Marocco Suave

Casablanca – Marrakech Marrakech – Ouarzazate – Skoura Skoura – Dades Gorges – Erfoud Erfoud – Merzouga – Deserto Merzouga – Rissani – Valle dello ZIZ – Azrou – Fes Fes – Meknes Meknes – Volubilis – Moulay Idriss – Rabat Rabat – Tetouan Tetouan – Chefchaouen Chefchaouen – Meknes – Rabat – Casablanca...
Scritto da: Fabri-Artèteca
Partenza il: 25/02/2005
Ritorno il: 13/03/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
Casablanca – Marrakech Marrakech – Ouarzazate – Skoura Skoura – Dades Gorges – Erfoud Erfoud – Merzouga – Deserto Merzouga – Rissani – Valle dello ZIZ – Azrou – Fes Fes – Meknes Meknes – Volubilis – Moulay Idriss – Rabat Rabat – Tetouan Tetouan – Chefchaouen Chefchaouen – Meknes – Rabat – Casablanca – El Jadida Casablanca – Marrakech Il mio viaggio non comincia sotto i migliori auspici; il mio aereo perde benzina ed il volo viene cancellato. Vinco una notte all’Hilton di Fiumicino e vengo riprotetto su un volo della Royal Air Maroc per il giorno successivo. Daniele è invece partito regolarmente da Torino, e mi aspetta per le 15 al bar della stazione di Casablanca. Stazione?! Beh, il sito delle ferrovie Marocchine prometteva bene, così come pure il trenino che dall’Aeroporto arriva in città. Prima sorpresa! La seconda è che la stazione di Casablanca è molto meglio di tante stazioni italiane, i treni sono puliti e straordinariamente in orario.

Marrakech Soggiorniamo al comodissimo ed onesto City Center Hotel (110 Dh a testa), a 2 passi dalla piazza Jam-el-Fna, dove arriviamo verso le 22.30. La piazza è nel suo vivo … frastuono di tamburi, schiamazzi di saltimbanchi, flauti di incantatori di serpenti, teatranti, dottori di medicina berbera, il tutto per un pubblico quasi esclusivamente marocchino e, ad avvolgere tutto, il fumo delle grigliate dei banchetti che di notte invadono la piazza. La sensazione strana è che si viene avvolti dal turbinio e ce ne si rende conto solo dopo esserne usciti, magari salendo sulla terrazza di uno dei bar che circondano la piazza (Cafè Argana è il più famoso e più caro, Grand Terrace du Cafè Glacier la miglior terrazza in assoluto, quella del Cafè Alhambra la più elegante e distaccata, oppure quella del Cafè Chergrouni, col miglior rapporto qualità/prezzo).

Al mattino seguente siamo pronti per l’esplorazione della Medina e del Souq; in piazza ci sono pochissime esibizioni, che, a differenza della sera, sono tutte ad uso e consumo dei turisti arrivati in autobus. Ci addentriamo da soli, con la Lonely Planet alla mano … ci dicono di stare attenti … sarà, ma non abbiamo vissuto neanche la pur minima sensazione di pericolo. Il souq e la medina sono vivissimi, molto frequentati da Marocchini, turisti pochi, forse perché siamo in Marzo … i negozi d’artigianato sono fantastici e viene davvero voglia di entrare e comprare tutto. Riusciamo anche a scovare i tintori (che pensavamo fossero solo a Fes); inutile dire che per qualche informazione, indicazione o descrizione di luoghi, per le foto, viene sempre chiesto un obolo che (per ora) elargiamo con piacere.

