cioè mio fratello Mauro e la sua fidanzata Ilaria e la sorella di Loris, Alba, con suo marito Angelo. Sette persone. Grazie alla inaspettata resistenza di mia figlia, che sembra eccitatissima e non da segni di stanchezza, non ci fermiamo troppo al motel, e dopo una doccia veloce ci buttiamo subito sulla Strip, la via degli hotel/casinò più famosi; ceniamo poi a un diner non lontano dal motel e crolliamo inesorabilmente sotto il peso delle tante ore di viaggio e di fuso orario.

Il giorno dopo è venerdì, e il primo impegno della giornata consiste nel ritiro della licenza matrimoniale, prenotata on line settimane prima per evitare attese allo sportello, al Marriage Boureau, Las Vegas Downtown. Così, dopo una colazione in Freemont Street a base di waffles e pancakes, e sbrigate le formalità burocratiche per la licenza, abbiamo tutta la giornata per visitare la città. Nonostante l’auto a noleggio, decidiamo di percorrere la Strip a piedi (ne pagheranno le conseguenze i nostri piedi dopo qualche ora …) e visitiamo ogni hotel/casinò da nord a sud, fino al famoso cartello che da il benvenuto alla favolosa Las Vegas. Torniamo al motel a notte fonda, dopo aver goduto delle luci spettacolari della città, rimpiangendo di avere i piedi, completamente distrutti.

L’indomani è il giorno del nostro matrimonio. Sarà l’atmosfera leggera, o il fatto di trovarmi così lontana da casa, ma non mi sento troppo agitata, e la cosa mi piace molto. Ci prepariamo e aspettiamo la limousine prenotata insieme alla cerimonia, che alle 9:30 ci passa a prendere al motel e ci accompagna tutti alla cappella che abbiamo scelto, la pittoresca Special Memory. Un inizio davvero divertente. Alle 10:00, dopo una cerimonia di ben 4 minuti, siamo finalmente marito e moglie!! Durante la cerimonia l’emozione si è fatta sentire, anche dal nostro entourage, ma è stato tutto perfetto, proprio come abbiamo desiderato. Facciamo qualche foto dentro e fuori la cappella, sistemiamo le questioni legali, e ci facciamo scarrozzare in limousine per le vie di Las Vegas mentre brindiamo alla nostra salute. Il pranzo di nozze si tiene al ristorante sulla piattaforma girevole dello Stratosphere, che non a caso si chiama “Top of the World”, a oltre 300 metri di altezza, da cui si gode il miglior panorama sulla città. Una scelta davvero felice, ci siamo divertiti come pazzi! Trascorriamo il pomeriggio tra lo Speedway (i motori sono la passione di mio marito) e gli hotel della Strip. Per la serata ci spostiamo a Downtown Las Vegas, per la splendida Freemont Street e gli hotel/casinò storici, i più vecchi e piccoli ma comunque pieni di fascino.

I due giorni successivi li trascorriamo fuori città, per un loop di 1000 miglia verso i due parchi più belli della zona, il Grand Canyon e la Monument Valley. Non avendo tanto tempo a disposizione la scelta è ricaduta su questi 2 parchi, ben consapevoli che la zona offre tantissimo altro. Domenica mattina, infatti, partiamo verso sud, direzione Grand Canyon, che raggiungiamo nel pomeriggio dopo un piacevolissimo girovagare lungo le strade dell’Arizona, attraverso paesaggi visti al cinema, e dopo l’immancabile sosta all’Huckberry General Store, sulla vecchia Route 66, un disordinato ma imperdibile mucchio di memorabilia sull’America degli anni ‘50/’60, molto turistico ma assolutamente adorabile, legato alla Mother Road. Giusto il tempo di un caffè, qualche souvenir e qualche foto, e ci rimettiamo in marcia. Il Grand Canyon, definito da mia figlia “il buco colorato” (che sintesi assolutamente perfetta …) ci lascia senza fiato, e dopo milioni di foto e miliardi di “wow” ripartiamo attraverso cittadine sonnolenti, e quando ormai fa buio da un po’ raggiungiamo il b&b prenotato on line proprio ai bordi della Monument Valley. Il primo approccio ci stordisce un tantino, il b&b è al limite di una strada sterrata, non illuminata, polverosa, ed è gestito da una signora navajo che ci apre in pigiama scocciata perché era già andata a dormire, ma il mattino seguente si rivela ai nostri occhi il motivo per cui l’abbiamo scelto: il sole che sorge dietro i Mesa e che li infiamma poco alla volta fa dell’alba alla Monument Valley uno degli spettacoli più emozionanti che la natura possa offrire. Rimaniamo a bocca aperta in silenzio a contemplare l’orizzonte ancora un po’, fino a quando la signora non ci avverte che la colazione è pronta. Consumata la colazione lasciamo il b&b per un tour in auto della Monument Valley, e dopo un altro milione di foto prendiamo verso nord, direzione Antelop Canyon, appena prima di Page, uno strettissimo e suggestivo canyon dai colori strepitosi. Dopo pranzo visitiamo l’immenso Horseshoe, un’ansa del fiume Colorado che forma appunto un enorme ferro di cavallo. Uno spettacolo imperdibile. Ripartiamo costeggiando il North Rim del Grand Canyon, direzione ovest, per tornare in nottata a Las Vegas.

