Marocco itinerante
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Marrakech, Fez, Atlante e il deserto
3 AGOSTO: MILANO-MARRAKECH
L’aereo Ryanair per Marrakech parte da Orio al Serio alle 11:35 e, come di consueto, arriviamo in aeroporto per tempo lasciando le macchine al vicino parcheggio P3 dell’aeroporto. Siamo in 7: io (Daniela) e Maurizio con Matteo e Francesca + Paolo e Paola (i Paoli) con Elena.
Grazie alla politica di Ryanair per la quale se non acquisti il posto non ti mettono vicini, sull’aereo siamo tutti e 7 sparsi. Pazienza, tanto il viaggio non è lungo e io lo trascorro fin dal primo minuto, prima ancora del decollo, chiacchierando con Madani, l’ingegnere marocchino mio vicino che avendo bevuto quella mattina 5 caffè è ben sveglio e non smette un attimo di parlare nonostante gli dica chiaramente che vorrei dormire un po’. Comunque la chiacchierata è piacevole: mi dà consigli per il viaggio e mi dà anche il suo numero di cellulare casomai avessi bisogno a Marrakech.
Arriviamo con un quarto d’ora di ritardo, ci sono le formalità alla dogana, qualche apprensione per una valigia abbandonata al controllo passaporti, ma alla fine usciamo dall’aeroporto dove ci aspetta, credo da più di un’ora, la navetta del riad.
Il raid che abbiamo prenotato con booking è il Riad Maissoun che si trova nella Medina a 350 m dalla Piazza Jemaa El Fna. Ci accolgono con il the caldo alla menta e prendiamo possesso delle camere dove staremo per tre notti consecutive. Le camere sono al primo piano, abbastanza spaziose e comode: unica pecca la poca luce artificiale che sarà una costante di tutte le sistemazioni che troveremo in Marocco.
Sistemati i bagagli usciamo e ci rechiamo subito nella vicina e famosissima piazza dove per prima cosa andiamo all’ufficio cambio che mi ha consigliato il mio loquace compagno di viaggio e dopo un’interminabile attesa (ci sono poche persone ma sono molto lenti) cambiamo i primi dirham. I primi soldi locali vengono spesi per l’acquisto di acqua fredda e succhi di frutta spremuti al momento nelle bancarelle della piazza. La piazza è immensa ma a quell’ora di pomeriggio è mezza vuota, o per lo meno ci sembrerà vuota a confronto della moltitudine di gente che ci sarà di sera. Veniamo subito fermati da chi ci vuole vendere qualcosa, cambiare soldi, fare foto… Ci sono gli incantatori di serpenti e cobra, le scimmie, le donne che fanno tatuaggi con l’hennè, c’è chi fa musica e incominciano ad arrivare carretti, biciclette, muli, motorini con diversa mercanzia.
Noi ci addentriamo nei suq e poco dopo veniamo affiancati da un ragazzo gentile che si propone di accompagnarci alle concerie, specificando che non è una guida e non vuole soldi: è cordiale e ci fidiamo: con lui attraversiamo un quartiere popolare e alla fine ci lascia davanti ad un ingresso di un cortile dove ci accoglie un tipo altrettanto gentile che ci invita ad entrare e ci fa vedere le vasche dove vengono lavorate le pelli. Ci dice che la conceria di Bab Debbagh è aperta un solo giorno alla settimana (oggi!) e ci spiega le varie fasi di lavorazione. L’odore delle pellami è forte e nauseabondo e noi utilizziamo dei rametti di menta che ci ha dato all’ingresso. Il ragazzo che ci fa da guida è gentile e simpatico e ci lasciamo portare in una vicina bottega-negozio di pellami che visitiamo ma riusciamo a non comprare niente perché è caro; poi ci porta in un negozio di spezie dove vediamo la macina per l’olio di argan e il simpatico negoziante ci mostra varie spezie, semi, oli. Alla fine proprio non riusciamo a non comprare dei semi di cumini nero che dalla dimostrazione del negoziante sarebbero efficaci per il raffreddore e il mal di testa: li strapaghiamo: 20 euro per 130 gr di semi, ma ci sembra anche un modo per sdebitarci del giro.
Quando usciamo dal negozio salutiamo il ragazzo che ci ha accompagnato e gli diamo 50 dirham ma lui non è contento e ce ne chiede 50 a testa! Si accende una discussione: gli diciamo che quello è quanto ci sentiamo di dargli e che all’inizio ci aveva detto che non voleva soldi. Da gentile e cordiale che si era dimostrato diventa aggressivo e offensivo, soprattutto con me che mi dimostro la più decisa sull’argomento. Probabilmente pensava di avermi conquistata chiamandomi per tutto il tempo Aisha (mentre Francesca era Fatima): alla fine mi dirà che io non sono una buona persona. Me ne farò una ragione! Lo lasciamo che impreca contro di noi e proseguiamo il nostro giro. Ci troviamo nel suk dei tintori e siamo continuamente avvicinati da persone che vogliono “solo” farci vedere la strada senza essere pagati… facciamo fatica a non farci seguire, ma siamo freschi dell’episodio appena vissuto e non demordiamo. Prima di arrivare in piazza Jemaa el-Fna facciamo i primi acquisti di olio d’argan e un rossetto naturale.
La piazza ora è più animata e siamo continuamente fermati dai ristoratori che hanno aperto gli stand gastronomici al centro della piazza. Siamo praticamente circondati da chi ci propone di mangiare presso il proprio stand e alla fine ci fermiamo in uno di questi. Siamo accanto ad una famiglia che sta mangiando degli invitanti spiedini di carne e 5 di noi li ordina indicando gli spiedini dei nostri vicini. Matteo ed io chiediamo una tajine di carne. Prima degli spiedini ci portano olive piccanti, piattini con verdure miste, una specie di torta mezza salata mezza dolce e una frittella: tutto buonissimo.
