Marrakech in un week-end 2

Meravigliosa Marrakech e dintorni "Mordi e fuggi" in un week-end
Scritto da: etrusco60
marrakech in un week-end 2
Partenza il: 02/06/2011
Ritorno il: 05/06/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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A distanza di un anno dal nostro matrimonio il ponte del 2 giugno faceva troppo gola, quindi abbiamo approfittato dell’unica congiunzione astrale di quest’anno e, rovistando sul sito della Ryanair (nostra signora dei voli a basso costo) abbiamo optato per 4 giorni a Marrakech.

Le reazioni di parenti e amici sono state di due tipi, una corrente di pensiero ci diceva: “Marrakech in Marocco? Che ci andate a fare? Non c’è nulla da vedere e sporcizia dappertutto…” l’altra filosofia era: “Marrakech? Le mille e una notte! Mondo di fiaba e magia…beati voi…”

A chi credere? Ovviamente al buon senso e alla nostra radicata voglia di scoprire e conoscere mondi nuovi.

Spulciando sulla “Bibbia” turistipercaso e in giro per il web, abbiamo optato per un Riad (così si chiamano gli alberghi della zona) dentro le mura della Medina (la città vecchia) ma defilato dal labirinto dei suk (i famosissimi vicoli) in modo da essere facilmente ritrovato senza perdersi nei meandri della città….illusi…la dura legge della Medina colpisce tutti indistintamente almeno una volta.

Descriveremo più tardi le peripezie, per ora ci limitiamo a dire che la scelta del Riad “Dar Tuscia”, a ridosso della porta “Bab Yacout”, si è rivelata azzeccatissima.

Partenza da Pisa nel mattino inoltrato e volo tranquillissimo, 3 ore e mezza circa nello standard Ryanair e arrivo all’aeroporto Marrakech/Menara distante circa 15 min. dal cuore della città.

Un Taxi era in nostra attesa come proposto dal riad in fase di prenotazione al costo di 10 euro (cifra spropositata per il posto, ma consigliatissimo per non incorrere subito nell’effetto disorientamento tipico di lì) per la precisione un “petit taxi” che si differenzia dai “grand taxi” che non sono altro che Suv malmessi con 6/8 posti molto convenienti per spostamenti in gruppo.

Cominciamo con la spiegazione fondamentale del servizio taxi: il modo più semplice e diffuso per spostarsi in città è il taxi, ce ne sono a migliaia dappertutto, sono color crema e si và dalla Fiat uno fino al Mercedes 200 tutti rigorosamente fatiscenti, con scarichi fumanti che fanno senz’altro più danni di Fukushima e con tassametro perennemente spento.

Il miglior sistema è chiedere al tassista di portarvi alla meta prescelta chiedendo subito il costo che dovrà essere contrattato, anche se vi sembra un ottimo prezzo, non importa, scendete sempre di almeno 1 euro (11 Dirham al momento che scrivo) semplicemente perché è questa la tradizione!

Dunque la nostra Mercedes anni ’70 ballonzolando sulle vie della città ci avvicina alla Medina, la città nuova è molto europea, tipo Parigi o Londra, mantenendo però lo stile africano e, soprattutto, con il colore degli edifici rigorosamente rosa/rosso/ocra che caratterizza tutta Marrakech, salta agli occhi il traffico pesante e senza regola alcuna, ciclomotori con 4 persone a bordo camminano al centro della mezzeria o alla vostra destra indifferentemente, carretti trainati da ciuchi carichi all’inverosimile, cammelli imperturbabili atrtraversano le strade…ma non abbiamo visto sorta di incidente o di ingorgo in tutti i quattro giorni di permanenza!

Il taxi si ferma a ridosso delle mura e ci scarica dicendo che non può entrare da una porta così stretta, ci accompagna comunque per i 300 metri fino alla porta del riad in un vicolo stretto tanto da non permettere di percorrerlo in due fianco a fianco, e pensare che da lì sfrecciano motocicli e biciclette!

