Marrakech Express 3
Con le guide cartacee in mano siamo andate fino a poco prima della bellissima piazza Dejna el -fna, dalla parte opposta al mercato, prendendo la via pedonale nelle viette sulla destra ci sono un sacco di alberghi- alberghetti a prezzi veramente bassi. Noi abbiamo dormito all’Hotel Afriquia per100 dirham per una doppia, senza bagno (ci sono anche stanze con il bagno). L’albergo è bellissimo, ha tante terrazze su vari livelli, una corte al centro, ed è tutto ornato da matonelle stile mosaico e incastro a fantasia e colori vari. Naturalmente le camere sono semplici, bisogna accontentarsi un pò… Ma visto il prezzo! Il nostro giro comincia la mattina con uno sguardo alla bella piazza, ampia con tante traverse che ti portano sempre al centro della piazza stessa. Subito, fin dal mattino presto iniziano a popolarla le prime persone con le loro merci, fino a riempirla del tutto a sera e notte. Fa da cornice, quasi come fosse un faro, il minareto di Kotubia, alto e che ti serve da punto di riferimento quando esci dalla medina, e eventualmente se ti perdi ! Questa piazza riassume probabilmente 3/4 del fascino di Marrakech: non a caso è patrimonio dell’Unesco. E’ popolato dai Marocchini per i Marocchini, (solo alcuni commercianti- tra cui le donne che ti prendono – letteralmente ti tirano- il braccio per farti l’hennè- sono lì apposta per i turisti).
I primi due giorni a Marrakech sono stati di un impatto forte: colori, odori, musica, voci, lingue e le miriade di arabi che si avvicinavano in continuazione. Marrakech e la sua medina luccicano con quella pietra a metà tra il color rosa e la terra bruciata, famosa in tutto il Marocco per essere il colore dei palazzi, degli edifici, degli alberghi, della stazione dei pullman di Marrakech . Il tutto offre uno spettacolo così diverso dai tanti posti che ho visto che a me è parso impossibile non rimanerne abbagliata. Insomma forse anche dal colore caldo dei palazzi, oltre che dalle alte temperature a volte torride (non si può andare ad Agosto a Marrakech, si rischia di non vedere molto – anzi di non uscire per niente – nelle ore pomeridiane!), si capisce che siamo nell’entroterra e non tanto lontane dal calore del deserto.
Dopo aver gustato una delle decine di spremute di arancia (che poi avremmo bevuto) nella piazza per 3-4 dirham, cominciamo a girare oltre la piazza verso le stradine meno battute del souk nella medina, la parte antica della città- e ci facciamo guidare dai vicoletti che ci sembrano più belli. Soprattutto andiamo in cerca di moschee, anche se ci accorgiamo che a differenza di altri paesi musulmani, qui non è possible entrare in alcun modo. Chiediamo informazioni per la moschea ad un ragazzo e un signore si intromette con molta gentilezza facendoci strada: in pratica alla fine ci troviamo in una scuola elementare, con la maestra che faceva recitare ai bimbi i brani del corano e parole in francese.
Finita questa visita inaspettata continuiamo il giro per i souk. Ogni zona ha la sua specialità: scarpe, vestiti, pellame, olive e menta …Uno spettacolo meraviglioso con qualche inconveniente che è appunto l’ospitalità o forse la eccessiva gentilezza dei marocchini con i turisti. Vuoi perchè vogliono spingerti a comprare da loro, vuoi perchè vogliono sapere da dove vieni, vuoi perchè ti facevano complimenti pur di attirate l’attenzione.. Insomma a volta è stato un continuo assalto: non potevi guardare un oggetto tra i souk che subito ti chiedevano quanto volevi offrire per comprare. Guardare era come voler dire: COMPRO. Io sono abituata praticamente a provare le cose a chiedere e poi non comprare per niente, magari dopo che la commessa mi ha tirato fuori un pò di magliette…
Dopo il primo giorno in cui praticamente abbiamo comprato di tutto, quelli successive abbiamo imparato ad evitare di guardare troppo a lungo un oggetto.
