Marocco: Marrakesh, gole e deserti
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sabato 23 febbraio 2014
Salutiamo i figli, che avranno una settimana intensa, fra esami ed interrogazioni. Tanti sensi di colpa, ma il volo è prenotato e il viaggio è organizzato da tempo, con i necessari incastri del lavoro.
Da Bergamo volo Ryanair (120e. cad) parte alle 16.40 ed arriva puntuale 3 ore dopo. All’aeroporto, efficiente, pulito, moderno, incontriamo il noleggiatore dell’auto, ma di Ismael che ci avrebbe dovuto condurre fra i meandri della medina, neppure l’ombra.
Un signore si fa avanti e dice che è stato avvisato di venire a prenderci: ci mostra un msg sul suo cell, con nostro nome e cognome. Vinciamo la diffidenza e lo seguiamo con l’auto. Mossa vincente: non saremmo mai arrivati al Riad Moullaoud in autonomia.
Le strade da ampie e spaziose intorno all’aeroporto si fanno sempre più piccole e strette e sempre più invase da motorini biciclette, auto, pedoni. Riusciamo a parcheggiare (con guardiano, naturalmente) e a raggiungere il tranquillo Riad: entriamo in un ambiente magico, cascatelle, angolini di relax, piante, scale per la terrazza, tappeti di ogni colore, fiori, profumi. Il titolare è un francese di Tolosa, a Marrakesh da 10 anni – ma ogni 6 settimane deve tornare a casa , ci racconta, per non impazzire…
Godiamo lo spettacolo serale sulla città dal terrazzo, fra meandri di scale e locali nascosti, ciascuno con un suo stile e colore. Ceniamo al ristorante Faurouk, una vecchia corte ristrutturata in stile e con buon gusto, pieno di turisti, buon cibo e prezzi internazionali, in una stretta via tranquilla. Rientriamo: la nostra camera è superlativa, una nicchia sotto un soffitto intarsiato ed un bagno ricavato dall’altezza, coi colori delle piastrelle tipici berberi, mobilio essenziale ma molto pregiato e raffinato, dell’artigianato tipico locale.
Marrakesh. 23 febbraio 2014
La notte tranquillissima, senza incubi o pensieri. Senza canti del muezzin e senza freddo. Solo tanto calore dentro… La colazione sul terrazzo baciati dal sole mattutino è il migliore risveglio.
Partiamo subito per la visita di oggi. Cominciamo con la fantasmagorica Medersa di Ali Ben Joussef, da 6 secoli scuola coranica più grande dell’Africa settentrionale. Lo spirito si innalza da subito varcando l’ingresso con cupole ornate da intagli in legno di cedro dell’Atlante e da balconi con grate di legno traforate. Il cortile è ornato da una profusione di ornamenti ispano- moreschi. Alcune delle camere degli studenti al primo piano si affacciano nel cortile a godere di una spettacolo unico. Poi ci buttiamo nel souk, ci perdiamo un po’ e puntiamo infine verso le concerie. A seguire, dopo un veloce pasto, visitiamo il Palazzo Bahia, le Tombe Saadite, ripassiamo per il souk e la Piazza Jama el Fna, ed infine Laura si gode un bel Hammam di 1.5 ore (300mad ) molto rilassante. La cena nella piazza, piena di gente, turisti e locali.
verso Agdz. 24 febbraio 2014
Ottimo inizio con abbondante colazione sul terrazzo ed ottima partenza dalla Medina, senza perderci. Pieno di benzina e poi verso Ouarzazate. Appena la strada inizia a salire (arriveremo a 2150 m. slm) iniziano i panorami e i numerosi venditori di rocce e cristalli ai lati della strada. I panorami sono notevoli, a strapiombo sulle vallate circostanti, e i venditori sono insistenti, e riescono a rifilarci alcune spettacolari rocce che paiono quasi finte talmente belle, colorate e strane. Passato il passo Tiz-in Tchka , arriviamo a Ait-Ben-Haddou, paese molto ben tenuto e caratteristico, patrimonio dell’Unesco, e poi giungiamo a Ourzazate, fermandoci a vedere gli studios di tanti film, compreso la Mummia. Gli ultimi km che maciniamo ci portano a Agdz, alle porte della Draa Valley, dopo tanto deserto di rocce rosse.