Il riad si rivela stupendo, piccolo e raccolto con solo 6 camere rigorosamente in stile marocchino, con pareti dipinte e mosaici di ceramica, tappeti e stuoie tipiche a terra, pouf e sgabelli sapientemente intarsiati nel legno e lavorati nel cuoio, porte intagliate in stile arabo e balconcini alle finestre da mille e una notte, bagno ampio con lavabo in ottone martellato, doccia e….meraviglia!…il bidet!

L’accoglienza è calorosa, un the alla menta e pasticcini ci aspettava nel patio interno tra una palma e una felce circondati da 6/7 passerotti grassissimi che vivono là dentro in pianta stabile, ci sono solamente 6 camere e la gestione di tutto il riad è affidata a quattro ragazze delle quali una parla benissimo italiano, sono disponibili a qualsiasi richiesta e sono in contatto con una piccola agenzia di tour proponendo così diverse tipologie di escursioni e visite a bassissimo costo.

Dopo aver sistemato le nostre cose, usciamo per il primo impatto con la Medina, la città vecchia dentro le mura, e qui ci siamo cascati come i più allocchi dei turisti….premessa: a Marrakech sono bravissime persone, la città e molto sicura nonostante quel che si dica, però bisogna tenere a mente una regola inderogabile “Qualsiasi cosa viene fatta per voi ha il solo scopo di ottenere una mancia!!!”.

Quindi non chiedete indicazioni per strada, otterrete solo di essere accompagnati, con una gentilezza mielosa, in giri concentrici fra i vicoli della città con soste nei bazar predefinite, che al limite è anche costruttivo per rendersi conto di come sono articolati i suck (i vicoli della città vecchia, una ragnatela incredibile che non è mappata in nessuna piantina) ma snervante e stressante dato che non capirete mai dove vi trovate.

La soluzione migliore è, infatti, quella di uscire dalle mura e fermare uno dei 10.000 taxi omnipresenti dappertutto (mi raccomando, solo utilitarie dette “petit taxi” altrimenti il prezzo lievita!) chiedere di essere portati in piazza Jamel El Fna e stabilire subito il prezzo, contrattare ferocemente fino ad arrivare a 50 dirham (o 5 euro) o ancor meno…

Una volta in piazza potrete addentrarvi nei suck ma solo per 50/100 metri in modo da poter tornare indietro agevolmente e ripetere l’operazione in un’altra direzione, praticamente muovendosi a raggiera con la piazza come riferimento centrale.

Purtroppo l’abbiamo capito un po’ troppo tardi e ci siamo sorbiti i nostri 5/6 km ma anche più in balia delle false guide di turno, con un esborso di mance pari a 15/20 euro in totale, ma pensate che ce ne avevano chiesti almeno 50 a testa!!!

Vabbè, anche questa è esperienza…una volta in piazza ci siamo trovati immersi in una folla pazzesca e disordinata inebriati di profumi di spezie, colori sgargianti e un brusio inimmaginabile che fa da colonna sonora a questa gigantesca piazza dal tramonto in poi.

Infatti, verso le 17,30 la piazza si vuota per far posto ai “ristoratori” che arrivano trascinando a mano enormi carretti con sopra della strutture metalliche, panche di legno, cucine da campo e vettovaglie di ogni genere.

In pochi minuti vengono montati, con precisione svizzera, circa 50 “ristoranti” uno accanto all’altro che ricordano un po’ nella disposizione le nostre feste di piazza, ma moltiplicate per 20 o 30 volte!

I menù sono praticamente gli stessi in tutti i “locali”, fate prima un passaggio nel corridoio centrale e verrete letteralmente assaliti (in senso bonario) dai “buttadentro” in vestina bianca da pseudo-cuoco, molti di loro parlano italiano e usano riferimenti ai nostri musicisti o politici per attirare l’attenzione, scegliete quello che vi sembra più caratteristico o fatevi attrarre da chi vi fa più ridere, il risultato sarà lo stesso.

Una volta seduti uno dei camerieri vi darà un menù dove troverete cous cous alle verdure, pollo o misto, Tajine di agnello(è una specie di brasato di carne cotto in una particolarissima e bellissima pentola fatta a cono rovesciato), 3 o 4 tipi di zuppe di cereali come ceci, lenticchie e simili, olive farcite e lavorate in tantissime ricette, verdure in mille versioni e tantissime salsine dolci piccanti agrodolci e acide a volontà.

