Marocco, oasi e gran sud: sulla via delle kasbah
Abbiamo optato, tra i diversi tour in Marocco proposti da catalogo, per “Oasi e Gran Sud” in 4×4 in quanto ci sembrava quello che avesse maggior spirito di avventura, al contario magari di altri tour come “Città Imperiali”.
All’ultimo però il tour in 4×4 è stato annullato per mancanza del numero minimo di partecipanti (siamo a fine novembre, fuori stagione) e ci hanno girato sullo stesso tour ma con pick-up, totale 11 persone più autista e guida parlante in italiano.
Così il 26 novembre 2006 nel pomeriggio ci presentiamo all’aeroporto di Milano Malpensa con un altro punto interrogativo: speriamo che il tour in pick up sia bello come il 4×4 e soprattutto speriamo che i nostri compagni di viaggio non siano troppo agiati, ma che abbiano come noi spirito avventuriero.
Partenza e in 4 ore raggiungiamo Marrakech, la città “ocra”, una delle città imperiali del Marocco del Sud.
In breve vi mostro l’itinerario: DAL 26 NOVEMBRE AL 01 DICEMBRE 2006 – MILANO – MARRAKECH – MARRAKECH – ESSAOUIRA – TAROUDANT – OUARZAZATE – ERFOUD/DUNE DI MERZOUGA – GOLE DEL TODRA – MARRAKECH MARRAKECH: è già buio quando atterriamo a Marrakech e diversi pullman mega-turistici caricano tutti i turisti come noi e ci scaricano poi nei diversi hotel mega-lussuosi di Marrakech, a seconda del tour che dal giorno dopo si intraprenderà.
Pian piano i pullman si svuotano e come sempre noi siamo gli ultimi rimasti e gli ultimi a raggiungere il nostro hotel. Facciamo immediatamente amicizia con i “superstiti” che saranno poi anche i nostri compagni di viaggio e capiamo immediatamente che si tratta di un gruppo affiatato, nonostante le grosse differenze di età: dai 22 anni ai 60 anni passando per i 30 e 40…
Il target degli hotel che troveremo in Marocco è molto alto, lontano dagli ostelli, posade, rifugi, tende e quant’altro abbiamo utilizzato nei nostri predecedenti viaggi, ma non fa nulla, per una volta va bene “accomodarsi-comodamente” anche in questo modo.
Cena a buffet molto buona, approfondimento dell’amicizia con i nostri compagni, conoscenza della guida (un ragazzo italo-marocchino di 22 anni gentilissimo e divertentissimo) che ci accompagnerà e poi una bella dormita.
Il mattino seguente ci aspetta la visita guidata di Marrakech, attraverso la medina, i souk e i palazzi imperiali. Marrakech è molto bella, ha il fascino delle città d’oriente con le sue mura che chiudono la città vecchia (medina appunto) e la ragnatela di viuzze che si accentrano poi nella piazza di Djemaa el Fna. Queste viuzze sono i souk, coloratissimi, pieni di gente che brulica e di negozietti dove acquistare prodotti locali, souvenirs e cibi di tutti i tipi. Vi ricordate Diego Abatantuono in “Marrakech Express”?? I palazzi imperiali sono molto belli (Palazzo Bahia, El Badi e le Tombe Saadiane), ricamati minuziosamente nei particolari, sui tetti e nei cortili interni e la visita è molto piacevole.
Nel pomeriggio ci si addentra particolarmente nei souk e si raggiugne al tramonto la Piazza di Djemma el Fna, fulcro prinicpale di Marrakech che dal tramonto a notte fonda si trasforma in un formicaio di bancarelle che vendono di tutto, saltimbanco, suonatori ed incantatori di serpenti. Ed è molto bello salire sul terrazzo dei tanti caffè che circondano la piazza a godersi lo spettacolo del brulicare della piazza riscaldata dalla luce del tramonto, mentre si sorseggia un bollentissimo the alla menta. Dall’alto si scorgono innumerevoli minareti, sulla piazza e sullo sfondo, che all’ora esatta del tramonto (e non solo) si animano con le voci dei muezzin che all’unisono richiamano i fedeli musulmani alla preghiera con un canto. Questo fa si che l’atmosfera intorno alla Djemaa el Fna per qualche minuto diventi ancora più mistica ed affascinante.