Agdz – deserti ErgChebbi. martedì 25 febbraio 2014
La Rose du Sable ad Agdz è accogliente, in un contorno affascinante di vecchia città tipica costruita (e abitata) con fango e paglia; la colazione è ottima, ma dobbiamo ripartire. Percorriamo pochi km per raggiungere Tamnougalt. Ci attende Alami (alamikasba@gmail.com) per il giro turistico. La kasbah è ancora abitata da circa 20 famiglie, è pulita ed in ordine; le mura larghissime, sostenute anche da mezzi tronchi di palma, la frescura estiva ed il calore invernale sono assicurati e la qualità della vita non deve essere molto migliorata oggi per le famiglie che si sono trasferite nella città nuova, con aria condizionata e muri sottili.
Una bellissima casa appartenuta al governatore del territorio, ampi spazi ombreggiati per le giornate calde e un cortile interno sotto il cielo per le notti sotto le stelle, su cui si affaccia un bel terrazzo in mattoni crudi, è stata utilizzata per ambientare di film famosi (Babel, Il paziente inglese, Il tè nel deserto). Usciamo dalle mura e veniamo accolti da un fantasioso trio di personaggi che sembrano usciti da un libro di fiabe, per un tè (whisky beduino) ed un po’ di focaccia saporita nel campo esterno, con i bicchieri appoggiati su un tronco a terra. Un po’ a malincuore, guardando il cielo azzurro, la vallata verdissima di palme, il giallo ocra della sabbia e la catena di monti che ci circondano, risaliamo in auto con méta Merzouga. Sono meno di 300 km, ma ci vogliono più di 5 ore, fra soste o brevi tratti di strade dissestate.
Sono quasi le 15 quando – superata la caotica Rissani nel giorno di mercato – vediamo le prime dune di Merzouga e puntiamo dritti verso la bella Kasbah el Touareg consigliata da un racconto. Il posto è d’incanto, davanti ad una duna molto alta, grandi mura e merli e due torrioni all’ingresso. Chiediamo per il giro in cammello e la notte al bivacco. Costa 900 dh (90euro) ma veniamo avvertiti che c’è un grande e rumoroso gruppo di ragazze marocchine in vacanza che va nel deserto. Inizialmente un po’ titubanti, incrociamo le dita e confermiamo con gioia la nostra intenzione di tuffarci in questa avventura. Alle 16.30 i numerosi cammelli sono pronti (ne conto 30), si sale con qualche necessaria acrobazia e si parte. Quasi due ore sulla sabbia, ombre lunghe, dune dorate e compagnia allegra.
L’accampamento è molto grande: una tenda per noi è già pronta distante dalle altre, per garantirci tranquillità. Musica a palla, balli di pop arabo, canti, ottima cena, risate e di nuovo balli intorno al fuoco, sotto ad una magnifica stellata, con bella gioventù della città in vacanza, che ci coinvolge con simpatia e tanta allegria. Ci ritiriamo per la notte e sopraffatti dalla stanchezza, fra le braccia di Morfeo (ops, di Sergio) non sentiamo più la musica ritmata dei tamburi.
Merzouga – Valle del Todra. mercoledì 26 febbraio 2014
Notte in tenda tranquilla, freddo sopportabile e spettacolo dell’alba dietro i monti algerini. Due passi sulla sabbia e di nuovo in cammello, per due ore di tranquilla meditazione sulla pace dell’anima e sulla frenesia della nostra “comoda” vita cittadina. La colazione è pronta e graditissima. Il gruppone marocchino riparte fra cordiali saluti, sorrisi smaglianti e qualche abbraccio caloroso, mentre noi restiamo in relax per un’oretta ai bordi della piscina, studiando il tragitto e aggiornandoci sulle vicende italiane. Alle 11.00 ripartiamo, puntando verso le Gole del Todres. Attraversiamo Erfoud, con molti grandi alberghi/kasbah un po’ in decadenza; raggiungiamo ElJorf, il giorno del colorato e caotico mercato, circondata da un infinito palmeto. Sostiamo qualche minuto accanto ad alcune delle numerosissime bizzarre protuberanze a forma di cono vulcanico, ossia buche scavate per accedere agli antichi canali di irrigazione sotterranei, chiamate kettare.