Un pranzo completo di bevande e pane arabo vi costerà la folle cifra di 40 o 50 dirham a testa (4/5 euro!)

D’obbligo una sosta dall’uomo dei thè, dove potrete gustare per 1 dirham un ottimo thè alla menta, ricordate che si tratta di una bevanda fatta con acqua calda, un pizzico di ottimo thè dajerliing e un poderoso ciuffo della miglior menta che si possa trovare sulla faccia della terra, chiedetelo senza zucchero ed eventualmente zuccheratelo a piacere in seguito altrimenti rischiate di trovarvi una specie di sciroppo, per me che uso pochissimo lo zucchero, imbevibile.

In fin dei conti il problema del cibo qui è risolto alla grande!

Ancora un paio di giri della piazza e delle sue centinaia di bancarelle nonché dei tantissimi cafè che la circondano, potrete tranquillamente entrare e gustarvi un caffè arabo o un thè alla menta nelle terrazze che dominano la piazza, lo spettacolo è immancabile.

A proposito di cafè… nell’angolo più a nord della piazza, proprio dove si innesta il suck più grande di Marrakech, si trovano le macerie del Cafè Argana colpito da un attentato kamikaze nell’ aprile 2010, in quel frangente persero la vita moltissime persone innocenti fra le quali 10 turisti tedeschi, lì la piazza ha un momento di irreale calma, infatti davanti ai teli issati sulle impalcature si trovano fiori in abbondanza e una decina di affreschi dipinti da vari artisti inneggianti alla pace nel mondo.

A questo punto basta scendere a sud della piazza fino a trovare la via principale dove abbondano i taxi, una contrattazione veloce e per 40 dirham vi portano dove volete!

Il giorno seguente lo abbiamo dedicato alla visita del Jardin Majorelle e della città nuova, a 200 metri dal nostro Riad,appena usciti dalle mura a nord porta Bab Yacout, si snoda la via che percorre un anello attorno alle mura della città vecchia, attraversandola e camminando tranquilli per un chilometro circa, si arriva al Jardin Majorelle.

Il giardino prende il nome dall’artista francese Jacques Majorelle che scelse nei primi del ‘900 Marrakech come dimora, qui si fece costruire una villa in stile liberty le cui pareti furono dipinte di un colore blu intenso che ancora oggi viene chiamato “blu Majorelle”.

Fu un gran collezionista di piante provenienti da tutto il mondo che circondarono, ben presto, la sua abitazione, ancora oggi possono essere ammirate piante di cactus, noci di cocco, banani, bambù, gelsomini, ninfee e palme.

Il giardino fu aperto al pubblico nel 1947, dopo la sua morte, avvenuta nel1962, la villa fu acquistata da Yves Saint-Laurent e Pierre Bergè che, dopo un restauro, la riaprirono al pubblico, il biglietto d’ingresso si aggira (al momento che scrivo) sui 40 dirham compreso l’ingresso al museo Saint-Laurent dove si trovano numerose creazioni dello stilista e migliaia di foto della sua vita che, ricordo, si è svolta quasi interamente a Marrakech nella villa che fu di Majorelle.

Non è molto grande, ma la vegetazione e le piante sono fittissime quasi a ricordare una fitta giungla, mani sapienti le curano continuamente anche mentre state facendo il vostro giro e si respira un’aria incredibilmente fresca e salubre, tenuto conto che siamo in Africa, grazie alla presenza di tutta la vegetazione rigogliosa, lungo il percorso ci sono tantissime panchine invitanti, noi ci siamo fermati un’ ora buona a leggere pagine di un buon libro nel dolce far niente, che relax!

All’interno, oltre al museo, ci sono anche un Bar ristoro (molto europeo) e un ristorante, nonché l’immancabile shop center dai prezzi esosi, molto meglio i negozietti subito accanto all’uscita che, finalmente, espongono la merce all’europea con il prezzo sul cartellino.