Martedì è il giorno in cui ci separiamo dai nostri testimoni: mentre infatti loro 4 prendono un volo per l’Italia, noi 3 ne prendiamo uno per Miami, con scalo ad Atlanta. Un salto di diversi chilometri e di diversi gradi: mentre infatti a Las Vegas abbiamo lasciato un clima desertico, con giornate caratterizzate da caldo secco e piacevole e notti fresche, a Miami ci accoglie un caldo intenso, afoso e costante, a cui fatichiamo ad abituarci per diverse ore. La prima notte dormiamo a fatica, nonostante il condizionatore. I primi due giorni a Miami trascorrono tra le spiagge bianchissime e i pittoreschi locali di Ocean Drive, per un relax completo. Alla volta del terzo giorno in Florida siamo già insofferenti, dobbiamo muoverci, non amiamo le vacanze stanziali, nemmeno con un mare da favola… prendiamo la mitica US1, che percorre tutta la costa est dal Canada a Key West, direzione appunto Key West, al miglio zero. Sogniamo di andare a Key West da quando abbiamo memoria, perché nel nostro immaginario rappresenta l’estremo avamposto, la fine e inizio di tutto, la Conch Repubblic che tutto significa e tutto rappresenta. E finalmente ci siamo. Dopo un lungo susseguirsi di adorabili isole e isolette, che come perle si lasciano attraversare dalla Overseas Hwy (il nome che prende la US1 una volta lasciata la terraferma) in un numero interminabile di ponti, arriviamo finalmente a Key West, con le sue casette color pastello in stile coloniale, con la sua atmosfera rilassata e la sua bellezza ammaliante. Facciamo le foto di rito ai simboli dell’isola, come il Southernmost Point, il punto più a sud degli USA, a 90 miglia da Cuba, Duvall Street e Mallory Square, ci lasciamo rapire dalla dolcezza dell’isola, e ci rilassiamo qualche ora al caldo sole dei Caraibi.

Ma ben presto è ora di riprendere il nostro viaggio, così la mattina successiva risaliamo verso nord, imbocchiamo il Tamiami Trail all’altezza di Miami e ci addentriamo nelle Everglades. Ci fermiamo lungo la strada per un tour in Air Boat e per avvistare gli alligatori, e in serata arriviamo a Naples, graziosa cittadina sul Golfo del Messico. I due giorni successivi li trascorriamo sulle bianchissime spiagge del Golfo, in particol modo Naples, Venice Beach, Siesta Key e Clearwater, che amiamo alla follia per i loro colori mozzafiato. A Sarasota scopriamo l’enorme statua “Unconditional Sourrender”, proprio sul molo cittadino, che riproduce la famosa foto del bacio tra il marinaio e l’infermiera.

Dopo il meritato relax caraibico ci gettiamo nel mondo dei parchi Disney. Facciamo base in un motel a Kissimee, posizione davvero strategica, e per la gioia di nostra figlia Melissa trascorriamo un giorno a Hollywood Studios e uno a Magic Kingdom. Ci facciamo rapire dalla magia dei parchi, dalle emozioni che ci riportano indietro nel tempo a quando eravamo bambini anche noi, dall’atmosfera sognante, dalla gentilezza dei figuranti, ci divertiamo tutti e tre , davvero, non contiamo più i sorrisi di Melissa, e con il cuore gonfio e il portafoglio vuoto, dopo aver accontentato Melissa è il turno di suo padre, e ci dirigiamo allo Speedway di Daytona, il tempio della Nascar. Percorriamo l’ovale, visitiamo la Hall of Fame, e carichi di adrenalina decidiamo di farci un giro sulla spiaggia di Daytona Beach: strana esperienza, con i bagnanti che non si curano delle auto che li sfiorano, su una larga spiaggia molto compatta, e l’oceano a pochi centimetri. Inusuale.

Grazie ad Adriana, la Gpc della Florida, scopriamo il bellissimo e dimenticato dai più Ponce Inlet Lighthouse, il faro più alto della Florida, per un panorama indimenticabile sull’oceano.

Ormai il viaggio sta per giungere al termine. Passiamo la notte a Palm Beach, poco a nord di Miami, e l’ultima mattina americana la trascorriamo davanti all’oceano, appesantiti dall’ultima memorabile colazione a base di waffles, pancakes e crepes, e con gli occhi e il cuore colmi delle immagini di questo splendido viaggio che ci ha davvero cambiati, e che ci vede tornare come marito e moglie. Il lavoro ci aspetta, la vita di tutti i giorni deve riprendere … fino al prossimo viaggio.

Quasi come a voler sottolineare la malinconia del rientro, mentre attendiamo il nostro volo comincia a piovere. A Miami è iniziata la stagione umida. Appena in tempo.

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