Quando arrivano gli spiedini siamo già pieni tanto che gli chiediamo di non portare le tajine che dopo tre quarti d’ora non sono ancora arrivate. Ne porteranno solo una che assaggiamo un po’ tutti. Ma la vera sorpresa sarà quando ci portano il conto: 1.100 dirham! Dai nostri conti dovevamo spenderne un terzo! Chiediamo spiegazioni e ci viene detto che le verdure, le olive, le crocchette hanno un prezzo a parte (e pure caro!). Peccato che noi non li avevamo ordinati e pensavamo che fossero compresi con la carne. Discutiamo un po’ ma ci viene detto che noi gli abbiamo chiesto quello che stavano mangiando i nostri vicini e loro ci hanno portato tutto! Ovviamente ci hanno imbrogliato ma non ci resta che pagare. Stanchi ed abbattuti facciamo ritorno al nostro riad e andiamo a dormire al fresco dell’aria condizionata.
4 AGOSTO: MARRAKECH
Iniziamo la giornata con la colazione sul terrazzo: caffè, latte, spremuta d’arancia, torta al cioccolato, pane, burro, formaggini, delle specie di pancake, miele. La colazione è buona e abbondante ma dobbiamo chiudere un occhio sulla pulizia: memorabile la caduta in terra di una pagnotta di pane da parte della ragazza che ci ha servito la colazione e la sua naturalezza nel rimettere la pagnotta nel cesto insieme alle altre.
In piazza ci fermiamo di nuovo a cambiare i dirham dato che il costo della cena di ieri e il fatto che quasi nessuno accetta la carta di credito ci ha spiazzato: aspettiamo che l’ufficio cambi apra e con la lentezza che ha contraddistinto anche l’operazione euro/dirham di ieri cambiamo quasi tutti i contanti che abbiamo.
Prendiamo poi l’autobus 1 (costo 4 mad a testa) che ci porta ai Giardini Majorelle, la villa e i giardini acquistata da Yves Saint Laurent e il suo compagno Pierre Bergé che poi fu donata alla città di Marrakech. Il giardino contiene oltre 300 piante provenienti dai cinque continenti e sembra di entrare in un’oasi di paradiso. La struttura dell’edificio è blu elettrico e caratterizza tutto il complesso. Visitiamo anche l’attiguo museo berbero accuratamente allestito con diversi oggetti, costumi, gioielli, utensili e strumenti musicali delle popolazioni native del Marocco. La sala più bella è una camera ottagonale che custodisce una collezione di gioielli con le pareti nere rivestite di specchi che riflettono all’infinito un cielo stellato che ricorda quello del deserto.
Soddisfatti della visita riprendiamo l’autobus 1 per tornare alla Medina: peccato non aver visto che la fermata era a destra dopo qualche metro: noi siamo andati a sinistra e abbiamo fatto una lunga passeggiata al caldo di mezzogiorno! Vicino alla fermata c’è un baracchino che vende latte e cereali nelle ciotole che poi vengono sciacquate in un secchio di acqua di un colore e consistenza indefiniti per essere prontamente riutilizzati per il prossimo avventore.
Giriamo ancora per la piazza Jemaa el-Fna e nei vicino suk; Matteo ed Elena condividono una tajine in due e poi verso le 14 torniamo al riad per riprenderci dalla stanchezza e dal caldo. Dopo un relax di almeno un paio d’ore al fresco dell’aria condizionata usciamo di nuovo con l’intento di vedere almeno dal di fuori la Moschea Koutobia che sappiamo non è possibile visitare ai non mussulmani. Il minareto della moschea, insieme alla vicina piazza Jemaa el-Fna, è il simbolo di Marrakech oltre che un visibile punto di riferimento vista la sua altezza di circa 70 metri.
Dopo aver acquistato una buona dose di acqua fresca affrontiamo quindi il caldo delle 16:30 e ci dirigiamo verso la moschea. Nel grande spiazzo antistante veniamo cortesemente fermati da un tizio che si presenta come guida ufficiale con tanto di tesserino al collo; dice di essere stipendiato dallo stato e che ha il compito di dare informazioni ai turisti e di metterli in guardia dalle guide non ufficiali e improvvisate. Ci raccomanda di stare attenti alla zona vicina alle concerie (abbiamo già dato ieri), di non dare soldi alle persone che li chiedono per essere fotografate, di fare attenzione agli acquisti sopratutto di olio d’argan che per essere puro e originale deve essere venduto dalle cooperative. Mentre parla si incammina di buon passo e noi lo seguiamo: Paolo è in testa insieme a lui e noi sei dietro arranchiamo per il caldo e sopratutto ci chiediamo perché lo stiamo seguendo?!
Ecco: ci siamo cascati di nuovo: mentre è davanti a noi con Paolo vediamo che parla al telefono e ci immaginiamo che stia avvisando i suoi compari dicendo che sta arrivando con sette polli italiani, pardon 5 polli e 2 gallinelle. La scena è quasi surreale e ci viene proprio da ridere. Finalmente si ferma all’ingresso di un negozio, una cooperativa di produzione di olio d’argan dove siamo accolti da un cordiale tizio che parla italiano. Nonostante tutto l’impressione del luogo è positiva ma subito facciamo capire di aver gia’ fatto l’esperienza di vedere come si produce l’olio e di aver già fatto acquisti di argan. Il negoziante non insiste nemmeno e ci lascia subito andare. Ora il problema rimane come non incontrare più la nostra guida “ufficiale” che sappiamo essere ancora nei dintorni e ritornare sul luogo dove eravamo esattamente mezz’ora prima quando siamo arrivati freschi e riposati davanti alla moschea. Come dei ladri siamo costretti a fare un giro largo per evitare la guida e tornare vigili e con circospezione alla moschea.
Decidiamo quindi di raggiungere il Cyberpark, un curato giardino reale costellato di aranci, palme e postazioni internet. Francesca si sente mancare per il caldo nonostante il cielo ora sia nuvoloso e si sta alzando un vento che solleva polvere e sabbia. Ritorniamo allora verso la piazza e decidiamo di andare a mangiare in un ristorantino tra la piazza e il nostro riad dove siamo passati nel pomeriggio e dove per il solo fatto di esserci fermati a leggere il menù e i prezzi l’anziano proprietario ci ha prenotato per le 7- 7:30 (“Vi prenoto per stasera, in quanti siete?”… “Siamo in sette, ma dobbiamo ancora decidere dove mangiare, non siamo sicuri”… “fa niente se non venite per le 7, diciamo 7- 7:30… “Va beh, saluti”…). Il posto ci va bene anche perché Francesca non se la sente di mangiare e di rimanere fuori e preferisce tornare al Riad dove la lasciamo con un hamburgher, patatine, acqua e Wi Fi senza limiti.
