Marrakech, essaouira e valle dell’ourika in 4 gg
Il periodo scelto è quello compreso tra il 21 ed il 25 di Marzo. Primavera e Autunno sono le stagioni migliori per visitare la città poiché in estate le temperature diventano davvero proibitive, mentre in inverno si rischierebbe di trovare brutto tempo.
Prenotiamo con buon anticipo (circa a metà Gennaio) il volo EasyJet da Milano Malpensa con partenza il 21 Marzo (alle 6.35 del mattino) e ritorno il 25 Marzo (partenza da Marrakech alle 9.25 del mattino). La spesa totale è di 222 euro, comprensiva di bagaglio da stiva, assicurazione e pagamento con carta di credito (che prevede un sovraprezzo di 10 euro), quindi abbiamo pagato 111 euro a testa per A/R.
Una volta risolto il problema volo, ci concentriamo sulla scelta dell’alloggio. A Marrakech vi sono due possibilità: i Riad o i villaggi turistici.
Quest’ultimi sono principalmente associati a pacchetti vacanza completi e gestiti da tour operators.
I Riad, invece, sono le antiche case dove un tempo vivevano le mogli, o in generale le donne, degli uomini più facoltosi della città. Grandissima parte di queste antiche dimore sono state completamente ristrutturate e trasformate in alberghi, ognuno costituito da poche stanze (solitamente non più di 4 o 5) ognuna arredata in modo differente e con caratteristiche peculiari. Tutti i riad (originali, non ricostruiti ex-novo) si trovano disseminati nella Medina di Marrakech (la città vecchia).
Dopo svariate ricerce in rete troviamo un’interessante offerta da parte del riad Caid Rassou (sul sito www.Ilove-marrakesh.Com). Nel periodo che ci interessa, la camera Argana, con letti separati, viene proposta a 48 euro a notte. Decidiamo che l’offerta è vantaggiosa poiché in media negli altri riad, o anche nello stesso, ma a prezzo pieno, le camere partono da circa 60 euro a notte.
Effettuiamo la riservazione e il pagamento di una caparra pari al 20% dell’importo tramite carta di credito. Probabilmente vi richiederanno il pagamento tramite altre forme, come ad esempio il bonifico bancario, ma se insistete un po’ via e-mail, accetteranno la carta di credito.
La lingua principalmente utilizzata per il turismo è il Francese, ma con l’Inglese dovreste comunque cavarvela, almeno con i gestori dei riad. Per strada, invece, si parla ovviamente l’Arabo e il Francese, ma non tutti conoscono l’Inglese.
A questo punto i preparativi sono ultimati, ci assicuriamo solo che i passaporti siano validi e attendiamo il giorno della partenza.
Sabato 21 Marzo Sveglia puntata all’alba per essere in aeroporto alle 4.35, orario di apertura del check-in. Probabilmente non ci sarà molta ressa, ma quando si tratta di aerei è sempre meglio presentarsi in anticipo. Infatti le formalità al check-in e ai controlli doganali non presentano problemi e l’aereo parte in orario. Partiamo alle 6.35 ed atterriamo alle 8.55 dopo circa 3 ore e mezza di volo (in Marocco, a Marzo, sono un’ora indietro rispetto all’Italia). Al controllo passaporti si crea una fila lunghissima a causa della scarsa celerità degli agenti della dogana; ci vuole circa mezzora ma passiamo i controlli senza problemi. Nel frattempo i bagagli erano già stati scaricati dall’aereo.
Una volta recuperati ci rechiamo verso l’uscita dell’aeroporto, ma prima decidiamo di cambiare un po’ di Euro in Dirham marocchini. Per quanto abbiamo notato, non vi è differenza tra il cambio in aeroporto e quello dei posti di cambio in città. Al momento il rapporto era 1 Euro = 11 Dirham, decidiamo dunque di cambiare inizialmente solo metà del nostro budget (per 150 euro ci danno 1650 Dirham circa).
Ora possiamo uscire dall’aeroporto e cercare un taxi che ci conduca al riad.
Appena fuori veniamo avvicinati da alcuni personaggi che ci propongono dei taxi, ne seguiamo uno che ci porta da un tassista a cui spieghiamo la nostra destinazione e ci accordiamo sul prezzo. Il costo del tragitto dall’aeroporto alla medina non deve superare i 14/15 Euro (150 DH). Il gestore del riad (monsieur Raymond) aveva proposto di mandare lui un tassista a prenderci all’aeroporto, ma noi abbiamo rifiutato pensando che fosse meglio gestire la cosa al momento, non sapendo se l’aereo avesse fatto ritardo oppure no. Col senno di poi sarebbe stato meglio accettare la sua offerta, infatti non tutti i tassisti sanno sempre dove si trova il riad da voi cercato.