Il problema pranzo lo abbiamo risolto camminando 10 minuti e trovando un Centro Commerciale (l’unico) ancora in fase di costruzione, lì abbiamo acquistato con pochi euro tantissima frutta fresca e secca, dell’ottimo pane e acqua a volontà, consumando il tutto nei giardini vicini.

Il resto del pomeriggio lo abbiamo dedicato ai vari negozi passeggiando per la città nuova senza una meta precisa, devo dire che la parte moderna di Marrakech mi ricorda molto la periferia di Parigi pur mantenendo l’imprinting esotico del continente africano.

Per la serata abbiamo prenotato, sempre grazie alle ragazze del Riad, cena e spettacolo da “Chez Alì” il ristorante più in di tutta Marrakech.

Chez Alì è descritto, sui siti e sulle recensioni come questa, da alcuni come uno dei migliori spettacoli a cui assistere, da altri come un poutpourri ad uso turistico di mediocre qualità, devo dire che sono giusti entrambi i pareri, ovvero si tratta in realtà di una gigantesca messa in scena ad uso turistico però con una classe difficilmente eguagliabile, inoltre si mangia bene e ad un prezzo più che ragionevole, insomma, secondo noi ne vale la pena!

Con l’equivalente di circa 50 euro a testa un pulmino è venuto a prenderci direttamente al nostro riad (una piccola fortuna per il posto, ma pensate a cosa si spende da noi per una pizza…) e ci ha scodellato davanti all’entrata del locale, dichiarando di attenderci in quel punto preciso del parcheggio per il viaggio di ritorno (siamo a circa 15 km dalla città) e l’autista ci ha fatto anche da guida accompagnandoci all’interno fino ai posti a noi assegnati.

All’entrata due file di meravigliosi cavalli arabi montati da altrettanti cavalieri in costume e fucile ci fanno da “ali” facendosi fotografare liberamente, una sorta di picchetto d’onore, si entra quindi in quella che potremo definire la Disneyland marocchina, porte arabescate conducono a piazzali colmi di personaggi in costume arabo che simulano la vita che fu di Sherazade & co., cammelli che scorrazzano pronti a caricarvi per un giretto sulle gobbe, incantatori di serpenti e odalische che si muovono al ritmo di musiche arabe scandite da suonatori di tamburi e jambè, insomma, detta così sembra veramente un teatrino da turisti gonzi ma vi assicuro che la cura dei particolari e la gioia che pervade questa gente è veramente coinvolgente e gradevolissima.

Proseguendo oltre i primi due piazzali si arriva all’arena dove verrà fatto lo spettacolo, praticamente un’area equivalente a 2/3 campi di calcio di terra rossa innaffiata a nebbia continuamente onde evitare che gli zoccoli dei cavalli alzino troppa polvere, ai lati lunghi dell’arena file di enormi gazebo hanno le funzioni di sala ristorante.

L’interno dei gazebo è praticamente un insieme di tappeti e stoffe damascate sia a terra che alle pareti, i tavoli circolari hanno come sedute enormi e comodissimi pouf in pelle e stoffa tipici dell’artigianato marocchino, camerieri in rigoroso caffetano e fez in testa completano la meravigliosa atmosfera, unica eccezione all’ambiente arabo è la presenza di un condizionatore che, dati i circa 38 gradi alle 21 di sera, ho adorato per tutto il tempo della cena…

Zuppa di ceci e legumi vari, couscous alle verdure, agnello alla brace accompagnato da salsa al curry o alla menta, tajine con carote e olive, frutta a volontà e l’immancabile thè alla menta, il tutto annaffiato da un buon vino rosso di produzione locale e scandito da suonatori, odalische, dervisci tournant e saltimbanchi che continuamente passano tra i tavoli allietando l’ottima cena.

Si passa quindi ai bordi dell’arena, consiglio vivamente di cercare di sedersi sul lato corto in fondo al piazzale perché se trovate posto ai lati rischiate di avere l’effetto “partita di tennis” muovendo la testa a destra e sinistra per seguire le evoluzioni equestri.

Lo spettacolo è imperniato quasi tutto sulle evoluzioni dei cavalieri e cavalli inframezzate da balli orientali e giochi con il fuoco, spari dei figuranti-soldati lanciati al galoppo sfrenato verso la tribuna per fermarsi di botto in due metri impennando il cavallo in perfetto “Zorro-style” e per finire, fuochi artificiali accompagnati dalle tipiche grida berbere e sfilata finale.

