Marrakesh, Essaouira e il deserto africano
Poco più di 3h e mezzo di volo ed arriviamo a Marrakech di prima mattina, ma il sole già alto scalda i nostri maglioncini. Dopo l’interminabile serpentina per il controllo dei passaporti, preleviamo il bagaglio da stiva che stava girando sul nastro già da un po’, cambiamo qualche euro e cerchiamo all’uscita il cartellino con i nostri nomi.
L’agenzia che abbiamo scelto grazie al passaparola con amici per fare il tour nel deserto tra qualche giorno è stata così gentile da venirci a prendere in aeroporto, portarci nel loro ufficio per sbrigare alcune formalità del tour e infine condurci al riad che abbiamo prenotato su booking.com.
Ok, ora c’è da divertirsi: mettete subito in conto che, se le prime due o tre volte riuscirete a raggiungere il vostro albergo o la piazza principale sarà stata solo questione di fortuna. Scaricate sul vostro cellulare una mappa tramite GPS in modalità off-line e seguite anche le indicazioni che vidarà il vostro riad, ma considerate di perdervi di continuo, come di continuo sarete “importunati“ da ragazzetti che vi diranno (non senza compenso di qualche spicciolo) come raggiungere la piazza o il vostro albergo\riad. Come avrete capito la medina è un dedalo di viuzze e vicolini lastricati e bui in cui affacciano l’uno di fianco all’altro milioni di negozietti e botteghe di artigiani di ciabattine, fruttivendoli, macellai con le carni appese fuori e in questi vicoli passeggiano, sfrecciano per meglio dire, motorini, persone a piedi, biciclette, gatti, asini, carretti, a cui dovrete prestare attenzione per non essere investiti in un continuo sottofondo di urla, clacson, fumi di barbeque, odore di cibi cotti, di spezie, di conciatura delle pelli, di pollame, di pesce… provate a rileggere quest’ultimo paragrafo con un po’ più di velocità e tutto d’un fiato e forse vi darà l’impressione del caos che vi aspetta. Ah, ovviamente fuori dalla medina è la stessa cosa, in più ci sono le auto, soprattutto il sabato e la domenica… il delirio, sul serio!
Torniamo a noi, ci sistemiamo in Riad Bab Lakmiss nella parte nord della medina, e veniamo accolti come loro sanno fare con dell’ottimo tè bollente alla menta e due chiacchiere per sciogliere il ghiaccio. Ci dirigiamo subito alla piazza Djemaa el-Fna, siamo affamati e già abbastanza provati dal viaggio, non abbiamo alcuna voglia di perdere molto tempo a decidere dove pranzare e nella casualità, ci becchiamo forse il pasto peggiore di questa vacanza. Dopo un mediocre cous cous e tagine berbere con carne di dubbia natura scendiamo in piazza che è sorella del Souk in quanto a caos. Di giorno brulica di donne col velo pronte a disegnarti mani e piedi con l’hennè (qualcuna sembrava anche molto brava ma personalmente ho avuto una brutta esperienza 10 anni fa in Tunisia anche se mi sarebbe piaciuto tantissimo), incantatori di serpenti, ammaestratori con scimmiette al seguito, bancarelle, artisti di strada. La piazza di per sé non ha nulla di speciale, ma è questo via via di persone che la rende unica la mondo. Di sera poi vengono montati un centinaio di stand gastronomici e gli artisti si moltiplicano.
Visitiamo la Medersa di Ali ben Youssef, la scuola coranica più grande di tutta l’Africa settentrionale, il Musée de Marrakech (60 Dh biglietto combinato con la precedente), il Dar Bellarj, un centro artistico ad ingresso libero dedicato alle arti femminili e alla donna in generale.
Ci spostiamo più ad est ed entriamo nella Maison de la Photographie (40Dh) e non manchiamo di salire sulla terrazza panoramica con una vista a 360° sulle case e i minareti della città con le cime innevate dell’Atlante sullo sfondo… una vista assolutamente surreale. Acquistiamo le riproduzioni delle foto che più ci hanno colpito e dopo un breve riposo nel nostro vicino riad ceniamo da Kui-Zin. Lo spettacolo al tramonto dalla terrazza con musica berbera dal vivo non delude le nostre aspettative, come la cucina. Davvero buona. Non è molto distante dal nostro riad e quindi lo raggiungiamo facilmente al rientro dopo la cena. Fate attenzione però che alle 22:00 alcune porte nei vicoli della medina vengono chiuse e non fidatevi di chi vi dice che lo siano già prima di quell’ora perchè lo farà a pro suo per farvi fare con lui un’altra strada e spillare anche 100Dh ai più broccoloni. Comunque non preoccupatevi, nella mappa del vostro riad sono segnalate.
