Marrakech reloaded 2.0

Piazza Djemaa El Fna è uno dei più grandi spettacoli all'aperto che il mondo possa offrire e che l'Africa offre. Nessuno dovrebbe privarsi di vederla almeno una volta nella sua vita
Scritto da: LadyDar
marrakech reloaded 2.0
Partenza il: 26/05/2012
Ritorno il: 29/05/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Marrakech ci ha talmente affascinato che a distanza di tre mesi decidiamo di tornarci. Maggio sembra essere uno dei mesi migliori per visitarla e mentre in Italia lasciamo tempo incerto e temperature ancora basse per la stagione, la città marocchina ci accoglie con sole e caldo. Come poteva essere altrimenti?

SIAMO TORNATI MARRAKECH

Partiamo da Pisa con volo low cost della Ryanair, la partenza è il pomeriggio e arriviamo alle 20.15, con un ritardo di circa 45 minuti. Per fortuna il nostro riad controlla gli orari dei voli e all’aeroporto troviamo la nostra navetta ad attenderci. Questa volta abbiamo scelto la zona nei dintorni di Ville Nouvelle, il riad è il Alwachma, la spesa è di 150 euro totali per le tre notti. Beviamo il nostro tè marocchino accompagnato dai tipici pasticcini al miele, la camera è al piano terra, non è grandissima e purtroppo la finestra dà sulla zona accoglienza per cui è impossibile tenerla aperta, ma tutto è molto pulito, ordinato e nell’aria si respira un ottimo profumo. Lasciamo i bagagli in stanza e siamo pronti per entrare di nuovo in uno dei luoghi più affascinanti di tutto il mondo, la Djmaa El-Fna. Per la prima cena marocchina scegliamo il Chez Chegrouni situato sulla piazza, ma non invaso dal fumo delle bancarelle ed ha un piacevole atrio esterno. Ottimo il cous cous, buone anche le boulette kefta, le classiche polpettine di carne speziate, evitate invece la pastilla di piccione troppo asciutta e con il ripieno inesistente, costo 120 dh in due. Più tardi mio marito integra la cena con la zuppa harira ad una bancarella frequentata da soli residenti, il costo è di 3 dh. E’ già notte e giriamo nei dintorni senza allontanarci troppo dalla piazza. E’ veramente un tripudio di colori, odori, suoni, volti, se possibile mi sembra ancora tutto più bello. Buonanotte mondo.

ARTE, GATTI, PALAZZI

La sveglia non suona prestissimo il letto era comodo e siamo riposati. La colazione è compresa nel prezzo ed è servita dalle ore 8.00 in poi e si fa sul terrazzo del riad con un bel sole che annuncia che siamo in Africa. La prima meta è il museo di Marrakech dove acquistiamo un biglietto cumulativo al costo di 60 dh a persona e comprende anche la visita alla Medersa di Ali Ben Youssef. Conveniente anche se doveva esserci compresa anche la casa degli Almoravidi, ma al momento della nostra visita era in restauro fino a data da destinarsi. Bello l’impatto con i colori e le decorazioni dell’enorme atrio del museo, protagonista è un lampadario enorme, di ferro minuziosamente intarsiato, interessante le stanze dove veniva praticato l’hamman. Non moltissimi oggetti esposti e anche i quadri di arte contemporanea si riduco ad un paio di stanze. Si visita velocemente. Uscendo dal museo e proseguendo alla nostra destra, dopo pochi passi si trova la Medersa di Ali Ben Youssef ex scuola coranica chiusa nel 1962, ma ancora ritenuta una delle più belle e grandi, che da sola vale il biglietto acquistato. Al piano terra è visitabile l’enorme atrio circondato da loggiati, stanze ricche di mosaici colorati e legni intarsiati in tutte le volte. Ai piani superiori le anguste stanze degli studenti. Usciti dalla Medersa riprendiamo la strada in direzione del Museo e lo superiamo entrando nei vicoli stretti e subito familiari dei Souq, ci dirigiamo verso la piazza alla scoperta di una pasticceria. Durante il tragitto i negozianti invitano ad osservare la propria merce esposta, qualcuno si offre di accompagnarti nella zona dei lavoratori di lana. Scambiamo due chiacchiere in maniera gentile e salutiamo. Non sono insistenti, basta rispondere un no grazie in maniera cortese e loro faranno altrettanto. La pasticceria si trova in un vicolo vicino alla piazza, si chiama Pâtisserie – Boissons Al Jawda ed è assolutamente da provare. Lo spazio è piccolo è pieno di gente, alcuni tavolini permettono di sedersi. Nessun turista nei paraggi, solo residenti. Noi optiamo per un succo di dattero e uno di papaia, accompagnati da un bellissimo e buonissimo dolcetto dalla forma simile ad un cupcake, fatto di mandorle tritate meringate e sfoglia. Delizioso. Torneremo sicuramente.