Una volta in macchina il tassista si improvvisa guida turistica e inizia a spiegarci in francese alcune delle cose che vediamo strada facendo. Una volta arrivati alla medina però si rende conto di avere sbagliato la porta di ingresso alla città e di non sapere dove si trova il riad. Dopo aver chiesto ad alcuni colleghi capisce dove deve portarci e così raggiungiamo la zona. La cifra convenuta comunque non cambia e noi paghiamo i 150 DH stabiliti.
Essendo il suo un “grand taxi” non gli è permesso circolare all’interno della medina (nella quale invece circolano i “petit taxi”) e deve quindi lasciarci alla porta d’ingresso alla città. Qui troverete alcuni ragazzi che si offrono di portare i vostri bagagli fino al riad, su carretti oppure a mano e che ovviamente vogliono una mancia. Uno di questi si prende in carico i nostri due bagagli e si incammina all’interno della medina. Affidatevi a questi ragazzi poiché da soli non riuscireste mai a trovare il posto in quell’intrico di viette.
L’impatto con la città vecchia è davvero fortissimo. Appare subito evidente il fatto che ci si trovi in un mondo completamente diverso dal nostro, in cui vi è una forte povertà ma anche una vivace attività commerciale e lavorativa. Le strade sono strette e non asfaltate, anche se approssimativamente pavimentate, e vi si affacciano delle piccolissime botteghe in cui si trova di tutto dal meccanico di motorini, al falegname, al macellaio, al fruttivendolo e così via. Queste si susseguono senza interruzione e di fronte ad esse si possono trovare i banchetti (o più spesso semplici teli stesi per terra) dove viene esposta la frutta e la verdura. La situazione igienica è decisamente carente ma le persone si trovano a loro agio e la strada è un brulicare di donne velate con abiti sgargianti, bambini che giocano o che vanno a scuola, motorini che sbucano da ogni dove e carretti trainati da asini un po’ intontiti.
Sicuramente vi risulterà di forte impatto anche l’odore che si propaga per queste vie. All’inizio sarà difficilmente sopportabile, ma dopo un po’ ci si abitua e non lo si nota più così tanto.
Finalmente giungiamo al riad, un po’ nascosto in una vietta laterale, ma anche per questo molto tranquillo.
Il ragazzo che ci ha portato i bagagli vuole essere pagato e Claudio estrae due banconote da 5 Euro e gliene porge una. Avendo visto anche l’altra, il ragazzo fa segno che la vuole, ed essendo ancora un po’ storditi dall’ambiente, non trattiamo e gli diamo anche quella. Soddisfatto saluta e se ne va. 10 Euro per 200 metri a piedi sono effettivamente tanti perciò vi consiglio sempre di trattare prima il prezzo a voce e solamente dopo averlo stabilito tirare fuori i soldi.
Entriamo nel riad e subito sembra di essere stati trasportati a chilometri di distanza. Tra quelle mura regnano un silenzio e una calma che sono inimmaginabili arrivando dall’esterno. Una fontanella al centro del piccolo cortile emette un costante rumore di acqua che aumenta ulteriormente il senso di pace e di isolamento. Sui quattro aranci che circondano la fontanella si vedono i frutti maturi e si sentono parecchi uccellini cinguettare. Tutto l’ambiente è pulito e in ordine.
Raymond, il gestore francese del riad, ci viene incontro e ci saluta calorosamente. Ci presenta le due ragazze marocchine che lo assistono nella gestione della casa e poi ci illustra la struttura del riad. Al pian terreno vi sono l’ufficio di Rymond e la cucina, la sala comune (in cui si fa colazione e vi è la tv), l’hammam (per 20 euro si può anche farsi fare un massaggio) e la nostra camera. Al piano superiore vi sono altre tre camere e la stanza di Rymond. Infine vi è la terrazza in cui è possibile rilassarsi al sole e fare colazione. Al termine della spiegazione ci viene mostrata la nostra camera che è spaziosa, ordinata, pulita e interamente arredata con prodotti artigianali del luogo, il bagno è discretamente grande e molto pulito. Infine ci vengono offerti un the alla menta aromatizzato con fiori d’arancio e dei biscotti.
Il tempo di sistemare le valige e iniziamo l’esplorazione della città. Il tempo è bello, fa caldo ma non caldissimo, decidiamo di uscire in maniche corte.
Appena usciti dal riad ci ritroviamo nel caos della medina. L’impressione è quella di essere tornati indietro di cento anni. E’ tarda mattinata, quindi le strade non sono ancora all’apice della loro caoticità, che si ha nel tardo pomeriggio.
Nonostante la dettagliata cartina dataci da Rymond ci perdiamo appena dopo aver svoltato due angoli. Consiglio vivamente di impararvi la geografia del luogo il prima possibile, infatti appena dei turisti vengono avvistati fuori dalle zone più battute vengono avvicinati da una moltitudine di guide improvvisate che, nel migliore dei casi, vi indicheranno la strada per la Djema El Fna e offrendosi di accompagnarvi (vorranno poi un compenso) o nella peggiore delle ipotesi vi indicheranno la strada sbagliata facendovi perdere ancora di più.