La domenica di buonora ci dirigiamo verso sud, al Palais el-Badi (20Dh minbar compreso), letteralmente l’incomparabile, una rovina stupenda dove hanno fatto il nido decine di cicogne. Si dice che il giullare di corte con una battuta previde l’imminente futuro di un palazzo che deve essere stato all’altezza del nome. Le vasche d’acqua chiara circondate da giardini di olenadri e aranci sono il paradiso per questi uccelli maestosi che ne hanno fatto la loro dimora. La giornata è così tersa che il cielo si riflette sull’acqua in uno spettacolo suggestivo. Visitiamo anche il Palais de la Bahia (10Dh), un bellissimo palazzo dai soffitti dipinti, le pareti intarsiate ed una bellissima corte piastrellata. Pranziamo al Kasbah Cafè di fronte all’ingresso delle tombe dei Saaditi con delle ottime brochettes di carne (spiedini), hummus e verdure sulla terrazza da cui si gode un’ottima vista sulla moschea. Il clima, di solito, in questo periodo dell’anno a Marrakech non è dei migliori, spesso è nuvoloso con pioggia e temperature ancora non troppo miti. Beh, che dire, abbiamo beccato la settimana di assaggio d’estate con un cielo azzurro ed un sole che ci ha ricordato di essere in africa: scottati, inevitabilmente! Visitiamo le tombe dei Saaditi, purtroppo con una buona parte in restauro e chiusa ai visitatori, e successivamente veniamo rapiti dai profumi del mercato del quartiere a mattorni crudi della Mellah. In paesi come questo gli schicchinosi hanno vita breve: entriamo, anzi veniamo trascinati, dentro un negozietto di spezie da una persona che parlava l’italiano piuttosto correttamente e ci illustra una decine di preprati e il loro utilizzo e delle tavolette profumate; mentre siamo inebriati dal sensualissimo profumo dell’ambra fa cenno al proprietaro del negozio di servirci un tè e tornassi indietro non avrei mai voluto vedere quel piccolo gesto, per loro naturale, di gettare via la rimanenza nel bicchiere, riempirlo di nuovo e porgercelo. Per non offendere nessuno ho buttato giù lentamente il tè bollente sperando che ad appoggiare le labbra prima di me fosse stato almeno un bel giovane forte e sano! Ceniamo al Cafè Clock incuriositi dall’hamburger di carne di cammello citato nella guida, una carne a tendenza dolce, molto magra, ma non troppo asciutta. Senza infamia né lode.
Il lunedì mattina lasciamo il riad e tramite un autobus della Sopraturs (70Dh) ci trasferiamo ad Essaouira, la cosiddetta città del vento che affaccia sull’oceano atlantico.
Se a Marrakech i colori predominanti erano l’ocra e il rosso, qui prevale il bianco e il blu e l’odore di salsedine portato dal vento si sente in tutti gli angoli. Pranziamo a El Minzha con 3 portate a menù fisso per 120Dh e raggiungiamo il Riad Bad Essauira. Munitevi di giacca a vento, vi servirà, perchè il vento soffia forte ed è bello fresco. Visitiamo il bastione di evidente impronta portoghese (10Dh) da cui si vedono anche delle rovine sulla sabbia raggiungibili solo con la bassa marea. Nella parte francese, il porto vero e proprio, sono ormeggiati i numerosi pescherecci che riforniscono l’asta del pesce ogni giorno e barconi di legno in costruzione. Per qualche spicciolo mi hanno fatto entrare nel cantiere per fare delle belle foto a quegli scheletri di legno e fare due chiacchiere con un operaio e scoprire che quei bestioni vengono costruiti dalle sapienti mani di 9 persone in appena un anno. Lasciamo il porto alle spalle e ci facciamo una passeggiata lungo la spiaggia sabbiosa. Ritorniamo al paese e ci godiamo il tramonto sull’acqua dal lungomare a destra del bastione e cicliegina sulla torta ceniamo nel miglior ristorante di questo viaggio, al One Up, sia per qualità del cibo (ottimo foie gras e burgher di salmone), sia per la location suggestiva e romantica con una enorme parete tappezzata di specchi e candele.
Al mattino seguente con tutta calma girelliamo tra le bancarelle nei vicoli della medina per qualche acquisto e dopo tre tentativi falliti di ristoranti chiusia pranzo capitiamo per caso in un bistrot tanto piccolo quanto carino e ad una cifra ridicola mangiamo del buon pesce e un delizioso piatto di benvenuto con insalate fresche e due short di frullati di frutta e verdura molto buoni (100Dh in 2).
Nel pomeriggio riprendiamo l’autobus per Marrakech ed arriviamo al Riad Dar Saba per l’ora di cena.
Il giorno seguente visitiamo i Giardini Majorelle (50Dh), donati da Yves Saint-Laurent con la sua villa e il Cyber Park. Continuiamo in direzione nord-ovest nel quartiere più turistico e occidentalizzato ed approdiamo a Chez Mado, il secondo ristorante nella nostra classifica personale dove pranziamo con ottime ostriche gratinate e del pesce san pietro da leccarsi i baffi.