Al ristorante questa volta siamo attentissimi a quello che ordiniamo e per essere sicuri facciamo già i conti di quello che andremo a spendere. La cena è a base di tajine varie. Dopo cena ci portano il the caldo alla menta nei soliti bicchierini di vetro. Al momento del conto c’è un po’ di suspance ma siamo tranquilli che questa volta non prendiamo fregature e invece no: una fregatura piccola ma reale: ci fanno pagare 10 dirham a testa i 6 bicchierini di the alla menta non richiesti. Siamo indecisi sul da farsi: contestare per principio oppure visto il costo della differenza lasciar perdere? Prevale per sfinimento la seconda scelta, paghiamo e usciamo. Domani qui non ci torniamo più.
Torniamo nella vicinissima piazza Jemaa el-Fna che nel frattempo si è riempita di gente e banchetti di ogni tipo. C’è il tizio con il cobra e quello con la scimmia, il venditore di dolci e quello di zuppe di lumache, i ristorantini montati qualche ora prima e i musicista di strada, i venditori di ceramiche e quelli di magliette, gli acrobati e le disegnatrici di tatuaggi con l’hennè e c’è veramente tanta gente che passeggia, si ferma a guardare o a mangiare. Mi fermo vicino ad un gruppo di persone dove al centro c’è un ragazzo che inizia a suonare un violino o qualcosa del genere; scatto una foto sulla moltitudine di gente e subito mi si avvicina un uomo e mi chiede soldi per la foto. Ma stiamo scherzando? Per chi dovrei dare i soldi? Il tizio non ha nemmeno iniziato a suonare e poi non ho fatto la foto a lui. Quello che più mi da fastidio è l’atteggiamento perentorio e di prepotenza con cui mi intima di dargli i soldi e che peggiora al mio rifiuto. Alzo la voce e incominciamo a discutere animatamente; mi allontano solo per non creare problemi agli altri. Continuiamo a gironzolare per la piazza e poco dopo torniamo al nostro riad. Sulla strada acquistiamo dei dolcetti a base di miele e frutta secca: buoni ma niente a che vedere con gli strepitosi dolcetti orientale della Giordania e di Israele di cui conservo un dolcissimo ricordo.
5 AGOSTO: MARRAKECH
Oggi visitiamo la zona a sud di Marrakech. Per prima cosa ci rechiamo al palazzo de la Bahia, un sontuoso edificio ricoperto, dai pavimenti ai soffitti, da elaborate decorazioni di legno intarsiato e ceramiche decorate. La nostra Lonely Planet del 2018 dice che i biglietti costano 10 mad adulti, ma all’ingresso ci chiedono 70 mad: il prezzo è indicato all’ingresso: ci sembra strano ma non discutiamo. All’interno del palazzo ci sono varie stanze e cortili tutti sontuosamente decorati e facciamo un bel giro.
All’uscita ci fermiamo a fare un po’ di acquisiti e attraversiamo il suk delle spezie. Ci rechiamo al palazzo el Badi il quale come leggiamo dalla guida è in rovina e in fase di restauro. Intravediamo un grosso e spoglio cortile e decidiamo di proseguire per le Tombe dei Saaditi, un sontuoso mausoleo fatto redigere da un sultano saadita nel 1500 per sé e per circa 70 persone tra cancellieri, mogli e figli. Le tombe sono costruite con marmo di Carrara e pregievoli stucchi decorativi. La tomba più sontuosa è quella dedicata alla madre.
Il caldo comincia a farsi sentire quindi torniamo verso il riad e ci fermiamo a mangiare dei buonissimi panini ripieni di sarde impanate e fritte con verdure. Decidiamo di riposare al riad nelle ore più calde: al fresco dell’aria condizionata c’è chi sonnecchia, chi dorme proprio, chi legge. Il proprietario del riad ci porta un grande vassoio di fette di anguria: le mangiamo seduti ai tavolini sul ballatoio interno delle nostre camere (in terrazzo farebbe troppo caldo) e lentamente ci apprestiamo all’uscita del tardo pomeriggio, destinazione suk per gli ultimi acquisti di olio di argan, calamite, collane e souvenir vari.
Per la cena ci facciamo ispirare da un ristorantino ai lati della piazza Jemaa el-Fna dove il rapporto qualità/prezzo/onestà ci sembra buono. Chiediamo di mangiare all’aperto e ci preparano i tavoli proprio sulla piazza; ordiniamo chi tejine chi spiedini e facciamo a mente il conto della spesa in totale e quando ci portano due piattini di olive chiediamo d’istinto se sono free ! Buona cena, simpatia del cameriere e soprattutto costo della cena corrisponde al centesimo a quanto avremmo dovuto spendere. Usciamo più soddisfatti di quest’ultimo aspetto che dell’aver mangiato bene e ci tuffiamo nel caos della piazza che stasera sembra ancora più affollata delle sere precedenti.
Decidiamo di non fare tardi perché l’indomani la sveglia suona presto per andare a prendere la macchina a noleggio e per le 22:00 siamo di ritorno al riad; c’è ancora tempo per vedere il panorama notturno della città dall’alto del terrazzo e poi andiamo a dormire.
6 AGOSTO: MARRAKECH – OUARZAZATE (215 KM, 4:10 H)
Oggi sveglia presto dato che Maurizio e Paolo devono andare all’aeroporto per prendere le due macchine a noleggio. Mentre loro vanno in missione prendendo l’autobus 6 che parte dalla piazza noi consumiamo la solita colazione sulla terrazza e ci rechiamo in prossimità della fermata degli autobus dove da pochi minuti sono arrivati Maurizio e Paolo con le macchine: siamo quasi sincronizzati! Il tour in macchina sembrerebbe iniziare sotto i migliori auspici… e invece no: facendo slalom tra le macchine percorriamo pochi metri in macchina e veniamo subito fermati da un poliziotto: Paolo, che è avanti a noi, ha fatto un’inversione di marcia sulla striscia continua.