Andando un po’ a caso siamo comunque riusciti a trovare la strada per la piazza. La Djema El Fna è davvero enorme. Lungo i lati si dispongono i carretti dei venditori di spremute d’arancia e di frutta secca, mentre al centro, sotto una moltitudine di ombrelloni, si trovano incantatori di serpenti, ammaestratori di macachi, musicisti, donne che tatuano all’hennè e personaggi in costumi tipici in attesa di fare foto con i turisti.
Dal lato sud-ovest della piazza si apre il viale che porta direttamente alla Koutubia, il minareto simbolo della città. Anche qui troverete presunte guide che si offriranno di farvi da ciceroni, noi abbiamo rifiutato più volte e alla fine (dopo averci chiesto se conoscevamo un certo Nazzareno di Napoli), non riuscendo a convincerci in questo modo ci hanno offerto dell’hashish, che abbiamo nuovamente rifiutato. Non stupitevi se vi verrà spesso offerta droga, comunque ad un vostro rifiuto non insisteranno.
La Koutubia è molto bella, purtroppo però a noi è sembrato che non fosse possibile entrarvi e neanche nella moschea affianco.
Attraversando i giardini dietro al grande minareto ci avviamo verso le Tombe Saadiane e il Palazzo El Badi.
I due monumenti sono vicini l’uno all’altro e l’ingresso costa 10 DH (1 euro) alle Tombe e 10 DH (20 se si vuole visitare anche il minareto) al Palazzo El Badi.
Da qui, sempre a piedi, ci avviamo verso il Palazzo Bahia che si trova in direzione Est. La struttura è molto ben conservata e merita la visita. Il biglietto costa circa sui 30 o 40 DH.
Terminata la visita al palazzo decidiamo di tornare alla Djema El Fna e da li cercare di ritrovare la strada per il riad. Sorprendentemente ci riusciamo senza troppi problemi, memorizzando le due o tre svolte chiave per non perdersi.
Il riad, sebbene molto bello, si trova però in una zona non molto turistica, quella che dalla Djema El Fna va verso la porta Bab Ailen, quasi in prossimità della porta stessa. Noi non abbiamo mai avuto problemi, neanche tornando la sera col buio, se però vi inquieta passare in viuzze scarsamente illuminate e con solo persone del posto forse fareste meglio a scegliere qualcosa di più prossimo alla piazza. Le cartine e le immagini da satellite non rendono bene l’idea delle dimensioni della medina, quindi se scegliete un riad considerate che dalle mura della città alla piazza dovrete camminare davvero un bel po’ (almeno 20 minuti, nel caso della Bab Ailen) e che i turisti si concentrano quasi esclusivamente attorno alla Djema El Fna.
Dopo un doccia e un po’ di riposo ci avviamo nuovamente verso la piazza per cenare. Essendo la prima sera decidiamo di non andare subito a mangiare in piazza, ma di provare un ristorante consigliato dalla guida (Low Cost Marrakech – Morellini Editore, anche se penso che la Lonely Travel sia meglio). Entriamo quindi al “Le Marrakchi”, ristorante su più piani che si affaccia sulla Djema El Fna, si nota subito che il posto è frequentato solo da turisti, infatti i prezzi sono troppo alti per la gente del posto. La cena è buona, noi scegliamo un menù con vari assaggi di cucina tipica marocchina e berbera, e ad un certo punto della serata arrivano due ragazze molto belle a ballare la danza del ventre. Il conto finale è di 250 DH a testa (25 euro). Ricordatevi che le mance non sono quasi mai incluse nel conto, quindi dovrete lasciare all’incirca il 10%. Se non lo fate, ve lo faranno prontamente notare.
Direi che per oggi ne abbiamo abbastanza (siamo svegli dalle 3.30 !) quindi rientriamo al riad.
Domenica 22 Marzo Oggi sarà la giornata dedica all’escursione ad Essaouira.
Le opzioni per raggiungere la cittadina sull’Atlantico sono 3: – in taxi – con un autobus di linea – con un autobus della compagnia Supratour Il taxi è sicuramente la soluzione più dispendiosa, infatti paghereste all’incirca sui 300/400 DH (sola andata, da dividere per il numero di passeggeri).
L’autobus di linea è, al contrario, la soluzione più economica, il costo è inferiore ai 50 DH (sola andata), ma Rymond ci sconsiglia questo mezzo di trasporto poiché gli autobus sono solitamente in cattive condizioni e per un viaggio di 2 ore e mezza non sono l’ideale.