Alle 4 siamo a pezzi, giusto il tempo di un couscous sulla terrazza del Cafè Chergrouni e poi un pisolino prima di mettere in atto il nostro piano: un tavolino in prima fila sulla Grand Terrace du Cafè Glacier, dove scoliamo un paio di litri di the ed in un paio d’ore facciamo fuori 2 rullini per immortalare la Jam-el-Fna che si popola al tramonto. E a piazza piena, viva e ben pulsante, non possiamo sottrarci al rito collettivo della cena ad uno dei banchetti nella piazza. Per sicurezza evitiamo la carne ed andiamo sul fritto di pesce … almeno, prima della cottura, non faceva MIAO MIAO!! Verso il deserto (Marrakech – Ouarzazate – Skoura – Valle del Dades – Erfoud) Per il noleggio dell’auto, escluse le jeep che costano uno sproposito, abbiamo a disposizione un’ampia gamma di modelli, dalla FIAT UNO alla Peugeot 607; ma come, il Marocco non era forse il paese delle Renault 4 sgangherate? Dove sono finite, non ce n’è una in strada … Optiamo per la FIAT Uno da Europcar e ci avviamo verso Ouarzazate con superamento dei monti dell’Atlante; paesaggio lunare con neve che evapora direttamente (senza liquefarsi) a causa del sole forte, rendendo spesso le strade simili a gironi danteschi. Lungo il percorso, un’auto con una famiglia svedese ha dei problemi; carichiamo la figlia (certo, mica il padre o la madre) e l’accompagniamo al villaggio più vicino, dove troviamo un meccanico che ha vissuto 12 anni a Verona: “Vedete, voi Italiani brava gente, voi fermati ad aiutare gente in difficoltà; se era Francese o Tedesco, lui non si fermava ad aiutare, ma italiani si, italiani brava gente” … beh, grazie 1000!! Lasciamo il nostro amico ad armeggiare sulla FIAT Palio degli Svedesi e proseguiamo verso Ait-Ben Haddou, dove si trova la più bella casbah di tutto il Marocco, ovvero una di quelle città fortificate costruite col fango e la paglia. Ed in effetti il posto è davvero spettacolare e non a caso è stato utilizzato in tanti film (Gesù di Nazareth, Il gladiatore, Lawrence d’Arabia, etc.). Terminata la visita proseguiamo fino ad Ouarzazate, con un rapido sguardo ad un paio di Ksar (fortini in paglia e fango) e alla casbah di Ouarzazate e proseguiamo fino a Skoura, dove (è buio) alloggiamo in un fantastico ksar adibito ad hotel, il Tiriguiote. Il posto è fantastico ma siamo i soli clienti; lo ksar ha 10 stanze pulitissime, con bagni in comune pulitissimi ed il prezzo di 160 Dh a testa include anche cena e colazione, dato che siamo nel mezzo del nulla ed è quasi impossibile trovare un ristorante (in zona c’è anche il più spartano Chez Slimani; si dorme in terra sulle stuoie, non c’è elettricità e costa 20 Dh a testa). Al mattino foto di rito a questo fantastico albergo e poi visitiamo la casbah di Ameridil, la più famosa del Marocco in quanto immortalata sulle banconote da 50 Dh; davvero bella. Proseguiamo lungo la valle, con un deserto piattissimo e roccioso; dopo un paio d’ore arriviamo a Boulemani Dades, dove una deviazione di una 30ina di km risale lungo la gola scavata dal fiume Dades.

Risalendo la gola s’incontrano una serie di villaggi costruiti nello stile della casbah, ovvero presidiati da una fortificazione e contornati da appezzamenti di terra verdissimi. Tutte le costruzioni sono in fango e paglia e al tramonto assumono dei colori fantastici, assieme alle particolarissime rocce di questa valle.

A 3h d’auto ci attende Erfoud, la porta del deserto, dove arriviamo che è già buio e siamo troppo stanchi per cercare una sistemazione decente; ci accontentiamo del Sable d’Or: 75 Dh a testa, davvero ai minimi. Usciamo a cena (ci saranno 3 ristoranti) e veniamo arpionati da un berbero (Ahdi) che ci vende l’escursione dei nostri sogni. Non battiamo ciglio ed accettiamo i 350 Dh di prezzo che ci spara; appuntamento per domattina alle 9.30.