Proprio lui che è molto ligio alle regole stradali e della sicurezza! Il fatto è che il satellitare gli ha fatto fare inversione proprio in quel punto e lui, e noi di seguito, concentrati sull’evitare le altre macchine e nello stesso tempo presi dalla ricerca di un distributore di benzina, non ci siamo accorti dell’infrazione. Inizia cosi’ un’estenuante trattativa in un miscuglio di lingue tra francese, inglese italiano e spagnolo dove noi spieghiamo le nostre ragioni e il poliziotto che spiega che quella manovra proprio non si poteva fare. Ci prospetta quindi una doppia multa di 400 dinari per macchina. Preso dallo sfinimento delle nostre lamentale patteggia una sola multa al posto di due e alla fine cede facendosi promettere che non lo rifaremo più. Alla fine di tutto lo ringraziamo e a quel punto spunta fuori dalla macchina la nostra traduttrice di punta (3 anni di francese alle medie e due anni di liceo), oramai quando non serve più.
Riprendiamo il viaggio alla ricerca di un benzinaio: la nostra macchina ci è stata consegnata in riserva mentre quella dei Paoli con 3 tacche nonostante avessimo chiesto il pieno/pieno. Tra l’altro la nostra prenotazione si era persa e la macchina non era pronta: hanno cercato di rifilarci una macchina con il vetro del parabrezza rotto cercando di convincerci che era sicuro e al nostro categorico rifiuto ci siamo dovuti accontentare di una Clio impolverata come se fosse appena uscita dal deserto e pure senza benzina. I Paoli e la Elena hanno una Peugeot 301. Dopo parecchie difficoltà a trovare un benzinaio che accetti le carte di credito iniziamo il viaggio sul serio.
Prima tappa Ait Ben Haddou (185 km e 3:40 h da Marrakech), chiamata anche la Holliwood del Marocco, dove visitiamo la kasbah in mattoni crudi rossi tutelata dall’Unesco: sembra un paese rimasto sospeso nel tempo. Con l’aiuto di qualche ritocco hollywoodiano Ait Ben Haddou è riuscita a mantenere l’originario aspetto del XI secolo quando era un vivace caravanserraglio. Qui sono stati girati diversi film come Lawrence d’Arabia, Gesù di Nazareth, Il gioiello del Nilo e Il Gladiatore. Per raggiungerla bisogna attraversare un lungo ponte pedonale. Saliamo lungo le tortuose stradine e dalla sommità ammiriamo il bellissimo panorama sul palmeto e sullo sconfinato deserto roccioso circostante. Giriamo in lungo e in largo e dopo esserci rifocillati e abbeverati in un negozietto di alimentari ci dirigiamo verso Ouarzazate che dista solo una trentina di km.
Cinque km prima della città ci fermiamo agli Atlas Film Corporation Studios dove sono esposti i set, gli arredi scenici e i costumi di alcuni film girati in zona (Le crociate -Kingdom of Heaven, Kundum, Il gioiello del Nilo…). L’ingresso costa 40 mad a testa e con l’aggiunta di 10 mad ciascuno il signore che ci ha fatto i biglietti e che poco prima ci ha scattato la foto di gruppo ( e che scopriremo più tardi ha fatto anche la comparsa in alcuni film) si trasforma in guida e ci porta in giro per i set e nelle stanze dove sono conservati alcuni costumi scenici. Per dovere di cronaca ricordiamo la “galera” della nave da non confondersi con la galera prigione, vero Maurizio ?! 😉
Ringraziamo la nostra guida-fotografo-comparsa- futura star di Ouallywood (un futuro da star con quella bellissima dentatura!) e con la macchina ci dirigiamo sul set esterno che dista un paio di km ed è la ricostruzione di un grande castello. Anche qui giriamo in lungo e in largo e molto soddisfatti raggiungiamo il nostro pernottamento nelle vicinanze. Si tratta del Bivouac Lot of Stars, dove abbiamo prenotato due specie di bungalow costruiti con cemento e paglia in perfetto stile locale. Per terra ci sono tappeti colorati e il bagno pur essendo essenziale è comodo. I due bungalow sono attigui, ampi e confortevoli. C’è anche l’aria condizionata e il proprietario ci ha accolto cordialmente offrendoci un bicchiere di te caldo alla menta nel giardino antistante dove si trovano in libertà caprette e poco più in là ci sono anche oche e galline: sembra di stare in una fattoria e l’ambiente è molto carino e caratteristico.
Per cena andiamo in paese dove ci fermiamo a mangiare in un ristorantino locale proprio sulla piazza. Il mangiare è buono ma i tempi di attesa sono biblici tanto che una famiglia che è arrivata dopo di noi se ne va spazientita e solo dopo parecchio tempo arriva la nostra cena servita da una ragazzina di 14 anni.
Breve giro in paese dove mangiamo pop corn caramellati e fichi d’india e ritorno al bivacco per la notte che passiamo tranquilla.
7 AGOSTO: OUARZAZATE – TINGHIR (GORGE TOUDRA) 205 KM, 3,30 H
Ci svegliamo riposati e facciamo colazione in una terrazza coperta antistante i nostri bungalow. La colazione è a base di pane, marmellata, burro, olio, olive, formaggini, spremuta d’arancia e caffè. Ringraziamo il nostro cortese ospite e ci dirigiamo verso le Gole di Dades a circa 135 km da Ouarzazate e poco più di due ore di viaggio che alla fine diventeranno più di tre a causa dei continui fermi macchina per foto, pipi e per mangiare qualcosina. Non sempre poi il bagno proposto corrisponde ai nostri standard (vero Elena?) e quindi è necessario cercare delle alternative.
Prima della Gola di Dades attraversiamo la Valle delle Rose: tutti i negozi di souvenir vendono prodotti a base di rosa e il profumo di rosa pervade l’aria. Attraversiamo la città di Dades che è spalmata lungo un strada di 25 km ininterrotti di case. Nell’intento di far mangiare qualcosa agli affamati del gruppo ci fermiamo in un ristorantino dove il proprietario ci propone la tajine ma non non abbiamo tempo per un pasto slow food e dopo aver usufruito a gratis della toilette e dei consigli di viaggio riprendiamo la strada alla ricerca della kasbah che ci ha consigliato il ristoratore. Ci fermiamo presso una serie di case abbandonate dove troviamo solo dei bambini a cui regaliamo delle magliette che Maurizio ha portato, ma poi, provati dal caldo, riprendiamo la macchina e percorriamo una ripida strada a tornanti che ci porta ad un bel punto panoramico da dove scattiamo belle foto e facciamo una breve passeggiata.