Ci consiglia invece di andare con un pullman della Supratours. Questi mezzi sono un po’ più “turistici”, anche se in realtà il viaggio si rivela comunque avventuroso. Il costo è di 65 DH (sola andata) e vi sono 4 partenze al giorno da Marrakech e 4 da Essaouira (6 nei periodi estivi). Il problema è che non è possibile riservare il biglietto telefonicamente e bisogna quindi recarsi alla stazione Supratour (oppure ONCF, che è la stessa) nella parte nuova della città, lungo l’Avenue Hassan II, dopo la Gare de Marrakech. Questi autobus sono sempre pieni, vi converrebbe quindi andare a prenotarli il giorno prima o molto presto al mattino. Sul sito troverete le tabelle orarie e altre informazioni (gli orari variano di una decina di minuti).
Altro inconveniente è il fatto che non sia possibile fare un biglietto di andata e ritorno. Molto probabilmente quando arriverete ad Essaouira e chiederete un biglietto per il pullman di ritorno vi diranno che è già pieno. A quel punto o prendete quello dopo, se ce ne sono ancora, oppure tornate in taxi. Già alla fermata dell’autobus troverete diverse persone che offrono un taxi. Trattate il prezzo e dovreste riuscire a scendere fino a 300/400 DH, forse anche meno. Vi accordate sull’ora in cui volete tornare e vi farete trovare alla stazione all’ora stabilita, qualcuno vi recupererà il taxi.
Basandoci sulla tabella oraria della Supratours decidiamo di prendere il pullman delle 8.00, in modo da poter visitare con calma la città e rientrare col pullman delle 15.30 o al piu’ tardi quello delle 18.00 (l’ultimo).
Arrivati alla stazione intorno alle 7.30 ci dicono che il pullman delle 8.00 è già pieno, dobbiamo perciò prendere il successivo, cioè quello delle 10.45.
Occupiamo il tempo di attesa facendo due passi nella parte nuova di Marrakech, caratterizzata da viali amplissimi e da palazzi in stile europeo. Come ci verrà spiegato in seguito, infatti, questa parte della città è stata costruita da e per abitanti europei, infatti si trova anche un piccolo quartiere con negozi di abbigliamento griffato e caffè molto simili a quelli di casa nostra. Un contrasto molto forte rispetto a come è la vita nella medina.
Una nota meritano la nuova stazione ferroviaria (la Gare de Marrakech) e il Theatre Royale. Ci è stato anche consigliato di visitare il Giardino Majorelle, ma per questioni di tempo non ci siamo riusciti.
Giunta l’ora di partenza dell’autobus ci rechiamo alla stazione e ci imbarchiamo sul pullman, che partirà poi con quasi mezzora di ritardo a causa di un litigio scoppiato tra un ragazzo marocchino e l’autista per non si sa quale motivo.
Il viaggio è tutto sommato confortevole a parte quando la strada asfaltata si interrompe a causa di alcuni lavori in corso costringendoci a procedere su tratti di sterrato e facendo entrare nuvole di polvere dall’impianto di aerazione dell’autobus.
E’ prevista una sola sosta, presso una piccola costruzione in cui alcune donne lavorano alla produzione del famoso “olio d’arganne”, prodotto tipico marocchino dagli svariati utilizzi. Qui è possibile acquistare prodotti gastronomici o cosmetici basati appunto sull’arganne. Se vorrete fare delle foto alle donne che lavorano dovrete lasciare un’offerta.
Arriviamo a Essaouira poco dopo le 13.00 e come previsto ci viene detto che il pullman di ritorno delle 18.00 è già completo. Ci accordiamo allora con un ragazzo per avere un taxi per le 17.00, la cifra pattuita è di 300 DH.
La città è piuttosto carina, con i suoi imponenti bastioni edificati dai portoghesi e la sua medina tutta bianca, l’unico difetto è il vento che spira costantemente ed in modo deciso. Dopo aver girovagato un po’ per le stradine, in cui è possibile acquistare un po’ di tutto, ed essere saliti sui bastioni con vista sull’oceano, decidiamo di fermarci a pranzare (sono ormai passate le 14.00).
Vorremmo andare al ristorante “Les Alizès” per il quale abbiamo trovato recensioni positive in rete, ma lo scopriamo chiuso. Scegliamo allora un altro posto basandoci sul menù esposto. Non ne ricordo più il nome, comunque abbiamo mangiato discretamente bene, spendendo circa 60 DH a testa. L’unico inconveniente è stato un gatto un po’ fastidioso che si era affezionato ai nostri piatti di pesce e tentava caparbiamente di salire sul tavolo per conquistarne un pezzo.
Dopo aver pranzato ci spostiamo sulla camminata che costeggia l’oceano e attendiamo l’ora per raggiungere il taxi assaggiando alcuni pasticcini comprati in un negozietto in città.