Prima di entrare a Tinejdad, all’incrocio della strada per ErRachidia, troviamo l’accogliente CaféRestaurant Oued Ed-Dahab: un cordiale marocchino ci mostra le decine di cartoline che riceve da tutto il mondo dai suoi clienti, turisti occasionali e ospiti per qualche minuto, ma amici per sempre (ci prefiggiamo di mandargli una cartolina dall’Italia e la sua foto, anche senza conoscere il suo nome). Mentre gustiamo un’ottima spremuta di mandarini scopriamo che ne sa davvero tante: di storia, politica, geografia, musica e soprattutto di umanità e saggezza. In città troviamo con difficoltà il Museo delle Oasi (ingresso 20dh), all’interno del restaurato e ben tenuto Ksar el-Khorbat. Si tratta di un affascinante museo che ripercorre i movimenti delle tribù attraverso i manufatti legati alla vita seminomade. Ciascuna delle numerose stanze dislocate nei tre piani tratta un tema specifico e le esaurienti spiegazioni sono in diverse lingue, compreso l’italiano e l’insolita lingua berbera che viene valorizzata e di nuovo insegnata nelle scuole. A fine percorso, dal terrazzo si dominano i numerosi terrazzi in fango e paglia coi motivi ornamentali berberi. Entriamo infine con molta discrezione ma davvero affascinati nel vecchio Kasr, percorso da bambini e adulti, qualche donna e carretti. Scopriamo che è abitato da 200 persone! E’ davvero fantastico, inspiegabilmente poco pubblicizzato nelle guide! Accanto all’ingresso del museo c’è una Chambre d’Hotes, con stanze meravigliose (1000dh a coppia), ristorante e piscina, ed è ricavato proprio all’interno del Kasr!! Incredibile! Siamo certi che occorra farne una ottima pubblicità: sfrutteremo il potenziale di TripAdvisor, per consigliarlo. Purtroppo noi abbiamo programmato un altro giro ed è troppo presto per fermarsi.
Ci dirigiamo senza più soste a Timerhir, da cui parte la Gola del Todra. Lo spettacolo che si apre davanti a noi è stupefacente: la strada scorre nella gola sempre più stretta, percorsa da un fiume, ai piedi di pareti rosse altissime: superiamo numerosi alloggi situati all’inizio, dove la gola è più spettacolare e turistica per giungere all’Auberge LeFestival, l’ultimo e il più lontano nella gola. L’eco-lodge è in pietra con alcune camere nella roccia (già occupate). Ci sistemiamo ed attendiamo la cena: la migliore finora in Marocco (zuppa, moussaka-tagine, mousse di cioccolato). Passeggiata sotto una stellata strepitosa e fine serata con sottofondo di tamburi destinata ai turisti spagnoli.
Gole del Todra – Gole del Dadés. giovedì 27 febbraio 2014
Ci risvegliano i profumini della colazione, facciamo anche due chiacchiere con una giovane coppia genovese e iniziamo una passeggiata ad anello di 2.5 ore, indispensabile per sgranchirci le gambe e per vedere questa gola da un’altra prospettiva. Saliamo verso l’accampamento dei pastori nomadi e proseguiamo su un sentiero poco chiaro. Un cane pastore ci viene incontro – geniale: molto intelligentemente ci accompagna lungo il tragitto ed indica il sentiero! Siamo accolti da un gruppo di bambini, provenienti dalla tenda nomade situata a bordo greto del fiume. Ci invitano per un té: accettiamo volentieri per poter vedere da dentro una tenda di nomadi. La tenda è circondata da un muretto di pietre; accanto un altro muro di pietre serve da recinto degli animali. Trascorriamo insieme più di mezz’ora, il tempo di accendere il fuoco (con l’accendino), far bollire l’acqua in una teiera che è stata lavata per l’occorrenza del fango che la ricopriva, scattare qualche foto e mostrarla a loro, stupiti ed allegri, sentire suonare il tamburello e cantare insieme. Il telaio con un tappeto in corso di lavorazione si trova in centro alla tenda e divide la “camera” da letto, dove alcune pesanti coperte di lana si trovano arrotolate sopra la terra nuda. Chiaramente la visita è terminata con una buona (ottima) mancia, ma spiace constatare che non sembrano contenti e chiedono di più. Rientriamo alla base molto contenti, e lasciamo l’Auberge Le Festival con un simpatico olandese ultrasessantenne che gira in autostop, non ha una residenza fissa al mondo e vive da tempo nelle Marche a fare l’house sitter, vendendosi come pittore. Originale e simpatico. Godiamo il tragitto grandioso della gola fino a Tinghir, della ricca palmeria, dei villaggi arroccati sulla parete nell’altro lato della valle con i colori della roccia.