Giunta l’ora di cena decidiamo di mangiare qualcosa vicino alla piazza. La sera Jema el-Fna diventa ancora più bella: non c’è un centrimetro libero sul piazzale. Tra turisti, cantastorie in Arabo, danzatori del ventre (sì, uomini!), fachiri, suonatori di serpenti, venditori di spezie, ammaestratori di scimmie, bancarelle montate verso l’ora del tramonto dove si mangia di tutto, non c’è più posto… Per I tre giorni successivi continuiamo a girare per la città, dentro e fuori la medina, e visitiamo sempre dall’esterno altre moschee, le tombe sadiane, i resti del palazzo el-Badi, e i bei cortili interni di quello della Bahia. Ci imbattiamo nella piccolissima piazza quadrata Place des Ferblantiers, colma di negozi dove si lavora il rame in tutti i modi e forme. E’ uno spettacolo vedere tutti questi lavoratori fuori dai negozietti che per strada pitturano e lasciano asciugare al sole lampade, porta candele, lanterne, appendini, mentre sorseggiano il loro tè alla menta.
Decidiamo di trascorrere il resto della vacanza al mare, in un posto non tanto turistico quanto Essouiria e, a quanto ci han detto, meno ventoso. Prendiamo il pullman direzione Oualidia. Anche il viaggio merita qualche accenno perchè eravamo noi due le sole turiste, completamente accerchiate da donne, uomini e famiglie marocchine e, prima di partire, di venditori ambulanti di acqua, cibo e di libri del corano! E’ stata una bella occasione per vedere l’entroterra marocchina e i villaggetti sparsi quà e là dopo kilometri e kilometri di montagna disabitata, anzi popolata solo da enormi e verdissimi campi di menta e qualche mandria al pascolo.
Oualidia in sè non offre molto da vedere, ma la costa, le spiagge piene di conchiglie, e le scogliere aride a picco sull’oceano offrono uno spettacolo affascinante. Oualidia è una cittadina dove vengono i marocchini benestanti a passare le vacanze: è ancora in costruzione ma tra qualche anno prevedo diverrà un luogo gettonato dal turismo anche occidentale. E’ famosa per il pesce e soprattutto per le ostriche- buonissime! ( I ricci nel mese di maggio ve li sconsiglio…) Anche qui abbiamo conosciuto una persona in particolare che ci ha fatto da guida per tutto il tempo: ci ha fatto scoprire una grotta nascostissima, ci ha fatto scovare la spiaggia delle conchiglie. Abbiamo anche conosciuto un pescatore del posto che ci ha un pò illustrato come si vive in un paese di mare e le difficoltà a volte di vera sopravvivenza per sè e per la propria famiglia. Con la nostra guida abbiamo invece parlato tanto di come si vive in Marocco, di come è difficile se non impossibile lasciare il paese, di matrimoni ancora (anche se pare che molto dipenda da quanto benestante è la famiglia) decisi fin da bambini dalla famiglia stessa, il tutto davanti ad una grigliata di pesce appena pescato. Solo alla fine abbiamo voluto lasciare una mancia al nostro amico per tutto il tempo che ci ha dedicato e per il pranzo offerto.
A Oualidia abbiamo pernottato in un bello ed economico albergo sulla via principale, gestito a conduzione famigliare. Il padre addirittura, facendosi pagare chiaramente, ci ha accompagnato in macchina a Marrakech.
E’ stato un viaggio emozionante, molto diverso dalla nostra cultura e proprio per questo da scoprire poco a poco, a volte con delle contraddizioni o situazioni così difficili da capire. Abbiamo scoperto ad esempio che è praticamente contro la legge passeggiare di sera con i ragazzi del posto, illegale per loro, e che è naturale che i bambini lavorino fin da piccoli, quando lavoro si trova…Questo almeno nei posti dove siamo state noi… Un viaggio non è mai come te lo aspetti. Il Marrocco, forse, lo si potrà conoscere a fondo poco alla volta.