Riprendiamo la strada verso le attigue gole di Todra- Tinghir a circa 70 km di strada e poco più di un’ora di viaggio che al solito diventano quasi due ore. Quando arriviamo a Tinghir non è tardi ma siamo stanchi di stare in macchina e approfittando che la nostra sistemazione è assai carina ci rilassiamo un po’ alla Maison d’Hotes Retour Au Calme. Anche qui siamo accolti cordialmente dal proprietario e dal figlio che ci offrono il consueto the alla menta nel bel giardino della casa dove girano indisturbate oche e gatti. Le camere sono molto carine, colorate e arredate con oggetti locali. L’unica pecca il bagno, piccolo e soprattutto dotato di tenda anziché di porta.
Il tempo è nuvoloso e molto ventilato: decidiamo di fare una passeggiata nel vicino palmeto ma il torrente che si è alimentato con la pioggia del giorno prima ci ostacola un agevole passaggio e, dopo aver seminato dei ragazzetti alquanto vivaci e recuperato Maurizio dall’albergo, andiamo in piazza a fare un giro e a mangiare. La scelta ricade sul solito ristorantino all’aperto dove siamo gli unici turisti che mangiano mentre gli altri commensali sono tutti locali che bevono the o semplicemente acqua aspettando l’ora di cena anche se sono gia’ le 19. La mia scelta ricade sull’ennesima tajne della vacanza e non ne rimango delusa: c’è chi mangia spiedini e chi hambuger oppure omelette.
Dopo cena giro in paese tra bancarelle e negozietti. Prima di rientrare acquistiamo degli stucchevoli dolcetti glassati e fritti. Qualcuno vorrebbe prenderne una decina ma più saggiamente ci limitiamo a 4-5 oltre che a una buona dose di acqua per tutti.
Musica a suon di tamburo fino alle 23 e poi nanna per tutti con le finestre aperte approfittando della fresca brezza che viene dall’esterno.
8 AGOSTO: TINGHIR – MERZOUGA (205 KM, 3 H)
Consumiamo l’ottima colazione sotto la tenda in giardino e dopo aver salutato il nostro cortese ospite ci dirigiamo verso le vicine gole del Todra che distano una mezz’oretta di macchina. Le gole sono percorribili in macchina pertanto decidiamo di non fermarci a camminare per non stancarci inutilmente: solo Matteo chiede di essere abbandonato nel bel mezzo delle gole e di essere ripreso al nostro ritorno. Lo dotiamo di radiolina walkie talkie e lo salutiamo forse per l’ultima volta….. noi arriviamo in macchina fino al paesino in fondo alle gole.
Dopo aver recuperato il figliolo ci dirigiamo verso Merzouga alle porte del deserto. Attraversiamo prima il paese di Rissani (162 km, 2:20 h da Tinghir ) e poi percorriamo gli ultimi 40 km per arrivare a Merzouga dove abbiamo appuntamento con chi ci porterà al Berber Camp. Arriviamo volutamente in anticipo e attendiamo di partire comodamente rilassati al Fatima bar dove, dopo aver bevuto il consueto the alla menta, ne approfittiamo per rilassarci e rinfrescarci nella piscina del ristoro.
Alle 6 partiamo per il deserto Erg Chebbi: come convenuto io prendo il quod mentre gli altri 6 raggiungono il campo a dorso di cammello. Il tragitto in quod è divertente anche perché Hassan, il mio autista nonché proprietario del camp, mi fa fare un bel giro su e giu’ dalle dune. Dopo qualche centinaia di metri incontro la cammellata coi nostri 6. Ovviamente arrivo al campo prima di tutti e li aspetto in cima ad una duna. Arrivano entusiasti del percorso e del primo approccio che hanno avuto con il deserto. Prendiamo possesso delle nostre tende e troppo contenti di camminare sulle dune rimandiamo a dopo il rito del the. Proviamo anche a scivolare sui due snowbord messi a disposizione dal campo e alla fine torniamo al campo per il consueto aperitivo a base di the alla menta e questa volta anche di patatine e dolcetti. Ci sono anche a disposizione diverse bottiglie di acqua ghiacciata che Hassan ha portato sul quod insieme ai nostri due borsoni.
Facciamo un altro giro sulle dune e noi quattro adulti ci riposiamo seduti su di un tavolino messo in cima ad una duna, mentre i ragazzi si divertono a rotolarsi giu’ dalle dune di sabbia. Quando ci chiamano per la cena troviamo una bellissima tavola imbandita nel centro del campo. Ci servono una zuppa di cous cous e poi due grandi piatti di portata di buonissime verdure con riso e a seguire due enormi portate di tajine di carne e verdure. Tutto buonissimo e abbondante: la migliore cena di tutta la vacanza. Mentre mangiamo, il vento, già presente al nostro arrivo, si alza sempre di più: i nostri ospiti non fanno in tempo a chiederci se vogliamo continuare la cena all’interno della tenda ( e noi a rispondere che preferiamo mangiare all’aperto) che arriva una folata di vento che solleva la sabbia e ci fa scappare al riparo dove terminiamo la cena con tre portate di frutta (melone bianco, anguria e fette di arancia alla cannella) e con yogurt che però solo Matteo ha il coraggio di mangiare perché noi siamo strapieni.
La serata continua con un’esibizione di musica berbera dei nostri tre ospiti che suonano i tamburi e delle specie di nacchere coinvolgendoci con balli, canti e prove di musica. Ci divertiamo tutti molto e ci facciamo delle grandi risate. Sotto la tenda fa caldo e terminiamo i nostri balli all’esterno dove chiacchieriamo ascoltando le loro barzellette recitate in spagnolo. Causa vento abbandoniamo l’idea di dormire all’aperto e, dopo una passeggiata notturna e un po’ di relax sulla vicina duna dove c’è un tavolino con quattro sedie, ci ritiriamo nelle nostre tende. Ci sentiamo la sabbia addosso e tra i capelli ma siamo stanchi e ci addormentiamo contenti nei nostri comodi letti.