Salutiamo l’olandese e puntiamo alle Gole del Dadés inizialmente la valle è ampia, attraversiamo villaggi puliti e spettacoli mozzafiato. L’offerta di alloggi è numerosa, ma grazie ad un racconto che ci sta accompagnando con consigli utili superiamo anche AitOudinar e saliamo per la strada tortuosa fino al café RestaurantHotel Timzzillite, a picco sulla parete scoscesa, dove decidiamo di prendere alloggio (500dh con cena e colazione). Il sole è caldo, il panorama stupendo e facciamo un’altra piacevolissima passeggiata lungo il fiume che scorre brioso fra le alte pareti scoscese e accanto a qualche orto ben curato. Si va a letto presto da queste parti, anche perché le luci di tutto il complesso vengono spente. Terminiamo solo di vedere il film PaneCrudo tratto dal romanzo di Mohammed Choukri, ambientato in terra marocchina.
Gola del dadés – Demnate. venerdì 28 marzo 2014
Sulla Rough Guide è spiegato molto bene dove fermarci per poter fare quella che viene descritta come la più bella passeggiata del Marocco: parcheggiamo quindi senza indugio accanto all’hotel ristorante Kasbah Ait Arbi, con terrazza sulla bella vallata coltivata ed irrigata dal fiume Dadès. In lontananza si erge una maestosa formazione rocciosa rossa. Guidati dal bravo Lahssin (kasbahaitarbi2012@gmail.com) siamo entrati nella gola che si restringe sempre più, a tal punto che in alcuni tratti ci passa a malapena una persona. Davvero entusiasmante: ci ricorda un sentiero simile percorso a Petra. Lahssin, che parla perfettamente il francese, l’arabo ed il berbero, ci racconta molto della cultura berbera, della scrittura, della storia, della dura vita dei nomadi e delle coltivazioni locali. Molto interessante.
Diretti a Skoura prendiamo volentieri due giovani autostoppisti francesi di Poulenc Sur Mer, con zaino (lei parla perfettamente italiano e lo insegna al liceo). Superiamo la città di El-Kelaa M’Gouna nota per le rose, le distillerie di acqua di rose e le feste dedicate al fiore che rende famosa questa zona. La via principale di Skoura all’ora di pranzo con il sole a picco è molto e tranquilla: scopriamo poco dopo che tutta la città è assorta nella preghiera del venerdì e la via presto si riempie e si anima. Una volta città di arrivo per le carovane cariche di oro e spezie e punto di partenza per il commercio interno, anche verso Fèz, oggi la vallata è cosparsa di migliaia di palme (patrimonio Unesco) e nota come la valle delle 1000 palme e delle 1000 kasbah. Facciamo una breve sosta in un caffé con wifi per rinfrescarci e collegarci coi figli e leggere le mail. Intanto veniamo informati che la kasbah Amerdhidl è a soli 2 km mentre a 20 km parte la strada asfaltata di 160km (2 ore) per Demnate. Dedichiamo una buona ora a visitare questa splendida, grande e ricchissima kasbah del XVII secolo – l’unica della regione con 5 torri e appartenuta alla famiglia Nasseri e raffigurata sulla banconota da 50 dh (10dh ingresso + 50 dh accompagnatore). Visitiamo con stupore ed interesse questo museo vivente: serratura fatta a mano, con chiave lunghissima, il vecchio frantoio per l’olio di oliva, la macina del grano, i cesti e i setacci, la dispensa per i cereali, la cucina coi forni per il pane ancora funzionanti, il terrazzo in alto per far seccare i datteri e per le cerimonie con fresco porticato separato uomini, donne, la meridiana orizzontale, le torrette per avvistare il nemico, rappresentato dai berberi! Ma la cosa più stupefacente, nella quinta torre è la toilette secca (si usava la cenere) che conduceva i “prodotti” direttamente all’esterno.