Il Deserto (Merzouga e Rissani) Mi sveglio ben prima del previsto e alle 7.30 sono nella piazza di Erfoud, dove hanno girato alcune scene di Marrakech Express; mi siedo in un angolino della piazza ben nascosto, teleobiettivo montatato, ed inizio ad immortalare il viavai di berberi che arrivano a dorso di cammello dal deserto per proseguire in uno di quei Mercedes anni 60 adibito a taxi verso la civiltà o viceversa; davvero la porta del deserto.

Ahdi è puntualissimo e si mette alla guida sulla pista desertica rocciosa; un vero berbero che conosce tutti. Il tour prevede una sosta al punto panoramico di Erfoud, zona con rocce da cui si estraggono i fossili (ben visibili), miraggio in pieno deserto e visita a Merzouga, centro utilizzato dei berberi come ritrovo e per vender tappeti e altro.

Alla fine del giro sostiamo al Cafè du Sud, uno dei tanti alberghetti sorti nel punto in cui iniziano le dune, da dove poi partiremo per la cammellata. Da qui le dune dell’erg sahariano sono ben visibili, con colori che vanno dall’oro all’ocra … un vero mare che si erge dal piattume del deserto roccioso.

Verso le 16.30 inizia la cammellata: 7km in 2 ore per giungere all’accampamento berbero in pieno deserto. Dopo mezz’ora, tutti i riferimenti visivi sono persi e siamo nelle mani del cammelliere.

Il campo si trova ai piedi della Grand dune, la gran duna alta più di 120m; ogni accampamento è composto da poche tende disposte a cerchio, con una tenda ristorante e varie tende per dormire, un vero hotel a 30.000 stelle. Purtroppo (data la stagione) siamo gli unici clienti, di notte fa un freddo becco e non ci accendono neanche il falò (costa troppo solo per 2 turisti); comunque lo spettacolo del tramonto, della stellata e soprattutto dell’alba nel deserto valgono i soldi spesi, le 2 ore a cammello, la solitudine, che, anzi, si apprezza all’alba, col sole che ci scalda e colora le dune. Ci aspetta la colazione, ovviamente servita all’aperto e altre 2 ore di cammellata per tornare al Cafè du Sud, dove ci lasciano una stanza con bagno per rimetterci in sesto e rinfrescarci (fantastico!!).

Durante l’ultimo tratto del giro, Ahdi dà valore alla giornata e ci porta a Rissani, l’ultima città lungo la strada asfaltata, raramente raggiunta dai turisti (che si fermano ad Erfoud) e quindi al 100% frequentata da berberi e beduini. La città è vivissima, forse per i mercati: delle pecore, degli asini e della verdura. Siamo gli unici “visi pallidi”, armati di tutto punto con reflex e zoom, e l’occhio non può che cadere su una scena già vista in alcuni film: 3 donne, anzi 3 ragazze, sono coperte da un telo nero. Una lascia intravedere solo gli occhi, le altre 2 il viso. Provano bracciali ed anelli ad una bancarella … le puntiamo con la macchina fotografica da lontano, ma se ne accorgono e … SORRIDONO … bene, è il segnale che abbiamo il permesso di fotografarle; tentiamo anche di conversare, ma è difficilissimo. Va bene così … ciao e grazie per le foto.

Ci ricongiungiamo con Ahdi e torniamo verso l’auto, quando rispuntano le 3, ci sorridono e ci salutano … l’occasione è troppo ghiotta e costringiamo Ahdi a farci da interprete. Le 3 ragazze si presentano, ci chiedono i nomi, di dove siamo … se la ridono … quella tutta velata (avrà 16 anni) dice di essere sposata e di non volere problemi col marito, per questo non si mostra e non si lascia fotografare … però che occhi che ha … Ahdi ci dice che sono beduine … purtroppo dobbiamo salutarci … Ci congediamo anche da Ahdi (100 dh per i suoi servigi) e via verso Fes.