L’acqua dell’oceano ha un colorazione fortemente marrone, probabilmente dovuta alla sabbia sollevata dalle onde e non sembra l’ideale per fare il bagno. In lontananza si scorgono alcune grosse dune che dicono essere l’inizio del deserto.
Poco prima delle 17.00 ritorniamo alla fermata dell’autobus dove il ragazzo con cui avevamo parlato appena arrivati ci conduce al taxi che cercavamo. La cifra rimane quella precedentemente pattuita e il pagamento deve essere effettuato subito (abbiamo provato a trattare per pagare metà alla partenza e metà all’arrivo, ma la proposta non è stata neanche presa in considerazione). Fortunatamente il taxi è bello e pulito (un fuoristrada Toyota 4×4) e il tassista, Mustapha, parla un ottimo inglese ed è persona di compagnia.
Considerato che è nostra intenzione fare un’escursione sull’atlante nei giorni seguenti, e che l’unica possibilità è il taxi, gli chiediamo quanto ci verrebbe a costare farla con lui. Ci chiede 800 DH, non trattabili. Gli diciamo che ci penseremo e gli daremo conferma il giorno seguente.
Ci facciamo lasciare il più vicino possibile alla Djema El Fna, che alla domenica sera è veramente stracolma di gente, e lasciamo al tassista 50 DH di mancia.
Il lungo viaggio ci ha stimolato l’appetito e pensiamo quindi di fermarci a mangiare qualcosa presso le bancarelle della piazza.
L’atmosfera è veramente spettacolare ! Raggiungendo la piazza dalla Koutoubia si vedono innalzarsi grossi nuvoloni di fumo circondati da una miriade di luci. Si capisce subito che le griglie stanno funzionando a pieno regime e che le tavolate sono già piene.
I banchi gastronomici iniziano a lavorare alle 18.00 e terminano alle 22.00, tutti i giorni.
Sempre curiosando in rete abbiamo scoperto che il banco numero 14 è consigliato per il pesce mentre l’1 per la buona cucina in generale.
Ci avviciniamo al 14, ma la coda in attesa per un posto ci induce a desistere. Dirottiamo allora verso il numero 1. Bisogna ammettere che la scelta precisa di un banco è alquanto difficile perché ad ogni passo i camerieri degli altri banchi vi fermano per convincervi a sedere al loro tavolo.
Comunque raggiungiamo l’1 che, sebbene l’ordine numerico non sia assolutamente rispettato, si trova all’estremità in alto a destra venendo dalla Koutoubia.
La cena è effettivamente buona e con circa 130 DH in due mangiamo due piatti a testa più l’acqua, servita rigorosamente in bottiglia chiusa.
Le proposte culinarie variano dai classici couscous, alle tajine (dalla carne, al pesce, al couscous cotti nella tipica pentola in terracotta marocchina a forma di trottola rovesciata), al pesce o frutti di mere fritti, alle verdure, fino alla carne alla griglia.
Potete scegliere da un menù oppure semplicemente spiegare al cameriere quale piatto volete indicandolo sul bancone.
L’aspetto igienico è, ahimè, leggermente carente. Infatti piatti e posate vengono lavate solo con dell’acqua fredda e un po’ di sapone e poi riproposte ai clienti. Lo stesso discorso vale per i bicchieri.
Personalmente posso dire che non ho comunque avuto alcun tipo di problema in tal senso.
Vi consiglio di non prendere l’acqua gassata. Infatti a differenza della nostra, la loro è acqua naturale gassata per mezzo di aggiunta di bicarbonato. Ne risulta che appena aperta è molto effervescente, ma dopo poco tempo si sgasa ed acquista un sapore leggermente salato.
Finito di mangiare chiediamo un the alla menta, che a quel bancone però non fanno. Allora si offrono di prenderlo dal bancone affianco, che fa solo dolci e the alla menta, e ci chiedono 10 DH a testa. Il the è stato probabilmente il migliore che abbiamo bevuto (con la foglia di menta direttamente nel bicchiere) anche se scopriremo poi che costava la metà.
Dopo un rapido giro tra i cantastorie e i suonatori della piazza decidiamo che è ora di rientrare al riad.
Lunedì 23 Marzo Oggi vorremmo dedicare la giornata all’escursione sull’Atlante, considerato anche il meteo favorevole. Tenendo presente l’offerta del tassista del giorno precedente chiediamo a Rymond se lui può proporci qualche soluzione alternativa ed eventualmente il costo.
Lui ci consiglia un tour nella valle dell’Ourika, della durata di un giorno (o anche meno), con visita di alcuni villaggi berberi e delle 7 cascate create del fiume Ourika.
Il tutto, in taxi, al costo di 700 DH (da dividere in due).
Propendiamo per questa opzione scartando la proposta di Mustapha. Ci accordiamo per partire il giorno seguente alle 8.00.