Ci rifocilliamo in uno di questi caffè-ristorante con dell’ottimo cous-cous e proseguiamo poi con la passeggiata a piedi fra le bancarelle e i souk, riempiendoci gli occhi e il cuore con i colori e le musiche di Marrakech.
VOTO: 9 ESSAOAUIRA/TAROUDANT: il mattino seguente ripartiamo con il nostro allegro pullmino alla volta di Essaouira, la città di pescatori che si trova sulle rive dell’oceano atlantico. Improvvisamnete, non appena lasciamo Marrakech, la strada si immerge in un paesaggio disabitato. Talvolta si incontrano dei piccoli agglomerati di casupole e qualche pastorello in groppa al suo fidato asino. L’arrivo ad Essouira è sconvolgente e intenso: la cittadina di casette bianche, che ricorderebbe i paeselli delle cicladi come Mykonos o Santorini se non fosse per la grande quantità di umidità che le rende fatiscenti, ci accoglie in un viale frequentatissimo di gente che vende e compra dalle bancarelle sulla strada. Dalle bancarelle coloratissime di fiori, frutta o verdura a quelle crude della carne appesa penzoloni ai ganci. Siamo l’unico gruppo di stranieri qui (data anche la bassissima stagione) e ben presto entriamo a far parte del movimento trascinatne della quotidianità di queste persone.
Continuiamo la passeggiata, dopo un discreto pranzo a base di pesce, nella parte alta di Essaouira, dove si trovano le mura fortificate ed un piccolo castello. Da qui si può scorgere la potenza dell’oceano che con una nebbia umida si infrange sulla scogliera ed una moltitudine di gabbiani che volano e si posano tra un’infinità di barchette di legno nel porticciolo.
La visita ad Essaouira si conclude verso le 15.00 e non appena ripartiti, costeggiando il mare, il paessaggio perde il verde che lo ha caratterizzato sino ad ora e lascia il posto a colline sconfinate più aride e rosseggianti. Si passa a pochissimi chilometri da Agadir, centro balneare che fino agli ’90 era un fiore all’occhiello tra le località di mare dell’oriente richiamando molti turisti alla ricerca del fascino esotico. Ora è in decadenza, superata da luoghi come Sharm el Sheikh, Hurgada e altre località sul Mar Rosso.
Nel tardo pomeriggio, quasi al tramonto, si arriva a Taroudant. La cittadina è anch’essa rinchiusa da una cinta di mura merlate di color ocra, come quasi tutte le città storiche marocchine. La visita è breve in quanto si fa ben presto buio e ritorniamo nel nostro splendido hotel riacavato proprio nelle mura berbere della città.
L’indomani mattina il gruppo all’unanimità decide, prima di ripartire alla volta di Ouarzazate, di fare una breve passeggiata lungo le mura cittadine dato il poco tempo avuto la sera precedente. E così, sveglia di buon mattino, e mini-passeggiata con scatti di molte foto alle mura appunto.
VOTO: 7 OUARZAZATE: dopo la mini-passeggiata si riparte per Ouarzazate, la “porta del Deserto”. Durante il tragitto si ammira il paesaggio cambiare nuovamente e le colline intorno a noi vanno via via a inaridire e colorarsi ancor di più di ocra-marrone.
Il tempo sul pullmino passa velocemente e tra uno scorcio e l’altro, tra un sonnellino e l’altro, tra una sosta e una lezione di esoterismo islamico e l’altra arriviamo a Ouarzazate nel primissimo pomeriggio. Sì, proprio esoterismo islamico. Dovete sapere che dal primo giorno di tour oltre all’autista ed alla guida italo-marocchina (Ismael) si è aggiunta una terza persona: il padre di Ismael, un certo Idris (non quello juventino) “maestro” di esoterismo islamico e santone del Marocco. Difatti, per questioni burocratiche, non essendo Ismael al 100% di sangue marocchino non può espletare autonomamente la sua attività di guida turistica, ma deve sempre essere accompagnato da un marocchino purosangue. Pertanto questa settimana tocca al padre di Ismael.