Poiché è presto per fermarci per la notte e curiosi delle cascate vicino a Demnate, ci avviamo. Facciamo benzina e immediatamente veniamo fermati dalla polizia per eccesso di velocità e sorpasso sulla linea continua (in realtà Sergio tentava di superare un taxi lumaca). Niente da fare: c’è la foto che ci inchioda a 68km/h sulla linea continua… ce la caviamo con 20euro ed una stretta di mano. Il tratto fino a Demnate, paesaggisticamente molto interessante per la vicinanza con le montagne piene di neve e i mandorli in fiore è solo da dimenticare per il cattivo stato, e le troppe salite e gli strapiombi. Dopo quasi 5 ore (ma non dovevano essere solo 2?) e stremati dalla fatica e dalla rabbia per essere stati imbrogliati sui tempi (mai fidarsi!) a pochi km da Demnate come un miraggio vediamo un Hotel Charme KasbahIlly. Ovviamente ci fermiamo, certi di meritarci il miglior trattamento ma riusciamo anche a negoziare il prezzo (800dh, anziché 1000). Un posto da mille e una notte! Ci voleva proprio!
Iminifri – Cascate di Ouzoud. sabato 1 marzo 2014
Dolce risveglio in un letto comodissimo, caldo ed avvolgente. Alla luce del sole, guardando fuori dalla finestra osserviamo con sorpresa una verde vallata coltivata, che ieri sera al buio non avevamo potuto notare. Chiudiamo i bagagli e ci dirigiamo verso la vicina e breve passeggiata a IminiFri, un ponte naturale che sembra la bocca spalancata di un mostro. E’ presto e siamo i primi polli da spennare: la tecnica di adescamento è sempre la solita ma noi ci facciamo guidare sereni. Quanto mai! Non abbiamo proprio imparato a non fidarci. Il tipo ci guida per un po’ nel sentiero tracciato poi comincia a farci salire sulla parete anziché dalla scalinata: quando ci accorgiamo del pericolo è troppo tardi e rischioso tornare indietro. Sono furente con me stessa e con questo incosciente che ci ha portato su per una parete verticale scivolosa con pochi appigli e con sotto il nulla!!! Sergio persino indossava dei saldali! Ormai bisognava andare avanti: l’avrei ammazzato e gliene ho dette di tutti i colori. Che imprudenza!
Siamo contenti alla fine di poter risalire in auto e proseguire il nostro viaggio. La mèta sono le Cascate di Ourzoud che raggiungiamo in poco più di 2 ore: ne valeva la pena. Sia la strada per arrivarci che le cascate sono un incanto. Si giunge alle cascate nel punto del primo del tre salti ed è molto bello. Camminiamo lungo il bordo per un po’, super attenti ad andare per la nostra strada, senza accompagnatori improvvisati: il percorso per scendere in valle, attraversare il fiume e sostare in uno dei numerosi localini è costellato di bancarelle con ogni genere di mercanzia, venditori più o meno giovani, numerose tagine sulla carbonella per un pranzo tipico dei turisti. Dicono che ci dovrebbero essere le scimmie, non ne vediamo: forse è ancora troppo freddo.
Ripartiamo per Marrakesh, l’aereo decolla alle 19:20. Abbiamo il tempo per un breve giro nella parte nuova della città, mangiare qualche dolcetto e le ottime mandorle di un ambulante.
Conclusioni
Siamo molto soddisfatti di questo viaggio. Il Marocco sa regalare molte emozioni, a costi contenuti e a poche ore di volo. E’ una terra poliedrica: in pochi giorni abbiamo visto la medina di Marrakesh, le dune del deserto, le gole, i kasr, la neve sull’Atlante, le verdi vallate, le kasbah, mangiato bene, incontrato belle persone, imparato qualcosa in più di questo grande mondo.
Ciò che più conta è il grande piacere di vivere insieme questa meravigliosa avventura che è la Vita. Fra poche ore rivedremo/risentiremo i figli, riprenderemo la vita cittadina, un po’ stressata e sempre di corsa, presi da mille/troppi impegni. Un proverbio berbero dice: “Chi ha l’orologio, non ha il tempo”, oppure “chi è di fretta è morto”, ma anche “chi viaggia è migliore di chi vive a lungo” e con questo pensiero salutiamo a malincuore il Marocco non con un addio, ma con un arrivederci a presto.