Marrakech: appunti di viaggio

Marrakech si sveglia tardi e nelle prime ore della mattina gli incontri sono sempre gli stessi: vecchi che si trascinano stanchi, artigiani che aprono bottega, venditori che sistemano alla meno peggio l'entrata nel proprio negozio... che non è un negozio come lo intendiamo noi ma uno sgabuzzino dove possono essere stipate una quantità...
Scritto da: Marti Tina
marrakech: appunti di viaggio
Partenza il: 24/07/2019
Ritorno il: 28/07/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €

Marrakech si sveglia tardi e nelle prime ore della mattina gli incontri sono sempre gli stessi: vecchi che si trascinano stanchi, artigiani che aprono bottega, venditori che sistemano alla meno peggio l’entrata nel proprio negozio…che non è un negozio come lo intendiamo noi ma uno sgabuzzino dove possono essere stipate una quantità impressionante di cose. Donne non se ne vedono, alcuni bambini giocano per i vicoli del quartiere…ma chi la fa davvero da padrone sono i gatti: cuccioli o adulti son tutti pelo e ossa e ti guardano passare con uno sguardo che ti compra il cuore.

Il pane di Marrakech

Camminando verso il centro della città, è facile venir sorpresi dal profumo del pane. Ah, il pane di Marrakech! Il pane di Marrakech è un qualcosa di unico: sono pagnotte di forma circolare, alcune hanno un sapore più dolce, altre son più croccanti e con semini di sesamo sulla superficie…son tutte buone e soprattutto ve ne sono in abbondanza. Perché ci sarà pure povertà ma una pagnotta di pane non manca mai, tanto che nelle bancarelle in piazza vengono usate come ferma-tovaglia e spesso sono un’ottima alternativa alle posate, non sempre propriamente pulite! Si stacca un bel pezzo di pane e via nel tajine, la pentola berbera in terracotta con il coperchio conico, che quando lo apri trovi il cibo ancora lì tutto che frigge e ribolle… rischi l’ustione. Ovviamente, oltre al pane, anche il resto delle pietanze sono una bomba!

The, succhi & taniche

Passeggiando si incontrano numerose bancarelle di frutta: pesche, mele, enormi angurie e smisurati meloni ma il più succulento ho intuito possa essere il fico d’India, credo venga usato spesso come dessert. In Marocco non si fa uso di alcolici e l’alternativa, oltre all’onnipresente the, è la spremuta d’arancia: fresca, incredibilmente profumata…ne scorre a fiumi. E se proprio ti manca la monetina per comprare il succo, non c’è problema: in ogni angolo si scorgono grandi taniche d’acqua con una tazza lisa e usurata appesa al tappo, cosicché chiunque possa dissetarsi per trovare ristoro dal gran caldo.

Il traffico

Raggiunta la piazza principale ti rendi conto che “chi fa da sé fa per tre”: la segnaletica non esiste, i semafori son rari, le rotonde opinabili…uno ci prova e gran parte delle volte ce la fa! A colpi di clacson, brusche frenate e sorpassi azzardati, passano tutti…ma proprio tutti: macchine, bus, motorini, i carretti tirati a mano e quelli tirati dall’asino. Passano anche le carrozze e anche i pedoni: corri il rischio di essere messo sotto, ma il tuo investitore lo farà col sorriso negli occhi. Perché loro hanno la faccia gentile e sorridente anche quando ti investono.

I Souk

E poi ci sono i souk: gli enormi e sconfinati mercati dove è impossibile uscirne coscienti. Lì entri e vieni risucchiato: succede un po’ come quando il cantante si butta dal palco sul pubblico…vai dove l’onda ti porta. Quando imbocchi la prima vietta del souk è consigliabile assumere un atteggiamento scazzato e privo di interesse, possibilmente bisogna cercare di guardare dritti a sé. Se fai l’errore di dimostrare anche il solo minimo interesse verso un qualsiasi (inutile – il più delle volte) oggetto è fatta: il venditore comincerà un corteggiamento che neanche Casanova. “Non fatevi fregare, non cadete nelle trappole e non comprate il primo giorno”: ore 10.00 del giorno d’arrivo, io e la mia socia avevamo già speso l’equivalente di 60€ in prodotti a base di Olio d’Argan. Diciamolo: sono degli amabili imbonitori. Nei souk compreresti tutto: poi ti dai un freno perché ti rendi conto che tappeti e pouf non possono entrarci in un trolley e i soldi stanno per finire. E a tal proposito non mi vergogno di raccontare che l’ultimo giorno davvero i soldi stavano per finire, c’era ancora l’ultimo pasto da consumare, ma eravamo talmente attratte da ciò che vedevamo che io e la mia socia abbiamo pensato addirittura di saltare la cena pur di comprare…poi ci siamo date un contegno e ci siamo sfamate.

I colori

L’ho già detto che Marrakech è colorata? Tutto dà colore: i tappeti, le spezie, i frutti, le ceramiche dei piatti, le ceramiche delle mattonelle, le porte e i gatti…uno dei colori predominanti è forse il rosa antico: dei vestiti delle signore, delle mura antiche, dei mattoni dei minareti. I minareti! Non ho capito ancora ogni quanto, ma ad intervalli regolari partiva il richiamo alla preghiera e in ogni piazza si estendeva forte e chiaro il monito del muezzin.

Le Piazze

La piazza principale si chiama Jamaa el Fna: durante il giorno è deserta, poi orario tramonto, boh: ti chiedi dove si nascondeva tutta quella popolazione fino ad allora. C’è un rumore talmente assordante che ti inebetisci, ma è una bella sensazione eh! Tamburi, violini e i flauti magici che fanno stare i cobra dritti sull’attenti. E in un primo momento pensi siano giocattoli di gomma e invece no, si muovono! e ne stai bene alla larga! Ci sono anche le scimmiette poverine, legate al collo da una catena: ma tu turista che ti fai fare la foto con la scimmietta in braccio, che problemi c’hai?!? Tutti ti vogliono alla loro bancarella e ti senti un VIP. Quando uno la spunta e riesce a farti sedere al tavolo del suo banco, scatta l’applauso dello staff…giuro eh! E finché mangi t’incanti a guardare la gente che ti cammina intorno, noti anche i più piccoli particolari e ringrazi il cielo di averti fatta piombare in quella parte di mondo così diversa.

Il Riad

Marrakech è una città a cielo aperto: lo sono le piazze cosi come i Riad. E il nostro Riad era il più bello, il più accogliente, il più magico. Riad Sofia. Si insomma: c’è solo da prenotare e partire senza esitazioni.

Nota: grazie alla mia socia Maddalena, questo viaggio non poteva che essere con lei.



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