Questa è la versione che ci è stata raccontata e noi la prendiamo per buona.
La presenza di Idris è esaltante ed inquietante allo stesso tempo. Ci delizia e ci informa in perfetto italiano sulle particolarità dell’ Islam, rispondendo alle nostre domande lecite e curiose in maniera esaustiva e perentoria e noi dimostriamo interesse nel approfondire le tematiche che ci propone. Allo stesso tempo, il suo modo perentorio e indottrinato di parlare (e aggiungerei anche un bel pò di fare permaloso) ci mette un pò in difficoltà. Ma col passare dei giorni sia lui che noi ci scioglieremo e alla fine il suo fare permaloso lo renderà ben presto molto simpatico.
La zona di Ouarzazate viene anche chiamata “via delle Kasbah” per via del susseguirsi di cittadine fortificate del tempo che si snodano in questo territorio brullo. Le Kasbah sono molto belle, costruite in fango e paglia essiccati, richiamano alla memoria le favole di “Le mille e una notte” e le storie di Pascià e abitanti delle kasbah del passato.
A Ouarzazate si visita la Kasbah di Taourirt che all’improvviso appare ai nostri occhi nella sua intierezza, abbarbicata su di una collina che domina la piccola cittadina di Ouarzazate appunto.
Attorno alla Kasbah si apre poi una zona esterna abitata ancora dalla gente del posto. La guida ci chiede molta attenzione qualora volessimo addentrarci liberamente per le viuzze delle Kasbah e ci lascia liberi di decidere. Chiaramente, amanti del “pericolo” decidiamo all’unanimità di addentrarci. Le viette si intersecano in diversi punti facendo sembrare la Kasbah un vero e proprio labirinto. Piccole vie di volte basse si alternano a vie più lunghe ma sempre ristrette. La gente che si incontra è molto umile, fa piccoli lavoretti e i bambini che giocano allegramente con un elastico attirano la nostra attenzione. Paolo, uno dei compagni di viaggio, dona loro dei chewing-gum e loro contraccambiano saltellando e con un sorriso sincero che per noi vale più di ogni altra cosa.
I colori della Kasbah diventano via via più caldi assumendo tonalità rossastre, condizioni perfette per gli appassionati di fotografia.
VOTO: 8 ERFOUD/DUNE DI MERZOUGA: lasciamo il nostro hotel al mattino presto e percorriamo la via delle Kasbah che lì si incontra con la valle del Draa. Il paesaggio è unico perchè ovunque scorra un piccolo torrente (in questo il Draa) si ammassa intorno a questo e per tutta la sua lunghezza una fitta vegetazione, soprattuto di palme, che si nutre delle sue acque e che va a formare le famose oasi nel deserto. Appena finisce la linea demarcata verdeggiante si ritorna improvvisamente all’aridità ed al rossore della terra. La valle ben presto scompare per trasformarsi poi in deserto vero e proprio, un deserto di sabbia finissima e rossa con le sue dune modellate dal vento, che cambiano il loro aspetto di giorno in giorno, a seconda di come tira quest’ultimo. Siamo a Merzouga, nel deserto di Erg Chebbi, raggiungibili da Erfoud, una minuscola cittadina ai piedi del deserto che ci ospiterà per la notte.
Prima di penetrare nelle dune, quando ancora il deserto non è sabbioso ma sassoso ci fermiamo in una tenda beduina, dove una donna avvolta nel suo abito nero col velo e che fila la tela ci offre un the caldo, il “The nel Deserto”. Ringraziamo la signora per la sua ospitalità e ripartiamo con le nostre jeep che ci sono venute a prendere in hotel e arriviamo finalmente alle dune di sabbia.