Verso Fes (Valle dell ZiZ e Medio Atlante) La strada che d Erfoud va a nord verso Fes è molto bella e varia; prima e dopo Er-Rachida corre lungo la valle del fiume Ziz, pareti aride di roccia a destra e sinistra e paesini con palmeti e coltivazioni nel mezzo, in cui svetta, immancabile, il minareto della Moschea. Veniamo anche fermati dalla polizia che ci mostra il radar-pistola … siamo 23km/h sopra il limite … una mia frase sgangherata in francese, un loro sorriso e “prego potete andare” senza neanche mostrare i documenti. Ma come, non ci taglieggiate neanche, non ci minacciate di buttarci in gabbia e di buttare la chiave?! La strada comincia a salire, e tocca scavalcare di nuovo la catena dell’Atlante, con paesini di montagna abitati esclusivamente da pastori, qualche lago di tanto in tanto e verdi foreste. Non si fa neanche a tempo a scendere verso valle, fino ad arrivare a Midelt, che già si risale, stavolta per superare la catena del Medio Atlante e qui la strada, in direzione di Azrou, si fa davvero bella. Nel punto più alto la strada attraversa una bellissima foresta di cedri e c’è capitato un episodio davvero strano: siamo dietro n autobus da cui volano degli oggetti. I cani appostati ai lati della strada sembrano proprio in attesa di questi oggetti e vi si avventano – che sia carne?! Strano!! Il lancio continua e man mano che ci avviciniamo ci rendiamo conto che sono pezzi di pane raffermo. Beh lo strano non è questo, ma è che, una volta superato il bus, per una 10ina di km, troviamo una marea di cani in attesa al bordo della strada, come se sapessero che verso quell’ora passa un bus che distribuisce cibo … ed in effetti!! Il bello è che non si scompongono affatto al passaggio delle auto (troppo piccole) ma vanno in fibrillazione appena scorgono da lontano una sagoma grande, anche un tir … potenza del pane gratuito!! Fes Arriviamo a Fes che è già buio e come indicato nella guida, i procacciatori d’alberghi sono in motorino, pronti a seguire fino allo sfiancamento il turista per condurlo in un hotel da cui avranno una percentuale. Nella medina di Fes vi è un solo albergo di livello medio (gli alberghi marocchini economici segnalati dalla Lonely Planet hanno tutti il bagno e le docce in comune), il Bahata, che per 450 Dh con colazione ci da una stanza veramente di altissimo livello a 2 passi dalla porta principale, la Bab Bou Jeloud. In città è tutto buio e ci suggeriscono di non addentrarci di notte nei vicoli della medina, per cui ceniamo al ristorante Kasbah, subito dopo la porta, un locale carino su 2 piani con una bella terrazza.

Il giorno seguente è Venerdì, giorno sacro per i musulmani e (quasi) tutte le botteghe della medina sono chiuse; tanto meglio, visto che piove. Ne approfittiamo per fare un giro nella medina cercando di non perderci, dato che sembra veramente estesa. Tra l’altro riusciamo a trovare anche la stra-stra-stra famosa terrazza da cui osservare il lavoro dei Tanou, i tintori delle pelli. Ci fermiamo quasi un’ora ed un rullino va via facilmente, anche se i lavoratori nelle tinozze colorate sono davvero pochi. Vagando vagando troviamo anche uno di quei ristoranti ricavati in vecchie dimore ottocentesche, il Vizir Palace, davvero bello, ma il pranzo (caro) non vale la dimora. Ritorniamo verso l’hotel, la pioggia batte e le strade sono una poltiglia fangosa … noi siamo a pezzi e cadiamo in catalessi per un paio d’ore. Per cena andiamo alla città nuova, abbiamo voglia di cena e sarata all’occidentale, ma sono le 10 ed è impossibile trovare un ristorante aperto. Torniamo alla medina ed anche qui è tutto chiuso e dobbiamo accontentarci di un the con pasticcini ad un bar in chiusura.