9 AGOSTO: MERZOUGA – AZROU (390 KM, 6 H)
La sveglia suona poco dopo le 6 dato che vogliamo vedere sorgere l’alba che è prevista per le 6:40. Purtroppo le nuvole ci impediscono di vedere il rosso del sole sbucare dalle dune e riusciamo a vedere il sole solo quando è già diventato giallo ma siamo contenti lo stesso di aver visto un bellissimo panorama. Dopo aver scattato le ultime foto ci prepariamo per il ritorno. Mi hanno quasi convinta di ritornare a dorso di cammello al posto di Paolo che prende il quod ma uno dei 6 cammelli non sta bene e quindi due di noi devono tornare con il quod: si vede che (per fortuna) il cammello non era proprio nel mio destino.
Matteo, Francesca, Elena, Paola e Maurizio si avviano con i cammelli e prima io e poi Paolo torniamo con il quod. Prima di partire facciamo in tempo a vedere dare una specie di purga al povero cammello malato.
Quando arrivo al Fatima bar mi accorgo che non c’è più lo zainetto che avevo sul quod sopra i nostri due borsoni: Hassan torna indietro e dopo pochi minuti ritorna trionfante con lo zainetto in mano che per fortuna era caduto all’ingresso del paese e non nel mezzo del deserto.
Al Fatima restaurant ci aspetta un’abbondante colazione e la possibilità di fare la doccia che però decidiamo di non fare un po’ per la mancanza di tempo (c’è un unica doccia per 7 persone) e un po’ perché la prossima tappa è la Sorgente Blu di Meski. Quindi ci limitiamo a lavarci mani, faccia e denti e ripartiamo.
Sulla strada incontriamo Erfoud, famosa per i fossili: infatti per strada si vedono tanti negozi che vendono oggetti di marmo con fossili. Non siamo interessati all’articolo e ci fermiamo solo per fare benzina visto che dopo lunghe ricerche troviamo un distributore che accetta la carta di credito. Comunque è bastata la breve sosta al distributore per essere avvicinati e importunati da un tizio che ci invita insistentemente a visitare il suo negozio di fossili.
Strada facendo attraversiamo Aufous con la sua valle con milioni di palme e il mercato popolare che vediamo solo dalla macchina dato che sappiamo che il viaggio è lungo e non ci fermiamo: da Merzouga ad Azrou, la nostra ultima meta odierna, ci sono circa 390 km, circa 6 ore di viaggio.
Prima di arrivare a Meski siamo fermati dalla polizia stradale che ci contesta la velocità della macchina: il limite è 60 km/h e noi andavamo a 75 km/h; inoltre “les infants” dietro non hanno la cintura di sicurezza che, ci dicono, non è obbligatoria per la città ma fuori città si. Proviamo a discutere e a contestare molto educatamente le due multe da 300 mad ciascuna che ci vengono prospettate ed ad un certo punto il poliziotto che ci ha sempre parlato sottovoce e ad una certa distanza dalla strada ci propone il pagamento di 200 mad senza multa. Un po’ sbigottiti smettiamo di discutere e paghiamo i 200 dirham che prontamente fa scivolare nella tasca dei pantaloni. Sempre più meravigliati, tiriamo un sospiro di sollievo per essercela cavata con poco e riprendiamo il viaggio.
Dopo un paio d’ore da Merzouga arriviamo alla Sorgente Blu di Meski: si deve pagare un biglietto di 5 mad a testa e siamo accolti da un uomo che ci porta alla vicina sorgente. In realtà la sorgente non è altro che una fonte d’acqua naturale che hanno fatto diventare una grande piscina attorniata da palme. Un po’ delusi ma stanchi ci fermiamo a riposare e a fare un bagno per rinfrescarci. Il posto è abbastanza affollato e siamo gli unici non marocchini. Troviamo uno spiazzo dove distendere i nostri teli, ma poco dopo ci chiedono altri 10 dinari a testa per usare quello spiazzo che è dotato di un rudimentale tappeto. Siamo molto scocciati e soprattutto siamo consapevoli che si stanno approfittando perché siamo stranieri. Visto l’esiguità (per noi) della cifra paghiamo il richiesto e cerchiamo di ritemprarci nelle fresche acque della piscina.
Quando decidiamo di riprendere il viaggio ci poniamo il problema di come evitare il tipo all’ingresso che abbiamo capito che è il proprietario del negozio di souvenir all’entrata che con la scusa dei the (che secondo lui sono compresi nel biglietto di ingresso) ci vuole far visitare il suo negozio per rifilarci qualcosa. Infatti lo troviamo vicino alle nostre macchine e quando gli diciamo che siamo in ritardo e non abbiamo tempo per il the, lui insiste e quando ci vede decisi ad andarcene si arrabbia con noi e dice male degli Italiani (!). Mentre saliamo in macchina noto che parla sottovoce alla persona che si trova alla sbarra che quando passiamo ci ferma e tira fuori un blocchetto dicendo che dobbiamo pagare il parcheggio. A quel punto io non ci vedo più dalla rabbia e comincio ad urlargli dietro dicendo che non paghiamo proprio niente ed intimandogli di farci uscire immediatamente. Sarei stata disposta a chiamare la polizia ma non c’è stato bisogno perché vedendomi cosi arrabbiata ci ha fatto passare. Questa volta l’ennesimo tentativo di darci una piccola fregatura è fallito.
Il viaggio è ancora lungo e dopo un paio d’ore di strada ci fermiamo per riposare un po’ nel mezzo del niente e parcheggiamo la macchina sotto uno sparuto albero. I ragazzi scendono a fare due passi ma dopo una decina di minuti vediamo arrivare verso le nostre macchine 4 ragazzi provenienti da 3 punti diversi. Chissà da dove sono spuntati visto che siamo in una zona completamente desertica: abbiamo timore quindi risaliamo in fretta sulle nostre macchine, recuperiamo i ragazzi (nel frattempo Francesca non si vedeva più) e riprendiamo la strada. Facciamo in tempo a sentire che uno dei ragazzi ci chiede delle penne per scrivere, ma a parte il fatto che non ne abbiamo, non ci fidiamo e scappiamo via.