Oltretutto il giorno dopo si sarebbe giocata la partita di calcio valida per la Coppa d’Africa Marocco-Algeria (4 a 0 per il Marocco…) e molti tifosi Algerini si sono riversati nell’arena in un tripudio di bandiere bianco-verdi e balli improvvisati.

Alla fine di tutto il nostro autista era lì, buono buono che ci aspettava per riaccompagnarci al riad conversando piacevolmente, in ottimo francese, sulle bellezze del suo paese…in fondo si è ampiamente meritata la mancia che abbiamo lasciato con piacere.

Ultimo giorno, la scelta era fra un nuovo giro della città vecchia più un ulteriore giro dei tantissimi giardini della città nuova oppure un mini-tour delle cascate sul monte Atlante proposto ancora dalle meravigliose ragazze del riad Dar tuscia, abbiamo optato per le cascate con partenza alle ore 08,00 direttamente prelevati al riad (fantastico!)

Sul mini bus da 10 posti abbiamo diviso il nostro tour con una coppia spagnola, una portoghese, una inglese e una francese, più europei di così!….a circa 45 minuti di strada dalla capitale prima sosta al limite della vallata sotto al monte Atlante dove si gode dello spettacolo di uno stacco netto fra terreno desertico e verde rigoglioso grazie allo scorrere dei fiumiciattoli che nascono dal monte, ovviamente assaliti come sempre dai venditori che però hanno la variante merceologica delle pietre semi preziose di montagna.

Si prosegue per un’altra mezz’ora salendo sempre di più in mezzo a una vegetazione sconcertante, una via di mezzo tra le nostre dolomiti e una giungla caraibica, fino alla sosta successiva ad una tenuta botanica dove veniamo accolti da tre “dottori” (mah!) in camice bianco che ci fanno visitare un piccolo ma ricchissimo orto botanico dove l’azienda coltiva piante medicinali e destinate alla produzione di prodotti estetici.

In perfetto inglese, francese e anche italiano, si prodigano in spiegazioni scientifiche e pratiche su ogni tipo di pianta presente in maniera molto gradevole fino ad arrivare a farci vedere la lavorazione delle bacche di Argan, frutto degli alberi “Argania spinosa” onnipresenti sul territorio marocchino.

Il frutto che produce è una bacca di colore verde, simile ad un’oliva ma di dimensioni maggiori. Al suo interno contiene un nocciolo particolarmente duro che a sua volta racchiude due o più specie di mandorle da cui si estrae il famoso olio d’Argan preziosissimo perché la sua lavorazione è fatta totalmente a mano dalle donne berbere ed è usato in tutto il mondo a scopi cosmetici, curativi e anche alimentari.

E’ovvio che tutto questo ha lo scopo di farci acquistare i prodotti dell’azienda ma risulta molto piacevole, educativo e anche a buon mercato! Abbiamo infatti acquistato un paio di flaconi di olio da 100 ml (furbescamente confezionati da poter essere trasportati in aereo nel bagaglio a mano) e diverse creme officinali, inoltre 300 grammi di Hennè purissimo in polvere per la gioia di mia moglie rossa naturale di capelli il tutto per circa 20 euro.

Si prosegue per ancora 15/20 minuti di poderosa salita mentre l’aria si fa più frizzante e gradevole da respirare fino ad arrivare al villaggio di Ourika da dove si parte per una sgambata risalendo il fiume e le rapide fino ad arrivare alla cascata da dove si gode oltretutto una splendida vista della vetta del monte Atlante a 2000 metri circa di altezza.

Veniamo affidati a Youssef, un ragazzo di circa 18 anni, che ci farà da guida in modo maniacale prodigandosi con tutti nei passaggi più difficili da superare nonché nello sciorinare spiegazioni esaustive su piante, alberi, animali presenti in quella location.