Sabatooooo … tutto aperto in città … Fes è davvero una città medievale, viva, vera, strade strettissime, botteghe di 2 metri quadri, macellai che non sanno cosa sia un frigo, trasporti esclusivamente su carretti o a dorso di mulo, tutti i possibili lavori artigianali del mondo, con negozi dove vorresti portare via tutto!! Ci sono anche delle splendide Mederse, la scuole coraniche, oggi visitabili (come la el-Attarine), un bel museo sull’artigianato del legno, il Najarine (dal cui tetto si gode una vista stupenda) ed una mosche immensa (che si può intravedere solo durante la preghiera, quando le sua 17 porte sono aperte) sede anche dell’Università coranica, seconda per importanza solo a quella del Cairo. Stiamo per tornare all’hotel quando scorgiamo in lontananza, sulle mura della medina, delle pelli colorate ad asciugare. Sono quelle dei tanou e l’occasione è troppo ghiotta: scarpinetto e via un altro rullino.

Meknès In 1 ora il comodissimo treno ci lascia alla comodissima stazione di Meknes, a due passi dal comodissimo e centrale Hotel Majestic, un tuffo indietro negli anni 50 (265 Dh con colazione). E’ sera e moriamo di fame. Iniziamo a cercare uno dei ristoranti della LP, ma uno non ci piace e l’altro è fallito; vaghiamo, vaghiamo, vaghiamo e alla fine la botta di fortuna: un bar-ristorante che starebbe bene a Miami, il Le Pub, nuovo si pacca, aperto da un solo mese, con bar e ristorante veramente di livello. Ci scoliamo 3 birre e ceniamo a tapas (si, proprio loro, gli antipastini spagnoli), con fumata di narghilè finale. Il mattino seguente è bello soleggiato, finalmente. Prima tappa al Heri es Souani, i granai di Moulay Ismail (il fondatore dell’attuale dinastia regnante), dove teneva il fieno per i suoi 13.000 cavalli (di fianco c’è pure il laghetto artificiale per far abbeverare i 13.000 cavalli … tutti assieme). Il poto è particolare, e la luce (come suggerisce la guida) sarebbe anche irreale se non ci fossero i lavori di restauro. Proseguiamo a piedi (scelta sciagurata) lungo le mura del palazzo reale, e arriviamo al mausoleo del Moulay Ismail, unico luogo sacro in Marocco (assieme alla Moschea di Casablanca) aperto ai non mussulmani, davvero bello. Il resto della giornata scorre via come al solito, ovvero a zonzo nei vicoli della madina, alla ricerca di moschee nascoste (non visitabili), Mederse (visitabili – quella di Bou Inania è forse la più bella che abbiamo visitato), botteghe artigianali ed infiniti mercati di verdure e carni. Il sole però è troppo invitante oggi e il pomeriggio va via a sorseggiare the ad un tavolino proprio sulla piazza el-Hedim subito davanti alla porta principale Bab el-Mansour. Alla sera non possiamo fare a meno di tornare al Le Pub, dato che non ne possiamo più di Tajine e Cous-cous.

Volubilis e Moulay Idriss Escursione giornaliera da Meknès; alle 10 passa a prenderci il taxi (300 Dh per 4h). Si tratta di un vecchio Mercedes anni 60, l’autista sembra uscito da un film sulla storia del blues: è nero, porta degli occhiali alla Ray Charles, barba sale e pepe e coppola; ed ha anche un’andatura ciondolante. Volubilis è un sito di rovine romane molto bello (anche se tra Grecia e Italia, di rovine ne abbiamo fatto già il pieno), ma la particolarità è il paesaggio che la circonda: filari di cipresi e campagna verdissima. Sembra la toscana in primavera. Oulay Idriss è un paesino piccolino, abbarbicato su una collina, ma è una città sacra e per questo è vietato soggiornarvi ai non musulmani. Fino a 70 anni fa era completamente vietata. Ci rifacciamo i polpacci su e giù per le viuzze (che in realtà più che vie sono scalinate), qualche foto panoramica, qualche esterno della moschea e rientriamo. Alle 15 ci attende il treno per Rabat.