La giornata di oggi verrà quindi dedicata allo shopping nel suk e alla visita del museo di Marrakech e della Madersa Ben Youssef (l’antica scuola coranica).
Ci addentriamo nell’intrico di vie e viuzze di cui è costituito il suk e ci divertiamo ad imbastire trattative serrate in un miscuglio di francese, inglese e italiano. Facciamo parecchi acquisti anche perché i prodotti dell’artigianato locale sono davvero pregevoli e ad un prezzo ragionevole. La pelletteria, gli oggetti in legno, le stoffe, i prodotti in terracotta ed in ferro, le spezie fino alla bigiotteria in argento e alle collane di pietre sono molto interessanti e allettanti per chi è in cerca di buoni manufatti etnici. Purtroppo alcuni vasi, alcune lampade ed alcuni tappeti veramente molto belli sono impossibili da trasportare in aereo a meno di non caricarli come bagagli aggiuntivi, sempre con il rischio di ritrovarli poi in pezzi.
Verso mezzogiorno ci concediamo la pausa pranzo presso il Cafè Arganà, dato che a quell’ora non ci sono banchi per mangiare in piazza, gustando un ottimo couscous di verdure dalla terrazza con vista sulla Djema (spesa circa di 100 DH a testa, ricordate che le mance sono sempre escluse).
Dopo pranzo ripartiamo alla volta della Madersa Ben Youssef. Purtroppo la segnaletica indicante i monumenti a Marrakech è totalmente assente, quindi ci perdiamo nel budello della medina. Dopo avere girato per un po’ ed aver rifiutato decine di offerte di aiuto da parte di furbi ragazzi locali troviamo finalmente la Madersa. Il biglietto costa 60 DH, ma comprende l’ingresso alla Madersa, al Museo di Marrakech e alla Koubba Almoravide. La Madersa presenta delle bellissime decorazioni nel suo cortile centrale che racchiude un’atmosfera quasi mistica, mentre è un po’ meno interessante nella parte relativa alle celle dove alloggiavano gli studenti, non tutte conservate in ottimo stato e più o meno uguali le une alle altre.
Subito affianco alla scuola coranica si trova il Museo di Marrakech. Antico palazzo interamente ristrutturato e portato a nuovo splendore. A livello culturale non ha molto da offrire, ma al suo interno regna un’estrema tranquillità e rilassatezza che aiuta a fuggire dal caos della città. Personalmente ritengo che valga la visita.
L’ultimo monumento, la Koubba Almoravide, si trova anch’esso a poca distanza. Purtroppo questo antico edificio, usato secoli fa come luogo per le abluzioni e il lavaggio da parte dei fedeli prima dell’ingresso nella moschea, è ora ridotto a un insieme di rovine tenute in condizioni pessime.
Terminata anche questa visita rientriamo al riad, in anticipo rispetto al solito, per riposarci un po’ e per godere della splendida atmosfera che regna tra quelle mura.
Usciamo solo verso sera per recarci alla Djema El Fna e cenare.
Questa volta scegliamo un banco a caso, dove ci serve un bambino molto impertinente che scaccia con le cattive maniere tutti i suoi coetanei che si avvicinano per chiedere l’elemosina. Il cibo è buono e la spesa si aggira attorno ai 60 DH a testa.
Questa volta non vogliamo passare tramite intermediari che ne fanno lievitare il prezzo e ci rechiamo quindi direttamente al banco del the, di fianco al numero 1. Dove prendiamo un the alla menta e un dolcetto costituito da una striscia arrotolata (presumibilmente vegetale, ma non so cosa di preciso) completamente imbevuta di miele e ricoperta di semi di sesamo. Davvero squisito. Il the e il dolcetto costano insieme 8 DH.
Martedì 24 Marzo Ci alziamo alle 7.00 e dopo la solita abbondante colazione ci prepariamo per la gita in montagna. Il tassista della compagnia contattata da Rymond si presente puntuale al riad (anzi, con addirittura dieci minuti di anticipo). Si tratta di un signore berbero dai modi gentili che parla un discreto francese e conosce bene le zone che andremo a visitare.
Partiamo dalla medina in direzione dei monti dell’Atlante. Facciamo una leggera deviazione per passare su una parte della pista che il primo Aprile ospiterà la tappa marocchina del mondiale WTCC di automobilismo. Evento che richiama la curiosità di parecchi marocchini. Notiamo che nella zona stanno sorgendo un’infinità di resort in previsione di un aumento esponenziale del turismo nella città. Come ci spiega il tassista questa politica è stata voluta dal re per incrementare il turismo a Marrakech (2 milioni di turisti entro il 2010). Mi è venuto spontaneo pensare che questa idea sia un’assurdità. Infatti l’intera città non è pronta a sostenere un turismo di massa di quelle dimensioni. Mancano le infrastrutture per i trasporti, mancano le indicazioni e le strutture che aiutino i turisti ad orientarsi e godere al meglio del loro soggiorno e soprattutto c’è ancora troppa povertà. Invece di spendere milioni di euro nella costruzione di superhotel, a favore delle poche aziende appaltatrici, sarebbe forse meglio investirli per migliorare la qualità della vita di chi in città ci abita tutti i giorni. C’è persino una filiale della discoteca Pacha di Ibiza, ma quanti marocchini la frequentano ?! Il nostro viaggio prosegue ed uscendo dalla città il paesaggio si fa sempre più collinare. Il tassista ha bene in mente il tour che deve fare e ci proporrà svariate soste, alcune più interessanti, altre meno.