Arriviamo ad Azrou che sono quasi le 20:00. Il nostro albergo è fuori dal paese mentre quello dei Paoli è al centro del paese. Decidiamo quindi di cenare separatamente e di farci le meritate docce con calma. Sfortuna vuole che dalla nostra doccia esce un filo d’acqua e soprattutto io e Francesca con le nostre chiome da lavare siamo disagiate. Ceniamo in albergo, cena discreta a base dei soliti tajine e spiedini e dopo aver fatto dei tentativi falliti a causa della connessione WiFi troppo lenta, di fare il check in on line del volo, andiamo a dormire esausti.
10 AGOSTO: AZROU – FEZ (95 KM, 1,30 H)
Dopo una buona colazione servita dal marito della proprietaria che assomiglia per fisionomia e per statura a Danny De Vito, ci incontriamo al centro del paese coi Paoli ed Elena per andare insieme alla vicina foresta di cedri e pini dove sappiamo che vive libero un branco di scimmie.
Le scimmie sono proprio sul ciglio della strada: usciamo dalle macchine e si avvicinano a pochissimi centimetri prendendo dalle nostre mani (ma non certo dalle mie che ho paura) le noccioline e le bucce di banana. Sono una decina: c’è anche una mamma con un cucciolo. Non hanno paura e riusciamo a fotografarle insieme a noi.
Dopo una mezz’oretta in compagnia delle scimmie riprendiamo la macchina destinazione Fez che dista solo 95 km circa 1:30 di strada. Arriviamo verso le 11 e approfittando di avere ancora la macchina a disposizione ci dirigiamo verso un punto panoramico segnalato dalla guida al di fuori della Medina sulla collina Borj Nord. Notiamo subito che la temperatura a Fez è più alta rispetto ai giorni scorsi e anche il traffico in città è caotico e non è per niente agevole guidare in città; decidiamo quindi di andare subito al nostro Riad e di consegnare la macchina in anticipo perché tutto quello che vogliamo vedere si trova all’interno della Medina. Anche parcheggiare è un problema perché è pieno di parcheggiatori abusivi. Infatti quando ci fermiamo per vedere dal di fuori il bel Palazzo Reale si avvicina subito un uomo a chiederci soldi: ci allontaniamo subito e troviamo posto più lontano ma non ci fidiamo e i due autisti preferiscono rimanere in macchina mentre noi andiamo a vedere dal di fuori il Palazzo reale e… ad acquistare l’acqua fresca. Quando stiamo per salire tutti in macchina si avvicina un uomo a chiedere soldi e a quel punto ci affrettiamo ad andarcene rincorsi dall’uomo che sbraita contro di noi. Pazzesco: come se avesse ragione lui!
Con l’aiuto del satellitare arriviamo davanti alla porta della medina più vicina al nostro riad; noi 5 prendiamo tutte le borse, mentre Maurizio e Paolo vanno in aeroporto a consegnare le auto. Il riad è a un paio di centinaia di metri a piedi: siamo in anticipo di una mezz’ora sull’orario di check in e il titolare del riad ci dice chiaramente che se non lo paghiamo prima non ci fa preparare le camere. Alla faccia della gentilezza! Paghiamo come sempre cash perché anche qui non accettano carte di credito ed ad un cambio molto sfavorevole (1:12) e dopo un’ora le camere sono pronte. Per la prima volta da quando siamo in Marocco non siamo accolti con il the alla menta di benvenuto. Mentre aspettiamo si presenta un ragazzo spagnolo ospite di lunga data del riad (infatti da come si comporta sembra il proprietario ) e ci chiede se vogliamo del fumo; non capiamo se scherza o dice sul serio: in ogni caso ha in mano un pezzetto di… qualcosa!
La nostra camera è a posto con una fresca aria condizionata: la camera per i Paoli ed Elena che si trova al piano superiore invece è calda e con l’aria condizionata praticamente inesistente.
Dopo un’ora arrivano anche Maurizio e Paolo: si fanno una doccia e usciamo per visitare la città che da subito con i suoi vicoli stretti e le stradine fatiscenti ci appare meno affidabile e sicura di Marrakech. La struttura della medina non è cambiata dal lontano medioevo e con il suo labirinto di strade è la zona urbana pedonale più vasta del mondo. Percorriamo una strada piena di negozi di artigianato che ci porta al Talaa Kebira (mercato alimentare) e alla vicina Talaa Sghira (il mercato artigianale). Alcune botteghe sono chiuse perché oggi è venerdi ed è il giorno di festa degli islamici.
Raggiungiamo la Moschea Kairaouine, la moschea principale di Fez, nonché una delle più grandi dell’Africa: nel corso dei secoli le strade e le case del quartiere hanno invaso la struttura al punto di renderne ormai poco distinguibile la forma reale. L’ingresso è vietato ai non mussulmani e noi ci limitiamo a circumnavigarla dall’esterno.
Decidiamo invece di entrare alla Medersa Bou Inania, la scuola coranica principale e secondo quanto dice la nostra guida, più bella di Fez. Prima di entrare simo un po’ titubanti perché nonostante sia indicato il costo di 20 dh per adulti e 5 dh per studenti ci chiedono la stessa cifra anche per i ragazzi. Alla nostra lamentela rispondono che la riduzione studenti è valida solo per i locali e poco importa se gli facciamo notare che il prezzo ridotto è scritto sia in arabo che in inglese (ovviamente a uso dei turisti). Consapevoli che come spesso accade ci stanno prendendo in giro decidiamo comunque di entrare sperando che sia l’ultima volta che se ne approfittano.
La costruzione risale al 1300 e riporta elaborati decori in legno, raffinati stucchi e mosaici di piastrelle. C’è anche una moschea che però riusciamo solo ad intravedere. Un po’ delusi torniamo nel dedalo delle stradine alla ricerca di un posto dove cenare.