Ben rifocillati superiamo la Djemaa El-Fna e prendiamo la direzione sud verso Zuiton/Casbah. Prendiamo appuntamento per l’hammam a Les Bains de Marrakech già provato durante la nostra prima visita e continuiamo alla ricerca di luoghi da visitare. Nei pressi della Moschea della Casbah attirano la nostra attenzione le tombe dei Saaditi, per visitarle bastano 10 dh a testa. Questo enorme e ricco mausoleo fu voluto dal sultano Ahmed el-Mansour el-Dahbi e ne fece la sua eterna dimora insieme a quella di mogli, parenti, fedeli consiglieri e servi. Anche la madre del sultano ha il suo posto e si dice sia sorvegliato dai gatti selvatici; sarà per questo che Marrakech è piena di felini randagi? La temperatura è aumentata il vento si è placato e inizia a fare decisamente caldo. La nostra meta adesso è il Palazzo della Bahjia, che significa bella, l’enorme harem, formato da 150 camere, fu la dimora di alcuni gran visir. Utilizzato per molti scopi il più curioso era quello di ospitare mogli, concubine e figli, tenendo nascosta l’esistenza le une alle altre. La parte aperta al pubblico fa solo immaginare l’incredibile intreccio di corti e stanze. L’ingresso sono sempre 10 dh e merita la visita. Ritorniamo verso il nostro alloggio, la strada è abbastanza lunga e per la via ci fermiamo a fare i nostri acquisti. Tajina marocchina per cottura e tajine berbere decorative. La differenza è il cono sopra, a punta per le prime, di forma rotonda per le seconde. Prendo anche un chilo di cous cous. E’ possibile contrattare sempre, per gli oggetti spesso si riesce ad avere il metà prezzo, mentre per gli articoli alimentari sono talmente bassi che paghiamo senza storie. Dalle esperienze precedenti abbiamo imparato che durante i viaggi, soprattutto quelli itineranti, quando piace qualcosa da portare a casa va acquistata, difficilmente la troverai altrove i giorni successivi.

Al riad ci facciamo una bella doccia rinfrescante, approfittiamo per un po’ di relax, visto che fuori sono le ore più calde della giornata. Quando ripartiamo sono le 17 passate e spira di nuovo un piacevole vento. A due passi dal nostro alloggio c’è il Cyber Park dove, contornato da un bellissimo e rigoglioso giardino con specchi di acqua e fontane, ci sono dei totem muniti di monitor touch screen che ti permettono di connetterti ad internet. Per ognuno notiamo una consistenze fila di attesa sulle panche di pietra levigata. L’idea è molto moderna, giovane e intelligente, gestita in maniera molto educata e diligente dall’utilizzatore. Uscendo dal parco, proseguendo lungo la ave Med V, la meta sono i giardini della Moschea di Koutoubia, la più grande e antica della città, che sorgono circondando il minareto. Sono accessibili gratuitamente, ma solo una parte, quella che conduce alla zona di preghiera è consentita solo ai musulmani. Molti gruppi di giovani sono riuniti a conversare sotto questo simbolo. Da qua alla piazza ci sono altri 10 minuti di strada ed è il punto di partenza per iniziare a girare nei vicoletti cercando un buon posto dove fare cena, ma dopo averne trovati due pieni e stanchi della giornata, di ritorno verso la piazza optiamo per un classico tajinaro, La Bahjia, su rue Riad Zuiton el Kedim. E’ spartano sia il posto che il servizio, porzioni abbondanti, ma mediocre di qualità, per una spesa di 75 dh in due ci possiamo stare. Prima di rientrare al Alwachma, facciamo un giro dei souq in notturna, durante il quale acquistiamo altre tajine colorate da un carretto trainato dall’asino, c’era una svendita tipo 3×2 e non ho saputo resistere. La buonanotte di stasera ha le gambe stanche.

SPEZIE, GENTE, COLORI

La seconda mattina, sempre a piedi, ci dirigiamo verso i famosi Giardini Majorelle. Usciamo dalle mura attraverso una piccola porta secondaria e costeggiando la bellissima fortificazione esterna arriviamo a Bab Doukkala, che ci appare anche più grande di Bab Agnaou. Notiamo che ci sono molti residenti che offrono la propria mano d’opera, imbianchini, muratori, decoratori in genere e devono essere davvero bravi visto lo stile e i colori impeccabili che si ritrovano sui palazzi di tutta la città. Di fronte alla porta anche la stazione ferroviaria principale. Proseguiamo per la via e dopo altri 20 minuti abbondanti arriviamo in zona Majorelle. La via che porta ai giardini è la rue Yves Sait Laurent, il famoso stilista che insieme al collega e socio Pierre Bergè nel 1964 donò alla città di Marrakech la casa, oggi museo berbero, e i giardini ristrutturati una volta proprietà del pittore Jaques Majorelle. L’ingresso costa 50 dh a testa, a cui si possono aggiungere altri 25 dh per visitare anche il museo. Noi optiamo per l’entrata singola.