Nonostante il nostro abbigliamento fosse composto da t-shirt più pantaloncino corto e le immancabili infradito(come del resto quello di tutti i turisti presenti sconcertati da tutto ciò nel cuore del Marocco), il percorso è risultato fattibile in circa mezz’ora durante la quale si passa da un sentiero obbligato che attraversa 10/20 volte il fiume e le sue ripide, circondati da baracche che sembrano sospese sui crepacci dove si vende di tutto, dai fez tipici alle sculture in alabastro sbozzate sotto i vostri occhi il tutto condito da un traffico di gruppi di turisti sia a salire che a scendere degno della Salerno-Reggio Calabria a ferragosto!!!

Lo spettacolo della natura è incredibile lungo tutta la scarpinata che trova il culmine all’arrivo alla base della cascata che in realtà non è poi quel salto incredibile, diciamo una ventina di metri, ma nel contesto è un piccolo gioiello incastonato ad arte in un diadema naturale senza pari.

Ci godiamo così questo spettacolo sorseggiando…indovinate un po’? Ma si…thè alla menta! Prima di procedere alla discesa nello stesso percorso che abbiamo appena fatto dedicando un po’ più di tempo all’osservare i negozietti rubati alla roccia.

Ci fermiamo a mangiare subito a valle in uno delle centinaia di ristoranti, o meglio, punto di ristoro, che costellano il fiume.

Qui abbiamo gustato un meraviglioso Tajine di Agnello e fichi, un connubio celestiale di salato e dolce che consiglio vivamente a tutti, visto che sono notoriamente una buona forchetta, mi permetto di asserire di non avere mai mangiato niente di simile in vita mia!

Dopo pranzo abbiamo avuto giusto il tempo di fare un giro-shopping fra le bancarelle del paese fornitissime dei soliti prodotti artigianali, ma in quantità e tipologia talmente ampia da far girare la testa! Tutto sommato è un divertimento spulciare tra le centinaia di articoli facendo finta di non sentire il venditore di turno attaccato alle spalle che abbassa il prezzo ogni volta che apre bocca…

Il viaggio di ritorno è stato tutta una tirata fino alla piazza Jamel el Fna, una volta a terra abbiamo deciso di visitare le vicine Tombe Saadite ma, purtroppo, erano chiuse per lavori di ristrutturazione, ci siamo quindi accontentati di una visita esterna al palazzo reale e alla magnifica porta Bab Agnaou, la porta principale d’entrata alla città vecchia, con le sue immancabili cicogne appollaiate in cima alle torri di pietra.

Ancora una volta un taxi ci ha riportato al Riad dove ci attendeva un rilassante massaggio con seduta nell’Hammam (una specie di bagno turco tipico del luogo) all’interno del riad stesso, purtroppo ne ha usufruito solo mia moglie perché, essendoci quella sera la partita di coppa d’Africa Marocco-Algeria, gli uomini addetti al massaggio se ne erano già andati allo stadio e, ovviamente, la religione islamica vieta ad una donna di effettuare un massaggio ad un uomo, che sfortuna!

Poco male, un buon libro e ancora un thé alla menta sorseggiato nel patio sotto alla felce gigante aspettando che mia moglie avesse goduto del massaggio che consiste in più fasi: “gommage total body” ovvero una specie di peeling effettuato con un guanto morbido e fanghi di argilla, una seconda fase dove tutto il corpo viene massaggiato con olio di Argan e una terza fase che prevede una doccia con uso di “sapone nero”, ottenuto con la lavorazione dell’immancabile argan e altre spezie del luogo, e infine la seduta rilassante nell’Hammam avvolti dal vapore acqueo misto a oli essenziali, un nirvana!

Cena in riad con le solite specialità marocchine sapientemente cucinate direttamente dalle ragazze tuttofare e a nanna presto perché la mattina dopo sveglia alle 7 per il ritorno a casa.

Infatti, colazione abbondante, il solito taxi che ci preleva direttamente al riad e via all’aeroporto per il volo di ritorno, così è volato il nostro weekend da mille e una notte lasciandoci un bellissimo ricordo e tanti sapori e odori ben impressi nella mente che aumentano il nostro “mal d’Africa”, sappiamo bene che torneremo spesso in questo meraviglioso continente ancora tutto da scoprire.



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