La prima è poco dopo l’inizio dei rilievi collinari. Ci fermiamo presso un piccolo bazar, dalla cui terrazza si può vedere il panorama di quella parte di valle. Ci viene anche fatta una foto con il tipico copricapo blu dei Tuareg. Ovviamente appena ridiscesi nel bazar ci viene offerto di comprare qualcosa e dopo decine di rifiuti da parte nostra, dobbiamo capitolare per sfinimento, acquistano due piccoli vasetti per 50 DH l’uno.
Ripartiamo e la prossima fermata, decisamente più interessante, è presso una bottega in cui vengono prodotti oggetti in terracotta. Ci viene illustrata la lavorazione, che avviene ancora completamente a mano, e il magazzino in cui si trova una valanga di vasi, piatti, tajine e statuette. Come ci spiega il tassista/guida quasi tutti i prodotti che si trovano nel suk di Marrakech vengono prodotti nei villaggi berberi e successivamente portati in città. Sebbene sia possibile comprare gli oggetti, non ci viene fatta nessuna pressione e questa volta ce la caviamo senza spese.
Proseguiamo fino ad uno spiazzo lungo la strada in cui si trovano tre uomini e due dromedari che mangiano languidamente del fieno. Ci viene detto che se vogliamo fare delle foto con i dromedari questo è il posto più a buon mercato. Sarà vero o no, io mi avvicino per fare una foto affianco all’animale, senza voler salire, ma vengo spinto sia dal berbero proprietario del dromedario, sia da Claudio a salire. Ero già stato su un cammello, ma l’esperienza con questo tipo di animali è sempre strana. Mi fanno fare un paio di giri nella piazzola e poi mi fanno scendere. Io estraggo 15 DH per pagare, me il berbero me ne chiede 200 ! Stupefatto gli dico che è assurdo e gli offro nuovamente i 15 DH. Il berbero non accetta e allora io me ne vado. Lui protesta con il tassista, il quale gli chiede di tenere il prezzo più basso e alla fine ci accordiamo sui 100 DH (comunque uno sproposito). Vi consiglio di trattare il prezzo subito prima di scattare qualsiasi foto, perché se lo fate dopo, non avranno pietà e vi chiederanno cifre esorbitanti.
Mentre il paesaggio diventa sempre più montagnoso e il fiume Ourika fa la sua comparsa nella valle, ci fermiamo presso un bottega di produzione dell’olio d’arganne e di cosmetici basati sullo stesso frutto. Ci viene fatto assaggiare l’olio e spiegata la produzione dello stesso, oltre ad una presentazione dei relativi prodotti cosmetici. Anche qui è possibile acquistare o fare foto alle donne intente alla lavorazione, ma ci limitiamo a lasciare una mancia ed evitiamo acquisti e foto.
Un’altra interessante tappa è quella presso una bottega in cui avviene la lavorazione dei tappeti. Qui ci vengono illustrati vari tipi di tappeti, alcuni dei quali davvero molto belli, e ci vengono spiegate le modalità di lavorazione e di colorazione. E’ possibile anche acquistarne, ma per motivi logistici dovuti alle dimensioni dei bagagli, ci è proprio impossibile.
L’ultima sosta prima di raggiungere la meta è presso uno degli innumerevoli ponticelli sospesi che si trovano lungo il corso del fiume. Il tassista ci invita ad attraversarlo e nel frattempo ci spiega che il colore rossastro degli edifici di tutta la regione è legato alla Bauxite di cui sono costituite le montagne. Questa è stata un’esperienza decisamente emozionante, infatti questi ponticelli sono completamente sospesi sul fiume, che si presentava anche piuttosto carico d’acqua, e sono costruiti con legni più o meno grandi e assolutamente irregolari, legati insieme con cavi di ferro. Per fortuna nessuno è caduto in acqua.
Risaliti in taxi proseguiamo spediti fino al villaggio berbero ai piedi delle cascate dell’Ourika. Qui il tassista ci procura una guida che ci accompagni lungo la montagna. Il ragazzo berbero parla un ottimo inglese e si muove sulle rocce come uno stambecco.
