Marocco… profumo di menta

Il Marocco si presenta a noi con la bellezza abbagliante di Essaouira, dove l'impetuoso Atlantico infrange la sua spuma sui bastioni della Sqala...
Scritto da: bgmeetafrika
marocco... profumo di menta
Partenza il: 10/02/2013
Ritorno il: 25/02/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Metti una sera a cena in un ristorante di Tafraout, metti la lingua francese parlata con forte accento berbero e cosa succede? Succede che tutto il personale di servizio, compreso il cuoco, si mobilita in soccorso a quattro viaggiatori imbarazzati che non comprendono l’idioma: – vulvulavionpoulè? Confusione totale! Fatti due ragionamenti tipo: poulè = pollo, avion = aereo, ne esce la deduzione logica “ci stanno proponendo i piccioni, perché si sa, i polli non volano”. Sguardi incrociati lanciano punti interrogativi, parole e gesti, giochiamo il ruolo del mimo per comunicare un’ azione di volo, un’idea e farfugliamo: – ne pas avion. Sulle loro facce inebetite appare una sorta di incredulità, (avranno pensato di interloquire con dei pazzi) con delicato diniego replicano: -“nunmanjonpavion”. Alla fine ci arrendiamo e la scelta ricade sulla solita tajine de légumes. Il giorno dopo chiediamo a Mohammed, nostra guida, la traduzione di “lavion” e dopo un accurata indagine sull’accaduto, ridendo a crepapelle ci spiega che “lavion” non è che la pronuncia un pochino distorta di “viande”.

Misunderstanding a parte, il Marocco si presenta a noi con la bellezza abbagliante di Essaouira, dove l’impetuoso Atlantico infrange la sua spuma sui bastioni della Sqala. Con le strade tortuose dell’anti Atlante che si snodano tra campi di Argan, alberi dalle folte fronde verde scuro e risaltano nel panorama contrastando il blu dell’oceano. Tra dirupi e canyon i villaggi si fondono e confondono con la natura circostante. Con le cicogne che spiccano voli dalle torri di fortificate cittadelle immerse in una vegetazione di eucalipti, palme, olivi e frutteti. Ovunque c’è profumo di menta. Col sole alle nostre spalle viaggiamo da ovest verso est, la sublime luce del tramonto investe e incendia le montagne forme inconsuete di rara bellezza. La camminata fino all’ agadir di Amtoudi, antico gioiello di architettura costruito con pietre a secco domina l’oasi dall’alto di uno sperone roccioso. Giochi tra i sassi, pane e caramelle, una bimba dal faccino Tondo sta appoggiata ad un muretto, briciole del pane pizzicato con le mani Paffutelle le cadono sulla felpa rossa e nei suoi occhi trovo la meravigliosa Curiosità che hanno tutti i bambini di fronte alle cose, la calda luce Pomeridiana riflette pagliuzze dorate nei suoi capelli arruffati, le porgo Gelatine di frutta e gli occhi suoi si fanno ancora più grandi, illuminati di Stupore e felicità. Sul fondo di conche circondate da montagne granitiche che si tingono di rosa allo svanire del giorno, le case color cacao con i terrazzi ipinti a candida calce si sposano perfettamente al colore bruciato della terra. Salendo sugli altipiani percorriamo le piste delle vecchie miniere di rame, l’erosione offre spettacoli alquanto surreali e giù a fondo valle ci si inoltra in estese di mandorli in fiore e poi in ombreggiati corridoi formati da oasi come quella di Ait Mansour, oasi alimentate da fonti dove l’acqua per irrigare le coltivazioni viene distribuita dai saggi maestri secondo antichi metodi. Oasi, dove donne velate cariche di erbe aromatiche s’incamminano verso Casa. Oasi, serpeggianti linee verdi camuffano sperduti villaggi alla forte luce del mezzogiorno, dove il tempo scorre così lento che sembra essersi fermato e dove uomo e natura vivono in perfetta armonia. Abbiamo la sensazione di vivere ogni passaggio al rallentatore, il sibilo del vento non riesce ad interrompere la magia di questi luoghi e quando cessa di soffiare è il vociare delle donne intorno al pozzo, il canto di un gallo, il rumore di una zappa nel terreno a regalarci attimi di semplice quotidianità. Figure arcaiche avanzano a passi lenti nell’aria polverosa verso l’ora di preghiera attirati dal canto del Muezzin, uomini dai volti rugosi segnati dal sole vestiti di fluttuanti bianche Djellaba. Rispettosi e timidi scambi di saluti. Quando ritorna il silenzio tutto è statico. Giorni che nascono e muoiono sulle affascinanti dune di Chegaga e Merzouga, scivolano lentamente nella valle del Draa tra le gole di Todra e risalgono sugli innevati sentieri dell’alto Atlante digradando poi tra le gole di Dadès sulla via delle mille Kasbah. L’antica strada del sale è poco più di un sentiero male asfaltato e ci trascina in diagrammi colorati come tele astratte, sul passo Tizi ‘ N Tichka i vorticosi panorami si parano davanti ai nostri occhi profilati da compatte nuvole. La tranquillità nei giardini Majorelle e l’atmosfera rilassante dei Riad. Nella medina quando il sole si abbassa dietro la Koutubia tutta la vita di Marrakech ruota intorno alla piazza Jemaa el Fna, jemaa significa riunione. Teatro sotto le stelle tra incantatori di serpenti e artisti di strada che improvvisano spettacoli per pochi spiccioli. Bancarelle e venditori di ogni genere e ovunque c’è profumo di menta! Ristorantini approntati all’istante invitano all’assaggio della cucina popolare e con le dense nuvole di fumo si alza l’ odore di cibo speziato, così scorre la sera dentro labirinti illuminati da fioche luci variopinte.

Cala il sipario sul nostro viaggio, questo è il ricordo che ho del Marocco, un crocevia tra passato e futuro, un ricordo che emana profumo di menta.

Saluto con un inchino questa bellissima terra: “ السلام عليكم – Salam Aleikom, وداعا – uedahan, ossia la pace sia su di voi e arrivederci.”



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