ll primo scorcio è meraviglioso, una duna alta diverse centinaia di metri, si rispecchia nelle acque di un torrente che ingrossandosi in quel punto forma un piccolo lago. L’incontro acqua-sabbia è suggestivo, perchè è difficile pensare alla presenza dell’acqua quando tutt’intorno cè il deserto ed il nulla. Con una bella cammellata che paghiamo sul posto raggiungiamo la vetta di una delle dune più alte. La cammellata è molto divertente e il gruppo sghignazza continuamente, divertito dall’esperienza. Una volta arrivati in cima alla duna però, il silenzio ci avvolge e il vento che soffia è l’unico suono che percepiamo. Davanti a noi si apre nella sua immensità tutto il deserto, le dune si susseguono fino a scomparire nell’orizzonte, colorate e riscaldate dalla luce del sole che sta tramontando e che una volta tramontato, lascia lo spazio ad un tenue violetto prima di imbrunire completamente.
I ragazzi beduini che ci hanno accompagnato si sono resi molto simpatici e ci aspettavamo, al termine dell’escursione, di dover dal loro una mancia. Quello che non ci aspettavamo era che ci proponessero delle suppellettili di pietra lavorate finemente dalle loro famiglie, per intascare qualcosa. I prodotti tra l’altro a noi non piacevano particolarmente e il prezzo che loro hanno sparato era esorbitante (circa 50/60 euro). Noi non volevamo comprare e abbiamo proposto che gli avremmo dato comunque una mancia, anche corposa, senza nulla comprare, anche perchè spendere quelle cifre ci sembrava una esagerazione. Loro invece insistevano di non volere una mancia ma di comprare.
Qualcuno di noi ha comprato, noi in particolare no, ma ci è dispiaciuto molto vedere la tristezza nei loro occhi quando ce ne siamo andati. Se avessero accettato quello che noi ci sentivamo di dar loro saremmo stati contenti entrambi.
VOTO: 9 GOLE DEL TODRA/VALLE DI BEN SIBIL: il mattino seguente ripartiamo. Prima di giungere alle gole del Todra sostiamo in diversi punti panoramici, perchè anche qui, come nella Valle del Draa, i palmeti nascono e muoiono all’improvviso nelle vallate aride e rosseggianti: siamo nella Valle del Todra. Sostiamo anche a Tinerhir, piccola cittadina dove veniamo accompagnati in un negozio di tappeti orientali. I touraeg ben vestiti che vi troviamo, snocciolano il loro italiano francesizzato, mostrandoci le varie tessiture dei tappeti per invogliarci a comprarne qualcuno. Solo Ismael compra un paio di tappeti per la sua nuova casa che sta arredando, noi invece non siamo interessati. Il modo martellante e sorridente dei Touareg per invogliarci a comprare diventa ben presto simpatico e sfocia quasi in una pantomima teatral-comica. Alla fine, divertiti, usciamo senza comprare…Ma “seulement regarder” (solo guardare!).
Arriviamo così poco prima di mezzogiorno alle Gole del Todra, scavate nel corso degli anni dalla forza del fiume Todra. Le gole sono molto profonde e ripidissime e passeggiando sul fondo si possono ammirare in tutta la loro profondità. I colori sono saturi, le gole rocciose illuminate dal sole sono color rame e il cielo è di un blu elettrico. Ci servono il pranzo in una piccola costruzione proprio nelle gole a base di zuppe e verdure.
Nel primo pomeriggio si riparte e andremo a percorrere la “strada panoramica più spettacolare del Marocco”, così la definisce la nostra guida Ismael, e che si snoda nella valle di Ben Sibil. Per andarci abbiamo dovuto votare, in quanto l’escursione non era nel programma dell’Alpitour e pertanto avremmo dovuto pagare un supplemento sul posto. Ismael ci ha raccontato che la strada è molto recente, resa praticabile grazie al volere dell’attuale Re Mohamed VI il quale una volta salito al trono, venuto a sapere che una delle valli più belle del Marocco non era praticabile per via della strada accidentata, fece immediatamente iniziare i lavori per aprirla una volta per tutte al turismo. Chiaramente decidiamo, da buon gruppo affiatato, di solcare la valle e paghiamo quanto richiesto.