Prima di iniziare la camminata ci informiamo sul costo. Ci viene detto che il prezzo è di 200 DH per un’ora. Alla fine invece affermerà che 200 DH erano per raggiungere la prima cascata, mente noi ne avevamo fatte cinque e quindi il prezzo sarebbe stato più alto. Noi proporremo 400 DH, ma alla fine lieviterà fino a 500 DH.
La salita lungo le cascate è piuttosto ostica, ma non impossibile, anche per chi come noi non ha assolutamente nessuna confidenza con la montagna. Vi consiglio comunque di portarvi dell’acqua, delle scarpe adatte e qualcosa per ripararvi dal vento.
Naturalisticamente parlando il paesaggio è molto bello e vale la fatica fatta, anche se gli abitanti del posto non sembrano tenerlo particolarmente con cura, infatti non è difficile trovare qua e la anche cumuli di rifiuti o scritte sulle rocce. La guida si dimostra molto brava e non si fa scrupoli nell’aiutarci nei passaggi più complicati, senza mancare di darci spiegazioni riguardo a ciò che vediamo.
Saliamo fino alla quinta cascata poi la stanchezza e la fame ci fanno desistere dal proseguire oltre.
Ridiscesi al paese ci infiliamo in un ristorante per pranzare.
Terminato il pranzo recuperiamo il nostro tassista che ci aspettava nello stesso locale e ripartiamo alla volta di Marrakech.
Strada facendo ci fermiamo a visitare una tipica casa berbera, in cui un giovane ragazzo ci accompagna a visitarne le varie stanze. Alla conclusione del tutto ci viene richiesta un’offerta (lasceremo 20 DH) e ci viene data la possibilità di acquistare dei prodotti nel minuscolo bazar affianco alla casa. Anche in questo caso riusciamo ad evitare l’acquisto e riprendiamo la strada.
L’ultima fermata prima del rientro in città è ad un vivaio in cui vengono coltivate le piante delle più importanti spezie prodotte in Marocco. Un ragazzo che parla italiano ci illustra le varie piante e ce ne spiega le proprietà, ed infine, puntualmente come sempre, ci propone l’acquisto di prodotti erboristici di vario genere. Decliniamo gentilmente e ripartiamo.
Il ritorno a Marrakech procede spedito e veniamo riportati fin davanti alla porta del riad. Per una piccola incomprensione ci viene anche risparmiata la mancia che altrimenti avremmo dovuto comunque dare al tassista.
Dopo un po’ di riposo ed una doccia siamo pronti per un ultimo giro e un’ultima cena in piazza Djema El Fna, ma prima ci accordiamo con Rymond sul taxi per tornare in aeroporto il mattino seguente. Lui si attiva subito e ci garantisce che il giorno dopo alle 7.00 ci sarà un taxi pronto fuori dal riad.
Consumiamo la cena presso un banchetto a caso spendendo sempre i soliti 120/130 DH in due. Ultimo tour della piazza e poi ci sediamo al Cafè Argana per sorseggiare un the alla menta e assaggiare alcuni pasticcini. Dopodiché rientriamo al riad.
Mercoledì 25 Marzo Come preannunciato da Rymond, il tassista si presenta alle 7.00 al riad e per 150 DH ci porta all’aeroporto. Gli lasciamo 50 DH di mancia in modo da finire i soldi e non doverne cambiare.
Effettuiamo il check-in, compiliamo il modulo doganale (lo stesso che viene distribuito sull’aereo durante il viaggio di andata) e ci presentiamo al controllo dei bagagli a mano. La perquisizione è piuttosto approfondita ma si risolve abbastanza velocemente.
L’aereo è in perfetto orario e l’arrivo a Milano Malpensa è puntuale.
In conclusione posso dire che è stato un viaggio emotivamente forte, che mi ha messo di fronte ad una realtà sociale, economica e culturale che non avevo mai visto e che fa riflettere su quelle che sono le nostre abitudini e il nostro stile di vita. Spesso diamo per scontate cose che nella maggior parte del mondo non lo sono affatto, per tanti motivi. Ritengo che a molte persone farebbe bene passare qualche giorno nella medina di Marrakech, a contatto con la gente vera, con i problemi che questa gente vive e con le soluzioni che trova per risolverli. Cercate di tenere sempre con voi qualche monetina da dare a chi vi chiede un po’ di elemosina.
Se siete intenzionati ad intraprendere questo viaggio ricordatevi sempre che state per recarvi in un paese povero, in cui le regole igieniche non sono come le nostre e dove i costumi e la cultura richiedono comunque un certo contegno nel comportamento, anche se non vi è alcuna pressione in questo senso, soprattutto sui turisti. Infine considerate che sebbene vi sembri che molti cerchino di imbrogliarvi un po’ sui prezzi, si parla sempre di cifre basse per noi ma di grande valore per loro, quindi cercate di chiudere un occhio. Buon Marocco !