Andiamo nella zona dove abbiamo visto dei ristorantini locali e qui inizia una sorta di contesa tra due attigui ristoratori che ci invitano nel loro locale proponendoci offerte speciali molto allettanti ma praticamente identiche. Alla fine decidiamo di andare da quello meno simpatico ma con l’offerta culinaria più allettante: al prezzo di 50 dr a testa (poco meno di 5 euro) mangiamo un’insalata a scelta (marocchina, greca, di melanzane e verdure, riso tonno verdure etc) + un secondo a scelta tra diverse tajine, carni arrosto o cous cous + dolce + bibite e acqua in quantità tale da soddisfare la gran sete di tutti. La scelta si rivela molto azzeccata e siamo molto soddisfatti e …pieni! Alla fine della cena qualcuno di noi prende, visto oggi non ci era stato offerto, anche il mitico the alla menta (questo però consapevoli che è fuori dal menu’ fisso).
Una sorta di pareggio con la prima malaugurata cena di Marrakech.
11 AGOSTO: FEZ
Dopo la colazione più scarsa della vacanza (non c’è nemmeno il caffè) con comodo prepariamo le valigie modalità ritorno, facciamo un ultimo giro sulla terrazza del riad per vedere il panorama della città, lasciamo le borse al riad e usciamo per l’ultimo giro nella Medina. Purtroppo oggi Francesca non si sente bene: inizialmente viene con noi, ma dopo un paio d’ore l’accompagniamo al riad dove rimarrà fino alle 16:30 orario in cui abbiamo chiesto di essere accompagnati all’aeroporto. Lo stato di salute precario, comunque non la inibisce dal fare l’ultimo acquisto: un paio di pantaloni fantasia lunghi e leggeri con l’elastico alla caviglia. Un po’ tutti facciamo gli ultimi acquisti: in un bel negozio di ceramiche compro un piatto decorato da appendere, due piccole tajine dipinte a mano e l’ultima calamita. Anche i Paoli acquistano delle belle ceramiche. Ovviamente la contrattazione è d’obbligo ma almeno risulta onesta e non estenuante.
Gironzolando tra i vicoli ammiriamo alcuni quadretti dipinti a mano: subito un signore ci invita ad entrare all’interno dove ci accoglie l’eccentrico artista che risulta da subito simpatico e stravagante ma non insiste nel farci fare acquisiti. Io alla fine compero una piccola tela con il panorama della città a tinte azzurre: il costo è fisso e ben esposto: 200 dr (poco meno di 20 euro). Me lo faccio incartare e… sorpresa il pittore mi dice che devo pagargli la carta; un po’ stupita ma oramai pronta a qualsiasi richiesta gli chiedo quanto costa e lui in risposta prende un grosso foglio da tavolo e me lo gira: euro 500.000! E’ uno scherzo! Tiriamo un sospiro di sollievo e ci facciamo tutti una bella risata. Lo ringraziamo, lo salutiamo ma lui ci ferma dicendoci: “non potete uscire se prima… non prendete una carta…” Ancora un attimo di panico… che cosa vuole fare? A quel punto tira fuori il suo bigliettino da visita e ce lo consegna con una bella risata. Altro sospiro di sollievo e poi usciamo davvero dopo aver scavalcato il “guardiano del tesoro”, una grande tartaruga che gira per lo studio.
Appena fuori dalla Medina visitiamo un cimitero con le bianche lapidi praticamente una sull’altra: è particolare.
Passiamo attraverso i souk dell’artigianato e quelli alimentari dove vediamo teste di capra o di bue in bella mostra e la vendita di galline che vengono sgozzate al momento e altro ancora… Per pranzo prendiamo dei panini. Anche qui ci troviamo davanti l’ennesimo tentativo di fregatura: io e Matteo chiediamo quanto costa un panino con il pesce fritto e la verdura e il venditore ci risponde che costa 10 dirham; ne chiediamo due e gli diamo una banconota da 50. Ci dà 20 di resto e allora diciamo che ne mancano 10, ma a questo punto lui risponde che è giusto: 15x 2= 30 quindi 20 di resto. Nulla da dire sull’operazione aritmetica, peccato che il costo è di 10 e non 15. Si accende una discussione tra noi (Matteo ed io) e il venditore ambulante supportato dagli altri tizi vicini. Dopo aver alzato la voce sbuffa e ci da una moneta di resto: peccato che è una moneta da 5 e non da 10! Per principio ci sarebbe da discutere ma lasciamo perdere pensando che dopo poche ore saremo in aereo e questo dovrebbe essere l’ultimo tentativo di imbroglio della vacanza.
Siamo cosi esausti di questi tentativi di imbrogli da decidere di non visitare le tintorie delle pelli che si trovano nelle Medina e che si potrebbero vedere dai vicini terrazzi in quanto non abbiamo voglia di discutere e contrattare con le guide che si propongono continuamente di accompagnarci.
Verso le 16 ritorniamo al riad, recuperiamo Francesca e i bagagli e ci facciamo portare con i taxi all’aeroporto come concordato.
Cambio degli ultimi diram in aeroporto, sistemazione dei bagagli stiva/a mano ed è quasi ora di partire.
L’aereo parte con una 15a di minuti di ritardo: la maggior parte sono famiglie di marocchini. Nonostante abbiamo 7 posti distanti riusciamo compattarci in due gruppi: io Francesca e Maurizio da una parte e Matteo, Elena, Paola e Paolo dall’altra. Meno male perché Francesca vomita ed io essendo vicina posso intervenire subito.
Atterriamo a Orio a mezzanotte giusto in tempo di fare gli auguri a Elena che oggi compie 15 anni.
La vacanza è terminata; ci sembrerà strano nei prossimi giorni non discutere per qualsiasi acquisto, non essere fermati per strada ad ogni nostro passaggio e soprattutto non essere costretti a stare all’allerta per evitare imbrogli. A parte questo aspetto il paese merita sicuramente il viaggio e anche per il temuto caldo estivo siamo stati abbastanza fortunati dato che la temperatura non ha mai superato i 43 gradi e soprattutto non ha raggiunto i 54 della settimana precedente alla nostra.
Costi per 4 persone: tot. Euro 2.543
Aereo: 1.143 con un bagaglio da stiva x 7 (euro 286 cad)
8 pernottamenti: 380
Cene, snack e acqua: 326
Noleggio macchina: 260
Benzina, multa: 94 (74 +20)
Entrate: 140
Souvenir e acquisti vari: 200