La valle come ci aveva preannunciato Ismael si rivelerà molto spettacolare. La terra diventa ancor più rossa rispetto alle zone che fino a quel momento del viaggio avevamo incontrato, qua e là spazi di erba verde, collinette minuscole con in cima delle piccole kasbah, piccoli appezzamenti di terreno coltivato e strane conformazioni rocciosi che richiamano alla mente il paesaggio tipico della Cappadocia. Grazie Ismael! Il posto è meraviglioso…
Rientriamo in serata nello stesso hotel di Ouarzazate che già ci aveva ospitato due sere prima e da lì a il giorno seguente verso Marrakech andando idealmente a chiudere il percorso a 8 del nostro ititnerario.
VOTO: 8 DA OUARZAZATE A MARRAKECH/ AIT BEN HADDOU: lungo la strada del ritorno a Marrakech, durante la mattinata, non possiamo non visitare la Kasbah di Ait Ben Haddou, la Kasbah più bella ed affascinante di tutto il Marocco. Perfettamente conservata, la Kasbah con il suo groviglio di stradine, torrette, e piccole abitazioni ci appare tutto ad un tratto nella sua completa bellezza. La Kasbah è talmente bella che è stata utilizzata più volte come set cinematografico, diventando lo sfondo di diversi film importanti tra cui il più famoso “Il Gladiatore”. Come per le altre Kasbah, ci inoltriamo per le viuzze di questa, ammirando qualche bottega artigianale e contemplando in religioso silenzio la bellezza di questo luogo. Passeggiare tranquillamente respirando il profumo e l’atmosfera del tempo è una bella sensazione.
La visita dura circa un paio d’ore e dopo pranzo nel pomeriggio si riparte, questa volta per davvero verso Marrakech.
MARRAKECH: rientriamo a Marrakech, concludendo così il nostro tour alla scoperta del Gran Sud. Abbiamo appena il tempo di farci un tour in carrozza per le strade di Marrakech e ai Giardini Majorelle, un piccolo parco di piante grasse di Yves-San-Laurent, colorato e simpatico, e per farci un altro giro per la Piazza di Djemaa el Fna a fare gli ultissimi acquisti. Un violento acquazzone ci sorprende, qui nella terra del sole, adeguandosi perfettamente al nostro stato d’animo, triste per la fine del viaggio.
NOTE E CONSIGLI FINALI: Il Marocco, come già detto, è un paese molto bello. Ha superato ogni nostra aspettativa. E’ facile e comodo da raggiungere, perchè è a solo 4 ore dall’Italia. Ma in così poco tempo si viene catapultati completamente in un altro mondo. Un mondo affascinante nella sua cultura. Marrakech è splendida e molto accogliente nonostante il frastuono della Djema el Fna. E’ bello passeggiare per i souk anche alla sera. E’ ricca di storia con i suoi palazzi imperiali e i suoi minareti.
Oltre a Marrakech, il Gran Sud ci ha stupito. I paesaggi sono meravigliosi e, forse anche perchè eravamo in bassissima stagione, non c’erano turisti, ma solo noi eravamo presenti nelle piccole cittadine a mescolarci tra la popolazione locale. Questa ci è apparsa nella sua completa verità, le donne sono veramente coperte dal velo e gli uomini indossano quasi tutti gli abiti locali. Non sono lì apposta per i turisti ma sono lì per davvero.
Il Marocco costa poco per cui il viaggio è molto economico. Nonostante avessimo viaggiato con un tour organizzato ci siamo sentiti comunque in avventura, perchè non abbiamo fatto percorsi guidati e non abbiamo incontrato fiotte di turisti, ma ci siamo sentiti parte del posto che visitavamo.
Il gruppo che abbiamo incontrato è stato fantastico e ancora oggi ci sentiamo via e-mail e ogni tanto ci ritroviamo.
La nostra guida ci ha detto che questo è il periodo migliore per visitare il Marocco, perchè non si muore dal caldo, non cè in giro nessuno e i pullmini del tour in estate diventano mega-pullman turistici da 50 con evidenti conseguenze negli spostamenti…
Facendo una media dei voti che ho assegnato singolarmente ad ogni tappa esce un bel 8 abbondante, a testimonianza di quanto bello sia questo paese.