Nel pomeriggio rientriamo nella Medina e visitiamo il Dar Si Said, un tempo la dimora del fratello del gran visir, oggi ospita un museo dove è possibile ammirare quello che rimane di una graziosa ruota panoramica per bambini.
Passeggiamo ancora un po’ nel souk, ceniamo al Pepe Nero, un buon ristorante italiano in una splendida location, in una traversa dietro la piazza Djemaa el-Fnama e poi a letto presto che l’indomani di buon ora si parte verso il deserto.
Il giovedì mattino alle 7:00 un pulmino da 15 posti ci preleva nel posto stabilito e raccolti gli altri passeggeri partiamo verso Oursazate. Il tour comprende 3 notti e 3 giorni fino a Merzouga e ritorno per un totale di oltre 1000km con varie tappe lungo il tragitto. Ci dirigiamo verso i monti del massiccio dell’Atlante e dopo essere saliti in cima, aver trovato la neve, e fatto una pausa ristoro facciamo la prima tappa alla Kasbah of Aït Benhaddou (3 euro extra per la guida) scenario di numerosi film come il gladiatore e indiana Jones di cui ne vanno veramente fieri. Non c’è che dire, la città sembra uno di quei castelli di sabbia che facevamo da piccoli con il secchiello a forma quadrata, ma non è molto distante dalla realtà visto che le case sono costruite con mattoni di fango e paglia. La parte più divertente è stata attraversare il fiume in equilibrio sui sacchi di sabbia. Pranzo veloce (non compreso) e poi via, il viaggio è lungo e la strada assai tortuosa. Ci fermiamo a Oursazate per qualche foto e poi ripartiamo per una cena tipica marocchina e pernottamento in un albergo tipico di queste zone, ovvero in paglia e fango nella Dades Valley. Colazione in albergo e subito si riparte verso la Valle delle rose, paesini con passaggi tra i campi dove le donne raccolgono l’alfaalfa, un’erba dal cui fiore ricavano il colore verde per tingere la lana. Successivamente veniamo condotti in una casa tipica e, tolte le scarpe, un uomo ci spiega come vengono prodotti i tappeti, i colori ed i vari materiali mentre tutti assieme sorseggiamo del tè.
Visitiamo anche le Todra Gorges, le gole di Todra, un canyon nella roccia scavato da un fiume alimentato da un piccolo ghiacciaio le cui pareti raggiungono un’altezza di 160 metri ed una distanza minima di 10. Uno spettacolo impressionante e affascinante. Una lunga sosta ci permette di fare delle bellissime foto e pranzare con l’accompagnatore. Ripartiamo ed arriviamo a Merzouga dove una fila di cammelli ci attende per addentrarci nel deserto sulle loro gobbe. Lasciamo le valige nel pulmino, giusto un cambio e dell’acqua per la traversata al tramonto dopo che un gentilissimo accompagnatore ci sistema le sciarpe intorno alla testa e non manca di offrire cammelli per scambiarmi. Purtroppo il cielo aveva iniziato a coprirsi ed il tramonto non è stato così suggestivo. Dopo un’oretta di cammino arriviamo all’accampamento e mangiamo tutti insieme una buona tajine berbere di pollo e verdure, un modo per scambiare due parole in inglese con gli altri viaggiatori. Dormiamo nelle tende, la luna è quasi piena e illumina la sabbia e i cammelli che riposano come noi. Alle 4 più o meno veniamo svegliati per riprendere il cammino al contrario sempre sul cammello e ci godiamo una delle albe più belle della mia vita. Rientriamo a Merzouga dove ci accoglie una frugale colazione e un lungo viaggio di ritorno a Marrakech. Sebbene distruttivo e stancante, sebbene non si capisse chi fosse il vero cammello tra me e il cammello stesso, ne vale davvero la pena; lo rifarei altre cento volte. Arriviamo alle 20 a Marrakech e di corsa raggiungiamo il Riad Jomana in Dar El Bacha. Ceniamo con una buonissima pastilla di pollo e cannella, tajine di pesce e un assaggio di pasticceria marocchina al ristorante Libzar.
L’ultimo giorno a Marrakech ce lo lasciamo per visitare il museo Tiskiwin, per fare un giro per gli ultimi acquisti ed abbandonarci ad un massaggio nell’Hammam de la Rose in Dar El Bacha. Beh ho subìto massaggi migliori e la ragazza poteva essere anche meno frettolosa, ma era un giorno festivo ed affollato di turisti; probabilmente uno dei giorni peggiori per un centro del genere. Ceniamo splendidamente al “un dejeuner a Marrakech” e lasciamo questa città così pittoresca l.
Marrakech è il tutto, il troppo, senza sconti e così è se vi piace… e a noi è piaciuta proprio tanto.