I giardini Majorelle sono sicuramente uno dei luoghi più turistici della città, ma una visita la meritano. Un tripudio di colori creati da un sapiente artista con i pigmenti naturali di questa terra. Azzurro, giallo, arancio, brillanti spiccano in mezzo al verde. Bellissima la parte dedicata alle piante cactacee, se ne ammirano di enormi, provenienti da tutto il mondo facilitate da un clima assai favorevole. Il tutto è arricchito da canali e stagni di acqua che attirano diversi tipi di uccelli. E’ anche un luogo fresco per ripararsi dalle temperature marocchine, anche se nel mese di maggio sono ancora molto piacevoli, ma consigliamo lo stesso la visita in apertura alle ore 8, quando la luce del sole ancora morbida attraversa le fronde della piante e regala un romantico spettacolo.

Usciti dai giardini ci imbattiamo in una bella libreria e facciamo acquisti, ritornando in direzione Medina lasciamo il peso della cultura nel nostro alloggio e proseguiamo alla ricerca del nostro pranzo da sultano. Decidiamo di andare in un ristorante selezionato prima di partire e al nostro arrivo vediamo che espone anche una bella targhetta con “The best restaurant of Marocco”, si chiama Le Tanjia, si trova sempre in zona Zuiton/Casbah, nella strada di Derb Jedid. Ci fanno accomodare sulla terrazza, poca gente, ma siamo noi in ritardo per il pranzo, la struttura è il classico riad marocchino, con arredi d’epoca ben curati, il livello si presenta alto considerando che siamo sempre in Marocco, per cui non dobbiamo far caso al piatto scheggiato su un lato o al tovagliolo messo in maniera casuale. Le pietanze sono ottime, la cucina è di spessore, iniziando da una pastilla di piccione fatta a regola d’arte, colma di ripieno umido e saporito, un piatto marocchino particolare che consiglio di provare, ma solo in ristoranti di ottimo livello come questo. Come piatto unico scegliamo due tajine una classica di pollo e l’altra di boullete kefta con uovo, pomodoro e spezie, che forse per i nostri palati erano troppe. Concludiamo con un dolce sapore la bastilla all’aroma di fiori di arancio, sublime. Devo però far notare un comportamento poco corretto del servizio che ci richiede esplicitamente una cospicua mancia facendo notare che la dividono in parecchie persone, ma considerando che i prezzi sono già molto alti per la zona ci sembrava sufficiente un extra del 15% del totale. Direi che con questo si sono giocati una nostra seconda visita, a voi la decisione di provare le primizie culinarie di un vero ristorante marocchino, anche se non considerato il migliore dalle guide, per noi lo è stato alla luce delle diverse esperienze in città.

Con il sole a picco visitiamo il vicino museo Dar Si Said, 10 dh sono una cifra irrisoria considerando che all’interno c’è un piacevole fresco ristoratore e quello che ci apprestiamo a vedere è uno dei più bei luoghi storici di tutto il paese. Altro non è che un’altra delle dimore del gran visir dove possiamo ammirare in perfetto stato l’enorme quantità di materiale: gioielli e vestigia provenienti da tutte le zone del Marocco e persino la camera matrimoniale del visir, una scultura di legno intarsiato indescrivibile. La nostra ultima sera a Marrakech non si poteva non concludere con il tramonto sulla piazza da uno dei punti migliori per osservarlo, Le Grand Balcon du Café Glacier. Mi metto seduta armata di reflex e tripod sorseggiando una bibita fresca in attesa che il sole cali e si colori di rosso. La Djemaa El-Fna è già invasa dal fumo delle bancarelle, dai rimbombi dei tamburi, dalle musiche dei flauti degli incantatori di serpenti, dal brusio dei passanti di tutto il mondo. Una musica bellissima e per quando in disaccordo perfettamente intonata. Ma appena si innalza la voce del Muezzin sulla piazza e intorno a noi sulla terrazza cala il più completo silenzio, adesso la musica è la voce melodiosa e ben scandita del richiamo alla preghiera e lo sguardo dei residenti è rivolto verso la Mecca. Il silenzio è spesso più emozionante di qualsiasi nota. Il piacevole vento sulla terrazza ci fa trattenere anche dopo che il sole è calato dietro alle costruzioni di fronte a noi, meno affascinante come posizione rispetto a quella di febbraio quando la stella rossa scende proprio dietro la torre del Minareto della Koutoubia filtrando i suoi raggi fino a quando non sparisce dietro l’orizzonte. Ultimo giro per acquistare le spezie e gli aromi prima di dare la buonanotte alla Djemaa El-Fna.

LA FUGA SI è CONLCUSA

L’ultima mattina è dedicata al relax, abbiamo il nostro appuntamento presso Les Bains de Marrakech, dove questa volta possiamo usufruire anche della meravigliosa piscina esterna. Se è la prima volta che lo fate scegliete l’hammam tradizionale, altrimenti divertitevi con gli altri trattamenti, non vi pentirete di nessuna scelta.

Nel pomeriggio ci aspetta il rientro, salutiamo il gentile staff del riad Alwachma gestito da una giovane coppia francese e ci avviamo per prendiamo il nostro aereo che in poco più di tre ore atterrerà a Pisa. Il nostro è di nuovo un arrivederci a presto, Marrakech.

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In notturna

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Un gatto al cyber park

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Giardini Majorelle

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Gente in piazza



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