Rabàt Rabat sarà poco più di una sosta, però riusciamo ad arrivare in tempo per fare un giro nel souq, davvero bello e non opprimente, e nella bellissima Kasbah des Oudais, un vero e proprio quartiere fortificato a ridosso del mare. Rabat ha una bellissima Avenue centrale, su cui si affacciano il parlamento, ministeri, banca centrale e la moschea, con evidente impronta francese sull’urbanistica e l’architettura. Dormiamo bene all’Hotel d’Orsay (234 Dh) e ceniamo bene al ristorante La Mamma (non italiano, ma cucina internazionale).

Tetouan Il mattino seguente va via in viaggio, con 5h di bus fino a Tetouan, dove arriviamo verso le 15. I bus sono abbastanza buoni, anche se non eccellono in pulizia. Ma come, niente pullman stracarichi con passeggeri e 3 metri di bagaglio sul tetto?! Tetouan non ha una buona fama, e alla stazione dei bus i procacciatori d’hotel sono dei veri rompicoglioni; riusciamo a liberarcene e a prendere un taxi verso l’hotel Oumaima, dove siamo costretti a fermarci, dato che il nostro taxi ha una ruota a terra. Fa buio e ci fondiamo in strada per un giro nella medina ancora in fermento. Tetouan non è per niente brutta; il suo corso principale pedonalizzato sembra uscito dal centro storico di una città come Catania, con bei palazzi ottocenteschi (di fattura spagnola) e tantissimi bar piani di gente (al 99% uomini). In fondo, la piazza col palazzo reale (questo inavvicinabile – le transenne della polizia non fanno neanche accedere alla piazza). La medina, nonostante il buio, è molto viva, con molti mercati di verdura e pesce. Chiudiamo la serata alla pizzeria Roma (dove la metà del menù non è disponibile). Al mattino seguente ripetiamo il giro, più che altro per le foto che non siamo riusciti a fare in notturna e alle 13 siamo pronti per il grand-taxi che per 25 Dh (7 persone in una Mercedes anni 60) ci porterà a Chefchaouen.

Chefchaouen Purtroppo anche qui i procacciatori d’hotel sono delle vere e proprie zecche … noi siamo stanchi e sempre più insofferenti a questi personaggi … e meno male che non fa caldo, sennò scattava il Marocchinicidio. Alloggiamo al Chefchaouen Hotel, nuovo di pacca e non segnalato dalla Lonely Planet, niente male, sopratutto per il ridicolo prezzo di 60 Dh a testa (stanza con bagno privato). Iniziamo a vagare per Chefchaouen, un dedalo di vicoli imbiancati a calce, con le porte e le imposte azzurre, abbarbicato alla cima di un monte. Se non fosse per gli uomini incappucciati nelle pesanti Jilabah (il caffettano col cappuccio, tipico marocchino) e per l’aria pungente, sembrerebbe di essere in Grecia. Chefchaouen è molto curata, una bella differenza col resto del Marocco. La piazza, con la Casbah e la Moschea, ha anche tantissimi bar con tavolini all’aperto (anche se a Marzo la clientela turistica è latitante). Un rullino va via facilmente, così come i the bevuti al bar la sera ed il kif, abbondante in questa zona. Intanto abbiamo delle piacevoli e ripetitive conversazioni con i locali (praticamente con ogni marocchino che incrocia il nostro sguardo): – Mar: Espana? – Io: No – Mar: Frances? – Io: No – Mar: Italia? – Io: Si – Mar: De dove vieni? – Io: Da Roma -Mar: Io tanti amici a Roma, pure a Torino, a Sicilia, che vengono a Marocco a comprare il fumo. – Io: …

– Mar: Vuoi il fumo? – Io: Già comprato (altrimenti non schioda) – Mar: Vuoi olio, caramelle? – Io: Non posso domani parto per l’Italia – Mar: Ok, benvenuto a Marocco, italiani buona gente … ciao – Io: Ciao Alla sera ci trattiamo da papi: cena al ristorante Alì Babà, un posto curatissimo, con un’ottima cucina e un carta a prezzo fisso: si sceglie dalla carta, ma antipasti, piatti e dessert hanno tutti lo stesso prezzo, per cui il tris costa 70 Dh (6,5 Euro) un vero furto perpetrato dai turisti i danni del ristoratore. Purtroppo Chefchaouen non ha qualche localino con un po’ di musica o qualche birra (ce lo aspettavamo, vista la sua frequentazione internazionale), per cui la serata finisce in un bar a seguire Juventus-Chelsea con una 30ina di marocchini, tutti molto amichevoli e gentili verso una persona che viene da Torino.

Il mattino seguente è giorno di mercato; quello che dovrebbe attirare i berberi delle montagne, con i loro costumi tradizionali. Prima delusione: il mercato ha una nuova sede, con banchetti in cemento, coperti ed ordinati. Seconda delusione: i berberi in costume non ci sono più … saranno estinti. Terza delusione/rottura di ciglioni: appena tiro fuori la macchina fotografica, senza neanche avvicinarla all’occhio vengo pesantemente razziato da una contadina che inizia a strillare ed inveire. La mando amichevolmente a quel paese e continuo il mio giro, ma alla fine mi ritrovo con sole 3 foto scattate. Molto deludente. El Jadida Dopo essere ri-passati per Meknes-Rabat-Casablanca, arriviamo ad El-Jadida, a 2 h di treno da Casablanca. Cittadina sul mare, se il sole ci assiste, vi trascorreremo le nostre ultime 48h marocchine; alloggiamo al pessimo Hotel Bruxelles (120 Dh a notte). Ovviamente il sole non ci assisterà e la visita del Forte Portoghese con le sue chiese cattoliche trasformate in negozi e la splendida cisterna sotterranea prende giusto un paio d’ore. Il resto della giornata passa bazzicando per i vicoli del centro storico (non una vera medina) e per i pochi negozi d’artigianato. Alla sera però Allah ci da un segno della sua presenza, indirizzandoci al ristorante Alì Baba, un ristorante veramente di classe, con vetrate sul mare l primo piano, arredo fantastico, musica jazz di sottofondo, clientela esclusivamente europea (credo siano europei che lavorano e risiedono in zona, visto che conoscono benissimo tutti i camerieri) ed un menù fantastico, con cucina senza le dannate spezie indigeribili, vino e martini per aperitivo; gran cena di pesce per un totale di circa 40 Euro (in 2). Al ritorno scopriamo la parte nuova di El-Jadida, on segnalata dalla guida, un boulevard con palme sul mare, stile Maiali, pieno di locali. Purtroppo sono tutte caffetterie, ovvero niente alchool, e, dato il periodo, deserte. Poco male, domani si rientra.

Poche ore a Casablanca A mezzanotte abbiamo l’aereo … giusto una mezza giornata per la Moschea di Casablanca. Vi arriviamo alle 14.15 … l’ultimo ingresso era alle 14. La Moschea è davvero maestosa, ed anche all’esterno consente un bel po’ di scatti vista la tanta gente che vi ci bazzica attorno. Le ultime ore trascorrono a fare gli ultimi acquisti (questa è una vera dritta) presso un mega-negozio fornitisimmo vicino alla stazione ferroviaria di Casa-Port. Molta paccottiglia ma anche tantissimi bei pezzi, con un proprietario talmente scazzato che non gli va neanche di contrattare sul prezzo: accetta subito la nostra offerta (la metà del primo prezzo). E’ fatta … si torna … tra le braccia abbiamo zaini con vasi, lampadari in ottone, tappeti, etc etc … la prossima volta ci veniamo in furgone.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche